ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi di Novembre 2009

L'INGANNO PRENATALE: "HO ABORTITO UN FIGLIO SANO".

Post n°2718 pubblicato il 30 Novembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Una donna su tre che vive in una delle grandi città italiane fa l’amniocentesi, l’esame del liquido amniotico che è in grado di rilevare le sole malattie legate al numero di cromosomi. Secondo dati Istat, in Toscana nel 2006 sono state eseguite 12 mila amniocentesi su 30 mila parti e più della metà riguardavano donne sotto i 35 anni che, non essendo "a rischio", hanno comunque eseguito l’esame a proprie spese. Gli ultimi dati Istat disponibili (2008) ci raccontano di un fenomeno che cresce negli anni, se è vero che tra il 1992 e il 2002 i laboratori di genetica medica sono quintuplicati, passando nel giro di due lustri da 87 a 373. «Ma l’aminiocentesi – spiega a Tempi il neonatologo senese Carlo Bellieni, membro della European Society of Pediatric Research – è in grado di diagnosticare pochissime malattie. Le diagnosi prenatali sono, per loro natura, predittive e non sicure». Ma non è questo il messaggio che passa solitamente nell’opinione pubblica che, anzi, di fronte a un’errata previsione è portata a imputare l’errore al medico. è questa una tematica che è stata molto enfatizzata durante il Convegno nazionale del Sidip (Società italiana di diagnosi prenatale e medicina materno-fetale) che è in svolgimento a Roma (18-19 novembre): solo in Lombardia, negli ultimi dieci anni, il 24 per cento dei contenziosi relativi al campo ostetrico-ginecologico sono legati a errori diagnostico-preventivi circa gli identikit del nascituro. Il che significa che in un caso su quattro le donne hanno trascinato in tribunale i medici per non aver saputo individuare le malattie dei figli. Perché, anche se il diritto-dovere ad aver figli sani non è contemplato da alcun codice, visti i processi e le denunce, è come se lo fosse? «In effetti – prosegue Bellieni – la donna vive una sorta d’obbligo sociale sostenuto anche da protocolli clinici che invitano a sottoporsi all’amniocentesi o a pratiche mirate alla diagnosi fetale». Quel che è più grave è che la mentalità selettiva è avallata da false speranze, fomentate da «esami prenatali presentati come strumenti sicuri, zeppi, in realtà, di falsi positivi che portano spesso a scegliere tecniche sempre più invasive. Ma così aumentano per il nascituro sia i rischi di lesione grave sia quelli di morte». Il problema nasce dalla cattiva informazione: «Uno studio olandese dimostra che, quando vengono illustrati i reali pericoli in cui incorre il feto, si riscontra un crollo clamoroso della domanda». C’è di più: la Società internazionale di ricerca sulla sindrome di Down ha pubblicato dei dati che provano che, ogni anno, solo in Inghilterra, circa 400 bambini sani muoiono a causa dello screening invasivo. Per tornare a casa nostra, un’indagine conclusa il giugno scorso dalla Sidip segnala che il 44 per cento dei medici intervistati ha ammesso di non essere riuscito a riconoscere una malformazione durante una diagnosi ecografica su donne in stato di gravidanza avanzato.

E ora cosa dirò al suo fratellino?

Come rivelato l’anno passato dalle riviste specialistiche American Journal of Obstetrica and Gynecology e Fetal Diagnosis and Therapy le donne non hanno ancora preso consapevolezza dei limiti di tali pratiche, anche perché molto spesso gli operatori omettono di informarle correttamente circa i risultati possibili e il verificarsi di sintomi ansiosi. Basta, però, consultare i siti internet specializzati per rendersi conto delle scarse informazioni che sono fornite agli utenti, anche se un giro sui forum e blog dedicati alle madri gravide, aiuta a capire i turbamenti emotivi che colpiscono chi decide di sottoporsi a queste tecniche. Vi si trovano storie di tutti i tipi: c’è chi «non vede l’ora di fare l’amniocentesi perché finisca l’ansia» e chi è impaziente «che nasca per riscontrarlo con i miei occhi». Poi ci sono vicende alquanto drammatiche, come quella di A. N., che, in seguito ad una amniocentesi, scoprì che uno dei due gemelli che portava in pancia era down. Decise di abortirlo, scoprendo poi che era sano: «E ora che cosa dirò al suo fratellino? Questo è un sistema che ci impone di avere il controllo su tutto, anche sulla vita dei nostri figli». Quando è nata quest’ansia di conoscere la struttura genetica del nascituro (e quindi poi decidere se tenerlo)? I relatori del convegno organizzato dal Sidip parlano di organismi transnazionali che in questi anni hanno pubblicizzato la diagnosi prenatale. Fra i primi sponsor della amniocentesi c’è lo European Human Genetics, giornale che già nel 1984 aveva spronato gli operatori sanitari a consigliare a tutti lo screening, richiamandoli a un «diritto-dovere di rinunciare alla gravidanza nel caso l’esame fosse positivo». La rivista non mancò di sottolineare i risparmi da parte del sistema sanitario sull’assistenza ai bambini con anomalie, mentre lo sviluppo di tecniche accessibili avrebbe rappresentato una fonte di guadagno per gli operatori.

Screening inutili

Secondo i relatori del convegno le raccomandazioni favorevoli alla diagnosi prenatale sono divulgate dai mass media, ma anche dalle società mediche e dalle istituzioni. Nel 2007 il Collegio dei ginecologi americani ha spinto perché tutte le donne gravide fossero sottoposte a screening. L’anno scorso l’Istituto superiore della sanità inglese ha esortato a divulgare il test combinato che comprende anche l’ecografia e gli esami del sangue, test che entro il 2011 sarà disponibile in Scozia. In Italia le spinte vengono anche da alcuni membri del Comitato nazionale di bioetica: Luisella Battaglia nel 2005 dichiarò che «se oggi c’è la possibilità di prevedere lo stato di salute di chi nascerà, c’è il dovere e non solo il diritto di farlo. è un’etica della responsabilità che i genitori sono chiamati ad osservare, e di cui la scienza ha spostato i confini». Se è possibile che le perplessità circa il business o i pericoli possibili non facciano ricredere chi è disposto ad assumerseli pur di partorire figli sani, i relatori del convegno hanno ricordato uno studio di Atlanta, pubblicato nel 2008 sulla rivista Obstet Gynecol. Negli ultimi trent’anni nel mondo, sebbene siano proliferate tecniche diagnostiche sempre più moderne, la percentuale complessiva di anomalie risulta essere sempre la stessa, con un’oscillazione variabile dal 2,8 al 3 per cento sul totale dei nati vivi. - Tempi.it

 
 
 

SORPRESA: GLI SVIZZERI DICONO "NO" AI MINARETI

Post n°2717 pubblicato il 30 Novembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Niente più minareti in Svizzera. I quattro esistenti bastano e avanzano.

Domenica 29 novembre il 57,5% dei votanti ha approvato la messa al bando di nuovi minareti nel referendum promosso dalla destra nazional-conservatrice. Il sì all'iniziativa è stato infatti massiccio. Appena quattro dei 26 cantoni del Paese di 7,7 milioni di abitanti hanno bocciato l'iniziativa anti-minareti: Ginevra, Basilea città, Neuchatel e Vaud. Altrove ha ovunque vinto i sì all'iniziativa con percentuali significative, come in Ticino (68,09%), e punte oltre il 70% ad Appenzello interno.
La costruzione del primo minareto svizzero si deve al magnate del cioccolato Philippe Suchard, appassionato di architettura orientale, avvenuta nel 1865 a Serrière (cantone di Neuchatel). La prima vera moschea con minareto, invece, fu eretta nel 1963 a Zurigo. Il minareto di Ginevra è stato costruito nel 1978 e sono poi seguiti quelli di Winterthur (Zurigo ) e di Wangen bei Olten (Soletta). Il "no" ai minareti non è un "no" al diritto di preghiera per i musulmani, ha esplicitamente affermato il parlamentare Oskar Freysinger dell'Unione democratica di centro, tra i promotori del referendum. «Il divieto dei minareti rappresenta un messaggio. La società civile vuole mettere un freno agli aspetti politico-giuridici dell'islam», ha detto Freysinger. Per il governo e la maggioranza dei partiti che avevano fatto campagna contro l'iniziativa si tratta di una cocente ed imbarazzante sconfitta.
L’establishment da una parte, dunque, e gli svizzeri dall’altra. Grande sorpresa e delusione anche dei vescovi cattolici per il "no" ai minareti sì degli elettori svizzeri: «il sì al referendum aumenta i problemi della coabitazione tra religioni e culture» - afferma la nota firmata dalla Conferenza episcopale elvetica. In un’intervista a Radio Vaticana, il segretario della Conferenza episcopale svizzera, el voto dei loro concittadini e che «il Concilio Vaticano II dice chiaramente che è lecita per tutte le religioni la costruzione di edifici religiosi, e anche il minareto è un edificio religioso».
In Italia il viceministro delle Infrastrutture Roberto Castelli (Lega Nord) esulta per il risultato del referendum sui minareti in Svizzera. «Occorre – ha dichiarato - un segnale forte per battere l’ideologia massonica e filoislamica che purtroppo attraversa anche le forze alleate della Lega». Da qui la proposta: «Credo che la Lega possa e debba nel prossimo disegno di legge di riforma costituzionale chiedere l’inserimento della croce nella bandiera italiana». «Spero che il partito di cui mi onoro di far parte faccia propria la mia proposta».

Leggi di seguito gli articoli di Vittorio Messori e di Paolo Del Debbio.

Così si riscoprono le radici cristiane e la nostra cultura

La croce bianca in campo rosso della bandiera (quadrata, come quella vaticana, non rettangolare) sventola ovunque, in Svizzera. È un land-mark onnipresente, è l’irrinunciabile segno d’identità dei 26 stati, suddivisi in 23 cantoni, dove quattro sono le lingue ufficiali, dove i cattolici convivono con i protestanti di molte chiese e confessioni e dove difformi al massimo sono le tradizioni. La convivenza non è stata sempre idilliaca e ancora a metà dell’Ottocento «papisti», calvinisti, zwingliani, luterani si affrontarono duramente in armi. Cose gravi ma, comunque, cose tra cristiani che pregano lo stesso Dio e leggono la stessa Bibbia. Preti contro pastori: una guerra, ma in famiglia. Così, la croce della bandiera ha potuto continuare a rappresentare la totalità di quella che — per aggirare la diversità linguistica— sui francobolli e sulla moneta si autodefinisce in latino: Confederatio helvetica. E i campanili delle chiese cattoliche come quelli dei templi protestanti hanno sempre contrassegnato gli scenari urbani come i romantici paesaggi montani . Anche per questo è significativo l’esito del referendum indetto non tanto contro i luoghi di culto islamici quanto contro il manarah, il «faro» in arabo, il minareto che contrassegna gli spazi della preghiera musulmana. Copiato dai cristiani, sostituendo alla cella campanaria il balconcino per il muezzin che cinque volte al giorno salmodia il Corano invitando alla preghiera, il minareto è parte imprescindibile della moschea. È il segno dell’islamizzazione: quando i turchi catturarono la preda più ambita, la veneranda Santa Sofia di Costantinopoli, la fecero subito «loro» lasciando quasi intatti gli interni, cancellando solo dalle pareti e dalle cupole le aborrite immagini umane, ma circondandola di quattro, altissimi «fari». È proprio contro questo segno che sembra avere votato la Confederazione elvetica, con disappunto delle gerarchie cristiane. Questa sorta di compendio, di sintesi della storia e della cultura europea, piantata nel cuore del Continente, dove fa convivere le due grandi radici, la latinità e il germanesimo, ha detto no. No alla convivenza esplicita, avvertibile già a colpo d’occhio, della croce con la mezzaluna, del campanile con il minareto. Le bianche montagne, le verdi vallate, i laghi azzurri non hanno nulla a che fare con i deserti e le steppe da cui spuntarono i maomettani, tante volte contenuti a suon di spada (e le milizie elvetiche fecero la loro parte) e che ora muovono silenziosamente ma implacabilmente a una nuova conquista, varcando le frontiere spesso in modo abusivo. La Svizzera non fa che confermare il «complesso dell’assedio» che sempre più va diffondendosi in Europa. Qualcosa come l’allarme dei «barbari alle porte» che contrassegnò gli ultimi secoli dell’Impero romano. Può esserci del positivo, malgrado le rampogne dei vescovi: innanzitutto, la riscoperta della nostra civiltà e cultura, abbandonando quell’«inspiegabile odio di sé che caratterizza da tempo l’Occidente», per usare le parole di Joseph Ratzinger quando ancora era cardinale e ricordava agli europei che nella loro storia le luci, malgrado tutto, prevalgono sulle ombre. Ma c’è anche, in questo allarme, qualcosa di irragionevole: non è realistico, in effetti, pensare che, diluito tra noi, l’Islam resti se stesso. L’osservanza del Corano, non ci stanchiamo di ripeterlo, è già corrosa e sempre più lo sarà dai nostri vizi e dalle nostre virtù, dai nostri veleni e dalle nostre grandezze. Non occorrerà una nuova Lepanto: basterà la nostra quotidianità, nel bene e nel male, per togliere vigore a una fede arcaica, legalista, incapace di affrontare le sfide non solo dell’edonismo e del razionalismo ma anche, va detto, dei venti secoli di cristianesimo che hanno permeato l’Europa. - Vittorio Messori

E' una lezione, la gente non ascolta i salotti ma la propria paura

La Svizzera ha detto no alla costruzione dei minareti, quelle torri vicine alle moschee dalle quali i muezzin chiamano i fedeli islamici alla preghiera. Hanno detto un no deciso: il 57,5% degli svizzeri che hanno votato. Minareto viene da una parola araba che vuol dire "faro": di questa luce gli svizzeri hanno deciso di fare a meno. Quando iniziò questa storia del referendum sembrava una scampagnata di qualche esaltato, una ristretta minoranza di scalmanati che, a detta dei più, non sarebbe andata da nessuna parte. Invece da nessuna parte è andato tutto quell’establishment che era contro coloro che non volevano più minareti in Svizzera. L’establishment da una parte, gli svizzeri dall’altra. Questa realtà non riguarda solo gli svizzeri. Se in Italia si facesse qualcosa del genere come andrebbe a finire? In alcune regioni del Nord, Lombardia e Veneto in testa, il risultato appare scontato, si andrebbe incontro a una evidente e schiacciante sconfitta. E nel resto d’Italia? Vedete, quando in Italia qualcuno interpreta gli umori del popolo viene immediatamente tacciato di populismo. Si dice che liscia il pelo alle peggiori pulsioni del popolo bue e che, così facendo, porta l’Italia verso il baratro. Lo fa diventare un Paese incivile dove lo stomaco prende il posto del cervello. Tante volte, poi, alle elezioni, il popolo ha scelto questi che vengono chiamati populisti perché in essi ha trovato chi dava voce a quello che pensa, che sente, che ritiene più giusto. Oggi in Italia a proposito dell’immigrazione c’è tutta una corrente che ritiene di dover prendere le distanze da coloro che portano avanti una linea più intransigente. Ma in che consiste questa intransigenza? A parte qualche scalmanatura, intransigenza significa rispetto della legge e rispetto dovuto alle tradizioni culturali e religiose del nostro Paese. Venga pure chi vuol venire, ma non a fare ciò che vuole. Questo ragionamento, che non fa una grinza, non va di moda in quell’enorme salotto costituito da certa stampa, da certi politici e da certa intellighenzia che ha paura a dire la verità. Non volendo lisciare il pelo al popolo se lo lisciano tra di loro e sono contenti così. Liscia oggi, liscia domani, nel frattempo il popolo sente altro e va in un’altra direzione, esattamente come in Svizzera. Chi conta da una parte, chi non conta nulla, salvo alle elezioni e ai referendum, dall’altra. Non si tratta di lisciare il pelo al popolo nel verso in cui se lo vuole sentire lisciato. Si tratta di capire che il senso di insicurezza e di paura che il popolo sente nei confronti di un’immigrazione indistinta e confusa, non sono delle invenzioni, è la realtà. Ciò che c’è da fare non è disquisire su questa stolta paura dell’immigrato che albergherebbe nel popolo. Ciò che c’è da fare è toglierla la paura al popolo. Nelle più antiche costituzioni una delle libertà fondamentali è la libertà dalla paura. Si tratta della Dichiarazione americana del 1776 che sotto non aveva la firma di Calderoli, ma di una serie di padri fondatori della democrazia più importante del mondo. La necessità di integrare gli immigrati è sacrosanta, ma ci vuole chiarezza, molta chiarezza. Altrimenti succede come in Svizzera. - Paolo Del Debbio

- fattisentire -

 
 
 

SANTO PADRE: LA SPERANZA DI CUI HA BISOGNO IL MONDO E' CRISTO

Post n°2716 pubblicato il 30 Novembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il mondo contemporaneo ha bisogno soprattutto di speranza e questa si trova solo in Gesù Cristo. E’ quanto ha affermato Benedetto XVI all'Angelus di domenica, che ha aperto il periodo di Avvento, il tempo di preparazione al Natale del Signore, ed ha dato inizio a un nuovo Anno liturgico. "Il mondo contemporaneo – ha detto il Papa – ha bisogno soprattutto di speranza: ne hanno bisogno i popoli in via di sviluppo, ma anche quelli economicamente evoluti. Sempre più ci accorgiamo che ci troviamo su un’unica barca e dobbiamo salvarci tutti insieme". Ci rendiamo conto – ha aggiunto – che, "vedendo crollare tante false sicurezze, abbiamo bisogno di una speranza affidabile", una speranza che si trova solo in Cristo. "Il Signore Gesù è venuto in passato, viene nel presente, e verrà nel futuro – ha continuato –. Egli abbraccia tutte le dimensioni del tempo, perché è morto e risorto, è ‘il Vivente’ e, mentre condivide la nostra precarietà umana, rimane per sempre e ci offre la stabilità stessa di Dio. E’ ‘carne’ come noi ed è ‘roccia’ come Dio". "Chiunque anela alla libertà, alla giustizia e alla pace – ha osserva il Papa – può risollevarsi e alzare il capo, perché in Cristo la liberazione è vicina". "Gesù Cristo non riguarda solo i cristiani, o solo i credenti, ma tutti gli uomini, perché Egli, che è il centro della fede, è anche il fondamento della speranza. E della speranza ogni essere umano ha costantemente bisogno". Infine, il Papa ha invitato i fedeli a mettersi alla scuola della Vergine Maria, che "incarna pienamente l’umanità che vive nella speranza basata sulla fede nel Dio vivente. Lei è la Vergine dell’Avvento: è ben piantata nel presente, nell’"oggi" della salvezza; nel suo cuore raccoglie tutte le promesse passate; ed è protesa al compimento futuro". - Zenit -

 
 
 

LA CHIESA DI SCIENTOLOGY

Post n°2715 pubblicato il 30 Novembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

La Chiesa di Scientology è nata negli USA intorno agli anni ‘50 ed è uno dei movimenti religiosi più in vista in tutto il mondo. Il fondatore fu Lafayette Ron Hubbard (1911-1996) che da giovane studiò matematica e ingegneria e partecipo al primo corso di fisica nucleare che si tenne in America. Viaggiò molto, specialmente in estremo oriente, interessandosi agli studi di antropologia sulle varie culture primitive asiatiche. Dotato di fervida fantasia, scrisse numerosi romanzi di fantascienza. Nel 1950 scrisse Dianetics. La scienza moderna dell’igiene mentale, che fu un best seller per molti anni. I primi discepoli cominciarono a curare le persone seguendo le indicazioni pratiche presenti nell’ultima parte del libro. Dianetics fu il risultato di lunghi anni di studio dei popoli primitivi, delle varie correnti della psicologia, dell’ipnotismo e della parapsicologia. Hubbard paragona la mente umana ad un computer ottimale, per cui anche nella mente umana basta trovare il circuito che resta bloccato nelle operazioni, per trovare la soluzione ai problemi. In Dianetics non ci sono momenti fortemente e primariamente religiosi, ma vi è presentata una dottrina della mente umana. Per Hubbard la prima finalità dell’uomo e la sopravvivere, mentre il dolore e la forza repulsiva per allontanarci da ciò che può ostacolare la vita, il piacere e la forza attrattiva. In base alla maggiore o minore vicinanza alla soddisfazione del vivere, si possono distinguere quattro fasce: la IV zona è quella della felicità e dell’immortalità, la III corrisponde ad un benessere generale, la II ad un’esistenza appena sopportabile ed infine la I equivale all’apatia. In più Hubbard distingue due tipi di mente: la mente analitica e quella reattiva. La salute mentale dipende dalla mente analitica che sa sempre ordinare perfettamente i dati percettivi ed ha il compito di regolare le funzioni dell’organismo con la capacità di produrre effetti in qualunque parte del corpo. La mente reattiva è invece lo scaltro criminale della psicologia umana; l’attività della mente analitica durante un momento di intenso dolore si arresta ed in questi momenti di shock si inserisce la mente reattiva che e dunque una risposta caotica in una situazione in cui la vita e in pericolo. In questi stati di confusione nascono quelli che Hubbard chiama engrammi, che sono dei complessi che si formano nella mente e che comportano tutte quelle malattie di carattere psicosomatico. La liberazione dagli engrammi e il vero momento terapeutico realizzato con Dianetics. Per Hubbard l’aberrato è colui che manca di salute mentale, invece il clear è colui che gode di ottima salute in quanto è riuscito a superare le dinamiche negative esistenziali e vive in maniera ottimale. La terapia di Dianetics consiste nel dialogo dell’auditor (colui che e preparato all’ascolto) con la persona ammalata e cancellare un engramma significa raccontarlo finché esso non sia del tutto scomparso. II successo di Dianetics fu assai ridimensionato dal caso della moglie di Hubbard che era stata dichiarata clear, cioé una persona perfettamente razionale, e che dichiarò pubblicamente pazzo il marito e chiese il divorzio. Nel 1951 Hubbard aveva perso i suoi migliori collaboratori che lo avevano abbandonato perché non intendevano introdurre le problematiche delle vite passate come un argomento utile ed importante per Dianetics. Hubbard allora introdusse la nuova idea della Chiesa di Scientology, come qualcosa in più rispetto a Dianetics, di cui vuole essere un superamento e quindi un’apertura all’essere spirituale dell’uomo definito thetan e a tutti i fenomeni soprannaturali prima ignorati. Nel 1952 Scientology fu riconosciuta come organizzazione religiosa dallo Stato della California. Nel 1956 Hubbard scrisse Scientology. I fondamenti del pensiero, dove si tiene conto ormai non solo della fase prenatale in ordine alla formazione degli engrammi, ma anche delle vite passate cui si unisce anche il concetto classico di karma. In Scientology non si parla piu di clear come dello scopo ultimo da raggiungere con la terapia dell’auditing, ma si parla di thetan. Nelle opere posteriori di Hubbard, il punto focale resta ancora la sopravvivenza, ma ad un livello più alto: si tratta del miglioramento della vita attraverso quell’attività umana che è il creare. Il thetan va considerato come uno "spirito puro" ed è del tutto privo di massa, di lunghezza d’onda, di energia e di posizione nello spazio, eccetto che per decisioni autodeterminate. Se in Dianetics il primo principio era la sopravvivenza, ora il principio di Scientology afferma che vivere vale a creare. Se in Dianetics l’infelicità nasceva da un’incapacità di controllo da parte della mente in alcune situazioni esistenziali, con Scientology l’infelicità nasce dall’insufficienza dello spirito che non è in grado di far essere le cose così come vuole che siano. La ricerca di nuove mete segna il passaggio da Dianetics, che secondo lo stesso Hubbard apparterrebbe più al mondo della psicologia, a Scientology che ora e considerata una religione. A questo proposito gli avversari di Hubbard lo hanno sempre accusato di aver sviluppato la chiesa di Scientology per poter godere dei benefici fiscali garantiti in molti paesi alle organizzazioni religiose e per continuare, invocando la libertà religiosa, un’attività terapeutica che rischiava continuamente di essere attaccata dagli psicologi e dagli psichiatri come servizio abusivo della professione medica. Dianetics parla di otto dinamiche in cui si manifesta l’ispirazione alla sopravvivenza. La VII e 1’VIII dinamica, che riguardano l’immortalità e l’infinito, sono il campo di Scientology. Nel 1959 Hubbard si trasferì in Inghilterra che lascerà nel 1966 a causa di gravi controversie che gli faranno abbandonare la sua posizione di dirigente nella chiesa e si dedicherà unicamente alla ricerca per il miglioramento della sua tecnologia. Visse per molto tempo a bordo della nave Apollo da cui guidava la "Sea Org" (Organizzazione sul mare), una specie di ordine religioso all’interno della chiesa di Scientology, fino alla morte avvenuta nel 1986. Nel 1983 la Corte Suprema australiana riconoscerà la chiesa di Scientology come organizzazione religiosa e nel 1988 anche in Germania Scientology riceverà il riconoscimento giuridico di religione. Fino ad oggi oltre dieci milioni di persone nel mondo hanno seguito almeno un corso nella setta e si sono sottoposti all’auditing. I principali centri di Scientology sono a Copenaghen in Danimarca per l’Europa e 1’Africa, a East Grinstead (Lussemburgo, Inghilterra) per il Regno Unito, a Sidney per 1’Australia e la Nuova Zelanda, a Los Angeles per gli Stati Uniti. In Italia istituti di Dianetics per la cura della salute mentale sono a Milano, Torino, Verona Pordenone, Padova, Brescia, Novara, Avellino e Roma. Da qualche tempo la chiesa di Scientology ha fondato anche dei centri antidroga chiamati Narconon. La cura per i tossicodipendenti e a base di pillole vitaminiche e specialmente nello studio delle opere di Hubbard. I corsi di Dianetics sono molto costosi e coloro che non hanno sufficienti soldi ricevono un prestito (a cui se ne aggiungeranno sicuramente degli altri, fino a quando il mal capitato sarà stracolmo di debiti), oppure vengono ingaggiati come personale di servizio e di amministrazione, facendo loro firmare un contratto, per cui se vogliono lasciare la setta, sono tenuti al rimborso dei corsi frequentati. Coloro che si associano allla chiesa di Scientology per liberarsi dalle nevrosi e dai traumi, all’inizio restano affascinati dalle tecniche e dal vocabolario ermetico parascientifico, e pensano che cosi diventeranno dei clear. Quando, pero, si accorgono che la terapia non funziona, o si è stanchi di pagare continuamente e si vuole uscire, si trovano con le mani legate. In tutto il mondo le cause contro Scientology ormai non si contano più. Nel 1978 la XIII sezione del tribunale di Grande Istanza di Parigi, condannò Hubbard a quattro anni di reclusione e a pagare una multa per truffa di 35.000 franchi; sempre Hubbard negli USA era ricercato dall’Intemational Revenue Service per evasione fiscale e per non farsi arrestare viveva sulla Sea Org delle acque territoriali degli USA. Alla fine degli anni ‘80 inizia il primo maxi-processo contro Scientology che si celebra a Milano: si comincia col rinvio a giudizio di settantasei persone accusate di estorsione, truffa, circonvenzione d’incapace, abuso della professione medica e associazione per delinquere. II processo in corte d’appello veniva da una prima sentenza del tribunale che era stata generalizzata e assoluzione di tutti gli imputati. C’erano state solo alcune condanne per soggetti molto specifici per reato di circonvenzione di incapace. A seguito dell’appello del pubblico ministero si è celebrato il giudizio d’appello: gli imputati sono stati ritenuti tutti colpevoli sia per reato di circonvenzione d’incapace, sia per episodi di estorsione e per reato associativo. E’ stata dichiarata la responsabilità di alcuni imputati per il reato fiscale ed è stata applicata l’amnistia per una serie di truffe e per l’esercizio abusivo della professione medica. La Corte d’appello ha detto con due sentenze che Scientology e un’associazione per delinquere, però quest’affermazione di responsabilità non e ancora definitiva perché la Cassazione ha cassato il secondo giudizio d’appello e dovrà essere ancora celebrato il terzo giudizio d’appello. A Marsiglia è iniziato nel 1999 un altro maxi-processo contro sette membri di Scientology accusati di truffa da alcuni ex-adepti. Circa cinquanta documenti raccolti e messi agli atti nel corso di un’istruttoria incominciata nel 1990 erano andati distrutti per un fatale errore dello stesso tribunale di Marsiglia. Un’altra parte dell’istruttoria è andata distrutta nel 1998 e a tutt’oggi non se ne sa più nulla. Si tratta in questo caso di fascicoli di testimonianze di cui non e stata tenuta copia come la legge invece prescrive. II resto del dossier è conservato prudentemente in una cassaforte e l’istruttoria e stata affidata ad un altro giudice. II ministro della giustizia, Elisabeth Guigou, che ha aperto un’inchiesta sulla questione, diffida di certe sette, in particolare di Scientology, che "si fondano su circuiti economici, godono di considerevoli mezzi d’azione e approfittano di persone deboli. Bisogna impedir loro di nuocere". II presidente della chiesa di Scientology di Los Angeles Herbert Jentzsch ha subito risposto: " Il ministro sarà considerato personalmente responsabile di ogni torto subito dai membri della comunità di Scientology come conseguenza delle sue dichiarazioni". Una commissione d’inchiesta del governo francese ha valutato il budget annuale della chiesa di 60 milioni di franchi (18 miliardi di lire) e 90 miliardi di lire in Europa. Secondo l’avvocato Nicolay Fakyroff, che tutela gli interessi di un giovane che ha sborsato un milione di franchi (300 milioni di lire) alla setta, "non è stata ordinata nessuna indagine finanziaria approfondita, mentre la manna raccolta dalla setta costituisce il nocciolo della guerra". Nel novembre del 1995 la chiesa di Scientology di Parigi fu messa in stato di liquidazione giudiziaria per non aver pagato al fisco 42 milioni di franchi di tasse arretrate. In tribunale gli aderenti alla setta presentarono un assegno, che non fu mai accettato per l’origine incerta dei fondi provenienti da una banca di Lussemburgo. Un mese dopo la liquidazione, una nuova chiesa di Scientology dell’Ile-de-France aveva preso il suo posto. Un rapporto parlamentare del 1983 definisce Scientology come una setta nociva, colpevole di essersi infiltrata nelle scuole, nelle amministrazioni, nei media. Tutto ciò e stato riconfermato in un altro rapporto del 1998. Chi legge le opere di Hubbard avverte subito l’impatto con un vocabolario totalmente nuovo che richiede delle continue spiegazioni. Alla fine di ogni suo libro esistono dei dizionari che offrono spiegazioni per comprendere il significato dei termini. In realtà quando si usa un linguaggio così ermetico, si impedisce a coloro che sono esterni all’ambiente di Scientology, di comprendere chiaramente e perciò si mantiene protetto ciò che si afferma per lasciar comprendere agli iniziati che formano un gruppo chiuso. Quando i termini sono manipolati, dando ad essi un significato particolare e nuovo, si influisce potenzialmente sulla mente dell’adepto che in tal modo deve attenersi all’accettazione del significato assunto dal vocabolo. II nuovo particolare significato dei termini ha anche il potere di scardinare i punti di riferimento del pensiero che, essendo abituato a precisi semantemi, si trova ora a dover costruire nuovi punti di riferimento del pensiero che sono sicuramente più deboli. La manipolazione continua del vocabolo costituisce un mezzo di scardinamento dei punti di riferimento della vita prima di entrare nella chiesa di Scientology. Nell’esaminare gli scritti di Hubbard risulta la sicurezza con cui vengono enunciati i suoi principi con un continuo richiamo a dimostrazioni scientifiche sperimentali, di cui, in realtà non vengono mai forniti i dati, con la conseguenza di un fiume di affermazioni temerarie. Per quanta concerne le norme etiche, gli Scientologi perseguono il raggiungimento di un «altissimo comportamento in vista della migliore esistenza possibile per l’individuo e per l’intera umanità». Le relazioni interpersonali, alla luce di queste considerazioni, devono essere regolate da tre principi, che costituiscono il triangolo ARC. La lettera A corrisponde ad affinity («affinita»), la R a reality («realta’»), e la C a communication («comunicazione»). Anche nell’ambito dell’auditing, i rapporti tra auditor e paziente devono essere ispirati ai principi di questo triangolo. Un’altra importante combinazione di principi etico-comportamentali è descritta dal triangolo KRC, dove K sta per knowledge («sapere»), R per responsability («responsabilita»), e C per control («controllo»). Questi due triangoli hanno grande importanza e non a caso compaiono accanto alla lettera S (che sta per Scientology) nel simbolo della Scientologia. II rispetto delle norme etiche da parte dei membri viene verificato da particolari funzionari, che stabiliscono premi e punizioni in rapporto al comportamento tenuto. Se un membro compie atti ritenuti discutibili o riprovevoli viene definito come potential trouble source («potenziale fonte di turbamento»). Tali sono ad esempio considerati i free-loaders («parassiti»), cioè coloro che dopo aver aderito alla Scientologia se ne sono allontanati, oppure coloro che sono entrati in contatto con una suppressive person («persona soppressiva»), cioè con chiunque venga considerato nocivo agli ideali dell’organizzazione. Nel campo della propaganda, i primi contatti con i potenziali nuovi membri avvengono per strada (da parte dei cosiddetti field staff members), con l’offerta gratuita rivolta ai passanti affinché partecipino a un particolare test della personalità. A tale proposito un gruppo locale, chiamato mission, provvede alla compilazione di un formulario. L’analisi delle risposte si propone di fornire indicazioni sui limiti dell’esaminato nell’ambito comunicativo e di indicargli specifici «corsi di comunicazione» a pagamento. Responsabili di questi corsi sono i sacerdoti della Scientologia, tra i quali figura in primo luogo l’auditor. Al di sopra degli auditor, e con funzioni di sorveglianza nei confronti di questi ultimi, vi è poi il case supervisor («supervisore del caso»), un sacerdote particolarmente qualificato che interviene per correggere gli eventuali errori o incertezze degli auditor a lui sottoposti. Al vertice della gerarchia vi e il guardian world-wide, che opera dall’ufficio di sicurezza della centrale mondiale di Saint Hill Manor; le sue disposizioni sono chiamate guardian program orders, e hanno un’autorità pari a quelle del fondatore Ron Hubbard e di sua moglie Mary Sue. Le direttive a suo tempo redatte dal fondatore sono pubblicate a cura dell’ufficio di comunicazione mediante particolari «Bollettini», aventi generalmente carattere riservato e stampati invariabilmente, sin dalla prima edizione del Luglio del 1956, in caratteri rossi su carta bianca. Caratteri verdi hanno invece le cosiddette Policy Letters, anch’esse stilate dal fondatore e diffuse a cura dell’ufficio di comunicazione. -

Don Marcello Stanzione - Pontifex -

 

 
 
 

LA BEATA MARIA DELLA PROVVIDENZA ED IL PURGATORIO

Post n°2714 pubblicato il 30 Novembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Eugenia Smet nasce nella Francia del Nord, a Lille il 25 marzo 1825 da una famiglia borghese. Sua mamma Pauline è profondamente cristiana e nutre una particolare devozione per le anime del Purgatorio che trasmette ben presto alla piccola Eugenia. Alla fanciulla piace giocare, è birichina e impulsiva, cerca di mettere in pratica ciò che prova per le anime del Purgatorio. Poiché si esprime meglio attraverso le immagini che con i ragionamenti, inventa una specie di piccola parabola che dice: " Se una delle mie amichette fosse in prigione, con la porta sbarrata, e fosse in mio potere spalancargliela, e invece di farla uscire mi vedesse correr dietro alle farfalle, divertirmi, passare con indifferenza davanti alla porta, che dolore proverebbe! Ecco quello che soffrono le anime del Purgatorio quando i loro amici le dimenticano". Eugenia trascorre sette anni presso il collegio del Sacro Cuore di Lille dal1836 al 1843 e poi fino al 1853 conduce una intensa vita apostolica a Loos-les-Lille dove la sua famiglia si è trasferita in una residenza di campagna. Eugenia in modo particolare cura i poveri ed organizza una fitta rete di soccorso agli indigenti di quel borgo. Ella raccoglie vestiti e scarpe inviati anonimamente e dopo aver messo tutto in ordine, confeziona con cura pacchi e sotto il nome del destinatario aggiunge sempre: " Pregate per le anime del Purgatorio". Il 1 novembre del 1853 mentre sta in chiesa al momento dell’esposizione del Santissimo Sacramento, ha una particolare illuminazione, le sembra che il Signore le chieda di organizzare tra le sue conoscenze, una " associazione di preghiere e di sacrifici per le anime del Purgatorio". Poiché teme di essere vittima di una illusione, chiede a Dio un segno per essere certa che è proprio lui a parlare, e non la sua fantasia: " Signore, se sei tu a ispirarmi questo pensiero, fa che una mia amica mi parli del Purgatorio quando esco di chiesa". I vespri sono terminati ed Eugenia esce dal tempio. E’ al quarto scalino e mentre posa il piede sul quinto, un’amica si avvicina esclamando: " Eugenia mentre il Santissimo Sacramento era esposto, ho promesso di far tutto in unione con te per le anime del Purgatorio durante il mese di Novembre!". Eugenia molto commossa prende appuntamento per l’indomani e serba in cuore questo segno divino. Nell’Agosto del 1855, un’amica di Eugenia Smet si reca in pellegrinaggio ad Ars, è semplicemente incaricata di parlare di lei a don Vianney e di riportarle una parola da parte sua. La risposta orale che riporta è breve ma incoraggiante. Allora il vescovo di don Vianney, mons. Chalandon, che la segue, le consiglia di scrivere all’abbè Toccanier, vicario della parrocchia e segretario di un curato arcioberato di lavoro pastorale. Il 23 ottobre la Smet gli invia una lunghissima lettera in cui espone la sua storia e tutte le domande che la inquietano. Poiché ha ricevuto da Dio il "pensiero" della fondazione il 2 novembre 1853, formula questa domanda: " desidero che il Curato si occupi davanti a Dio della mia vocazione alla vita religiosa e dei miei importanti progetti il 2 novembre, giorno delle anime del Purgatorio. Perché il buon Dio gli faccia conoscere la sua volontà, pregheremo uniti e ci rivolgeremo soprattutto alle anime del Purgatorio". Nella sua risposta l’abbè Toccanier racconta brevemente che il giorno dei morti del 1855 il Curato prega più di un’ora in ginocchio e si rialza commosso dicendo: " Ecco l’opera che Dio chiedeva da tanto tempo!". Il Curato dichiara pure: " Ditele che per quanto riguarda un ordine per le anime del Purgatorio, lo fonderà quando vorrà", e che " la fondazione si farà e si svilupperà, poiché fa parte del disegno di Dio". L’abbè Toccanier conclude: " Può esser certa di due cose: egli approva la sua vocazione alla vita religiosa e la fondazione di questo nuovo ordine, che a parer suo prenderà un rapido sviluppo nella Chiesa". Eugenia che da religiosa prenderà il nome di suor Maria della Provvidenza fonda a Parigi il 19 gennaio 1856, le Suore Ausiliatrici delle Anime del Purgatorio: donne consacrate per "pregare, soffrire ed agire" per i più abbandonati di questo mondo e dell’altro. Il fine di queste suore è così definito, nel linguaggio dell’epoca: " alleviare e liberare, con preghiere assidue, e la pratica delle opere di misericordia, le anime che terminano la loro espiazione, prima di essere ammesse alla felicità del cielo". In seguito il Curato d’Ars seguirà da lontano lo sviluppo delle Suore Ausiliatrici del Purgatorio e sempre tramite l’abbè Toccanier avrà occasione di dare altri consigli alla madre fondatrice. Suor Maria della Provvidenza adotta come motto della congregazione nascente: " Pregare, soffrire, agire per le anime del Purgatorio". Anche se il motto è tradizionale, la fondatrice ne ritrova la dimensione mistica: la comunione dei santi che orienta tutta la vita religiosa ausiliatrice. Al Purgatorio come luogo di espiazione, secondo l’espressione dei predicatori del diciannovesimo secolo, ella preferisce il Purgatorio anche come esperienza e crogiuolo dell’amore divino. Infatti l’amore ardente di Dio che la consuma, la fa comunicare all’esperienza dell’amore purificatore di coloro che si incontrano definitivamente con Dio. Nel 1859 sceglie come " spina dorsale" di questa nuova congregazione religiosa la spiritualità di sant’Ignazio di Loyola che dà a tutto l’istituto una forte carica apostolica. Padre Beckx, generale della Compagnia di Gesù, le scrive il 14 giugno 1860: " La devozione alle anime del Purgatorio è sempre stata cara alla nostra Compagnia, e uno dei miei predecessori, il padre Lainez, immediato successore di sant’Ignazio, vedendola come completamento del fine del nostro istituto, ne ha fatto l’oggetto di una raccomandazione speciale…". Le suore sono formate spiritualmente a ed umanamente, per essere contemplative nell’azione cioè cercare e trovare Dio in tutte le cose. Ciò apre ad un dinamismo apostolico tanto forte che nel 1867, quando non ci sono che una " manciata" di suore soltanto, suor Maria della Provvidenza accetta di inviarne alcune in Cina. Questo invio in Asia fu possibile perché la fondatrice formulava così la missione dell’istituto: " Andare dalle profondità del Purgatorio fino agli estremi confini della terra". Muore a Parigi il 7 febbraio 1871 a soli 45 anni. Il papa Pio XII la proclama beata nel 1957. Attualmente le suore Ausiliatrici del Purgatorio sono oltre 650 e sono diffuse in 24 paesi nei 4 continenti. - Don Marcello Stanzione - Pontifex -

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 26
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Novembre 2009 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
            1
2 3 4 5 6 7 8
9 10 11 12 13 14 15
16 17 18 19 20 21 22
23 24 25 26 27 28 29
30            
 
 
 

ARTICOLI DI FEDE MOLTO BELLI

 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963