ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi di Febbraio 2012

UCCIDERE I NEONATI? SI PUO'. PROPOSTA CHOC DI DUE BIOTECISTI ITALIANI. HITLER E' TORNATO

Post n°6798 pubblicato il 29 Febbraio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Nei paesi dove e' permesso l'aborto, perche' non consentire anche l'infanticidio? I neonati, come i feti, non hanno infatti "lo status morale di una reale persona umana". E' la posizione choc espressa da due bioeticisti italiani, Alberto Giubilini e Francesca Minerva, autori di un articolo dall'incredibile titolo "Aborto dopo la nascita, perche' il bambino dovrebbe vivere?" pubblicato sul Journal of Medical Ethics, rivista "gemella" di una delle piu' prestigiose riviste scientifiche del mondo, il British Medical Journal. I due bioeticisti, che lavorano all'Universita' di Melbourne in Australia, affrontano il tema seriamente: sia il feto che il neonato, sostengono, sono solo persone potenziali, senza alcun interesse. Pertanto gli interessi delle persone coinvolte con loro sono di primaria importanza fino a qualche tempo indefinito dopo la nascita. Per questo e' lecito l'"aborto post-nascita", come viene chiamato dagli studiosi. "Noi affermiamo - scrivono chiaro e tondo i due autori - che l'uccisione di un neonato potrebbe essere eticamente ammissibile in tutte le circostanze in cui lo e' l'aborto. Tali circostanze includono i casi in cui il neonato ha il potenziale per avere una vita (almeno) accettabile, ma il benessere della famiglia e' a rischio". E, ancora piu' chiaro: "Se i criteri come i costi (sociali, psicologici, economici) per i potenziali genitori sono buone ragioni per avere un aborto anche quando il feto e' sano, se lo status morale del neonato e' la stessa di quella del bambino e se non ha alcun valore morale il fatto di essere una persona potenziale, le stesse ragioni che giustificano l'aborto dovrebbero anche giustificare l'uccisione della persona potenziale quando e' allo stadio di un neonato". Quanto tempo dopo la nascita e' "eticamente lecito" uccidere i bambini? Giubilini e Minerva lasciano questa domanda a neurologi e psicologi, ma secondo loro "ci vogliono almeno un paio di settimane perche' il bambino diventi auto-cosciente. A quel punto da persona potenziale diventa una persona, e l'infanticidio non e' piu' consentito".

ECCO PERCHE' E' TORNATO HITLER

Con il termine eugenetica nazista si indicano le politiche sociali razziste attuate dalla Germania nazista, aventi come fine il miglioramento della razza mediante l'eugenetica. In particolare essa era mirata a quanti furono identificati come "vite di nessun valore" (in Tedesco: Lebenunwertes Leben): deviati, "degenerati", dissidenti, ritardati e persone con difficoltà di apprendimento, omosessuali, persone pigre, malati mentali, ebrei, deboli, zingari ecc. I mezzi ideati per conseguire questa politica furono: sterilizzazione, aborto, eutanasia e naturalmente i campi di concentramento, su cui tutti ovviamente concordano circa la loro disumanità e crudeltà e sperano che mai più si ripetano i crimini lì commessi. Stesso ragionamento non vale invece per sterilizzazione, aborto ed eutanasia, pratiche giudicate mostruose se pensate ed attuate dai diabolici nazisti, ma OGGI RITENUTE giuste, conquiste di civiltà, fondamentali diritti umani, se a legalizzarle sono i moderni stati democratici, sensibili!!!, compassionevoli!!! ed attenti ai bisogni delle persone, come lo era la Germania hitleriana. Solo un essere malvagio sostenuto da altrettanti esseri senza cuore e senza senno poteva giudicare quali vite fossero degne di essere vissute e quali no.

COME VEDIAMO NELL'ANNO 2012 DUE BIOETICISTI ITALIANI RIPROPONGONO UNA TESI SIMILE PER I NEONATI......COME LI VOGLIAMO CHIAMARE? MA IN REALTA' SONO DEGNI DI ESSERE CHIAMATI? A VOI IL VOSTRO PENSIERO SU TUTTO CIO'

NB. LA FOTO DEL POST E' DI UN NEONATO DI DUE MESI DI VITA..GIUSTO...GIUSTO...

 
 
 

LA CONVIVENZA NON FAVORISCE LA CRESCITA PERSONALE E DI COPPIA E RISULTA CONTROINDICATA ALL'AMORE

Post n°6797 pubblicato il 28 Febbraio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Anche solo analizzando l’obiettiva dinamica affettiva, la convivenza risulta controindicata all’amore poiché ne mina il dinamismo di fiducia che ne sta alla base e il dinamismo di dedizione in cui consiste.

Propongo 5 sottolineature, per dare risalto alla sconvenienza affettiva – non solo cristiana! – della convivenza:

- sull’aspetto diagnostico: convivenza come scelta che è meno frutto di decisione che di pressione personale e sociale. Identità fragili, isolamento affettivo, timore del fallimento, scadimento della considerazione morale a considerazioni utilitaristiche o funzionalistiche, assenza di ostacoli simbolici o addirittura rinforzo parentale, carenza di visione cristiana del matrimonio, che sia teologica e non moralistica, tutto questo spinge in maniera convergente verso la convivenza.

- sul nodo teorico-pratico: convivenza come deficit di decisione che compromette il rapporto fra affetti ed effetti, spontaneità e responsabilità, sentire e volere.

1. Si osserva un deficit di libertà, il cui riscontro macroscopico è che alla precocità delle esperienze amorose corrisponde un ritardo delle decisioni di vita.

Pensare di fare esperienza per prendere una decisione è in realtà illusorio. È vero piuttosto il contrario: è la decisione ciò che consente di fare veramente esperienza. La decisione è infatti ciò che pone in atto la libertà, ed è ciò che determina e non lascia indeterminato il rapporto con le persone, gli eventi, gli oggetti (Es. una mela può essere accostata come alimento, come corpo contundente, come occasione per la scoperta della legge di gravità…)

Ciò vale a maggior ragione nelle cose più delicate della vita, dove sono in gioco i misteri più grandi della vita, la profondità della realtà. Si pensi come un atto sessuale è al tempo stesso celebrazione dell’amore, generazione della vita, collaborazione all’atto creatore di Dio. È dunque  ragionevole pensare che lì, più che altrove, i gesti hanno una densità che non può essere colta integralmente e pienamente, dunque significativamente e felicemente, a procedere dalla loro semplice materialità.

Occorre insegnare che quando l’intimità precede la libertà c’è sempre un danno: si rischia di perdere il bello della vita per incapacità di decifrarlo e apprezzarlo. Si pensi a un’intimità consumata in una situazione di bassa autostima, o di dipendenza affettiva, o di scarso controllo delle pulsioni, o di totale disattenzione al possibile evento della generazione…

2. Nel mondo giovanile, si osserva che ci sono identità deboli, fragilità affettive, scarsa capacità di leggere e regolare le emozioni, e di interpretare e integrare i vissuti e le relazioni. Risulta oggi sempre più difficile capire se si è innamorati, e meno ovvia è diventata addirittura l’eventualità di riuscire a innamorarsi.

Ora, la convivenza va giudicata inutile e dannosa – ribadiamo, anche in prospettiva laica –perché, sostituendo in maniera più o meno cosciente la maturazione affettiva con l’esperimento effettivo, non favorisce la crescita personale e di coppia. Il rischiaramento dei cuori non avviene per esperimento ma per discernimento.

Non si tratta di provare se “noi due andiamo bene”, ma bisogna imparare a leggere gli eventi esterni e le risonanze interiori che interpretano, convalidano o invalidano, mostrano la consistenza o denunciano l’inconsistenza, della promessa inscritta nell’evento dell’innamoramento. In questo senso, si può dire che la convivenza realizza il contrario delle intenzioni per cui è messa in atto: intesa come tappa di maturazione, in realtà ne ostacola il processo. Dall’analfabetismo affettivo non si esce provando ad esprimersi lo stesso, ma mediante una paziente (ri)alfabetizzazione. La sintassi amorosa non è articolabile senza la grammatica dei sessi, dell’amore, della vita.

Occorre perciò maggior impegno di formazione, cosa che la convivenza non può surrogare o sostituire. Se per assurdo la convivenza fosse lecita, bisognerebbe dire ai giovani d’oggi che per loro è comunque controindicata, perché la loro identità è debole, e ridotta è la loro capacità simbolica.

3. Si osserva che i giovani pensano la convivenza come momento di consolidamento di coppia in vista del matrimonio. La convinzione è erronea: essa, come tale (cioè se non ci sono o non intervengono altri fattori favorevoli), non consolida, ma rende fragile l’esperienza amorosa.

Anche solo analizzando l’obiettiva dinamica affettiva, la convivenza risulta controindicata all’amore poiché ne mina il dinamismo di fiducia che ne sta alla base e il dinamismo di dedizione in cui consiste. Poiché l’amore è il dono di sé e l’accoglienza dell’altro, l’amore non può essere mimato, e con la convivenza resta minato.

4. La convivenza, in ottica cristiana, è contrassegnata dall’autoreferenzialità affettiva, che isola gli affetti umani dalla loro dimensione sociale (epoca della famiglia affettiva) ed ecclesiale (sacramentalità del matrimonio).

La convivenza dice obiettivamente: “quanto alla felice riuscita del nostro amore, il sacramento non serve, o comunque non è urgente, decisivo. Noi due possiamo capire e far crescere il nostro amore senza una particolare effusione della Pasqua del Signore”. Con tale implicita o esplicita convinzione, la coppia convivente mostra di non comprendere che l’amore di Gesù espresso nella sua Pasqua ed elargito nei sacramenti non corona semplicemente l’amore umano, che in tal senso è ritenuto presupposto, ma lo istituisce e, in quanto ferito dal peccato, lo restituisce al suo splendore.

Convivere è dunque, obiettivamente, cioè al di là di ogni buona intenzione, marginalizzare, neutralizzare, rendere irrilevante il carattere sacramentale del matrimonio. È non riconoscere che Dio è la sorgente e la salvezza dell’amore.

Più semplicemente, ci si può chiedere: se l’esperienza di coppia potesse confidare sulle proprie risorse interne, perché il Signore avrebbe istituito il sacramento del matrimonio? O, per i più esigenti: perché lo Spirito del Signore, che guida in defettibilmente e infallibilmente la sua Chiesa, avrebbe fatto maturare lungo i secoli la sacramentalità del matrimonio?

5. Si osserva che la preparazione al matrimonio arriva disastrosamente in ritardo rispetto alla scelta della convivenza, e che molto frequentemente nulla viene detto sulla sua sconvenienza – quando non venga positivamente raccomandata – inducendo una coscienza erronea che tende in larga parte ad avere effetti presuntivamente invalidanti circa il successivo matrimonio.

La Chiesa ha il dovere di dire, e i fidanzati hanno il diritto di sentirsi dire, che la convivenza non è moralmente accettabile, per poter partire o ripartire con il piede giusto.

È necessaria in tal senso una pastorale decisamente preventiva, che preveda percorsi di educazione affettiva, sessuale, ecclesiale e sacramentale, che consentano di orientare il desiderio, l’incontro, la vicenda amorosa secondo verità.

Preparare il matrimonio in situazione di convivenza compromette gravemente la capacità di cogliere “cose spirituali in maniera spirituale”. È perduta quella verginità del cuore e del corpo che sola consente di apprezzare la bellezza e l’elevatezza del discorso cristiano sull’amore umano. 

La caduta del costume cristiano come realtà socialmente condivisa e l’istintivo credito accordato a una morale individualistica impongono di uscire dall’alternativa di non dire niente o dire tutto subito: la prima alternativa manca di verità, l’altra manca di carità. Ora, , poiché la visione cristiana sulla sessualità, la coniugalità, la fecondità e i loro intimi rapporti non dispongono più di alcuna ovvietà culturale, pastoralmente bisogna prendere tempo e chiedere tempo per quel minimo di itinerario formativo che consenta di vedere il disegno di Dio in tutta la sua estensione, nei suoi fondamenti teologici, nella sua rilevanza antropologica, nelle sue implicazioni morali, nella sua efficacia testimoniale.

L’esperienza, ma anche il conforto dei migliori sviluppi filosofici e antropologici contemporanei, assicurano che tra l’immediato appello ai dati di fede e il richiamo erroneamente scontato all’universalità della natura umana, esiste la possibilità di una fenomenologia dell’amore che esplicita il senso profondo e implicito del desiderio, al quale la rivelazione offre fondamento, compimento, riscatto dal male.

- autore: don Roberto Carelli - donboscoland.it -

 
 
 

SE A MILANO TI SPOSA L'AMICO. IL NARCISISMO DELLA GENERAZIONE FRIENDS

Post n°6796 pubblicato il 28 Febbraio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Nel biennio 2010-2011 nel capoluogo lombardo il 7 per cento degli sposi ha chiesto che a celebrare le nozze fosse un amico. Dialogo con lo psicoterapeuta Claudio Risé: «L'uomo ha bisogno di cambiare per crescere. Per questo deve confrontarsi con il diverso. Oggi, invece, l'amico di sempre non è più un altro diverso, ma un riflesso di sé. E l'autorità come guida necessaria all'uomo per il cammino non c'è più».

Ieri il dorso milanese del Corriere della Sera ha dato notizia di un fenomeno particolare che riguarda le nuove generazioni di trentenni. Nel biennio 2010-2011 nel capoluogo lombardo il 7 per cento degli sposi ha chiesto che a celebrare le nozze fosse un amico. Tornando oggi sulla notizia, la psicologa Silvia Vegetti Finzi, sempre dalle pagine del Corriere Milano, fa notare che il fenomeno riguarda una generazione cresciuta davanti a telefilm americani (Friends, Beverly Hills, Dawson's Creek) in cui la comunità di riferimento rimane per tutta la vita quella dei compagni di liceo. Fra di essi non c'è autorità. E la comunità, più che per portare un apporto alla società, è concepita come un rifugio dai mali del mondo. Per Claudio Risé, scrittore e psicoterapeuta, «questo è uno dei frutti della secolarizzazione. Siamo in una società secolarizzata che rende il rapporto con Dio marginale e inutile. La vita si ferma qui, al mondo visibile, ridotta alle cose materiali: esiste solo ciò che vediamo e tocchiamo. Non esiste l'Altro maiuscolo e quindi nemmeno l'altro minuscolo, come figura diversa e autorevole a cui c'è bisogno di affidarsi per crescere.

Professor Risé, da sempre l'unione fra uomo e donna è stata concepita non come una questione inerente la sola coppia, ma come un patto nuovo all'interno di una più ampia comunità. Di qui, la necessità che tale patto fosse sancito da un'autorità "altra" rispetto ai due. L'esempio milanese sembra voler indicare la non necessità di questa autorità/alterità. A che bisogno dell'uomo corrisponde la presenza di un'autorità altra rispetto alla sola coppia?
L'uomo ha bisogno di cambiare per crescere. Per questo deve confrontarsi con il diverso. Oggi, invece, l'amico di sempre non è più un altro diverso, ma un riflesso di sé. E l'autorità come guida necessaria all'uomo per il cammino non c'è più.
Silvia Vegetti Finzi sul Corriere di oggi parla di epoca caratterizzata da narcisismo competitivo in cui legami «endogamici» risultano difensivi.

Che significa?
È la patologia più diffusa nel matrimonio: il narcisismo infinito dove non c'è mai la scoperta di una diversità che trascenda e vada al di là del proprio quotidiano. Ci sono solo io, e il coniuge è sempre una mia proiezione. Questo è il modello di matrimonio e di legami che, in generale, è proposto dal mondo contemporaneo. Un vero pericolo da cui si esce solo prendendo coscienza dello stallo e della malattia che ne consegue. Dal matrimonio è scomparsa anche la dimensione della responsabilità sociale. Il matrimonio come nuova prospettiva spaventa. E, infatti, non è più vissuto come uno stacco dal vecchio per costruire il nuovo. Per questo non si percepisce il nesso che ha con l'apporto alla comunità.

Non c'è più "altro" al di fuori della coppia?
Non c'è più altro nemmeno all'interno della coppia. In questo narcisismo tra i coniugi i due non sono propriamente marito e moglie, ma quasi amici o fratello e sorella. Il matrimonio non è uno più uno stacco dal vecchio in cui si abbandonano il padre e la madre per formare un solo corpo e sangue con l'altro da me. Peccato che, proponendo questo modello, la società sia ferma e in stallo, dato che la coppia non crea e non genera più nulla di nuovo.

Basta prendere consapevolezza di questo per ripartire?
È il primo passo. Per vivere diversamente oggi ti devi rendere conto di avere bisogno d'altro, staccarti da quello che propone il mondo e fare un grande sforzo per andare controcorrente. Per questo serve un ambito in cui in cui i rapporti siano concepiti diversamente rispetto alla cultura secolarizzata.

Di Benedetta Frigerio - tempi.it -

 
 
 

LA VERA DISCRIMINAZIONE E' CONTRO LE MAMME

Post n°6795 pubblicato il 28 Febbraio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Costanza Miriano felice di essere moglie e madre

“La vera discriminazione non è contro le donne ma contro le mamme. Oggi le donne riescono ad avanzare nei posti di lavoro, vengono invece penalizzate e discriminate quando chiedono tempo e spazio per stare a fianco dei bambini”.

Lo ha detto Costanza Miriano, durante un incontro che si è svolto venerdì 24 febbraio nella Parrocchia Regina Pacis in Monteverde Vecchio a Roma.

Come presentazione è scritto nel suo blog http://costanzamiriano.wordpress.com/about/: “Costanza Miriano è nata 41 anni fa a Perugia e vive a Roma. Sposa e mamma di quattro esseri che sarebbe ottimistico e incauto definire bambini, due di razza maschile e due femminile, un tempo era laureata in lettere classiche, ma attualmente studia le tabellone”.

“Aspirante casalinga, attualmente è giornalista alla RAI, tg3 nazionale. E’ cattolica fervente, e, convinta che in cielo si vada solo per raccomandazione, cerca sempre dei canali preferenziali per arrivare al Capo Supremo. Trova che la messa e il rosario siano quelli che funzionano meglio”.

“Non c’è molto altro da aggiungere al suo curriculum, se non che ha corso varie maratone, il che poi è venuto utile nel gestire una famiglia estrema. “Sposati e sii sottomessa”  è il suo primo libro”

In una sala gremita di gente, Costanza Miriano ha spiegato le ragioni e i contenuti del suo scritto: “Sposati e sii sottomessa - Pratica estrema per donne senza paura” edito da Vallecchi.

Si tratta di un libro che sta facendo discutere intere redazioni e generazioni, ammirato e criticato, dai giornalisti che si occupano di cultura. E’ vendutissimo, 20.000 copie sono già esaurite, un numero che per una autrice al suo primo libro è un successo senza pari.

La tesi è estremamente controversa. Rileggendo la lettera agli Efesini di San Paolo, la Miriano cerca di spiegare quel “Spose siate sottomesse ai vostri mariti”, in una forma leggera, ironica, intelligente. Con toni aggraziati e femminili, ma con identità e valori forti.

Usando la forma letteraria di ‘lettere alle amiche’, l’autrice utilizza storie vere per raccontare l’idea cristiana di essere felicemente donna, moglie e madre.

Sono le donne che parlano, ma l’obiettivo del libro è quello di sfidare il maschio a tornare in sé, rinnovando le sue responsabilità di uomo e di capofamiglia.

Ha raccontato la Miriano, che il modo migliore per convincere il marito a svolgere pienamente il ruolo di padre e marito è quello di dargli fiducia, di mostrare il lato più saggio, paziente e sottomesso della donna.

Quando la donna si comporta così, l’uomo non resiste. “E non è una tattico ipocrita – ha precisato la Miriano - bensì la natura bella del genio femminile”.

“Solo riscoprendo la natura vera di uomini e di donne i figli capiranno e ameranno la famiglia e la procreazione” ha aggiunto la Miriano.

La parte più divertente della serata è stata quando si sono avvicendati diversi mariti di mogli che avevano letto il libro della Miriano, tutti felicemente riconciliati e contenti di poter vivere con mogli fiduciose e collaborative.

E' possibile acquistare il libro cliccando su: http://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_noss?__mk_it_IT=%C5M%C5Z%D5%D1&url=search-alias%3Daps&field-keywords=Sposati+e+sii+sottomessa&x=0&y=0&tag=zenilmonvisda-21

di Antonio Gaspari - ZENIT -

 
 
 

ALTRA BUFALA ANTICLERICALE: IL CASO DELLE OSTIE ALLUCINOGENE CON LA COMPLICITA' DEI GIORNALISTI SUPERFICIALI

Post n°6794 pubblicato il 28 Febbraio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Ennesima bufala anticlericale in pochi giorni. Prima quella del video falso dei radicali, poi quella le armi Beretta e ora quella delle ostie allucinogene. Il tutto con la complicità dei giornalisti di oggi che non sanno più fare il loro mestiere e si piegano al puro sensazionalismo. Fortunatamente ce ne sono altri che riescono a smontare in fretta queste false notizie. Chissà per quanto ancora, però.

Quella delle ostie allucinogene è davvero incredibile: gli amministratori di una banale pagina Facebook (che di solito non ha tanti frequentatori, tranne in questo caso), non si sa per quale motivo, hanno scritto una notizia completamente inventata. Si sono inventi il nome di una chiesa, “Santo Spirito” a Campobasso, si sono inventati il nome di un sacerdote, don Achille, e si sono inventati una messa domenicale in cui i fedeli, dopo aver ingerito le ostie, «si sono letteralmente scatenati. C’era chi sosteneva di vedere il proprio santo prediletto, chi in balia di visioni infernali abbracciava il crocifisso, chi rubava il calice del vino al prete, il povero don Achille, costretto a nascondersi in confessionale inseguito da due vecchine che lo prendevano a borsettate dandogli del demonio». Hanno perfino creato l’arrivo delle forze dell’ordine, una lotta con i fedeli e una finta dichiarazione di un poliziotto: «Mai visto niente del genere e sono stato al G8». Perfino l’arrivo della polizia scientifica che ha spiegato che le ostie erano fatte con cereali contenenti gli sclerozi della segale cornuta, il principio di base della droga LSD. Una storia di cattivo gusto, giusto -ancora una volta- per infangare la Chiesa.

La cosa più incredibile è che il quotidiano locale “AbruzzoWeb” ha ripreso integralmente la notizia e da quel momento ha fatto il giro del web, arrivando sui principali quotidiani come “Il Messaggero” , “Il Mattino” (che solo da poco ha aggiunto nel titolo che si tratta di una bufala), “Libero” (che ha cancellato la pagina ma rimane visibile l’url con il brutto titolo), idem IlSole24Ore, e così via. La cosa peggiore è che quelli di “AbruzzoWeb” si sono inventati il fatto che anche loro volevano fare uno scherzo e hanno perfino attaccato l’Arcidiocesi di Cambobasso che ha osato lamentarsi.

I finti tonti hanno fatto anche gli amministratori della pagina di Facebook da cui tutto è partito, restando basiti per l’incredibile diffusione della notizia (arrivata fino in Brasile!). Almeno loro, tuttavia, hanno chiesto le scuse della Diocesi di Cambobasso, «nella speranza che ci possano, Cristianamente, perdonare» (forse temevano una querela). Fortunatamente tanti quotidiani hanno reagito sdegnati di fronte all’accaduto, condannando senza mezzi termini i colleghi. Ognuno può approfondire su “Google”. Facciamo nostra la perplessità di “Avvenire”: «Ma perché sempre addosso alla Chiesa, come all’orso del Luna Park? Per ora ci scappa da ridere, ma non sarebbe l’ora di finirla?».

 - www.uccronline.it -

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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