ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi di Febbraio 2012

ICI E CHIESA/ FINALMENTE SI TOLGONO PRIVILEGI? QUANTE BUGIE....

Post n°6788 pubblicato il 27 Febbraio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Continua il ritornello massmediatico sul presunto privilegio della Chiesa con riguardo al pagamento dell’ICI/IMU. I giornali sono pieni di titoloni in neretto e carattere macro: “Anche la Chiesa pagherà l’ICI dal 2013”, dopo che il Presidente Monti ha informato il Consiglio dei Ministri di aver presentato al Senato un emendamento al decreto liberalizzazioni che precisa e riduce le esenzioni al pagamento dell’imposta.

Occorre ricordare che la legislazione vigente prevede il pagamento dell’ICI (ora IMU) per tutte le attività commerciali, anche quelle esercitate dagli enti ecclesiastici e religiosi, al pari di tutti gli altri operatori economici. L’esenzione è invece riconosciuta a tutti gli immobili non commerciali nei quali si svolgono attività di particolare rilevanza sociale e non è soltanto la Chiesa cattolica a beneficiarne, o meglio gli enti riferibili al mondo cattolico, ma tutti gli enti non commerciali pubblici e privati, laici e religiosi, anche di altre Chiese, organizzazioni di volontariato, organizzazioni non governative, onlus, enti non profit, circoli culturali, partiti politici, sindacati, immobili statali e di enti pubblici, purché vi si svolga un’attività di rilevanza sociale (art. 7 del D. Lgs. 504/92).

Sia il governo Berlusconi che il governo Prodi hanno chiarito che l’esenzione deve intendersi applicabile se l’attività è esercitata in maniera “non esclusivamente commerciale”, ampliando di conseguenza i soggetti esenti, riconoscendo in sostanza l’utilità collettiva di quelle attività che lo Stato riconosce svolgere un funzione sociale importante, in un’ottica di sussidiarietà e di solidarietà. E anche questo principio vale per tutti i soggetti e non solo per la Chiesa.

Il senso della precisazione era chiaro ed è stato precisato dal Ministero dell’Economia, nella circolare 2/2009: l’inciso sulle attività qualificabili come “non esclusivamente di natura commerciale”, deve essere “riferito alle specifiche modalità di esercizio delle attività, che consentano di escludere la commercialità quando siano assenti gli elementi tipici dell’economia di mercato (quali il lucro soggettivo e la libera concorrenza), ma siano presenti le finalità di solidarietà sociale”.

Si tratta di attività che corrispondono a servizi che risultano impossibili da rendere gratuitamente e che vengono effettuati dietro pagamento di una retta. Il più delle volte si tratta di attività solidali e fuori mercato, a sostegno dei più deboli o delle persone in difficoltà (pensionati per studenti, accoglienza per parenti di malati ricoverati fuori sede, colonie…). Ma spesso si tratta delle cosiddette strutture accreditate (ospedali, case di cura, scuole paritarie, circoli ricreativi o sportivi…), che si reggono su forme di pagamento incompatibili con la natura non commerciale, ma che – integrando spesso servizi pubblici – sono ritenuti meritevoli di considerazione ed esclusi dal pagamento della tassa. Si ripete, queste esclusioni valgono per tutti i soggetti che forniscono dette attività e detti servizi, e non solo per le attività della Chiesa (anche se – significativamente – nella maggior parte dei casi è il mondo che fa riferimento alla Chiesa, a svolgerli).

Ciò premesso, il Governo Monti ha deciso di ridurre l’esenzione a queste attività “non esclusivamente di natura commerciale”.

I criteri che il governo ha deciso sono i seguenti: “l’esenzione per gli immobili nei quali si svolge in modo esclusivo un’attività non commerciale; l’abrogazione immediata delle norme che prevedono l’esenzione per immobili dove l’attività non commerciale non sia esclusiva, ma solo prevalente; l’esenzione limitata alla sola frazione di unità nella quale si svolga l’attività di natura non commerciale; l’introduzione di un meccanismo di dichiarazione vincolata a direttive rigorose stabilite dal Ministro dell’economia e delle finanze circa l’individuazione del rapporto proporzionale tra attività commerciali e non commerciali esercitate all’interno di uno stesso immobile”.

Ciò significa che tutte le attività che offrono servizi a favore della collettività o dei più deboli, poiché li offrono a pagamento o dietro una retta, e quindi non sono esclusivamente non commerciali, non sarebbero più esenti.

Ciò significa che, laddove un unico soggetto gestisca sia attività commerciale che non commerciale, l’esenzione sarà limitata a quell’unità ove si svolge l’attività di natura non commerciale.

Ora, si può decidere anche questo.

Ma fare passare la cosa come l’eliminazione di privilegi o come “finalmente anche la Chiesa paga” appare veramente un arbitrio.

Ciò che lascia più interdetti è che l’emendamento potrebbe colpire anche la scuole paritarie. Si ricorda che le scuole pubbliche sono ovviamente esenti e che le scuole paritarie, per legge, fanno parte del sistema pubblico, ossia integrano il sistema scolastico complessivo e permettono di completare la realizzazione della funzione scolastica pubblica.

Non si capisce per quale motivo esse dovrebbero avere un trattamento deteriore rispetto alla scuole gestite da stato o enti locali, quando realizzano la medesima finalità. In sostanza, non si permette alle scuole paritarie di avere contributi statati e le si obbliga a sostenersi autonomamente. E poi si utilizza questa circostanza (ossia il fatto che facciano pagare rette ai genitori) per tassarle, aggravando ulteriormente una discriminazione già nei fatti.

Inoltre, che fine farà quell’attività commerciale finalizzata a scopi di volontariato? Anche il mondo non profit potrebbe essere soggetto a tassazione?

Certo che se l’effetto delle liberalizzazioni dovesse essere quello di tassare le scuole paritarie (per buona parte cattoliche) non mi pare si sia fatta una grossa conquista. Così come non mi pare sia una conquista – nonostante il clangore delle tante trombe antiprivilegio – quella di tassare attività che offrono servizi che nessun altro offrirebbe e che vanno incontro a esigenze cui nessun altro corrisponderebbe, in ciò completando sussidiariamente ciò che spetterebbe all’ambito pubblico.

Ma tant’è.

Se ciò deve essere considerato una conquista, sia. Se ciò deve servire per detassare i redditi inferiori, sia. Anche se poi il guadagno non pare così evidente, visto che non riesce nello scopo, come ha dichiarato lo stesso Monti.

Ma per favore, non diciamo che sono stati tolti privilegi. Semplicemente sono state tassate attività legate al mondo della solidarietà e della sussidiarietà.

A proposito, ci si chiede cosa deciderà il governo Monti per sindacati, partiti, Emergency o Medici senza frontiere (ossia le associazioni ONG) che attualmente sono esenti. Sono forse attività più meritorie?

- Stefano Spinelli - www.ilsussidiario.net -

 
 
 

"MORTE DI UN BLASFEMO": LIBRO SU SHAHBAZ BHATTI, MINISTRO CATTOLICO UCCISO IN PAKISTAN

Post n°6787 pubblicato il 26 Febbraio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il 2 marzo del 2011 Shahbaz Bhatti, cattolico, ministro pakistano per le Minoranze Religiose viene ucciso con 30 colpi di arma da fuoco. Da sempre impegnato nella difesa dei cristiani e di tutte le altre minoranze, Bhatti era “colpevole” di volere la revisione della legge sulla blasfemia e di avere difeso Asia Bibi, la donna cristiana madre di 5 figli condannata a morte in nome di questa norma. Lo ricorda il libro “Morte di un blasfemo. Shahbaz Bhatti un politico martire in Pakistan” edito dalla casa editrice San Paolo. Il testo verrà presentato il 2 marzo, nel primo anniversario della sua morte, alla Pontificia Università Lateranense. Debora Donnini ha intervistato l’autrice del libro, Francesca Milano

R. - E’ un uomo dalla storia assolutamente straordinaria. Due sono gli elementi fondamentali nella sua vita: da una parte l’amore per il Pakistan, per tutti i pachistani e quindi la voglia di creare un ponte tra le varie religioni, e dall’altra parte la fede in Dio. Questo lo ha portato a rischiare la vita senza paura.

D. – Fin da giovane Shahbaz Bhatti difende le minoranze a rischio della sua stessa vita e di quella dei suoi famigliari. Fonda l’associazione “All Pakistan Minorities Alliance” e poi diventerà ministro per le Minoranze Religiose…

R. – Fin da bambino si è sempre interessato ai più poveri, alle ingiustizie della società. Poi negli anni dell’università ha formato questa associazione e si è speso in difesa degli studenti che venivano in qualche modo colpiti da minacce, da aggressioni fisiche, perché i pochi studenti cristiani che arrivavano a studiare all’università, venivano minacciati. Poi il suo intervento è stato fondamentale insieme agli altri volontari della sua associazione quando in Pakistan c’è stato il terremoto, nel 2005. E’ stato un evento catastrofico e lui è sceso in campo in prima persona per la ricostruzione, per l’aiuto in particolare nei confronti dei bambini che erano rimasti orfani.

D. – Bhatti ha anche ottenuto che in una prigione della provincia del Punjab ci fosse una cappella: un evento straordinario per il Pakistan…

R. – Sì, assolutamente. Ci teneva moltissimo perché i detenuti potessero quantomeno aver un luogo in cui poter pregare. Questo perché prima esistevano soltanto aree dedicate alla preghiera dei musulmani. Lui ha fatto veramente molto per questo Paese non soltanto per i cristiani ma anche per le altre minoranze che sono in difficoltà quanto i cristiani in questo momento.

D. – Si pensa che il suo omicidio sia avvenuto per mano di fondamentalisti islamici, perché Bhatti aveva ricevuto molte minacce…

R. – Shahbaz Bhatti aveva ricevuto minacce fin da giovane. Lui ha iniziato la sua attività a difesa delle minoranze religiose da giovanissimo, prima dei tempi dell’università, quindi è da sempre stato nel mirino dei fondamentalisti. Ovviamente questo si è aggravato quando ha cominciato a interessarsi della questione relativa alla legge sulla blasfemia perché è una “legge nera”, come si dice in Pakistan, una legge intoccabile. Questo lo ha messo ancora più a rischio. Non è l’unico, perché anche il fratello Paul Bhatti, che ha vissuto in Italia tanti anni e adesso è tornato in Pakistan per continuare il lavoro di Shahbaz, era andato via dal Pakistan proprio perché non si sentiva sicuro.

D. – L’uccisione di Shahbaz viene appunto legata alla sua lotta contro la legge sulla blasfemia e anche alla difesa di Asia Bibi, la donna cristiana madre di cinque figli condannata a morte per blasfemia. Quante persone in Pakistan sono colpite da questa legge?

R. – La legge sulla blasfemia colpisce tutti quelli che in qualche modo offendono il Corano o Maometto. Questa legge colpisce centinaia di persone in Pakistan, che non sono tutte appartenenti a minoranze religiose, ci sono anche moltissimi musulmani che vengono accusati di blasfemia. Questo perché questa legge viene utilizzata spesso per dirimere questioni personali, magari legate a beni o a terreni… Sono veramente tante le persone colpite da accuse di questo tipo, come Asia Bibi, e tutte quante fanno parte della fascia più bassa della popolazione, quindi hanno anche difficoltà nel difendersi. Shahbaz Bhatti andava loro incontro, nel senso che ha sempre cercato di difenderli e ha cercato di abrogare, se non di modificare, questa legge.

D. – Questa legge sulla blasfemia viene usata anche per altri scopi?

R. - Nei confronti dei cristiani o di altri appartenenti alle minoranze viene chiaramente usata come cavillo per cercare di convertirli perché poi a queste persone che vengono accusate, come nel caso di Asia Bibi, viene chiesto di convertirsi all’Islam.

D. – Nel suo testamento spirituale Shahbaz Bhatti scrive: “Voglio solo un posto ai piedi di Gesù… Voglio vivere per Cristo e per Lui voglio morire”. Nonostante le minacce e le difficoltà, quello che lo ha spinto ad andare avanti è stato dunque il suo amore per Gesù Cristo e la sua fede nella vita eterna…

R. – Assolutamente sì. E’ stato un uomo di grande fede che sapeva benissimo quali erano i rischi a cui andava incontro ma nonostante questo non si è mai limitato nelle sue attività. Non gli interessava rischiare la vita. Sapeva di fare una cosa giusta e l’unica cosa che desiderava era veramente un posto ai piedi di Gesù. (bf)

www.radiovaticana.org -

 
 
 

PERICOLO OCCULTISMO: "TUTTA LA MIA VITA NELLE MANI DI UNA MAGA"

Post n°6786 pubblicato il 26 Febbraio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il centro di aiuto Gris (Gruppo ricerche informazioni socio religiose) per chi non riesce a liberarsi

In questi anni, mi creda, ne ho viste di tutti i colori. Ma c’è un aspetto che caratterizza quasi tutte le storie di chi cade preda di sedicenti maghi e di gruppi settari: loro ti rubano la vita, non solo i soldi». Marcella Pioli, 59 anni, medico, è la presidente della sezione torinese del Gris (gruppo ricerche informazioni socio-religiose), che opera con l’appoggio della Diocesi e il cui obiettivo è quello di informare, e prevenire i fenomeni di dipendenza legati al variegato universo dell’occultismo.

Il centro di ascolto (la sede è in corso Matteotti 11, tel 339/1035723) composto da esperti, psicologi e volontari in contatto con la Questura, segue in media una trentina di casi l’anno. «Naturalmente - osserva la dottoressa Pioli - il fenomeno è molto più diffuso ma le vittime hanno paura ad esporsi temono ritorsioni e la condanna di chi pensa che in fondo se la sono cercata…». Anime che hanno vissuto sull’orlo dell’inferno e che quando riescono a strapparsi da chi le soggiogava si ritrovano sole distrutte dai sensi di colpa.

Né ci si può rifugiare nell’idea che a cadere nella rete dell’occulto siano soltanto gli sprovveduti. «Ci cascano in molti, a prescindere dall’estrazione sociale e dai titoli di studio. Penso, per esempio, al caso di un professionista che da vent’anni non fa un passo senza prima aver consultato una maga». Perché si finisce in braccio ai maghi o alle psico-sette? Gli esperti parlano di solitudine e fragilità. «Accade - commenta ancora la Pioli - dopo un lutto, una separazione, un problema sul lavoro. Le loro ricette offrono soluzioni rapide, “efficaci”. Vittime e carnefici cercano una cosa sola: il potere. Sulle persone o sugli eventi».

In quale caso si può davvero di setta? «Non diamo giudizi - risponde - o patenti sulle idee di un determinato gruppo. Ma se, per esempio, nessuno può mettere in discussione la volontà del leader o se è vietato avere rapporti con i fuoriusciti, allora è legittimo parlare di gruppi settari». Il meccanismo di entrata in contatto è simile. Quasi sempre c’è un amico che fa da garante-apripista. All’inizio è luna di miele il leader o il gruppo «bombardano d’amore» il neofita che sostituisce quei «nuovi amici che lo capiscono bene» con la famiglia la quale diventa responsabile di tutti gli errori. «Qualcuno è arrivato ad accusare i propri genitori di averlo violentato da piccolo», conferma la Pioli. Inesorabilmente il leader o il sensitivo sovrappone alla personalità della vittima una nuova personalità: l’io, dicono, «rinasce» ma è un io adolescenziale, facilmente manipolabile. «Se poi - dice Pioli -, dopo l’euforia iniziale, i risultati non arrivano la colpa è del soggetto che non ha lavorato abbastanza non ha partecipato a corsi successivi sborsando altri soldi».

Come uscirne? «Per fortuna il nostro io non si può cancellare del tutto: a volte c’è l’insistenza di un amico vero, o la constatazione della vittima che i capi non seguono le regole che propugnano oppure il fatto che le formulette non funzionano. Quando notate che un amico o un parente si isola, usa un gergo stereotipato e sta cambiando troppo, è il momento di chiedere aiuto». Sperando che non sia troppo tardi.

- Mauro Pianta - vaticaninsider.lastampa.it -

 
 
 

SANTO PADRE: E' LA FAMIGLIA L'UNICO LUOGO DEGNO DI ACCOGLIERE UNA NUOVA VITA

Post n°6785 pubblicato il 26 Febbraio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Benedetto XVI riceve in udienza i partecipanti al congresso sull'infertilità coniugale, promosso dalla Pontificia Accademia Pro Vita

La lotta alla sterilità procreativa è un obiettivo nobile e la scienza deve perseguirlo in un’ottica di verità e di dignità umana. Lo ha ribadito ieri mattina papa Benedetto XVI nel corso dell’udienza ai partecipanti alla XVIII Assemblea Generale della Pontificia Accademia per la Vita, tenutasi dal 23 al 25 febbraio ed avente a tema: Diagnosi e terapia dell’infertilità.

Dopo aver salutato e ringraziato il presidente della Pontificia Accademia per la Vita, monsignor Ignacio Carrasco de Paula, il Papa ha sottolineato l’impostazione data ai lavori del congresso che, a suo avviso, “manifesta la fiducia che la Chiesa ha sempre riposto nelle possibilità della ragione umana e in un lavoro scientifico rigorosamente condotto, che tengano sempre presente l’aspetto morale”.

Durante il workshop, il tema della sterilità nella coppia è stato affrontato, secondo il Santo Padre, con un’attenzione particolare alla “dimensione morale” e ai mezzi per “una corretta valutazione diagnostica ed una terapia che corregga le cause dell’infertilità”.

Questo approccio, ha osservato il Pontefice, non parte solo dal desiderio di donare un figlio a una coppia ma soprattutto dall’obiettivo “di restituire agli sposi la loro fertilità e tutta la dignità di essere responsabili delle proprie scelte procreative, per essere collaboratori di Dio nella generazione di un nuovo essere umano”.

La ricerca di una diagnosi e di una terapia rappresenta quindi l’approccio “più corretto” alla questione dell’infertilità, oltre che quello “maggiormente rispettoso dell’umanità integrale dei soggetti coinvolti”.

“Infatti – ha proseguito Benedetto XVI - l’unione dell’uomo e della donna in quella comunità di amore e di vita che è il matrimonio, costituisce l’unico ‘luogo’ degno per la chiamata all’esistenza di un nuovo essere umano, che è sempre un dono”.

Il Pontefice ha quindi incoraggiato i congressisti a conservare la “onestà intellettuale” del loro lavoro di ricerca, espressione di una scienza sempre alla “ricerca della verità”, a servizio dell’“autentico bene dell’uomo” e che evita il rischio di ridursi a “una pratica meramente funzionale”.

L’uomo, pertanto, non è un “prodotto” della procreazione ma l’“espressione dell’amore dei coniugi, della loro unione non solo biologica, ma anche spirituale”.

Qualora due coniugi vadano incontro al problema della sterilità, dovranno trovare dalla scienza “una risposta che rispetti pienamente la loro dignità di persone e di sposi”.

Il Santo Padre, rammentando un suo passato discorso in occasione dei 10 anni dalla pubblicazione dell'enciclica Fides et ratio, ha poi messo in guardia dallo “scientismo” e dalla “logica del profitto” che oggi sembrano dominare la prassi della procreazione umana e della cura dell’infertilità.

Inoltre, sebbene la Chiesa incoraggi sempre le coppie a superare i loro problemi di infertilità, qualora questi si verifichino “non per questo la loro vocazione matrimoniale viene frustrata”, ha ribadito Benedetto XVI.

Difatti, anche in caso di mancata procreazione, rimane indistruttibile la “vocazione all’amore” come “dono di sé”. Quindi laddove la scienza non trovi una risposta ai problemi dell’infertilità coniugale, “la risposta che dona luce viene da Cristo”.

Il recente congresso promosso dalla Pontificia Accademia Pro vita ha quindi il merito di illuminare un contesto come quello medico-scientifico dove “la dimensione della verità risulta offuscata”.

Benedetto XVI ha quindi esortato i congressisti a fare proprio l’insegnamento della Deus caritas est in cui il Papa ricordava che “la ragione deve sempre di nuovo essere purificata, perché il suo accecamento etico, derivante dal prevalere dell’interesse e del potere che l’abbagliano, è un pericolo mai totalmente eliminabile” (n°28).

Non è un caso se, ha sottolineato il Papa, lo sviluppo del “sapere scientifico moderno” abbia avuto origine dal Medioevo cristiano europeo, la cui filosofia affermava con decisione la “esistenza della Verità e dell’intelligibilità del reale alla luce della Somma Verità”.

“Non cedete mai alla tentazione di trattare il bene delle persone riducendolo ad un mero problema tecnico!”, è stata l’esortazione finale del Papa.

“L’indifferenza della coscienza nei confronti del vero e del bene rappresenta una pericolosa minaccia per un autentico progresso scientifico”, ha poi concluso Benedetto XVI, ricordando l’esortazione del Concilio Vaticano II: “Felici sono coloro che, possedendo la verità, la continuano a cercare, per rinnovarla, per approfondirla, per donarla agli altri” (Messaggio agli uomini di pensiero e di scienza, 8 dicembre 1965: AAS 58 [1966], 12).

di Luca Marcolivio - ZENIT -

 
 
 

LE SCUOLE CATTOLICHE FANNO RISPARMIARE 5 MILIARDI DI EURO ALL'ANNO ALLO STATO, CON L'IMU MOLTE CHIUDERANNO

Post n°6784 pubblicato il 26 Febbraio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

«L’ Imu ci obbliga alla chiusura». A lanciare l’allarme è don Alberto Zanini, segretario nazionale Salesiani Scuola, una galassia in Italia di 140 istituti per un totale di 25.487 allievi e 2279 docenti, 52 centri di formazione, con 1749 corsi, 24.779 allievi e 2221 formatori. «Già adesso stiamo vendendo le case di Don Bosco per pagare la messa in sicurezza degli edifici, se il governo ci tartassa pure con questa imposta iniqua dovremo chiudere le nostre scuole, licenziare gli insegnanti».

Dovrete pagare l’Imu. Come reagisce?

«Le scuole cattoliche fanno risparmiare allo Stato 5 miliardi di euro all’anno. Se devono pagare l’Imu sarebbero in gran parte costrette a chiudere. Quindi per il governo non sarebbe un nuovo provento ma la fine di un risparmio. Sembra che pochi conoscano la legge 62 del 2000 che riconosce il servizio pubblico delle scuole paritarie, continuano a chiamarle private come se fosse un'attività commerciale per ricavare un profitto. Le scuole cattoliche non hanno scopo di lucro. Le scuole cattoliche non hanno rette da 7 mila. Quasi nessuna si posiziona sull' élite. Nella scuola dove lavoro, a Torino, si paga 3300 euro per un liceo, per un istituto tecnico: meno della metà di quanto spende lo Stato per un alunno che frequenta le statali. E’ una doppia discriminazione».

Perché doppia?

«Le scuole cattoliche sono già vittima di una discriminazione. Mentre l’Europa riconosce il servizio pubblico delle scuole cattoliche paritarie e paga docenti e strutture, anche negli ex Paesi comunisti, l'Italia discute se tassare preti e suore che tengono aperte le scuole. Così le famiglie sono costrette a pagare una retta per esercitare il diritto di scelta. Arriviamo al paradosso che le scuole cattoliche non costano nulla allo Stato e devono pagare la tassa Imu che non pagano le strutture statali. Ma quale parità allora tra scuole statali e cattoliche paritarie? Qualcuno conosce il principio di sussidiarietà? Per molti ragazzi le nostre scuole e i nostri centri sono l'unico volto della Chiesa che incontrano nel loro cammino di crescita».

L’esenzione è un privilegio?

«Non confondiamo la Chiesa con le scuole cattoliche, che sono in gran parte legate a congregazioni religiose e si sentono parte della Chiesa ma hanno una loro autonomia. Tra l'altro non hanno nessuno beneficio dall’8 per mille che va ai vescovi. Sono poche le scuole legate alle diocesi. Sull’impegno nel sociale si tratta di capirsi. I salesiani, lavorano molto nel sociale e raggiungono categorie disagiate con la formazione professionale che è gratuita ma non possono posizionarsi sulla stessa fascia quando sono costretti a chiedere una retta per pagare docenti e strutture. Ci sono ancora famiglie che decidono di spendere sull’educazione dei figli e tagliano su altri fronti. La scuola cattolica non va a braccetto con i Suv. La cosa più saggia è gridare prima del danno: gridare dopo non serve a nulla, specie se il danno è una ferita mortale».

Cosa andava fatto?

«Il governo tecnico doveva tenere nella debita considerazione la natura non profit di una attività tecnicamente “commerciale” ma che porta in sé una grande potenzialità per il futuro del nostro Paese: l’educazione dei giovani. Le altre attività commerciali gestite da istituzioni ecclesiali non hanno oggettivamente la stessa valenza e comunque godono già di alcuni sussidi economici da parte dello Stato, come il regime di convenzione con le Regioni per l’assistenza sanitaria, oppure non sono così decisive per la trasmissione della fede (per esempio l’ospitalità). Molte scuole cattoliche di ogni ordine e grado hanno già dovuto chiudere non per mancanza di iscritti ma per insostenibilità economica. Ad oggi sono detraibili le spese veterinarie ma non la retta scolastica. E’ il ribaltamento del detto evangelico “non si prende il pane dei figli per darlo ai cagnolini”».

Giacomo Galeazzi - vaticaninsider.lastampa.it -

Commento personale: Ma scusate un governo legato alla Massoneria pensavate che aiutasse le scuole Cattoliche?

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 26
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Febbraio 2012 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
    1 2 3 4 5
6 7 8 9 10 11 12
13 14 15 16 17 18 19
20 21 22 23 24 25 26
27 28 29        
 
 
 

ARTICOLI DI FEDE MOLTO BELLI

 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963