ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi di Marzo 2012

QUARESIMA: NON POSSIAMO ESSERE CRISTIANI DA SOLI

Post n°6937 pubblicato il 28 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Di fronte all’imponenza della Quaresima, nei giorni in cui il passo di Dio viene a solcare profondamente la nostra terra, si svelano in modo più palese la nostra fragilità e la futilità delle cose. La diffusa fatica del vivere, le difficoltà del lavoro e dell’economia, lo smarrimento di ciò è vero e buono, non potranno mai venire risolti rifugiandosi nella distrazione e negli azzardi della fortuna.

Il bisogno del cuore induce a immergersi nel mistero del Signore, divenuto chicco di frumento che muore e porta molto frutto. Ci sorprende il paradosso annunciato dal Vangelo: chi ama la propria vita, la perde; con la croce, dove il Figlio di Dio si consegna nella morte, è giunta l’ora nella quale il Figlio dell’uomo viene glorificato. Di fronte al mistero vivente dell’Eucaristia, percorriamo i luoghi nei quali abbiamo sostato nei Vangeli di queste domeniche di Quaresima: il deserto della nostra lotta faticosa contro il male, il monte Tabor della bellezza donata, il tempio percosso e purificato dalla sua presenza, la stanza nascosta del dialogo con Nicodemo.

Apparteniamo alla schiera dei Greci che domandano di ‘vedere Gesù’. La sua amicizia dolce e forte non ci lascia soli nella pianura dei nostri schemi abituali e dei nostri interessi servili. Gesù continua ad arrivare a noi nel ritmo lento e deciso del cammino quaresimale. Quanto incide su di noi il percorso della Via Crucis, vedendo il nostro Signore condannato e percosso e crocifisso, camminando con le persone che gli stanno accanto: la Madre, le donne di Gerusalemme, il Cireneo, la Veronica, Maddalena e Giovanni sotto la Croce? Rimarranno colpiti i bambini, leggendo i brani della Passione?
Abbiamo bisogno di condividere con i discepoli del Signore il dramma della Croce. Non possiamo essere cristiani da soli. Anche nel deserto di una società senza amore, nel vuoto di tanti cristiani senza fede, incontriamo la folla di chi lo ama e lo segue. I discepoli di allora, i santi appassionati di cui parla la storia fornendoci i loro intensi ritratti, gli scritti e l’imponenza delle loro opere impensate; i discepoli che gli vanno dietro adesso, quelli che fanno silenzio adorando la sua presenza, quelli che lo servono nei fratelli malati e poveri, quelli che lo sperano nelle circostanze logoranti e drammatiche della vita. Quelli che lo annunciano con intensità e bellezza, fino ai confini del mondo, come Papa Benedetto. Nasce un intreccio, un’alleanza. Si impara una regola di vita. Si segue il ritmo delle campane, mattina, mezzogiorno e sera, con la preghiera dell’Angelus fiorita nel giorno dell’Annunciazione. Poveri discepoli, siamo presi per mano dalla Sua Grazia che ci fa nuovi ogni mattino.

di Angelo Busetto - labussolaquotidiana.it -

 
 
 

47 CANDELINE PER I PICCOLI NON NATI

Post n°6936 pubblicato il 28 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

L'impegno per la vita di un sacerdote cattolico in Siberia

«Salvare il maggior numero di vite. Un obiettivo in vista del quale cattolici e ortodossi possono e devono lavorare uniti: per la tutela della vita umana, per il bene della famiglia, per la dignità delle donne e contro l’aborto».

Quando 20 anni fa padre Michael Shield è arrivato dall’Alaska, Magadan era nota per i campi di prigionia sovietici. Nella piccola cittadina portuale dell’estremo nord est russo – appartenente alla diocesi di San Giuseppe a Irkutsk - «i comunisti avevano praticamente distrutto il valore della dignità umana e calpestato la vita in svariati modi». Durante il periodo sovietico l’aborto era un metodo diffusissimo di controllo delle nascite e ancora oggi la percentuale di interruzioni volontarie di gravidanza è alta.

«Quasi ogni donna oltre i 30 anni ha già abortito – racconta ad Aiuto alla Chiesa che Soffre il religioso appartenente ai Piccoli Fratelli di Gesù – alcune perfino dieci volte». Prima di conoscere padre Michael, nessuna ammetteva di aver volutamente rinunciato al proprio figlio ma oggi la comunità femminile sta imparando a condividere quel dolore e quel senso di colpa «che lasciano profonde cicatrici nel cuore».

Il religioso americano non si prende cura solo delle donne che hanno abortito, ma sostiene anche le future mamme sole e prive di risorse economiche. «Qui avere un bambino significa perdere tutto». Molte ragazze non hanno più avuto contatti con la famiglia da quando sono andate via di casa. E i loro compagni rifiutano la responsabilità di diventare padri e le obbligano ad abortire, oppure le abbandonano. Diverse coppie ricorrono poi all’aborto per motivi economici: il tasso di disoccupazione è del 75% e per molti un figlio è «solo un peso da sopportare».

Per convincerle a tenere i propri bambini, la Chiesa locale cerca di rispondere concretamente alle esigenze delle donne fornendo vestiti, cibo, medicine e contributi economici. «Tante ragazze non hanno letteralmente un tetto sopra la testa – spiega il religioso – ma oggi grazie ad Aiuto alla Chiesa che Soffre posso accoglierle nella mia parrocchia». La fondazione pontificia ha contribuito alla costruzione di un piccolo appartamento dove ospitare temporaneamente alcune giovani madri in difficoltà. Anche il supporto del vescovo diIrkutsk, monsignor Kiril Klimowicz, è fondamentale per l’opera di assistenza.

Padre Michael e i suoi confratelli spingono le donne a effettuare il prima possibile un’ecografia. Vedere quel piccolo puntino in bianco e nero e sentire il battito del suo cuore crea un fortissimo legame e suscita un immediato istinto materno. Ed un semplice gesto come quello di acquistare dei vestitini può far comprendere che quella che sta crescendo è una già una vita. In parrocchia le giovani - di cui molte non hanno mai avuto una figura femminile di riferimento – approfondiscono inoltre il significato dell’essere madre e sono aiutate a completare gli studi. «Devono capire che anche con un figlio è possibile avere una vita, realizzarsi».

Il religioso racconta ad ACS che molte volte le donne accendono ceri per i loro «figli non nati» sotto all’icona della Madonna del Perpetuo Soccorso. Qualche giorno nella Chiesa della Natività ne sono entrate cinque e hanno acceso 47 piccole candele. Una per ognuno dei bambini che hanno abortito. «Oggi ci sono molti più piccoli che giocano e ridono e molte più madri felici ed orgogliose. E finalmente Magadan si sta trasformando in un luogo pieno di vita».

-ZENIT -

 
 
 

ECCO SPIEGATO IL MECCANISMO DELL'IPOCRISIA

Post n°6935 pubblicato il 27 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Sappiamo come una delle principali accuse, se non la costante accusa che Gesù fa ai suoi nemici, in particolare ai farisei e ai dottori della legge, sia quella dell’ipocrisia. Gesù è particolarmente severo contro questo vizio uscendo anche in invettive durissime, come quelle di “razza di vipere”, “serpenti”, “sepolcri imbiancati”.

Si tratta certo di atteggiamenti di Cristo che chiudono il dialogo, come avviene sempre quanto vengono lanciati simili appellativi. Sembra dunque trattarsi di precorrimenti, in certo modo, dell’eterna condanna; anche se sappiamo bene come la divina misericordia attenda sempre sulla soglia della nostra casa sino all’ultimo istante della nostra esistenza in questo mondo. Ma Gesù non mostra alcuna misericordia, almeno sul momento, nei confronti degli ipocriti appunto perché non sono pentiti e quindi non sono disposti a ricevere il perdono divino.

Tuttavia è evidente da questo atteggiamento di Cristo come Egli consideri l’ipocrita una persona, almeno sul momento, irrecuperabile. Una nota che possiamo dunque fare immediatamente su questo grave vizio dello spirito è il fatto che l’ipocrita non è affatto pentito del suo peccato; al contrario i farisei e i dottori della legge pretendono di aver ragione loro contro Cristo, fino al punto da condannarlo a morte.

Ora, data l’importanza e la gravità di questo vizio, così pericoloso e così severamente condannato da Cristo, val la pena di fermarci un po’ per chiarire la natura di tale difetto della vita spirituale, per poterlo riconoscere meglio ed evitarlo con più cura e così corrispondere all’amore che Cristo ha per noi, tanto più che c’è da rilevare quanto poco, almeno a mia conoscenza, se ne parli nella predicazione corrente o se se ne parla, mi pare che si vada poco a fondo, limitandosi a citare dei luoghi comuni che alla fin fine lasciano il tempo che trovano.

Riguardo dunque a questa grave questione, decisiva per la nostra vita morale e per la nostra stessa salvezza, possiamo cominciare col dire che è interessante l’etimologia di questa parola, che viene dal greco ypokrisìe. Come spesso accade nelle etimologie il significato originario della parola è del tutto innocente ed anzi a volte altamente positivo. Tale è il caso di questa parola. Essa infatti è composta di ypò, che significa “sotto” e krino, che significa separo, giudico, discerno: atto fondamentale dello spirito. Da krino, come sappiamo vengono poi diverse parole italiane, come “critica”, “crisi”, “crinale” (di un monte), ecc.
La preposizione ypò precisa ulteriormente il significato di questo giudicare: ypokrìno significa più precisamente un giudicare approfondito; un vedere che “cosa c’è sotto”, come diciamo nel nostro linguaggio quotidiano, suppone una speciale capacità “critica”, il separare l’apparenza dalla realtà, quindi l’interpretare, che è quell’atto dello spirito e del linguaggio col quale mostriamo ciò che è nascosto (il significato di un discorso) sotto particolari segni (le parole che lo significano).
Da qui un ulteriore significato: l’ypokritès, in quanto interpreta una parte in una recita teatrale, è anche l’attore. Fin qui siamo nel campo dei significati positivi. Da qui però abbiamo l’inizio di una serie di significati negativi: sappiamo tutti come il “recitare una parte” può voler dire “fingere” e quindi ingannare. Chi finge è una persona falsa, che fa apparire al di fuori qualcosa di positivo o comunque di accettabile, al quale, nell’intimo di questa persona, ovvero nelle sue intenzioni, non corrisponde nulla di buono, ma al contrario cattiveria o malvagità.

Ecco che abbiamo raggiunto il senso evangelico del termine “ipocrita”, “ipocrisia”. Resta solo da chiarire su quale materia si esercita, nella tematica evangelica, questo fingere, questo simulare o dissimulare, questo doppio gioco.
In che consiste l’arte dell’ipocrita? E perché alcuni ricorrono a questo atteggiamento odioso e vergognoso? Ma perché l’ipocrita assume sistematicamente tale atteggiamento, convinto di esser nel giusto (per questo difficilmente gli ipocriti si pentono), e si vanta a volte spavaldamente di questo atteggiamento che egli scambia per genialità o prudenza? E come mai certi abili ipocriti sono seguìti ed ammirati? E come accorgersi dell’ipocrisia presente in una persona? Come vedere la brutta realtà al di là della bella apparenza? E che gusto ci provano alcuni a vivere da ipocriti? E come si impara l’ipocrisia? E’ possibile essere ipocriti senza rendersene conto? E’ in certi casi scusabile l’ipocrisia?

Evidentemente non posso rispondere a tutte queste domande nello spazio di questo breve articolo: occorrerebbe un libro intero. Mi limiterò qui a svolgere il tema preciso del presente articolo: che cosa è l’ipocrisia e qual è la sua dinamica. Sarebbe interessante anche vedere quali sono i rimedi all’ipocrisia, sempre ricavandoli dagli insegnamenti del Vangelo; ma ciò potrà essere trattato in un prossimo articolo. Qui ne potremo appena accennare alla fine.

Intanto diciamo che l’ipocrisia è un vizio che colpisce soprattutto le persone intelligenti, colte, altolocate, in vista, di successo. L’ipocrita infatti è spesso una persona che, conscia delle proprie qualità, a volte eccezionali, cede alla tentazione di un’illimitata affermazione di sé: da qui l’ambizione e il carrierismo degli ipocriti, che sono dei veri scalatori sociali e, grazie alla loro furbizia, adulatori nati, riescono a raggiungere posti elevati, magari dando ad intendere di non desiderarli, lisciando i potenti i quali a certo punto se li pongono a fianco per aver compreso, si tratta qui di potenti a loro volta ipocriti, di aver trovato dei degni colleghi con i quali spartire un potere fatto di soprusi e prepotenze.
Gli ipocriti, come dice Cristo, cercano la “gloria umana”, sia quella dei potenti sia quelle delle folle, non la gloria che viene da Dio. Sanno infatti che il successo mondano che essi desiderano al vertice di tutto si ottiene appunto dai potenti e non da Dio, il quale viceversa permette che siamo perseguitati, emarginati e crocifissi.

Purtroppo questo vizio è endemico anche negli ambienti religiosi ed anche nella Chiesa. Ma qui assume i caratteri di un’estrema gravità, perché qui l’ipocrisia non si esercita semplicemente su materie che toccano interessi terreni come potrebbe essere una professione, un mestiere, un carica politica, una carica scientifica o cose del genere, ma qui l’ipocrisia si esercita a danno delle anime, innanzitutto della propria anima e quindi in relazione al nostro destino eterno, col rischio quindi che si profili per l’ipocrita e per coloro che egli inganna, adula o seduce l’eterna dannazione.

La severità di Cristo contro gli ipocriti quindi non va intesa come preannuncio della loro dannazione, anche se pare qualche volta che Cristo si atteggi a questo modo; ma va intesa come forte avvertimento che vuol scuotere una coscienza addormentata o come volontà di intenerire, come dice la Bibbia, un “cuor indurito”, nella speranza di indurre al pentimento ed alla conversione.

L’ipocrita preferisce all’essere l’apparire o il sembrare, l’essere-pensato o l’essere-considerato. Dell’essere oggettivo, indipendente dal suo pensiero, ammesso che ci creda, non gli importa nulla, perché ciò che gli importa veramente è l’essere considerato dal mondo, cosa che gli ottiene gloria da parte del mondo.
Dei veri valori non gli importa nulla se questi non gli procurano successo. Che fa allora? L’ipocrita guarda a quei valori che sono stimati nel suo tempo, e a questi si attacca, senza preoccuparsi di chiarire se sono valori veri o falsi: basta che gli diano successo, onori e soddisfazione personali delle quali vantarsi.

Da ciò vediamo come l’ipocrisia sia legata alla doppiezza. L’ipocrita fa una doppia vita, per cui sul piano psicologico è una specie di schizofrenico. La sua condotta si pone su due piani o potremmo dire due registri, per la verità incompatibili fra loro. Ma l’ipocrita non si preoccupa delle contraddizioni, e giunge anzi a giustificarle, come avviene nella filosofia di Hegel.
L’ipocrita infatti serve a due padroni: da una parte nell’intimo, egli serve solo a se stesso nella sua brama di autoaffermazione e autoglorificazione; dall’altra finge, nel comportamento esterno, davanti alle persone oneste, di servire Dio. Invece, quando incontra persone come lui o che vogliono imparare l’arte dell’ipocrisia, non teme di svelarsi nel suo intimo, ma non ha bisogno poi di tanta segretezza, poiché purtroppo larga parte della cultura moderna ammira gli ipocriti e cerca di imitarli.

Un’ideologia che sembra fatta per fondare, insegnare e giustificare l’ipocrisia è l’idealismo panteista tedesco, soprattutto quello di Hegel, oggi purtroppo di moda anche in ambienti teologici, con la scusa del “rinnovamento” della teologia promosso dal Concilio Vaticano II. Infatti nell’idealismo l’essere è fatto coincidere con l’essere pensato. Da qui nella pratica la spasmodica preoccupazione dell’ipocrita di ciò che il mondo pensa di lui e il suo religioso adeguarsi alle opinioni e ai costumi del mondo, onde avere la sua approvazione e ricevere da lui guadagni materiali e morali.
Invece, per quanto riguarda i richiami che può ricevere da uomini di Dio, di questi se ne infischia, anche perché costoro sono spesso disprezzati da quel mondo che egli adora e al quale egli tiene massimamente, identificando al limite Dio col mondo. Ricordiamo quanto religioso rispetto Hegel aveva per quello che egli chiamava lo “Spirito del mondo”, il quale viceversa è nettamente condannato da S.Paolo come spirito satanico. Per questo l’ipocrita non solo se ne infischia delle persone oneste che svelano la sua ipocrisia ma le odia cordialmente cercando di calunniarle e magari ritorcendo contro di loro le accuse che riceve.

Ma ho parlato non solo di idealismo ma anche di panteismo e potrei parlare anche di ateismo. Infatti questa riduzione dell’essere al pensiero, che è principio fondamentale della gnoseologia idealista, è strettamente legata ad una concezione dell’io, che, come conseguenza estrema del cogito cartesiano , identifica se stesso con l’essere e col pensiero, in pratica identifica se stesso con Dio: da qui il panteismo e la smodata presunzione ed ambizione degli ipocriti.

Guarire dall’ipocrisia non è facile, perché il peccato di ipocrisia è molto colpevole, in quanto suppone un freddo ed intelligente calcolo, il possesso di notevoli qualità personali che costituiscono una tentazione all’ambizione e alla presunzione. Inoltre questo peccato, proprio perché legato ad una lucida autocoscienza, comporta una forte volontà e tenacia, la quale aumenta la colpa.

Tuttavia la misericordia di Dio è infinita, per cui bisogna sempre sperare e pregare per queste persone e fare attenzione anche a noi stessi, perché l’ipocrisia è un vizio molto seducente, perché sembra voler affermare la dignità della persona al servizio del prossimo, ed anche onorare Dio benchè tutto questa avvenga, nell’anima dell’ipocrita, non per un sincero amore di Dio, ma solo per affermare se stesso. Dunque il Signore ci scampi e liberi da questo pericoloso vizio e ci conceda di convertire all’umiltà e alla vera carità molti fratelli sedotti dall’ipocrisia.

- padre Giovanni Cavalcoli - libertaepersona.org -

 
 
 

NON E' SEMPRE FESTA. CI SONO TANTI GAY INFELICI

Post n°6934 pubblicato il 27 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Nel 2008 nel Regno Unito si discuteva delle unioni civili gay. Un famoso giornalista omosessuale rivela il dramma nascosto di queste unioni con un documentario scioccante andato in onda sulla Bbc. Lo segue nella denuncia il direttore di un settimanale gay.

Era il tempo del dibattito delle unioni civili quando un gruppo di ex attivisti omosessuali inglesi ha iniziato a trovare il coraggio di denunciare le storture delle lobby e del mondo Lgbt. Il primo a farlo è stato nel 2008 il giornalista Simon Fanshawe, duramente attaccato per un documentario, “The truble with gay man”, che ha rivelato i problemi connessi al mondo omosessuale. A seguirlo Matthew Todd, direttore del settimanale per omosessuali Attitude, che due anni fa ha cominciato a parlare del suo disagio, considerato come un tabù: «È un cliché che passiamo tanto tempo a fare festa». Perché la nostra vita non è tutta qui spiega Todd, in un articolo pubblicato sul The Guardian, che all’inizio degli anni Novanta lavorò per la lobby dei diritti omosessuali Stonewall. «Noi lo sappiamo bene e le ricerche ora lo dimostrano: c’è un inferno di gay infelici, un alto numero di depressi, ansiosi e con istinti suicidi, che abusano di droghe e alcol e che soffrono di dipendenza sessuale». Todd descrive anche il suo di disagio e la rabbia per il fatto che il mondo gay sia «incredibilmente sessualizzato. I ragazzini entrano in questo mondo pieno di alcol e droghe, in cui non c’è nulla di sano. E sono incoraggiati al sesso sfrenato». Todd continua così: «Cresciamo con delle ferite. Per questo dovrebbe esserci più onestà e meno solidarietà. Il tabù della malattia mentale deve essere superato. Qualcuno racconta, come il mio collega Simon Fanshawe, che a salvarlo da questa vita è stato incontrare all’università persone che lo hanno aiutato infrangendo il tabù del disagio mentale». Con il suo documentario sulla vita della maggioranza degli omosessuali inglesi Fanshawe si è inimicato tutte le lobby Lgbt, quelle che frequentava quando stavano nascendo le prime, ma che lasciò nel momento in cui si rese conto che «il vero obiettivo era combattere il pregiudizio e la discriminazione solo per avere la possibilità di distruggersi con la droga e con il sesso».

Girando per gli ambienti omosessuali, Fanshawe intervista un ragazzo di vent’anni. «Perché siamo costretti a comportarci come eterni teenager?», gli chiede. Il ragazzo risponde: «Siamo assetati di vanità e guardiamo con disprezzo gli uomini vecchi. Nonostante l’Aids continuiamo a rincorrere il massimo piacere sessuale. Siamo felici che il mondo ci guardi come delle checche effeminate». Il giornalista inglese commenta la risposta, dichiarando la ragione del suo lavoro: «Sono preoccupato per come viene celebrata la libertà omosessuale (…) abbiamo organizzato la nostra identità intorno al sesso e questo è deleterio. Così la promiscuità è diventata la norma». Subito dopo Fanshawe intervista il propietario omosessuale di un centro di terme per gay, che confessa di essere convinto che «questo stile di vita è incompatibile con la felicità e la fedeltà umane. Non capisco la battaglia per le unioni civili: la tentazione di provare esperienze continue di evasione rende difficile la stabilità di relazioni omosessuali, relazioni di vero amore».

D’altronde è per la libertà che i promotori dei diritti gayhanno sempre combattuto, insegnando agli altri omosessuali che il malessere viene dalla discriminazione sociale. Todd, però, commenta: «Abbiamo combattuto così a lungo per essere riconosciuti uguali e per essere quello che vogliamo essere, che non abbiamo potuto dire il nostro malessere. Sicuramente abbiamo sofferto la vergogna di una malattia». Ma, continua il giornalista, «non c’è dubbio: un gay soffre psicologicamente molto di più di una persona che cresce eterosessuale (…) adesso occorre affrontare questa sofferenza. Lo psichiatra americano Alan Downs ha esaminato la nostra pena – conclude Todd – anche per le scelte distruttive che facciamo: sì abbiamo più partner nella vita di ogni altra categoria. Nello stesso tempo, però, abbiamo anche il più alto tasso di suicidi, per non menzionare le malattie sessualmente trasmissibili. Come gruppo tendiamo ad esprimere molte più emozioni di altri uomini, ma nello stesso tempo le nostre relazioni sono molto più brevi di quelle degli uomini eterosessuali. Siamo più ricchi, abbiamo case più costose, più macchine e vestiti alla moda di ogni altro gruppo. Ma siamo davvero felici?». Riferendosi ad alcuni studi medici, Todds ammonisce tutti gli omosessuali così: «Dobbiamo guardare a tutte le persone che soffrono. Per la prima volta abbiamo delle risposte concerte. È il momento di fare i conti con questi problemi».

- Fonte: libertaepersona.org -

 
 
 

250.000 ROSARI PER LA VISITA DEL SANTO PADRE A CUBA: L'OMAGGIO DI AIUTO ALLA CHIESA CHE SOFFRE

Post n°6933 pubblicato il 27 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) ha donato 250.000 rosari a Cuba in occasione della visita di Papa Benedetto XVI all’isola, iniziata ieri, lunedì 26 marzo.

La nota organizzazione caritatevole, con sede a Königstein, in Germania, ha regalato anche 250.000 opuscoli, che spiegano come pregare il rosario, 15.000 libricini sul rosario per bambini e 10.000 “scatole di preghiera”, contenenti un anello rosario, una piccola bottiglia di acqua santa, un crocifisso tascabile e il testo delle preghiere fondamentali.

Ribadendo l’importanza di sostenere l’evangelizzazione cattolica sull’isola, il coordinatore di ACS per i progetti in America Latina, Ulrich Kny, ha detto che la Chiesa si sta ancora riprendendo dai decenni in cui i cittadini cubani non erano liberi di praticare la loro fede.

Kny ha ricordato come nel 1960 il regime di Fidel Castro ha confiscato chiese cattoliche, scuole, ospedali ed altri edifici, e ha espulso centinaia di sacerdoti e religiosi. “La Chiesa cubana soffre ancora le conseguenze di questa dolorosa esperienza. Per questo motivo, Cuba resta una priorità per ACS”, ha detto.

La visita di Papa Benedetto XVI coincide con i festeggiamenti per il 400° anniversario del ritrovamento dell’immagine di Nostra Signora della Carità del Cobre.

L’immagine della Vergine col Bambino in braccio venne ritrovata infatti nel 1612 da tre giovani, in cerca di sale nella baia di Nipe, nell’estremo nord-est dell’isola, e portata a Cobre.
Da Cobre, la devozione si è diffusa su tutta l’isola, e oggi la Virgen de la Caridad del Cobre viene venerata come la santa patrona del Paese caraibico.

Dei 250.000 rosari donati da ACN, che portano un’immagine della Madonna di El Cobre, 100.000 sono stati destinati all’arcidiocesi di Santiago de Cuba, la quale ospita il santuario di El Cobre.

Altri 60.000 rosari sono stati regalati all’arcidiocesi dell’Avana, dove il Santo Padre celebrerà la Messa di chiusura della sua visita-pellegrinaggio. I restanti 90.000 sono stati distribuiti nelle altre nove diocesi cubane.

I rosari vengono venduti ad un prezzo simbolico, sia nel Santuario che nelle parrocchie. I fondi raccolti saranno destinati alla ristrutturazione ed ampliamento del centro pellegrini e del santuario di Nostra Signora della Carità di El Cobre.

Ogni anno, circa 500.000 persone visitano il centro pellegrini di El Cobre. Cuba ha una popolazione di circa 11.242.000 abitanti, dei quali oltre il 60% è di fede cattolica, anche se molti sono praticanti irregolari. - ZENIT -

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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