ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi di Marzo 2015

MESSAGGIO DELLA REGINA DELLA PACE DI MEDJUGORJE DEL 25 MARZO 2015

Post n°9323 pubblicato il 26 Marzo 2015 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

 “Cari figli! Anche oggi l’Altissimo mi ha permesso di essere con voi e di guidarvi sul cammino della conversione. Molti cuori si sono chiusi alla grazia e non vogliono dare ascolto alla mia chiamata. Voi figlioli, pregate e lottate contro le tentazioni e contro tutti i piani malvagi che satana vi offre tramite il modernismo. Siate forti nella preghiera e, con la croce tra le mani, pregate perché il male non vi usi e non vinca in voi. Io sono con voi e prego per voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”
 
Qualche riflessione sul Messaggio.
 
Mi piace sottolineare prima di tutto come l’Altissimo “permetta” a Maria di venire e di guidarci sul cammino della conversione: per guidarci sulla strada del ritorno a Lui. Sento tanta benevolenza e fiducia nel Padre: è la fiducia del “Seminatore” che non ha paura di gettare la sua semente anche sulla strada, tra i sassi o tra i rovi. Ma sento anche l’amarezza del rifiuto: il rifiuto della strada, la superficialità dei sassi, il calcolo e la cattiveria dei rovi... (cfr. Mt. 13, 3 ss).  Lei prende atto del rifiuto di tanti cuori ai suoi appelli. Come è grande la longanimità del Padre Celeste, così è ben ampio il rifiuto! (tre semi su quattro vanno perduti!..). 
A questo punto la Regina della Pace si rivolge a coloro che sono ancora disposti a seguirla, anche se sentono le tentazioni e le difficoltà, rassicurando che Lei è con loro e che prega per loro.
In particolare la Regina della Pace ci mette in guardia dai piani malvagi di satana attraverso il modernismo, cioè attraverso i mass media moderni e le idee del mondo, che Lei riassume nella parola “modernismo”.
A questo punto mi colpisce l’espressione “con la croce tra le mani”: è il segno che sia l’Islam, le sette, e gli stessi credenti-non praticanti vogliono rimuovere in nome di una falsa idea di libertà. Ricordo il segno comparso sul cielo a Costantino il Grande: la Croce con la scritta “In hoc signo vinces! = Con questo segno vincerai!” Sappiamo come Costantino l’ha messo sui suoi labari, perché anche i segni (Sacramenti e Sacramentali) hanno la loro importanza e aiutano, e davvero ha vinto!
La Regina della Pace ci mette in guardia ancora da altri due pericoli: “essere usati dal male” ed “essere vinti dal male”. Quando si permette al male di insinuarsi nella mente, nel cuore, nella vita, diventiamo suoi collaboratori, alleati, diffusori... Crediamo di pensare con la nostra testa,.. ma non è così: altri ci plagiano e ci usano! In questo momento penso ai giovani che credono di essere liberi di pensare e di fare quello vogliono ma non lo sono, e penso anche a quanti creano opinione e fanno tendenza, in contrapposizione al Vangelo: sono strumenti nelle mani di satana!
Sento in questo Messaggio un dramma in atto, che è anche vicino a consumarsi, ma che la Regina della Pace tiene saldamente in mano con la sua presenza e con la sua preghiera.
Non a caso la Chiesa ci ricorda oggi il grande “Sì”, libero e totale, di Maria di Nazareth, mentre l’uomo afferma sempre più la sua autodeterminazione e il suo distacco da Dio. In questo contesto il Messaggio diventa ancora più espressivo.
Lasciamoci guidare da Lei e avvolgere dalla Sua Preghiera... Auguri! 

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I TEMPI DELL’AMORE SECONDO LA CHIESA

Post n°9322 pubblicato il 24 Marzo 2015 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Nella vita affettiva la Chiesa propone una chiara scansione dei tempi. Può essere interessante comprenderla. Prima di unirsi con una donna o con un uomo, insegna la Chiesa, è bene vivere due tappe: fidanzamento prima (meglio se non troppo presto, e non troppo lungo), e matrimonio, poi.
Un ordine cronologico, come si è detto, che è anche logico. E che comporta la famosa e vituperata castità prematrimoniale, cioè un tempo di discernimento in cui ragazzo e ragazza, consapevoli ognuno della propria preziosità ed unicità, cercano di comprendere se stessi e la persona che hanno di fronte, prima di affidarsi completamente e donare tutto se stessi.

PER EVITARE DI BUTTARSI VIA; DI FARE IL PASSO PIU’ LUNGO DELLA GAMBA; di mettere il carro davanti ai buoi: in altre parole di condividere il proprio corpo, la totalità di se stessi, con una persona a cui magari, solo un anno dopo non si affiderebbe non si dice la vita, ma neppure la propria auto o la propria casa. Il cosiddetto “divieto” di rapporti carnali prima del matrimonio nasce dunque da qui: si conosce, per quanto possibile, una persona, si sperimenta la possibilità di un accordo profondo, e, conoscendola, si impara piano piano ad amarla. Non si dà amore vero, infatti, prima della conoscenza. Così come non si dà profonda conoscenza, senza amore vero.

PERCHE’ LA CHIESA CHIEDE AI FIDANZATI DI NON AVERE RAPPORTI CARNALI PRIMA DEL MATRIMONIO?

Per il bene della coppia; per evitare che un atto che è coronamento di un rapporto (in linguaggio biblico “conoscersi” significa, appunto, stare anche fisicamente insieme) preceda l’esistenza di un rapporto vero; per impedire che un atto che, per essere vero, presuppone la conoscenza vera, per quanto non certo esaustiva, tra due persone, sia falsato nella sua natura unitiva, mettendo insieme due realtà che non sono, in verità, unite, ma solo alla ricerca di un egoistico piacere carnale, e cioè divise; due realtà che, condiviso il letto, dopo qualche mese non saprebbero che dirsi…
La riprova della veridicità di questo approccio è, per chi voglia guardare con serena razionalità, evidente: i rapporti intrapresi senza una motivazione profonda, senza che una vera conoscenza preceda l’atto carnale, sono gesti che non nascendo dall’amore, non generano amore e si esauriscono in fretta. Lasciando in eredità delusione e tristezza.
Un esempio di questo è, non di rado, la convivenza. Sempre più spesso i rapporti carnali non sono solo prima del matrimonio, ma vengono talora concepiti, in modo esplicito e consapevole, al di fuori di esso. Tutti i dati, però, parlano chiaro: le convivenze hanno un tasso di dissoluzione altissimo, sia che siano finalizzate, un domani, al matrimonio, sia, ancora di più, se ciò non accade. Secondo indagini svolte in Inghilterra “se il matrimonio è preceduto dalla convivenza il rischio di divorzio cresce del 60%”. Perché? Forse perché convivere senza aver fatto una precisa scelta, “questa è la persona della mia vita”, indebolisce l’atto (che non possiamo neppure chiamare, appunto, “scelta”, ma “tentativo”) alla sua origine, ma anche nel suo dipanarsi nel tempo?
Le indagini in Inghilterra, coincidenti nei loro risultati con tante altre, dimostrano inoltre che un ragazzo nato da genitori sposati ha il 75% di probabilità di vedere i propri genitori ancora sposati quando compirà il 16esimo anno d’età, “ma se lo stesso ragazzo nasce da genitori che convivono la probabilità è di appena il 7%” .
Ogni uomo, infatti, ha bisogno di certezza e di stabilità, all’interno delle quali costruire i suoi rapporti affettivi e sociali. Il rapporto infatti si genera all’interno di una comunione e di una condivisione, ed è volto al loro approfondimento, non alla loro dissoluzione. Si costruisce per rafforzare e mantenere, non per abbandonare e distruggere ciò che si è costruito.
AFFERMARE CHE LA CONVIVENZA E’ UTILE ALL’AMORE, è come sostenere che si lavora più volentieri e più liberamente senza un contratto fisso, senza stabilità alcuna, con la possibilità di essere licenziati da un momento all’altro; è come ritenere che il non essere vincolati da nessuna legge a mantenere ed educare un figlio, è garanzia di un vero rapporto genitoriale e della felicità del figlio stesso. In realtà affrontare una vita insieme, tra un uomo e una donna, partendo con l’idea che si tratta di una scelta a metà, non definitiva, temporanea, soggetta a revisioni e scadenze, pone colui che vive una simile esperienza in un atteggiamento già di per sé fragile: la scelta, di solito (non si vuole qui assolutizzare nulla), sarà meno ponderata, meno profonda, meno scrupolosa, minata alla base da un pensiero, più o meno esplicito: “se va male, si cambia”.
Prima ci si fidanza, dunque, e ci si impara a conoscere e ad apprezzare, poi, quando si è scelto di intraprendere una vita insieme, ci si sposa, cioè si assume una responsabilità forte, dichiarata, pubblica, e si corona la propria scelta attraverso un conoscersi completo; che è nel contempo “garanzia” per gli sposi, come per l’eventuale progenie.
Sposarsi è donare totalmente la propria vita, preziosa e unica, ad un’altra persona, che di quella preziosità e unicità si è accorta e innamorata; è assumersi una responsabilità davanti al prossimo, e, per un credente, di fronte a Dio .

AMORE FA DUNQUE RIMA CON DONO, RESPONSABILITA’, IMPEGNO, DEDIZIONE.

Continuiamo a scandire il tempo cristiano dell’affettività: prima si diventa marito e moglie; solo dopo si diventa padre e madre; per essere poi, nel contempo, marito e padre, moglie e madre. Perché prima moglie e poi madre?
Prendiamo l’esempio di un rapporto extra matrimoniale, e mettiamoci davanti una ragazza-madre : costei, o sarà spinta all’aborto dalla difficoltà delle circostanze, oppure si troverà ad allevare un figlio da sola, in condizioni di estrema difficoltà, per lei e il figlio. Questo perché l’atto unitivo ha preceduto l’unità; perché l’unione carnale non è stata figlia di un amore cosciente, cioè determinato, fedele, proiettato nel futuro. Prima si assume una responsabilità, l’uno, l’uomo, verso l’altra, la donna, e viceversa; solo allora si potrà vivere lo stesso amore responsabile, e cioè vero, verso una eventuale nuova creatura.
E solo l’uomo che sa essere prima marito, saprà anche essere, nel contempo, padre, perché non si dà ideale rapporto con un figlio, se non assicurandogli le stesse figure genitoriali che lo hanno generato.
Le “regole” uccidono l’amore? E’ il presunto amore, senza altra regola che il capriccio e il desiderio del momento, a uccidere. Non siamo forse spettatori, ogni giorno, di omicidi passionali? Di rapporti carnali che generano morte invece che vita? Di separazioni e divorzi che esitano in omicidi e suicidi? Di stermini di figli, da parte di genitori che hanno rotto la loro unione e sono stati travolti dal dolore sino alla pazzia? Oggi troppo poco ci interroghiamo su fatti come quello accaduto l’11 febbraio 2014 a Giussano: Michele Graziano, 37 anni, ha una bimba nata da una relazione; da una seconda relazione ha un altro figlio. Anche la seconda relazione si rompe. Un giorno Michele prende i due figli e li sgozza. Poi pianta nel suo petto la lama del pugnale, per suicidarsi. E’ una storia che purtroppo si ripete sempre più di frequente. Simili tragedie possono sempre accadere, ma sono certo più probabili quando il rapporto tra uomo e donna è divenuto “liquido”, senza regole, senza tempi, senza un processo di crescita e di verifica.

Fonte: libertaepersona.org

 
 
 

ANCHE I FILOSOFI AGNOSTICI SI STUPISCONO. ENRI LEVY E LA CONVERSIONE AL CATTOLICESIMO DELLA SORELLA VERONIQUE

Post n°9321 pubblicato il 24 Marzo 2015 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Grande dibattito in Francia per la vicenda della sorella del celebre pensatore agnostico. Dopo una vita dissipata «è diventata un’altra. La sua anima è cambiata»
La prima domenica di quaresima del 2012, nella cattedrale di Notre Dame, seduto su una della panche riservate alle famiglie dei catecumeni, c’era anche Bernard-Henri Lévy (foto a destra). Che cosa ci facesse in chiesa il filosofo d’origine ebraica simbolo dell’intelligentsia francese lo ha svelato solo recentemente Le Figaro. Lévy ha partecipato alla funzione in seguito della conversione al cattolicesimo della sorella minore Véronique.
«Mi sono reso conto – ha spiegato – che non era una cosa infantile, ma di un’esperienza interiore autentica». Véronique, la giovane anticlericale e femminista, che aveva sempre accusato la Chiesa di essere illiberale e oscurantista, è stata descritta dal fratello come una donna toccata dalla «redenzione» e «dal livello di conoscenza della teologia cristiana, ma anche ebraica, di cui un tempo non sapeva nulla». Spiegando di essere in parte addolorato per la decisione della sorella, Lévy ha però confessato che Véronique da fragile e instabile che era è diventata forte e sicura. «Che cosa avrebbero pensato i nostri genitori?», si è chiesto. «Durante il suo battesimo ho pensato che questo fatto li avrebbe dispiaciuti. Si tratta di una rottura, probabilmente mai provocata da nessuno nella discendenza più che millenaria dei Lévi», tanto da «sentirmi responsabile per aver omesso di trasmettere qualcosa a questa sorellina che potrebbe essere mia figlia».
MOSTRAMI IL TUO VOLTO. Chi è Veronique? A raccontarlo è sempre il quotidiano francese, spiegando che «vedendola per la prima volta per la strada, mentre fuma una Marlboro, bionda, esile, diafana, ha l’aria di essere la giovane Violaine di Claudel (la protagonista dell’Annuncio a Maria, ndr) scappata da teatro con qualcosa di infantile nell’espressione, nonostante il dolore abbia segnato la sua vita conferendo gravità al suo volto». Sembra timorosa, ma non appena «si entra nel cuore dell’argomento e l’argomento, insiste lei, è Cristo, prende sicurezza, si esprime fluentemente e anche con una certa autorità». A Le Figaro Veronique racconta «la sua avventura con il Crocifisso», mostrando il suo libro Montre-moi ton visage (“Mostrami il tuo volto”), una trascrizione dei suoi dialoghi interiori con Cristo davanti al Santissimo Sacramento, come una lunga conversazione amorosa. «Vivere la fede è come innamorarsi. Quando si ama qualcuno incondizionatamente, si sacrifica tutto per quell’amore, non ci si cura del giudizio altrui, si pensa solo a gioire della presenza dell’altro», dice Véronique.
IL PRIMO INCONTRO. La neo convertita ha ammesso che, inizialmente, non era sua intenzione pubblicare quei suoi dialoghi con Dio. Poi, convinta che oggi sia quanto mai necessario mostrare come Dio si manifesti «nella vita di tutto il mondo», ha accettato. Anche perché il suo primo “incontro” col cristianesimo è avvenuto molti anni fa quando, piccolissima, su una spiaggia affollata di Antibes, Coralie, una ragazza poco più grande di lei, le regalò un crocifisso insegnandole alcune preghiere. La piccola ebrea fu subito «colpita da quell’uomo con le braccia aperte sulla croce che non evocavano dolore, ma amore, un amore dolce e tenero, incondizionato e assoluto». Di questo sentimento, Véronique non parlò mai in famiglia: «Tu sei una principessa – le diceva il padre – porti un nome molto antico, aristocratico, il nome di una delle dodici tribù di Israele, della tribù di Levi. Non dimenticartene mai».
ORDA DI ANIME PERSE. Poi le cose cambiarono. A 12 anni la morte della nonna materna, a cui era profondamente legata, le provocò un’angoscia profonda che influì negativamente sulla sua esistenza. Erano gli anni in cui alla domanda su che cosa le fosse piaciuto diventare da grande rispondeva provocatoriamente: «La puttana». Furono anni difficili, trascorsi prima nel collegio dove l’avevano mandata i genitori, poi alla disperata ricerca di qualcosa che la soddisfacesse, dagli studi letterari al teatro, dai corsi infermieristici al design. In mezzo, tante storie d’amore frettolose, dal respiro breve. Furono gli anni in cui Veronique iniziò a frequentare un locale divenuto come una casa, «in cui mi accompagnavo a un’orda di anime perse alla deriva», ma che sentiva vicine perché «nel loro eccesso vivono una ricerca, il desiderio di un assoluto».
«LA MIA CASA». Fu allora che, quando ormai aveva toccato il fondo a causa della sua vita dissipata, incontrò padre Pierre-Marie Delfieux, fondatore della fraternità monastica di Gerusalemme, insediata a Saint-Gervais. «In poche settimane, Dio mi ha ricostruita», ha detto Veronique. Lo ha riconosciuto anche il fratello Bernard: «Nella vita di Véronique, c’è stato un corpo a corpo con il male, con un picco poco prima della sua conversione; ci furono anche grazia e redenzione: è diventata un’altra. La sua anima è cambiata».
Veronique ha scritto che «la Chiesa è un ospedale per le anime ferite, quelle che la psichiatria o la psicoanalisi non possono curare. Essa propone quello che il mondo secolare ha dimenticato: il perdono, la redenzione. Essa apre un cammino di libertà, scioglie i nodi. Il Signore non divide, ma unisce, dà un nome, ordina e quest’ordine è la bontà». Ora riconosce che quella Chiesa che prima accusava di misoginia, ha ricostruito «la sua femminilità danneggiata». È in questo nuovo inizio, spiega Veronique, che «ho trovato la mia casa».

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"W L'AMORE". IL MODELLO EMILIA ROMAGNA PER LA RIEDUCAZIOE DEI BAMBINI AL GENDER

Post n°9320 pubblicato il 23 Marzo 2015 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

L'ideologia gender prosegue la sua marcia inarrestabile nella formazione di una nuova antropologia. E lo fa con i soldi pubblici e con il cavallo di Troia dello spauracchio delle malattie sessualmente trasmissibili. La paura di contrarre l'Aids è il concetto cardine attraverso il quale le scuole statali iniziano ad anticipare gender theory, omofobia, aborto e preservativo già dalle scuole medie, abbassando l'asticella dell'informazione sessuale dalle Superiori alle Medie. Peccato che anche in questo caso i genitori siano completamente impotenti. Anche perché a proporre una rivoluzione antropologica a suon di omofobia sono addirittura le Asl, che grazie all'autorevolezza scientifica di cui godono possono essere utilizzate dalle lobby gay per introdurre tra i banchi l'ideologia relativista secondo cui l'amore non è altro che un coacervo di sentimenti ed emozioni che vanno assecondati a seconda delle sensazioni.
È il caso dell'opuscolo “Viva l'amore”, un libretto che la Regione Emilia Romagna ha promosso all'interno del XV Programma per la prevenzione e la lotta all'Aids. E poco importa se nelle oltre 150 pagine del libretto in uso ai docenti e rivolto ai ragazzi, di Aids si parli in poche sole pagine. Tutto deve servire a portare acqua al mulino della gender strategy. Come?
Presentando i cambiamenti adolescenziali come assolutamente neutri. E sottoponendo i giovani alle sperimentazioni. Il tutto mentre Papa Francesco ribadisce che «con i bambini e i giovani non si può sperimentare. Non sono cavie da laboratorio, gli orrori delle dittature li abbiamo visti nelle grandi dittature genocide del '900 e costringono i ragazzi a camminare sulla strada dittatoriale del pensiero unico».
Qui non ci sono esperimenti scientifici a fare da corollario a idee genocide, ma teorie che la Scienza non ha mai fatto sue sulla natura dell'uomo che a seconda del contesto può sentirsi maschio o femmina. La sperimentazione parte dalla rossa Emilia, che gode di un blocco ideologico forte che va dalla politica, attraverso la Regione, la quale sceglie i vertici e quindi le indicazioni sanitarie alle scuole complici e distratte.
Attualmente le Asl coinvolte nel progetto e che hanno adottato l'opuscolo sono tre: Forlì, Reggio Emilia e Bologna. Presto si aggiungerà Modena. Ma durante il corrente anno scolastico 2014-2015 a “godere” dell'educazione sessuale di “Viva l'amore” sono circa 800 studenti delle Medie. E a Reggio è stato sperimentato alla Media Leonardo da Vinci mentre lo scorso anno è stata la volta della Media Fermi, che però non ha rinnovato il progetto non essendo rimasta soddisfatta. Qualche genitore ha protestato perché la sessualità viene presentata come un qualcosa di cui approfittare. L’iniziativa era stata presentata come gratuita a differenza delle altre proposte. Per forza, è stata finanziata coi soldi della Regione. Ed è anche per questo che il vescovo di Reggio Emilia Massimo Camisasca ha benedetto la nascita in diocesi del primo Osservatorio sul gender a scuola, gestito dal Forumfamiglie e dall'Age per monitorare e denunciare il pericolo di indottrinamento delle masse giovanili.
Alcuni genitori hanno informato la Nuova BQ. I loro nomi non sono pubblicabili perché identificherebbero i figli minori, costringendo i ragazzi ad essere nel mirino di ritorsioni e vendette. Quindi ci facciamo carico noi di questa protesta, denunciando un sistema che, se la sperimentazione dovesse avere buoni frutti (chissà con quali criteri verrà effettuata la valutazione?), potrebbe diffondersi già dal prossimo anno a macchia d'olio. Con un ulteriore dispendio di soldi pubblici, cioè nostri.
L'opuscolo è stato tradotto da un'equipe di professionisti delle Asl dall'originale edito nei Paesi Bassi Soa Aids Nederland e Rutgers Wpf ed è promosso dalla Regione Emilia Romagna dove tra i banchi della Maggioranza siedono anche parecchi cattolici in quota Pd.
La sessualità? «Esprime l'aspetto fondamentale dell'essere umano e comprende il sesso, le identità, l'orientamento sessuale e i ruoli di genere. Viene sperimentata ed espressa in pensieri, fantasie, desideri, scelte, convinzioni, atteggiamenti, valori, pratiche e relazioni». Che cosa manca? Il protagonista del titolo, cioè l'amore. Che evidentemente non è funzionale.
La masturbazione? «È uno dei modi per conoscere il proprio corpo e provare piacere». Completamente assenti le ricadute psicologiche in termini di autostima per i ragazzi mentre la mano che illustra il capitolo fa capire che l'obiettivo è quello di presentare una sessualità sganciata dalla relazione, un ripiegamento fine a se stesso, per il piacere. Come la Nutella, che però non crea problemi di autostima.
E se rimani incinta? Nessun problema, c'è l'aborto, si legge a pagina 131 dove è evidente che la vera malattia da cui ci si deve difendere non è l'Hiv, ma la gravidanza.
Molto, moltissimo spazio è dedicato ai contraccettivi. Si scopre che il vantaggio della pillola è la sua comodità, mentre l'unico svantaggio è che «potresti dimenticarti di prenderla tutti i giorni», ovviamente tralasciando le conseguenze sul corpo della donna per l'uso prolungato della pillola. Poi ci sono l'anello e il cerotto, che ha come vantaggio il fatto che ci devi pensare solo una volta alla settimana, ma ahimè ha come controindicazione il fatto che sia antiestetico dato che «può essere visibile».
Tralasciamo le pagine in cui si spiega come si infila un preservativo. Giova solo ricordare che il saggio educatore prevede che esso però possa rompersi. E allora che si fa? «In questo caso si può ricorrere alla pillola del giorno dopo, cioè ad un contraccettivo d'emergenza».
Inutile aggiungere che la gran parte delle pagine è rivolta all'orientamento sessuale. Che cosa c'entra con la lotta all'Aids promessa nell'incipit? Non si sa, però è chiaro che il libello sa bene che cosa vuole far capire ai bambini, i quali a quell'età di solito fanno a gara per avere la figurina di Tevez doppia per poterla scambiare con dieci giocatori del Genoa. «Spesso ci vuole un po' di tempo per capire se si è attratti dai ragazzi o dalle ragazze o da entrambi». Già, giusto il tempo che serve perché qualcuno si presenti in classe con “Viva l'amore”. E ancora: «Si calcola che la popolazione non eterosessuale nel mondo sia compresa tra il 5 e il 10%. Non in tutti i Paesi si può esprimere o vivere apertamente l'omosessualità». Primo messaggio politico al futuro elettore. Quand'ecco che zac! «In Italia non è possibile né il matrimonio né l'adozione per le coppie omosessuali». Secondo messaggio occulto. Il bambino capirà, non appena avrà staccato dalla cameretta il poster di Cr7.
Emerge un essere umano in balia di sé, succube delle emozioni e in preda ai pensieri estemporanei sganciati dal dato biologico. Un uomo in formazione al quale viene detto che l'amore non è altro che un «provare un sentimento forte per una persona e desiderare di stare sempre con lei», ben sapendo che il modo più trendy per farlo è la bisessualità presentata come variante assolutamente neutrale.
La vita che nasce da una gravidanza? Un problema da evitare. E se qualcosa va storto? Ma quali genitori! Cercate un operatore esperto di cui fidarsi. L'amore come incontro nella diversità tra uomo e donna che sprigiona un potenziale generativo? Vintagerie del passato. Adesso ci sono gli stereotipi di genere, spiegati magistralmente a pagina 27: «Rappresentazioni di come dovrebbero essere i maschi e le femmine. Cosa non può fare una donna? Cosa non può fare un uomo? Cosa fa meglio una donna e cosa fa meglio un uomo?». Tutto questo adesso va abbattuto. Perché non è vero che le ragazze sono più brave a scuola, ma non capiscono la matematica. Però è vero, e dimostrateci il contrario se ci riuscite, che in sala parto l'uomo è sempre quell'essere inutile, che il più delle volte mette agitazione e ansia. Salvo poi piangere come un pulcino appena la vita si presenta visibile all'appuntamento.
Benvenuti nella nuova era della rieducazione forzata garantita dal protocollo sanitario e pagata coi nostri soldi.

di Andrea Zambrano - La Nuova Bussola Quotidiana -

 
 
 

EDEN, LA GIORNALISTA AGNOSTICA SESSO E ROCK'N'ROLL, FOLGORATA DA CRISTO E SUOI SANTI

Post n°9319 pubblicato il 22 Marzo 2015 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Innamorarsi del rock’n’roll, scrivere poco più che ventenne per le riviste di musica più importanti degli Stati Uniti, frequentare le star e i locali esclusivi della Grande Mela e poi, d’improvviso, innamorarsi delle opere del custode dell’ortodossia cattolica, Gilbert K. Chesterton. Leggere tutti i suoi libri per quattro anni di fila, come unico conforto in una vita dissoluta, fino ad arrendersi alla fede.

EBREA PROGRESSISTA. È la storia di Dawn Eden, autrice del libro appena rivisto The Thrill of the Chaste: Finding Fulfillment While Keeping Your Clothes On (Il brivido della castità: trovare il compimento con i vestiti addosso). Un titolo bizzarro per un’ebrea progressista nata nel 1968 a New York, figlia modello della rivoluzione sessuale. «Quando avevo cinque anni i miei genitori divorziarono. E nella sinagoga che frequentavo, dove venivo educata secondo la tradizione riformata e liberale, subii il primo abuso. Il secondo avvenne in casa di mia madre, che pur sapendo quanto mi accadeva lasciò correre», racconta a tempi.it. Eden perdonerà poi sua madre, che intanto si era pentita, «ma a causa del divorzio e degli abusi cominciai a perdere la fede in Dio. All’inizio continuavo a credere alla sua esistenza, ma non pensavo che potesse amare me. Mi sentivo orribile e sbagliata, colpevolizzandomi per quanto avevo subito, come fanno i bambini portati naturalmente a fidasi ciecamente degli adulti».

AGNOSTICA. La madre, pur continuando a garantirle una formazione ebraica, si avvicinò alla New Age: «Mi venivano presentate due verità, e questa contraddizione mi portò a credere che non esistesse alcuna verità». Perciò, «diventai agnostica. E, non sapendo dove trovarla, mi creai una falsa identità, aggressiva e provocante. Ero vulnerabile e cercavo disperatamente di essere amata. Da una parte volevo sposarmi, ma dall’altra avevo paura degli uomini. E poi non credevo di avere un valore, né tanto meno che qualcuno potesse volermi per sempre».

MATERIALISTA E CONSUMISTA. La ricerca di un bene divenne quindi una schiavitù: «Mi vestivo in maniera sfacciata per attirare l’attenzione degli uomini, mi comportavo e agivo per piacere agli altri, pensando così di ottenere l’amore che cercavo». Invece, non solo quell’amore non arrivava, ma Eden si sentiva sempre più a disagio. Per cercare di riempire il vuoto che sentiva non bastava neppure il lavoro che ogni ventenne moderna sogna. «Mi innamorai della musica e cominciai a scrivere di rock. Frequentavo gli artisti più in voga del momento, ma in quell’ambiente invece che trovare soddisfazione caddi in una depressione profonda: il mio comportamento autodistruttivo non fece che rinforzarsi, mentre il materialismo e il consumismo diventavano la prassi religiosa con cui trattare me e gli alti come oggetti». Dai primi anni Novanta in poi cominciarono anche i pensieri suicidi e «più cercavo conforto nel sesso, più mi disperavo».

FOLGORATA DA CHESTERTON. Fu un fatto ordinario ad aprire una breccia di novità nell’unico mondo conosciuto da Eden: «Era il dicembre del 1995, avevo 27 anni, chiesi a Ben Eshbach, leader di un gruppo rock di Los Angeles chiamato “Sugar Plastic”, cosa stesse leggendo. Mi rispose: L’uomo che fu Giovedì di Chesterton». Per fare impressione sull’artista Eden corse a comprarne una copia. «Fui subito colpita da una frase: “La cosa più poetica al mondo è non stare male”. Era vero, perché io, che allora seguivo tre terapie farmacologiche, non trovavo pace né tanto meno poesia”. Cominciai a leggere anche gli altri libri di Chesterton, iniziando con Ortodossia, che documenta la ragione del fascino che provavo per questo scrittore».

«IL VERO RIBELLE». Eden era sempre stata convinta che il cristianesimo fosse una forma accettata da tanti per tradizione, «mentre io cercavo un’identità che mi rendesse unica. Beh, Chesterton mi spiegò che mi ero ingannata, perché ci sono due tipi di ribelli. Uno è l’anarchico che si illude di essere libero, ma che sa solo distruggere. Il secondo è il ribelle vero, un cristiano che si oppone al mondo per difendere la verità e la bellezza». Chesterton era «l’unico uomo a farmi felice. Ricordo, ad esempio, il sollievo che provai quando ero a Londra con un mio fidanzato, un editore inglese: mi capitò in mano un suo libro e mi sentii d’improvviso contenta».

CRISTIANA PROTESTANTE. Ma l’allergia di Eden per il cristianesimo non passava, anche se «iniziai a cercare di capire da dove Chesterton attingesse tanta sapienza e gioia, quindi mi comprai una Bibbia». Era l’ottobre del 1999 quando, leggendo il Vangelo, «dopo un lungo percorso in cui Dio mi aveva lentamente cambiata, mi convertii in un istante: “Giustificati dunque per fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo”, dice Paolo nel primo versetto del Capitolo 5 della Lettera ai Romani. Ricordo perfettamente che in quel momento capii che Gesù mi amava e che non era un uomo vissuto nel passato. Stava parlando a me». La prima cosa che Eden fece fu di chiedere il battesimo protestante, perché «credevo sì in Lui, ma non nella Chiesa cattolica».

LA SCOPERTA DEI SANTI. A quel tempo la giornalista scriveva per il New York Post, «quando mi fu chiesto di raccontare la storia di un cosiddetto “Miracle baby”, nato per mezzo della fecondazione artificiale. Scoprii che su tre embrioni “prodotti”, uno era morto, quindi mi rifiutai di presentare la notizia positivamente, mettendo in luce la contraddizione. Il mio direttore mi chiamò, sapevo che mi avrebbe licenziata. In panico provai a vedere se quella cosa dei santi cattolici funzionava. Per i protestanti è idolatria, ma non avevo più nulla da perdere. Cercai il protettore dei giornalisti e trovai Massimiliano Kolbe. Lessi la sua biografia e alla fine mi commossi perché anche lui aveva difeso una vita. Mi ritrovai a parlarci così: “Senti Massimiliano sono nei guai, per favore prega per me”». Aspettandosi un miracolo, Eden ne ricevette un altro: «Mi aspettavo una magia, pensavo che il mio capo mi avrebbe non solo tenuta, ma promossa. Invece smisi di avere paura. Sentivo di essere forte e di essere dalla parte di Dio. Non temevo più nulla». Il fatto colpì così tanto «un’ansiosa come me» da portarla a desiderare di vivere ancora quella comunione dei santi, «che però c’è solo nella Chiesa cattolica, dove il giovedì santo del 2006 ricevetti il battesimo». Nel frattempo, «avevo scoperto l’amore di Dio attraverso la preghiera, i sacramenti e la compagnia della Chiesa. Compresi che l’amore che cercavo si otteneva vivendo la castità, che guariva le mie ferite, la mia depressione e la mia ansia».

CASTA E FELICE. La gioia che Eden vive oggi «non pensavo esistesse su questa terra. Appena mi battezzai quindi pubblicai un libro sulla castità». Sapendo che per il mondo «a cui appartenevo la castità è una privazione dall’amore, volevo mostrare il fraintendimento: la castità è un sì detto all’amore di Dio che ti rende capace di amare in un modo più profondo tutti gli uomini, rendendoti più sposa, più madre, più sorella, più amica». Per lei, oggi consacrata, «non si tratta però di uno status che riguarda solo me. Anche chi è sposato deve vivere così, amando davvero. Perché l’amore, per essere tale, deve essere esclusivo e aperto alla vita che Dio vuole donare a te e all’altro coniuge. Al di fuori di questa apertura i rapporti sono strumentali». Concetti duri da digerire nel suo «vecchio mondo», ma «tutti sanno che un amore senza condizioni è il massimo». Per amare così però bisogna imparare «da Dio: per questo anche io ora attingo da lui, come fa Chesterton, nell’Eucarestia e nella preghiera che alimentano l’amore ricevuto nella comunità cristiana».

- Benedetta Frigerio - tempi.it -

 
 
 
 
 

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Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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