ASCOLTA TUA MADRELE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA |
VERGINE MADRE
«Vergine madre, figlia del tuo Figlio, umile e alta più che creatura, termine fisso d'eterno consiglio, tu se' colei che l'umana natura nobilitasti sì, che 'l suo fattore non disdegnò di farsi sua fattura. Nel ventre tuo si raccese l'amore per lo cui caldo ne l'eterna pace così è germinato questo fiore. Qui se' a noi meridïana face di caritate, e giuso, intra i mortali, se' di speranza fontana vivace. Donna, se' tanto grande e tanto vali, che qual vuol grazia ed a te non ricorre, sua disïanza vuol volar sanz'ali. La tua benignità non pur soccorre a chi domanda, ma molte fiate liberamente al dimandar precorre. In te misericordia, in te pietate, in te magnificenza, in te s'aduna quantunque in creatura è di bontate».
TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000
CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
Salve Regina,
Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
Angelo di Dio,
Eterno riposo.
“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)
Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II
O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II
AREA PERSONALE
Messaggi del 15/01/2009
Post n°1294 pubblicato il 15 Gennaio 2009 da diglilaverita
LA CATTIVA NOTIZIA PER GLI ATEI E' CHE DIO ESISTE. QUELLA BUONA PER LORO E' CHE SPESSO E' ANCHE MISERICORDIOSO Il Salmista lo aveva già usato più di tremila anni fa. I Signori Atei han scoperto l’acqua calda e gridano alleluja alla notizia ritrita! Peccato che l’orante biblico avesse un briciolo di consapevolezza in più, diceva infatti «Dicono gli empi: Dio non esiste». Ci piacerebbe fare una contro-pubblicità così: «Una cattiva notizia. Gli empi esistono. Una cattiva notizia. Non ne abbiamo bisogno». (da Cime abissali, trad. di G. Venturi, Adelphi, Milano) brani ripresi da CulturaCattolica.it |
Post n°1293 pubblicato il 15 Gennaio 2009 da diglilaverita
15 GENNAIO VERGINE DEI POVERI DI BANNEUX Banneux è un piccolo villaggio delle Ardenne, in Belgio, distante poco più di venti chilometri dalla città di Liegi. Un villaggio di gente povera, formato da appena 325 anime, quasi tutti minatori addetti alle torbiere e boscaioli venuti da fuori per lo sfruttamento delle grandi foreste delle Ardenne. In una frazione di Banneux, chiamata La Fange (Il Fango), aveva posto la propria dimora Julien Beco, che aveva sposato nel 1920 Louise Wégimont. Un anno dopo, il 25 marzo 1921, di Venerdí santo, nasce Mariette, la prima di undici figli. |
Post n°1292 pubblicato il 15 Gennaio 2009 da diglilaverita
IL CORAGGIO DEL VESCOVO DI MESSINA: LA CITTA' VIVE SOTTO UNA CAPPA MASSONICA Ha "studiato" per due anni. Ventiquattro mesi di servizio, senza urla, senza strepitì – non è nel suo carattere – facendo sentire la sua voce solo nei momenti indispensabili: i passaggi spirituali in cui il Pastore indica la strada al suo gregge e durante alcune vertenze lavoro (Birra Messina, Molini Gazzi, Pumex e collegamenti con le Eolie). Per il resto un attento "apprendimento". «Perché solo la conoscenza può portare alla riorganizzazione e quindi al rinnovamento» dice. Per due lunghi anni, ovvero da quel 13 gennaio 2007, quando mons. Calogero La Piana si è insediato nella sua nuova Chiesa, l'Arcidiocesi di Messina, Lipari e Santa Lucia del Mela, una delle più vaste d'Italia, con oltre 600 mila abitanti, 244 parrocchie, 16 vicariati, 241 sacerdoti secolari e 130 regolari, con una media di 1405 battezzati per sacerdote. Ventiquattro mesi per capire la realtà che lo circonda, prendere decisioni importanti e soprattutto far ascoltare il timbro vero della sua voce: pacato, ma fermo. Deciso. Con obiettivi precisi. E con idee altrettanto chiare, che al termine di quasi due ore di intervista trovano la sintesi. Sintesi che viene fuori come il magma dal vulcano. Come profonda ferita nel cuore del Pastore che vorrebbe vedere il suo gregge non smarrirsi per percorsi impervi. «C'è una forma di ipocrisia che è tipica della nostra città. Una città che troppo spesso vive di effimero e di apparenza. E l'ipocrisia è l'espressione di una realtà più vasta che è la massoneria. La nostra è una città che vive sotto una cappa massonica che controlla tutto e tutti, che impedisce lo sviluppo per poter dominare tutto. Guardate a fondo cosa c'è sotto lo strato che si vede in superficie, dietro la vetrina. Il controllo dell'economia, di opportunità di lavoro. Alla fine, questo rende la città sottomessa a logiche che non consentono a chi ha capacità di potersi realizzare, di esprimersi. O entri nel meccanismo o non avrai spazio: è un clima massonico, c'è chi lavora perché tutto appaia in un certo modo e che impedisce l'espressione della creatività dei messinesi. In città ci sono tra 32 e 38 logge massoniche». – Esistono delle commistioni tra Chiesa e massoneria messinese? «Cosa dire: non credo e lo dico col cuore. Credo che la Chiesa venga, invece, strumentalizzata. A molti massoni fa comodo mascherarsi da uomini vicini alla Chiesa, in modo da potersi costruire una veste di "buono". Ripeto: non credo che la Chiesa sia implicata, ma ci sono persone che fanno parte di questi meccanismi che sono vicine». – Nella recente omelia, in occasione della celebrazione per il centenario del terremoto, lei ha richiamato le istituzioni ad un impegno responsabile per completare la ricostruzione di Messina. Salesiano e uomo di popolo, avverte il senso generalizzato di sfiducia da parte della gente nei confronti della classe politica? «I cittadini sono smarriti, non sanno più a chi rivolgersi, con chi interloquire per i loro bisogni. Non ottengono risposte da troppo tempo: Messina è in depressione sociale, lo si avverte giornalmente. È un problema serio. La dignità sociale viene calpestata quando i livelli di trasporto pubblico sono questi, quando le persone vivono ancora nelle baracche. La nostra gente sente parlare da anni di completamento di nuovi svincoli, potenziamento dell'approdo di Tremestieri, di un atteso risanamento, di una oculata politica edilizia e del lavoro. E non si possono dimenticare i 45 villaggi, spesso al collasso, forse quelli non sono cittadini? Tutto questo è frustrante. Persino il Palazzo della Cultura a Messina nasce vecchio di trent'anni». – Ma è un problema legato ad una mediocre classe politica messinese? «Non entro assolutamente nelle valutazioni dei singoli, per carità. Non è il mio stile e non è mio compito. Io parlo di un sistema generalizzato, che caratterizza anche il resto dell'Italia. Manca la vera formazione politica dei nostri amministratori, quella politica a servizio della collettività. Non ci si improvvisa politici, molti invece lo fanno per assicurarsi uno stipendio, un posto di lavoro per alcuni anni. Il modus operandi è chiaro: obbedisce a progetti di classe, di settori, di famiglie, non a un progetto di bene comune. C'è sempre il prevalere di un interesse privato, di qualche famiglia». – Gli scandali all'Università sui concorsi con il rettore sospeso, il presidente della Provincia indagato, lo sviluppo selvaggio dell'edilizia con alcune inchieste in corso. Si riferisce a questo? «No, mi creda, lo ripeto. Non parlo di singole persone o di singole istituzioni. Il mio è un discorso generale: mi riferisco ad un indirizzo generalizzato, ad un modo di fare che caratterizza la nostra Nazione, la nostra regione, la nostra città. Perché stupirsi dell'Università, il sistema clientelare è ovunque, anche nelle piccole cose. È un modo di essere». – Dopo qualche mese dal suo arrivo in città, Lei parlò di «assenza di senso civico e sociale». Anche recentemente è stato chiaro: è necessario ricostruire i valori per ricostruire la città e la società. «È la conseguenza di quanto ho detto prima. O si ricostruisce un vero senso civico, un nuovo stato civile o non c'è speranza. Siamo afflitti dalla degradazione della sessualità, dalla visione materialistica ed edonista della vita, dall'affievolirsi dell'amore per il focolare domestico, l'atteggiamento troppo permissivo dei genitori, la scarsa incidenza della proposta educativa e formativa, l'indebolirsi dei vincoli familiari. E poi manca la cultura dell'osservanza delle leggi e in alcuni casi anche chi è chiamato a farle rispettare per lacune di organico. Porto un esempio, ma ci tengo a sottolineare che si tratta di un semplice esempio: guardate cosa accade il venerdì e il sabato notte nel centro della città. È una giungla, non ci sono regole, non c'è il minimo rispetto per l'altro». – Nel corso di un incontro pubblico ha detto che «Lo Stretto di Messina si sta restringendo sempre di più, lo Stretto ci sta troppo stretto e dobbiamo tutti impegnarci per allargare la città dello Stretto con la creazione di nuovi e ampi spazi». Di quali spazi parla? «Mi riferisco agli spazi di socializzazione, quelli che ti consentono di comunicare direttamente, di scambiare concetti, di fare cultura. Se non c'è relazione, non c'è sviluppo. E parlo degli spazi vitali ed esistenziali per assicurare e garantire sostegno alla famiglia, diritto al lavoro, alla casa, alla salute e ad una esistenza decorosa». – Come può accadere nel 2009, che due fratelli muioiano di stenti in una casa e per tre-quattro mesi nessuno si accorga di nulla? «Perché la gente ha paura di aprirsi all'esterno, ha perso la speranza. Siamo tutti guardinghi, non c'è fiducia nell'altro. Ognuno guarda al proprio orticello, senza preoccuparsi di cosa succede a pochi metri di distanza». – La Chiesa ha delle responsabilità per questo clima generalizzato di sfiducia presente tra la gente? «Vuol sapere se la gente si sta allontanando da noi? La gente, come le ho detto, si allontana da tutto e si chiude in se stessa. Ma noi non ci tiriamo indietro – sorride –. Ne parlavo qualche giorno fa con il questore Mauro: mi ha detto che la Chiesa è ormai l'unica Istituzione a essere rimasta vicina alla gente. Dove c'è una parrocchia, c'è una casa, c'è un centro di socializzazione. Ma c'è bisogno dell'aiuto di tutti, soprattutto nei rioni abbandonati e nei più malfamati. Proprio il questore mi ha confermato che sarà aumentata la presenza delle forze dell'ordine anche a S. Lucia sopra Contesse e a Bisconte. Ho chiesto che la stessa cosa venga fatta a Giostra, a S. Matteo». – Proprio pochi giorni fa il danneggiamento delle finestre della parrocchia dell'oratorio salesiano. Atto intimidatorio vista la grande opera dei salesiani in quel quartiere controllato dalla criminalità o semplice bravata? «Se devo esprimere un parere, penso più alla bravata, tipica di una gioventù che in quei luoghi tende a dimostrare la propria forza in questi modi. Basta dare uno sguardo in giro, nella piazza, per avere un'idea. Ma questo non vuol dire che sottovaluteremo il problema. Il messaggio è chiaro: se qualcuno pensa di intimidirci sbaglia di grosso, la storia dei salesiani lo dimostra. La parrocchia e la diocesi si sono accollati un mutuo per ristrutturare il teatro, che si aspetta da decenni, ma i fondi non basteranno (servono altri 300 mila euro, ndc). Ho detto al parroco di non abbattersi, ce la faremo». – Da San Matteo a Santa Lucia sopra Contesse il passo è breve. A che punto è il progetto del centro socio-pastorale? «Ho chiesto la rivisitazione del progetto, perché com'era non andava bene. Troppo grande e troppo dispersivo, sarebbe stato difficile da gestire, anche come costi. Preferisco le cose meno roboanti, ma molto più funzionali. Sto aspettando il nuovo progetto da parte dei tecnici». – La commemorazione del centenario del terremoto poteva essere una grande occasione. In realtà, a parte le iniziative religiose, è stato un flop. «Anche io avevo immaginato altro. Avevo anche proposto un atto simbolico: la costruzione di un'opera importante sotto il profilo morale, anche un centro sociale sarebbe andato bene, in una zona degradata della nostra città. Avevo pensato a Fondo Fucile. Un segno per dimostrare che si può risorgere. Non ho avuto risposte. Il resto è stato una seria di mostre e conferenze accademiche». – Due anni di Episcopato a Messina. Il suo personale bilancio. «Il mio primo grande impegno è stato rivolto alla conoscenza territoriale della diocesi. Ho incontrato le realtà ecclesiali, quasi tutte le parrocchie. Ho voluto parlare con tutti i sacerdoti, presenti nei 16 vicariati. E tra aprile e maggio tornerò a incontrarli. Poi ho rinnovato gli organismi di partecipazione a cominciare dal Consiglio presbiteriale diocesano. A breve completerò anche il Consiglio pastorale diocesano e la Consulta aggregazione laicale. Oltre all'impegno per le lettere pastorali. E poi i giovani: la festa di Messina con 4.500 presenze, altre 2.000 a Barcellona e il prossimo grande raduno, nel periodo di Quaresima, è previsto a Taormina. Sapete l'amore che ho per i giovani». – Che si allontanano sempre più dalla Chiesa. «Perché noi marciamo controcorrente, a differenza di quelle "agenzie" (droga, sesso, sballo) che offrono l'illusione di una felicità facile a basso prezzo. Li invito a ritrovarsi, a guardarsi dentro. La felicità richiede un grande impegno, ma alla fine è eterna». Mauro Cucè - Gazzetta del Sud - LA CHIESA IN GENERALE DOVREBBE SEGUIRE IL CORAGGIO DEL VESCOVO DI MESSINA E DENUNCIARE TANTISSIMI CASI SIMILI ANCHE ALL'INTERNO DELLA CHIESA CATTOLICA. |
Post n°1291 pubblicato il 15 Gennaio 2009 da diglilaverita
MARIA MADRE DI DIO E' LA NOSTRA FORZA E LA NOSTRA PROTEZIONE Nel libro dell’Apocalisse 12,1-4, ci viene descritta una lotta implacabile tra una donna vestita di sole che rappresenta Maria e la Chiesa e un enorme drago rosso che rappresenta il diavolo, Satana. Il libro dell’ Apocalisse descrivendo questa lotta, fa una profezia della battaglia fra la luce e le tenebre, fra il bene e il male, fra l'odio e l'amore, fra le schiere di Dio e le schiere di Satana, iniziata fin dall’origine del mondo e che si concluderà alla fine dei tempi quando le forze demoniache saranno definitivamente sconfitte con la vittoria finale di Cristo su Satana. Nelle prime pagine della Bibbia, nel libro della Genesi 3,15 a riguardo di questa lotta di Dio contro Satana, troviamo un’altra profezia che attraversa tutta la storia dell'umanità permettendoci di comprenderla in profondità: «Porrò inimicizia fra te e la donna». È l'annuncio dell'opposizione irriducibile che vi sarebbe stata tra Satana, l'angelo superbo escluso dal Cielo, e l'umilissima Maria, la Madre del Redentore. Il diavolo aveva trascinato l’umanità alla rovina con la collaborazione di una donna. E Dio oppone un’altra donna, questa volta sottomessa e fedele, con il compito di vincere il diavolo strappandogli le anime redente dal sangue del Figlio. Questo è il significato profondo delle parole di Dio: «Io porrò inimicizia tra te e la donna». Invano si cercherebbe di comprendere la storia umana, con le sue grandezze e le sue miserie, con i suoi slanci di bene e i suoi abissi di malvagità, se non alla luce di questa inimicizia irriducibile, che ha come campo di battaglia i cuori degli uomini di generazione in generazione, fino a quando il Signore trionferà definitivamente. S. Luigi Maria Grignion da Monfort descrive molto bene questa inimicizia nel «Trattato della vera devozione a Maria»: «Dio non ha mai fatto o formato che una sola inimicizia, ma irriconciliabile, che durerà, anzi aumenterà sino alla fine: quella fra Maria, sua degna Madre, e il diavolo; tra i figli e i servi della S. Vergine, e i figli e i seguaci di Lucifero; così che la più terribile nemica del diavolo, creata da Dio, è Maria, la sua santa Madre. Egli le donò fin dal paradiso terreste, quantunque ella non fosse ancora che nella sua mente, tanto odio contro questo maledetto nemico di Dio, tanta abilità per scoprire la malizia di questo antico serpente, tanta forza per vincere, atterrare, umiliare quest’empio orgoglioso, che egli la teme non solamente più degli angeli e degli uomini, ma, in un certo senso, più di Dio stesso. Non già che l’ira e l’odio e la potenza di Dio non siano infinitamente più grandi di quelli della Santissima Vergine, poiché le perfezioni di Maria sono limitate; ma prima di tutto perché Satana essendo orgoglioso soffre infinitamente di più d’essere vinto e punito da una piccola e umile serva di Dio: l’umiltà di lei lo umilia più che la potenza di Dio. In secondo luogo perché Dio diede a Maria un potere così grande contro i demoni che essi temono di più, come essi stessi furono obbligati a confessare loro malgrado per bocca degli ossessi, uno solo dei suoi sospiri per qualche anima, che le preghiere di tutti i santi, una sola delle sue minacce contro di essi che tutti gli altri tormenti. ….L’umile Maria avrà sempre vittoria sopra questo orgoglioso, una vittoria così grande da giungere fino a schiacciargli la testa ove risiede il suo orgoglio. Ella scoprirà sempre la sua malizia di serpente, ne sventerà i piani infernali e dissiperà i diabolici consigli e difenderà sino alla del mondo i suoi servi fedeli da quei crudeli artigli» (Trattato della vera devozione a Maria cfr. n°50.7; 51-52; 54). I sacerdoti che esercitano il ministero pastorale degli esorcismi, quando nominano la Madonna, sperimentano come i demoni, per il loro grande odio e disprezzo nei suoi confronti, s’infuriano grandemente e senza osare mai di chiamarla mai per nome, dicono "quella", e poi a "quella" aggiungono espressioni piene di ingiurie nei suoi confronti. |
Post n°1290 pubblicato il 15 Gennaio 2009 da diglilaverita
PADRE CANTALAMESSA: I CRISTIANI RISCOPRANO LA BELLEZZA DEL MATRIMONIO CITTA' DEL MESSICO, Padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, ha affermato questo mercoledì intervenendo all'Incontro Mondiale delle Famiglie che i cristiani devono riscoprire "l'ideale biblico del matrimonio e della famiglia" per poterlo proporre al mondo di oggi. Non bisogna solo "difendere" l'idea cristiana di matrimonio e famiglia, ha osservato; l'aspetto più importante è infatti "il compito di riscoprirlo e viverlo in pienezza da parte dei cristiani, in modo da riproporlo al mondo con i fatti, più che con le parole". Il sacerdote ha dedicato il suo intervento nella prima giornata del Congresso Teologico-Pastorale del VI Incontro Mondiale delle Famiglie a spiegare come per secoli lo stesso pensiero cristiano abbia lasciato in secondo piano, di fronte alla visione istituzionale, il significato sponsale del matrimonio, presente con forza nella Bibbia. Alla base delle attuali "inaccettabili proposte del decostruzionismo", constata, c'è un'"istanza positiva" da accogliere, ed è la revisione della visione del matrimonio come unione e donazione tra i coniugi. "Ma questa critica va nel senso originario della Bibbia, non contro di essa!", ha avvertito il cappuccino. "Il Concilio Vaticano II ha recepito questa istanza quando ha riconosciuto come bene ugualmente primario del matrimonio il mutuo amore e aiuto tra i coniugi". "Anche le coppie credenti – talvolta esse più delle altre – non riescono a ritrovare quella ricchezza di significato iniziale dell'unione sessuale a causa dell'idea di concupiscenza e di peccato originale per secoli associata a quell'atto". Secondo padre Cantalamessa, è dunque necessario riscoprire l'unione sessuale come immagine dell'amore di Dio. "Due persone che si amano – e quello dell'uomo e la donna nel matrimonio ne è il caso più forte – riproducono qualcosa di ciò che avviene nella Trinità", ha spiegato. "In questa luce si scopre il senso profondo del messaggio dei profeti circa il matrimonio umano, che cioè esso è simbolo e riflesso di un altro amore, quello di Dio per il suo popolo". Ciò presuppone il fatto di "rivelare il vero volto e lo scopo ultimo della creazione dell'uomo maschio e femmina: quello di uscire dal proprio isolamento ed 'egoismo', di aprirsi all'altro e, attraverso la temporanea estasi dell'unione carnale, elevarsi al desiderio dell'amore e della gioia senza fine".Il predicatore pontificio ha segnalato in questo senso l'accoglienza "insolitamente positiva" che ha avuto in tutto il mondo l'Enciclica "Deus caritas est", che insiste su questa visione dell'amore umano come riflesso dell'amore divino. Un'altra questione, ha aggiunto, è la "pari dignità della donna nel matrimonio. Essa, abbiamo visto, è nel cuore stesso del progetto originario di Dio e del pensiero di Cristo, ma è stata quasi sempre disattesa". Non ribattere, ma proporre Padre Cantalamessa ha spiegato che di fronte alla situazione attuale di "contestazione apparentemente globale del progetto biblico su sessualità, matrimonio e famiglia" è necessario evitare l'errore di "passare tutto il tempo a controbattere le teorie contrarie, finendo per dare loro più importanza di quello che meritano". La strategia non è di "scontro con il mondo", ma di dialogo, perché "la Chiesa è in grado di trarre profitto anche dalle critiche di chi la combatte", ha affermato. Un altro errore da evitare è "puntare tutto su leggi dello Stato per difendere i valori cristiani". "I primi cristiani, abbiamo visto, con i loro costumi cambiarono le leggi dello Stato; non possiamo aspettarci oggi di cambiare i costumi con le leggi dello Stato", ha ammesso. Rispetto all'attuale decostruzione della famiglia, o "gender revolution", il sacerdote ha spiegato che ha una certa analogia con il marxismo e ha ricordato che di fronte a questo la reazione della Chiesa fu "l'antico metodo paolino dell'esaminare tutto e ritenere ciò che è buono", sviluppando "una propria dottrina sociale". "Proprio la scelta del dialogo e dell'autocritica ci dà il diritto di denunciare questi progetti come 'disumani', contrari cioè non solo alla volontà di Dio, ma anche al bene dell'umanità", ha aggiunto. "L'unica nostra speranza è che il buon senso della gente, unito al 'desiderio' dell'altro sesso, al bisogno di maternità e di paternità che Dio ha inscritto nella natura umana resistano a questi tentativi di sostituirsi a Dio, dettati più da tardivi sensi di colpa dell'uomo, che da genuino rispetto e amore per la donna", ha concluso. ZENIT |
Post n°1289 pubblicato il 15 Gennaio 2009 da diglilaverita
IL BAMBINO GUARITO PER INTERCESSIONE DEI GENITORI DI SANTA TERESINA "Io sono nato malato, e quando ero malato i Martin hanno chiesto a Gesù di guarirmi e lui mi ha guarito". Così il piccolo Pietro Schilirò, di sei anni, spiega il miracolo della sua guarigione quando era neonato. I genitori dei bambino, Valter e Adele, si sono affidati agli sposi Marie Zélie Guérin (1831-1877) e Louis Martin (1823-1894), genitori di Santa Teresa del Bambin Gesù. Grazie a questo miracolo è stata approvata la beatificazione della coppia, avvenuta il 19 ottobre nella Basilica di Lisieux, in Francia. La famiglia Schilirò si è recata a Roma da Milano per partecipare all'udienza con Papa Benedetto XVI nell'Aula Paolo VI, questo mercoledì, perché erano presenti le reliquie della coppia beatificata. Nel giorno in cui in Messico iniziava l'Incontro Mondiale delle Famiglie, il Papa ha sottolineato, parlando in francese, come i due sposi abbiano vissuto "in modo molto profondo il mistero d'amore di Cristo". Sono stati proprio gli Schilirò, appartenenti al Movimento di Comunione e Liberazione, a consegnare al Santo Padre un reliquiario dei coniugi Martin. Parlando a ZENIT, hanno raccontato la guarigione del piccolo Pietro e come questa testimonianza li abbia portati ad avere una visione soprannaturale di quei momenti di incertezza e apparente abbandono. Storia di un miracolo Pietro è il più piccolo di cinque figli. E' nato a Milano il 25 maggio 2002. Lo stesso giorno gli venne diagnosticata una grave malformazione polmonare, motivo per il quale rimase in ospedale, venendo sottoposto a una terapia intensiva perché potesse respirare. "Subito ci siamo resi conto che la malattia era molto grave perché non lasciava nessuna possibilità di guarigione – ha spiegato il papà –. Ci hanno chiesto di fare una radiografia polmonare per vedere che cosa potesse essere". Era necessario effettuare una biopsia, il che comportava un grande rischio per il piccolo. Per questo i genitori decisero di battezzarlo immediatamente. Fu così che chiesero a padre Antonio Sangalli di amministrare il sacramento. Il sacerdote carmelitano consegnò loro un santino dei coniugi Martin. "Loro avevano perso quattro bimbi in tenera età – ha spiegato Adele, la mamma di Pietro –. Quindi potevano aiutarci a sostenerci in quello che stava accadendo e in quello che il Signore ci stava chiedendo in quel momento". I coniugi Schilirò non sapevano molto della vita di Zélie e Louis; il poco che conoscevano era attraverso gli scritti di Santa Teresina. Nell'incertezza per la salute del piccolo scoprirono una "misteriosa vicinanza con i coniugi Martin", ha confessato Valter. "Noi a quel punto abbiamo osato domandare al Signore ciò che ci stava a cuore, che era la guarigione di Pietro. Il Signore ci aveva messo fra le mani i coniugi Martin", ricorda Adele. Nella sofferenza, e vedendo il figlio neonato collegato a tanti apparecchi artificiali per poter respirare, Adele e Valter hanno capito di dover chiedere a Dio quale fosse la Sua volontà per Pietro. "Per noi questo è stato importante perché ci ha aiutato a guardare quello che nostro figlio stava vivendo. Lui stava vivendo pienamente la sua vocazione attraverso quello che stava facendo nella sofferenza che stava portando. Partecipava alla salvezza delle anime con Gesù e per noi è stato il primo miracolo". Il 26 giugno Pietro ha subito una grave crisi respiratoria. "I medici ci hanno detto che era questione o di poche ore o di qualche giorno. Comunque per Pietro non c'era speranza", ha proseguito Adele. Dopo aver recitato varie volte la novena ai coniugi Martin, il 29 giugno, giorno in cui la Chiesa celebra la festa di San Pietro e San Paolo, Pietro iniziò a dare segni di miglioramento. Due settimane dopo il bambino respirava senza ossigeno e i medici assicurarono che la sua guarigione era "un fatto sorprendente". I genitori lo comunicarono a padre Antonio, e il sacerdote divenne vicepostulatore della causa di beatificazione di Zélie e Louis. "Noi siamo veramente colmi di gratitudine. Ci sentiamo sproporzionati", ha detto Adele. Valter aggiunge: "Non è per noi un merito, assolutamente. Quello che è accaduto a Pietro è per la Chiesa intera. Tant'è vero che siamo qui, oggi, a portare al Papa questa reliquia, che è un segno grande per tutta la Chiesa". Oggi Pietro è un bambino normale: gioca, va a scuola e sa molto bene di essere guarito grazie al miracolo dei coniugi Martin. "Tutte le sere recita insieme a noi, in famiglia, la preghiera dei Martin per chiedere per le persone che ci chiedono le loro preghiere", dice Adele. "Prega anche per il Papa e tutti i nostri cari amici sacerdoti, e un elenco lungo che fa tutta la sera", sottolinea Valter. I genitori di Pietro comprendono molto bene ciò che significa confidare nella Provvidenza quando si soffre per la salute dei figli: "Io direi ai genitori dei bambini malati di non perdere la speranza, di avvicinarsi a Cristo attraverso i suoi santi. Osare chiedere perché il Signore è un Padre buono. E quindi bisogna avere questa forza di capire che ciò che accade è per il bene". "In un momento di prova il Signore ci chiede davvero tanto, però si se pone la speranza e la fiducia in Lui il Signore ricolma molto di più. E domandare innanzitutto la conversione del proprio cuore, è la prima guarigione che bisogna chiedere sempre", osserva Adele. - ZENIT - |
Post n°1288 pubblicato il 15 Gennaio 2009 da diglilaverita
PAZZE PER DIO, LA RISCOSSA DELLE MISTICHE ITALIANE |
INFO
LE LACRIME DI MARIA
MESSAGGIO PER L’ITALIA
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi
SAN GIUSEPPE PROTETTORE
A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione
ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua
santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre
di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne
preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo
sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù
Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che
ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere
delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla
morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa
di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di
noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso,
possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna
beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.
Inviato da: diglilaverita
il 30/12/2016 alle 23:44
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