ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 05/02/2009

TIZIANO FERRO:IL DOLORE VA AFFRONTATO

Post n°1421 pubblicato il 05 Febbraio 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

La pop star Tiziano Ferro allo specchio: la musica mi aiuta a superare dubbi e fragilità. “Il dolore va affrontato: non si può attraversare il fiume della vita senza bagnarsi” «Io sono un istintivo: le mie paure, le mie fragilità, le mie tristezze le scrivo di getto nelle mie canzoni. E sono fortunato, perché la musica mi aiuta a superarle». Tiziano Ferro ha la faccia molto più giovane e la testa molto più adulta dei suoi 28 anni. Si presenta con felpa e camicia a quadri, come un ragazzino qualunque e non come la star che nel mondo ha venduto oltre 5 milioni di dischi con soli tre album. Il suo ultimo cd “Alla mia età”, il quarto della sua carriera, distribuito in 42 Paesi, dimostra una raggiunta maturità artistica e al tempo stesso rivela una sincera profondità umana. I brani che il cantante di Latina scrive (suoi sono testi e musica) riescono a cogliere timori, speranze e inquietudini delle nuove generazioni. A fare breccia, lo aiuta anche una voce eccezionale che i fan sentiranno dal vivo nel suo tour in Italia da aprile. Ma a chi pensa che lui sia un tipo triste, il giovanotto risponde con una risata piena e contagiosa e con una raffica di battute. «Ma poi se esagero so chiedere scusa», aggiunge sorridendo.

Tiziano, nelle tue canzoni i giovani si riconoscono, vedendo rispecchiate le loro fragilità e i loro momenti bui. Sono anche i tuoi?

Nelle canzoni esprimo le mie necessità più intime, le mie riflessioni, i miei sentimenti. Questo nuovo disco in particolare è dedicato alle paure, ai dubbi, alla voglia di vivere, alla capacità di fare pace con se stessi, di perdonare, di comprendere. è il mio disco più esistenziale perché metto al centro i valori e gli obiettivi della vita. E ho una piccola presunzione: che la mia musica possa avere una certa utilità anche per gli altri.

Qualcuno trova che le tue canzoni siano a volte troppo tristi.

Se scrivo cose pesanti emotivamente è per arrivare poi al sorriso finale. Sono convinto che non si può attraversare questo fiume che è la vita se non ci si bagna. La tristezza e il dolore vanno affrontati per arrivare a un miglioramento: occorre avere un atteggiamento di apertura verso l’esistenza. Non hai mai nascosto le tue difficoltà di quand’eri ragazzino, legate ai problemi di peso e alla bulimia. Vi hai anche dedicato un album, “111”, come i chili che eri arrivato a pesare.

Da lì a diventare una star della musica e un ragazzo in forma ed equilibrato, ne hai fatta di strada.

Sono stato fortunato. Ma ho anche tanto lavorato su di me, non mi ha mai spaventato la mia interiorità, non ho mai evitato il confronto con me stesso. è una questione di carattere: ancora adesso non lascio mai niente in sospeso. Preferisco affrontare i pensieri scomodi, piuttosto che rimandarli a dopo. Le persone dimenticano che amare, avere un buon rapporto con se stessi, con gli amici, con la famiglia, costa fatica.

E tu che rapporto hai con la tua famiglia?

Ottimo. Lo sforzo che faccio tutti i giorni è quello di mantenere un buon rapporto con mia madre e con mio padre: occorre innaffiare questo giardino sempre e farlo con amore. Nessun genitore ha i rudimenti per essere un bravo comunicatore o un maestro, se un figlio lo aiuta le cose diventano molto più semplici.

Vuoi dire che se i figli non comunicano, è un po’ anche colpa dei genitori?

Occorre farsi un esame di coscienza con coraggio e onestà, le colpe non sono mai da una parte sola. I genitori si ritrovano in mano una vita da gestire, hanno le loro insicurezze. Quando un figlio cresce deve guardarli come persone con tutti i diritti di avere loro fragilità.

Veniamo ai testi delle tue ultime canzoni, che sembrano dei piccoli manifesti. L’album si apre con “La tua vita non passerà”, che dice «la tua vita sarà più forte/di ciò che a volte/ ti hanno detto».

Questo è uno dei brani centrali del disco. è basato sull’importanza di credere che il dono della vita è una delle cose più importanti in assoluto, e io l’ho capito riposizionando alcune cose. Vorrei dire a tutti di non mettere in secondo piano la propria salute mentale e fisica a favore di altro. Se tu sei una persona felice e serena riescono a stare bene anche gli altri.

C’è poi “Il sole esiste per tutti”; anche qui parli di come «insostituibile e solo tuo sia il dono della vita».

“Il sole esiste per tutti” è un inno alla vita, un manifesto alla positività anche nei giorni grigi. Spesso ci sono momenti non facili, ma invito i giovani a non autoinfliggersi la tristezza. Occorre un atteggiamento più aggressivo nei confronti della vita, anche più ironico: sono convinto che questo spirito attiva le cose buone.

Tiziano, a soli 28 anni già scrivi “Alla mia età”?

Certamente. La mia generazione non deve compiere questo errore: non dobbiamo perdere tempo. Dobbiamo invece essere consapevoli del momento che stiamo vivendo, di quello che abbiamo dentro. Se non capisci cosa vuoi ora, non hai modo di modellare la tua vita, di viverla felicemente.

Anche in questa canzone, come nel tuo primo successo, torna il concetto di perdono. Solo che aggiungi: «Perché Dio mi ha suggerito che ti ho perdonato/e ciò che dice lui, va ascoltato». Lo hai scritto solo perché suonava bene o ne sei davvero convinto?

Convintissimo. Innanzitutto della necessità di prendersi la responsabilità delle proprie mancanze e anche di accettare le scuse. Ed è vero che ascolto il Suo suggerimento. Io ho sempre avuto un rapporto molto profondo col sacro e con la religione. E ci tengo a tenerlo vivo: mi piace andare in chiesa da solo, quando non c’è nessuno, è un momento così privato. E se si nota bene, tutto questo c’è nel sottofondo delle mie canzoni.

C’entra il fatto che da ragazzino cantavi in un coro gospel di Latina?

Scoprire il rapporto con Dio legato all’allegria e ringraziare il divino con il canto, il ballo, con concerti per tutta Italia e l’incontro con ragazzi di tutto il mondo mi ha cambiato la visione del canto e del rapporto con la religione. Ho cantato gospel dai 15 ai 18 anni ed è lì che il direttore del coro mi ha scoperto ed è iniziata la mia carriera da solista.

Lavora con te anche tuo fratello minore, che suona la batteria in un brano del disco. Che rapporto avete?

Flavio ha 17 anni, ci adoriamo: ho anche il suo nome tatuato sul braccio. L’ho fatto suonare a patto che passasse l’anno e recuperasse due materie. La sua è una generazione molto diversa dalla mia. Questi ragazzini mi spaventano per lucidità, capacità e destrezza nel gestire tempi, informazioni, tecnologie. Io sono stato un bambinone per tanto tempo, mio fratello e i suoi amici sono molto più svegli di me alla loro età, ma mi sembra che abbiano un senso di frustrazione in più. Mi fanno tenerezza, li vorrei vedere meno tecnologici e più in grado di scrivere un diario. Però non li rimprovero: si adattano al mondo in cui vivono e non ci possono fare niente. Angela Calvini - donboscoland -

 

 
 
 

CHE SENSO HA LA VITA?

Post n°1420 pubblicato il 05 Febbraio 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Per capire il senso della vita bisogna meditare sulla parola stessa, e da lì poi partire. Per vita noi intendiamo quello che facciamo quotidianamente: i nostri impegni, le nostre gioie, i nostri dolori e tutto quello che ci tiene costantemente impegnati per arrivare a sera. Certamente questa è la vita, la nostra. Di esseri umani in questo luogo ed in questo tempo. Ma se allarghiamo gli orizzonti ed esploriamo almeno il mondo che ci circonda ci accorgeremmo subito che la vita ha una miriade di sfaccettature e di allusioni diverse dalla nostra, ma pur sempre di vita si tratta. Ho sete. Mi alzo, prendo una bottiglia di acqua minerale dal frigo, un bicchiere e lo riempio. Ho di fronte a me un bicchiere di acqua fresca. Ne bevo un sorso. Mi passa la sete ed intanto penso a quest'acqua che rappresenta la vita perché senza di essa, senza questo elemento così comune ma anche così prezioso, non esisterebbero la maggior parte delle forme viventi conosciute. Poi penso a quello che contiene l'acqua. Non è solo idrogeno ed ossigeno legati tra loro, ma una miriade di microrganismi che in quell'acqua hanno tutto il loro mondo.Vita invisibile sotto i miei occhi. Oltre la finestra le nuvole attraversano il cielo e spariscono oltre le colline verdi, che vivono la loro ennesima primavera. La primavera della vita. Ogni albero, ogni cespuglio ed ogni singolo stelo d'erba che prepotentemente testimonia la propria vita e che dice a tutto il creato: io sono quì, ora, adesso e sono vivo. Seguo con gli occhi il profilo delle colline scendendo sino al fiume, fiume di vita. Fiume che porta vita alla terra che lambisce e che trascina la sua vita sino al mare. Il mare. Che ci culla con le sue onde, vive come carezze di una madre. Mare che è culla della vita stessa. Mi immergo in questo mare ed attraverso tutti gli oceani della terra. Ed incontro solo vita. Vita ad ogni angolo, in ogni forma, ad ogni profondità. Raggiungo il fondo degli abissi dove la notte è eterna e trovo vita. Abbarbicata alle dorsali oceaniche dove nessuno potrebbe pensare mai potesse esserci, eppure la trovo: a cibarsi dello zolfo che fuoriesce e a riscaldarsi con i getti di vapore. Perché la vita è prepotente. La vita non si arrende mai. E se scavassi al di sotto la troverei ancora. Fuoco che arde nelle viscere della terra, fiumi di lava che come linfa scorrono nelle vene del mondo. Così risalgo e mi proietto di nuovo dove c'è la luce, nel mio mondo. E vado oltre. Salgo sino a vedere questo pianeta dal di fuori, mi volto e trovo l'immenso che scrive la vita nella luce delle stelle. Miliardi di mondi in ogni direzione, per sempre. La vita. Parola così semplice ma anche così complessa. La vita è questa forza che permea l'universo e che permette all'idea di divenire realtà. Nell'infinito dell'universo ogni cosa esiste, semplicemente perché è infinito. Nel mio bicchiere d'acqua il mondo è limitato dalle pareti circolari di vetro, ma oltre quelle pareti di vetro lo spazio non ha fine. In ogni direzione e per ogni tempo o dimensione. Ma questa forza che permea tutto e che permette alla vita di esprimersi all'infinito e nell'infinito da dove proviene? Potrebbe il caos fare in modo che tutto avvenga semplicemente per caso? Non credo. Ci vorrebbe più fede a credere in questo che a credere all'esistenza di un Dio creatore di amore e di vita. Il Dio della vita. Un pensiero che permette la vita. Una creazione continua ed interminabile. Da sempre e per sempre. Il senso della vita, di qualsiasi vita, da quella minerale a quella animale, a quella spirituale per andare poi a forme di vita a noi ignote è di testimoniare l'amore di questo essere creatore che noi chiamiamo Dio. Ogni cosa è testimonianza di Dio. Ogni pensiero, ogni alito di vento, ogni sospiro dell'eternità.- mariadinazareth -

 
 
 

BAMBINI ATTENTI A SCEGLIERE I GIOCHI!!!!!

Post n°1419 pubblicato il 05 Febbraio 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

"Per la Società internazionale di endocrinologia è lecito fermare lo sviluppo ormonale se un bambino manifesta "tendenze" diverse!!???!!!.

Il Corriere della Sera ha rivelato che la Società internazionale di endocrinologia ha in cantiere un «innovativo progetto che sta facendo discutere la comunità scientifica». La proposta è di bloccare la pubertà fino ai sedici anni per quei bambini che vivono infanzie «diverse»: «Bambine che a tre anni fantasticano sulla barba che avranno da grandi, maschietti che già a cinque all’idea di sostituire la Barbie con la classica automobilina fanno capricci interminabili». Sono i cosiddetti «transessuali primari che non "guariscono" e una volta adulti, vogliono, spesso, cambiare sesso». Per evitare loro quindi l’impiccio dell’operazione, la Società internazionale di endocrinologia ha avanzato delle linee guida affinché «si blocchi lo sviluppo puberale» dando la possibilità «al ragazzo/a di optare poi per l’altro sesso senza interventi pesanti».
Secondo il Corriere della Sera «la motivazione sembra valida: quando la virilità ha avuto già uno sviluppo completo, cambiare sesso significa mutilare i genitali, togliere barba e peli, asportare il pomo d’Adamo e molto altro ancora». La Free university di Amsterdam ha già svolto esperimenti in questo campo e «sembra abbia avuto buoni risultati». E anche per i farmaci utilizzati non si corre alcun pericolo, trattandosi di «cure collaudate e sicure». Tuttavia, come spiega Domenico Di Ceglie, psichiatra infantile che dirige a Londra un servizio per bambini e adolescenti con disturbi dell’identità, «i dati ci dicono che dei bimbi che mostrano segni di transessualismo l’80 per cento supera il problema con l’età adulta. È vero che l’atteggiamento attendista porta a cambiamenti del corpo che non possono regredire, ma è altrettanto vero che non sappiamo quanto le terapie che bloccano la pubertà influiscano sull’identità di genere a livello del cervello: c’è il rischio di confondere ulteriormente una situazione già incerta».
A corredo dell’articolo, il Corriere riporta maliziosamente «i percorsi di chi ha deciso per una nuova vita e di chi ha scelto l’ambiguità». C’è la storia di Colin Bone diventata Celia a sessant’anni, quella di Jasmine Tayfun, ex ufficiale dell’esercito turco, quella di Mario (poi Mara) Siclari che oggi convive con i due figli e la moglie Silvia che «ha accettato la nuova condizione del marito», quella di Elena diventata Christian per sposare la donna che amava fin dall’infanzia. Non manca, naturalmente, un accenno al «testimonial per definizione di questa condizione, Vladimir Luxuria, trionfatrice dell’isola dei famosi, ex deputato di Rifondazione comunista, al secolo Wladimiro Guadagno». Italo Carta, già professore ordinario di Psichiatria all’Università Bicocca di Milano, ha letto l’articolo ed è rimasto piuttosto perplesso. «La condizione transessuale – spiega a Tempi – è per certi versi ancora un mistero. Chi ne ha un’esperienza clinica sa che, in alcuni casi, è davvero di difficile inquadramento. Credo che posizioni attendiste e prudenti prima della somministrazione di farmaci siano giustificate. Terapie che ritardano lo sviluppo ormonale comportano variazioni importanti della sfera emotiva perché gli ormoni agiscono a livello encefalico e possono modificare il substrato affettivo». Bloccare la carica ormonale, quello sì, significa modificare gli orientamenti. Secondo Carta «l’idea di bloccare lo sviluppo è figlia del presupposto che considera l’orientamento sessuale come già determinabile dai comportamenti infantili». Quindi il maschio che giocherà con le bambole da piccino o la bambina che si divertirà a sparare con le pistole riveleranno – "per forza" – tendenze transessuali in età adulta. «è un modo un po’ semplicistico di leggere il problema. Quanti dei nostri bambini fanno questi giochi? Eppure è esperienza comune che non, "per forza", sviluppino in seguito problematiche in ordine all’identità sessuale. E poi, non credo che esista un solo documento scientifico che avvalori l’idea per cui il destino di un bambino sia determinabile in base ai comportamenti dell’infanzia. Altrimenti dovremmo dedurre che un bambino aggressivo nella fanciullezza diverrà un criminale in età adulta». La verità è che «la realtà umana è assai più complessa e che i nostri comportamenti si modificano col passare delle età». Da un punto di vista bioetico, quindi, il progetto si rivela solo «una scorciatoia offensiva della dignità umana» perché pensa di risolvere problemi complessi basandosi solo sulla «prevedibilità che un bambino diventi transessuale».-Tempi -

 
 
 

L'IPOCRITA RICHIESTA DI CHIEDERE IL SILENZIO Post n. 1417

Post n°1418 pubblicato il 05 Febbraio 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

E adesso chiedono il silenzio. Ma certo: che resta ancora da dire? Eluana va a morire e la morte si deve tacere. Non si deve raccontare. La morte non è chic, stona un po’ con l’eleganza dei pensieri vip. Una morte di fame e sete, poi. C’è qualcosa di più terribile, c’è qualcosa di più straziante? C’è qualcosa che stride di più con la cipria del conformismo? E allora avanti: tutti a chiedere di calare il sipario, di stendere un velo, di rispettare il riserbo. In fondo la battaglia è vinta, no? Il principio è stabilito: ora in Italia si può morire per legge. L’eutanasia è arrivata per via giudiziaria. Che altro si deve aggiungere? Niente. C’è una ragazza che muore, c’è una ragazza che viene uccisa, ma questo è un particolare. Non si deve dire. Non si deve far sapere. Non più. Avanti con il prossimo caso. E intanto ricordatevi: tutti al Cafonal del sabato sera. Magari in viola, ma solo perché fa trendy. Guai a chi parla ancora di Eluana e di morte, però. Il Tg de La7 annuncia di aver staccato «la spina dell’informazione». L’Unità pubblica a tutta pagina il titolo rosso «Silenzio» (e la foto illustra il gesto eloquente di chi chiede di tacere). «Silenzio per Eluana», dice l’editoriale Europa. «Silenzio per Eluana» chiedono le parlamentari del Pd Livia Turco e Barbara Pollastrini. «Cresce il partito del silenzio», strilla il Corriere. «Adesso silenzio», concorda il Riformista. «È il momento del rispetto», fa eco da destra il Secolo d’Italia. E forse sarò il solito controcorrente, ma in mezzo a tutti questi che invocano il silenzio, a me, oggi, è venuta una grande voglia di urlare.
Ma sì, non si può tacere di fronte a quello che sta accadendo a Udine. Non si può. Non più. Scusatemi, ma l’hanno voluto loro. Hanno fatto di Eluana un caso, hanno fatto di Eluana un emblema. Sono andati a prenderla nella sua stanza di Lecco, dove da anni le suore la curavano amorevolmente, in silenzio (loro sì), nel riserbo (loro sì), con rispetto (loro sì). L’hanno portata in giro come una bandiera, l’hanno esposta come un labaro o uno stendardo. Hanno sbattuto la sua vita in pasto ai tribunali, hanno messo la sua esistenza nelle mani dei giornali. Hanno fatto di una sofferenza privata un caso pubblico, di un dramma personale una questione nazionale. E adesso, dopo anni di riflettori accesi, e interviste a settimanali e tv, dopo anni di talk, dibattiti, forum, libri, ospitate, Bruno Vespa, Fabio Fazio, Maurizio Costanzo Show, adesso ci chiedono il silenzio? Con che coraggio?
Ancora ieri il papà di Eluana era in tv, intervistato a Porta a Porta. E ancora ieri era intervistato sui quotidiani. A Repubblica ha detto che sua figlia è un «simbolo». Ecco: se ha accettato che sua figlia diventasse un simbolo, se ha fatto di tutto perché sua figlia diventasse un simbolo, ora non può chiedere il silenzio. Non può chiedere il riserbo. Non si può essere simboli nel silenzio e nel riserbo. E forse è vero, come diceva ieri alla Stampa, il medico Mario Riccio, quello di Welby, che nei reparti di rianimazione degli ospedali, senza che nessuno se ne accorga, «si stacca la spina 18mila volte l’anno». Forse è vero. Anzi, sicuramente è vero. È la coscienza dei medici, l’intesa coi parenti, spesso un tacito consenso, un gesto pietoso e condiviso. Ma Eluana non fa parte di quei 18mila. Eluana non muore per un tacito consenso o per un gesto pietoso. Muore per una sentenza che, di fatto, sostituisce una legge. E questo perché, da un certo punto in avanti, è stato deciso (mica da noi, mica dai giornali brutti e cattivi, mica dall’informazione dei soliti sciacalli) che lei diventasse un simbolo. Un caso. È stato deciso che la sua tragedia privata diventasse vicenda pubblica. Hanno voluto spremere il suo corpo inerte, hanno voluto ricavarne un distillato universale, un principio valido per tutti, un diritto scolpito dalla giustizia dentro la nostra storia e dentro le nostre coscienze. Non per esaudire la sua volontà, come è stato detto. Piuttosto, per forzare la nostra. Per costringerci, attraverso la pietà umana, ad aprire le porte a provvedimenti che sono e resteranno disumani.
Per questo non si può tacere di Eluana. Non più. È troppo tardi, è troppo ipocrita ora. L’abbiamo seguita fra i decreti e le corti, fra i palcoscenici dei tribunali e quelli della Tv: ora bisogna seguirla nell’ultimo tratto, bisogna raccontare minuto per minuto quello che accade dentro quella stanzetta, bisogna salire passo dopo passo il suo calvario che diventa il nostro calvario. Bisogna guardare in faccia Eluana fino all'ultimo. Anche se sarà duro. Anche se sarà meno chic di un articolo di Adriano Sofri, che in questo caso non vuole parlare di omicidio, lui che se ne intende. Anche se saremo sconvolti come il medico che l’ha accompagnata da Lecco a Udine in ambulanza e ora dice: «Non sarò mai più lo stesso». Bisogna parlarne ancora, bisogna dire tutto, perché Eluana è diventata un simbolo, come dice suo papà. E in quanto simbolo, inevitabilmente, vive sotto gli occhi di tutti e muore sotto gli occhi di tutti. Ma forse è proprio questo che fa paura, forse è proprio per questo che si chiede il silenzio: perché un conto è sopprimere un simbolo (morto un simbolo se ne fa un altro), un conto è sopprimere una vita. E accompagnando Eluana sino all’ultimo istante, raccontando i suoi giorni di agonia, c’è il rischio di rendersi conto che lei è molto più di una battaglia, molto più di una bandiera, molto più persino di una storica sentenza. Lei è semplicemente una persona. - da un articolo di Mario Giordano - Il Giornale -

 
 
 

OFFESE DI OGNI TIPO VERSO LA FIGURA DEL SANTO PADRE SU YOU TUBE

Post n°1417 pubblicato il 05 Febbraio 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

'Orémus pro Pontifice nostro Benedicto'.

Orémus pro Pontífice nostro Benedícto

Dóminus consérvet eum,

et vivíficet eum,

et beátum fáciat eum in terra,

et non tradat eum in ánimam inimicórum éius

- Stefano Cropanese - Petrus -

Coloro i quali hanno l’opportunità di connettersi in Internet e di "navigare" su YouTube, possono tranquillamente constatare quanto sia vero ciò che viene riportato di seguito. Questo sito di condivisione video, che ospita bellissime ed edificanti realizzazioni amatoriali, è divenuto anche uno dei luoghi più rilevanti in cui viene gratuitamente offesa, infangata e denigrata la figura di Papa Benedetto XVI. Già in riferimento al nome del Pontefice (Benedetto) in vari video viene presentata un’immagine assurda, niente poco di meno che maledetta. Ma maledetta da chi? Certamente da coloro i quali non operano nella carità e nel rispetto verso l’essere umano in genere. Offendere una persona - chiunque essa sia - è sempre deprecabile, di bassissimo valore! Sono decine i video che si trovano su YouTube in cui si associano a Benedetto XVI mostruosità inconcepibili: simbologie occulte, sataniche ed esoteriche! Persino il suo sorriso - tanto timido quanto sincero - viene macchinosamente mutato con immagini disgustose come quelle di vermi e orrendi topi di fogna, di animali che nella simbologia rappresentano il diavolo, che sono impuri e si cibano di spazzatura e oscurtità. Ma perché tutto questo odio nei confronti di una persona che, oltretutto, è il successore di Pietro, l’Apostolo sulla cui fede Gesù ha edificato la Sua Chiesa? A questa domanda si tenterà di rispondere in seguito. Ora, invece, riportiamo i titoli di alcuni di questi aberranti video: Papa Ratzinger in tutta la sua cattiveria; Darth Ratzinger; Evil Pope; Papa Ratzinger e il Nazismo; Ratzinger Morphing; Pope sidius; Dark pope of the sith; Polluted Church; La verità fatta Ratzinger; Ratzinger, il grande Mazinga; Il grande Ratzinga; Ratzinger che Papa; Habemus Hitler; Ratzinger e l’oscurità; 666 Beatitudini di Ratzinger; Benedictum 666; Il trionfo di papa Ratzinger in tutta la sua corruzione, Maledetto XVI, Il tempio maledetto, et cetera. Nella stragrande maggioranza dei succitati video, come già accennato, il volto di Benedetto XVI viene reso di sataniche sembianze, con caricature mostruose! Ma la cosa ancor più grave consiste nel fatto che, accanto alle ingiurie verso il Papa, anche Gesù, presente nel mirabile Sacramento dell’Altare, viene ridicolizzato con affermazioni ed immagini a dir poco blasfeme. Viene detto, ad esempio, che il cattolicesimo ha ridotto Dio ad un pezzo di pane che viene distribuito a colazione. Frasi oscene che vanno al di fuori della rigorosità del ragionamento teologico. Ma perché tutta questa irriverenza che - lo si può affermare benissimo - sfocia nell’odio puro nei riguardi di Papa Benedetto e della Chiesa di Cristo? Una certa risposta l’abbiamo trovata nel libro di Marcello Pera, recentemente pubblicato, "Perché dobbiamo dirci Cristiani" (Mondadori, Milano 2008). A pagina 9, infatti, leggiamo: "Benedetto XVI è il Papa della speranza cristiana a cui si rivolgono milioni di persone di tutto il mondo e che la storia grava di enormi responsabilità. E’ la figura che più scuote le nostre coscienze e sollecita la nostra attenzione". Io credo che coloro i quali si prodigano per diffondere menzogne e messaggi negativi siano spinti da un forte sentimento di ostilità nei riguardi di chi, come Benedetto XVI, spende la sua esistenza terrena soprattutto perché trionfi la Verità che è Gesù; perché l’umanità si lasci sedurre dall’amore con cui il Verbo che si è fatto Carne, è morto ed è risorto per liberare l’uomo dal potere del peccato; perché anche all’interno della stessa Chiesa -che è Una, Santa, Cattolica e Apostolica - tutto sia incentrato sull’Eucaristia, senza la quale non si può certamente vivere; perché si ricostruisca la famiglia cristiana e si rafforzi la fede. Benedetto XVI ha fatto e sta facendo tutto questo, fedele al ministero petrino, nel pieno rispetto verso gli altri: quel rispetto che deriva dal comandamento dell’amore consegnatoci da Gesù stesso! Benedetto XVI non sta facendo altro che ripetere con la coerenza della propria vita - cercando di farlo fare anche all’uomo di oggi - la professione di fede di Pietro verso Gesù: "…Rispose Simon Pietro: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente. E Gesù: Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli" (Mt 16, 15-19). L’amore incondizionato di chi è chiamato a svolgere la grande missione di rappresentante dell’Agnello di Dio sulla terra, di confermatore dei fratelli e clavigero del Regno dei Cieli provoca, evidentemente, grande fastidio nell’animo di quelli che presumono - e vorrebbero convincerne gli altri con la menzogna - di possedere la giustizia in esclusiva. Purtroppo, è anche vero che la terribile tiepidezza spirituale, della quale siamo promotori e vittime al tempo stesso, non ci permette di valutare bene le nostre azioni e omissioni. E’ un dato di fatto che oggi, più che nel passato, si tenta a varie riprese di cancellare Dio: come se Egli non avesse nulla a che fare con l’uomo e viceversa. Come se si pretendesse che il mare fosse tale senza acqua o una foresta senza alberi! Ma che cos’è la vita senza Dio se non la negazione del significato profondo della vita stessa? Escludere Dio dalla propria vita significa eliminare categoricamente la potenzialità di essere portatori di amore, poiché Dio è amore. Nella storia dell’umanità si sono toccati con mano i risultati del tentativo dell’uomo di mettere Dio da parte. Questi frutti hanno nomi ben precisi e si chiamano Olocausto, aborto, eutanasia, divorzio, guerre tra le diverse confessioni religiose, tra le famiglie e tra i popoli. Certo, il peccato (cioè la negazione totale di Dio) è sempre una via breve, larga e, per questo, facilmente percorribile. Invece, il Vangelo, per essere vissuto coerentemente, richiede qualche sacrificio. E il Papa annuncia il Vangelo - cioè la buona novella - ad ogni creatura, per questo è visto da qualcuno come un intralcio, come qualcosa da combattere, da infangare, da annientare, come nel caso dei video su YouTube. E infatti, cito ancora Marcello Pera (pag. 22/23), in riferimento al nostro "continente cristiano": "L’Europa evita di menzionare le sue radici giudaico-cristiane nella Costituzione europea. L’Europa condanna un politico perché, nella propria sfera privata, afferma che il matrimonio omosessuale è contrario al suo credo cristiano. L’Europa promuove legislazioni che violano principi cristiani sui principali temi etici. Sostiene l’aborto, l’eugenetica, l’eutanasia, la manipolazione degli embrioni, già tollera la poligamia e abbassa le difese legislative contro la pedofilia. L’Europa non difende un Papa, Benedetto XVI, attaccato perché in una sua lezione aveva sostenuto che il cristianesimo è religione del logos e non della spada e aveva chiesto all’islam di pronunciarsi in modo analogo. L’Europa impedisce a questo stesso Papa di parlare in una università, perché pubblica e laica. L’Europa nasconde i suoi simboli cristiani, non si augura più Buon Natale o Buona Pasqua perché dice di non voler offendere i non credenti o gli altri credenti. L’Europa concede nei propri Stati la massima libertà religiosa e di culto agli islamici, ma tollera che, nei loro Stati, questa stessa libertà sia conculcata fino al martirio dei cristiani, in Africa, in Cina, in Turchia, in India. L’Europa protegge sotto lo scudo della libertà di espressione le opere d’arte blasfeme nei confronti del cristianesimo, ma sospende questa stessa libertà quando si tratti di irriverenza satirica nei confronti dell’islam…". E’ veramente urgente reagire nella carità e nella verità. E’ urgente soprattutto che noi cattolici ci dedichiamo maggiormente alla preghiera. Preghiamo, dunque, per il Papa Benedetto XVI, affinché il Signore lo illumini, lo sostenga e lo santifichi ulteriormente, visto che sull’arduo ministero a cui è stato chiamato e sulla sua determinazione nel portare alta la Croce della redenzione, poggia la Chiesa di Cristo; e preghiamo, anche, affinché l’umanità si converta all’amore e rinunci al male: omnia caritas vincit.

 
 
 

MARGHERITA COLETTA: IL PAPA' DI ELUANA E' STATO PLAGIATO

Post n°1416 pubblicato il 05 Febbraio 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Ha chiamato ancora papà Beppino ieri mattina poco prima delle nove: «Ma nemmeno l’hai accompagnata Eluana?», gli ha detto subito. Margherita Coletta è la vedova di Giuseppe, carabiniere assassinato a Nasiriyah il 12 novembre 2003, nell’attentato che spazzò la base italiana "Maestrale", carabiniere che non aveva mai ucciso e che sceglieva le missioni all’estero per aiutare i bimbi più indifesi, quelli colpiti dalla guerra. Lo faceva per ritrovare il sorriso di suo figlio Paolo, morto a sei anni stroncato dalla leucemia: «Quando capimmo che era finita e i medici ce lo spiegarono chiaramente – racconta lei – facemmo interrompere la chemioterapia». Margherita in questi mesi è volata dalla Sicilia a Lecco per andare a trovare Eluana, accompagnata da Beppino. Spesso e a lungo l’ha accarezzata, l’ha baciata, le ha parlato. E spesso ha parlato col papà, scontrandosi anche duramente, ma senza che mai lui le negasse il dialogo: in qualche modo forse sono diventati amici. Ecco perché ancora ieri mattina lei gli ha telefonato dicendogli: «Speravo che coi giorni fossi rinsavito».

Cos’ha provato, Margherita, entrando nella stanza di Eluana?

La prima volta mi sono fermata sulla soglia della sua porta. Pensavo di essere più forte. Ho respirato a fondo, poi sono entrata. Quando l’ho vista, abituata com’ero alle foto di lei ragazza, mi ha scosso, oggi è una donna. Ma poco dopo è diventato tutto così normale, come fossi a trovare una persona in ospedale. Anzi, ho sentito tanta dolcezza e nessun ribrezzo o pena. Né ho visto alcun 'sacco di patate', come qualcuno descrisse Eluana, ma una persona che è tutt’altro. Una persona.

La sensazione più bella? - Quando l’ho accarezzata. Con la sensazione netta, nettissima, che lei avvertisse le carezze. Certo è che pensavo d’andare a dare io a lei, invece ho ricevuto assai più di quanto le abbia dato.

Cosa? - La maggiore certezza nelle cose in cui credo. La consapevolezza che non si può ridurre una persona alla sua forma fisica.

Papà Beppino la accompagnava in quella stanza? - Sì. La prima volta che l’ho incontrato mi aveva fatto molta tenerezza: pensavo a mio marito Giuseppe, a quando è morto nostro figlio. E poi mi sembrava quasi di parlare con mio padre: mi diceva «sei una birba».

Adesso è cambiato qualcosa? - Rispetto comunque Beppino e provo sempre grande affetto per lui. Ma non è giusto quello che sta facendo. I figli non sono di nostra proprietà: ci sono soltanto affidati. Ci prendiamo cura di loro, li aiutiamo, li assistiamo e semmai li accompagniamo alla morte, preparandoli se deve accadere, anche da piccoli. Ma lui non si rende conto di tutto questo, si sente incapace di tornare indietro: credo sia soprattutto lui in uno stato simile a quello vegetativo. Quando si risveglierà da questo torpore si renderà conto e starà male, tanto.

Lei che rapporto ha, Margherita, col papà di Eluana? -

Ci siamo confrontati tante volte, ma è sempre stato cortese con me. È convinto di quanto fa, forse perché non vede più Eluana come lui la vorrebbe. Ma a me pare evidente che in qualche modo sia stato plagiato da tanta gente alla quale non interessa nulla di Eluana. E lui ora è strumentalizzato, è finito in un vortice: ha anche momenti nei quali io credo vorrebbe tornare indietro, perché non pare convinto fino in fondo di quanto sta facendo, ma non ne ha la forza.

Com’era trattata Eluana nella casa di cura lecchese? - Come una regina. Le suore che le stanno accanto ogni giorno la curano, la lavano, la profumano, la portano a spasso sulla carrozzella. Addirittura la depilano, perché Eluana come ogni ragazza non sopportava d’avere peli sulle gambe.

E come sta? - Lei è una donna. Una donna di trentotto anni: ha la mia stessa età. Ha il ciclo mestruale come ogni donna. Apre gli occhi di giorno e li chiude la notte. Respira benissimo e da sola, serenamente. Il suo cuore batte da solo, tenace e forte. Ci sono momenti nei quali forse sorride e altri nei quali forse socchiude gli occhi. Ma quanti sanno davvero che Eluana non è attaccata a nessuna macchina? Quanti sanno che nella sua stanza non c’è un macchinario, ma due orsacchiotti di peluche sul suo letto? Che non ha una piaga da decubito? Che in di ciassette anni non ha preso un antibiotico?

La notte scorsa hanno portato Eluana a morire: lei, Margherita, cosa sta provando? - Ho un pugnale dentro. Prego, spero fino all’ultimo che lui si renda conto di quel che sta facendo. Quanto sia sbagliato. Quanto non sia paterno. Quanto non sia umano. Io so che lui soffre dentro di sé, e tanto.

Ci ha parlato appena ieri mattina: secondo lei cosa prova Beppino? - Non so come possa vivere con un peso addosso come questo: Eluana da diciassette anni è in quelle condizioni, ma lui fino a ieri mattina non si era mai svegliato sapendo che sua figlia sta per morire.

Come mai, Margherita, lei e suo marito Giuseppe decideste d’in terrompere la chemioterapia a vostro figlio? - Paolo ne aveva fatti quattro cicli, ne mancavano due, ma ormai il male aveva invaso tutto il suo corpo e i medici ci spiegarono bene la situazione. I dolori e il vomito e tutte le devastazioni provocate dalla chemio a quel punto sì che sarebbero stati accanimento terapeutico: così ci fermammo, affidandoci e affidando Paoletto a Dio.

Perché invece con Eluana non ci sarebbe accanimento terapeutico? - Ma Eluana non ha una malattia, non è terminale, non ha un dolore, non ha un macchinario nella stanza, non c’è nulla che possa far pensare ad un accanimento per tenerla in vita! È accudita, curata, amata. La si deve solamente aiutare a mangiare! Beppino però sostiene che la morte di Eluana servirà a liberarla... Liberarla da cosa? Come fa lui a sapere che lei è in catene? Una persona che soffre lo si vede. Non lo capisco proprio cosa voglia dire Beppino, cerco di sforzarmi, ma non ci arrivo.

Quella giovane donna da ieri è ri coverata nella sezione maschile del "Reparto Alhzeimer" della clinica udinese "La Quiete"...

Ma si rende conto?! È lì, da sola, con nessuno che la conosce, che l’ha curata, che la ama, perché le suore di Lecco la amano: se sapesse ieri sera ( lunedì, ndr) quando ho chiamato suor Rosangela come piangeva. Anzi, mi permetta di ringraziare proprio le suore della casa di cura "Beato Talamone" e tutte le persone che per quindici anni hanno avuto quella tale cura per Eluana.

Margherita, ma perché lei decise d’andare a trovarla? - Non lo so. Una sera ero a casa, ho visto la notizia al telegiornale e ne ho avuto il desiderio. So di non valere nulla, ma ho cercato il numero di Beppino, perché volevo fargli sentire la mia vicinanza. L’ho chiamato, gli ho spiegato chi ero e che sarei stata felice se avessi potuto incontrare Eluana. Lui fu molto gentile, mi disse: «Signora, davanti al suo dolore m’inchino e mi fa piacere se viene». Appena poi arrivai a Lecco, mi chiese subito: «Margherita, tu da che parte stai?».

Lei cosa gli rispose? - «Beppino, io non sto dalla parte di nessuno: sono venuta a trovare Eluana come se tu fossi venuto a trovare un mio parente caro»: andai da lei non per far cambiare idea a Beppino né per altro, solo perché mi era sembrato giusto farlo.

Come mai lei ha accettato di raccontare tutto questo solamente adesso? - Beppino sa che io non avrei mai detto nulla e l’ha visto finora. Però è giunto il momento di dare voce a Eluana.

Un’ultima domanda, Margherita: ha speranze per Eluana? - La prima volta andai a trovarla nel novembre scorso: le promisi che sarei tornata per Natale e Beppino, certo e tranquillo, mi disse: «A Natale non ci sarà più». Io le sussurrai nell’orecchio sotto voce «non ti preoccupare, ci rivediamo» e così poi è stato. - Pino Ciociola, Avvenire -

 
 
 
 
 

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Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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