ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 07/02/2009

MIA FIGLIA E' COME ELUANA, MA HA IMPARATO A MANGIARE E DICE DI NON VOLER MORIRE

Post n°1437 pubblicato il 07 Febbraio 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

«E’ sbagliato parlare ancora di stato vegetativo: lo stato vegetativo non esiste, e quando si usa questa espressione, anche se sono scienziati a farlo, si crea solo confusione. Induciamo la gente a pensare che si tratti di persone non più vive. Invece mia figlia è viva, è come me». Cesare Lia, avvocato pugliese, è nella stessa condizione di Peppino Englaro: una figlia, Emanuela, che in seguito a un incidente stradale si trova da quasi sedici anni nella medesime condizioni di disabilità di Eluana. Ma la battaglia, sua e di tutta la sua famiglia, per affermare la vita di Emanuela lo ha portato ad ottenere risultati che definire sorprendenti è poco.

Avvocato, in che condizioni è sua figlia?

Mia figlia Emanuela innanzitutto è una persona viva, che riesce a comunicare con il mondo esterno. Certo, lo fa in modo diverso da quello che utilizziamo noi che non siamo disabili, in un modo che è difficile da intendere: cenni, piccoli gesti, movimenti degli occhi. Ma le persone che le sono vicine, che la seguono ogni giorno capiscono benissimo cosa lei dice, cosa vuole comunicare.

Ci racconti la sua storia: che cosa è accaduto a Emanuela?

Tutta questa dolorosa vicenda ha avuto inizio la notte del 31 dicembre del 1992, quasi contemporaneamente all’inizio della vicenda di Eluana Englaro. Emanuela quella notte ha avuto un gravissimo incidente stradale, che le ha provocato gravi lesioni. È stata in rianimazione a Lecce, per quattro mesi. Dopo di che abbiamo deciso di portarla ad Innsbruk. Lì, dopo averla curata, i medici ci hanno dato un responso gravissimo che non lasciava alcuna speranza: Emanuela sarebbe morta dopo pochi mesi.

Perché?

Anch’io rimasi molto colpito da queste conclusioni, dal momento che il corpo di Emanuela, a parte i danni cerebrali, non aveva altre gravi lesioni. Quando chiesi il perché ai medici, mi dissero che probabilmente sarebbe morta a causa delle infezioni, che potevano essere provocate soprattutto dal sondino, la PEG, con cui Emanuela veniva nutrita.

Allora voi cosa avete deciso di fare?

L’abbiamo portata a casa, e abbiamo deciso che da quel momento in poi ce ne saremmo occupati direttamente noi. La prima cosa che necessariamente bisognava ottenere era fare in modo che Emanuela non venisse più alimentata dal sondino, proprio per togliere il pericolo di infezione. Provammo ad abituarla a mangiare in modo naturale, ovviamente imboccata. All’inizio sembrava un’impresa disperata: bastava un piccolo cucchiaio d’acqua per rischiare che lei si soffocasse. Eppure, a poco a poco, con una pazienza che non saprei descrivere, siamo riusciti a rieducarla. Ora non ha più il sondino, viene imboccata, e riusciamo a darle piccole dosi di cibo, ma molto energetiche.

Oltre al problema del cibo, come vive Emanuela il resto della giornata?

Innanzitutto, come dicevo, Emanuela da allora è sempre stata a casa e non in ospedale. Per fare questo abbiamo in un certo senso “ripensato” tutta la casa, per farla diventare come un piccolo ospedale che ci permettesse di accudirla nel modo migliore. Abbiamo anche costruito una piscina per un certo tipo di terapia. Tutto questo per un motivo molto semplice: Emanuela deve poter vivere la sua quotidianità insieme a noi. È una cosa di un’importanza fondamentale, per noi e per lei: Emanuela vive con noi, è in contatto continuo con le persone che le sono vicine, partecipa della nostra vita quotidiana. E questo ha un effetto straordinario: lei dà dei segni chiari di questa sua particolare partecipazione. Quando guardiamo la televisione, magari qualche film leggero, è evidente che lei è lì con noi e gode di questa condizione.

Quindi nonostante lei non parli voi riuscite a comunicare con lei. Questo vi permette anche di conoscere la sua volontà? Si tratta di un passaggio fondamentale nella sentenza sul caso di Eluana…

Noi riusciamo chiaramente a capire qual è la volontà di Emanuela. Le dico una cosa di più: Emanuela, prima dell’incidente, era una ragazza molto simile a Eluana. Noi spesso la rimproveravamo per il fatto che tornava a casa tardi, che viveva da “scapicollata”. Lei reagiva dicendo che sarebbe vissuta solo vent’anni. Inoltre, c’erano stati ben due casi di ragazzi della sua scuola che avevano subito lesioni gravi in conseguenza di incidenti: ebbene, lei disse più volte che non avrebbe voluto vivere in quelle condizioni. Ora noi le chiediamo se preferirebbe morire: lei con tutta evidenza, con quel linguaggio che noi abbiamo imparato con certezza assoluta, ci dice sempre di no. La sua volontà, da allora, è cambiata.

Come è possibile che in queste condizioni sua figlia sia riuscita a fare dei progressi così incredibili, che l’hanno portata a imparare a mangiare e riuscire a comunicare?

La condizione indispensabile perché questo avvenga, ripeto, è il fatto che lei sia in casa e non in ospedale. Il contatto continuo con i famigliari e ciò che permette che questo accada. Certo, non è per nulla una cosa facile, e bisognerebbe che lo Stato aiutasse molto di più le famiglie in queste condizioni. Noi abbiamo una situazione economica che ci ha permesso di fare tutto questo, ma altri non possono, ed è inaccettabile. Poi, oltre al problema finanziario, ci sono altri elementi che rendono necessario un aiuto: i familiari si trovano spesso in gravi difficoltà psicologiche, perché sono situazioni che creano forti depressioni. Il contatto continuo con una persona gravemente disabile è impossibile, genera frustrazioni, e per questo è necessario fare continuamente dei turni. Il servizio sanitario dovrebbe mettere a disposizione personale per questo tipo di necessità.

Cosa fare per sensibilizzare di più l’opinione pubblica intorno a questo problema?

Bisognerebbe far vedere più spesso alla televisione chi lotta per la vita. Invece si vedono solo e unicamente coloro che decidono per la morte: abbiamo visto in questi giorni il caso del video del suicidio assistito trasmesso da una tv inglese. Ma lo stesso è stato per il caso di Welby, e per il caso Englaro. La scelta per la morte è molto più “pubblicizzata”. Invece bisognerebbe porre l’attenzione di tutti sulla vita, e su chi lotta per affermarla. Noi abbiamo anche deciso di diffondere un video che faccia vedere Emanuela, perché ci sembra che possa aiutare a capire il valore di quello che facciamo per lei. - ilsussidiario-redazione -

 
 
 

"MAMMALATTE, MAMMALATTE, MAMMALATTE"

Post n°1436 pubblicato il 07 Febbraio 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Mi sono svegliata stamane pensando ad un episodio di molti ani fa, e il suo ricordo non mi vuole lasciare. Era estate, eravamo in campeggio con i nostri tre figli, il primo campeggio della nostra famiglia e la mattina presto, molto presto, quando ancora l’umidità ricopriva la tenda, il sole aveva iniziato da poco a filtrare tra gli alberi di leccio, e noi avevamo ancora estremo bisogno di dormire, il più piccino dei nostri bambini che aveva poco più di due anni, sgusciava dal sacco a pelo, apriva la cerniera della tenda quel tanto che gli bastava per uscire a carponi, s’issava sulla sedia di plastica e stando in ginocchio, posava le sue paffute braccia conserte sul tavolo iniziando a dire senza sosta: “mammallatte, mammallatte, mammallatte” era impossibile ignorarlo, ficcare la testa sotto il cuscino, bisognava alzarsi e placare quel suo bisogno primario.
Mi è tornato in testa quel ritornello, pensando ad Eluana, alla sua impossibilità di dire: “mammallatte” o “mamma acqua”, e al nostro mettere la testa sotto il cuscino per fingere che si stia compiendo un gesto pietoso e non un orribile e devastante gesto mortifero.
Non posso non pensare a sua madre, ho letto ieri che è molto malata, non ha retto il dolore per quanto capitato a questa figlia alla quale aveva dedicato la vita, mi si spezza il cuore al pensiero di quella donna che oltre al dolore per quanto è capitato alla figlia deve lottare e combattere per vivere, una vita che forse per lei non ha più senso, nessuno deve e può giudicare il dolore e la solitudine di questa famiglia, lo sguardo vuoto di papà Beppino, che ripete come un mantra che nulla lo può più ferire, forse se avessero incontrato altri, se avessero percorso la strada del dolore con un’altra compagnia, Eluana dalla pelle di pesca, continuerebbe ad aprire gli occhi al giorno, a chiuderli di notte, a tossire e ad essere accudita, ma soprattutto loro potrebbero vivere con la consapevolezza che il loro immenso dolore può essere d’aiuto ad altri, può rendere la vita d’altri genitori, d’altri figli, meno sola, meno dura. Perdonaci Eluana, se puoi perdonaci, perché la tua agonia ci fa tutti più cinici, il tuo lento morire cambia lo sguardo con cui guardare ai nostri figli. Nessuno sa fino in fondo, nemmeno i luminari della scienza, se tu nel tuo profondo non stia implorando “mammallatte” e non hai che un colpo di tosse che tutti ignorano, per cercare di far uscire dalla prigione del tuo corpo quel grido, nessuno lo sa, ma nel dubbio, lasciarti morire è un'atrocità che ci rende tutti meno uomini. - Buggio Nerella - CulturaCattolica -

 
 
 

ORA LE HANNO TOLTO CIBO E ACQUA - Post n. 1435

Post n°1435 pubblicato il 07 Febbraio 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Appello a Napolitano per Eluana da personalità laiche e cattoliche. Un appello al presidente della Repubblica per salvare la vita a Eluana Englaro è stato lanciato un gruppo di personalità cattoliche e laiche.
"Signor Presidente - si legge nell'appello - la tragica fine che si prospetta per Eluana Englaro non lascia indifferente la coscienza civile dell'Italia. Eluana è portata a morte senza che sia stata accertata in maniera incontrovertibile la sua volontà, nè l'irreversibilità del suo stato vegetativo. Eluana rischia dunque di morire sulla base di una volontà solo presunta, e sarebbe l'unica persona a subire una tale sorte, poichè nessuna delle leggi sul fine-vita in discussione in Parlamento permetterà più questo obbrobrio". "Signor Presidente - è scritto - Le chiediamo fermamente di non permettere questa tragedia, che sarebbe un insulto sanguinoso alla storia, alla cultura, all'identità stessa del nostro Paese, convinti come siamo che nessuno deve essere costretto a morire per un formalismo giuridico". "Le chiediamo - si legge ancora - un intervento perchè di concerto con il Governo sia data una moratoria alla sospensione dell'alimentazione e idratazione cui è sottoposta Eluana, in attesa che il Parlamento - nelle cui fila si è già appalesata un'ampia maggioranza in sintonia con la maggioranza che vi è nel Paese - possa pronunciarsi su un'adeguata legge.Siamo certi che Ella non rimarrà insensibile al nostro appello".

Ecco il protocollo che la fa morire Lentamente, in agonia

Protocollo: questa parola ha accompagnato le ultime, drammatiche ore della vicenda Englaro. E va subito detto che per far morire qualcuno - per giunta di fame e di sete - un protocollo medico non s'è mai visto. Ecco perché questo protocollo, per Eluana, s'è dovuto inventare, aiutandosi con quelle famose «disposizioni accessorie cui attenersi in fase attuativa» elencate nel decreto con cui la Corte d'Appello di Milano lo scorso luglio ha deciso, così crudelmente, sul suo destino. Disposizioni che - con poca precisione medica ma una buona dose di sangue freddo - recitavano all'incirca così: si lasci pure morire Eluana, ma si eviti il più possibile che soffra (o dia segnali evidenti di sofferenza). Tradotto in pratica: le si tengano «bagnate le mucose», in modo che la disidratazione non le spacchi le labbra; le si somministrino «sedativi e antinfiammatori», in modo da evitare le convulsioni e le sofferenze del corpo devastato dall'inedia; «la si tenga pulita, e decorosamente abbigliata», per conservare un aspetto dignitoso. Così comodo per tutti, e così irreale.
Così, sulla scorta di quelle indicazioni di massima, si è mossa dall'inizio l'associazione "Per Eluana", costituita con atto notarile la scorsa settimana a Udine appositamente per far morire la donna (per Eluana, appunto...) e che ha stilato un'intesa con Beppino Englaro: hanno preparato, assicurano fin dall'inizio, un «rigido protocollo» che porterà gradualmente al distacco del sondino.
Le tappe, tanto asettiche quanto agghiaccianti: Eluana inizialmente avrebbe dovuto continuare ad essere alimentata, come a Lecco. Solo in un secondo tempo, probabilmente al terzo giorno di ricovero nella clinica di Udine, avevano detto le sarebbe stato tolto effettivamente il sondino. Intorno a lei, 14 persone: due medici, due consulenti e dieci infermieri professionali. Avrebbero dovuto ridurre gradualmente il nutrimento alla giovane donna: il primo giorno in maniera quasi impercettibile, il secondo per un 50 per cento circa, il terzo l'ultimo 50 per cento. Il tutto al fine di «consentire la familiarizzazione del personale assistenziale con le manifestazioni cliniche della paziente», il che suonava già dall'inizio decisamente contraddittorio, visto che il primario Amato De Monte, alla guida dell'insolito "team", si era premurato di dichiarare che Eluana è già morta da 17 anni. Come fa un morto ad appalesare delle manifestazioni cliniche? Che dunque non sia morta, Eluana? E soffra, per giunta?
Salvo queste indicazioni di massima, comunque, i particolari più strettamente tecnici del "protocollo Englaro" non si conoscevano, e oggi spunta l'ipotesi che non siano stati rispettati dall'inizio visto che ad Eluana cibo e acqua sarebbero già stati tolti da ore. Per capire cosa succederà adesso bisogna sorvolare l'Atlantico e ripercorrere le tappe dell'ultimo "viaggio" di Terri Schiavo, la donna americana in stato vegetativo che quattro anni fa morì, di fame e di sete, per sentenza, proprio come oggi si vuole in Italia per Eluana. Si muore così, di fame e di sete. Degli ultimi giorni di agonia di Terri (furono 14 senza cibo né acqua) è rimasto un registro clinico, in cui i medici del Woodside Hospice della Florida hanno elencato i medicinali e gli interventi necessari all'assistenza. A partire dal Naproxen, un antinfiammatorio da somministrare per via rettale ogni otto ore alla paziente o «a seconda - citava letteralmente la cartella clinica - dei sintomi di dolore e disagio manifestati». Altro sintomo che i medici dovettero immediatamente contrastare, la disidratazione della pelle, che nel caso di Terri presto iniziò ad ulcerarsi, cominciando dalle labbra: al Woodside venne immediatamente consultato uno specialista nel campo della rimarginazione delle ferite, ma nonostante le medicazioni alla paziente la situazione si aggravò. La produzione della saliva si era bloccata e venne sostituita con un preparato che evitasse «il peggioramento delle lacerazioni e l'emissione del caratteristico fiato acido» (sempre come recita il protocollo). E poi i polmoni, che necessitano della saliva per mantenere umidificate le secrezioni interne: nel caso di Terri cominciarono a emettere un rantolo continuo che si cercò di smorzare prima con la scopolamina («da somministrare - recita il protocollo amerciano - nelle orecchie ogni tre giorni»), poi con un aerosol alla morfina. Si bloccò anche la produzione di urina: lo scompenso elettrolitico, dovuto alla disidratazione, provocava alla Schiavo spasmi muscolari incontrollabili, che si cercò di sedare «con 5-10 mg di Diazepam ogni quattro ore». Infine la «combustione» delle cellule neuronali del cervello, dovute all'assenza di sudorazione che innalza la temperatura corporea: il Diazepam venne portato «a 15 mg», senza poter evitare l'ictus che pose fine al calvario della donna. Un'agonia atroce. Quella che aspetta Eluana. - Viviana Daloisom -  Avvenire -

 
 
 

SETTE FEBBRAIO: RICORDIAMO I 30 MARTIRI DI SIROKI BRIJEG

Post n°1434 pubblicato il 07 Febbraio 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il Santuario mariano di Siroki Brijeg, in Bosnia Erzegovina si trova a poca distanza da Medjugorje ed è dedicato alla Madonna Assunta. Dal 1991 qui risiede fra Jozo Zovko, che fu il Parroco di Medjugorje all'inizio delle apparizioni della Gospa nel 1981. In questo Santuario fra Jozo spesso incontra i pellegrini e parla loro dei messaggi della Regina della Pace. Egli racconta a volte ai pellegrini un avvenimento molto significativo avvenuto in quel luogo nel 1945. Il 7 Febbraio di quell'anno i comunisti fecero irruzione nel Convento dei Frati francescani, buttarono a terra il Crocifisso e ingiunsero ai frati di svestire il loro abito religioso e di rinnegare la loro fede in Cristo sotto pena della vita. Uno a uno quei 30 frati presero il Crocifisso e, abbracciandolo come il loro unico tesoro, confessarono: "Gesù tu sei il mio Dio e il mio tutto!". Ma ecco il racconto:
Alle tre del pomeriggio del 7 febbraio 1945, i partigiani comunisti hanno occupato la nostra terra pro­vocando immense sofferenze e distruzioni. Sono entrati nel monastero e hanno trovato trenta frati. Con arrogan­za hanno detto: "Dio non c'è! Togliete l'abito, nessuno ha bisogno della vostra vita religiosa". Essi non hanno obbedito! Alcuni avevano soltanto 20 anni e avevano appena finito il noviziato, erano giovani, ragazzi. Allora, un soldato pieno di livore ha preso il Crocifisso e l'ha buttato sul pavimento dicendo: "Ecco, adesso potete scegliere: la morte o la vita". Uno dopo l'altro, i frati hanno abbrac­ciato la Croce dicendo: Tu sei il mio Dio e il mio Tutto!
I soldati li hanno portati fuori dal convento e li hanno uccisi e poi bruciati. E non si sono fermati qui, hanno ucciso anche 874 parrocchiani, hanno dato alle fiamme il monastero, la scuola, il seminario; non potendo bruciare la chiesa, vi hanno messo dentro i cavalli.
lo mi ricordo questo, perché sono stato battezzato in questa chiesa. La prima comunione non l'ho avuta in chiesa, ma fuori, sotto questa grande quercia che dopo potete vedere. Perché tutto questo? I comunisti hanno voluto fare il massimo per umiliare Dio e la nostra fede. Ogni giorno, quando siamo andati a scuola abbiamo dovuto sentir parlare contro Gesù; nei libri vi era scritto che Gesù non era mai esistito, non era mai nato. Ci dicevano che la Chiesa, il Papa, i vescovi e i sacerdoti erano cattivi, nemici dell'uomo e che manipo­lavano l'uomo attraverso la fede .. , e tante altre cose brut­te. E questo per cinquanta anni! Noi qui non gli abbiamo creduto, perché abbiamo credu­to ai nostri genitori, alle nostre famiglie. Quando siamo diventati adulti, in 103 abbiamo deciso di diventare sacerdoti e religiosi. Ecco, ora siamo in tutto il mondo, missionari in tutti i Continenti. I comunisti hanno pensato che così facendo potevano distruggere la fede.
Gli stessi comunisti hanno reagito alla medesima manie­ra, quando il 24 giugno 1981 sei bambini hanno detto: "Vediamo la Madonna". Essi hanno detto: No! I ragazzi sono bugiardi, i genitori malati, i frati cattivi. E hanno deciso di fermare la Madonna. La gente non ha creduto a loro, non poteva credergli! Esistono, purtroppo, molti fino ad oggi che non accetta­no le apparizioni, ma la Madonna va avanti perché ogni giorno, in tutte le parti del mondo, esistono nuovi testimoni, nuovi discepoli che accettano e vivono i messaggi della Madonna. E Lei può andare avanti. Vedete, la Chiesa non si può distruggere. Il sangue de martiri, dice Tertulliano, è seme dei nuovi Cristiani, della vita nuova, delle nuove vocazioni. La televisione, il benessere, non possono distruggere una famiglia; l'ateismo che circonda la famiglia non la può rovinare. Questo non può accadere se la famiglia vive profondamente e coerentemente la propria fede. La famiglia sarà distrutta quando lascia la preghiera, quando abbandona l'Eucaristia. L'Eucaristia ci unisce a Cristo, e la vita di Cristo è offrir­si per gli altri. La nostra vita è rispondere a questa chia­mata e dire "Anch'io amo Cristo!", come hanno risposto i martiri. Essi hanno pensato: "Anche noi dobbiamo rispondere a questo grande amore, dando la nostra vita a Cristo ... , perché dando a Gesù, noi diamo a tutti".
I martiri sono grandi testimoni e una benedizione per tutti noi. Oggi, sulla tomba dei nostri martiri possiamo apprende­re un grande insegnamento: Che cosa sono pronto ad offrire al mio Cristo? Cosa posso dare a Gesù? Come rispondere al Suo amore? Ricordiamo l'episodio del Vangelo quando Gesù vuole  sfamare la moltitudine che lo seguiva. Egli dice a Filippo: "Dove possiamo comprare il pane per dar da mangiare a questa gente?". Signore, duecento denari non bastano nemmeno perché ognuno ne abbia un pezzo! Allora Andrea, fratello di Pietro, dice: Conosco un ragazzo, un piccolo pastore, la cui mamma gli ha messo nella borsa cinque panini e due pesciolini. Gesù dice di chiamarlo. Quel ragazzino, innamorato di Cristo, pieno di gioia è venuto da Gesù: Prendi, Signore, è tutto quello che ho. Tutti hanno visto il bambino che mette nelle mani di Gesù i cinque piccoli pani e i due pesci. Cristo ha bene­detto e poi ha fatto distribuire a tutti quelli che erano pre­senti (cfr Gv 6,5-11). Così, Gesù ha dato a tutti. Anche il bambino non è rima­sto senza il suo pranzo. Quando noi siamo disponibili a dare a Gesù, tutti possono avere. Hai capito? Se io do sol­tanto a te, solo tu puoi avere e non è mai sufficiente. No, dobbiamo pensare in maniera diversa! Che cosa posso fare per la mia fede? Dov'è Cristo nella mia famiglia? Quale posto occupa Cristo nella mia casa? Se abbiamo messo Gesù all'ultimo posto, guai! Andiamo a riprenderLo, andiamo a cercare la grazia, torniamo al Padre come il figliol prodigo per chiedere perdono e riconciliarci con Dio. Per questo, la Madonna chiama all' umiltà e chiede nel­l'umiltà di vivere i messaggi. Non discutere, ma vivere, credere, amare! Questa è la scuola della Madonna. E per questo, che la Chiesa a Medjugorje in tutti questi anni ha pregato, ha fatto digiuno, affinché milioni che vengono possano apri­re gli occhi, essere guariti, mettere in pratica i messaggi della Madre. Quanti testimoni e quante conversioni a Medjugorje! Mentre tuo figlio dice: Non credo, e tanti come lui dicon­o lo stesso, pellegrini atei che mai hanno sentito nominar­e Gesù vengono dagli estremi confini del mondo e dicono: Vogliamo trovare Dio, incontrare Dio per mezzo della Vergine. I FRATI MARTIRI: FRA BRUNO ADAMCIK , FRA MARKO BARBARIC , FRA JOZO BENCUN , FRA MARKO DRAGICEVIC , FRA MILJENKO IVANKOVIC , FRA ANDRIJA JELCIC , FRA RUDO JURIC , FRA FABIJAN KORDIC , FRA VIKTOR KOSIR , FRA TADIJA KOZUL , FRA KRSTO KRALJEVIC , FRA STANKO KRALIEVIC , FRA ZARKO LEVENTIC , FRA BONIFACIJE MAJIC , FRA STJEPAN MAJIC , FRA ARKADEO NUIC , FRA BORISLAV PANDZIC , FRA KRESIMIR PANDZIC , FRA FABIJAN PAPONJA , FRA NENAD VENANCIJE PEHAR , FRA MELHIOR PRLIC , FRA LUDOVIK RADOS , FRA LEONARD RUPCIC , FRA MARIOFIL SIVRIC , FRA IVO SLISKOVIC , FRA KORNELIJE SUSAC , FRA DOBROSLAV SIMOVIC , FRA RADOSLAV VUKSIC , FR. ROLAND ZLOPASIA , FR. LEOPOLD AUGUSTIN ZUBAC - Brano tratto da “Osservate i frutti” di padre Jozo Zovko.

 
 
 

PIU' BUIO ATTORNO A NOI. E LA VITA PIU' INSIDIATA

Post n°1433 pubblicato il 07 Febbraio 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Eluana ha cominciato il cam­mino forzato verso la morte perché iniquamente privata del cibo e dell'acqua. E se non avver­ranno fatti nuovi, questo appare il suo ingiusto destino. Benché or­mai molti riconoscano che per quanto in stato vegetativo persi­stente, la giovane donna non è at­taccata ad alcuna macchina, re­spira cioè liberamente. Per cui non c'è nessuna spina da stac­care' come si cerca di far credere, ma per vivere avrebbe bisogno ­come tutti - solo di essere ali­mentata, non potendo farlo da so­la. Resta però un'altra 'spina', de­stinata ad acutizzarsi nella nostra società. E non solo tra i credenti o dentro la medesima sensibilità culturale, ma in corrispondenza a una domanda che non può esse­re censurata: come è possibile far morire una persona in nome di u­na sentenza? Come si può tollera­re che passi nella mentalità co­mune una pretesa nuova neces­sità, e cioè il diritto di morire, in­vece di sostenere e garantire, an­che nelle situazioni estreme, il di­ritto alla vita? Giacchè qui non si può che far riferimento all'euta­nasia, che 'è una falsa soluzione al dramma della sofferenza, una soluzione non degna dell'uomo', come ha ricordato di recente Be­nedetto XVI, il quale ha aggiunto che 'la vera risposta non può es­sere infatti dare la morte, per quanto 'dolce', ma testimoniare l'amore che aiuta ad affrontare il dolore e l'agonia in modo uma­no' ( Angelus del 1° febbraio 2009). In verità, una domanda si affac­cia insistente alla coscienza: non dare più il cibo e l'acqua ad una persona, come si deve chiamare se non omicidio? Di fronte al dramma della vita debole o ferita, l'unica risposta ragionevole e u­mana che traduce lo struggi­mento interiore che tutti prende è quella delle Suore di Lecco. Per quindici anni esse hanno accolto amorevolmente Eluana, veglian­dola giorno e notte ed esprimen­do fino alla fine il desiderio di ge­nerarla ancora ogni giorno con l'a­more. Così hanno mostrato, non a parole, come si reagisce all'im­prevedibilità del dolore e come si attesta l'indisponibilità della vita. Una luce si sta spegnendo, la lu­ce di una vita. E l'Italia è più buia. Un grande vuoto aleggia, desti­nato ad accrescersi nei giorni che seguiranno. E non solo perché E­luana non sarà più tra noi, ma perché la cultura egemone avrà ancora una volta negato la realtà, quella del limite, la realtà del do­lore che la ragione, pur cercan­do di alleviarlo, ha sempre con­siderato parte stessa della vita. La realtà della sofferenza che la fede non esalta in sé, ma che nella cro­ce di Cristo si illumina di signifi­cato e di valore. Si percepisce la sensazione che la fiducia reci­proca venga meno perché di fat­to è venuto meno quel favor vi­tae, che è da sempre alla base del­le relazioni interpersonali. Una parola tuttavia di grave preoccu­pazione dobbiamo dirla circa la concatenazione di circostanze che vanno producendo un tale i­naccettabile esito. Questa vicenda dolorosa, che ve­de al centro una persona che tut­ti sentiamo affettuosamente 'no­stra', ci ha resi più insicuri. Non perdiamo l'occasione per riaffer­mare in modo più convinto e co­rale il sì alla vita; per fare, come società, un passo decisivo ed e­semplare sulla via di un umanesi­mo reale e non parolaio. Per que­sto non possiamo tacere. - Angelo Bagnasco Presidente CEI -

DEDICATA A ELUANA

Eluana, piccolo fiore

Tu sei la prediletta

al cuore del Signore.


Tace la tua voce

mentre sei distesa

sul legno della croce.
 

La tua luce splende

nella notte oscura

di un mondo che non comprende.
 

Il tuo cuore è una sorgente

che emana amore

sul freddo della gente.
 

Tu sei un tesoro

molto più prezioso

di un forziere d'oro
 

Una mano che rapina

al tuo letto si è avvicinata

nella penombra della mattina.
 

Anche tu, come Gesù,

griderai "Ho sete!"

prima di volare lassù.
 

Ottienici in dono

quando entrerai in cielo

la grazia del perdono.

 Padre Livio - Radio Maria -

 
 
 

CASO ENGLARO, PARLA UN COSTITUZIONALISTA: IL DECRETO LEGGE ANDAVA BENE

Post n°1432 pubblicato il 07 Febbraio 2009 da diglilaverita
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Guardi, lo strumento del Decreto Legge scelto dal Governo nel caso Englaro, non solo era ed è eticamente opportuno, ma anche perfettamente valido dal punto di vista giuridico. Il Governo ha osservato con scrupolo certosino e buon senso, l’art 77 della Costituzione italiana. Insomma, vi erano e vi sono i presupposti di necessità ed urgenza”: lo afferma uno dei massimi esperti italiani di Diritto Costituzionale all’Università di Bari e Docente di Diritto Amministrativo alla Università Europea di Roma. Professore Lojodice lei afferma che il decreto governativo è giusto?: “ dunque. Prerogativa dell’Esecutivo, secondo l’art 77 della Costituzione, è il ricorrere al decreto legge in ogni caso nel quale si paventi un danno o una situazione irreparabile e grave. Evidente che, per la sua natura precaria, il decreto legge, possa anche poi non essere convertito in legge ordinaria dal Parlamento ed in questo ...... caso ne risponde politicamente,ma non solo, il Governo.,che dunque ha compiuto un atto di coraggio e di onestà. In poche parole, se la cosa fosse palesemente infondata,il Governo correrebbe il rischio di finire davanti alla Corte Costituzionale per responsabilità”.
Domanda, è legittimo l’intervento del Presidente Napolitano?:
"non voglio mancare di rispetto al Capo dello Stato, ma penso che abbia sbagliato per un eccesso di prudenza e di interpretazione sulla incostituzionalità. Qui semmai la norma costituzionale violata esiste, ed è il diritto alla vita. Il nostro ordinamento attribuisce un chiaro favor legis alla  vita, rispetto alla morte. In quanto al ventilato problema delle violazione del carattere generale ed astratto della norma, è del tutto chiaro che pur essendo volto a finalizzare la sopravvivenza di Eluana, un essere vivo, il decreto, convertito in legge, tornerebbe utile per altri casi analoghi. No , guardi ha ragione Berlusconi che ha mostrato col suo Governo serietà e coraggio. Ma il coraggio, diceva don Abbondio, se uno non lo ha non se lo può dare”. Ma perché il Governo ha fatto bene?. “ dunque lo spirito del decreto legge è questo: se una casa sta per crollare bisogna adottare dei provvedimenti urgenti e questo è stato fatto. Con il suo intervento che mi sembra sottilmente politico, il Presidente della Repubblica, involontariamente, ha creato un grave caso istituzionale, una ferita.” Qualche commentatore attribuisce la responsabilità a Berlusconi: “ non è così, trovo già irrituale che durante un consiglio dei ministri arrivi una lettera del Presidente, che poi ha deciso di non firmare, da una posizione di vantaggio.”  Che vantaggio?: “ Napolitano si è attribuito un potere politico in più. Se la vita di Eluana va a carte quarantotto chi ci rimette la faccia è il Governo e non lui, insomma per dirla chiara ha utilizzato una eccessiva cautela che non gli compete, e indirettamente questa cautela potrebbe recare vantaggio solo ad uno schieramento politico in danno di un altro”. Va bene l’urgenza, ma si potrebbe anche dire, il caso Englaro si protraeva da tempo, per quale motivo ora ricorrere alla decretazione di urgenza quando vi era la possibilità di una legge ordinaria?:   
Da questo punto di vista sono consenziente. Ma tutto il conflitto politico tra istituzioni dimostra che la politica ed anche le istituzioni italiane sono ormai una maionese impazzita, stiamo dando uno spettacolo indecente”. Il Ministro Sacconi ha ordinato una ispezione alla casa di Cura: “ ha fatto bene e forse nelle more di quella ispezione di può salvare Eluana. Lo ripeto e lo sappia Napolitano: tra i beni costituzionali prevalenti vi è la difesa della vita. Dunque il Governo ha fatto bene  ed ha rispettato la legge in pieno, anzi è vittima di un atto ingiusto”. Pontifex -

 
 
 
 
 

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Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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