ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 13/02/2009

ALCUNE RIFLESSIONI SULLA FESTA DI SAN VALENTINO

Post n°1496 pubblicato il 13 Febbraio 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Valentino divenuto vescovo di Terni, iniziò a spendere la sua vita per gli altri, aiutava i poveri, guariva i malati e cercava di creare un clima di amore tra tutti. Si racconta che due giovani di Terni si erano innamorati e volevano sposarsi. Il giovane, un militare dell’esercito romano di servizio in città, era però pagano, mentre la giovane di Terni era cristiana. Le difficoltà che questi due giovani si trovavano di fronte per sposarsi erano davvero grandi. Ma Valentino, vista la sincerità di quell’amore, aiutò i due giovani a superarle e li accompagnò sino al matrimonio. Il giovane infatti chiese il battesimo e quindi poterono celebrare il matrimonio. Saputo questo, molti altri giovani cercarono Valentino per essere aiutati nel loro cammino di amore, e la tradizione lo ha scelto come il protettore degli innamorati.
L'amore per sua natura tende a comunicarsi ad altri per coinvolgerli: suscitare in loro maggior capacità di dono e gioia di vivere. L'uomo è felice quando realizza se stesso: vive in pienezza la vita. L'amore e solo l'amore porta a compimento le realtà umane e divine possedute dalla persona. umana. Una sua componente fondamentale è la sessualità . Essa si realizza unicamente attraverso un dono totale dato e ricevuto da una persona complementare, cioè con l'amore del matrimonio. Amore che si esprime, si rende visibile attraverso la corporeità, in modo particolare attraverso il rapporto sessuale, che lo apre alla paternità e maternità, ulteriori componenti della persona umana. La sessualità realizzata apre infatti le porte del cuore ad essere padre o madre: a comunicare la vita o meglio generare altre persone per amare. Il matrimonio infatti perpetua nel mondo la presenza dell'amore. Questo dovrebbe essere il desiderio che anima ogni coppia, aprendola alla vita. Sovente succede invece che gli sposi sono unicamente guidati dalla brama di perpetuare nel tempo la propria stirpe. Scopo limitante, che restringe il campo di scelta anche dei figli. Essi infatti realizzeranno tale fine unicamente sposandosi come i loro genitori e mai scegliendo il matrimonio della consacrazione totale a Dio.
Gli sposi devono riscoprire la vocazione fondamentale del matrimonio che non si limita a generare ma che vuole donare al mondo nuove creature capaci d'amare, di accrescere nel mondo l'amore. La vocazione fondamentale di ogni creatura infatti è amare e donare amore. L'amore e solo l'amore è la vera vita. Tutto ciò comporta negli sposi una apertura amorosa e cosciente alla paternità e maternità, cioè una ricerca della vita vissuta in modo responsabile. La paternità o maternità responsabile non si limita a generare la vita, ma continua a farla crescere nella vivificante dolcezza dell'amore, perché possa essere realmente amore nel mondo. E questo continuo generare all'amore che deve impegnare gli sposi ad accrescere sempre più intensamente la fiamma calda e rigenerante dell'amore presente nei loro cuori. Nessuno infatti può dare amore se non lo possiede realmente. Una sorgente può dissetare, quindi dare vita, solo se da essa sgorga acqua.  Allo stesso tempo devono sviluppare le capacità espressive dell'amore: tenerezza, sentimento e sesso. Questo cammino esige inoltre da parte degli sposi, un'attenzione continua e delicata sull'altro/a per scoprire e capirne la sensibilità corporea e spirituale ed allo stesso tempo comporta un impegno educativo costante su loro stessi per plasmare le doti corporee ad esprimere la propria originalità affettiva in un modo completamente gradito all'amato/a. E' un' educazione all'amare che inizia nel fidanzamento, per continuare, intensificandosi, nel matrimonio, prolungandosi fino alla morte. E la vera conoscenza sessuale dell'amato/a. Il matrimonio nei suoi gesti d'amore diventa come una sinfonia in continua composizione, che attinge momenti estatici successivi (rapporto sessuale), ma che tende ad un'estasi totale finale: l'immergersi nell'amore divino. Solo in Dio cuore e corpo raggiungono la pienezza d'amore a cui aspirano. Il fidanzamento deve preparare questa sinfonia dell'amore matrimoniale.
I fidanzati cristiani devono vivere il loro amore in tutta la loro realtà concreta, cioè di creature diventate per azione dello Spirito figli di Dio. Nei gesti d'amore non devono dimenticare mai questa loro dignità. Non è un limite alla loro spontaneità, è una maggior ricchezza, che aumenta e perfeziona anche le sensazioni scaturenti dalle loro manifestazioni d'amore. L'amore divino riversato nei loro cuori dallo Spirito perfeziona anche il corpo. Ogni gesto autentico d'amore vissuto in tutta la sua ricchezza, anche di sensazioni, aumenta l'amore divino presente nei loro cuori, unendoli più profondamente fra di loro. L'amore dei fidanzati infatti prepara la nascita dell'amore degli sposi. E' la sua gestazione! il "Si"del matrimonio partorisce questo nuovo amore, che non è continuazione del precedente, bensì completamente diverso, anche se da esso preparato. Per cui, l'amore dei matrimonio nascerà con quella energia e capacità di donarsi comunicatale dall'amore di fidanzamento. Ecco perché il fidanzamento è uno stato di vita importante che va vissuto in tutta la sua valenza d'amore. Esso infatti prepara la nascita dell'amore, sorgente della vita. I fidanzati devono prepararsi al dono della vita nella tenerezza calda di un amore che abbraccia la totalità del loro essere! Cuore e corpo. In esso devono preparare la loro apertura alla vita, cioè la loro collaborazione con Dio, per continuare nel mondo la presenza delle creature umane. Ogni bimbo che nasce infatti è il risultato di un bacio d'amore tra gli sposi e Dio. E' un introdurre nella storia, in parabola, un'immagine dell'amore Trinitario. In Dio l'amplesso d'amore tra il Padre e il Figlio origina lo Spirito Santo, che è il Bacio d'amore tra il Padre ed il Figlio: l'Amore divino che è persona. Nella storia umana l'unione dell'amplesso fisico degli sposi con Dio origina un nuovo bacio d'amore: il bambino! Per questo ogni bambino che nasce è una nuova parola d'amore di Dio per l'umanità. Parola d'amore che dovrebbe essere accolta con gioia e rispetto. Sovente invece si cerca di sopprimerla (aborto), prima ancora che manifesti lo splendore del suo messaggio. L'aborto è il tentativo dell'uomo di far tacere Dio: eliminarlo dal mondo. E' il ripetersi della storia iniziale del peccato: l'uomo e la donna vogliono essere padroni di loro stessi; della vita. Vogliono essere dei. Eliminare Dio! E poi si accorgono, come allora, di essere nudi! Spogliati d'amore! Creatori di un mondo pieno di solitudine. Da qui la necessità di approfondire attraverso i metodi naturali le realtà della procreazione responsabile presenti nella donna, per gestire l'apertura alla vita con lo stesso stile di Dio. Dio pensa, ama, progetta ogni singola creatura, come un raggio particolare della sua bellezza, o meglio, come un aspetto unico ed irripetibile della fisionomia di Cristo. L'uomo, suo collaboratore, deve seguire questo stile: generare per amore, volendo e cercando con tenerezza la nuova creatura. Dio ha posto nelle mani degli sposi il tesoro della vita, il prolungarsi nel tempo, per creazione, della sua immagine. A un tesoro d'incalcolabile valore, custodito in vasi di creta, cioè nella realtà fragile e volubile dei cuore umano. Unicamente una vita maturata nella castità può far crescere e custodire questo dono, garante della pace e gioia nel mondo. Vuoi la pace? Ama la vita e proteggila dal suo nascere fino al suo tramonto. E' la missione affidata ad ogni coppia di sposi. La crisi del matrimonio ha creato una cultura di morte, cioè un modo di pensare la vita in chiave di dominio e di eliminazione di chiunque impedisce la propria realizzazione o la disturba. Non si amano i bambini ... sono di troppo gli anziani: impediscono la libertà di divertirsi, distrarsi ... di fare i propri comodi. Dio stesso diventa una cosa inutile, se non diventa complice delle proprie aspettative egocentriche. Si ama un Dio immanente in sé... in ultima analisi si ama se stessi! Il proprio Io diventa il metro di misura del bene e del male, della stima o disistima della vita, del suo rifiuto o della sua accoglienza. Il freddo di un mondo povero di amore si fa sempre più intenso. L'uomo vuole proteggere l'ecologia della natura, prostituendo le realtà del proprio cuore e del proprio corpo. Si salva un albero... ma si uccide un bambino nel seno materno! L'uomo, ogni uomo, deve riscoprire la gioia della vita. Il fidanzamento dovrebbe avere questo scopo, e lo realizza se sperimenta in se la vera felicità di amare l'altro/a con tutto se stesso, cioè in tutta la ricchezza delle sensazioni ed emozioni corporee dei gesti d'amore e nel calore immenso di un dono e di una accoglienza dell'altro/a senza egoismi. Solo così potranno essere nel matrimonio una icona dell'amore che unisce Cristo al suo popolo ed allo stesso tempo sorgente con Lui di nuova vita, prolungamento nella storia dell'idillio d'amore tra Dio e l'uomo. - Raimondo Bardelli - noicattolici -

 
 
 

DOMANI IN TUTTA ITALIA LA GIORNATA DEL BANCO FARMACEUTICO

Post n°1495 pubblicato il 13 Febbraio 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Domani, in tutta Italia, recandosi nelle farmacie che espongono la locandina del Banco Farmaceutico, si potrà acquistare e donare un farmaco da banco a chi oggi vive ai limiti della sussistenza (oltre 7 Milioni di persone, secondo l'Istat nel 2008). La Fondazione Banco Farmaceutico in collaborazione con la Compagnia delle Opere - Impresa Sociale, ha organizzato per domani la IX Giornata Nazionale di Raccolta del Farmaco. L'iniziativa, fa sapere la Fondazione Banco Farmaceutico, si terrà in 78 province, oltre 1.200 comuni e circa 3.000 farmacie che aderiranno all'iniziativa in tutta Italia. Nelle farmacie che esporranno la locandina della raccolta, circa 10.000 volontari spiegheranno l'iniziativa ai cittadini. Gli stessi farmacisti, rispetto alla domanda degli enti assistiti, consiglieranno il tipo di farmaco da banco (cioé quelli senza prescrizione medica) di cui è maggiormente avvertita la necessità. A beneficiare dell'iniziativa saranno le oltre 400.000 persone che quotidianamente vengono assistite dai 1.200 enti caritatevoli convenzionati con il Banco Farmaceutico in tutta Italia. In 8 anni sono stati raccolti oltre 1.400.000 di medicinali per un valore di circa 8.7 milioni di euro.


 
 
 

ELUANA: L'AUTOPSIA DA RAGIONE ALLE SUORE DI LECCO, SENZA PIAGHE E PESAVA 52 CHILI E MEZZO

Post n°1494 pubblicato il 13 Febbraio 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Ci sarebbe assoluta convergenza tra quanto hanno sempre riferito le suore misericordine di Lecco sulle condizioni di salute di Eluana e l’esito dell’autopsia. I risultati dell’esame necroscopico sembrano smentire infatti le troppe versioni diffuse dopo la morte che avevano parlato di un corpo ormai distrutto dal prolungato stato vegetativo, piagato, inguardabile. La donna non sarebbe stata affatto ridotta ad uno scheletro, ma pesava 52 chilogrammi e mezzo. Anche il cervello è apparso agli anatomo-patologi di dimensioni normali. E inoltre nessuna piaga da decubito. Anomala soltanto la postura delle mani e dei piedi, d’altra parte conseguenze inevitabili dopo i lunghi anni di immobilizzazione. Carlo Moreschi, che con Daniele Rodriguez ha proceduto all’autopsia, preferisce al momento non confermare queste anticipazioni. Ma neppure si sente di smentirle. Anche perché non c’è da sorprendersi che Eluana pesasse più di 52 chili al momento del trapasso. «No, nessuna sorpresa – risponde Francesco Comelli, medico, gastroenterologo di Udine, del Coordinamento ' Per Eluana e per tutti noi' – perché Eluana, secondo quanto ci è dato di sapere, era una giovane donna sana anche se ovviamente affetta da gravissima disabilità neurologica a seguito dei danni riportati dall’incidente stradale. Questo è peraltro testimoniato dal fatto che, come affermato ancora pochi giorni fa dal suo medico di fiducia, il neurologo Defanti, in questi 17 anni non aveva mai assunto neppure un antibiotico». L’alimentazione enterale con cui Eluana era nutrita – spiega ancora Comelli – segue il fisiologico percorso con cui ognuno di noi quotidianamente assume il cibo (eccettuato ovviamente il tratto dalla bocca allo stomaco, cioè la deglutizione). «Non ci sarebbe per questo alcuna ragione per pensare Eluana in uno stato di grave deperimento organico se il calcolo del- le calorie somministratele era corretto. Questo è vero per Eluana e per tutte le persone che come lei vivono questa particolare condizione che è lo stato vegetativo che, conviene ribadirlo, non è uno stato di malattia terminale». Bisognerà comunque attendere almeno due mesi per conoscere le deduzioni medico- legali e le risposte che saranno date ai quesiti posti dalla procura. Due mesi anche per gli esami istologici e tossicologici: Rino Froldi di Macerata dovrà tra l’altro stabilire se ad Eluana sono state somministrate sostanze che hanno comportato l’accelerazione della morte. «Solo a conclusione di questi esami – puntualizza Moreschi – saremo in grado di ricostruire con precisione le cause della morte». Un lavoro lungo, dunque. E ancora più prolungato sarà, con ogni probabilità, l’iter d’indagine sulle centinaia di denunce ed esposti arrivati in procura a Udine, da ogni parte d’Italia. - Francesco Dal Mas - Avvenire -

 
 
 

LA SOFFERENZA DEI BAMBINI, IL VANGELO TRADITO

Post n°1493 pubblicato il 13 Febbraio 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

La povertà resta la causa principale delle malattie dell’infanzia. Un miliardo e duecento milioni di persone vivono con meno di un dollaro al giorno. Perfino nei Paesi più ricchi, un bambino su sei vive sotto il livello di povertà. Il trenta per cento dei bambini con meno di cinque anni soffre la fame o sono malnutriti, mentre il cinquanta per cento di tutta la popolazione dell’Africa sub-sahariana non ha accesso all’acqua potabile. Inoltre, 250.000.000 di bambini al di sotto dei quindici anni lavorano, tra essi circa sessanta milioni in condizioni di pericolo, per sei-sette giorni alla settimana, spesso in locali privi di aerazione, male illuminati e con guardie armate per evitare che fuggano. I bambini, in tutto il mondo, sono vittime di commercio sessuale, della pedofilia, e sono utilizzati - organizzati in bande - per esercitare violenza e crimini. I più esposti ai soprusi sono i minori che vivono nelle strade, per lo più allontanati dalle loro famiglie, per ragioni legate alla povertà. Sono cento-centocinquanta milioni, vivono nei quartieri più poveri delle grandi città, dediti all’elemosina, al contrabbando di sigarette, ai furti, alla prostituzione. Molti dormono nei parchi o negli antri degli palazzi, sotto i ponti o in edifici abbandonati. Spesso - capita soprattutto nell’America centrale e nell’Europa dell’Est - fanno uso di inalanti, come la colla, poco costosi e facili da procurarsi, che causano danni irreversibili al cervello e debilitazioni fisiche. Il 13 dicembre 1994 Giovanni Paolo ii scrisse un testo bellissimo, la Lettera ai bambini nell’anno della famiglia: "(…) ai nostri tempi molti bambini, purtroppo, in varie parti del mondo soffrono e sono minacciati: patiscono la fame e la miseria, muoiono a causa delle malattie e della denutrizione, cadono vittime delle guerre, vengono abbandonati dai genitori e condannati a rimanere senza casa, privi del calore di una propria famiglia, subiscono molte forme di violenza e di prepotenza da parte degli adulti. Come è possibile rimanere indifferenti di fronte alla sofferenza di tanti bambini, specialmente quando è causata in qualche modo dagli adulti?". Ricordando passi del Vangelo secondo Marco (10, 14) e del Vangelo secondo Matteo (18, 3; 18, 6), Giovanni Paolo ii sottolineò come "il Vangelo è profondamente permeato dalla verità sul bambino. Lo si potrebbe persino leggere nel suo insieme come il "Vangelo del bambino"" e si chiese cosa volesse dire "Se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel Regno dei cieli". Affermò che Gesù pone il bambino come modello per gli adulti: chi è semplice, pieno di fiducioso abbandono, ricco di bontà e puro, come lo sono i bambini, può "ritrovare in Dio un Padre - disse il Papa - e diventare" a sua volta, "grazie a Gesù", figlio di Dio. Da Nairobi, in Kenya, la testimonianza di padre Marino Gemma, parroco della Consolata Shrine Westlands, ci conferma come il fenomeno dei bambini di strada sia quello che preoccupa di più: "Se dessimo loro del denaro, lo userebbero per comprare colla da ciabattino, che usano come droga" racconta il sacerdote, di origini pugliesi ma in Kenya da diciassette anni. Sono più di centomila i bambini keniani costretti a vivere nei campi profughi, nella Rift Valley e intorno a Nairobi. A Eldoret - dove, nel gennaio scorso, si compì il massacro di almeno cinquanta persone, soprattutto bambini, che morirono nell’incendio appiccato all’interno della chiesa da un centinaio di persone armate di machete - circa 4.200 studenti elementari frequentano corsi scolastici improvvisati nelle strutture di accoglienza alla periferia della città, mentre una trentina di bambini sono nati nello stadio di Nakuru, che per giorni ha ospitato alcune migliaia di sfollati. Se alla povertà si aggiunge la guerra, i bambini diventano due volte vittime della situazione. "Ci sono tre baraccopoli sotto la nostra giurisdizione e gestiamo un asilo - spiega padre Marino - attualmente frequentato da 125 bambini. Una volta alla settimana riusciamo a dare un pasto caldo ai bambini di strada, a fargli fare una doccia, a dargli dei vestiti. Tutto questo, con i pochi soldi che ci arrivano dall’Italia e con le offerte, anche queste poche, che riusciamo a raccogliere qui". Ma chi sono i bambini di strada? "In Occidente si pensa che siano bambini abbandonati - afferma il sacerdote - in realtà non è così. Per una buona parte sono orfani, per un’altra parte vivono nelle famiglie e sono le stesse famiglie a mandarli per strada per far sì che siano queste creature a raccattare qualcosa per la sopravvivenza. Il Governo ha tentato di fare qualcosa, ma non è abbastanza per risolvere il problema". Prima di parlare dell’Africa, occorre comprendere il contesto locale. Qui le tribù sono quarantadue e ognuna ha una sua cultura e concorre a determinare un contesto sociale complessivo. L’Occidente, rispetto al continente africano, ha le sue responsabilità, "enormi, da tutti i punti di vista" dichiara Gemma, secondo il quale "se il colonialismo in questa nazione è finito sessant’anni fa, è finito solo formalmente. Alcuni Paesi hanno ancora formidabili interessi economici in questa regione e non sono, evidentemente, interessi che si rivolgono allo sviluppo e al benessere di questo popolo". E poi c’è la guerra: "Non è certo voluta dalla gente - sottolinea il sacerdote - ma è imposta dall’alto, da chi governa il rapporto conflittuale tra le etnie, le tribù. Nella mia parrocchia si fa a gara per dare una mano ai tanti rifugiati che vivono per strada, sotto le tende. Mi commuovo nel vedere persone, che non hanno un fazzoletto per piangere la loro miseria, donare quel poco che hanno per aiutare un bambino che soffre". -

testimoni.org -

 
 
 

ELUANA E IL GRANDE FRATELLO

Post n°1492 pubblicato il 13 Febbraio 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Si è fatto un gran discutere, nei giorni scorsi, della querelle sul palinsesto "prime time" di Canale 5 la sera in cui è morta Eluana Englaro. Da una parte le polemiche innescate dal dimissionario Enrico Mentana, su tutte le furie per la decisione della sua rete di mantenere la programmazione già prevista (e il caso ha voluto fosse quanto di più lontano dal dramma di quelle ore, cioè il Grande Fratello). Dall’altra parte i dati dell’audience: otto milioni di persone hanno bellamente ignorato i vari programmi dedicati alla morte di Eluana, per godersi lo spettacolo della "Casa". Inutile precisare che la maggior parte di questi milioni di spettatori siano stati giovani. Una «bancarotta etica», l’ha addirittura definita il Riformista. Ma anche una sorta di reazione contro gli eccessi di un’informazione quasi morbosa, secondo altri. Così, ad esempio, la pensa Paola Mastrocola, insegnante e scrittrice, e attenta osservatrice di tutto ciò che ha a che fare con il mondo dei ragazzi e l’educazione.

Professoressa, non è forse una «bancarotta etica» il fatto che gli italiani, e i giovani in particolare, preferiscano guardare il Grande Fratello piuttosto che informarsi sul caso di Eluana?

Prima ancora di fare un raffronto, è bene precisare che non è tanto un dramma che i giovani guardino il Grande Fratello la sera della morte di Eluana, bensì il fatto che lo guardino sempre. Quindi, a prescindere dal caso particolare, è bene ribadire ancora una volta che le Tv dovrebbero evitare di offrire ai nostri ragazzi programmi di questo genere; e d’altro canto la gente dovrebbe smettere di guardarli. Detto questo, capisco però anche il fatto che quella sera non si avesse alcuna voglia di guardare programmi che parlassero della povera Eluana.

In che senso?

Intendo dire che è possibile che i giovani, e insieme a loro anche tutti noi, la gente in generale sia stata alla fine molto provata dal battage mediatico intorno a tutta questa faccenda, da avere alla fine bisogno di tutt’altro che di altri programmi tv. L’alternativa non era certo il Grande Fratello, ma al contrario ciò di cui c’era bisogno era un po’ di silenzio, di riflessione, molto interiore e molto personale. Questo è ad esempio il motivo per cui io da tempo avevo smesso di leggere i giornali e guardare la tv su questa vicenda. Non perché uno non abbia motivi di riflessione sull’argomento; anzi, proprio perché li ha, ha spento il rumore. Ripeto: l’alternativa non era guardare il Grande Fratello, ma tenere tutto spento, proprio per lasciare spazio a questa riflessione.

I programmi televisivi dunque non hanno aiutato gli italiani a stare di fronte in modo approfondito al caso Englaro?

Decisamente no. E, anzi, io vorrei proprio prendere l’occasione per dire tutto il mio disgusto per ciò che è stato detto e fatto. Non si doveva arrivare a tanto, dall’una parte e dall’altra parte. Ma soprattutto, secondo me, la cosa più grave è che i giornali e le tv abbiano dato veramente il peggio di sé. Sono arrivata a un punto tale da sperare che i giornali finissero, che chiudessero definitivamente, perché se il giornale diventa questo, non lo voglio, e non capisco a cosa serva.

Che cosa in particolare le ha dato fastidio?

Tutto questo seguire passo passo, giorno per giorno, fin nei minimi dettagli. La vicenda così drammatica di Eluana è stata alla fine trattata alla stregua di una notizia come tutte le altre. Con la sola differenza che era evidentemente una notizia particolarmente clamorosa, e come tale è stata fortemente cavalcata. Una semplice notizia che "tira", che assicura molto pubblico, ma senza che ci fosse alcuna considerazione degli aspetti più delicati della vicenda. Questo mi ha dato molto fastidio.

E secondo lei i ragazzi come hanno vissuto tutta questa vicenda, e il modo con cui è stata trattata?

Volutamente, ho evitato di parlarne con loro in modo diretto; però li ho comunque sondati, e ho capito che loro stessi non desideravano parlarne, proprio perché anch’essi subissati da questo esagerato rumore di fondo. Per questo non ci è restato che fare in modo che ognuno andasse dentro di sé, e parlasse a se stesso di questa vicenda. Perché il troppo parlare in pubblico è alla fine dannoso. Non è, questa, una questione su cui "sfruculiare" le opinioni. Gli opinionisti qui non c’entravano, e dovevano essere lasciati da parte.

Da quello che lei dice, risulta chiaro che casi come quello di Eluana fanno riflettere sulle finalità dell’informazione, e sulle sue responsabilità (o irresponsabilità) dal punto di vista educativo.

La cosa più importante su cui dobbiamo interrogarci è: quale informazione? Perché io sono stata sconcertata dalla confusione che c’è stata. Le opinioni sono una cosa, e sono di un tipo e dell’altro; ma qui non si trattava di opinioni. Quando uno scienziato viene intervistato e dice una cosa, e cioè che per Eluana non ci sarà sofferenza, e il minuto esattamente successivo un altro scienziato, nello stesso programma, dice che invece ci sarà sofferenza, allora vuol dire che quelle sono pure e semplici opinioni. Ma io non voglio opinioni dalla scienza. E poi tutto quello che ci viene detto, viene subito smentito: Eluana ha veramente detto certe cose a suo padre e agli amici? Gli uni dicono sì, gli altri dicono no. Allora questa che informazione è? Semplicemente non è informazione, perché dopo aver sentito tutte queste voci io, sul fatto in questione, non so nulla di più, e come me nessun altro. È esattamente il contrario dell’informazione: è qualcosa che fa uscire confusi. E allora è meglio non ascoltare.-

Paola Mastrocola - Il Sussidiario-

 
 
 

ELUANA E NOI...ARTICOLO DI ANTONIO SOCCI

Post n°1491 pubblicato il 13 Febbraio 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il signor Beppino Englaro a "El Pais" aveva dichiarato: "la Chiesa non mi può imporre i suoi valori". Ma la Chiesa non imponeva niente, esortava semmai a non imporre la morte a Eluana. Nessuno fino a ieri sera ha potuto affermare che l’ordinamento italiano, a partire dalla Costituzione, permetteva "l’eliminazione fisica di una disabile". Nessuno. E’ noto infatti che la legge punisce addirittura chi fa morire di fame e di sete un gatto o un cane (lo si è visto proprio in un caso dell’estate scorsa). Ora però, a un essere umano, questa morte orribile è stata inflitta. Per legge? No. Non c’è nessuna legge che lo consenta. Meno che mai la Costituzione. E nessuno – dicasi nessuno – dei progetti di legge in discussione finora (neppure i più estremisti) prevede che un caso come Eluana possa finire con la morte per fame e per sete. Non solo, ma il disegno di legge del governo che salvava espressamente Eluana in Parlamento aveva una enorme maggioranza, più grande dello schieramento di centrodestra. E allora come è potuto accadere? Per un pronunciamento della magistratura? Tutto sembra surreale. Ognuno ha le sue responsabilità (compreso il Parlamento che ha aspettato fino all’ultimo). Ma che spettacolo tragicomico quello di intellettuali che, mentre una giovane donna stava morendo, si sono messi a strillare contro il presunto attentato alla Costituzione da parte di Berlusconi. Qua si rovescia la frittata in modo plateale. A noi sembra che Berlusconi, coraggiosamente e generosamente, abbia cercato di rimettere le cose al loro posto, restituendo all’esecutivo le sue prerogative, derivanti dal mandato popolare e a Eluana i suoi diritti. Ci sembra che l’anomalia sia il ruolo assunto in questo caso dalla sentenza magistratura, diventata, per il veto pronunciato contro il governo dal presidente Napolitano, intangibile più del Corano. Il quale Napolitano – detto per inciso – ha manifestato la sensibilità alla vita che può avere chi come lui viene dalla storia comunista, di dirigente del comunismo internazionale del Novecento. Questa tragedia però impone adesso una svolta alla politica italiana. E speriamo che Berlusconi non si fermi. Bisogna restituire la sovranità al popolo italiano e al governo eletto dagli italiani, per restituire a tutti i propri diritti: è questione vitale per questo Paese. Ma, tornando alla tragica storia di Eluana,

in quell’intervista il signor Englaro ha aggiunto, sempre in riferimento alla Chiesa: "non mi sono rivolto alla Chiesa, ma ai tribunali di giustizia. A loro non ho chiesto niente, né glielo chiederò". Qui sorge una domanda: è proprio sicuro il signor Englaro di non aver chiesto niente alla Chiesa? Vorremmo capire meglio. La figlia Eluana non è stata forse accudita per circa 17 anni dalle affettuose e delicate suore misericordie di Lecco? Non so se il signor Englaro le abbia mai ringraziate pubblicamente. Le suore che hanno amato Eluana come una sorella e una figlia sono state sempre silenziose, ma - sommessamente e umilmente – quando la situazione si è fatta pesante hanno chiesto che Eluana fosse lasciata a loro, che avrebbero continuato ad accudirla con tenerezza come hanno fatto per anni. Non so se siano state ritenute meritevoli di una risposta pubblica (io non ne ho viste). Queste suore sono testimoni importantissimi fra l’altro della situazione di Eluana, il cui stato era un mistero per la medicina. Infatti nessuno può dire fino a che punto veramente la giovane donna fosse assente, fino a che punto non abbia capito tutto. Una di queste suore ha rivelato che la ragazza sembrava avere un respiro più affannoso e un battito più veloce quando nella sua stanza si parlava della controversia relativa a lei. Ci sono poi dei fatti strani accaduti in concomitanza con quel suo trasferimento che da Lecco, dove aveva vissuto per anni con le suore, l’ha portata alla casa di cura di Udine dove dovrebbe morire. Pare che chi ha viaggiato con lei sia rimasto molto impressionato dalla sua improvvisa e persistente tosse. La domanda che sorge spontanea è la seguente: Eluana ha cercato di comunicarci qualcosa? Il sospetto non è affatto campato per aria. Ormai la medicina si interroga seriamente sulla condizione di queste persone. Tempo fa il "Sunday Times" riferiva di un nuovo studio medico secondo cui "il 40 per cento dei pazienti in coma in ‘stato vegetativo’ possono essere mal diagnosticati". Cioè possono avere una certa coscienza di sé. In realtà alcuni esperimenti lo hanno già dimostrato. La "Risonanza magnetica funzionale" del neurologo Adrian Owen dell’università di Cambridge, con Steven Laureys, del’università di Liegi, ha spalancato alla medicina nuovi orizzonti (vedi "Science", settembre 2006) facendo clamore in tutto il mondo. Il professor Owen ha monitorato le parti del cervello che si attivano quando si rievocano certi ricordi o si chiedono certe azioni. Lo ha fatto in una ragazza di 23 anni in stato vegetativo a seguito di un incidente stradale in cui aveva riportato un grave trauma cranico. Con uno scanner per la risonanza ha scoperto che in lei vi era un’attivazione delle aree cerebrali identica a quella che accade in una donna in perfetta salute. Ha dimostrato così che il cervello del paziente in "stato vegetativo", finora ritenuto completamente disattivato, in realtà funziona. L’eccezionale scoperta di Owen prospetta addirittura la possibilità di mettersi in contatto con queste persone che continuano a mantenere un certo livello di coscienza, ma non riescono a dare ordini al corpo. Finora la medicina aveva brancolato nel buio, perché resta misterioso il luogo in cui veramente risieda la coscienza. Adesso scopriamo che in realtà la coscienza può permanere (e la cosa è dimostrabile con l’attivazione del cervello), ma non riesce a comunicare. E’ la Chiesa che – contrariamente ai luoghi comuni – esorta la scienza ad andare avanti in queste ricerche. Un primo passo è stato fatto quando, è cosa recente, la medicina ha deciso di non definire più "irreversibile" lo stato vegetativo. E in effetti sono tanti coloro che si sono risvegliati sconvolgendo le previsioni infauste. Che finora la medicina abbia sottovalutato quella condizione è provato anche da diverse testimonianze di persone che – pure in ospedali italiani (parlo per conoscenza diretta) - trovatesi in coma, in una condizione nella quale secondo i medici non potevano assolutamente sentire cosa veniva detto, hanno ascoltato precisamente i discorsi che intercorrevano fra i diversi dottori durante quelle ore e li hanno poi riferiti (al loro risveglio) per filo e per segno lasciando sconvolti quegli stessi medici. Giuseppe Sartori, ordinario di Neuroscienze cognitive all’Università di Padova, tempo fa ha dichiarato: "Da quando è stato dimostrato che i pazienti in stato vegetativo possono mantenere qualche forma nascosta di consapevolezza dovrebbe valere il principio di precauzione: non possiamo far morire una persona che forse ci sta sentendo e capisce che cosa accade a lei e intorno a lei". Probabilmente Eluana in queste ore ha sopportato una sofferenza fisica enorme (tanto che si è dovuto sedarla), ma – se aveva un certo grado di coscienza (come i nuovi studi dicono) – chi può dire la sofferenza morale che ha vissuto? Ora la tragedia si è consumata. La Chiesa tanto vilipesa, la Chiesa che ha abbracciato Eluana in questi 17 anni con l’amore materno delle suore, ora invoca per lei "la carezza del Nazareno", come diceva poeticamente Enzo Jannacci. Una ricompensa eterna alle sue sofferenze. Ma il nostro Paese? Un brivido ci corre nella schiena. - Antonio Socci - Libero -

 
 
 
 
 

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Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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