ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 17/02/2009

PER LA CHIESA LA VITA TERRENA NON E’ UN BENE ASSOLUTO COME LA SALUTE DELL’ANIMA E LA VITA ETERNA

Post n°1511 pubblicato il 17 Febbraio 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Adriano Sofri mi ha fatto riflettere. Sabato sulla Repubblica e sul Foglio ha messo in discussione, con argomenti seri, la mozione del Pdl approvata in Parlamento sul “fine vita” (a proposito della legge in discussione sul cosiddetto “testamento biologico”). Può uno Stato disporre “la nutrizione dei suoi sudditi umani”? O ancora: “riuscite a immaginare che qualcuno, a voi maggiorenni e capaci di intendere, venga a intimare di mangiare e bere?”. Questa domanda già posta da Gad Lerner, da Emma Bonino e da Pier Luigi Bersani, secondo Sofri, non ha avuto risposta. In effetti anche a me è sembrato di non sentire risposte totalmente esaurienti. E’ sensato allora, in vista della legge (contro cui già si annuncia un referendum), continuare a difendere un principio simile che sembra ledere la libertà personale e, a prima vista, pure il buon senso?
Pare di no. Sennonché lo stesso Sofri indica intanto un’eccezione: l’ “alimentazione forzata” si può disporre solo “in casi di accertata necessità psichiatrica… come sa chi fa i conti con la tragedia dell’anoressia nervosa”. E’ vero. Ma perché allora non potrebbe valere lo stesso, poniamo, per una persona malata di Alzheimer? Ci sono casi in cui questi malati rifiutano anche le medicine: ebbene, i familiari che premurosamente inseriscono le rifiutate pasticche nel cibo per curare i propri cari commettono reato? Si badi bene, è sacrosanto il diritto di rifiuto delle cure, ma in casi come questo? O per i minori? La vita concreta è più problematica dell’astrazione giuridica.
Torniamo al cibo. Nella concretezza quanti sono coloro che rifiutano alimentazione e idratazione? Casomai una persona gravemente ammalata e molto sofferente che vuole farla finita potrà arrivare a chiedere l’eutanasia, ma non credo che chieda la cessazione di alimentazione e idratazione perché ciò da solo non rappresenterebbe certo la fine delle sofferenze. Anzi. Allora sembra una questione solo ideologica che non ha riscontri nella pratica e che si solleva solo perché non si osa proporre l’eutanasia. Peraltro anche le richieste di eutanasia (cioè l’idea di una morte veloce e indolore che metta fine alle sofferenze) sono pochissime fra i malati terminali, contrariamente a quanto si pensa, perché le cure palliative che cancellano il dolore (insieme al soccorso dell’amore umano) spesso danno ai pazienti molta forza per affrontare il decorso della malattia. Mi accosto in punta di piedi a questi drammi ben conoscendo la mia personale fragilità di fronte alla malattia e al dolore fisico, davanti al quale – senza l’aiuto del Cielo – mi smarrirei completamente. Quindi propongo queste considerazioni con umiltà, assoluto rispetto e comprensione verso chi pensa diversamente. Rispetto reciproco che talora nella vicenda recente non si è avuto (per inciso, io trovo ammirevole la dignità con cui il signor Englaro ha difeso la figlia dalla spettacolarizzazione del dolore anche rifiutando la proposta di un fotografo di ritrarre il suo volto sofferente). Torniamo alla legge. Secondo Sofri se uno non può più fare della propria vita ciò che vuole, si configura all’orizzonte il profilo mostruoso dello “Stato etico” che ci obbliga pure a mangiare. C’è di che riflettere. E’ un timore serio. Tuttavia constato che i veri “stati etici” del Novecento (i totalitarismi), hanno sempre legiferato contro la vita umana. E noto che il principio per cui il bene della vita è indisponibile anche a se stessi è da sempre uno dei principi della nostra laica legislazione democratica (non è affatto un’idea clericale che oggi verrebbe “imposta” dalla Chiesa). E’ per questo che lo Stato democratico e repubblicano mi obbliga, per esempio, a mettere le cinture di sicurezza quando salgo in macchina o a indossare il casco se vado in moto o nel caso in cui lavori come muratore in un cantiere. Cioè non mi dà la libertà di farmi del male. Chi pensa che ognuno deve poter disporre della sua vita a piacimento, doveva insorgere anche per queste norme che invece ha condiviso. Si dirà che lo Stato impone tali norme di sicurezza per risparmiare sull’eventuale costo di cure mediche e assistenza. Ma la risposta non convince e appare francamente meschina. Anzitutto perché il principio di libertà, se è affermato come assoluto, prevale sull’obiettivo di limitazione della spesa (altrimenti, per la stessa ragione economica, si potrebbero abolire le elezioni e pure il Parlamento), in secondo luogo perché spesso con incidenti di auto o sul lavoro si provoca la propria morte (quindi non c’è problema di assistenza), in terzo luogo perché in tante regioni ben poche sono le spese di assistenza che si accolla l’ente pubblico, in quarto luogo se quella economica fosse stata la ragione di tali norme, si sarebbe potuto, più fondatamente, riconoscere il diritto alle cure pagate dal sistema pubblico solo laddove si sono osservate le regole di sicurezza. Ma invece la legge qua impone “sic et simpliciter” l’obbligo della cintura e del casco, cioè ci impone di proteggere la nostra vita. Se ne deduce che per la nostra laica legislazione la vita umana è indisponibile anche a se stessi, tanto è vero che un cittadino che riesce a scongiurare un suicidio, che io sappia, non viene incriminato per violenza privata. Ma anzi è ritenuto un benemerito. Non solo. Lo Stato impone varie altre cose – come l’istruzione obbligatoria dei nostri figli – che di per sé rappresentano un costo per la comunità. Così si tutela il nostro bene anche contro la nostra volontà. Sarà discutibile quanto volete, ma questa è la filosofia del nostro sistema costituzionale e repubblicano. Al punto che l’Italia – su idea dei Radicali - si è fatta promotrice della moratoria internazionale per la pena di morte, in base al principio dell’intangibilità assoluta della vita umana (anche la vita dei criminali), e non mi risulta sia stata prevista l’eccezione in cui un condannato – per desiderio di espiazione – chieda lui stesso di subire la condanna a morte. Vi parrà una fattispecie astratta, inesistente nella pratica (se non nei romanzi di Dostoevskij), ma, fino a prova contraria, si può ritenere astratto pure il rifiuto lucido e consapevole di alimentazione e idratazione. Tutto questo fa pensare che il principio dell’indisponibilità assoluta della vita umana sia un principio laico, della nostra legislazione, non della Chiesa. Chè, anzi, nella dottrina cattolica la vita biologica non è affatto un bene assoluto. La salute dell’anima è più importante della salute fisica, tanto quanto la vita eterna vale più della vita terrena. Infatti la Bibbia proclama: “La Tua Grazia vale più della vita” (Salmo 62). Non a caso padre Kolbe ha donato la sua stessa vita per amore di Dio e del prossimo e così è stato fatto santo e ha conquistato la vita eterna. Non a caso Gesù ci mette in guardia dall’assolutizzare i beni terreni con queste parole: “chi vorrà salvare la propria vita la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà. Che giova infatti al’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima?” (Mc 8,35-36). La Chiesa in questi anni ha accentuato il richiamo al rispetto della vita umana, come bene sacro e inviolabile, per le tragedie storiche che nel Novecento hanno portato a una tremenda sua svalorizzazione. La Chiesa così si oppone alle ideologie. Ma il cardine dell’annuncio cristiano – che forse a volte viene dimenticato – è anzitutto (e deve essere sempre) la salvezza dell’anima e la vita eterna. Il male assoluto, per la Chiesa, è il rifiuto di Cristo (il peccato), non la morte fisica. E il bene supremo non è la vita terrena, ma la salvezza dell’anima e la conseguente risurrezione del corpo che finalmente non sarà più sottoposto alla malattia, al dolore e alla morte. Allora “la carezza del Nazareno” – come dice l’Apocalisse – “tergerà ogni lacrima dai nostri occhi” e avremo l’eterna giovinezza e una felicità inimmaginabile, che non passa. - Antonio Socci -

 
 
 

MEDJUGORJE: IL SEGRETO E' L'INTIMITA' CON GESU' E MARIA

Post n°1510 pubblicato il 17 Febbraio 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Padre Juan-Carlos LISA ha trascorso a Medjugorje dieci mesi nel corso del 2008. Immediatamente prima del ritorno in Argentina, egli ha dato la sua testimonianza per Radio MIR Medjugorje e per Glasnik mira.

www.medjugorje.hr 

Figlio unico

Io sono figlio unico. Mio padre è morto nel 1978 quando ero ancora bambino. I miei genitori si sono sposati nel 1962 e io sono nato nel 1970 e mia madre non è rimasta incinta né prima né dopo di me. Dico sempre che Dio desiderava un sacerdote e perciò ha aperto il suo grembo... Quando le dissi che volevo essere sacerdote, mi chiese se pensavo davvero che questa fosse la volontà di Dio. Se era così mi disse che avrebbe sacrificato e presentato a Dio il suo desiderio di diventare nonna...Ho visitato anche altri santuari mariani. Sono stato a Fatima nel 2000 quando il Papa Giovanni Paolo II ha proclamato beati i veggenti di Fatima, sono stato a Guadalupe - il santuario di tutta l'America. Entrambi i santuari sono luoghi di preghiera, ma direi che qui la preghiera è più viva e questo perché la Gospa tocca questa terra ogni giorno. A Fatima e a Guadalupe ciò è avvenuto una volta, nel passato, e questa è una grande differenza.

Mi hanno accolto come un fratello

I dieci mesi e dieci giorni che ho trascorso a Medjugorje per me rappresentano una bella e ricca esperienza. Durante tutto l'anno ho vissuto con i frati e questa vita con loro è la prima bella esperienza. Ringrazio i frati che mi hanno accolto come un fratello, anche se non sono né un frate, né un Croato. Per me come sacerdote è stato importante confessare quotidianamente. Ho confessato ogni giorno per due-tre ore, cosa che mi ha aperto il cuore e ha ampliato la mia capacità di comprendere diverse culture, sia che fossero persone Spagnole o Italiane, o Croati che sanno l'Italiano. Indipendentemente dalla terra da cui proveniamo, tutti abbiamo un grande bisogno di sentire che Gesù ci ascolta, che ci guarisce e che ha compassione verso di noi e tutto questo avviene attraverso il sacerdote.

Volevo un anno sabbatico

A livello personale volevo un anno sabbatico per tornare al mio cuore. Volevo un tempo di silenzio, di preghiera, di preghiera comunitaria e in questo senso quest'anno è stato ottimale. Ringrazio anche il mio Vescovo che mi ha permesso di venire qui per un anno. Anche lui è stato qui personalmente in Agosto. L'esperienza di Medjugorje ha toccato profondamente anche lui. La nostra Diocesi è pastoralmente molto attiva, vicina alle persone. Quando ha visto quante persone si confessano, quante persone pregano, questo lo ha colpito profondamente. Vorrei raccontare un piccolo aneddoto, un avvenimento accaduto davanti alla statua del Risorto. Lui non sapeva nulla della goccia d'acqua che esce dal ginocchio. Guardavamo insieme verso la statua intorno alla quale erano riunite tre o quattro famiglie croate. Un padre portava in braccio suo figlio e lo ha avvicinato alla croce. Il Vescovo mi ha chiesto perché si avvicinavano alla statua, perché la toccavano. Non lo ha colpito il fenomeno della goccia d'acqua, ma il modo in cui il padre e la madre pregavano insieme con il loro figlio. Abbiamo capito lo spirito di Medjugorje - la preghiera familiare, l'apertura a Dio.

Preghiera in solitudine

Quando mi chiedono qual'è la mia più profonda esperienza di Medjugorje, mi ricordo dei primi giorni, di una preghiera profonda in solitudine sul Krizevac nel mese di Marzo. Non c'erano pellegrini. Ho capito che il Krizevac è un luogo di forte presenza di Dio, come nella Bibbia. Perciò sono andato almeno una volta alla settimana sul Krizevac o sul Podbrdo. Ho capito che a Medjugorje è essenziale la preghiera in Chiesa e sui monti.

Luce interiore di fede

Sono stato la prima volta a Medjugorje nel 2001, prima con un amico, poi con un gruppo di pellegrini. Sono venuto ogni anno. Il 2001 è stato cruciale nella mia vita come cristiano e come sacerdote. Non so come spiegarlo, ma direi che ho sperimentato una luce interiore di fede. Piano piano ho introdotto nella mia parrocchia l'Adorazione Eucaristica con i canti, il Rosario prima della Messa... Adesso ritorno in Argentina e prendo una nuova parrocchia, la parrocchia di San Giuseppe, e gioisco perché lì il venerdì si tiene l'Adorazione di 24 ore. Ogni giorno si prega il Rosario. Non mi sarà difficile continuare a vivere nello spirito di Medjugorje. Grazie a Dio.

Sacerdote nel mondo moderno

E' una vera sfida essere sacerdote nel mondo moderno. Non è facile, non ci sono formule, ma ora sono convisto che il segreto è nella preghiera, nell'intimità con Gesù e Maria. Il Sacerdote, sia giovane che anziano, che ha capito che il segreto è nell'intimità con Dio, può vivere in qualsiasi tempo. Credo che tornerò a Medjugorje con gruppi di pellegrini, ma non credo che il Vescovo mi lascera di nuovo così presto prendere un anno sabbatico! Al ritorno in Argentina ho intenzione di vivere più profondamente i messaggi della Gospa, ma senza troppi discorsi su Medjugorje. La preghiera, i Sacramenti, la conversione, Dio al primo posto - questo è essenziale. Sicuramente le persone mi chiederanno cosa ho vissuto qui, e così avrò sicuramente occasione di parlare di questo luogo di pace. Sono contento di tornare alle mie pecorelle! - Visnja Spaji´c e Lidija Paris - 

 
 
 

IL SEGRETO DELLA MIA INTERVISTA MAI PUBBLICATA A GIOVANNI PAOLO II

Post n°1509 pubblicato il 17 Febbraio 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

"Per la fedeltà a Giovanni Paolo II non pubblicai una sua intervista, obbedii al Papa e non al giornalista", parole di Jas Gawronski, giornalista e uomo politico che ha avuto il grande privilegio di intervistare e pranzare con il Servo di Dio Giovanni Paolo II. Di origine polacche, il popolare giornalista ha conosciuto direttamente il pontefice polacco del quale traccia un identikit molto preciso. Dunque, chi era il Servo di Dio Giovanni Paolo II?: " intanto un uomo buono,amabile, che ha sempre dedicato i suoi sforzi e le sue attenzioni alla persona. L’uomo è stato sempre al centro delle intenzioni e delle cure del defunto Papa". Lei che ha avuto il privilegio di stare spesso con lui, che idea se ne è fatta?: " sarei influenzato dalla simpatia e dalla considerazione che ho di lui, ma non ho alcuna esitazione nel definirlo una persona semplice, amabile,alla mano. Per esempio, analizzo il suo modo di alimentarsi". Ce lo ...... racconti: " Giovanni Paolo II, mettendo ad un lato le occasioni ufficiali, era quasi francescano, conventuale e spartano nel modo di mangiare. Lo definisco sobrio e persino monacale, non concedeva nulla, ma assolutamente nulla al lusso. Semmai amava intrattenersi con qualche amico fidato e della sua stessa nazione, ma senza stravizi". Veniamo alla preghiera: " ne ho sempre ammirato il fervore. Quando si concentrava in orazione quasi si estraniava dal mondo, era un’altra persona, si rinchiudeva nel suoi pensieri e spesso si intratteneva ore in meditazione, davanti al santissimo. Insomma, un apostolo della preghiera". Lei ha parlato della grande importanza che Giovanni Paolo II dava ai diritti dell’uomo. Infatti ha lottato strenuamente e con ardore per contribuire a far cadere quella vergogna dell’umanità, come lo sono tutti i regimi totalitari,che fu il socialismo reale, liberando i Paesi dell’est e la sua Polonia dal dominio sovietico: " certamente può essere considerato dal punto di vista storico e politico, uno dei fattori scatenanti della caduta del comunismo. Insieme a Reagan e Lech Walesa ritengo che la sua predicazione assestò un colpo molto importante contro la dittatura comunista. Non è certamente un mistero che Giovanni Paolo II appoggiò con decisione e con energia il sindacato di Lech Walesa con il quale aveva un eccellente rapporto personale e politico". Ritiene che fosse amato in Polonia?: " vado controcorrente e dico che ai tempi dei fatti in Polonia non era particolarmente osannato". Ma oggi?: " da morto è chiaro che tutti, e i polacchi specialmente ne hanno compreso l’enorme importanza per il mondo contemporaneo e per il destino della loro gloriosa nazione. Oggi in Polonia è visto come un eroe nazionale e credo che sperino tutti in una beatificazione anche se,in tema di Papa, io sono molto prudente e darei precedenza al altri personaggi". Lei ha cenato spesso con lui e lo ha intervistato, ci può regalare un particolare inedito, un aneddoto relativo al Giovanni Paolo II privato?: " dunque, una sera mi chiamò per cenare con lui, ed anche con il suo fidato segretario. Ne approfittai per chiedergli, cenando, una intervista e con stupore, mi disse di sì. Raccolsi gli appunti e tutto felice, dopo cena, mi congedai e me ne andai. Era un grande colpo, anche perché aveva detto cose di una certa rilevanza". Che cosa accadde?: " la mattina dopo mi telefonò il suo segretario e me lo passò personalmente". Io gli chiesi a cosa dovevo l’onore e lui chiaro ed esplicito mi disse: "per favore, ieri sera mi sono sbilanciato troppo ed ho detto anche cose che la prudenza mi avrebbe dovuto consigliare di non pronunciare. Ti chiedo la cortesia di non pubblicare quella intervista. Lei capisce, per me fu una delusione, un colpo mancato. Avrei potuto non obbedire, ma tra il giornalismo e il rispetto al Papa, prevalse il secondo. Quella volta per l’amore che porto al Papa ho tradito il giornalismo, ma ne valse la pena". Si può sapere che cosa disse?: " rimarrà un segreto". - Bruno Volpe - Pontifex -

 
 
 

GLI HANNO VIETATO DI VEDERE ELUANA: CASA C'ERA DA NASCONDERE?

Post n°1508 pubblicato il 17 Febbraio 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Si moltiplicano gli interrogativi sulle condizioni di Eluana Englaro nelle ultime giornate di vita. Il suo corpo era così devastato dalla sofferenza, come è stato descritto da taluni che sono stati accompagnati nella sua stanza per certificarne proprio questo stato? No, gli ispettori inviati dall’azienda sociosanitaria hanno riscontrato, ad esempio, che la paziente risultava «adeguatamente nutrita», ben s’intende come può esserlo una persona in stato vegetativo. Ed è proprio quanto risulterebbe anche dall’autopsia. Tanto che la donna pesava 52,5 chili. E il suo cervello aveva dimensioni pressoché normali. Il corpo non aveva piaghe da decubito. A qualcuno è stata data l’autorizzazione ad entrare in quella stanza de La Quiete. Ad altri no. Perché? Se lo chiede anche Antonio Barillari, medico all’ospedale di Udine, assessore alla salute dimessosi nei giorni scorsi dalla giunta comunale guidata da Furio Honsell per dissenso proprio su come è stata tratta questa dolorosa vicenda. «Volevo capire qual era puntualmente lo stato di salute di Eluana. Attraverso una terza persona ho chiesto a Beppino Englaro di poterla vedere. Mi è stato risposto che non c’erano problemi da parte del padre, ma che dovevo chiedere l’autorizzazione all’anestesista Amato De Monte. Il collega me l’ha negata. Era domenica, il giorno prima della morte di Eluana. Questa opportunità mi era stata rifiutata da De Monte anche in una precedente occasione; Eluana era arrivata da pochi giorni e avevo chiesto la possibilità di constatare come stava». Barillari, va subito precisato, è uno dei circa 200 medici che hanno sottoscritto l’esposto all’Ordine in cui si chiede di accertare il rispetto del Codice deontologico da parte dei camici bianchi che hanno attuato il protocollo di progressiva sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione ad Eluana. In realtà, l’unico medico che ha operato all’interno della stanza de La Quiete che ha ospitato la Englaro è stato proprio De Monte. «Finché non sarà dato di conoscere tutti i risultati dell’autopsia è evidente – sottolinea Barillari – che tanti medici (e non solo loro) continueranno a porsi alcuni determinati interrogativi. Anche perché non risulterebbero chissà quali danni cardiaci o renali». L’arresto cardiaco è stato determinato dalla disidratazione? Ma qual è stato l’effettivo ruolo dei sedativi? Entro due mesi – ma non è escluso che la risposta arrivi prima – il responso, con il completamento di tutti gli esami. Ieri, intanto, il procuratore Antonio Biancardi e i suoi collaboratori hanno continuato a lavorare sul fascicolo degli esposti e delle denunce, facendo anzitutto un’opera di selezione. E le indagini continuano anche in Regione, per verificare se sono state rispettate le autorizzazioni amministrative per quanto riguarda il servizio svolto all’interno dell’istituto da un’associazione esterna e privata, i volontari di "Per Eluana". Resta aperto pure il capitolo politico, con il Pdl che a Udine sta preparando una mozione di sfiducia nei confronti del sindaco Honsell. Sindaco che tornerà alla carica con Barillari per fargli rinunciare alle dimissioni. «Sulla vita non si ritratta, – anticipa l’ex assessore – quindi le mie dimissioni sono irrevocabili. Non vi può essere nessun baratto». «Ma è anche vero – aggiunge l’assessore – che a Udine, attraversata in questi giorni da contrapposizioni e lacerazioni, bisogna ritrovare la pacificazione, ben s’intende senza rinunciare alle proprie idee. È un’esigenza che s’impone anzitutto all’interno dell’ospedale stesso, dove si stanno materializzando schieramenti contrapposti di medici, infermieri e pazienti. Almeno in corsia deve prevalere un unico interesse, quello per la persona malata». - Francesco Dal Mas - Avvenire -

 
 
 

L'EMERGENZA EDUCAZIONE..TANTE PAROLE E POCHI FATTI

Post n°1507 pubblicato il 17 Febbraio 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

La cronaca ci riporta notizie di stupri, omicidi particolarmente efferati, giovani che perdono la vita per effetto dell’alcool e della droga, tangentopoli non è finita. Io non so se questi reati sono più o meno numerosi di prima (prima quando?). E francamente non mi interessano più di tanto le statistiche: in questo caso davvero il problema è un altro. Ne parliamo qui perché, come ha scritto don Gabriele Mangiarotti: «… io ho sempre creduto che si possa dare ad uno strumento così "strano" (e affascinante) come Internet un volto umano.» E perché no, farne strumento per umanizzare la società. In risposta alla cronaca, in radio, in televisione e sui giornali cosa si sente e si legge? "In arrivo il decreto contro gli stupri", "l’importante in discoteca è che uno resti sobrio per riportare a casa gli altri", "non si può privare la Magistratura dello strumento delle intercettazioni." - Saranno provvedimenti inevitabili, ma sono tutti palliativi che non solo non vanno alla radice, ma non scalfiscono neppure la superficie dei drammatici fenomeni che segnano la società. Società in cui continua ad essere affermato il relativismo, come criterio fondante: non esiste la verità, tutte le opinioni sono valide e vanno rispettate, e quindi ciascuno deve essere libero: libero di pensare ciò che vuole, libero di fare ciò che pare e piace. Certamente qualcuno dirà che non è vero, che c’è un limite nell’ugual diritto degli altri. Ma è un limite labile e che si sposta continuamente: ricordiamo il partito dei pedofili, consentito in un Paese civilissimo e maestro di democrazia!
Viviamo in una società che considera normali assurdità come queste: In Scozia, in una azienda socio – sanitaria il Personale, per evitare discriminazioni, è stato invitato a non usare più i termini papà e mamma, bensì "tutore". Un ricco catering nella sua villa seicentesca, quella dove nonni, genitori e poi i figli hanno studiato da avvocati, camerieri in guanti bianchi, i migliori vini friulani: Eluana attendeva ancora sepoltura, l’altra sera, quando nelle campagne fuori Udine l’avvocato Campeis – il legale udinese della famiglia Englaro – ha imbandito la sua tavola per i giornalisti.«So già che mi mancherete molto; con questa cena vi voglio ringraziare per la vicinanza e la collaborazione che ci avete dato…». C’erano quasi tutti i colleghi della carta stampata, accolti con raffinatezza nel lusso di Villa Campeis. C’era finalmente Daniele Renzulli, figura storica del socialismo friulano, dicono il protagonista occulto dell’intera vicenda, e anche lui come gli altri ha alzato il calice: impresa giunta a buon fine. Non sono stati invitati i giornalisti di Avvenire e SAT 2000. Caroline Petrie è un’infermiera inglese di 45 anni di Weston-Super-Mare, nel Somerset, appartenente alla chiesa battista e al servizio dei malati da più di vent’anni. Come riporta il Daily Mail del 2 febbraio 2009, è stata sospesa dal servizio perché, durante le sue visite a domicilio, ha offerto il sostegno cristiano a May Phippen; in pratica ha chiesto all’anziana paziente di 79 anni di poter dire una preghiera per la sua salute, la quale ha poi dichiarato: «Mi ha solo chiesto se volessi che pregasse per me. Io le ho detto di no, e lei è andata via. Tutto qua. Era la prima volta che la vedevo. Era una brava signora, gentile e premurosa. Spero che non la licenzino per una cosa del genere.» La Delegazione del Parlamento europeo all’Assemblea annuale dei diritti dell’uomo, dell’ONU, per la quarta volta ha proposto la definizione di aborto come "diritto umano fondamentale". Ricordiamo tutti quando ci dicevano che occorreva consentirlo per offrire un rimedio a pochi casi estremi; ciò che fanno ora con l’eutanasia! In Francia in alcune scuole è stato distribuito un libretto dal titolo «Que belle famille avec deux papa.». Dicendo ciò che sto per dire si passa per conservatori, anzi per reazionari, contrari al progresso: si siamo contrari a questo progresso perché siamo a favore dell’uomo, dell’uomo che saranno i nostri figli e i nostri nipoti. Anche passando per reazionari, occorre gridarlo dai tetti, perché è la grande emergenza di oggi: ciò che occorre è l’educazione, l’educazione basata sulla ricerca della verità; che c’è, eccome se c’è: ogni persona, unica ed irripetibile, con un bagaglio di speranze profonde, aspirazioni e desideri, riceve il dono della vita, attraversa questo mondo per un periodo più o meno lungo, quindi muore. Il problema è dare un senso a questa verità. Tutto il resto è menzogna, distrazione, annebbiamento: tempo perso. Qualche conseguenza: l’obiettivo non è che uno per sera resti sobrio, è che nessuno si sbronzi e si droghi. L’importante non è autorizzare tante intercettazioni, è riaffermare come necessari valori fondanti. Ma in base a che cosa si ripropone il senso del dovere, il senso civico, la condanna dello stupido bullismo, diffuso a tutte le età, la non discriminazione, ecc.?
Per noi cristiani tutto ciò si concreta come conseguenza dell’incontro misterioso ma reale con la Via, la Verità e la Vita che ci ha affiancato e affascinato nel nostro cammino, e ci accompagna con la Comunità che Lui ha istituito e che abita, come ci insegnano grandi Maestri. Noi lo proponiamo ad ognuno; comunque sia, ciascuno trovi un motivo altrettanto esaustivo e radicale, per tornare a sani principi di convivenza civile, perché ne va del futuro di tutti. «Abbiamo ricevuto da altri la vita, che si sviluppa e matura con le verità e i valori che apprendiamo nel rapporto e nella comunione con gli altri. In tal senso, la famiglia fondata sul matrimonio indissolubile fra un uomo e una donna esprime questa dimensione relazionale, filiale e comunitaria, ed è l’ambito dove l’uomo può nascere con dignità, e crescere e svilupparsi in maniera integrale. … Questo lavoro educativo si vede però ostacolato da un ingannevole concetto di libertà, in cui il capriccio e gli impulsi soggettivi dell’individuo vengono esaltati al punto da lasciare ognuno rinchiuso nella prigione del proprio io. … A tal fine, più che le teorie, sono necessari la vicinanza e l’amore caratteristici della comunità familiare. È nel focolare domestico che s’impara a vivere veramente, a valorizzare la vita e la salute, la libertà e la pace, la giustizia e la verità, il lavoro, la concordia e il rispetto.» [Benedetto XVI: discorso in collegamento televisivo al termine della Santa Messa a conclusione del VI Incontro Mondiale delle Famiglie a Città del Messico (18 gennaio 2009)] - Sappiamo tutti che c’è il male nel mondo, e che la società dovrà continuare a perseguirlo per salvaguardarsi, ma soprattutto occorre che moralità, onestà, solidarietà tornino ad essere concetti sinceramente "onorati" per essere veramente uomini. -

Salina, Giorgio - culturacattolica -

 
 
 

17 FEBBRAIO: I SANTI SETTE FONDATORI ORDINE DEI SERVI DI MARIA

Post n°1506 pubblicato il 17 Febbraio 2009 da diglilaverita
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Intorno al 1233, mentre Firenze era sconvolta da lotte fratricide, sette mercanti, membri di una compagnia laica di fedeli devoti della beata Vergine, legati tra loro dell'ideale evangelico della comunione fraterna e del servizio ai poveri, decisero di ritirarsi per far vita comune nella penitenza e nella contemplazione. Lasciate attività, case e beni ai poveri, verso il 1245 si ritirarono sul Monte Senario, nei pressi di Firenze, dove costruirono una piccola dimora e un oratorio dedicato a santa Maria. Molti si rivolgevano a loro per risolvere dubbi e angosce, tanto che essi decisero di dare inizio ad un Ordine dedicato alla Vergine, di cui si dissero Servi - l'Ordine dei Servi di Maria -, adottando la Regola di sant'Agostino. Nel 1888 Leone XIII canonizzò i sette primi Padri, sepolti, insieme, a Monte Senario. Si tratta di San Bonfiglio, guida del gruppo laico e poi priore della nascente comunità. San Bonagiunta, priore tra il 1256 e il 1257. San Manetto, artefice delle prime fondazioni in Francia. Sant'Amadio, anima del gruppo. San Sostegno e Sant'Uguccione, amici tra loro. Sant'Alessio, zio di santa Giuliana.

SAN BONFIGLIO
Padre e guida del gruppo laico e poi Priore della nascente comunità dei Servi di Maria.
Viene raffigurato con la colomba bianca che si posa
sulla sua spalla destra, per indicare quei doni dello Spirito Santo di cui ciascuno dei Sette era adornato, maggiormente manifestato in lui per il suo carisma di Padre del primo gruppo e della comunità poi. Morì, secondo la tradizione, il 1° gennaio 1262.

SAN BONAGIUNTA
Uomo austero verso se stesso, ma dolce, amabile e comprensivo verso il prossimo. Anch’egli ricoprì la carica di Priore Generale tra il 1256 e il 1257. Per la sua tenacia difesa della verità e della giustizia, cercarono di avvelenarlo, ma fu liberato da Dio. Morì il 31 agosto 1267.

SAN MANETTO
Anch’egli Priore Generale, fu uomo di grandi capacità organizzative e direttive, tanto che si attribuiscono a lui le prime fondazioni in terra di Francia. Fu lui ad accogliere Arrigo di Baldovino, primo di quella schiera di laici che si aggregò all’Ordine dei Servi. La tradizione pone il giorno della sua morte il 20 agosto 1268.

SANT’AMADIO
Possiamo dire che nel gruppo dei Sette egli era come la fiamma che dava calore a tutti con la sua grande carità che si alimentava dell’amore di Dio. Il suo nome, Ama-Dio, fu un vero presagio, segno della ricchezza della sua vita spirituale e di carità. Morì il 18 aprile 1266.

SAN SOSTEGNO E SANT’UGUCCIONE
Di questi due Santi si ricorda in particolare la loro amicizia, tanto che l’iconografia li rappresenta insieme, e la morte, avvenuta per ambedue lo stesso giorno e anno ( 3 maggio 1282) è come un segno e un sigillo di autenticità del cielo alla loro fraternità.
Nel gruppo dei Sette, essi rimangono dunque come simbolo di fraternità vissuta in comunione di vita e di intenti, ma anche come segno specifico di amicizia che, se vera e gratuita, da Dio è ispirata e reciprocamente aiuta a salire a Dio.

SANT’ALESSIO
Della famiglia dei Falconieri, zio di Santa Giuliana, esempio fulgido di umiltà e purezza. La sua vita fu una continua lode a Dio. Amava andare per la questua, impegnandosi specialmente a sostenere i suoi frati mandati a studiare alla Sorbona di Parigi. È morto all’età di 110 anni il 17 febbraio 1310.

PREGHIERA

A voi veniamo,
nostri Padri antichi,
come figli, discepoli, amici,
per apprendere da voi, immagini vive di Cristo,
come si ami Dio
sopra ogni cosa
e per i fratelli
si spenda la vita;
come il perdono
vinca l’offesa
e con il bene
si ricambi il male;
come al bisognoso
si tenda la mano,
dell’afflitto
si lenisca la pena,
il cuore si apra all’amico;
come insieme
ricostruisca la casa,
e nella dimora paterna si viva,
un cuor solo
e un’anima sola.
Ci accompagni, Padri nostri, il vostro esempio
di comunione fraterna
e di servizio a santa Maria, e ci sostenga
la vostra intercessione
e la materna protezione
di Nostra Signora,
oggi e in ogni tempo
della nostra vita. Amen.

 
 
 

EUTANASIA: PRENDI UN TRAPASSO ATROCE E FANNE UN PARADISO

Post n°1505 pubblicato il 17 Febbraio 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Gli eventi sono di vario tipo. Ci sono le azioni, i processi, gli stati. In un frammento di esperienza si trovano tutti: il medico visita la paziente; l’ammalata giace a letto ed è alimentata da un sondino naso-gastrico. Le frasi sono fatte di soggetti, predicati, complementi: la terminologia linguistica non è à la page, ma rende l’idea. Il significato si coglie ragionando, cioè collegando le parole all’esperienza: visitare, preso da solo, può voler dire di tutto, ma in quella frase indica un’azione ben precisa, e il medico denota un individuo che agisce intenzionalmente. Giace a letto significa uno stato, in cui versa l’ammalata, che non compie alcuna azione; è alimentata è un verbo di senso vago. Se c’è qualcuno che agisce, indica azione; in questo caso, però, si riferisce a un processo, che si compie per mezzo di uno strumento: i sondini non sono agenti razionali, dunque non agiscono. Se dico: Il noto giornalista è caduto dalle scale e ha battuto la testa contro lo spigolo dello scalino, non esprimo azioni, ma processi, perché il poveretto si è trovato coinvolto in un brutto incidente, magari causato dal gatto di casa, che passava di lì. Invece, nella frase L’infermiere è entrato nel reparto geriatrico con una siringa esprimo un’azione, perché il lavoratore ha fatto qualcosa intenzionalmente. Si consideri, poi, il caso seguente: L’infermiera spaventò la nonnina ammalata. Esprime un’azione, se lo spavento fu provocato intenzionalmente (per fare uno scherzo, o per altri fini…); è un processo, se non vi fu premeditazione: non vi è agente, quindi la frase equivale a La vista dell’infermiera spaventò l’anziana ammalata. Sono cose ovvie, se ci si ferma a ragionare. Eppure, nella comunicazione quotidiana, avviene che un’azione sia presa per un processo, e che un individuo che si trova coinvolto in un processo sia fatto passare per un agente. Consideriamo il "caso Eluana". L’espressione è vaga: caso significa "vicenda, ciò che è accaduto"; la parola è legata al verbo latino cadere. Non è chiaro se caso denoti un’azione o un processo: sembra che non ci siano agenti, che tutto accada così, per caso. Per descrivere la vicenda, quasi tutti i giornali italiani usano gli stessi giri di frase: non è stata uccisa da medici e infermieri consapevoli di quello che facevano, bensì è morta. Gli esperti hanno rilevato che la morte è su-bentrata per disidratazione: non si è detto, però, che la disidratazione è stata provocata intenzionalmente.
E Avvenire è «organo del Vaticano»
E all’estero non butta diversamente: «Eluana, la paziente in coma, è deceduta» (Bild). «La paziente italiana in coma è deceduta» (Neue Zürcher Zeitung). «Eluana Englaro è morta» (Frankfurter Allgemeine). «Eluana Englaro, la paziente italiana in coma, è morta» (Die Welt). Morire indica un processo in cui è coinvolto il morente. Non è un’azione, non vi è un agente: morire non è uccidere. È inoltre evidente che Eluana non si è suicidata. È morta, ma i quotidiani tedeschi precisano che c’è stata eutanasia (Sterbehilfe), come scrive la Bild esplicitamente. La Neue Zürcher Zeitung aggiunge che Eluana è deceduta «in conformità con il desiderio della famiglia». L’affermazione è imprecisa: come ben rileva il londinese Times, la famiglia ha rispettato i desideri espressi da Eluana, secondo la testimonianza resa dal padre stesso e dagli amici della ragazza.
Per arrivare alla morte, nella clinica di Udine «è stata sospesa l’alimentazione forzata». L’uso del passivo è importante: permette di cancellare l’agente. Chi ha sospeso «l’alimentazione forzata»? Non si dice, e del resto gli autori vanno considerati meri esecutori di una sentenza della Cassazione: hanno ubbidito agli ordini. Il passivo si trova in tutte le notizie di stampa sul "caso Englaro". La Neue Zürcher aggiunge: il padre di Eluana ha dovuto combattere una lunga battaglia nei tribunali «per l’eutanasia passiva» (für die passive Sterbehilfe). A volte, all’estero, non si riesce a distinguere la Santa Sede dai vescovi italiani (secondo il castigliano El País, il quotidiano Avvenire sarebbe «l’organo di stampa del Vaticano»). A Zurigo, inoltre, si scrive che Berlusconi, «sottoposto alla pressione del Vaticano», ha cercato di imporre per legge il mantenimento in vita della donna e «la sospensione dell’eutanasia passiva». Per la berlinese Welt si tratta di una legge «contro l’eutanasia» in generale. Secondo la Frankfurter Allgemeine, il padre ha lottato «per il diritto di sua figlia a morire» (für das Sterberecht); l’eutanasia si è realizzata interrompendo le misure per mantenerla in vita (die lebenserhaltenden Maßnahmen). Il quotidiano di Francoforte ricorda le parole di Benedetto XVI: lasciare morire Eluana è la via sbagliata. In tedesco sterben lassen significa "lasciar morire"‚ ma anche "far morire". Sembra che la lingua sia restia a tracciare un confine tra eutanasia passiva e attiva…
I nemici del libero arbitrio
Sui diritti il Times aggiunge un dettaglio importante: Beppino Englaro ha lottato per «dare una fine dignitosa alla vita della figlia» (a dignified end to his daughter’s life). Il diritto alla morte si precisa come diritto a una fine dignitosa. Altri impiegano morire con dignità. Non sfuggirà che l’accenno a una fine dignitosa presuppone che Eluana non fosse «morta 17 anni fa». Forse però in tale espressione il verbo morire assume un significato diverso da quello abituale: indica l’inizio di una vita indegna (unwürdiges Leben) per qualità. Sembra qui emergere un concetto delineato già dalla legislazione nazionalsocialista nell’anno 1939. Ai tempi di Hitler, era il potere a stabilire quali vite indegne sopprimere. Oggi tocca all’individuo decidere "liberamente" come morire. Nella vicenda di Eluana, infatti, il governo e la Chiesa sono stati presentati come "agenzie" ostili al libero arbitrio.
Nella promozione del diritto alla morte, è cruciale il ruolo della tedesca Sterbehilfe, che si può rendere con eutanasia, ma, di per sé, vuol dire "aiuto a morire"; c’è l’idea dell’aiutino per morire in pace. Proprio la Bild osserva che il padre ha voluto «far morire in pace la figlia» (in Frieden sterben lassen). Tuttavia, egli ha invitato i politici al capezzale della figlia. In tedesco, capezzale è Krankenbett – il letto del malato. Ma se Eluana era «morta 17 anni fa» non si può considerarla malata; dunque, non sembra coerente l’uso di capezzale. L’aggettivo malato viene infatti dal latino male habitum, che designa un individuo "in cattivo stato" di salute; la forma si abbreviò in malatto e poi in malato per analogia con i participi in -ato. Se Eluana conduceva una «vita vegetativa» non era «malata», ma neppure può essere «morta in pace». Né si può dire che vivesse soffrendo. L’augurio è che ora riposi in pace. - Giovanni Gobber -
professore di Linguistica - Tempi -

 
 
 
 
 

INFO


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Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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