ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 02/03/2009

GRAVI AMBIGUITA' NEL DECRETO DI LEGGE CALABRO' SUL FINE VITA

Post n°1583 pubblicato il 02 Marzo 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

«Se non venissero accolti i nostri emendamenti e si arrivasse a un testo che contiene in modo inequivocabile il testamento biologico, la nostra coscienza confliggerebbe con un voto a favore». Alfredo Mantovano, sottosegretario all'Interno, è uno dei 53 firmatari del documento che chiedono una correzione di rotta, in senso pro-life, al disegno di legge Calabrò. Ieri i senatori Pdl che hanno firmato l'appello hanno negato che si tratti di un atto di «ostilità» nei confronti del testo della maggioranza. Ma Mantovano non è convinto di alcune parti e chiede di intervenire ancora sul disegno di legge. La cui utilità e urgenza non discute: «Una legge è necessaria: di fronte alla deriva giurisprudenziale è il caso di ribadire norme chiare sul fine vita. E il testo di Calabrò contiene molte affermazioni di principio condivisibili».
Dopo la necessaria premessa, aggiunge subito le riserve: «Fatte salve le intenzioni, gli esiti concreti del provvedimento non sempre appaiono coerenti. Si consentono margini di ambiguità che rischiano di lasciare l'ultima parola al giudice». Le parti che lasciano quantomeno perplesso Mantovano, e con lui Francesco Cossiga e diversi altri esponenti del Pdl, sono quelle che riguardano l'accanimento terapeutico e la dichiarazione anticipata di trattamento. «Naturalmente sono contrario all'accanimento, nessuno può essere favorevole. Ma si tratta di capire di cosa stiamo parlando». Si fa presto a dire «accanimento ». Per questo Mantovano prende un punto di riferimento certo e autorevole: «Il 20 dicembre del 2006 il Consiglio superiore di Sanità, realtà laica e istituzionale, ha spiegato che il medico deve astenersi da trattamenti sanitari straordinari, non proporzionati e non efficaci quando il paziente si trova "in condizioni di morte prevista come imminente"». Una definizione che non è esattamente sovrapponibile al testo Calabrò: "Soprattutto in condizioni di morte prevista come imminente". «La diversa formulazione — spiega Mantovano — quel "soprattutto" in più, apre la porta alla rinuncia alle cure per persone che non siano in queste condizioni». È il caso di Eluana. Ma c'è un'altra ambiguità, secondo il sottosegretario: «In quell'articolo si fa riferimento al "sostegno vitale". Che non è terapia ma idratazione e alimentazione. Utilizzando queste due parole c'è il rischio di includere nella nozione di accanimento terapeutico anche la somministrazione di cibo e di acqua». L'altro punto chiave è la dichiarazione anticipata: «C'è un limite di logica giuridica. Mentre il consenso informato si basa sull'attualità di una manifestazione di volontà, la dichiarazione anticipata no. Se ho un tumore e mi si viene prospettata la chemioterapia, sono libero di decidere se essere curato o meno. Con la dichiarazione anticipata rivolgo la mia volontà a un futuro incerto e indeterminato. Che non può avere un valore vincolante ». A nulla vale obiettare che si tratta di un limite talvolta necessario: il consenso è anticipato per i casi nei quali non può essere espresso: «Certo, nei casi di incoscienza: ma chi garantisce che a quel punto non sia cambiata la mia volontà e io non riesca a comunicarla?». La valutazione sulla Dichiarazione anticipata è complessivamente negativa: «Se passa il testamento, come faccio a escludere che non comprenda anche alimentazione e idratazione? Sarebbe una conseguenza diretta: quello che esce dalla porta rischia di rientrare dalla finestra». Voterebbe lo stesso il testo, nel caso in cui la dichiarazione anticipata restasse? «È una domanda parallela all'effetto vincolante della dichiarazione anticipata. Il testo così com'è non va bene: ma confido in una correzione di rotta». Quanto al Pd, non ci sono margini di dialogo. A parte le cure palliative, sulle quali «le posizioni non sono molto lontane». Per il resto la distanza è siderale: «Nel Pd ci sono posizioni esplicite pro eutanasia. Non vorrei rivedere il film dell'altra legislatura, quando si volevano varare insieme testamento biologico, Dico, norme antiomofobia e norme contro la libertà di educazione. Siamo a uno snodo fondamentale: qui è in gioco qualcosa di superiore al merito del provvedimento, sia pure importante ». - Alessandro Trocino - totustuus -

 
 
 

MESSAGGIO DA MEDJUGORJE A MIRJANA DEL 2 MARZO 2009

Post n°1582 pubblicato il 02 Marzo 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

"Cari figli! Sono qui in mezzo a voi. Guardo nei vostri cuori feriti e inquieti. Vi siete persi, figli miei. Le vostre ferite del peccato diventano sempre più grandi e sempre di più vi allontanano dall’autentica verità. Cercate la speranza e la consolazione nei posti sbagliati, invece io vi offro la sincera devozione che si nutre di amore, di sacrificio e di verità. Io vi do mio Figlio."

 
 
 

IL 25 OTTOBRE, VERRA' BEATIFICATO DON CARLO GNOCCHI

Post n°1581 pubblicato il 02 Marzo 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

E' con “profonda gioia” che il Cardinale Dionigi Tettamanzi, Arcivescovo di Milano, ha annunciato in una Lettera alla Diocesi la beatificazione di don Carlo Gnocchi, fissata da Benedetto XVI per il 25 ottobre prossimo, 107° anniversario della nascita del sacerdote. “In tutta la sua vita, don Gnocchi fu 'seminatore di speranza' – così lo definì Giovanni Paolo II –, tracciando così un luminoso sentiero di amore nel buio del dolore innocente”, scrive il porporato. “Fu un prete che in anni assai tormentati seppe con convinzione ed entusiasmo dare fiducia ai giovani e credere fermamente nel valore 'santo' del dolore, soprattutto di quello innocente dei bambini. Fu un vero uomo di Dio, totalmente affidato al Signore Gesù, 'roveto ardente' della sua vita, del suo ministero e del suo slancio apostolico”. Don Gnocchi, ordinato sacerdote nel 1925, fu assistente di oratorio prima a Cernusco sul Naviglio e poi nella parrocchia di San Pietro in Sala a Milano. Nel 1936 venne nominato direttore spirituale all’Istituto Gonzaga dei “Fratelli delle Scuole Cristiane”. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, venne arruolato come cappellano degli alpini e partecipò alla campagna di Albania e di Russia. Il suo animo, spiega il Cardinale Tettamanzi, “rimase profondamente segnato dalla tragica ritirata di Russia, durante la quale ebbe modo di prodigarsi con eroica dedizione ad assistere gli alpini feriti e morenti, raccogliendone le ultime volontà e accompagnandoli all’incontro con Dio”. “Questa esperienza di dolore fece maturare in lui il progetto di dedicarsi pienamente ai sofferenti. Nacque così la 'Fondazione Pro Juventute', ora 'Fondazione don Carlo Gnocchi', nella quale furono accolti tantissimi ragazzi provati dal dolore e da lui curati con amore paterno, delicato e forte. Erano ragazzi vittime innocenti della devastazione della Seconda Guerra Mondiale: bimbi mutilati, orfani di quegli alpini che aveva accompagnato e assistito nel gelo della steppa russa, bambini abbandonati, ragazzi sofferenti a causa della poliomielite, esplosa drammaticamente proprio in quegli anni”. “Di tutto questo 'dolore innocente' don Carlo volle essere custode e ministro, perché non fosse disperso, ma raccolto e trasfigurato dall’amore di Cristo crocifisso e risorto”. Per questo, è noto come “l'apostolo dei mutilatini”. Consumato dalla fatica e dalla malattia, don Carlo morì la sera del 28 febbraio 1956. Il suo ultimo gesto, in un'epoca in cui in Italia il trapianto di organi non era ancora diffuso, fu la donazione delle cornee a due ragazzi non vedenti. Un'immensa folla partecipò ai suoi funerali, celebrati nel Duomo dall’Arcivescovo Giovanni Battista Montini. Uno dei bambini di don Gnocchi lo salutò dicendo: “Prima ti dicevo ciao don Carlo, adesso ti dico ciao san Carlo”. “Maria Santissima, la Vergine Madre alla quale don Carlo dedicò tutti i suoi centri e affidò i suoi ragazzi, ci doni ora di seguire con umile coraggio il suo esempio, diventando noi pure – con rinnovato e più generoso amore verso i fratelli bisognosi, soli e disagiati, malati e sofferenti – autentici 'seminatori di speranza'”, conclude il Cardinale. Negli ultimi 50 anni, la “Fondazione don Carlo Gnocchi” ha ampliato il proprio raggio d'azione a favore di ragazzi portatori di handicap, affetti da complesse patologie acquisite e congenite, ma anche nei confronti di pazienti di ogni età che necessitano di interventi riabilitativi neurologici, ortopedici, cardiologici e respiratori. Dal 1981 l'attività si è estesa all'assistenza degli anziani, in prevalenza non autosufficienti, e negli ultimi anni anche ai malati oncologici terminali e alle persone con esiti di coma. La Fondazione, che ha alle proprie dipendenze oltre 3.400 operatori, è riconosciuta dal Ministero per gli Affari Esteri come Organizzazione Non Governativa (ONG) e promuove e realizza progetti anche nei Paesi in via di sviluppo. Il processo di beatificazione e canonizzazione di don Gnocchi è stato avviato nel 1987 dal Cardinale Carlo Maria Martini. Nel dicembre del 2002 Giovanni Paolo II, riconoscendone l'eroicità delle virtù, lo ha dichiarato Venerabile. - ZENIT -

 
 
 

LE COSE NON DETTE E LE INGIUSTE CAUSE DI UNA MORTE. I TENTATIVI DI INTRODURRE L'EUTANASIA IN ITALIA

Post n°1580 pubblicato il 02 Marzo 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il dramma di Eluana Englaro si è concluso nel modo peggiore, eppure in qualche misura scontato. E’ una vicenda nella quale tutti (magistratura, politica, istituzioni) hanno dato il peggio di sé in una incredibile serie di errori (alcuni voluti altri casuali). La società civile si è mobilitata ma non è stato sufficiente. La speranza è che quanto è successo valga almeno a far discutere ed approvare una buona legge sul Fine vita. Perché nessun altro abbia a patire le stesse sofferenze.

Errori di giudizio

Hanno avuto un peso determinante gli errori dei miei colleghi magistrati. Non si può, naturalmente, fare di ogni erba un fascio. Anzi è bene ricordare che per sei volte i giudici hanno detto che il tutore non poteva essere autorizzato a far morire Eluana prima di arrivare al pronunciamento della Corte di Cassazione, il 16 ottobre 2006, che ha annullato la precedente decisione della Corte d’Appello di Milano. Autorevoli personaggi, che non si intendono di diritto, hanno sentenziato: la sentenza della Cassazione va rispettata perché costituisce “giudicato”. L’ignoranza ha vinto. La materia delle autorizzazioni al tutore fa parte della giurisdizione volontaria, nella quale – è assolutamente pacifico – non si forma mai il giudicato. Semmai si può parlare di decisioni definitive, nel senso che chiudono un procedimento, ma definitive non significa irrevocabili. Eppure non si è trovato un giudice che di fronte ai numerosi fatti nuovi intervenuti (il “risveglio” pochi mesi fa a Le Molinette di una persona da tempo in stato vegetativo; le dichiarazioni di Pietro Crisafulli circa le dichiarazioni a lui fatte da Giuseppe Englaro; le testimonianze di amiche ed insegnanti, nonché di infermieri e medici che la assisterono al primo ricovero dopo l’incidente) abbia avuto il coraggio, giuridicamente fondato, di compiere la mossa che avrebbe potuto far guadagnare giorni di vita in attesa della decisione parlamentare. Si poteva agevolmente o sospendere o addirittura revocare il potere tutorio di Giuseppe Englaro. Tra l’altro posso comunicare una notizia che pochissimi sanno. Una istanza in questo senso era stata respinta dal giudice Tutelare di Lecco, presumibilmente prima che i nuovi fatti emergessero in tutta la loro concretezza, ma il provvedimento era stato sottoposto a reclamo su cui il Tribunale avrebbe dovuto decidere proprio il 10 febbraio, il giorno dopo la morte di Eluana. Ma poi se nel terzo procedimento si fosse raggiunto il “giudicato” (il che non è) o comunque il “definitivo”, perché non considerare “giudicato” o (meglio) “definitivo” l’esito dei due precedenti processi? Nel primo il tutore non fece ricorso in Cassazione, nel secondo lo propose, ma la Suprema Corte lo dichiarò inammissibile per mancanza del contraddittorio. Perché dunque non si è considerato “definitivo” il giudizio che riconosceva indisponibile la vita di Eluana?

Processo senza contraddittorio

Eppure la sentenza della Cassazione da ultimo citata poneva una questione di procedura importante: nel processo deve esservi il contraddittorio. Le due tesi opposte devono duellare tra loro affinché i giudici possano capire bene chi ha ragione. Invece, nel successivo processo (il terzo) il curatore speciale di Eluana ha difeso la tesi della morte. Perché non è stato nominato curatore una persona impegnata a sostenere le ragioni della vita? Invece l’ultimissima sentenza della Cassazione, quella che dichiarato inammissibile il ricorso del Pm che ha impugnato “alla disperata” il decreto della Corte d’Appello che ha applicato la decisione del 2006 della Cassazione, sostiene che nemmeno il Pm poteva ricorrere perché la materia sarebbe di interesse privato e non pubblico! Così la questione della vita e della morte, una questione che ci riguarda tutti, perché tutti dovremmo morire, che incombe già ora su milioni di persone, molte in condizioni simili a quelle di Eluana, che ha riempito e riempie le pagine dei nostri giornali, che ha agitato e agita il Parlamento è divenuto un secondario problema “privato”.

Quale “salute”?

L’affermazione (infondatissima) che la ragazza lecchese aveva manifestato la volontà (la volontà, non l’auspicio, il desiderio) di non essere sottoposta a trattamento di sostentamento vitale, è stata dedotta dal suo “stile di vita”; la dimenticanza del principio di completezza dell’ordinamento giuridico che doveva indurre a tener nel debito e decisivo conto l’art. 579 del Codice Penale, non abrogato e che considera ancora reato l’omicidio del consenziente; l’interpretazione dell’art. 32 della Costituzione in modo da capovolgerne il senso. Ma su questi aspetti il dibattito si è svolto anche sui giornali e non mi pare necessario ripercorrere le tappe. Del resto già nel libro “Eluana è tutti noi” sono stati ampiamente trattati questi aspetti. Mi limito quindi ad una riflessione che mi pare nuova: il senso comune dice che “salute” è il contrario di “morte” e che perciò “terapia” in quanto strumentale alla salute non può essere ciò che determina la morte. Ulteriore conseguenza: ciò che sperabilmente aiuta a conservare la vita può essere oggetto di scelta del paziente, ma non ciò che sicuramente ne determina la morte. Del resto già nella legge è scritto il principio di indisponibilità della vita umana e per l’art. 32 Cost. la legge può stabilire limiti al principio che “nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento terapeutico”. In realtà stiamo assistendo ad uno snaturamento del concetto di “salute”, già verificatosi riguardo all’aborto. Nella legge 194 la salute non è più assenza di malattia, ma uno stato di benessere la cui esistenza è lasciata alla libera valutazione della donna. Affinché vinca la sua autodeterminazione anche eliminando la vita del figlio viene cambiato il concetto di salute e mutati i criteri di accertamento della malattia. Non diversamente nel caso Englaro, per estendere l’autodeterminazione fino al diritto alla morte, il concetto di salute cessa di essere l’opposto della morte, ma diviene comprensivo di essa.

Un’informazione falsata

Autorevolissimi personaggi hanno scritto sui giornali falsità che hanno condizionato l’opinione del lettore superficiale. Hanno detto che Eluana era attaccata alle macchine, che il suo corpo era ormai simile a quello di un cadavere, che l’elettroencefalogramma era piatto. Hanno stabilito certezze che nessuno ha: per esempio la totale perdita di coscienza di Eluana, la assoluta impossibilità di un qualche recupero vitale negli stati vegetativi. Soprattutto hanno dato l’immagine di un padre innamorato della figlia che cerca per amore, di farne rispettare la volontà, contrapposta alla fredda e ideologica (Sic!) concezione che la vita è un valore assoluto e indisponibile. Così le apparenti ragioni del “cuore” hanno svolto una azione persuasiva su molti in danno della ragione. Ma, naturalmente, un tale effetto si ottiene solo dimenticando i mille e mille padri e madri, e mogli e mariti, e figli e parenti che, anche loro, come Englaro, hanno da anni, magari in casa, congiunti che assistono amorevolmente. Magari anche i loro figli sono stati vittime di incidenti stradali. Allora, forse, non piansero sebbene il cuore si fosse stretto. Forse l’impegno per guadagnare giorni alla vita assorbì tutte le loro energie ed insieme le lacrime. Chi fa parlare di più il cuore? Che cosa hanno pensato guardando lo schermo televisivo delle 20,30 del 9 febbraio le mamme e i papà che sciupano da anni tempo e denaro, sonno e vacanze, professione e potenzialità di vita per un figlio gravemente disabile? O i figli che continuano ad onorare con amore padri e madri ormai vecchi affetti da Alzheimer o comunque incapaci di una vera vita di relazione e totalmente dipendenti dagli altri? Che hanno sbagliato tutto? Che il loro non è stato o non è amore vero? Che dovrebbero essi imitare Beppino Englaro? La censura su questo è una grave e crudele menzogna.

Rapporti fra poteri

Abbiamo per tempo e lungamente lavorato per ottenere un decreto legge, anche quando nessuno voleva ascoltarci. Comprendo le ragioni della mancata tempestività dell’ascolto. Il governo aveva deciso di non prendere iniziative legislative. Appariva logico. Troppo complessa è la materia di Fine-vita, lasciamo che il confronto parlamentare faccia emergere la soluzione migliore. Tuttavia piano piano il governo, attraverso l’azione lodevolissima e sempre più chiara del ministro Sacconi e del sottosegretario Roccella ha preso posizione per salvare la vita di Eluana enucleando dalla complessità dei problemi di fine vita il punto decisivo: l’idratazione e l’alimentazione. Evidentemente si sperava di salvare Eluana senza impegnare il governo sul piano legislativo. Ma poi gli eventi sono precipitati e la nostre tesi che solo un decreto-legge avrebbe salvato Eluana è emersa in tutta la sua forza. E il governo ha avuto determinazione e coraggio. Il decreto legge è stato predisposto nel Consiglio dei ministri di venerdì 6 febbraio. Sarebbe entrato in vigore il giorno dopo se il Presidente della Repubblica l’avesse firmato. Ed Eluana sarebbe viva. Non sono di un partito di governo, ma in questo caso il governo e il suo Presidente meritano lode. Riserve che si possono avere in altri campi non possono minimamente offuscare il merito dell’esecutivo in questo caso. Ed io credo che l’omessa firma del Capo dello Stato – fermo restando il rispetto per la sua convinzione e la sua coscienza – sia frutto di un ennesimo errore giuridico. Costituzionalisti noti, lo hanno detto. Io mi limito a considerare un aspetto, meno esaminato riportando qui di seguito, una riflessione già pubblicata da Il Foglio. Nessuno può negare al potere legislativo la facoltà di abrogare o cambiare precedenti norme giuridiche vigenti. Esse sono quelle che risultano dalla giurisprudenza. Se ogni sentenza interpretativa impedisse al Parlamento di intervenire su un punto della legge come interpretato dai giudici, la conseguenza sarebbe la cancellazione dell’intero potere legislativo. In secondo luogo bisogna sottolineare che il potere eccezionalmente attribuito al governo di emanare decreti-legge va inquadrato, come risulta dalla Costituzione, nell’ambito del potere legislativo. Dunque non si può affatto sostenere che il decreto-legge predisposto in governo sarebbe stato un atto di arrogante prevaricazione e di indebita invasione del campo giudiziario. Al contrario: sarebbe stato il modo più trasparente per esprimere rispetto per le decisioni giudiziarie. Esse ci sono e se ne tiene conto, ma proprio perché se ne tiene conto il potere legislativo può intervenire per correggere la norma oggettiva quale risulta dai provvedimenti giudiziari.
Del resto non è breve nella storia repubblicana la lista dei decreti-legge emanati per correggere o integrare testi normativi il cui significato effettuale era stato esplicitato da decisioni giudiziarie di poco anteriori o addirittura in corso di attuazione. Ulteriore argomento a favore della tesi qui prospettata si ricava dal richiamo della categoria delle leggi di interpretazione autentica: esse manifestano che, nel rapporto tra poteri dello Stato, il primato spetta alla legislazione. Perché, altrimenti, nella dottrina gli altri due poteri, esecutivo in senso stretto e giudiziario, vengono considerati entrambi “esecutivi” con la specifica differenza che il potere giudiziario opera in contraddittorio tra parti e nel caso di violazione della legge per stabilirne l’autorità?

Accanimento radicale

La cosa più drammatica è stata la gara tra la morte di Eluana e la legge per salvarla. Hanno atteso per un decennio una sentenza che desse loro ragione. Finalmente l’hanno ottenuta. Ora si era fatto concreto il rischio che il risultato sia tolto dalle loro mani. Nelle loro mani c’è già Eluana, dal 3 febbraio trasferita dalle carezze delle suore misericordine di Lecco a Udine, in una camera piantonata, affidata a un gruppo di volontari (Sic!) che considerano farla morire (o se volete “lasciarla morire di fame e di sete” che differenza fa?) un servizio al bene comune altruisticamente orientato. Hanno diffuso l’informazione che Eluana aveva ancora un corpo vigoroso e che sarebbero passati 15-20 giorni prima della morte, che dunque c’era ancora tempo per riflettere. Avevano elaborato un “protocollo” (come l’aborto è divenuto “Ivg”, così il provocare la morte è diventato “protocollo”!) che prevedeva tempi relativamente lunghi e una riduzione graduale della somministrazione di cibo e acqua. Poi giunge notizia che il “protocollo” è cambiato. L’iter sarà più breve. Idratazione e alimentazione saranno da subito totalmente cessati. Il 6 febbraio il governo, dopo l’omessa controfirma del Capo dello Stato, chiede e ottiene che si discuta subito una legge di contenuto identico al decreto e la si approvi in tre giorni. Il 9 alle 19 comincerà la discussione al Senato, disposto a continuare i lavori per tutta la notte. Il giorno dopo, al mattino, è previsto anche a Lecco la discussione del reclamo: si richiede la sospensione del volere di Giuseppe Englaro. Ma alle 19,35 Eluana muore. Ed ora dicono, che stava male, che era in condizioni irriconoscibili… Coincidenze casuali! Forse, ma, certo, assai singolari. Quel che è certo è che per oltre 10 anni si è cercato una decisione della Magistratura affinché la morte di Eluana fosse un evento pubblico e cioè una scelta dello Stato. L’introduzione dell’eutanasia, insomma… non dobbiamo essere di memoria corta: anche sull’inizio della plurima vicenda giudiziaria vi sono coincidenze singolari. Il primo ricorso del sig. Englaro è del 19 gennaio 1999 contemporaneo alla prima proposta di legge elaborata dalla Consulta di bioetica laica, di cui fanno parte tutti gli amici di Englaro e a cominciare dal professor Defanti, medico di Eluana, stampata dalla Camera dei deputati il 10 febbraio 1999, intitolata “Disposizioni in materia di consenso informato e dichiarazione di volontà anticipate nei trattamenti sanitari”. Non mi pare una indebita illazione ipotizzare una strategia radicale fatta di consigli e di sostegno. Se proprio papà Beppino considerava già morta la figlia immediatamente dopo l’incidente stradale, perché non impedirne la cura senza clamore, portandosela a casa o in Svizzera? Perché l’accanimento giudiziario?
È evidente lo scopo vero: l’introduzione della eutanasia in Italia, Paese che, in una strategia mondiale, gioca un ruolo esemplare per comprensibili motivi. È inutile giocare sulle parole. Basta leggere i commenti sul caso Eluana di alcuni autorevoli commentatori che, invocano il diritto alla morte come diritto umano fondamentale. L’eutanasia è alle porte. Eluana era il caso atteso e cercato. L’occasione non doveva essere lasciata sfuggire. Forse è bastato stravolgere l’affetto di un padre verso una figlia “puledra di razza” e compensare il suo dolore con l’idea di una morte non inutile. (ZENIT) di Carlo Casini  Presidente del Movimento per la Vita italiano.

 
 
 

RIVELAZIONI SULLA PREPARAZIONE ALLA SANTA CONFESSIONE

Post n°1579 pubblicato il 02 Marzo 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Si presentò al confessionale una donna, che subito prese a dire: Padre, non ne posso più! Ho un marito, che è un demonio. Egli bestemmia, grida, impreca, giuoca, si ubriaca...
- E voi? - soggiunse il Confessore. - Io non faccio niente; soffro sempre. - Ho capito, disse il Padre. Per penitenza dei vostri peccati, reciterete una Ave Maria; per i peccati di vostro marito, direte sei Rosari alla Madonna e farete un giorno di digiuno. - Per i peccati di mio marito?... Oh, questa è bella! Lui ha peccato ed io devo fare la penitenza!? Non mi pare giusto! - Ed allora, concluse il Confessore, se non vi pare giusto, perchè confessate i peccati di vostro marito? Lasciate che li confessi lui, se ne ha voglia; voi accusate le vostre mancanze. Quanti meriterebbero simile lezione!>>

La Passione SS. di Gesù è un mare di dolori, ma è altresì un mare di amore. (San Paolo della Croce) <> Questo brano che avete appena letto è tratto dal libro "Meditazioni sulla Passione di Gesù Cristo" di S. Alfonso Maria de Liguori.

Il nostro cuore è come un fiore

<La confessione, grazie alla divina potenza di Gesù Signore, supera la sua entità di incontro umano conducendo l'uomo fino all'incontro con Dio, con il Padre buono che, dopo aver tanto atteso, ora con gioia corre all'abbraccio, dona vesti nuove ed invita tutti alla mensa della comunione dove si festeggia l'immensità della Divina Misericordia.
Perciò la Confessione è un incontro tra l'umano e il divino, attraverso lo strumento umano della conversazione e della reciproca fiducia.
La confessione è l'accettazione della Volontà di Dio ed il rifiuto del mondo che imprigiona e disprezza, l'adesione alla sorgente di salvezza e di luce, di pace e di amore, ed il rifiuto delle tenebre, dell'odio e del disordine! Tutto nella piena consapevolezza dei nostri gesti.
Maria dice: Non potete festeggiare la mia festa se non vi confessate, il che significa: non potete cominciare la vita nuova se non dite a Dio: Ecco, Signore, sono pronto a fare secondo la tua Volontà! La volontà di Dio per me è prima di tutto chiedere perdono per tutto quello che abbiamo fatto contro la Sua Volontà, per aver preferito noi stessi alla voce di Dio, per essere stati più vicini alla vecchia Eva che a Maria, la nuova Eva.
Allora la confessione è il momento del ritorno e della rinnovata accettazione del Paradiso terrestre, l'inizio della costituzione del nuovo mondo. E' il momento in cui Dio ha diritto ad entrare di nuovo nella nostra vita e a riacquistare il primo posto. Questo è anche il momento in cui il nostro uomo vecchio, distrutto, si rinnova nella piena umanità di Cristo. Dio Padre è bontà infinita, è misericordia e dona sempre il perdono a chi glielo domanda col cuore. Pregatelo spesso con queste parole: "Dio mio, lo so che sono grandi e numerosi i miei peccati contro il tuo amore, ma io spero che tu mi perdonerai. Sono pronto a perdonare a tutti, all’amico come al nemico. O Padre, io spero in te e desidero vivere sempre nella speranza del tuo perdono". - P. Slavko Barbaric - Innamorati di maria -

 
 
 

ANCORA VIOLENZA SUI BAMBINI ADOLESCENTI E GIOVANI

Post n°1578 pubblicato il 02 Marzo 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Ancora violenza. Sui bambini. Sugli adolescenti. Sui giovani. Dalla pedofilia più spinta, all’audace bullismo. Dallo stupro, all’omicidio. Problematico vivere serenamente, tra i sogni dell’infanzia e la fretta di crescere. Tra le inquietudini dell’adolescenza e la spensieratezza della giovinezza. Tra you tube e gli sms. Un mondo virtuale che cozza con la realtà. E che spesso isola. Ancora tanto spazio, troppo, all’ansia che uccide l’innocenza. Soffocando la libertà. Annientando l’uomo, nella sua voglia di sognare. Autentica eutanasia. Senza appannaggio. Se le pareti domestiche con tanto ancora da raccontare, in tema di abusi, la strada, maestra di vita. E la scuola, referente di socializzazione spesso imposta. Vissuta sulla pelle dei più deboli. Educare alla vita, secondo l’antico magister, alla società, al mondo giungla. L’insofferenza alla disciplina, allarme bullismo. In un batter d’occhio, processi nefasti sui più deboli. Il branco, ...... il gruppo, il team, la squadra, la classe, Nella collettività, camuffate le identità. Confuse le personalità. Più forti. O più deboli. Secondo il momento. In tanti, spessso in troppi, a discettare sui fenomeni di violenza. Dimenando aggressività dialogica, da paladini della giustizia sociale. A parole, tanti sono bravi! Alfieri senza tempo, incardinati in enti pubblici o privati, onesti lavoratori o disoccupati ad ore, con brutture che fuoriescono solo in flagrante. Napoli docet. Per i suoi troppi vicoli, celanti delinquenze e le troppe storie, che l’asfalto rimanda. Annerito l’azzurro dell’infanzia, dall’ambizione del benessere. Ed adescati anche gli scugnizzi, che anelano al proprio cielo! Graffiando il diritto di vivere, serenamente, sotto lo stesso cielo, senza spire pedofile, annidiate tra pareti comunali! - Rita Occidente Lupo - Pontifex -

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 26
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Marzo 2009 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
            1
2 3 4 5 6 7 8
9 10 11 12 13 14 15
16 17 18 19 20 21 22
23 24 25 26 27 28 29
30 31          
 
 
 

ARTICOLI DI FEDE MOLTO BELLI

 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963