ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 11/03/2009

CAMMINO DI CONVERSIONE PER OGNI STAGIONE DELLA VITA: QUARESIMA - TERZA PARTE

Post n°1635 pubblicato il 11 Marzo 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

La superbia

Le maniere di perdere l’anima sono tante. L’anima può anche essere soggetta a malattie spirituali. Gli angeli non hanno corpo eppure alcuni di loro si sono ribellati a Dio e sono diventati demoni. Oggi vi accenno ad una malattia tipica dell’anima, che è congenita e cronica: la superbia. Giorni fa ho incontrato con un bravo giovane che vuol farsi prete. Condotta ottima, notevole sensibilità verso le cose spirituali e, grande voglia di studiare. Parlando dei suoi studi, mi fece una confessione:”Sto scrivendo un libro di filosofia nel quale propongo un nuovo sistema metafisico, che corregge e supera quello di San Tommaso d’Aquino”. Pensavo scherzasse, ed invece mi mostrò alcune pagine del primo capitolo del suo libro. Auguri, gli dissi, ma sta attento:”Vincere le tentazioni del mondo e della carne è una cosa da niente in confronto allo sforzo richiesto per vincere le tentazioni dello spirito. Il demonio non ci prende solo con la mela, ma anche stuzzicando la nostra bravura e facendola diventare superbia”. In guardia, quindi, cari amici. L’uomo moderno non ha pace in questo mondo e non si salverà neppure nell’altro; perché? perché alla pari del diavolo, è terribilmente superbo.


Il colesterolo cattivo

Il discorso sulla superbia, il nemico spirituale dell’anima, è delicato e difficile, perché la superbia ha che fare con l’affermazione della nostra identità. Il Signore ci ha fatto diversi gli uni dagli altri, tutti unici, per costituzione e talenti e Dio vuole che ne prendiamo atto e ne siamo fieri. La superbia è quindi come il colesterolo: c’è quella buona e c’è quella cattiva. La superbia è buona quando riconosci che Dio ti ha dato delle qualità da amministrare nel corso della vita, è cattiva se non riconosci il dono di Dio. Mi spiego: Tu senti che queste qualità,che possono essere intellettuali, volitive, sensibili ed anche fisiche, sono tue e formano la tua personalità. Ora i casi sono due: pensi che queste qualità devono servire per fare il bene e per questo le coltivi ed abbiamo la buona superbia. Pensi che le tue qualità che ritieni migliori di quelle che hanno gli altri serviranno per affermarti ed avere successo nella vita ed abbiamo la cattiva superbia.

Attenzione. C’è quindi la superbia dei diavoli, che pensano di essere superiori a Dio ed a lui si ribellano e c’è la superbia dei santi che pensano di aver tutto ricevuto dalla bontà di Dio ed a lui umilmente si sottomettono e danno grazie. Mi avete capito. Bisogna combattere il colesterolo cattivo e coltivare quello buono.

Un bicchier di vino

Facciamo il paragone del vino. Se ne bevi un bicchiere con misura, ti aiuta la digestione. Se vai oltre ti fa perdere la testa.

La grandezza dell’uomo sta nella capacità di far le cose con misura. Il che vuole dire, come dicevano già gli antichi, che la virtù sta nel mezzo, mentre il vizio si può avere per eccesso o per difetto. Una persona normale, sa di aver pregi e diffetti, come tutti, ma si accetta così com’è, senza patemi d’animo e, conl’aiuto di Dio, s’impegna a migliorare. Ma c’è anche la persona piena di sè: parla sempre delle sue cose, non ascolta e non fa attenzione agli altri, un ego che fa paura: noi diciamo che è superba, manca per eccesso. All’opposto, trovi la persona malata di depressione: pensa di valere uno zero tagliato in due, nessuna fiducia in se stessa, l’ego a terra come una ruota bucata.Che fare? Convertirsi. Il che vuol dire chiedere al Signore aiuto per vivere da persone normali, e cioè da santi.

L’umiltà non conosce moderazione

Nel mangiare e bere, nell’usare i sensi, nel servirci delle cose del mondo e cioè nelle attività umane, la virtù sta nella temperanza, e nella moderazione. Nei rapporti con Dio, e cioè nelle attività del cristiano, la virtù sta invece nel sempre di più, nell’eccesso. Gesù non ha detto, amerai Dio ed il tuo prossimo con moderazione, ma con tutto il tuo cuore, tutta la tua mente e tutte le tue forze.

La virtù che si oppone alla superbia è l’umiltà. Ora nell’essere umili non si pecca mai di eccesso. Più siamo umili, più siamo simili a Cristo e meglio è per la nostra anima. Questo principio vale per tutta la nostra vita spirituale. Un segno di croce la mattina è qualcosa, ma non basta. Andare alla messa la domenica è cosa buona ma non basta. L’anima ha sete di infinito. Occorre offrire a Dio ogni momento della giornata. Sua è la nostra vita, suo è il mondo e suo è il tempo che ci concede per attraversarlo facendo il bene. Cari amici, per il cristiano, l’unica misura nell’amare Dio e di amarlo senza misura. -  Prof. Luigi Pautasso di Radio Maria Canada -

 
 
 

AMICIZIE IN RETE? HO I MIEI DUBBI, MA CI PROVERO'

Post n°1634 pubblicato il 11 Marzo 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

E’ davvero incredibile la facilità con cui si diffondono oggi notizie, si condividono informazioni e saperi, si stabiliscono relazioni, si rivelano pezzi della propria vita a gente che forse si conosce solo in rete, provocando mille cambiamenti delle abitudini: "Questi cambiamenti - ha scritto Benedetto XVI nel suo Messaggio per la 43.ma Giornata Mondiale della comunicazione sociale - sono particolarmente evidenti tra i giovani, che sono cresciuti in stretto contatto con queste nuove tecniche..."
Non ricordo più né titolo né autore del libro sull’amicizia, che mi ha accompagnato per molti anni nel mio cammino educativo con i giovani. Forse era di monsignor Maio, citava pagine di padri della Chiesa, riflessioni profonde sul tema, che appassionava i giovani di ieri come quelli di oggi. Una parte era dedicata alle lettere come mezzo ordinario di comunicazione dei sentimenti: quando scrivi, la persona alla quale ti rivolgi, la puoi sentire accanto a te; chi riceve, leggendo, sente vicino lo scrivente, quasi ne avverte il profumo, il respiro. Una lettera la si conserva nel tempo, si può leggere e rileggere più volte, richiama promesse, giuramenti, riannoda legami, salva i rapporti.
Ma tutto questo piace a me, ma non piace ai giovani, che intrattengono legami con “il mondo intero” attraverso le nuove tecnologie, dal cellulare a internet. E’ davvero incredibile la facilità con cui si diffondono oggi notizie, si condividono informazioni e saperi, si stabiliscono relazioni, si rivelano pezzi della propria vita a gente che forse si conosce solo in rete, provocando mille cambiamenti delle abitudini: «Questi cambiamenti - ha scritto Benedetto XVI nel suo Messaggio per la 43.ma Giornata Mondiale della comunicazione sociale - sono particolarmente evidenti tra i giovani, che sono cresciuti in stretto contatto con queste nuove tecniche» dalle quali sono esclusi gli adulti che si sentono lontani dalle generazioni “digitali”, un linguaggio che il Papa definisce “un vero dono per l’umanità”.
E’ nato quindi un nuovo modo di studiare, di fare ricerca, di avere accesso a documenti e libri, di superare le distanze, di lavorare in èquipe, una “vera rivoluzione” che ha tantissimi aspetti positivi ma anche dei rischi seri soprattutto sulle relazioni, che si creano tra persone. Non vanno sottovalutati, soprattutto se nascondono adescamenti o mistificazioni oppure originano ossessioni compulsive. Sincerità, onestà, rispetto delle persone sono essenziali per entrare in rapporto sereno con gli altri.
Personalmente, avendo valorizzato molto il linguaggio del corpo, lavorando nel teatro e nella clownerie, ho sempre qualche dubbio su ciò che è virtuale. Faccio difficoltà a rapportarmi con chi non vedo, che non riesco a leggere nello sguardo, nel tono della voce, nell’espressione del corpo, per cui sto resistendo a un mio giovane confratello, che avendo molta dimestichezza con questi mezzi, vorrebbe che aprissi un sito personale, mettendomi a disposizione dei giovani: «L’amicizia è una cosa seria, non un gioco, richiede conoscenza, tempi, esperienze reali, momenti vissuti insieme, dialogo e ascolto, cultura».
Mi ha risposto citando Giovanni Paolo II che nel 2002 affermava che “per la Chiesa il nuovo mondo del ciberspazio esorta alla grande avventura di utilizzare il suo spazio per annunciare il messaggio evangelico”, aggiungendo, per mettermi al tappeto, che per Papa Benedetto internet non è solo strumento di comunicazione ma è “un ambiente culturale”, dal quale non si può stare fuori: “Quando sentiamo il bisogno di avvicinarci ad altre persone, quando vogliamo conoscerle meglio e farci conoscere, stiamo rispondendo alla chiamata di Dio… il Dio della comunicazione e della comunione”, che vuole fare dell’umanità un’unica famiglia, anche attraverso i nuovi linguaggi.
Cresciuto alla scuola di Don Bosco, che riteneva “il cortile” dell’oratorio uno spazio privilegiato di incontro e di amicizia, permane sempre forte in me la paura di rinchiudermi “in rete”, abbandonando il rapporto con i ragazzi e i giovani, che frequentano la scuola o l’oratorio, giocando in palestra o sul campo sportivo, che sanno di sudore e di fumo e che, con i pantaloni a vita bassa e l’iPod, vogliono incontrarmi dal vivo. Proverò comunque a dar retta al mio giovane confratello, aprirò un sito e se mi accorgo che la rete, chiamata a connettere, in realtà finisce per isolarmi, andrò in crisi e mi consiglierò sul da farsi. - Chiari - donboscoland -

 
 
 

IDENTITA' CATTOLICA E ANTICOMUNISMO NELL'ITALIA DEL DOPOGUERRA

Post n°1633 pubblicato il 11 Marzo 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Un nuovo libro che ricostruisce storie e personaggi dimenticati.

Sono ancora molte le zone grigie della storia immediatamente successiva alla fine della seconda guerra mondiale. Per cercare di ricostruire storie e personaggi dimenticati, Giuseppe Brienza, giornalista e saggista, ricercatore affermato ed esperto ha pubblicato il volume Identità cattolica e anticomunismo nell'Italia del dopoguerra,

D'Ettoris Editori. Come indica il sottotitolo, La figura e l'opera di mons. Roberto Ronca, il volume ripercorre la storia di questo Vescovo romano, un tempo influente e famoso e oggi pressoché dimenticato, per effetto non, come spesso avviene, del rapido trascorrere del tempo e del mutare delle situazioni, ma per una precisa scelta ideologica. Pur se la ricerca non ha solo intenti biografici, va detto subito che la figura del protagonista vi è tratteggiata a tutto tondo nelle sue molteplici attività a cominciare da quella sacerdotale (fu Vescovo di Pompei), che, ovviamente, costituisce la base e il presupposto di ogni suo altro impegno: assistente, dal 1931, della Associazione Universitaria Romana di Azione Cattolica, poi, dal 1933 al 1948, della FUCI e Rettore del Pontificio Seminario Maggiore al Laterano. Un ruolo quest'ultimo che gli consentì di svolgere, durante l'occupazione tedesca di Roma, una efficacissima opera di rifugio e accoglienza dei perseguitati politici e delle vittime delle leggi razziali (l'autore sottolinea che più di 800 perseguitati tra cui centinaia di ebrei restarono nascosti, grazie a mons. Ronca, nel Seminario Maggiore sino all'arrivo degli Alleati a Roma). E' tuttavia indubbio che l'attenzione dell'autore e, con lui, dei lettori si appunta soprattutto sull'attività svolta da mons. Ronca quale fondatore e direttore per un decennio (1946-1955) del movimento civico-politico Unione Nazionale Civiltà Italica, che s'innesta nelle esperienze, non sempre facili, maturate nella frequentazione degli studenti universitari cattolici, fra i quali cominciava allora a prevalere quella posizione culturale poi definita "cattolicesimo democratico", alla quale era decisamente avverso sia per le venature modernistiche sia per le simpatie politiche di "sinistra" che lo caratterizzavano. E' verosimile che a fare dimenticare la figura e l'opera per molti versi preziosa svolta da mons. Ronca abbiano contribuito anche questi contrasti con una corrente destinata a diventare largamente maggioritaria, soprattutto negli anni difficili del post-concilio, nel mondo cattolico. Tuttavia ancor più decisivi, ai fini dell'emarginazione e della successiva damnatio memoriae, i falliti tentativi di Civiltà italica, che pure con la sua opera di recupero e difesa della tradizione cristiana, aveva potentemente contribuito, assieme ai Comitati civici di Luigi Gedda, alla vittoria elettorale del 18 aprile 1948, a impedire lo scivolamento a sinistra della Democrazia Cristiana e, forse, alla creazione di un partito cattolico conservatore, contrastando così la politica, riuscita allora e per quattro decenni vincitrice, dell'unità dei cattolici in un solo partito. Difficile e sostanzialmente inutile dire oggi quali sarebbero state le conseguenze, per l'Italia e per il cattolicesimo italiano, di una affermazione del progetto di Civiltà italica. Consapevole che la storia non si fa con i "se" e con i "ma", Giuseppe Brienza non approfondisce un'ipotesi alternativa rimasta storicamente irrealizzata, ma ricostruisce con ricchezza di particolari il decennio nel corso del quale questa costituì, per dirla con James un'opzione viva. Brienza ci ripropone, inoltre, accanto a mons. Ronca, i cattolici che ne furono protagonisti (per tutti padre Riccardo Lombardi) in seguito, come troppo spesso accade ai perdenti, "silenziati", nonostante avessero compreso meglio di altri, inclini invece al compromesso in nome "dell'unità antifascista e resistenziale", la vera natura del PCI, soprattutto in quegli anni, tutt'altro che democratica. -Francesco Mario Agnoli - ZENIT -

 
 
 

KATYN IL FILM CENSURATO DAI SOVIETICI E SOTTILMENTE BOICOTTATO ANCHE IN ITALIA

Post n°1632 pubblicato il 11 Marzo 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Venerdì scorso proiezione a Milano del film Katyn di Andrzej Wajda presso il cinema Palestrina , sala strapiena, c'era gente in piedi ad assistere alla seconda (ed ultima!) proiezione. Centinaia di persone, dopo aver fatto inutilmente la fila al botteghino, sono tornate a casa senza averlo potuto vedere. La proiezione del film, voluta da "Sentieri del Cinema" e dal Centro Culturale di Milano è stato presentato dal console polacco Krzysztof Strzalka e da Luigi Geninazzi redattore di Avvenire. Katyn sono 117 minuti intensi, trepidanti, drammatici, "un pugno nello stomaco"come lo fu The Passion o Apocalypto di Mel Gibson. Il regista polacco ha il gran merito di evidenziare senza distorsioni la follia ideologica dei due totalitarismi del 900: il socialcomunismo staliniano e il nazionalsocialismo hitleriano.
Wajda rievoca la strage di 22 mila soldati polacchi uccisi dalla polizia sovietica (NKVD) il 5 marzo 1940 nella foresta di Katyn, situata vicino Smolensk, in Russia. Il massacro fu rivelato dai nazisti in chiave antisovietica al momento dell'invasione della Russia nel '41, ma Mosca rigettò ogni responsabilità sull'esercito di Hitler. E in mezzo ci fu il silenzio dell'Occidente, incapace di denunciare le responsabilità di Stalin, divenuto un indispensabile alleato contro la Germania. Solo nel 1990 l'allora presidente dell'Urss Gorbaciov ha riconosciuto la verità storica sull'eccidio di Katyn. E poi nel 1992 il presidente russo Boris Eltsin, consegnando alla Polonia i documenti che attestavano la piena responsabilità dell'Unione Sovietica nel massacro di Katyn, disse: «Perdonateci, se potete» .
Con Katyn il grande regista polacco (autore di L'uomo di marmo , L'uomo di ferro , Danton ), ha rinnovato in patria il dolore di un intero popolo narrando con stile secco e incalzante - e inserendo anche immagini di documenti d'epoca - una tragedia storica che ha segnato il suo Paese per decenni.
Nel film si vedono, militari nazisti e sovietici insieme, in nome dell'ideologia pronti a qualsiasi crimine, in mezzo gli ufficiali polacchi, soldati d'altri tempi, come dei cavalieri medievali, legati alla divisa, all'identità, alla patria cattolica, alla lealtà militare, speranzosi di farcela nonostante tutto, ma che alla fine sono tutti sacrificati.
Vi è anche un risvolto personale che ha portato Wajda a completare questo lungometraggio - ambientato tra il 1939 e il 1950 - visto che suo padre, Jakub, fu una delle vittime del massacro di Katyn. Per questo motivo, sotto il titolo del suo film, il regista premio Oscar alla carriera nel 2000 ha apposto un'eloquente dedica: «Ai miei genitori». «Mia madre si è nutrita di illusione fino alla fine della sua vita perché il nome di mio padre figurava sulla lista dei soldati massacrati con un appellativo sbagliato» ha ricordato Wajda durante la presentazione ufficiale di Katyn, svoltasi a Varsavia il 17 settembre dell'anno scorso, proprio 68 anni dopo l'invasione sovietica. Wajda, che nella strage, rievoca non solo la dignità e il coraggio delle vittime, ma anche la tenacia nel cercare la verità e la speranza incrollabile delle donne che li aspettano a casa. Così vediamo madri, mogli, figlie attendere, invano, il ritorno degli amati; come Anna , moglie di Andrzej , capitano dell'8° reggimento dell'esercito, che con la figlia Nika aspetta con sempre minor speranza di rivederlo. Le prime scene del film sono quelle di due folle che percorrono una medesima strada ma a senso inverso: vi è chi fugge dall'occupazione Armata rossa e chi scappa dall'oppressione della Wermacht . E le ultime inquadrature del film ritraggono proprio le fucilazioni su 22.000 inermi ufficiali polacchi, uccisi con un colpo alla nuca tra Katyn e altre località limitrofe, per poi essere sepolti in fosse comuni. Katyn è un film bellissimo si scrive nella presentazione del film sul sito di "Sentieri del Cinema"(un anno fa candidato all'Oscar per il miglior film straniero) e da non perdere, è anche la testimonianza di un popolo orgoglioso delle proprie radici e saldo nella propria fede, con i militari polacchi che vanno incontro alla morte a testa alta e recitando il Padre Nostro mentre uomini stravolti da odio e ideologia li ammazzano come bestie. Il cineasta polacco ha riconosciuto che «nessun regista sano di mente avrebbe potuto girare un film così durante il periodo comunista, se non presentando la versione ufficiale. Nel mio Paese non c'è stato interesse su questo argomento». Wajda si è avvalso della collaborazione di Pawel Edelman per il montaggio (già all'opera ne "Il pianista"di Roman Polanski) e delle musiche del grande compositore Krzysztof Penderecki.

"'Katyn' viene proiettato in pochissimi cinematografi, 12 in tutt'Italia. Com'è possibile che un simile capolavoro non trovi spazio se non in circuiti ristretti o nei cinema d'essai? Non è certo colpa della società di distribuzione 'Movimento Film' il cui responsabile, Mario Mazzarotto, ammette sconsolato che «di 'Katyn' in versione italiana sono disponibili molte più copie di quante ne circolano attualmente, ma sembra che si stia facendo di tutto per boicottarne la visibilità». Censurato e avvolto nella menzogna di regime per oltre mezzo secolo, Katyn è stato un nome difficile da pronunciare ad alta voce anche qui da noi. Nell'immediato dopoguerra ci fu chi venne sottoposto ad un vero e proprio linciaggio morale da parte del Pci di Togliatti per aver sollevato i veli sull'eccidio che porta il marchio sovietico".
(Luigi Geninazzi,

Un film che spaventa, 8.3.09 Avvenire).
La Movimento Film (http://www.movimentotv.it), in collaborazione con l'Associazione dei Polacchi a Milano consiglia fortemente, per il suo valore di documento storico e didattico, di far vedere il film agli studenti delle scuole. Ci sarà qualcuno che lo farà? "'Katyn' è un film che dovrebbe essere proiettato in tutte le scuole, - scrive Geninazzi - un contributo al recupero di quella 'memoria storica' che politici ed educatori sottolineano sempre con grande enfasi. Invece in Italia viene relegato, ignorato e sottilmente boicottato. C'è di che vergognarsi: dopo i sovietici, siamo riusciti a censurare Katyn una seconda volta". - Domenico Bonvegna - il Mascellario -

 
 
 

LA FORZA DELLA PREGHIERA PERSONALE E COMUNITARIA

Post n°1631 pubblicato il 11 Marzo 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

La preghiera è quello che i giovani possono offrire al mondo Pregare da soli è bene, ancor più bello e proficuo è pregare insieme ». Il Papa, nel Messaggio per la 24ª Gmg che verrà celebrata il 5 aprile in ogni diocesi, invita i giovani a pregare, da soli e insieme. La preghiera è infatti un luogo privilegiato dell’incontro con Gesù e la sua presenza è la nostra speranza. Pochi giorni fa Luigi mi ha chiesto, con un sms, di pregare per lui: a breve verrà processato per un reato commesso anni fa; ci eravamo parlati di persona e non aveva avuto il coraggio di chiedermelo. Anche una coppia di miei amici mi ha chiesto una preghiera: stanno per andare in Russia ad adottare un bambino. Una giovane mi ha confidato che prega per la fede del proprio papà. Pochi giorni fa, casualmente, sono venuto a scoprire che un ragazzo avviato al sacerdozio è stato salvato da una vita dissoluta anche grazie alla preghiera intensa di un amico che ha digiunato per lui a pane e acqua per un mese! Ho notato che nessuno, nemmeno un mio collega insegnante di filosofia agnostico, rifiuta una preghiera. Pregare insieme non è facile, non so perché; in genere, dopo aver ascoltato i problemi di qualcuno, gli propongo di dire insieme una preghiera. L’ho imparato da un confessore. Talvolta mi capita, con alcuni giovani, di recitare insieme una preghiera, al telefono. Ad alcune coppie chiedo: tutte le sere, prima di addormentarvi, prendetevi per mano e recitate un Padre Nostro. Grazie sorelle e fratelli monaci ed eremiti che nel nascondimento pregate per tutti. Spesso mi ritrovo a desiderare un mondo senza droga, alcool, pornografia, prostituzione, senza mafia, senza razzismi e provo impotenza. Mi consola pensare agli apostoli che non riuscirono a guarire un giovane epilettico e a Gesù che disse loro che certi demoni si sconfiggono solo con la preghiera e il digiuno. La preghiera è la prima cosa che i giovani credenti possono offrire al mondo: una potenza invisibile. - Giovani.org -

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 26
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Marzo 2009 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
            1
2 3 4 5 6 7 8
9 10 11 12 13 14 15
16 17 18 19 20 21 22
23 24 25 26 27 28 29
30 31          
 
 
 

ARTICOLI DI FEDE MOLTO BELLI

 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963