ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 16/03/2009

CHE VERGOGNA ESSERE NORMALI!!!!!

Post n°1661 pubblicato il 16 Marzo 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Prova a dire adesso, in Italia, che hai una famiglia normale - metti una moglie e due figli -, che hai un lavoro normale, una dichiarazione dei redditi normale, persino qualche sogno normale. Prova, se riesci. Prova a sentirti considerato, rispettato, ascoltato, se sei normale. Prova a esistere, in questa Italia disinibita e frikkettona, se sei semplicemente normale. Prova a non sentirti in colpa, se sei normale...
Si sta facendo veramente dura, per il Paese dei normali. Persino l’idea più normale, questa stramberia qualunquista secondo la quale per procreare, fare figli, insomma mandare avanti il mondo, serva la congiunzione tra il genere maschile e il genere femminile, ecco, persino questa certezza elementare non ha più molto senso. Il guru del mondo gay Grillini ha spiegato che non c’è alcuna differenza tra due genitori normali, meglio detti eterosessuali, e due genitori omosessuali. È uguale. E poi sia chiara una volta per tutte: basta con questo odioso vocabolo, «normale». Che cosa vuol dire, «normale»?
Non andrebbe neppure spiegato: si utilizza questa parola per convenzione. Per capirsi prima. Mai avere il terrore delle parole: dipende solo dal senso che contengono. Da come vengono usate. Purtroppo, questa particolare parola che indica il modello classico dell’esistenza - quello della maggioranza, quello più antico - ormai viene usato soltanto in un caso: quando è un tabù da abbattere. Tutti addosso a questa maledetta normalità: è ora di cambiare, finiamola con la tradizione clerical-bacchettona.
E i normali? Di fronte a questo nuovo conformismo, i normali subiscono. Devono solo stare zitti. Finalmente, si celebra una grandiosa vittoria sociale: l’eliminazione dei moralisti. Per anni abbiamo bollato qualunque richiamo e qualunque riferimento alla normalità come bieco moralismo. Parroci, opinionisti, professori di scuola: tutti a casa, con l’infamante marchio di moralisti. Assieme, è sparita la morale: abbiamo buttato il bambino giù dallo scarico, assieme all’acqua sporca.
Il risultato è questo: il trionfo degli immoralisti. Spadroneggiano, dettano la linea, fanno egemonia. E provocano. Le manifestazioni dell’orgoglio gay, presentate sempre come irrinunciabili occasioni di crescita civile, sbracano immancabilmente in un’avvilente scenografia da carnevale di Rio. È fatica spiegare ai bambini come essere gay non sia una tragedia, né tanto meno una colpa, se in televisione sfilano ogni volta degli invasati seminudi, coperti solo con qualche striscia di pelle borchiata, che si strusciano e si baciano davanti alle telecamere, qualche volta brandendo il frustino. Ultimamente, per sovrapprezzo politico, ci hanno aggiunto le oscene caricature del Papa, che gridano vendetta davanti alla dignità, prima ancora che davanti al cielo (si divertono molto a dissacrare per le strade di Roma: provassero una volta a dissacrare per le strade di Teheran). Detto molto normalmente: ma queste sfilate sono espressione di gay-pride, di orgoglio gay, o di esibizionismo cialtrone? Inutile però porre la domanda in questi termini di pura estetica: l’hanno già spiegato mille volte, è bieco moralismo.
Poi c’è il fotografo Corona. Nelle case degli italiani normali fa effetto apprendere che questo tizio, a 34 anni, vanta già fatturati galattici. Le case normali sono popolate di 34enni che dopo una dura laurea faticano a toccare i millecinquecento euro mensili, magari con incarichi di responsabilità dentro prestigiose multinazionali. Ma nessuno li va a sentire, nessuno li sta ad ascoltare. È passato il messaggio: sono poveracci. Ha vinto il modello Corona’s, trionfano gli avventurieri e gli spregiudicati, è l’apologia dei senza Dio e dei senza scrupoli, bella vita e soldi facili. Provi, provi un bravo ragazzo qualsiasi, un ragazzo normale di famiglia normale, a dire che la cocaina è tossica, diabolica, infame. Provi a sostenere che riprendere sesso orale tra compagni e diffonderlo via telefonino, oltre che una colossale bischerata, è una terrificante umiliazione per tutti, per chi lo fa e per chi lo guarda. Se prova a dirlo, è bacchettone, perbenista, fuori dal tempo, pure lui bieco moralista. Naturalmente ci siamo costruiti i nuovi stili di vita in nome della libertà. Delle idee, dei costumi. Ma la libertà è una cosa troppo sacra, perché diventi questo svaccato e lascivo circo equestre. La libertà andrebbe studiata, conosciuta, imparata, perché è un attrezzo molto sofisticato. Può arrecare i vantaggi più sublimi, ma anche i danni più devastanti. Dipende da chi la usa. Si può dire che in un luogo normale, in un tempo normale, un ragazzo di 34 anni non può diventare ricco sfondato ciurlando nel manico col suo letale teleobiettivo?
Prova a dirlo. Sanno già come rispondere: non cadiamo nel moralismo. In questa grande epopea degli immoralisti - che guarda caso fa pure rima con certi giovani immobiliaristi - non è contemplato un pudore normale, un ragionamento normale, un modello normale. Purtroppo hanno vinto loro. Agli sconfitti non resta molto. Possono cullare soltanto il patetico rimpianto di immagini antiche: un parroco, un opinionista, un professore di scuola che faccia impunemente del sano moralismo. - Cristiano Gatti -

 
 
 

NOVENA DELL’ANNUNCIAZIONE DI NOSTRO SIGNORE - (dal 16 al 24 Marzo)

Post n°1660 pubblicato il 16 Marzo 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

PRIMO GIORNO: O Maria, sia benedetto il saluto che vi diede l’Angelo di Dio nel suo annuncio. Ave Maria.

SECONDO GIORNO: O Maria, sia benedetta la grazia sublime di cui l’Angelo di Dio vi empì. Ave Maria.

TERZO GIORNO: O Maria, sia benedetto l’annuncio che l’Angelo di Dio dal cielo vi recò. Ave Maria.

 QUARTO GIORNO: O Maria, sia benedetta l’umiltà con cui vi dichiaraste Ancella di Dio. Ave Maria.

QUINTO GIORNO: O Maria, sia benedetta la generosità con cui faceste vostro il volere di Dio. Ave Maria.

SESTO GIORNO: O Maria, sia benedetta la purezza con cui riceveste nel vostro seno il Verbo di Dio. Ave Maria.

SETTIMO GIORNO: O Maria, sia benedetto il momento in cui il Figlio di Dio si vestì della vostra carne. Ave Maria.

OTTAVO GIORNO: O Maria, sia benedetto il momento in cui diveniste Madre del Figlio di Dio. Ave Maria.

NONO GIORNO: O Maria, sia benedetto il momento in cui cominciò, con l’Incarnazione del Figlio di Dio, la salvezza dell’uomo. Ave Maria.

Preghiamo:   O Dio, che all’annunzio dell’Angelo hai voluto che il tuo Verbo si facesse uomo nel grembo verginale di Maria, concedi al tuo popolo, che la onora come vera Madre di Dio, di godere sempre della sua intercessione presso di te. Per Cristo nostro Signore. Amen. 

 
 
 

LA DONNA CULMINE DELLA CREAZIONE

Post n°1659 pubblicato il 16 Marzo 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Di fronte alla sublimità della Donna, il coro dei giovani non poteva che esclamare: “Che cosa grande è mal l'amore!“ e il coro femminile non ha dato altra risposta che con le parole del Cantico dei Cantici: Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio, perché forte come la morte è l'amore, tenace come gli inferi è la passione, le sue vampe sono vampe di fuoco, una fiamma del Signore!...Dio non c’è? Ma se non c’è, ne provo grande nostalgia! Con Lui le cose si vedono meglio! Con gli occhi di Dio, si superano le xenofobie, le discriminazioni, i giudizi sprezzanti verso chi sbaglia, le facili condanne, le ingiustizie contro i poveri… Con gli occhi di Dio ho provato, a rileggere la “festa della donna”, una recente invenzione laica, una giusta rivendicazione del ruolo della donna, a volte esasperato da chi ritiene che la religione, soprattutto la “cattolica”, la donna l’ha solo asservita, umiliata, messa in un angolo. Mi sono letto alcuni quotidiani, ho visto qualcosa in TV, che ha portato nelle nostre case il pensiero di politici e responsabili delle cose pubbliche. Ho sentito parlare solo di stupri, di violenze contro la donna, definite infami, non degne dei nostri tempi, discorsi seri, che hanno occupato le prime pagine dei nostri giornali e telegiornali, senza evidenziare in positivo come atteggiarsi di fronte alla donna, chi è veramente lei in questo nostro mondo, che pure la utilizza e la sfrutta in mille maniere: dalla pubblicità alla prostituzione.

Come Dio l'ha pensata dalle origini

Come educatore, tuttavia, mi sono chiesto se era questo il modo più corretto di “festeggiare la donna”. Da “bigotto papalino” sono andato a rileggere la lettera di Giovanni Paolo sulla dignità della donna, la famosa “Mulieris dignitatem” che un’intellettuale di sinistra, la Maciocchi, aveva paragonato, per l’intensità e la ricchezza del contenuto, alle Lettere di San Paolo. Ho respirato aria fresca, poesia, tenerezza, dolcezza, una vera sinfonia di parole in onore del “genio femminile”, da parte di un Papa che dimostrava di conoscere bene la Donna, come Dio l’ha pensata fin dalle origini. Sono riandato con la memoria all’atmosfera, che si era creata una sera nel Palazzo dello sport di Reggio Emilia, dove oltre duemilacinquecento giovani ripercorrevano nella loro preghiera il ruolo della Donna, come la sognavano e la desideravano alla luce di Cristo. Erano giovani che invocavano dal Signore il coraggio di amare, di vivere un grande amore, non il piccolo amore di chi si illude di amare mentre vuole essere amato, mentre vuole essere ricoperto di attenzioni e di doni.

L'amore, vocazione di ogni donna

Fa festa, canta il coro dei giovani, perché è comparsa la donna, con quei due occhi che sembrano astri, con quel suo corpo fiore della creazione. E Dio l'ha contemplata. Lei ha sorriso. Per quanto tempo si saranno parlati? Di certo le ha confidato i suoi segreti, per renderla così singolare e «sola» nella sua immensa fame d'amore, nella sua immensa capacità di dono. Senza la donna anche Dio sembra triste, nascerà anche Lui da una Donna: nascerà da Maria. Quale tesoro, quale segreto avrà nascosto Dio nel suo cuore. Un solo segreto: l'amore! L'amore è la vocazione della donna, di ogni donna, chiamata ad esistere per essere amata ed amare. E l'uomo, solo attraverso l'amore, potrà conoscere il mistero che Dio ha posto nel cuore della donna, nel cuore della creazione: “Madre, sorella o sposa, vergine o consacrata, forte o debole, la Donna è il fiore germinato dal cuore di Dio, gemma di primavera, che illumina questa nostra terra, patria dell'uomo e valle del pianto”.

Così insegna la Chiesa

Di fronte alla sublimità della Donna, il coro dei giovani non poteva che esclamare: “Che cosa grande è mal l'amore! “ e il coro femminile non ha dato altra risposta che con le parole del Cantico dei Cantici: «Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio, perché forte come la morte è l'amore, tenace come gli inferi è la passione, le sue vampe sono vampe di fuoco, una fiamma del Signore! Se grandi acque non possono spegnere l'amore nè i fiumi travolgerlo. Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa in cambio dell'amore, non ne avrebbe che dispregio”. L’amore, immaginato con gli occhi di Dio, rende inutili e vani i discorsi sulla violenza e sullo stupro. Se la Donna è il culmine della creazione, non può che essere amata o, almeno, rispettata. Così insegna la Chiesa, da sempre!
- Vittorio Chiari -


 
 
 

MOSTRA A ROMA SUL RAPPORTO DEI SANTI CON ANGELI E DEMONI

Post n°1658 pubblicato il 16 Marzo 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Si è aperta il 5 marzo, presso le sale ipogee e la cripta del Centro San Carlo, a Roma, la mostra su “Angeli e Demoni” nata grazie all’intuizione del quindicenne Carlo Acutis, morto nell’ottobre 2006 in concetto di santità, e alla generosa e accurata ricerca eseguita dallo scrittore e giornalista Nicola Gori. La mostra presenta la relazione che Gesù Cristo attua nei confronti degli angeli e dei demoni, e inoltre raccoglie per la prima volta 132 testimonianze di visioni e apparizioni di angeli e di demoni nella vita dei santi e dei mistici attraverso immagini e pannelli descrittivi. Secondo gli organizzatori l’obiettivo primario è quello di analizzare i simboli che in ogni civiltà e da tempi remoti danno figura all’universo dell’interiore umano come gli angeli e i demoni. Le esperienze raccolte nella mostra abbracciano tutti i secoli dell’era cristiana. Il visitatore troverà spunti e motivi di riflessione sulla presenza degli angeli e dei demoni nella vita dell’uomo. Frutto di un’attenta e accurata ricerca eseguita in ambito internazionale, attingendo anche ai vari documenti storici contenuti nelle “Positiones” di persone per le quali è in corso il processo di canonizzazione presso la Congregazione delle Cause dei Santi, si è provveduto a organizzare un percorso ideale attraverso la storia della salvezza. Nelle varie testimonianze viene tratteggiato un profilo degli angeli, quali messaggeri di Dio e custodi dell’uomo, e dei demoni, quali tentatori e istigatori alla ribellione contro Dio. Alcuni resteranno sorpresi nello scoprire che le testimonianze sulla verità degli angeli e dei demoni confermano che esiste un mondo dopo la morte a cui ogni uomo è chiamato. Di angeli e demoni ha parlato recentemente il Papa Benedetto XVI che nell’angelus di domenica primo marzo ha spiegato: “Gli angeli servono Gesù, che è certamente superiore ad essi, e questa sua dignità viene qui, nel Vangelo, proclamata in modo chiaro, seppure discreto. Infatti anche nella situazione di estrema povertà e umiltà, quando è tentato da Satana, Egli rimane il Figlio di Dio, il Messia, il Signore”. In quell'occasione il Ponterfice ha inoltre avvertito che “toglieremmo una parte notevole del Vangelo, se lasciassimo da parte questi esseri inviati da Dio, i quali annunciano la sua presenza fra di noi e ne sono un segno. Invochiamoli spesso, perché ci sostengano nell’impegno di seguire Gesù fino a identificarci con Lui”. Intervistato da ZENIT, monsignor Raffaello Martinelli, Primicerio della Basilica dei SS. Ambrogio e Carlo al Corso, a Roma e Prelato d’onore di Sua Santità ha spiegato che “parlare di angeli e di demoni all’uomo contemporaneo spesso risulta molto difficile se non anacronistico”. “Infatti – ha aggiunto –, mentre in altre epoche il rapporto delle persone con il sacro e con il trascendente era motivo di discussione frequente, ai nostri giorni l’uomo è rivolto piuttosto all’immanente e ha perso questa familiarità con il divino”. “Per questo motivo – ha poi sottolineato – riscoprire il ruolo degli angeli nell’economia della salvezza significa rinnovare la nostra fede nella Vita Eterna. Significa anche porre la fiducia in queste celesti creature che il Signore ha voluto al nostro fianco”. In merito ai demoni, monsignor Martinelli ha precisato che “Dio in alcune situazioni 'permette' al Diavolo di ‘tormentare’ l’uomo, ma non lo fa mai però al di sopra delle sue forze”. “Sappiamo infatti per Fede che da questo ‘male’ Dio sa trarre sempre un bene più grande perché, con la sua grazia, il cuore esce purificato dalla prova e la Fede diviene più salda”, ha poi spiegato. La mostra, in via del Corso 437, rimarrà aperta fino al 5 maggio tutti i giorni dalle ore 10:30 alle ore 17:30 ultima entrata - lunedì chiusura settimanale -. Biglietto unico: 2,00 €. Per informazioni: Paola Bruni 338.9118050; www.pgeventi.com – pgeventi@yahoo.it - ZENIT -

 
 
 

SE SI TRASFORMA LA CHIESA IN UN TALK-SHOW

Post n°1657 pubblicato il 16 Marzo 2009 da diglilaverita
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Molti dei commenti e delle reazioni alla

lettera sofferta che Benedetto XVI ha inviato ai vescovi di tutto il mondo per spiegare il vero significato della revoca della scomunica ai lefebvriani e spegnere le polemiche suscitate dall’intervista negazionista di monsignor Williamson, hanno indugiato sulla solitudine del Papa, sui problemi del governo curiale, sull’opposizione da parte degli episcopati progressisti e sulle rigidezze dei tradizionalisti, sugli errori di comunicazione. E si sono concentrati infine sulle fughe di notizie «miserande», secondo la definizione del direttore de L’Osservatore Romano, che con un suo editoriale ha attirato l’attenzione mediatica proprio su questo argomento.
Eppure il cuore dell’inconsueto messaggio papale – una lettera coraggiosa e umile allo stesso tempo, con la quale Benedetto ha preso su di sé le responsabilità della macchina curiale – ha rischiato e rischia di rimanere ancora sotto traccia. È vero: Ratzinger non nasconde, nelle sette pagine inviate ai «confratelli nel ministero episcopale», di essere stato profondamente colpito non dalle polemiche esterne, dalle strumentalizzazioni mediatiche del suo gesto di misericordia e riconciliazione nei confronti dei lefebvriani, quanto piuttosto dall’asprezza e dall’ostilità delle reazioni in campo cattolico, nella Chiesa. Vescovi e cardinali lo hanno attaccato, hanno ritenuto che il Pontefice volesse fare un’inversione di marcia rispetto al Concilio Vaticano II. Una «valanga di proteste, la cui amarezza rivelava ferite risalenti al di là del momento».
Con il suo gesto solitario e sofferto, il Papa ha voluto, ancora una volta, richiamare tutti alla necessità di uno sguardo diverso, lo sguardo della fede: «Sempre e di nuovo dobbiamo imparare la priorità suprema: l’amore». Non per appiattire il dibattito e il confronto interno alla Chiesa, non per fare tabula rasa delle differenze e delle diversità, che da sempre hanno caratterizzato la «catholica», che si chiama così proprio perché include e non esclude, e al cui interno la stessa fede può essere vissuta secondo esperienze, modalità e sensibilità diversissime tra di loro. No, l’amarezza del Papa non è stata determinata dal fatto che siano stati espressi giudizi diversi sulla revoca della scomunica. La sofferenza che traspare dalle pagine della lettera è legata al fatto che in quei giudizi, in quelle critiche che gli hanno fatto ricordare la frase paolina sui cristiani che si mordono e divorano a vicenda, non c’era carità. Prevalevano le logiche delle fazioni contrapposte, che finiscono per trasformare anche la Chiesa in un talk show o in un congresso di partito, con tanto di correnti contrapposte e cordate che mirano soltanto alla gestione del potere. Questo Papa anziano, che all’inizio del suo pontificato disse che il suo compito «è di far risplendere davanti agli uomini e alle donne di oggi la luce di Cristo: non la propria luce, ma quella di Cristo», chiede ancora una volta alla Chiesa e a tutti i suoi membri, come pure alla sua Curia, un cambiamento di sguardo e di mentalità. Quello sguardo che si può cogliere nel
commento pubblicato su L’Osservatore Romano di oggi dal vescovo Rino Fisichella, dedicato al caso della bambina brasiliana stuprata dal patrigno, rimasta incinta di due gemelli e fatta abortire. Una storia tragica, che ha visto il vescovo di Recife salire alla ribalta delle cronache internazionali per aver immediatamente annunciato che i medici che hanno praticato l’aborto sono incorsi nella scomunica. «Prima di pensare alla scomunica – scrive Fisichella – era necessario e urgente salvaguardare la sua vita innocente e riportarla a un livello di umanità di cui noi uomini di Chiesa dovremmo essere esperti annunciatori e maestri». Ecco, questo stesso sguardo di misericordia è quello che Benedetto XVI testimonia alla Chiesa.
Pensare che il cuore del problema siano solo le poltrone della Segreteria di Stato – dove pure esistono innegabili disfunzioni - o lo studio di più efficaci strategie comunicative, o ancora le divisioni secondo logiche politiche tra conservatori e progressisti, significa, una volta di più, ridurre la profondità dell’insegnamento papale a logiche di potere mondano.
Il Papa non ha bisogno di interpreti autorizzati: comunica benissimo e dà il meglio di sé anche quando parla a braccio. In un momento della storia in cui Dio «sparisce dall’orizzonte degli uomini» c’è bisogno di riscoprire che alla Chiesa non si possono applicare le logiche aziendali, né può rimanere ripiegata su se stessa, concentrata sui suoi organigrammi.
La Chiesa vive spalancata verso il mondo. Proprio per questo, martedì prossimo, il vescovo di Roma parte per l’Africa, il continente dimenticato. - Andrea Tornielli -

 
 
 

IL PRESIDENTE DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA DALLA PARTE DELLA BAMBINA BRASILIANA

Post n°1656 pubblicato il 16 Marzo 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il dibattito su alcune questioni si fa spesso serrato e le differenti prospettive non sempre permettono di considerare quanto la posta in gioco sia veramente grande. È questo il momento in cui si deve guardare all'essenziale e, per un attimo, lasciare in disparte ciò che non tocca direttamente il problema. Il caso nella sua drammaticità è semplice. C'è una bambina di soli nove anni - la chiameremo Carmen - che dobbiamo guardare fisso negli occhi senza distrarre lo sguardo neppure un attimo, per farle capire quanto le si vuole bene. Carmen, a Recife, in Brasile, viene violentata ripetutamente dal giovane patrigno, rimane incinta di due gemellini e non avrà più una vita facile. La ferita è profonda perché la violenza del tutto gratuita l'ha distrutta dentro e difficilmente le permetterà in futuro di guardare agli altri con amore.
Carmen rappresenta una storia di quotidiana violenza e ha guadagnato le pagine dei giornali solo perché l'arcivescovo di Olinda e Recife si è affrettato a dichiarare la scomunica per i medici che l'hanno aiutata a interrompere la gravidanza. Una storia di violenza che, purtroppo, sarebbe passata inosservata, tanto si è abituati a subire ogni giorno fatti di una gravità ineguagliabile, se non fosse stato per lo scalpore e le reazioni suscitate dall'intervento del vescovo. La violenza su una donna, già grave di per sé, assume una valenza ancora più deprecabile quando a subirla è una bambina, con l'aggravante della povertà e del degrado sociale in cui vive. Non c'è linguaggio corrispondente per condannare tali episodi, e i sentimenti che ne derivano sono spesso una miscela di rabbia e di rancore che si assopiscono solo quando viene fatta realmente giustizia e la pena inflitta al delinquente di turno ha certezza di essere scontata. Carmen doveva essere in primo luogo difesa, abbracciata, accarezzata con dolcezza per farle sentire che eravamo tutti con lei; tutti, senza distinzione alcuna. Prima di pensare alla scomunica era necessario e urgente salvaguardare la sua vita innocente e riportarla a un livello di umanità di cui noi uomini di Chiesa dovremmo essere esperti annunciatori e maestri. Così non è stato e, purtroppo, ne risente la credibilità del nostro insegnamento che appare agli occhi di tanti come insensibile, incomprensibile e privo di misericordia.
È vero, Carmen portava dentro di sé altre vite innocenti come la sua, anche se frutto della violenza, e sono state soppresse; ciò, tuttavia, non basta per dare un giudizio che pesa come una mannaia. Nel caso di Carmen si sono scontrate la vita e la morte. A causa della giovanissima età e delle condizioni di salute precarie la sua vita era in serio pericolo per la gravidanza in atto. Come agire in questi casi? Decisione ardua per il medico e per la stessa legge morale. Scelte come questa, anche se con una casistica differente, si ripetono quotidianamente nelle sale di rianimazione e la coscienza del medico si ritrova sola con se stessa nell'atto di dovere decidere cosa sia meglio fare. Nessuno, comunque, arriva a una decisione di questo genere con disinvoltura; è ingiusto e offensivo il solo pensarlo.
Il rispetto dovuto alla professionalità del medico è una regola che deve coinvolgere tutti e non può consentire di giungere a un giudizio negativo senza prima aver considerato il conflitto che si è creato nel suo intimo. Il medico porta con sé la sua storia e la sua esperienza; una scelta come quella di dover salvare una vita, sapendo che ne mette a serio rischio una seconda, non viene mai vissuta con facilità. Certo, alcuni si abituano alle situazioni così da non provare più neppure l'emozione; in questi casi, però, la scelta di essere medico viene degradata a solo mestiere vissuto senza entusiasmo e subito passivamente. Fare di tutta un'erba un fascio, tuttavia, oltre che scorretto sarebbe ingiusto.
Carmen ha riproposto un caso morale tra i più delicati; trattarlo sbrigativamente non renderebbe giustizia né alla sua fragile persona né a quanti sono coinvolti a diverso titolo nella vicenda. Come ogni caso singolo e concreto, comunque, merita di essere analizzato nella sua peculiarità, senza generalizzazioni. La morale cattolica ha principi da cui non può prescindere, anche se lo volesse. La difesa della vita umana fin dal suo concepimento appartiene a uno di questi e si giustifica per la sacralità dell'esistenza. Ogni essere umano, infatti, fin dal primo istante porta impressa in sé l'immagine del Creatore, e per questo siamo convinti che debbano essergli riconosciuti la dignità e i diritti di ogni persona, primo fra tutti quello della sua intangibilità e inviolabilità. L'aborto provocato è sempre stato condannato dalla legge morale come un atto intrinsecamente cattivo e questo insegnamento permane immutato ai nostri giorni fin dai primordi della Chiesa. Il concilio Vaticano II nella

Gaudium et spes - documento di grande apertura e accortezza in riferimento al mondo contemporaneo - usa in maniera inaspettata parole inequivocabili e durissime contro l'aborto diretto. La stessa collaborazione formale costituisce una colpa grave che, quando è realizzata, porta automaticamente al di fuori della comunità cristiana. Tecnicamente, il Codice di diritto canonico usa l'espressione latae sententiae per indicare che la scomunica si attua appunto nel momento stesso in cui il fatto avviene. Non c'era bisogno, riteniamo, di tanta urgenza e pubblicità nel dichiarare un fatto che si attua in maniera automatica. Ciò di cui si sente maggiormente il bisogno in questo momento è il segno di una testimonianza di vicinanza con chi soffre, un atto di misericordia che, pur mantenendo fermo il principio, è capace di guardare oltre la sfera giuridica per raggiungere ciò che il diritto stesso prevede come scopo della sua esistenza: il bene e la salvezza di quanti credono nell'amore del Padre e di quanti accolgono il vangelo di Cristo come i bambini, che Gesù chiamava accanto a sé e stringeva tra le sue braccia dicendo che il regno dei cieli appartiene a chi è come loro. Carmen, stiamo dalla tua parte. Condividiamo con te la sofferenza che hai provato, vorremmo fare di tutto per restituirti la dignità di cui sei stata privata e l'amore di cui avrai ancora più bisogno. Sono altri che meritano la scomunica e il nostro perdono, non quanti ti hanno permesso di vivere e ti aiuteranno a recuperare la speranza e la fiducia. Nonostante la presenza del male e la cattiveria di molti. - di Rino Fisichella Arcivescovo - (L'Osservatore Romano )

 
 
 

ENTRO APRILE IL CRAC DI UN PAESE EUROPEO. SU CHI SCOMMETTETE?

Post n°1655 pubblicato il 16 Marzo 2009 da diglilaverita
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Mercoledì 11 marzo a Londra, nel corso di una conference call di Ubs si è parlato di «scenari di un’eurozona da cui ormai con certezza sarà costretto in breve tempo a uscire un membro». Dopo l’Islanda, ormai fallita, quale sarà il prossimo paese a cadere?...

Un adagio borsistico dice: quando scende, compra. Lasciate perdere e scappate dal mercato, se per caso siete ancora dentro. Comprare quelle azioni che crollano è come cercare di prendere al volo un coltello caduto dal tavolo: con ogni probabilità, ci si taglia. L’altissima volatilità, i volume bassissimi e i book illiquidi fanno del mercato un acquario in cui nuotano solo i trader di un certo livello, ovvero chi ha bisogno di incertezza e volatilità per guadagnare. Tre giorni fa il mondo sembrò gridare alla fine del tunnel per i rialzi folli delle piazze di tutto il mondo trainate dall’annuncio da parte di Citigroup di un ritorno al profitto nel primo bimestre di quest’anno. In tempi di disperazione, basta poco per entusiasmarsi. Infatti quel profitto di 19 miliardi di dollari è ante-imposte e ante-svalutazioni: pensate soltanto che nell’ultimo trimestre del 2008, quello horribilis per Citigroup, il profitto (sempre calcolato in base a queste condizioni) era di 13,4 miliardi di dollari. Cosa ci sia da far schizzare gli indici al +6% se non la follia di un mercato, quello azionario, destinato a un ridimensionamento radicale, non lo si capisce. Anche un bambino, infatti, si rende conto che non ci si può fidare di indici che un giorno prezzano un’azione a 2 dollari e il giorno dopo la premiano con rialzi del 15%: è la stessa azienda, con gli stessi buchi di bilancio. Ormai, siamo all’insider trading istituzionale e politico per mantenere in vita aziende che dovrebbero fallire proprio per il bene del mercato. Altra notizia che ha ringalluzzito New York e di riflesso le piazze europee è la quasi certezza nella reintroduzione in America del bando sullo short-selling, ritenuto la causa di tutti i ribassi del mondo quando invece è l’unico strumento in grado di dimostrare con i fatti lo stato di salute di un titolo e quindi di un’azienda. Così facendo si permetterà alle dirigenze e ai management di mezzo mondo di raccontare impunemente bugie al mercato senza la controprova del crollo del loro titolo grazie alle scommesse al ribasso dello shorting: ancora una volta la politica, invece di limitare il proprio intervento al minimo e all’indispensabile, entra a gamba tesa nel libero mercato tutelando sempre i soliti noti e mai i risparmiatori, gli investitori e gli azionisti. Se questo è il cambiamento di Obama, ne avremmo fatto volentieri a meno. Di certo c’è, invece, l’aggiornamento dei cds sul default del debito dei paesi europei: a parte l’Islanda ormai fallita che presenta qualcosa come 1037 punti base per assicurarsi contro il default del debito a cinque anni, la classifica dei "vivi" (per quanto, ancora, non si sa) vede al primo posto l’Irlanda con 347,4 punti base, seguita dalla Grecia con 259,5 punti base, dall’Austria con 255,4 punti base, dall’Italia con 196 punti base, dalla Gran Bretagna con 155 e dalla Spagna con 146 punti base. Peccato che la Gran Bretagna abbia già speso il 20% del proprio Pil per cercare di salvare le banche e nonostante questo abbia una prezzatura di cds più bassa della nostra: il debito pubblico italiano è fuori controllo - esattamente come l’esposizione di capitale ad Est dell’Austria - e non basteranno certo i Tremonti-bond a evitare i fallimenti o le perdite di capitalizzazione che a Londra stimano, per alcuni istituti italiani, almeno del 25% sul totale. La bolla degli assicurativi, poi, è ormai pronta a esplodere con gli istituti esposti verso banche e fondi (casualmente grazie a porcherie finanziarie che non si sa da dove arrivino e quanto valgano essendo trattate quasi tutte over-the-counter) e con un disperato bisogno di liquidità: serviranno, a breve, ricapitalizzazioni molto serie e non mancheranno le rights issue di emergenza. A quel punto titoli come Aviva e Prudential, in rally da tre giorni grazie alle rassicurazioni del management, crolleranno come castelli di sabbia. Il quadro è fosco? No, è molto peggio. Mercoledì 11 marzo a Londra, nel corso di una conference call di Ubs, per presentare l’outlook dell’istituto e le strategie rispetto all’aggravarsi della crisi, si è parlato anche di altro: ovvero, «scenari di un’eurozona da cui ormai con certezza sarà costretto in breve tempo a uscire un membro». Già, l’Europa sta andando in frantumi e la Germania non pagherà per tenerla insieme con la colla: il detto inglese dice, "you broke, you fix it". E vale per tutti, aprile sarà il mese della resa dei conti. E l’Italia, purtroppo, non sarà solo spettatrice delle disgrazie altrui. A giorni, appena sarà disponibile, il draft del documento di Ubs. - Mauro Bottarelli - Il Sussidiario -

 
 
 

SUOR EMMANUEL CI RACCONTA LE GRAZIE DI SAN GIUSEPPE

Post n°1654 pubblicato il 16 Marzo 2009 da diglilaverita
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Les Enfants de Medjugorje 2009 -

1 – Il 2 marzo, Mirjana ha ricevuto la sua apparizione mensile in casa sua alla presenza di alcune persone. Alla fine dell’apparizione ci ha trasmesso il seguente messaggio:

"Cari figli, sono qui in mezzo a voi. Guardo nei vostri cuori feriti e senza pace. Vi siete persi, figli miei! Le ferite dovute ai vostri peccati diventano sempre più grandi e vi allontanano dalla verità pura. Voi cercate la speranza e la consolazione nei posti sbagliati, mentre Io vi offro una devozione sincera, che si nutre di amore, di sacrificio e di verità. Io vi do mio Figlio!"

2 – "Caro San Giuseppe, in questo momento tu sei più che mai l’uomo di cui abbiamo bisogno!" La solennità di San Giuseppe si avvicina – 19 marzo – con la scia di grazie. Se non l’avete ancora preso come protettore e "amico di famiglia", non è mai troppo tardi. Il pregarlo procura delle grazie sorprendenti, la sua bontà sorpassa ogni immaginazione! Un fatto straordinario ispirerà coloro che temono per la loro abitazione. Deni Nardo, 46 anni, marito di Cinzia, ha tre figli. E’ una famiglia di Venezia che prega e aiuta volentieri in parrocchia. Per vivere hanno una piccola pizzeria. Dall’84 sono pellegrini a Medjugorje, e cercano di vivere i messaggi della Madonna. Appena sposati abitavano in un piccolo appartamento, ma crescendo i bambini, hanno avuto bisogno di più spazio. L’ultimo figlio dormiva nella minicamera dei genitori e questo non poteva continuare. Ma le loro finanze non permettevano di trovare una soluzione migliore. Deni racconta: "Un giorno, mi cadde l’occhio su una testimonianza di Suor Emmanuel circa San Giuseppe, e dico a Cinzia: ‘guarda, questa famiglia sembra proprio la nostra! Sono stati benedetti dopo aver fatto la novena a San Giuseppe’. La famiglia di Deni decise allora di pregare tutti insieme questa novena. E siccome era suggerito di mettere un foglietto scritto sotto la statua di San Giuseppe, scrissero: "Caro San Giuseppe, siamo una famiglia di cinque persone ed abbiamo bisogno di una casa più grande. Il contratto di affitto della nostra casa attuale scade l’anno prossimo!". Tutti firmarono la lettera, composta anche dal disegno della casa desiderata, con tutti i dettagli, numero delle stanze necessarie, giardinetto ecc. Una copia della lettera fu mandata a Medjugorje per essere messa sotto la statua di San Giuseppe nella nostra casa. Poiché non succedeva nulla dopo la prima novena, Deni disse a Cinzia: "Forse la lettera ci mette un po’ di tempo ad arrivare a Medjugorje! Farò un’altra novena!". Finita questa seconda novena, Deni (che va a Messa ogni sera) incontra una parrocchiana che gli dice: " Deni, ho una vicina di casa che vuole vendere la sua piccola casa, è composta di …" Deni riconobbe che corrispondeva alla casa richiesta. Decise subito di andarla a vedere e soprattutto di saperne il prezzo. La proprietaria aveva perso il marito e voleva trasferirsi dai figli in Austria. Disse a Deni: "Un uomo è venuta a vederla e voleva comprarla. Ero molto soddisfatta, ma stamattina mi ha detto che non la voleva più, ed allora mi sono sentita male! Voglio venderla presto. Allora se la volete vi faccio un bello sconto, soprattutto perché voi andate spesso in chiesa come mi ha detto la mia vicina. Il giorno dopo Deni versò la caparra e firmò il compromesso. La Signora gli disse: "Ieri sera, dopo che siete andato via, son venute delle persone ed hanno proposto di comprarla ad un prezzo ben più alto, ma io ho detto loro di no perché ve l’avevo promessa!" Tutti questi fatti messi assieme, hanno fatto capire a Deni che San Giuseppe aveva guidato ogni dettaglio dell’operazione! La casa era né troppo grande né troppo piccola per loro. Era tutta su un piano, proprio come avevano domandato, perché con l’età le scale diventavano difficili da salire. Intorno alla casa un piccolo giardino come sul loro disegno! Hanno dato alla casa il nome di "Villa San Giuseppe". A chi fa loro notare che nessuno di loro si chiama Giuseppe, raccontano la storia e mostrano la lettera che avevano scritto a San Giuseppe, con il disegno (plastificato perché non si sciupi). Questi documenti rimangono sempre vicino alla statua di San Giuseppe con Gesù Bambino in braccio. E Cinzia aggiunge: "Quando abbiamo trovato la casa, ci siamo abbracciati dicendo: ‘E’ vero che San Giuseppe è reale, ed ha esaudito il nostro desiderio!’

3 – Padre Jozo Zovko risiede ora nel monastero di Badija (Croazia). Sta bene! Ma a Medjugorje siamo sommersi dalle domande su di lui, e circola ogni tipo di diceria. State tranquilli! Possiamo sempre aiutare Padre Jozo, ma prima di tutto con un atteggiamento conforme allo spirito della Gospa: meno parole, più preghiera! Durante la riunione delle Guide che si è svolto questo mese a Medjugorje, il Provinciale dei francescani, Padre Ivan Sesar, ha ricordato che Padre Jozo aveva fatto domanda di un anno sabbatico e che questo gli era stato accordato. Ed ha aggiuunto: "E in quanto membro della Provincia Francescana di Erzegovina, avendo pronunciato la Professione Solenne, ha tutti i poteri e i doveri di ogni membro di questa provincia".

Per permettere ai nuovi pellegrini di approfittare dei preziosi insegnamenti di Padre Jozo, lanciamo un appello a coloro che posseggono dei buoni film o DVD sugli incontri di Padre Jozo con i pellegrini o durante le sue missioni, perché si facciano vivi. I nostri amici di Vocepiù (Milano) potranno realizzare un DVD in più lingue con le migliori riprese sui cinque "sassi" e proporre ai pellegrini di vederlo a Medjugorje. Grazie!! Tel 02 5830 1229, e-mail

4 – Un appello! I miei amici di Vocepiù mi hanno informato di un loro grosso problema: devono lasciare gli uffici dove sono in affitto a Milano, perché il proprietario vuole vendere. Da trenta anni servono il Signore senza stancarsi e malgrado tanti ostacoli, registrano e diffondono insegnamenti, omelie e testimonianze che possono nutrire le anime. Si danno anche molto da fare per far conoscere i messaggi di Medjugorje. I CD su Medjugorje rappresentano una notevole parte del loro apostolato, ma tutto dovrà cessare se non avranno più un ufficio. Voglio condividere con voi questa loro difficoltà, sicura che con la divina Provvidenza, il Signore troverà fra di voi l’aiuto di cui hanno bisogno! Per questo cominciamo da subito insieme un assalto di preghiera a San Giuseppe! Vi terremo al corrente e intanto vi ringraziamo tanto. Ecco i dettagli che mi hanno trasmesso: "Idealmente Vocepiù preferirebbe rimanere dove è, sarebbe quindi necessario trovare un acquirente dell’immobile, altrimenti è necessario un nuovo affitto tenendo conto che si cerca un ufficio al piano terra, di 80-100 mq, a Milano zona Ticinese/Romana, e che il lavoro in Vocepiù, svolto mediamente da 4 persone, che giornalmente si riuniscono a pregare, non implica rumore e nemmeno contatti con il pubblico."

5 – "Non ho tempo di pregare!" diceva un giovane ad un sacerdote italiano. "Allora prendi il tempo che usi quando mangi per pregare, rispose il prete e dopo … troverai sempre il tempo per mangiare !"

O Madre di Misericordia, vedi i nostri cuori feriti e senza pace, prendili e conducili verso la Resurrezione! - Suor Emmanuel +

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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