ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 20/03/2009

IL SANTO PADRE IN AFRICA: NELLA FEDE LA RISPOSTA A CHI VUOLE IMPORRE IL "REGNO DEL DENARO"

Post n°1683 pubblicato il 20 Marzo 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Speranza, rifiuto della violenza, riconciliazione. Sono i grandi bisogni della Chiesa e della società africana evocati oggi da Benedetto XVI – che ha ricordato anche i guasti del “regno del denaro” e il dramma dei bambini abusati o costretti a divenire soldati - nel giorno nel quale ha consegnato ai presidenti delle Chiese dell’intero continente l’Instrumentum laboris, ossia il documento di lavoro preparatorio dell’assemblea speciale del Sinodo dei vescovi per l’Africa, che si terrà ad ottobre in Vaticano. “Esso – ha detto in proposito il Papa - rispecchia il grande dinamismo della Chiesa in Africa, ma anche le sfide con le quali essa deve confrontarsi”. La consegna, che è il primo motivo del viaggio del Papa nel Continente nero, ha segnato la giornata, che ha visto anche un significativo incontro con 22 rappresentanti della comunità musulmana del Paese. Ai musulmani, che sono circa il 22% della popolazione (un quarto della quale è cattolica, un 22% animista e il resto protestante) Benedetto XVI ha sostanzialmente ripetuto i concetti espressi nella “lezione” di Regensburg sul rapporto tra fede e ragione. “Io – ha detto tra l’altro - credo che oggi un compito particolarmente urgente della religione è di rendere manifesto il vasto potenziale della ragione umana, che è essa stessa un dono di Dio ed è elevata mediante la rivelazione e la fede. Credere in Dio, lungi dal pregiudicare la nostra capacità di comprendere noi stessi e il mondo, la dilata. Lungi dal metterci contro il mondo, ci impegna per esso. Siamo chiamati ad aiutare gli altri nello scoprire le tracce discrete e la presenza misteriosa di Dio nel mondo, che Egli ha creato in modo meraviglioso e sostiene con il suo ineffabile amore che abbraccia tutto”.
“Una religione genuina – ha aggiunto - allarga l’orizzonte della comprensione umana e sta alla base di ogni autentica cultura umana. Essa rifiuta tutte le forme di violenza e di totalitarismo: non solo per principi di fede, ma anche in base alla retta ragione. In realtà, religione e ragione si sostengono a vicenda, dal momento che la religione è purificata e strutturata dalla ragione e il pieno potenziale della ragione viene liberato mediante la rivelazione e la fede”. Ai rapporti con l'Islam, peraltro, è dedicato un intero capitolo dell’Instrumentum laboris, secondo il quale “in certi luoghi la convivenza con i nostri fratelli musulmani è sana e buona; in altri, invece, la diffidenza da entrambi i lati impedisce un dialogo sereno: i conflitti occasionati dai matrimoni misti ne sono una prova". E inoltre "l'intolleranza di certi gruppi islamici genera ostilità e alimenta i pregiudizi. Non aiutano neanche le posizioni dottrinali di alcune correnti a proposito della Jihad".
Quello di oggi tra il Papa e i musulmani è stato un incontro che il direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha definito “cordiale e amichevole”. Gli esponenti musulmani, ha precisato, hanno accolto il Papa con “affetto”, dicendogli anche "non sei solo", con evidente riferimento alle polemiche di stampa dei giorni scorsi sulla remissione della scomunica ai quattro vescovi lefebvriani.
Solo, il Papa sicuramente non si è sentito stamattina, tra i 60mila fedeli che hanno riempito ogni ordine di posti dello stadio "Amadou Ahidjo" di Yaoundé - e migliaia sono dovuti rimanere fuori - per una messa accompagnata dai canti dolcissimi delle liturgie africane. Celebrazione su un altare a forma di grande capanna eretta sopra una barca e che, nel giorno di San Giuseppe, ha visto il Papa “augurare un’ottima festa a tutti coloro che, come me, hanno ricevuto la grazia di portare questo bel nome”.
La figura del Santo è servita a Benedetto XVI per parlare in modo particolare delle famiglie - padri, madri e figli – e di quella fiducia in Dio della quale egli fu e resta un modello. “E voi – ha chiesto - cari padri e madri di famiglia che mi ascoltate, avete fiducia in Dio che fa di voi i padri e le madri dei suoi figli di adozione? Accettate che Egli possa contare su di voi per trasmettere ai vostri figli i valori umani e spirituali che avete ricevuto e che li faranno vivere nell’amore e nel rispetto del suo santo Nome? In questo nostro tempo, in cui tante persone senza scrupoli cercano di imporre il regno del denaro disprezzando i più indigenti, voi dovete essere molto attenti”. “Voi che avete ricevuto da Dio tante qualità umane, abbiate cura delle vostre anime! Non lasciatevi affascinare da false glorie e da falsi ideali. Credete, si, continuate a credere che Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, è il solo ad amarvi come voi vi aspettate, che è il solo a potervi soddisfare, a poter dare stabilità alle vostre vite. Cristo è l’unico cammino di Vita”. “Come in altri continenti – ha proseguito - oggi la famiglia conosce effettivamente, nel vostro Paese e nel resto dell’Africa, un periodo difficile che la sua fedeltà a Dio l’aiuterà a superare. Alcuni valori della vita tradizionale sono stati sconvolti. I rapporti tra le generazioni si sono modificati in una maniera tale da non favorire più come prima la trasmissione della conoscenze antiche e della saggezza ereditata dagli antenati. Troppo spesso si assiste ad un esodo rurale paragonabile a quello che numerosi altri periodi umani hanno conosciuto. La qualità dei legami familiari ne risulta profondamente intaccata. Sradicati e resi più fragili, i membri delle giovani generazioni, spesso –ahimè! - senza un vero lavoro, cercano rimedi al loro male di vivere rifugiandosi in paradisi effimeri e artificiali importati di cui si sa che non arrivano mai ad assicurare all’uomo una felicità profonda e duratura. A volte anche l’uomo africano è costretto a fuggire fuori da se stesso, e ad abbandonare tutto ciò che costituiva la sua ricchezza interiore. Messo a confronto col fenomeno di una urbanizzazione galoppante, egli abbandona la sua terra, fisicamente e moralmente, non come Abramo per rispondere alla chiamata del Signore, ma per una sorta di esilio interiore che lo allontana dal suo stesso essere, dai suoi fratelli e sorelle di sangue e da Dio stesso. Vi è dunque una fatalità, una evoluzione inevitabile? Certo che no! Più che mai dobbiamo «sperare contro ogni speranza» (Rm 4,18)”.  “Figli e figlie d’Africa, non abbiate paura di credere, di sperare e di amare, non abbiate paura di dire che Gesù è la Via, la Verità e la Vita, che soltanto da lui possiamo essere salvati”. E “se lo scoraggiamento vi invade, pensate alla fede di Giuseppe; se l’inquietudine vi prende, pensate alla speranza di Giuseppe, discendente di Abramo che sperava contro ogni speranza; se vi prende l’avversione o l’odio, pensate all’amore di Giuseppe, che fu il primo uomo a scoprire il volto umano di Dio nella persona del bambino concepito dallo Spirito santo nel seno della Vergine Maria. Benediciamo Cristo per essersi fatto così vicino a noi e rendiamoGli grazie di averci dato Giuseppe come esempio e modello dell’amore verso di Lui”. Particolarmente forti, infine, le parole dedicate ai giovani. “A tutti i giovani che sono qui – ha detto - io rivolgo parole di amicizia e di incoraggiamento: davanti alle difficoltà della vita, mantenete il coraggio! La vostra esistenza ha un prezzo infinito agli occhi di Dio. Lasciatevi prendere da Cristo, accettate di donarGli il vostro amore e, perché no, voi stessi nel sacerdozio o nella vita consacrata! È il più alto servizio. Ai bambini che non hanno più un padre o che vivono abbandonati nella miseria della strada, a coloro che sono separati violentemente dai loro genitori, maltrattati e abusati, e arruolati a forza in gruppi militari che imperversano in alcuni Paesi, vorrei dire: Dio vi ama, non vi dimentica e san Giuseppe vi protegge! Invocatelo con fiducia”. - asianews -
 

 
 
 

PARLA JOVINE (MALATA AIDS): SENZA MARITO E CON SEI FIGLl IL VERO PROBLEMA DELL'AIDS NON E' IL PRESERVATIVO

Post n°1682 pubblicato il 20 Marzo 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Discutere del problema dell’Aids dalle redazioni dei giornali o dagli uffici politici delle varie istituzioni europee è una cosa; parlarne avendo negli occhi la situazione di decine di donne sieropositive, e dei loro figli che hanno preso il contagio, è tutt’altro affare. Rose Busingye dirige il Meeting Point di Kampala, un luogo di rinascita per 4 mila persone, tra malati e orfani, altrimenti condannate a vivere nel silenzio e nell’abbandono il loro destino di marchiate dall’Hiv. In questo luogo di intensa umanità, le polemiche sull’uso del preservativo per abbattere il flagello dell’Aids giungono come un’eco lontana.

Rose, che effetto le fa sentire tante voci polemiche intorno a un problema col quale lei lotta ogni giorno?

Chi alimenta la polemica intorno alle dichiarazioni del Papa deve in realtà capire che il vero problema della diffusione dell’Aids non è il preservativo; parlare di questo significa fermarsi alle conseguenze e non andare mai all’origine del problema. Alla radice della diffusione dell’Hiv c’è un comportamento, c’è un modo di essere. E poi non dimentichiamo che la grande emergenza è prendersi cura delle tante persone che hanno già contratto la malattia, e per quelle il preservativo non serve.

Però resta il fatto che comunque si può fare qualcosa per evitare che il contagio si diffonda ulteriormente: in questo caso la prevenzione non è uno strumento utile?

Riporto un esempio, per far capire come veramente a volte non ci si rende conto della situazione in cui viviamo qui in Africa. Un po’ di tempo fa erano venuti alcuni giornalisti per fare un reportage sull’attività del Meeting Point: videro la condizione delle donne sieropositive che sono qui, e rimasero commossi. Decisero allora di rendersi utili, facendo un piccolo gesto per loro: regalarono alcune scatole di preservativi. Vedendo questo, una delle nostre donne, Jovine, li guardò e disse: «Mio marito sta morendo, e ho sei figli che tra poco saranno orfani: a cosa mi servono queste scatole che voi mi date?». L’emergenza di quella donna, e di tantissime altre come lei, è avere qualcuno che la guardi e le dica: «donna, non piangere!». È assurdo pensare di rispondere al suo bisogno con una scatola di preservativi, e l’assurdità è nel non vedere che l’uomo è amore, è affettività.

E per quanto riguarda invece le persone che possono avere rapporti con altre e diffondere il contagio?

Anche lì vale lo stesso discorso: bisogna innanzitutto guardare la loro umanità. Una volta stavamo parlando ai nostri ragazzi dell’importanza di proteggere gli altri, di evitare il contagio; uno di loro si mise a ridere, dicendo: «ma cosa me ne importa, chi sono gli altri? Chi sono le donne con cui vado?». E un altro diceva: «anch’io sono stato infettato, e allora?». L’Aids è un problema come tutti i problemi della vita, che non si può ridurre a un particolare. Bisogna innanzitutto partire dal fatto che bisogna essere educati, anche nel vivere la sessualità. Ma l’educazione riguarda innanzitutto la scoperta di sé stessi: la persona che è cosciente di sé, sa che ha un valore che è più grande di tutto. Senza la scoperta di questo valore – di sé e degli altri – non c’è nulla che tenga. Anche il preservativo, alla fine, può essere usato bene solo da una persona che abbia scoperto qual è il valore dell’umano, se ama veramente, e se è amato. Si pensa forse che dove il preservativo viene distribuito non prosegua il contagio dell’Aids? E poi in certi casi il discorso del preservativo, nelle condizioni in cui ci troviamo, può sembrare a tratti anche ridicolo.

In che senso?

Pochi giorni fa, ad esempio, abbiamo fatto vedere alle nostro donne che cos’è il preservativo, spiegando anche le istruzioni per l’uso: prima di usarlo bisogna lavarsi le mani, non ci deve essere polvere, deve essere conservato a una certa temperatura. Sono state loro stesse a interrompermi: lavarsi le mani, quando per avere un po’ d’acqua dobbiamo fare venti chilometri a piedi? E poi la polvere: anche qualche granello può essere pericoloso e rischiare di strappare il preservativo. Ma queste donne spaccano le pietre dalla mattina alla sera, e hanno la pelle delle mani screpolata e dura come la roccia! Per questo dico che si parla senza minimamente conoscere il problema e la condizione in cui ci troviamo.

Alla luce di questa diffusa ignoranza riguardo ai problemi reali della gente che vive in Africa, che effetto le fanno le polemiche contro il Papa?

Il Papa non fa altro che difendere e sostenere proprio quello che serve per aiutare questa gente: affermare il significato della vita e la dignità dell’essere umano. Quelli che lo attaccano hanno interessi da difendere, mentre il Papa di interessi non ne ha: ci vuole bene, e vuole il bene dell’Africa. Da lui non arrivano le mine che fanno saltare per aria i nostri ragazzi, i nostri bambini che fanno i soldati, che si trovano amputati, senza orecchie, senza bocca, incapaci di deglutire la saliva: e a loro cosa diamo, i preservativi?

In effetti l’Aids non è certo l’unico problema che attanaglia l’Africa.

Ci sono moltissimi altri problemi e situazioni tragiche su cui c’è totale indifferenza. Quando qualche anno fa c’è stato il genocidio del Ruanda tutti stavano a guardare. Qui vicino c’è un paese piccolissimo, che poteva essere protetto, e non si è fatto nulla: lì c’erano i miei parenti, e sono morti tutti in modo disumano. Non si è mosso nessuno, e adesso vengono qui con i preservativi. Ma anche a livello di malattie vale lo stesso discorso: perché non ci portano le aspirine, o le medicine anti-malaria? La malaria è una malattia che qui miete più vittime rispetto all’Aids.

Qual è la situazione ora in Uganda riguardo alla diffusione dell’Aids?

In Uganda si stanno facendo grandi progressi, e il nostro presidente sta operando benissimo e ottenendo ottimi risultati. E il suo metodo non è puntare sulla diffusione dei preservativi, ma sull’educazione: ha istituito un ministero per questo, e ha mandato la gente in giro, nei villaggi di analfabeti per educarli a un cambiamento della vita. La moglie del presidente è stata qui da noi poco tempo fa, e ha detto con forza che il vero punto che può far cambiare la situazione è smettere di vivere come i cani o i gatti, che devono sempre soddisfare i loro istinti; e ha parlato del fatto che l’uomo è dotato di ragione, che lo rende responsabile di quello che fa. Se l’uomo rimane legato all’istinto come un animale, dargli un preservativo non serve a nulla. Questo è il metodo che sta dando risultati, e ha portato la diffusione dell’Aids in Uganda dal 18% della popolazione al 3%. Il metodo funziona, e il cuore del metodo è fare in modo che la gente si senta voluta bene. Lo vediamo qui al Meeting Point: quando le persone arrivano qua, non vogliono più andare via. - Rossano Salini - ilsussidiario -

 
 
 

COMMENTO AL MESSAGGIO DEL 18 MARZO 2009 DELLA REGINA DELLA PACE DI PADRE LIVIO

Post n°1681 pubblicato il 20 Marzo 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Anche quest’anno, il 18 marzo, la veggente Mirjana Dragicevic ha avuto l’apparizione annuale, come le è stato promesso dalla Madonna. La Madonna ha dato il seguente messaggio:

"Cari figli! Oggi vi invito a guardare in modo sincero e a lungo nei vostri cuori. Che cosa vedrete in essi? Dov'è in essi mio Figlio e il desiderio di seguirmi verso Lui? Figli miei, questo tempo di rinuncia sia un tempo nel quale domandarvi: che cosa vuole Dio da me personalmente? Che cosa devo fare? Pregate, digiunate e abbiate il cuore pieno di misericordia. Non dimenticate i vostri pastori. Pregate che non si perdano e che restino in mio Figlio, affinché siano buoni pastori per il loro gregge".

La Madonna ha guardato tutti i presenti e ha continuato: "Di nuovo vi dico: Se sapeste quanto vi amo piangereste di felicità. Grazie".


La veggente Mirjana Dragićević ha avuto apparizioni giornaliere dal 24 giugno 1981 fino al 25 dicembre 1982. In occasione della sua ultima apparizione quotidiana, rivelandole il decimo segreto, la Vergine le rivelò che avrebbe avuto apparizioni annuali il 18 marzo e così è stato in tutti questi anni. Più di mille pellegrini si sono riuniti per la preghiera del rosario alla Croce Blu. L’apparizione è iniziata alle 13:52 ed è durata fino alle 13:58.

Commento al messaggio di Padre Livio di Radio Maria

Un messaggio straordinario, coinvolgente, che tocca il profondo del cuore. Sono tre i punti fondamentali di questo messaggio.

Il primo punto ci riguarda personalmente. In questo cammino quaresimale, la Madonna ci chiede di guardare dentro noi stessi, di guardare dentro i nostri cuori e di farlo in un modo sincero e a lungo. Cosa vuol dire "in modo sincero?", vuol dire ascoltare la voce del cuore, la voce della coscienza e ascoltare anche quegli ammonimenti e quei rimproveri che vengono dalla coscienza sulla nostra vita cercando di non scusarci, cercando di non soffocare questa voce che ci indica il bene da compiere ed il male da evitare. Quindi guardare nei nostri cuori in modo sincero e cioè "non falsificare la coscienza" e poi, a lungo, a lungo, perché la voce di Dio che ci parla attraverso la coscienza, possa affiorare e arrivare alle orecchie del nostro cuore. Questo cari amici è un modo di pregare. Cioè ascoltare la voce di Dio nel cuore con sincerità, con lealtà e ascoltarla a lungo e poi chiederci cosa vediamo nel nostro cuore: "è presente mio Figlio?" questo è il punto chiave. Se nel nostro cuore c’è Gesù, c’è l’amore per Gesù, c’è la fede in Gesù, c’è l’impegno per Gesù o ci sono altri idoli che occupano i nostri cuori; c’è il nostro "io" con le sue fami, con le sue fami di mondo che è il signore del nostro cuore. Chiedetevi: "dov’è in essi mio Figlio e il desiderio di seguirmi verso di Lui?", chiedetevi se nei vostri cuori c’è Gesù e c’è il desiderio di essere sempre più vicini a Lui facendoci accompagnare dalla Madonna e seguire la Madonna nell’imitare Gesù, seguire la Madonna nel mettere in pratica ciò che Gesù ci dice. "Figli miei, questo tempo di rinuncia sia un tempo nel quale domandarvi: che cosa vuole Dio da me personalmente?" , cioè la Madonna ci chiede di stare in ascolto del nostro cuore chiederci se nel nostro cuore c’è Gesù, c’è il desiderio di Gesù c’è il desiderio di seguirlo con la Madonna e chiederci cosa Dio ti chiede. Da che cosa Dio ti chiede di staccarti? Da quali peccati, da quali condizionamenti, da quali legami, da quali compromessi ecc. ecc. e poi ci esorta a proseguire il cammino Quaresimale. "Pregate, digiunate e abbiate il cuore pieno di misericordia", proprio le letture Quaresimali ci dicono che il digiuno e la preghiere devono venire da un cuore pieno di misericordia per avere un valore. Questo è il "primo blocco" che riguarda il nostro personale cammino di Quaresima verso la Pasqua.

C’è poi lo sguardo della Madonna sulla situazione attuale della Chiesa

Il terzo punto

Vi invito, cari amici, a meditare questo messaggio. Scrivetelo nel cuore, fatelo vostro. Sono parole che vengono dalla Madre. I messaggi stessi della Madonna sono la prova della verità di queste apparizioni.

è di grande consolazione per tutti noi, perché la Madonna in tutti questi mesi ci ha detto parole come: "Siete sulla strada sbagliata", "Vi siete persi figli miei!", "Senza Gesù non avete futuro", "Pregate perché i vostri pastori non si perdano". Sono parole che in un certo senso ci fanno rabbrividire e preoccupare, e allora la Madonna ci vuole dare anche serenità e fiducia e ci dice, guardando tutti i presenti:"Se sapeste quanto vi amo piangereste di felicità. Grazie".
. La Madonna nei mesi precedenti, più volte attraverso la veggente Mirjana al termine dell’apparizione ci aveva detto di pregare per i nostri pastori e questa volta ce lo ricorda anche in termini drammatici: "Non dimenticate i vostri pastori" e poi aggiunge: "Pregate che non si perdano" è un’espressione a mio parere di grandissima preoccupazione. Anche i pastori possono perdersi e i pastori possono perdersi se non seguono il buon Pastore e Colui che Lo rappresenta in questa terra cioè il Papa che è il Vicario di Cristo. Quando i pastori del gregge non seguono Colui che il Cristo ha scelto come Buon Pastore con cui pascolare la Chiesa, perché a Pietro Gesù ha detto: "pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle", quando tutti i pastori del gregge non seguono il Buon Pastore, rischiano di perdersi. "Pregate che non si perdano e che restino in mio Figlio", cioè restino in Gesù seguono il Buon Pastore, che è il Papa, "affinché siano buoni pastori per il loro gregge". Quindi, cari amici, non c’è né da criticare, né da additare, né da polemizzare, c’è da pregare. La Madonna dice: "Pregate che non si perdano e che restino in mio Figlio, affinché siano buoni pastori per il loro gregge" . La Madonna è preoccupata da tempo per l’unità della Chiesa. La Madonna vede dove noi non vediamo, alla Madonna non interessa né chi è Presidente degli Stati Uniti né chi è il Presidente della Cina, alla Madonna interessa che la Chiesa sia unita. La Madonna prima di tutto è preoccupata per la compagine Ecclesiale, è preoccupata perché nella chiesa ci sia la fede, l’amore, ci sia suo Figlio perché allora sì che la Chiesa diventa strumento di salvezza del mondo e anche strumento di unità e di comunione per il genere umano. "Pregate che non si perdano" frase pesantissima, preoccupatissima, perché le parole della Madonna ci rivelano la realtà, ci rivelano come stanno le cose. E ci dice: "pregate che non si perdano", e "che restino in mio Figlio, affinché siano buoni pastori per il loro gregge", questo è il secondo punto.

 
 
 

L'AMORE IL COMANDAMENTO CENTRO E SINTESI DEL VANGELO

Post n°1680 pubblicato il 20 Marzo 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Marco ci fa ascoltare, per bocca di Gesù, il nuovo comandamento per eccellenza, che è il centro e la sintesi del Vangelo, ed insieme il programma della nostra vita. Dio ci ha creati per l’amore. Ha fatto in modo che tutto in noi, il nostro corpo come il nostro spirito, la nostra sensibilità come la nostra volontà, la nostra anima come il nostro cuore, tutto il nostro essere, insomma, potesse amare. Del resto, egli ha fatto in modo che veniamo al mondo come un esserino indifeso, che ha un bisogno vitale non solo di essere nutrito, ma anche di essere amato dalla madre, un esserino che non può crescere e raggiungere la propria maturità come persona se non in fondamentali relazioni d’amore e grazie ad esse. Ma, più noi procediamo nella vita, più facciamo prova di come sia difficile amare, amare veramente e disinteressatamente, amare profondamente e sinceramente Dio e il prossimo. Questo richiede ogni sorta di purificazione, e non lo si impara certo sui libri! Il solo modo di imparare ad amare è quello di lasciarci amare da Dio, poiché non si può amare se non essendo amati, e non c’è altri che Dio che possa amarci veramente, perché egli è l’unico Signore ed è Amore.

Dal Vangelo secondo Marco: In quel tempo, si accostò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: "Qual è il primo di tutti i comandamenti?". Gesù rispose: "Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c'è altro comandamento più importante di questi". Allora lo scriba gli disse: "Hai detto bene, Maestro, e secondo verità che Egli è unico e non v'è altri all'infuori di lui; amarlo con tutto il cuore e con tutta la mente e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso val più di tutti gli olocausti e i sacrifici". Gesù, vedendo che aveva risposto saggiamente, gli disse: "Non sei lontano dal regno di Dio". E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

MEDITAZIONE:

Rileggiamo oggi le bellissime parole di Gesù, che costituiscono la definizione di tutto il Vangelo e di tutta la religione. Bisogna riconoscere che siamo di fronte alla sublimità della Rivelazione cristiana. Dobbiamo anche riconoscere che, se la vita di ciascuno di noi consistesse anche solo nel semplice sforzo di realizzare questi due comandi, ma lasciandosene completamente prendere e affascinare, noi saremmo santi, e il mondo sarebbe salvo. D'altronde, chi ci dà questi comandi è DIO, ossia Colui che ci conosce, sa che cosa può chiederci, e, quando ci chiede qualche cosa, ci fornisce l'abbondante forza per viverla. Ciò che Dio ci chiede è l'amore, null'altro che l'amore. Essere amato da noi, che significa in realtà essere ricambiato da noi per il continuo e grandissimo amore che egli per primo nutre nei nostri riguardi. Questa è una religione piena di fascino: non una religione di emozioni, ma la religione di una relazione seria, profonda, che assorbe tutta la nostra capacità di amare, perché amare non è altro che definire, decidere chi è l'indispensabile per noi, Colui cioè che darà la vita, Colui che darà la luce, Colui che darà il senso all'esistenza che abbiamo. Tutti, in realtà, non cerchiamo che questo: la cosa o la persona a cui poter dire: « Tu sei indispensabile per me! Tu sei il mio senso nella vita!... ». Ma questa frase è giustificata soltanto se rivolta a Dio. E Dio ci propone: « Tu mi amerai con tutto il cuore, la mente e le forze ». Chissà perché a molti uomini, a molte donne, che pure credono in Dio, pare così difficile questo comando, che è così pieno di verità, di dolcezza e di potenza? Il motivo è che, per noi credenti, è impegno prioritario; noi sappiamo che questo è il comando di Dio, e che abbiamo in noi la forza di viverlo. « Mi amerai con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze ». Spesso ci perdiamo nel nostro amor proprio che non finisce mai di avanzare pretese, di avere paure, di avere ragioni, certo tutte false, per sottrarci alla chiamata dell'amore di Dio. Questo amore investe tutti, proprio perché è divino, e perciò il secondo comando è uguale al primo: « Amerai il tuo prossimo come te stesso ». Pensiamo che cosa sarebbe la vita di tutti noi, nelle famiglie, nei gruppi, nelle comunità, la vita di questo mondo, se solo volessimo provare ad accettare sul serio questo straordinario e straordinariamente semplice comando di Dio: « Ama gli altri come ami te stesso ». Dio non ci dice che non dobbiamo amare noi stessi. Non ci dice: « Ama gli altri più di te stesso »; né ci dice: « Odia te stesso », ma con realismo sano, con il realismo della felicità per la quale siamo creati, ci dice: « Ama gli altri come ami te stesso ». In questa profonda formula è il segreto della gioia di tutti, perché amare gli altri come amiamo noi stessi, significa desiderare per loro gli stessi beni che noi abbiamo, di qualsiasi genere, non sopportare che essi siano meno contenti di noi. Questa è la radice profonda di una società felice. Se credessimo davvero che l'amore risolve ogni sorta di problemi nei rapporti umani! Se credessimo davvero che l'amore è l'unico bene che ci manca per essere uomini e donne contenti di vivere in questo mondo! Se credessimo davvero che l'amore è capace di costruire una civiltà, una cultura, una convivenza, e che proprio la sua grande assenza rende la nostra vita così ricca di morte, di dolore, di incomprensione, di confusione! « Amerai Dio con tutte le tue forze e il prossimo come te stesso ». Se ogni credente dedicasse cinque minuti della sua giornata per ripetere queste frasi di Dio, per riflettere su queste frasi e lasciare che gli illuminino il cuore, la giornata sarebbe diversa. Perché non lo possiamo fare? Cinque minuti, cinque soli minuti di una lunga giornata, giorno per giorno, dedicati a ripeterci: « Amerai Dio con tutte le forze e il prossimo come te stesso ». La Pa rola di Dio lascia il suo segno; questa parola entrerebbe nel cuore, ci farebbe in quel giorno agire in maniera diversa; a poco a poco, trasformerebbe la giornata in amore, cioè in volontà di Dio. Sì, cinque minuti in una giornata per riflettere sul segreto di tutta la vita: di Dio e nostra; ora e sempre. - *Io sono Amore* -

 

 
 
 

A WASHINGTON D.C. SI ATTACCA BENEDETTO XVI MA IL LORO TASSO DI INFEZIONE AIDS E' PIU' ALTO DELL'UGANDA

Post n°1679 pubblicato il 20 Marzo 2009 da diglilaverita
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L'aggressione a Benedetto XVI è sempre più incalzante, grossolana, astiosa, ben orchestrata mediaticamente e male argomentata razionalmente. Ieri è stata la volta di Francia, Germania e Fondo monetario internazionale. Si lamentano perché Benedetto XVI ha riaffermato, nel corso del viaggio in Africa, la sua convinzione: non è con i profilattici che si combatte la pandemia dell'Aids. Questa convinzione, che alla luce del senso comune regge ogni possibile prova e verifica, dal momento che il preservativo è solo il viatico della promiscuità sessuale di massa alla quale risale la responsabilità del contagio, è notoriamente condivisa in Africa dalla grande maggioranza degli operatori sanitari e sociali, non solo nella vasta rete missionaria cattolica o cristiana di altre denominazioni, ma anche tra i laici. Con un linguaggio tronfio e censorio, portavoce di Parigi, di Berlino e del Fmi di Washington hanno messo sotto accusa il capo della chiesa cattolica per le sue opinioni ben documentate sull'inutilità sostanziale del preservativo come asse strategico della lotta contro la grave epidemia di Aids in Africa. 

Parliamo di burocrazie, naturalmente, non di popoli. Burocrazie e diplomazie che si mettono al servizio di piccole ma insidiose crociate ultrasecolariste contro un Papa che ha avuto la sfacciataggine, come il suo predecessore, di impugnare la ragione per affermare nello spazio pubblico europeo e mondiale il contenuto e il significato della fede cristiana, una fede che assume alcuni principi liberali del tempo moderno senza sottomettersi alla sua deriva nullista. E contro un Papa che ha avuto la sapienza di impugnare la ragione occidentale ovvero il deposito laico del migliore illuminismo cristiano nel momento in cui un postmodernismo banale delegittima la nozione di verità ed esorcizza la realtà anteponendole una falsa coscienza del soggetto, un'ideologia settaria e al fondo estremamente intollerante.

Stavolta è in nome della difesa della vita che muovono all'attacco i portavoce istituzionali di una cultura i cui pilastri etici globali sono gli spermicidi, l'aborto moralmente indifferente, la pianificazione familiare coatta del sesso dei nascituri, la selezione eugenetica della vita e la sua riproduzione artificiale come mezzo a scopo di ricerca, fino all'eutanasia.

Tutti sanno quel che molti non si azzardano a ripetere in pubblico per timore di essere sanzionati e ostracizzati come eretici del pensiero unico dominante: tutti sanno, come ripreso in un lancio della Bbc appena due giorni fa, che il tasso di infezione di Washington D.C., la capitale americana che ospita quei lumaconi del Fondo monetario che avrebbero ben altro di cui occuparsi, è pari a quello dell'Uganda (il 3 per cento della popolazione sopra i dodici anni), dimostrazione palese che la differenza la fanno i comportamenti a rischio e non la disponibilità dei profilattici (disponibilità universale nella città di Washington). Tutti sanno o dovrebbero sapere che tra i neri maschi il tasso di infezione è tre volte quello dei maschi bianchi e due volte quello degli ispanici, e che il vettore di contagio ancora di gran lunga più potente è il sesso promiscuo tra maschi.

La cultura politicamente corretta ha fatto dell'Aids un'epopea angelica, ha creato la malattia da adorare idolatricamente e da esorcizzare nella mistica della solidarietà, e tutto per nascondere il fatto che la sindrome da immunodeficienza acquisita è soltanto la conseguenza di comportamenti sociali nuovi e libertari, in cui una sessualità spregiudicata e avalutativa soppianta i vecchi condizionamenti "oscurantisti" della continenza e dell'amore-eros come basamento dell'agape familiare.

Chiunque la pensi diversamente viene non già messo in discussione ma irriso e censurato come retrogrado, e figuriamoci il capo di una chiesa che alla difesa della vita umana dedica il massimo delle sue energie; figuriamoci un Papa che, scandalo e follia per il pansessualismo del neopaganesimo contemporaneo, crede nell'educazione, nella sobrietà dei costumi, in una sessualità umana orientata alla costruzione di significati vitali e non alla distruzione dell'amore nella caricatura del piacere.

Con grandissima boria, con infinita presunzione, con un linguaggio moralmente ricattatorio, le burocrazie che stanno al vertice delle potenze civili della vecchia Europa e le nomenclature globaliste mettono sotto accusa il Papa, dall'alto della oscena pratica di un miliardo di aborti in trent'anni, per "attentato alla vita in Africa". Un disgustoso paradosso. - Il Foglio -
 

 
 
 
 
 

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Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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