ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 27/03/2009

RIFLESSIONI: LA SEGNALETICA DEL CALVARIO

Post n°1719 pubblicato il 27 Marzo 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

La segnaletica del Calvario dagli scritti di don Tonino Bello…

Miei cari fratelli, sulle grandi arterie, oltre alle frecce giganti collocate agli incroci, ce ne sono ogni tanto delle altre, di piccole dimensioni, che indicano snodi secondari. Ora, per noi che corriamo distratti sulle corsie preferenziali di un cristianesimo fin troppo accomodante e troppo poco coerente, quali sono le frecce stradali che invitano a rallentare la corsa per imboccare l’unica carreggiata credibile, quella che conduce sulla vetta del Golgota? Ve ne dico tre. Ma bisogna fare attenzione, perché si vedono appena.

La freccia dell’accoglienza.

E’ una deviazione difficile, che richiede abilità di manovra, ma che porta dritto al cuore del Crocifisso. Accogliere il fratello come un dono. Non come un rivale. Un pretenzioso che vuole scavalcarmi. Un possibile concorrente da tenere sotto controllo perché non mi faccia le scarpe. Accogliere il fratello con tutti i suoi bagagli, compreso il bagaglio più difficile da far passare alla dogana del nostro egoismo: la sua carta d’identità! Si, perché non ci vuole molto ad accettare il prossimo senza nome, o senza contorni, o senza fisionomia. Ma occorre una gran fatica per accettare quello che è iscritto all’anagrafe del mio quartiere o che abita di fronte a casa mia. Coraggio! Il Cristianesimo è la religione dei nomi propri, non delle essenze. Dei volti concreti, non degli ectoplasmi. Del prossimo in carne ed ossa con cui confrontarsi, e non delle astrazioni volontaristiche con cui crogiolarsi.


La freccia della riconciliazione.

Ci indica il cavalcavia sul quale sono fermi, a fare autostop, i nostri nemici. E noi dobbiamo assolutamente frenare. Per dare un passaggio al fratello che abbiamo ostracizzato dai nostri affetti. Per stringere la mano alla gente con cui abbiamo rotto il dialogo. Per porgere aiuto al prossimo col quale abbiamo categoricamente deciso di archiviare ogni tipo di rapporto. E’ sulla rampa del perdono che vengono collaudati il motore e la carrozzeria della nostra esistenza cristiana. E’ su questa scarpata che siamo chiamati a vincere la pendenza del nostro egoismo ed a misurare la nostra fedeltà al mistero della croce.


La freccia della comunione.

Al Golgota si va in corteo, come ci andò Gesù. Non da soli. Pregando, lottando, soffrendo con gli altri. Non con arrampicate solitarie, ma solidarizzando con gli altri che, proprio per avanzare insieme, si danno delle norme, dei progetti, delle regole precise, a cui bisogna sottostare da parte di tutti. Se no, si rompe qualcosa. Non il cristallo di una virtù che, al limite, con una confessione si può anche ricomporre. Ma il tessuto di una comunione che, una volta lacerata, richiederà tempi lunghi per pazienti ricuciture. Il Signore ci conceda la grazia di discernere, al momento giusto, sulla circonvallazione del Calvario, le frecce che segnalano il percorso della Via Crucis. Che è l’unico percorso di salvezza. - lnx.santantonionovoli -


 
 
 

NON ESISTE AMORE PIU' GRANDE: SACRIFICARE LA PROPRIA IMMAGINE PER L'AFRICA

Post n°1718 pubblicato il 27 Marzo 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Vip in declino, per ritrovare lo smalto perduto, promettono benessere ma in cambio chiedono l’anima: il continente dovrebbe rinunciare alla sua devozione alla vita. L’opposto della testimonianza di Benedetto XVI.
Che coraggio ci vuole per rinunciare a sfruttare la photo opportunity di un viaggio in Africa, facile iniezione ricostituente di ogni star in difficoltà, e trasformarlo in un corpo a corpo con tutti poteri che vogliono asservire gli africani ai propri disegni: dalle multinazionali agli stregoni, dall’internazionale del condom e dell’aborto alle predatorie élite locali? Ci vuole il coraggio di un grande amore. L’amore senza paura che Benedetto XVI ha dimostrato in occasione di questo suo primo viaggio nel continente nero. Da tempo una nuova forma di sfruttamento dell’Africa, solo apparentemente più soft, sì è aggiunta a quelle tradizionali (tratta degli esseri umani, espropriazione delle materie prime, guerre per procura): il sapiente uso delle disgrazie africane a fini di immagine. Rockstar in crisi d’ispirazione, attrici in declino e capi di Stato in perdita di consensi ostentano la loro solidarietà con mamme e bambini afflitti dalla fame, mutilati dalle mine, colpiti dall’Aids, per ritrovare lo smalto perduto. Promettono benessere per il tramite dei grandi organismi internazionali, ma in cambio chiedono l’anima: l’Africa dovrebbe rinunciare alla sua devozione sconfinata alla generazione della vita, il tratto più suggestivo della sua identità tradizionale. L’opposto della testimonianza del Papa, che non ha temuto di mettere a repentaglio la propria immagine e il proprio tasso di gradimento (secondo un istituto francese avrebbe perso più della metà dei consensi fra i battezzati all’indomani della polemica sui profilattici) pur di difendere l’Africa dai lupi, compresi quelli travestiti da pecora. Fedele al suo mandato di vicario di Cristo, il pastore che ha dato la vita per il gregge, anziché utilizzarlo per i propri progetti. L’amore sta nel dare, se necessario con sacrificio, e non nel prendere. - Tempi -

 
 
 

RAFFORZAMENTO SPIRITUALE: VIENI SPIRITO SANTO..VIENI

Post n°1717 pubblicato il 27 Marzo 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il bambino che cresce e si prepara alle attività della vita, ha bisogno di nutrirsi e di rafforzare l'organismo; così nella vita spirituale. Col crescere degli anni, si svegliano ed ingigantiscono le passioni; si deve lottare contro il mondo, che lancia le sue frecce con gli scandali e con lo scherno; si deve resistere al demonio, che tende le sue insidie. Come può l'anima vincere questi nemici? Con l'aiuto dello Spirito Santo, che viene in soccorso per mezzo dei Sacramenti ed in modo particolare col Sacramento della Cresima. Il Battesimo dà la vita spirituale; la Cresima la sviluppa. Per ognuno la Cresima deve considerarsi come la Pentecoste personale, proprio come l'antica Pentecoste, che fu la Confermazione degli Apostoli. Nella Confermazione è dato lo Spirito Santo come rafforzamento dell'anima, la quale deve confessare senza rossore il nome di Gesù Cristo; giustamente la Cresima è detta Sacramento dei forti e Sacramento della virilità cristiana . San Paolo dice: Iddio dia a voi, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere per mezzo dello Spirito di Lui corroborati nell'uomo interiore (Efesini, III-16) . Chi riceve la Cresima, diviene soldato di Gesù Cristo e può chiamarsi Cavaliere dello Spirito Santo , come bellamente disse il Cardinale Lavitrano in una Lettera Pastorale. Sono forti ed espressive le preghiere che innalza il Vescovo nell'amministrare questo Sacramento. Onnipotente, eterno Dio, che ti degnasti di rigenerare questi tuoi servi mediante l'acqua e lo Spirito Santo e concedesti a loro la remissione di tutti i peccati, manda sopra di loro dal Cielo il tuo Settiforme Santo Spirito Paraclito ! O Dio, che hai dato lo Spirito Santo ai tuoi Apostoli ed hai voluto che per loro e per i loro successori fosse trasmesso agli altri fedeli, riguarda con bontà al nostro umile ministero e fa' che lo stesso Spirito venga nei cuori di coloro, di cui abbiamo segnato la fronte col Sacro Crisma e col segno della Santa Croce. Fa' che questo stesso Spirito abiti nei loro cuori e ne faccia il tempio della gloria. Tu che col Padre e lo Spirito Santo vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen ! I frutti della Cresima sono: la vita cristiana, vissuta con densità di opere buone; il coraggio di disprezzare il rispetto umano, andando contro la malvagia corrente del mondo, il quale critica e deride chi segue gl'insegnamenti di Gesù Cristo; l'apostolato cattolico, che fa portare anime a Dio. Tutti, ricevuto lo Spirito Santo con la Cresima, danno prova di crescere nella virtù Purtroppo il Sacramento della Confermazione è poco apprezzato, o si riceve con leggerezza. Oggi per non pochi l'essenza della Cresima è fare una bella festa in famiglia e ricevere doni dal padrino. Ma quanti sono quei cresimati che danno prova di fortezza cristiana? Quanti pensano ad onorare lo Spirito Santo, di cui dovrebbero essere araldi? Quanti sarebbero disposti a lottare ed a spargere il sangue per la gloria di Dio?... Impariamo dagli esempi luminosi, che ci hanno lasciati i Cristiani dei primi secoli! - Don Giuseppe Tomaselli - *Io sono Amore*

 
 
 

ANTONIO SOCCI: LA TESTIMONIANZA DEL PAPA VINCE L'IPOCRISIA DI CERTE POSIZIONI

Post n°1716 pubblicato il 27 Marzo 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Dopo un’ultima rintuzzata da parte francese, cala adesso il sipario sulle polemiche che hanno accompagnato il viaggio del Papa in Africa. Ma rimane l’amaro in bocca per l’ennesima disputa politico-mediatica, nella quale è stato quanto mai difficile fare chiarezza sui reali termini della questione. D’altronde, come sottolinea il giornalista e scrittore Antonio Socci, una delle parti in causa, degnamente rappresentata dalla Francia, nel parlare dell’Africa e dei problemi che l’attanagliano non aveva del tutto la coscienza pulita, e quindi nessun interesse a fare in modo che si parlasse della vicenda in termini limpidi e obiettivi.

Socci, sulle dichiarazioni del Papa non c’è stata dunque solo una reazione a caldo, ma anche in un secondo momento, soprattutto da parte francese, si è tornati sulla polemica, parlando di affermazioni, da parte del Papa, "pericolose" per la salute pubblica. Perché questa presa di posizione così decisa e insistita?

La prima constatazione da fare è che certi Paesi europei, nonché alcuni organismi sopranazionali come il Fondo monetario internazionali, dimostrano di avere la coda di paglia quando si parla di Africa. Un continente che è stato dimenticato, dopo che era stato colonizzato, e lo è tuttora dalle multinazionali. In questa situazione generale, è al contrario evidente – come anche l’Onu ha riconosciuto – che la vera presenza che non si risparmia per il bene dei popoli africani è proprio quella della Chiesa. Quindi, prima di ogni valutazione specifica sul caso, bisognerebbe sempre partire dalla valutazione dei soggetti in causa; e sull’Africa, mi pare che la Chiesa abbia tutte le carte in regola per parlare, a differenza di tutti gli altri soggetti che sono intervenuti. A partire dal presidente del Fmi, che in questo momento avrebbe ben altro cui pensare.

E per quanto riguarda invece il merito della polemica?

Da questo punto di vista mi auguro che coloro che sono intervenuti contro il Papa siano a conoscenza dei dati che attestano in maniera inconfutabile la verità di ciò che egli ha detto. Eppure anche il secondo intervento fatto dal governo francese, a conferma delle prime critiche, lascia molti dubbi a riguardo. Hanno parlato dell’importanza di una corretta informazione sanitaria, e non hanno esitato a ribadire che il condom è sicuro al 100%; mentre sanno tutti, anche i suoi più tenaci sostenitori, che non è possibile parlare di certezza assoluta. Questa sì, al contrario, è informazione pericolosa dal punto di vista sanitario.

Il Papa, poi, non ha parlato solo di questo…

Certo; come ha messo in rilievo in modo esemplare Roberto Fontolan su questo giornale, è evidente che il discorso del Papa era qualcosa di molto più articolato rispetto alla riduzione fatta dai giornali per lanciare i titoli di prima pagina. E non era solo un discorso complesso, ma anche molto accorato per le sorti dei popoli africani, dando voce a quell’attenzione e a quella presenza della Chiesa nel continente. Quindi c’è un’autorevolezza e una trasparenza da parte della Chiesa, data dall’impegno profuso sul campo, che gli altri soggetti che l’hanno attaccata non hanno. Per non parlare dei media, poi, che dell’Africa non si curano minimamente.

Qual è dunque, al fondo di tutte queste vicende, l’ostilità che ha portato allo scatenarsi di una reazione così forte?

Al fondo c’è un’ostilità preconcetta al fatto cristiano, che risale a una serie di situazioni che ormai noi accettiamo con rassegnazione e cui non facciamo più nemmeno caso. Un’ostilità che genera un’immagine distorta della presenza cristiana nel mondo, e in particolare nel nostro Paese. Guardiamo ad esempio alle statistiche: da noi l’80% si definisce cattolico, e solo il 5% ateo. Una percentuale che negli ultimi anni è andata sempre più diminuendo, soprattutto nella fascia di età fra i 15 e i 30 anni. In un Paese così, è paradossale che non si trovi quasi mai, sfogliando i giornali, un opinionista di estrazione cattolica, o non si leggano i racconti di tante storie e di opere che il cristianesimo vissuto genera. Gli opinionisti cattolici ammessi sui giornali sono quelli che si qualificano per la loro preconcetta posizione critica verso il Papa e la Chiesa. Verrebbe quasi da pensare, facendo riferimento al 5% di atei, che chi li vuol trovare li possa cercare tutti nelle redazioni dei giornali! Quindi i media non parlano della realtà dei fatti, ma di quella delle redazioni, e rappresentano la realtà che ruota intorno al ceto dei giornalisti.

A parte il caso recente delle polemiche contro il Papa, c’è qualche altro episodio che secondo lei manifesta questa posizione dei giornali?

Basta pensare al caso del referendum del 2005 sulla legge 40: tutti i giornali (tranne le ovvie eccezioni) e tutti i programmi d’informazione televisiva hanno dato voce a una sola posizione, e poi dal referendum è emerso che la stragrande maggioranza del Paese stava dall’altra parte. E per di più, su un caso così eclatante che metteva in luce un cambiamento sociologico del popolo italiano e uno scollamento tra i mass media e la gente comune, non è uscito un solo editoriale autocritico, nessuna riflessione che ripercorresse in modo problematico il Paese che i giornali avevano rappresentato, e i sondaggi che avevano diffuso. Tutto è stato impunemente rimosso. D’altronde, ci siamo abituati al fatto che contro la Chiesa si possa dire qualunque cosa senza poi ritrattare o chiedere scusa. Naturalmente, nel dir questo bisogna poi evitare di essere manichei. Per fare un esempio, ci sarebbero mote osservazioni critiche da fare sul Corriere della Sera, ma è altrettanto vero che molti temi altrove ignorati (come ad esempio le persecuzioni dei cristiani nel mondo) su quel giornale vengono affrontati seriamente.

In effetti quando si parla di difesa della Chiesa c’è sempre il rischio non solo di essere manichei, ma anche di atteggiarsi a crociati, ricadendo così nel gioco che fa comodo ai media. Qual è l’atteggiamento responsabile che i cristiani devono assumere nel prendere le difese del Papa e della Chiesa?

In questo caso, come anche per le battaglie di tipo culturale ed etico, la responsabilità apologetica è sempre secondaria rispetto al compito principale dei cristiani, che è quello della testimonianza. Certamente bisogna poi aggiungere che anche da parte del mondo ecclesiastico ci sarebbe bisogno di una certa autocritica. A volte c’è infatti una certa tendenza ad essere troppo interventisti non sulle questioni essenziali, ma su quelle che provocano i titoli dei giornali, e spesso senza una grande ricchezza argomentativa. Questo atteggiamento dà frecce all’arco di chi parla di eccesso di presenza della Chiesa sui media. C’è il rischio di una saturazione, nonché il pericolo di far ritenere che la Chiesa sia una realtà la cui missione è intervenire su questioni sociali e morali.

Le polemiche di questi giorni sono arrivate a ridosso della difficile vicenda dei lefebvriani: che eredità lascia la lettera che il Papa ha scritto a proposito di quei fatti, dove si parlava non solo di attacchi esterni ma anche interni alla Chiesa?

Quello che rimane impresso è l’atteggiamento di totale sincerità e grande trasparenza che ha portato il Papa a dire con estrema limpidezza le cose come stanno. E il tutto con quella amorevolezza e quel tono mite, che caratterizza il suo temperamento. Ma ciò che veramente ci colpisce, e che deve rimanere, è l’importanza del chiamare le cose con il loro nome, e di richiamare tutti alle proprie responsabilità. Perché è sicuramente giusta e opportuna la prudenza che spesso contraddistingue la Chiesa; ma è poi utile anche, soprattutto in determinate situazioni, il parlare chiaro, con quella libertà e quell’umiltà che il Papa ha dimostrato, e che ci ha colpiti e commossi. - ilsussidiario -

 
 
 

NASCITE IN CRISI, IL VOLONTARIATO FA LA SUA PARTE E LO STATO?

Post n°1715 pubblicato il 27 Marzo 2009 da diglilaverita
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C’è crisi, manca il lavoro, è difficile pagare l’affitto, è complicato reggere il ritmo dei prezzi che salgono e delle spese che aumentano. In questo contesto, quale reazione potrà mai esserci nel momento in cui si scopre che un figlio è in arrivo? Quale effetto potrà mai fare la consapevolezza di un bambino in arrivo, fra spese da sostenere, difficoltà da affrontare, bollette da pagare? Il boom di richieste di aiuto, soprattutto delle donne italiane, ai Centri di Aiuto alla Vita gestiti in tutta Italia e federati nel Movimento per la vita, getta uno sguardo nuovo sugli effetti sociali della crisi economica, fino a rendere evidente una situazione che comunica infinita tristezza: la notizia della nascita di un figlio, la notizia più bella che possa esserci, provoca dolore e disperazione. La rete dei Centri di Aiuto alla Vita (Cav), il lavoro degli operatori e dei volontari che ogni giorno sono a contatto con queste storie, la sensibilità di chi offre un aiuto, si sforzano di agire e di dare effettivamente un sostegno concreto a donne e a coppie in simili difficoltà. Mille bambini nati con l’aiuto di "Progetto Gemma", circa 14 mila venuti al mondo dopo che le madri hanno avuto un contatto con la rete dei Cav (sostegno umano e psicologico, fino agli aiuti in natura, dai pannolini al latte in polvere), dicono una semplice realtà: che quando c’è un sostegno, quando c’è qualcuno che porge una mano, le difficoltà non svaniscono ma possono essere superate. Basta poco per ritrovare la forza di portare avanti una gravidanza, basta poco per far rispuntare un po’ di speranza dove c’è solo solitudine e paura, e avanza la tentazione di "risolvere" il problema alla radice, con l’aborto. I volontari e gli operatori che curano questi Centri di Aiuto alla Vita non hanno cose straordinarie da offrire. Non hanno la soluzione dei problemi, non possono contare su multi-milionarie casse a cui accedere per poter risolvere ogni difficoltà. L’impegno e la forza d’animo si, quelle ce le hanno, insieme ad una buona dose di testardaggine e di speranza. Il "volontariato per la vita" va avanti con pochissime forze, ma risvegliando la forza della donne che attendono un bambino fa in realtà grandi cose. Fa un servizio sociale alla collettività, rende un servizio che lo Stato si dimentica totalmente, o non vuole fornire. Ma se pochi volontari riescono a far ritrovare la gioia di una maternità a donne tentate di ricorrere all’aborto, ma quanto potrebbe fare l’intera rete dei consultori pubblici, se venisse davvero utilizzata per rendere un servizio di accoglienza alla vita? Non è questione di "guerre sante" o di religione: è questione di umanità, è questione di rendere possibile, ancora, la cosa più bella che possa esistere: la nascita di un bambino, la nascita di molti bambini. Si trovano i soldi per aiutare le compagnie aeree, le banche, le imprese edili, e chi più ne ha più ne metta. C'è qualche spicciolo per aiutare a far venire al mondo dei bambini? Chiedere questo, ancor più in tempi di crisi, è doveroso. E doveroso, da parte della politica, sarebbe anche dare delle risposte. - korazym -

 
 
 

SQUADRA E COMPASSO CONTRO LA CROCE

Post n°1714 pubblicato il 27 Marzo 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Un saggio ripercorre la «lunga lotta» tra massoneria e Chiesa negli ultimi tre secoli. Vicenda non conclusa come dimostrano le accuse di «ingerenza» oggi rivolte ai vescovi.

La Chiesa cattolica? Un’entità capace di formare «soltanto esseri inutili, se non perniciosi all’umanità». Il Papato? «Peste nera… idra sacerdotale… pericolo perenne dell’Italia e della civiltà». Il clero? «Una turba di ipocriti che recitano preci, proferiscono bestemmie… nemico naturale, astuto e crudele… infami lenoni, genia abietta e codarda… Quando cesserete di ammorbare col vostro lezzo l’Italia?». Così si leggeva tra 1889 e 1890 non su qualche foglietto anarchico, ma sulla prestigiosa Rivista della Massoneria Italiana, come ricorda il giornalista Valerio Pierantozzi ne La Lunga Lotta. Storia dei rapporti tra Chiesa cattolica e massoneria in Italia (Il Cerchio, pp. 148). Un libro che ripercorre le vicende di uno scontro epocale e un po’ dimenticato nella sua virulenza (ben 2046, secondo il conteggio di Rosario Esposito, furono i documenti papali di condanna nei confronti delle società segrete e della massoneria regnante Leone XIII, tra cui due encicliche chiave come la Humanum Genus e l’Inimica Vis) rinfrescando anche la memoria sul ruolo che i «figli della vedova» ebbero in passaggi cruciali della storia italiana, come il Risorgimento, e che alcuni storici anche recentemente cercano di ridimensionare. «Nel popolo italiano, nell’Ottocento, c’è sempre stata una coscienza viva del ruolo della massoneria e delle associazioni segrete nell’unificazione del Paese – spiega Pierantozzi –. Una serie di studiosi, in particolare Alessandro Luzio, ha poi cercato di sminuire il ruolo della libera muratoria. Una tendenza che è stata accentuata da Mussolini; il duce era un irredentista, legatissimo al mito risorgimentale. Essendo però anche ostile alla massoneria – pur se il rapporto tra fascismo e massoneria è stato complesso e quest’ultima è riuscita ugualmente a svolgere un ruolo di primo piano nel Ventennio – ha cercato di separare ulteriormente l’immagine del Risorgimento da quella delle logge. Certo, non si può parlare dell’unità d’Italia come opera tout court della massoneria. Ma il fatto che i 'padri della Patria', da Cavour a Garibaldini a Mazzini – per costui la cosa è più discussa – fossero massoni non può essere considerata una coincidenza. Né fu una coincidenza che la spedizione dei Mille fosse finanziata dalla Loggia Ausonia di Torino, con navi fornite da un 'fratello', e che fosse folta di massoni. Negarlo sarebbe ridicolo». Ma può anche far sorridere, alla luce della storia, l’accusa di ingerenza delle gerarchie ecclesiastiche negli affari dello Stato italiano, ossessione spesso ribadita (anche di recente) dai 'liberi muratori'. «Negli ultimi vent’anni dell’800 – continua Pierantozzi – la massoneria formò una sorta di superpartito in grado di manovrare le leve del potere. Un deputato di allora, il fratello Renato Imbriani, descrisse il governo come 'un conclave di 33'. Ludovico Frapolli, altro 33, creò la Loggia Universo, formata quasi esclusivamente da deputati e senatori e che 'mirava a prendere sotto tutela i lavori parlamentari e, loro tramite, il funzionamento dello Stato', come ha scritto uno storico autorevole quale Aldo Mola. Sul modello della Loggia Universo, il Gran Maestro Giuseppe Mazzoni creò la Propaganda massonica, antesignana della P2 di Gelli, riservata solo a politici e persone influenti nella vita pubblica. Il potere di questa loggia era tale che le riunioni 'volanti' dei suoi membri avvenivano direttamente alla Camera dei deputati. E Adriano Lemmi, Gran Maestro del Grande Oriente, scriveva nel 1892 con estrema chiarezza: 'Noi dobbiamo essere sicuri che gli uomini portati dalle Logge ai pubblici uffici adoperino la nuova autorità ad applicare nelle leggi civili i principi e le aspirazioni'». Una storia relegata nel passato? «La presenza massonica nei gangli dello Stato è stata sempre costante. Se a fine ’800 era evidente, alla luce del sole, oggi la cosa è semplicemente più nascosta, anche per il discredito che ha investito la massoneria negli anni ’80 e ’90 e che ha reso la qualifica muratoria spesso negativa agli occhi dell’opinione pubblica. Il risultato è che – mentre un parlamentare cattolico viene facilmente accusato di lavorare per il Vaticano – è molto più raro che un onorevole sia tacciato di fare gli interessi della massoneria». Forse non ce ne saranno poi molti di 'fratelli' tra i banchi di Montecitorio e di Palazzo Madama o fra i ranghi della magistratura. «Basterebbe contare – replica Pierantozzi –, in occasione delle riunioni di loggia aperte al pubblico, i messaggi di auguri che arrivano da esponenti istituzionali oppure i parlamentari direttamente presenti. I quali, se interpellati, ovviamente negano un’appartenenza diretta». Che sia più conveniente, magari, celarsi dietro le estenuanti battaglie per la laicità, nella sua declinazione più radicale? «La laicità è sempre stata un cavallo di battaglia massonico, non c’è alcun dubbio – e non stupisce che sia sempre stato un leitmotiv del partito politico più vicino agli ideali massonici, quello dei Radicali –, a partire dalla scuola, che fu ritenuta già da Lemmi un ambito cruciale, tanto che uno storico come Fulvio Conti ha contato 9 massoni succedutisi alla guida del dicastero della Pubblica istruzione nell’800; tra cui Michele Coppino, colui che arrivò a togliere il crocifisso dalle aule scolastiche. Tutto questo perché, come scriveva sempre la Rivista della Massoneria Italiana, 'l’unico mezzo per atterrare la superstizione del confessionale è la scuola'. Ma le campagne per la laicità si concentrarono fin dagli albori dello Stato italiano anche sull’ambito della famiglia, con il tentativo di introdurre il divorzio. E su ciò che atteneva alla morte e ai suoi riti, con la legalizzazione della cremazione e uno sforzo delle logge nel promuovere i funerali civili». Azioni concentrate sulla libertà di educazione, la famiglia e la vita, insomma. Proprio i tre 'principi non negoziabili' richiamati più volte anche da Benedetto XVI. Almeno su questo, nel ritenerli temi di fondamentale importanza, tra Chiesa e massoneria c’è stata e c’è un’assoluta concordanza. - Andrea Galli - Avvenire -

 
 
 

TESTAMENTO BIOLOGICO: PRIMUM VIVERE

Post n°1713 pubblicato il 27 Marzo 2009 da diglilaverita
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Quando si ragiona del disegno di legge in materia di dichiarazioni anticipate di trattamento, si sostiene spesso che parrebbe ingiusto impedire a chi rediga tali dichiarazioni di inserirvi volontà indirizzate a rifiutare interventi o trattamenti anche indispensabili a evitare la morte. Il ragionamento è più o meno il seguente: se un individuo può lecitamente, in piena capacità di intendere e volere, rifiutare di fronte al medico – nella sua condizione attuale di malato - un trattamento sanitario anche indispensabile al fine del suo mantenimento in vita, perché mai quello stesso individuo non potrebbe scriverlo, ora e per il futuro, in una DAT? Non sarebbe questa una lesione dell’autodeterminazione garantita dall’articolo 32, comma 2, della Costituzione? Se questo ragionamento fosse corretto, alcune disposizioni presenti nel disegno di legge approvato dal Senato sarebbero incostituzionali. Lo sarebbe forse l’articolo 3, comma 5, per il quale nella DAT il soggetto non può inserire indicazioni che integrino le fattispecie di cui agli articoli 575, 579 e 580 del codice penale (rispettivamente: omicidio, omicidio del consenziente, istigazione o aiuto al suicidio). Lo sarebbe sicuramente l’articolo 3, comma 6, per il quale non possono formare oggetto di DAT l’alimentazione e l’idratazione, nelle diverse forme in cui possono essere fornite, in quanto sostegni vitali finalizzati ad alleviare le sofferenze fino alla fine della vita. Espongo di seguito alcuni argomenti in senso contrario a questa tesi. In primo luogo, credo che la vita, prima ancora che un diritto fondamentale, sia la precondizione per il godimento di ogni altro diritto fondamentale, e come tale debba essere tutelata in modo preminente. Primum vivere, si diceva un tempo. Sono poi d’accordo sul fatto che il diritto alla libera determinazione in materia di salute rientri tra i valori costituzionali indefettibili. Ma non è il solo ed unico valore di cui tener conto. Il diritto fondamentale ad essere curati rientra a sua volta tra i valori costituzionali primari, traducendosi in un dovere di solidarietà (articolo 2 della Costituzione) particolarmente intenso a favore dei più deboli, che si trovino in uno stato di dipendenza dagli altri (come ad esempio i soggetti in stato vegetativo persistente). È chiaro che può esistere una tensione tra l’autodeterminazione, il diritto ad essere curati e il dovere di solidarietà ricordato. Essa va senza dubbio risolta non tramite soluzioni assolute, ma attraverso forme e tecniche ragionevoli di bilanciamento tra valori. Contesto però che il riconoscimento del diritto all’autodeterminazione debba, sempre e comunque, risolversi nel sacrificio assoluto del diritto alla vita, del diritto ad essere curati e del dovere costituzionale di solidarietà. Se si può ammettere che ciò accada quando il soggetto è nelle condizioni di piena capacità psichica, e può prestare un consenso o un dissenso attuali, ben difficile è tollerarlo laddove il soggetto non sia affatto nelle condizioni di attualizzare con chiarezza la propria volontà. Detto altrimenti: credo che il legislatore possa ragionevolmente distinguere tra la condizione di colui che, in piena capacità di intendere e volere, esprime un consenso o un dissenso attuale e informato su determinati trattamenti cui sottoporsi o non sottoporsi, e la condizione del soggetto che affidi a una dichiarazione anticipata alcune scelte in materia, però trovandosi successivamente nell’impossibilità di riattualizzare il proprio consenso. Ciò che oggi si vuole, domani si potrebbe non volere più, soprattutto in condizioni fisiche e psicologiche ben diverse. Parrebbe davvero troppo inchiodare una persona ad una volontà passata – espressa in un contesto del tutto cambiato – particolarmente se da ciò possa derivarne la morte. Inoltre, si rifletta a questo: un conto è rifiutare in piena coscienza e con consenso attuale un determinato trattamento non ancora iniziato, ben altra cosa è autorizzare un medico a interrompere un determinato trattamento già iniziato, sulla base di una volontà espressa su carta in un tempo precedente. Non saprei dire se vietare in assoluto di inserire in DAT determinate volontà sia la soluzione ideale. Forse si potrebbe trovare qualche formula meno tranchant. Certo è però che molti dovrebbero mostrarsi più prudenti nel ripetere - banalizzandolo - il refrain dell’autodeterminazione. - Nicolò Zanon - ilsussidiario -

 
 
 
 
 

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Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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