ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 09/05/2009

IL PAESE CHE HA SPENTO LA TELEVISIONE: COSI' SALVIAMO I NOSTRI BAMBINI.

Post n°1873 pubblicato il 09 Maggio 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

  • Lo decisero 13 anni fa. Quasi un passa parola, famiglia dopo famiglia, casa dopo casa. E così una sera, in quel borgo alle porte di Parma, improvvisamente tutti spensero la Tv. Centinaia, migliaia di televisori oscurati, muti, quasi partecipi dell'immenso dolore di una comunità.
  • Un gesto di rabbia, una rivolta civile contro le trasmissioni che mandavano in onda di tutto senza curarsi delle conseguenze. Che a Noceto furono imprevedibili e drammatiche. David, un bambino di 12 anni, dopo avere visto l'esecuzione di una sentenza capitale aveva deciso di imitare la scena per gioco. Morì impiccandosi. Non c'erano parole, nessuna spiegazione che alleviasse il senso di impotenza, solo la rabbia che doveva essere arginata. Come? Prendendo in mano il telecomando per cancellare modelli sbagliati e oscurare immagini troppo crude. Iniziò così la settimana della creatività, che dal '96 cerca di evitare la deriva di una televisione babysitter e che ogni mese di maggio trasforma i 1.200 bambini di Noceto da spettatori a protagonisti.
  • All'inizio il messaggio era esplicito: "Spegni la tv, accendi la fantasia". "La nostra è una battaglia pesantissima - spiega il parroco don Corrado Mazza - perché non vogliamo demonizzare un mezzo, ma solo evitare che rubi l'infanzia". "Negli anni abbiamo spostato l'accento - continua il sindaco Fabio Fecci - e oggi non invitiamo più direttamente a spegnere la televisione, ma promuoviamo un'alternativa". Corsi di teatro, laboratori di pittura, letture animate, giochi antichi, giornate dedicate allo sport, doposcuola della parrocchia, incontri con i genitori, cineforum, serate di riflessione, percorsi lunghi un anno per distogliere gli sguardi dal teleschermo, una miriade di attività coordinate che non tralasciano nulla, neppure il tragitto da casa a scuola. Qui, infatti, passa il piedibus, vigili urbani che accompagnano i bambini lungo le strade della città.
  • Nessuno si è sottratto al compito perché - è convinzione diffusa - gli influssi della televisione sui bambini sono chiarissimi: "Più chiacchierano senza dire niente - spiegano le insegnanti Enrica Alinovi e Gabriella Grisenti - più capiamo che sono stati troppo di fronte alla tv". Per questo, osserva il dirigente scolastico Paola Bernazzoli, da anni i bambini partecipano a laboratori in cui fanno gli attori, i costumisti, gli sceneggiatori, i registi, i musicisti... E il risultato viene portato in piazza proprio nella settimana della creatività.
  • Antonio Caffarra, il pediatra del paese, ha cresciuto insieme alla moglie Daniela, quattro figli senza televisione: "Per anni non l'abbiamo avuta e quando ci è stata regalata l'abbiamo lasciata spenta". Nel paese sono in molti a pensarla come lui, la creatività è diventata una strategia educativa condivisa. È servito tutto questo? I bambini a Noceto guardano la televisione meno che altrove? "E' difficile dirlo - conclude il sindaco Fabio Fecci - ma sicuramente sono meno soli". I più deboli, i più fragili, o semplicemente chi ha entrambi i genitori impegnati tutto il giorno, ha un'alternativa alla televisione come babysitter. "Proviamo a sottrarre il compito di educare alla televisione - conclude il parroco - ma anche se la battaglia continua a essere pesante, non ci arrendiamo, l'infanzia è tutto". Rappresenta il futuro, che non può essere dettato dal palinsesto televisivo. - Stefania Parmeggiani  Repubblica -

 
 
 

SUSANNA TAMARO: QUELLA FEROCE CROCIATA LAICA CONTRI I CREDENTI

Post n°1872 pubblicato il 09 Maggio 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Da un paio d’anni a questa parte, quando incontro giornalisti o conosco persone nuove, mi capita una cosa strana. Dopo i primi convenevoli, tutti improvvisamente si irrigidiscono e, con uno sguardo imbarazzato, precisano: «Guardi che io sono laico». Avendo ben chiara l’etimologia delle parole - pur sembrandomi assolutamente fuori luogo l’osservazione - li rassicuravo. Sono laica anch’io, non ho mai preso nessun voto di un qualche ordine religioso. Poi con il passare dei mesi ho capito che c’era una grande battaglia in corso, una battaglia feroce e senza esclusione di colpi.
Il mondo sembrava diviso esattamente in due. Da una parte appunto i laici, difensori del progresso e della civiltà, e dall’altra i credenti, oscurantisti, alfieri del regresso, sessuofobici e nemici della libertà dell’uomo. E naturalmente io, in quanto credente, agli occhi di tutte le persone che mi incontravano, rientravo nella seconda categoria. Non ero preparata a trovarmi sul banco dei retrogradi, degli ottusi e quindi a dover rispondere a domande di imbarazzante limitatezza. Come tutte le persone solitarie, sono abituata a fare delle riflessioni piuttosto profonde e articolate sulle cose e davanti alla marea di questi pregiudizi e luoghi comuni mi sento completamente spiazzata. Che cosa vuol dire credere? Obbedire ciecamente a una persona? Osservare dei rituali rassicuranti? Vivere nella paura dello scandalo, del peccato? Ho una natura anarchica e ribelle e difficilmente avrei potuto adattarmi a una qualsiasi di queste opzioni. Non sono cresciuta in un ambiente cattolico e dunque non ho assorbito - per fortuna - i nefasti condizionamenti di una fede trasformata in usanza, nella ripetizione vuota di formulette dal sapore dolciastro. Sono inoltre voracemente curiosa. Le cose che non comprendo, le voglio capire, come voglio costantemente riuscire a superare i limiti e gli ostacoli. Non ho mai avuto una folgorazione sulla via Damasco come San Paolo né quella più moderna di André Frossard. Piuttosto ho sempre sentito in me il forte desiderio di ricercare un senso e altrettanto forte la voce della coscienza. Sono stati proprio questi due fattori a spingermi verso un cammino di conoscenza e di studio che dura tutt’ora.
La maggior parte dei miei amici non è credente, eppure non ho mai sentito la necessità di criticarli, di cambiare la loro visione del mondo o, tanto più, di giudicarli. La diversità di idee mi è sempre sembrata una delle ricchezze della vita e non un nemico da combattere. Mi colpisce molto, dunque, lo spirito di feroce crociata che pervade l’universo dei laici. Perché tanto livore, tanto impiego di energia, tanta intolleranza verso persone che hanno una diversa visione del mondo? Perché tanto impellente è il bisogno di convincere le persone credenti che hanno imboccato una via sbagliata? Forse perché da noi si leva una voce in difesa della vita e contro altre barbarie che, astutamente e subdolamente, si vogliono far passare come progressi per la libertà dell’uomo?
Non c’è forse dietro questa crociata delle certezze - perché queste persone, beate loro, vivono confortate da straordinarie certezze - la volontà di rimuovere la parte più profonda dell’uomo, la più oscura, quella che lo lega al mistero del male e alla finitezza e che ne fa una creatura perennemente alla ricerca di senso?
È proprio da questa ricerca che nascono le inquietudini, i dubbi e le domande. E le domande, inseguendosi l’un l’altra, a un certo punto si scontrano con qualcosa che non è più fonte di ragionamento, ma di meraviglia, perché, a un tratto, ci si rende conto che la realtà dell’infinitamente grande e dell’infinitamente piccolo sfugge alla percezione della nostra mente.
La consapevolezza del divino non nasce dunque dalla paura né dal conformismo, ma piuttosto dalla meraviglia, dal saper vivere con emozione e stupore la ricchezza - anche tragica - che la realtà di ogni giorno ci propone. Vivere con la fede non vuol dire chiudere delle porte perché si teme quel che c’è dietro, ma aprirle tutte perché non c’è niente dietro che ci possa far paura. Né la morte - questo grande mistero che tutti ci attanaglia - né la malattia, né l’imprevedibilità della vita. L’accettazione del mistero ci permette di far scivolare in secondo piano quella cosa così noiosa e ingombrante che si chiama «io» e che ci ossessiona con le sue monotone cantilene dalla nascita alla tomba, questo tronfio nanerottolo che ci vuol far credere che la realtà sia solo quella che lui è in grado di proiettare sullo schermo della nostra mente, che sa domare e manipolare secondo i suoi desideri, e che nulla - al di fuori del suo raggio d’azione - possa esistere. Io penso in realtà che la vita non sia stare in una gabbia, seppur confortevole, e difendere con alti strilli il suo perimetro - come vuole quel nanerottolo - ma fuggire da tutte le gabbie, da tutto ciò che rimpicciolisce e umilia la misteriosa grandezza e dignità dell’uomo. La fede nella mia vita non ha portato alcuna chiusura, alcuna paura. Anzi, quelle che c’erano, le ha spazzate via, spazzando via anche molte certezze. Per questo resto strabiliata davanti all’immagine spauracchio del credente che viene agitata in questa battaglia, diventata ormai guerra aperta. E questa guerra, alla fine, non è la guerra tra le ottuse truppe del Papa e i paladini del progresso autodeterminato, ma tra chi è in grado di ascoltare ancora la voce della propria coscienza - che sia credente, agnostico, buddista, ebreo o musulmano - e ha a cuore la delicata complessità dell’uomo e chi ascolta invece unicamente la rumorosa grancassa dei media. - Susanna Tamaro -

 
 
 

9 MAGGIO: MARIA IL SORRISO DI UNA MADRE

Post n°1871 pubblicato il 09 Maggio 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Come sono belli quei quadri in cui si ve­de la Madonna sorridere a Gesù, stringerse­lo al petto, proprio come fanno tutte le mam­me col loro bambino! È bello crescere sotto i suoi sguardi! No, non si può fare a meno di una mamma! Osserviamo la differenza tra un bambino che cresce con la sua mamma e un bambino che cresce in un brefotrofio. In un brefotrofio, il bambino ha tutto: cure, igiene, latte, vestitini, medicine, assistenza... ma gli manca qualche cosa; anzi gli manca tutto: gli manca il sorriso della mamma. Le infermiere sono brave, bravissime: ma a volte stan­no li solo per lo stipendio. Finite le loro ore, se ne vanno e lasciano i bambini ad altre. La mamma non ha orario, e non è stipendiata. La sua ricompensa sta nel sorriso del suo bambino... Il bambino può fare a meno di tante cose, ma non della mamma. Ecco ciò che un giovane delinquente, incise con un chiodo, sulla parete della sua cella, in un carcere minorile: "Senza la mamma, la vita non ha scopo". "Il Santo" di Fogazzaro (celebre romanzo) non do­vrebbe essere un santo cattolico, perché non dimostra un particolare amore alla Madonna. Si racconta che quando venne eletto Papa Leone XI, nel 1605, il cerimoniere che lo aiutava a rivestire i sacri paramenti, voleva slegargli lo scapolare di Maria. "Fermati, gli disse il Papa. lasciami Maria perché Maria non lasci me!".

Fioretto: Invocherò Maria che è la Madre fedele in mo­do che le sue mani materne possano riaccendere le lam­pade spente dei suoi figli.


Giaculatoria: "Di un sorriso la mia vita ha bisogno ed è per questo che a te sempre ricorro".


 
 
 

“DITTATURA DEL RELATIVISMO”: STORIA DI UNA FRASE CLAMOROSA

Post n°1870 pubblicato il 09 Maggio 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

C’è un’espressione – “dittatura del relativismo” – pronunciata dal cardinale Ratzinger il 18 aprile 2005, alla messa “pro eligendo romano pontefice”, che è passata alla storia e che entusiasmò anche laici come Giuliano Ferrara e Marcello Pera. Sintetizza il pensiero del cardinale bavarese sul momento che viviamo ed è anche il “programma” per il quale proprio lui fu scelto come nuovo papa. Le sue parole suonavano così: “Quanti venti di dottrina abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti ideologiche, quante mode del pensiero... La piccola barca del pensiero di molti cristiani è stata non di rado agitata da queste onde - gettata da un estremo all’altro: dal marxismo al liberalismo, fino al libertinismo; dal collettivismo all’individualismo radicale; dall’ateismo ad un vago misticismo religioso; dall’agnosticismo al sincretismo e così via”.
Aggiungeva: “Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare ‘qua e là da qualsiasi vento di dottrina’, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie. Noi, invece, abbiamo un’altra misura: il Figlio di Dio, il vero uomo. É lui la misura del vero umanesimo. ‘Adulta’ non è una fede che segue le onde della moda e l’ultima novità; adulta e matura è una fede profondamente radicata nell’amicizia con Cristo”.
Da lui viene “il criterio per discernere tra vero e falso, tra inganno e verità”. L’espressione “dittatura del relativismo” ha un precedente clamoroso (chissà se Ratzinger lo conosceva e vi si è ispirato): fu coniata infatti dal cardinale Giuseppe Siri, arcivescovo di Genova, uno degli uomini più autorevoli della Chiesa da Pio XII a Giovanni Paolo II (nel 1975 fu l’autore di una memorabile “Nota per il clero” sul “progressismo” che fa letteralmente a pezzi il cattoprogressismo).
Siri – che è stato fra i papabili più quotati in ben quattro conclavi – nel 1970 dette una intervista a “Renovatio”, la rivista che aveva fondato, alla cui direzione aveva chiamato don Gianni Baget Bozzo (da lui stesso ordinato). Sarebbe interessante sapere se proprio don Gianni era l’intervistatore, certamente ha la paternità del titolo di quella straordinaria conversazione che fu “La dittatura dell’opinione” (nel testo del cardinale è chiamata anche dittatura del relativismo). Va detto, en passant, che testi del genere, insieme ai libri del cardinale, meriterebbero di essere ripubblicati, per la forza profetica e la profondità che hanno (ma l’editoria sembra orientata solo su teologi e cardinali “progressisti”).
Alcune perle da quell’intervista. “Gli uomini si ritengono liberi: è questa loro opinione, di essere liberi perché è scritto nei testi giuridici, il massimo momento e manifestazione della loro servitù. In realtà molti vivono sotto una dittatura: la dittatura dell’opinione”.
Spiega ancora Siri: “La prima e fondamentale dottrina del potere di questo mondo è l’affermazione: non c’è verità… La differenza principale tra ‘civitas mundi’ e ‘civitas Dei’ non sta sul contenuto, ma sull’esistenza della verità. Se non c’è nulla di vero, allora l’unico principio che conta è l’utile”. La diagnosi del prelato prosegue: “Il dramma è che tanti non capiscono nulla del loro tempo. L’uomo è oppresso dalle potenze di questo mondo, dai loro miti. La Chiesa non è con il mondo: la Chiesa è con l’uomo, essa è la voce della libertà che nasce dallo Spirito Santo. La Chiesa non può essere là dove regnano le forme ciniche o quelle eversive e nichiliste dei padroni di questo mondo e di questo tempo...” Siri giudica “la cultura di massa asservita ad interessi ben precisi”, essa “rappresenta una selezione precisa di un’immagine d’uomo senza profondità perché senza spirito”. Uomo quindi “manipolabile da un efficace sistema di persuasori occulti”. Con la collaborazione di “quei teologi della cultura di massa che hanno lanciato lo slogan della morte di Dio con il medesimo tipo di diffusione di un prodotto commerciale”. Esiste, anche in teologia, una tecnica per sostituire alla verità l’opinione? Siri la vede nell’ “attuale pubblicistica religiosa, letteraria, filosofica”. La “tecnica del relativismo” diventa molto efficace, spiega il prelato, specialmente “riducendo ogni questione dottrinale negli schemi di destra e di sinistra. Tutto si relativizza, tutto diviene questione di opinione e mezzo di potere”.
Più avanti aggiunge: “il relativismo è la condizione per la manipolazione dell’uomo”, per la “mitizzazione del suo comodo e della sua utilità: che è la via della sua servitù, della sua tristezza, della sua angoscia, della sua noia, della sua follia”. Ed è qui che insorge “il problema della salute mentale come un problema dell’uomo d’oggi” prodotto dal “disordine dello spirito” della cultura dominante. Che paradossalmente si presenta come “un’ideologia del benessere”.
Essa trasmette “un’immagine dell’uomo senza profondità e senza significato, dell’uomo senza spirito e senza Dio” ed “è diffusa oggi da una catena imponente di mezzi di diffusione del pensiero, che impongono con la forza del loro apparato la loro immagine del mondo come se fosse la realtà stessa… L’uomo viene così condotto alla disperazione, perché il piacere, colto giorno per giorno, svanisce giorno per giorno”. In questa profetica intervista – datata 1970 – Siri considera già il problema ecologico in questa prospettiva spirituale: “Il potere delle tenebre conduce l’uomo alla morte... il deterioramento del pianeta, dell’aria, dell’acqua, conduce l’umanità al suicidio. Ma chi imporrà legge agli interessi, alla caccia del lucro?”. Peraltro “la dittatura dell’opinione in cui viviamo si ripercuote anche nella vita ecclesiastica… Oggi, ogni teologo che passi per iconoclasta, liberatore, innovatore, è subito captato da un’editoria compiacente, che diffonde per tutti i canali dei mezzi di massa questo dissenso confortevole, questa iconoclastia per amor del comodo e del successo. Il divismo di teologi, di scrittori, di figure della protesta: ecco un dolore, una sofferenza per la Chiesa di oggi: coloro che denigrano il passato della Chiesa per affermare che è proprio dal rinnegamento di esso che la Chiesa riemergerà più autentica”. Siri riconosce che “la presente situazione della Chiesa è una delle più gravi della sua storia, perché questa volta non è la persecuzione esteriore a impugnarla, ma la perversione dall’interno. Più grave”. Parla perfino di “coloro che usano della loro funzione ecclesiastica per sovvertire la Chiesa”. Parla di abusi nella liturgia e dell’ideologia ecumenista. Afferma: “La cosa più urgente è restaurare nella Chiesa la distinzione tra verità ed errore”. Ma aggiunge: “ci sono tanti segni, che indicano che i demolitori della Chiesa hanno fatto il loro tempo”. E qui ha un’intuizione che è “profetica”: bisogna guardare agli uomini della Chiesa dell’Est, quella provata dalla persecuzione comunista: “Noi siamo in un tempo di prova e nei tempi di prova è più facile vedere la tenebra che la luce. Ma la luce è presente: la potenza stessa della tenebra è un mezzo di purificazione... Noi sappiamo che il Signore conduce le cose in bene… La nostra umana debolezza, l’isolamento, il senso di sconfitta apparirà cambiato dalla potenza di Dio, in segno della gloria della sua città...”. Ecco la “profezia” di Siri: “Ho sempre notato che in genere gli errori teologici derivano da inquinamenti marxisti. È una storia lunga. Ma finora non ho trovato sulla mia strada uomini cosi puri nella fede come quelli che hanno esperimentato nella vita quella teoria. Sono stati vaccinati”. Otto anni dopo il Conclave chiamerà al papato proprio un uomo dall’Est, che addirittura abbatterà il moloch dei sistemi comunisti con la forza di una testimonianza inerme. Siri diceva nel 1970: “Nel momento in cui tutto umanamente sembra perduto, allora è il tempo dello Spirito Santo: che conduce al nulla i potenti di questo mondo e trova vie impensate per mostrare agli uomini la divinità della Chiesa, della sua opera di santificazione e di santità”. Così è stato. - Antonio Socci -

 
 
 

8 MAGGIO: MARIA ANCHE LEI SOTTO LA CROCE

Post n°1869 pubblicato il 09 Maggio 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Maria, la Madre addolorata, si incontra con Gesù sul­la via del Calvario. Questo incontro è la rinnovazione del suo grande dolore, che ora dopo trent'anni di generosità, sta per essere compiuto. La Madonna della Via Crucis mi insegna così il vero amore a Gesù. E l'unione profonda, comunione di vita, è la sofferenza vissuta insieme. Maria la condivide spinta dal suo grande amore per il Figlio. E io, da peccatore pentito, devo seguire Gesù, se voglio ve­ramente chiamarmi cristiano. Non devo camminare molto per trovarla questa via: è la vita di ogni giorno! La Madonna vede Gesù cadere a terra: una, due, tre volte per il dolore, per il peso dei no­stri peccati. Maria lo sa e il suo cuore cade con suo Figlio sotto lo stesso peso. Gesù non fa un miracolo per alleg­gerire la sua croce ed evitare la sofferenza. La Madonna si mette sotto la croce, guarda Gesù, vede suo Figlio mo­rire sulla croce e sentirlo dire: Ecco i tuoi figli! Così Ma­ria diventa la madre nostra, di tutti noi, poveri peccatori.    Più si ama Maria, più si diventa buoni. Se ameremo molto Maria, diventeremo molto buoni; se l'ameremo in modo straordinario, diventeremo santi. Ecco perché non esistono santi che non siano stati immensamente devoti della Madonna. A Maria, alla madre mia, dirò tutto quel­lo che mi turba, mi inquieta. Tutto quanto ho in cuore lo confiderò a Maria, mia madre. A Maria mi attaccherò pro­prio qui sotto la croce, perché mi ama.

Fioretto: Vicino a Gesù e a Maria non mi sarà difficile rialzarmi, se li prego, se li invoco. Continuerà il cammi­no per salire il mio Calvario.


Giaculatoria: "Madre di ogni dolore, prega per noi e per tutti i figli tuoi".


 
 
 

8 MAGGIO: APPARIZIONE DI SAN MICHELE SUL MONTE GARGANO

Post n°1868 pubblicato il 09 Maggio 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

I primi cristiani fecero certamente ricorso, nelle loro preghiere, all’intercessione degli spiriti celesti, come  attestano le più antiche liturgie ed i Padri della Chiesa. “Gesù Cristo ed i santi Angeli ci assistono in tutte le nostre azioni”, scriveva il martire Nemesio  a San Cipriano. “Prego i buoni Angeli di ricevere l’anima mia nell’ora della mia morte”, diceva San Gregorio di Nazianzio. Ma non vi fu nessuna festa in onore degli spiriti beati, durante i primi quattro secoli dell’era cristiana, ossia fino a che il  Cielo diede esso stesso il segnale di un culto pubblico e solenne, con un’apparizione dell’Arcangelo San Michele. Questa apparizione ebbe luogo l’8 maggio 492, sotto il pontificato di Gelasio I, sul monte Gargano, oggi Monte Sant’Angelo,nelle Puglie, in Italia. Un ricco abitante di Siponto aveva le sue mandrie a pascolare sui fianchi del monte Gargano. Un giorno, nascondendosi all’occhio dei bovari, un toro scomparve. Dopo molte ricerche, lo si ritrovò infine sulla cima più scoscesa della montagna, all’entrata di una grotta, con le corna impigliate in forti liane.
Furioso contro gli ostacoli che lo trattenevano sul posto, l’animale si dibatteva così violentemente che nessuno potette accostarlo. Allora si lanciò verso di lui una freccia; ma, cosa strana, quella freccia svoltò a metà della sua corsa, ed andò a colpire quello che l’aveva lanciata. Questo fatto straordinario riempì d’una tale paura i bovari, che si allontanarono immediatamente dalla grotta.
Questo evento impressionò la città di Siponto ed il vescovo Lorenzo Maiorano ordinò delle pubbliche preghiere. Tre giorni dopo, San Michele apparve al prelato e gli disse: “Io sono l’arcangelo Michele, uno di quelli che stanno costantemente davanti al Signore. Ho scelto questo luogo per essere venerato sulla terra; io ne sarò il protettore per sempre”.
Il vescovo e gli abitanti si recarono processionalmente fino alla grotta del monte Gargano, e pregarono in onore dell’Arcangelo.
Qualche tempo dopo, Siponto vide i suoi nemici devastare le sue campagne e minacciare la città. La battaglia scoppiò, e Siponto pareva vinta, quando, improvvisamente, una formidabile scossa squarciò il monte Gargano; dalla sua vetta, coperta da un nero vapore, sgorgarono dei fulmini e dei lampi che portarono il terrore e la morte nel campo nemico.
Trionfante per il soccorso miracoloso di San Michele, la città di Siponto si mostrò riconoscente al suo potente protettore. Eseguì subito dei lavori giganteschi, al fine di poter accedere più facilmente sul monte Gargano, e sulla grotta naturale che fece rivestire interiormente con marmi preziosi, essa costruì una bella chiesa la cui dedicazione solenne ebbe luogo il 29 settembre 522, da parte del papa San Bonifacio. Questa chiesa è da allora il luogo di incontro di numerosi pellegrinaggi, e grandi miracoli, specie di conversione interiore vi sono operati per la potente intercessione di San Michele.
Da questo promontorio, , come da una fortezza da cui protegge la Chiesa, il Principe delle milizie angeliche sembra dire all’universo intero: il Salvatore Gesù, mio maestro, è il Re dei re e Signore dei signori; solo la sua Chiesa ha il potere di illuminare le intelligenze, di governare le volontà e di salvare le anime. Là ancora, come sul monte San Michele, elevandosi al di sopra della terra e del mare, egli ripete quella parola che folgorò Lucifero: Quis ut Deus! Chi è simile a Dio! - don Marcello Stanzione - Pontifex -

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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