ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 11/05/2009

E' MEGLIO RISCHIARE CHE VIVERE UNA FEDE MONOTONA

Post n°1882 pubblicato il 11 Maggio 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Ero ancora un giovane studente quando mi è stata raccontata questa storiella di un Parroco che aveva deciso di “shoccare” i suoi fedeli con invitarli al funerale del “cristianesimo” ritenuto ormai morto dai mass-media ma anche dai suoi parrocchiani, che si erano imbevuti di laicismo, attingendo alle loro pagine. Aveva fatto le cose bene, affiggendo i manifesti in città, con l’aiuto delle Pompe funebri, dapprima incredule e poi convinte dall’assegno del Parroco a stamparli e a mettere gli addobbi funebri sulla porta della Chiesa. All’ora delle solenni esequie, la chiesa era gremita. Qualcuno pensava ad una stranezza del parroco già avanti negli anni; altri temevano un halzeimer o un’altra malattia legata all’età, tipo senilità precoce. Neppure i collaboratori del Consiglio Pastorale sapevano il perché di quella “trovata” del parroco che, fino a pochi giorni prima, sembrava ancora sano di mente. “Fratelli e sorelle”, incominciò la predica del Don, “vi invito ad avvicinarvi, in fila indiana, al catafalco eretto in mezzo alla chiesa”. Incominciarono ad uscire dai primi banchi: la curiosità regnava massima tra i fedeli e gli infedeli, accorsi per capire cosa stava succedendo nella loro parrocchia. “Bene, adesso, sollevate il coperchio della bara, dentro trovate la fotografia del “cristianesimo morto!” Macchè fotografia, dentro c’era uno specchio che rifletteva l’immagine del parrocchiano “morto” alla fede.
Come apologo sa di umorismo nero, di prete “scoraggiato” di fronte ad una comunità tiepida nel vivere la fede, una comunità tranquilla, dove al cristiano era facile rifugiarsi nel proprio intimismo, sicuro nel suo “quieta non movere”, tanto il Paradiso era assicurato a chi non faceva il male. Il Parroco, a dire il vero, stava predicando che era assicurato solo a chi faceva il bene, vivendo le opere di misericordia corporale spirituale e corporale che, a quei tempi, si studiavano a memoria: erano le opere della carità, che rendono la chiesa risplendente agli occhi del mondo. Un cristianesimo pigro invece alimenta la pace dei cimiteri, dove nessuno si lamenta, nessuno protesta. Il cimitero è il regno del silenzio, è il paese dei corpi senza vita. Il silenzio, la tranquillità non sono certo sinonimo di pace. Il cristianesimo deve essere vivo, attivo, scomodo! Non è borghese ma combatte contro chi ha elevato a sistema il proprio tornaconto e fa di se stesso “l’ombelico del mondo”, come recita una delle canzoni del nostro Jovanotti.
Il Concilio Ecumenico Vaticano II fa paura perché non tranquillizza ma crea turbamento, quando dichiara che “la Chiesa pellegrinante è chiamata da Cristo a questa continua riforma di cui, in quanto istituzione umana e terrena, ha sempre bisogno” e la riforma della Chiesa si gioca sulla carità: “Possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne ma non avessi la carità, non sono un nulla”. Con semplicità massima, don Primo Mazzolari osservava (scherzosamente ma non troppo!) che dovremmo “amarci meno ma trattarci meglio”. Parlava certo dell’amore di simpatia naturale e non quel del Vangelo che invita ad amare se stessi, gli altri ma anche il nemico. Dove c’è un vero credente, che testimonia la carità, accorrono i giovani ed anche gli adulti. Questo lo dice la storia della Chiesa, la storia del mondo. E il credente è il santo o, almeno,chi tende alla santità, ogni giorno, nella vita quotidiana. Non è forse santo il prete che mangia polvere in oratorio? O passa ore in confessionale? Il laico che dedica il suo tempo alla Caritas o all’insegnamento nella scuola? La mamma nella famiglia? Sono quei veri cristiani che, nell’operosità della fede, nella fermezza della speranza e nella sollecitudine della carità, condividono l’atteggiamento di Erasmo da Rotterdam, il quale, rispondendo a Martin Lutero, scriveva con una buona dose di umorismo: “Sopporto la Chiesa attuale nella speranza di vederla migliorata: nello stesso tempo essa è costretta a sopportare me fino a che diventi migliore”. E il cardinal Newman, - non sono sicuro della citazione - , aggiungeva secoli dopo una preghiera interessante per chi vuol essere cristiano “passabile”: “O Signore, dammi il coraggio di accettare le cose che non posso cambiare, la forza di cambiare le cose sulle quali posso agire, e soprattutto la capacità di saper distinguere le prime dalle seconde”. È meglio rischiare sulle cose da cambiare, che vivere un cristianesimo monotono, costruito sulle rovine della carità.
- Vittorio Chiari -donboscoland -

 
 
 

NON SI PUO' SEPARARE CRISTO DALLA CHIESA, O LA CHIESA DA CRISTO.

Post n°1881 pubblicato il 11 Maggio 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Nulla c’è di più assurdo che separare la Chiesa da Cristo. Fra Cristo e la Chiesa non c’è alcuna divisione né contrapposizione. E questo per diversi motivi:

• la Chiesa è fondata sugli Apostoli, scelti direttamente da Cristo. Essi “sono così il segno più evidente della volontà di Gesù riguardo all’esistenza e alla missione della sua Chiesa, la garanzia che fra Cristo e la Chiesa non c’è alcuna contrapposizione” (BENEDETTO XVI, Catechesi del mercoledì, 15/3/06): “Salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che egli volle ed essi andarono da lui. Ne costituì dodici che stessero con lui e anche per mandarli a predicare e perché avessero il potere di scacciare i demòni. Costituì dunque i dodici...” (Mc 3,13-16; cfr. Mt 10,1-4; Lc 6,12-16).

Per mezzo degli Apostoli, risaliamo dunque a Gesù stesso;

• la Chiesa è il Corpo di Cristo, che ne è il Capo (cfr. Ef 5,3). Non si può separare il Capo dal Corpo né viceversa: si avrebbero due realtà snaturate, decapitate. Cristo «è il Capo del Corpo, cioè della Chiesa» (Col 1,18). Cristo e Chiesa formano il “Cristo totale - Christus totus. (…) Pienezza di Cristo: il Capo e le membra. Qual è la Testa, e quali sono le membra? Cristo e la Chiesa” (Sant’AGOSTINO, In Iohannis evangelium tractatus, 21, 8); «Capo e membra sono, per così dire, una sola persona mistica» (San TOMMASO D’AQUINO, Summa theologiae, III, q. 48, a. 2, ad 1). “Come il capo e il corpo formano un unico uomo, così il Figlio della Vergine e le sue membra elette costituiscono un solo uomo e l’unico Figlio dell’uomo. Secondo la Scrittura il Cristo totale e integrale è Capo e Corpo, vale a dire tutte le membra assieme sono un unico Corpo, il quale con il suo Capo è l’unico Figlio dell’uomo, con il Figlio di Dio è l’unico Figlio di Dio, con Dio è lui stesso un solo Dio. Quindi tutto il Corpo con il Capo è Figlio dell’uomo, Figlio di Dio, Dio. Perciò si legge nel Vangelo: Voglio, o Padre, che come io e tu siamo una cosa sola, così anch’essi siano una cosa sola con noi (cfr. Gv 17, 21). Secondo questo famoso testo della Scrittura né il Corpo è senza Capo né il Capo senza Corpo, né il Cristo totale, Capo e Corpo, è senza Dio” (BEATO ISACCO, - monaco cistercense, vissuto nel XII sec.-, Discorso 42);

• se si separasse Cristo dalla Chiesa;

- si avrebbe una falsificazione della realtà e della missione di Cristo stesso: si avrebbe “un Gesù di fantasia. Non possiamo avere Gesù senza la realtà che egli ha creato e nella quale si comunica. Tra il Figlio di Dio fatto carne e la sua Chiesa v’è una profonda, inscindibile e misteriosa continuità, in forza della quale Cristo è presente oggi nel suo popolo” (BENEDETTO XVI, Catechesi del mercoledì, 15/3/06);

- si snaturerebbe sostanzialmente anche la natura stessa della Chiesa, la quale, separata dal Suo fondatore e dal Suo Capo, non sarebbe più la stessa realtà. La Chiesa è di Cristo, è nata dalla Sua volontà, dal Suo cuore, dalla Sua Morte e Risurrezione, dalla effusione del Suo Spirito. “La Chiesa non ha altra luce che quella di Cristo. Secondo un’immagine cara ai Padri della Chiesa, essa è simile alla luna, la cui luce è tutta riflesso del sole” (CCC, 748). La Chiesa pertanto non vive di se stessa e per se stessa, ma di Cristo, con Lui, per Lui e per la missione da Lui affidatale: annunciare il Suo Vangelo e comunicare agli uomini la Salvezza operata da Cristo;

• siamo membra della Chiesa, fratelli gli uni degli altri, proprio e solo in quanto siamo fratelli di Cristo. Formiamo la Chiesa, in quanto Cristo ci unisce intimamente a Sé. E’ Lui che ci fa essere una cosa sola tra noi. Più siamo uniti a Lui e più siamo uniti tra noi. Ciò si realizza in particolare mediante il sacramento del Battesimo, in virtù del quale siamo uniti alla Morte e alla Risurrezione di Cristo, e mediante il sacramento dell’Eucaristia, grazie alla quale “partecipando realmente al Corpo del Signore, siamo elevati alla comunione con Lui e tra di noi” (Lg, 7);

• “Se non si ha la Chiesa per madre, non si può avere Dio per Padre” (San CIPRIANO - inizio del III secolo - , De Ecclesiae catholicae unitate, 6);

• “ Dov'è la Chiesa, è anche lo Spirito di Dio; e dov'è lo Spirito di Dio, è la Chiesa e ogni grazia” (SANT'IRENEO DI LIONE, Contro le eresie III, 24, 1-2);

• la Chiesa è criterio saldo e stabile della canonicità della Sacra Scrittura;

• “Il Figlio di Dio ha assunto la natura umana con una unione così intima da essere l’unico ed identico Cristo non soltanto in colui, che è il primogenito di ogni creatura, ma anche in tutti i suoi santi. E come non si può separare il Capo dalle membra, così le membra non si possono separare dal Capo” (Papa LEONE MAGNO, Disc. 12 sulla passione, 3, 6, 7).

■ Lo slogan: “Gesù sì, Chiesa no” è pertanto del tutto inaccettabile e inconciliabile con la volontà di Cristo e con la natura stessa della Chiesa. “Guardati bene dal separare il capo dal corpo; non impedire a Cristo di esistere interamente (…) «Quello che Dio ha congiunto l'uomo non lo separi. Questo mistero è grande, lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa» (Mt 19, 6; Ef 5, 32). Non voler dunque smembrare il capo dal corpo. Il Cristo non sarebbe più tutto intero. Cristo infatti non è mai intero senza la Chiesa, come la Chiesa non è mai intera senza Cristo. Infatti il Cristo totale ed integro è capo e corpo ad un tempo” (BEATO ISACCO, Omelia 13; Discorso 11).

Tra Cristo e la Chiesa c’è forse identificazione?

■ No. Non c’è identificazione, in quanto:

• ciò che Cristo “è per natura, le membra lo sono per partecipazione; ciò che Egli è, lo è in pienezza, esse lo sono solo parzialmente. Infine ciò che il Figlio di Dio è per generazione, le sue membra lo sono per adozione, come sta scritto: «Avete ricevuto uno spirito di figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: Abba, Padre» (Rm 8, 15)” (BEATO ISACCO, Discorso 42);

• la Chiesa è stata istituita da Cristo, suo fondatore. C’è tra i due quindi la differenza che c’è tra Creatore e creatura;

• la Chiesa è fatta di peccatori, e Cristo invece è senza peccato. “Nel Simbolo degli Apostoli professiamo di credere la santa Chiesa («Credo [...] Ecclesiam»), e non nella Chiesa, per non confondere Dio con le sue opere e per attribuire chiaramente alla bontà di Dio tutti i doni che egli ha riversato nella sua Chiesa” (CCC, 750).

■ Tra Cristo e la Chiesa, non c’è dunque alcuna separazione, contrapposizione e neppure identificazione. C’è “la distinzione dei due in una relazione personale” (CCC, 796). E’ questa particolare relazione con Cristo, che identifica e caratterizza la natura e la missione della Chiesa.

Che cosa significa il termine Chiesa?

“Designa il popolo che Dio convoca e raduna da tutti i confini della terra, per costituire l’assemblea di quanti, per la Fede e il Battesimo, diventano figli di Dio, membra di Cristo e tempio dello Spirito Santo.

Ci sono altri nomi e immagini con cui la Bibbia indica la Chiesa?

Nella Sacra Scrittura troviamo molte immagini, che evidenziano aspetti complementari del mistero della Chiesa. L’Antico Testamento privilegia immagini legate al popolo di Dio; il Nuovo Testamento quelle legate a Cristo come Capo di questo popolo, che è il suo Corpo, e quelle tratte dalla vita pastorale (ovile, gregge, pecore), agricola (campo, olivo, vigna), abitativa (dimora, pietra, tempio), familiare (sposa, madre, famiglia).

Quali sono l’origine e il compimento della Chiesa?

La Chiesa trova origine e compimento nel disegno eterno di Dio. Fu preparata nell’Antica Alleanza con l’elezione d’Israele, segno della riunione futura di tutte le nazioni. Fondata dalle parole e dalle azioni di Gesù Cristo, fu realizzata soprattutto mediante la sua Morte redentrice e la sua Risurrezione. Fu poi manifestata come mistero di salvezza mediante l’effusione dello Spirito Santo a Pentecoste. Avrà il suo compimento alla fine dei tempi come assemblea celeste di tutti i redenti.

Qual è la missione della Chiesa?

La missione della Chiesa è di annunziare e instaurare in mezzo a tutte le genti il Regno di Dio inaugurato da Gesù Cristo. Essa qui sulla terra costituisce il germe e l’inizio di questo Regno salvifico.

In che senso la Chiesa è Mistero?

La Chiesa è Mistero in quanto nella sua realtà visibile è presente e operante una realtà spirituale, divina, che si scorge unicamente con gli occhi della Fede.

La Chiesa “ha la caratteristica di essere nello stesso tempo umana e divina, visibile ma dotata di realtà invisibili, fervente nell’azione e dedita alla contemplazione, presente nel mondo e, tuttavia, pellegrina; tutto questo in modo che quanto in lei è umano sia ordinato e subordinato al divino, il visibile all’invisibile, l’azione alla contemplazione, la realtà presente alla città futura verso la quale siamo incamminati” (Sc, 2).

Che cosa significa che la Chiesa è Sacramento universale di salvezza?

Significa che è segno e strumento della riconciliazione e della comunione di tutta l’umanità con Dio e dell’unità di tutto il genere umano.

Perché la Chiesa è il Popolo di Dio?

La Chiesa è il Popolo di Dio perché a lui piacque santificare e salvare gli uomini non isolatamente, ma costituendoli in un solo popolo, adunato dall’unità del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

Quali sono le caratteristiche del Popolo di Dio?

Questo Popolo, di cui si diviene membri mediante la Fede in Cristo e il Battesimo, ha per origine Dio Padre, per capo Gesù Cristo, per condizione la dignità e la libertà dei figli di Dio, per legge il comandamento nuovo dell’amore, per missione quella di essere il sale della terra e la luce del mondo, per fine il Regno di Dio, già iniziato in terra.

Perché la Chiesa è detta la sposa di Cristo?

Perché il Signore stesso si è definito come lo «Sposo» (Mc 2,19), che ha amato la Chiesa, unendola a sé con un’Alleanza eterna. Egli ha dato se stesso per lei, per purificarla con il suo sangue e «renderla santa» (Ef 5,26) e madre feconda di tutti i figli di Dio. Mentre il termine «corpo» evidenzia l’unità del «capo» con le membra, il termine «sposa» mette in risalto la distinzione dei due in relazione personale.

Perché la Chiesa è detta tempio dello Spirito Santo?

Perché lo Spirito Santo risiede nel corpo che è la Chiesa: nel suo Capo e nelle sue membra; egli inoltre edifica la Chiesa nella carità con la Parola di Dio, i Sacramenti, le Virtù e i carismi” (Compendio, 147-154; 158-159).

Quali sono le note caratterizzanti la Chiesa?

■ La Chiesa è:

una, “perché ha come origine e modello l’unità di un solo Dio nella Trinità delle Persone; come fondatore e capo Gesù Cristo, che ristabilisce l’unità di tutti i popoli in un solo corpo; come anima lo Spirito Santo, che unisce tutti i fedeli nella Comunione in Cristo. Essa ha una sola Fede, una sola vita sacramentale, un’unica successione apostolica, una comune speranza e la stessa carità” (Compendio, 161);

• santa, “in quanto Dio Santissimo è il suo autore; Cristo ha dato se stesso per lei, per santificarla e renderla santificante; lo Spirito Santo la vivifica con la carità. In essa si trova la pienezza dei mezzi di salvezza. La santità è la vocazione di ogni suo membro e il fine di ogni sua attività. La Chiesa annovera al suo interno la Vergine Maria e innumerevoli Santi, quali modelli e intercessori. La santità della Chiesa è la sorgente della santificazione dei suoi figli, i quali, qui sulla terra, si riconoscono tutti peccatori, sempre bisognosi di conversione e di purificazione” (Com-pendio, 165);

• cattolica, “cioè universale, in quanto in essa è presente Cristo: «Là dove è Cristo Gesù, ivi è la Chiesa cattolica» (SANT’IGNAZIO DI ANTIOCHIA). Essa annunzia la totalità e l’integrità della Fede; porta e amministra la pienezza dei mezzi di salvezza; è inviata in missione a tutti i popoli in ogni tempo e a qualsiasi cultura appartengano” (Compendio, 166);

• apostolica “per la sua origine, essendo costruita sul «fondamento degli Apostoli» (Ef 2,20); per il suo insegnamento, che è quello stesso degli Apostoli; per la sua struttura, in quanto istruita, santificata e governata, fino al ritorno di Cristo, dagli Apostoli, grazie ai loro successori, i Vescovi, in comunione col successore di Pietro” (Compendio, 174).

■ “Questi quattro attributi, legati inseparabilmente tra di loro, indicano tratti essenziali della Chiesa e della sua missione. La Chiesa non se li conferisce da se stessa; è Cristo che, per mezzo dello Spirito Santo, concede alla sua Chiesa di essere una, santa, cattolica e apostolica, ed è ancora lui che la chiama a realizzare ciascuna di queste caratteristiche.

Soltanto la Fede può riconoscere che la Chiesa trae tali caratteristiche dalla sua origine divina. Tuttavia le loro manifestazioni storiche sono segni che parlano chiaramente alla ragione umana” (CCC, 811-812). “La Chiesa – ricorda il Concilio Vaticano I –, a causa della sua eminente santità [...], della sua cattolica unità, della sua incrollabile stabilità, è per se stessa un grande e perenne motivo di credibilità e una inoppugnabile testimonianza della sua missione divina” (Dei Filius, 3).

Perché la Chiesa è sempre bisognosa di purificazione?

Perché è formata da peccatori. Tutti i membri della Chiesa pellegrinante qui sulla terra, compresi i suoi ministri, sono peccatori, devono riconoscersi come tali, accogliere umilmente il perdono Divino e debellare sempre più, in se stessi e negli altri, il peccato. “Mentre Cristo santo, innocente, immacolato, non conobbe il peccato, ma venne allo scopo di espiare i soli peccati del popolo, la Chiesa che comprende nel suo seno i peccatori, santa e insieme sempre bisognosa di purificazione - simul sancta et semper purificanda - incessantemente si applica alla penitenza e al suo rinnovamento” (Lg, 8).

Chi appartiene alla Chiesa cattolica?

“Tutti gli uomini in vario modo appartengono o sono ordinati alla cattolica unità del popolo di Dio. È pienamente incorporato alla Chiesa cattolica chi, avendo lo Spirito di Cristo, è unito ad essa dai vincoli della professione di Fede, dei sacramenti, del governo ecclesiastico e della comunione. I battezzati, che non realizzano pienamente tale cattolica unità, sono in una certa comunione, sebbene imperfetta, con la Chiesa Cattolica” (Compendio, 168).

Perché Cristo ha istituito la gerarchia ecclesiastica?

“Cristo ha istituito la gerarchia ecclesiastica con la missione di pascere il popolo di Dio nel suo nome, e per questo le ha dato autorità. Essa è formata dai ministri sacri: Vescovi, presbiteri, diaconi (Compendio, 179), ai quali Cristo ha affidato la missione di insegnare, santificare e governare. Essi esercitano tale missione come ‘servi di Cristo” (Rm 1,1), imitando Cristo stesso, “il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (Fil 2,6-8).

Che cosa significa l’affermazione: «Fuori della Chiesa non c’è salvezza»?

“Essa significa che ogni salvezza viene da Cristo-Capo per mezzo della Chiesa, che è il suo Corpo. Pertanto non possono essere salvati quanti, conoscendo la Chiesa come fondata da Cristo e necessaria alla salvezza, non vi entrassero e non vi perseverassero. Nello stesso tempo, grazie a Cristo e alla sua Chiesa, possono conseguire la salvezza eterna quanti, senza loro colpa, ignorano il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa, ma cercano sinceramente Dio e, sotto l’influsso della grazia, si sforzano di compiere la sua volontà conosciuta attraverso il dettame della coscienza” (Compendio, 171).

Perché la Chiesa deve annunciare il Vangelo a tutto il mondo?

“Perché Cristo ha ordinato: «Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo» (Mt 28,19). Questo mandato missionario del Signore ha la sua sorgente nell’amore eterno di Dio, che ha inviato il suo Figlio e il suo Spirito perché «vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità» (1 Tm 2,4)” (Compendio, 172).

Come guardare alla Chiesa?

Dovremmo guardare alla Chiesa come ce lo ha indicato BENEDETTO XVI, il quale nella cattedrale di New York, prendendo spunto dalle sue vetrate neogotiche, ha detto nell’omelia:

“Viste da fuori, tali finestre appaiono scure, pesanti, addirittura tetre. Ma quando si entra nella chiesa, esse all’improvviso prendono vita. Riflettendo la luce che le attraversa rivelano tutto il loro splendore. Molti scrittori – qui in America possiamo pensare a Nathaniel Hawthorne – hanno usato l’immagine dei vetri istoriati per illustrare il mistero della Chiesa stessa” (19-4-08).
(ZENIT- Mons. Raffaello Martinelli -)

 
 
 

IL VIAGGIO DI BENEDETTO XVI IN MEDIO ORIENTE E ISRAELE

Post n°1880 pubblicato il 11 Maggio 2009 da diglilaverita
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Pubblichiamo intervento di Guido Guastalla, Assessore alla cultura - Comunità ebraica Livorno.

E’ inutile rimarcare l’importanza del viaggio di Benedetto XVI in Israele e in Medio Oriente: è sicuramente il viaggio più importante e impegnativo di questo come di tutti i pontefici della cristianità cattolica. Paolo VI si recò a Gerusalemme ma in quello che allora era territorio giordano. Quando Giovanni Paolo II arrivò in Israele tutto il paese rimase col fiato sospeso, e quando si presentò, fragile e tremolante, ma forte di una volontà incrollabile di chiudere duemila anni di odii, incomprensioni, persecuzioni e chiusure, al Kotel (il Muro occidentale o del pianto), il luogo più sacro per l’ebraismo e per ogni ebreo, un silenzio surreale e una commozione straziante si sparse in tutto Israele e il soffio biblico di un vento leggero attraversò tutto il paese.
C’è una sola medicina per guarire l’uomo e liberarlo dall’odio: l’amore. Giovanni Paolo II la usò con grande generosità e coraggio. I rapporti fra ebrei e cristiani non sarebbero più stati come prima. Benedetto XVI non potrà ripetere lo stesso gesto e ottenere lo stesso risultato, ma potrà fare molto di più: aiutare il trialogo fra ebrei, cristiani, musulmani.
Il suo viaggio è iniziato col piede giusto. L’incontro col Re di Giordania, il paese musulmano più tollerante e aperto al dialogo, ha già ottenuto un risultato ampiamente positivo, e indica quello che il Rabbino Jacob Neusner, americano e amico del Papa ha definito, in un recente discorso (5 maggio, Università di Miami) come il trialogo fra Ebraismo, Cristianesimo e Islam: il dialogo ebraico-cristiano, dice Neusner, iniziato poco più di un secolo fa deve trasformarsi in un rapporto che includa anche l’Islam. Che questo Papa (non è un caso che sia stato allievo di Romano Guardini) annetta grande e decisiva importanza al dialogo ebraico-cristiano non è una novità: è stupefacente rilevare quante volte Benedetto XVI abbia parlato di questo rapporto nei suoi primi quattro anni di pontificato. Ma non possiamo dimenticare gli autorevoli interventi precedenti. Fra tutti voglio ricordare la prefazione del 2001 al documento finale della Pontificia commissione biblica (Il popolo ebraico e le sue Sacre Scritture nella Bibbia Cristiana). Nel riaffermare che “…un congedo dei cristiani dall’Antico Testamento… avrebbe la conseguenza di dissolvere lo stesso cristianesimo, ma non potrebbe essere utile ad un rapporto positivo fra cristiani ed ebrei, perché sarebbe loro sottratto proprio il fondamento comune”, Benedetto XVI conclude: “Io penso che queste analisi saranno utili per il progresso del dialogo giudeo-cristiano, ma anche per la formazione della coscienza cristiana”. Mi capitò tempo fa di intervenire con Giorgio Israel a difesa delle posizioni ripetutamente assunte da questo papa, anche precedentemente all’assunzione al soglio pontificio, a favore e per lo sviluppo del dialogo interreligioso. Vedo che gli avversari di allora hanno riconosciuto che non c’erano intenti di chiusura o peggio ancora di ripresa di vecchi stereotipi antigiudaici nelle iniziative del Papa. Tutto il Rabbinato israeliano riceverà con grandi onori Benedetto XVI che, riprendendo il discorso del rabbino Neusner parla ad Amman di dialogo trilaterale fra le tre religioni. Certamente i temi religiosi si intrecciano con quelli diplomatici, politici, economici: di grande evidenza e preoccupazione sono soprattutto le difficoltà che incontrano i cristiani di Oriente a rimanere nei luoghi in cui vivono da sempre. Ma senza un rapporto dialogico di profondo rispetto, pur nelle differenze sostanziali, e di amore fra tutti gli uomini di buona volontà, anche la pace fra i popoli e le nazioni sarà impossibile.
Ecco quello che ci attendiamo da questo viaggio di Benedetto XVI. - Culturacattolica -

 
 
 

GLI INSEGNAMENTI DELLA MADONNA A FATIMA PARTE QUINTA

Post n°1879 pubblicato il 11 Maggio 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il giorno 13 agosto, in cui avrebbe dovuto svolgersi la quarta apparizione, i veggenti non poterono essere presenti alla Cova da Iria, poichà furono rapiti dall'amministratore di OurÃm, che a forza volle strappare loro il segreto. I bambini rimasero irremovibili.
Alla solita ora, alla Cova da Iria, si udì un tuono, al quale seguì un lampo, e i presenti notarono una piccola nuvola bianca librarsi qualche minuto sull'elce. Si osservarono anche fenomeni di colorazione, di diversi colori del volto delle persone, degli abiti, delle piante, del suolo. La Madonna era certamente venuta, ma non aveva trovato i veggenti.
Il 15 agosto, Lucia era con Francesco e un altro cugino in una località detta Valinhos, una proprietà di uno dei suoi zii, quando, alle quattro del pomeriggio, cominciarono a prodursi le variazioni atmosferiche che precedevano le apparizioni della Madonna alla Cova da Iria: un improvviso abbassamento della temperatura e un oscurarsi del sole. Lucia, sentendo che si avvicinava qualcosa di soprannaturale e che li avvolgeva, mandò a chiamare in fretta Giacinta, che giunse in tempo per vedere la Madonna che annunciata, come le altre volte da un riflesso di luce era apparsa su un elce, o querciolo, un poco più grande di quello della Cova da Iria.

LUCIA:
"Cosa vuole da me Vostra Signoria?"

LA MADONNA: "Voglio che continuiate ad andare alla Cova da Iria il 13 e che continuiate a recitare il rosario tutti i giorni. L'ultimo mese farò il miracolo perchè tutti credano"

LUCIA:
"Vostra Signoria, che cosa vuole che si faccia con il denaro che il popolo lascia alla Cova da Iria?"

LA MADONNA: "Fate due portantine: una portala tu con Giacinta e altre due bambine vestite di bianco, e l'altra la porti Francesco con altre tre bambini. Il denaro delle portantine per la festa della Madonna del Rosario, e quello che avanza serve per una cappella che dovete far fare".

LUCIA:
"Vorrei chiederLe la guarigione di alcuni malati".

LA MADONNA: "si, alcuni li guarirò entro l'anno".. E assumendo un aspetto più triste, raccomandò loro di nuovo la pratica della mortificazione, dicendo, alla fine di tutto:
"Pregate, pregate molto e fate sacrifici per i peccatori, perchè molte anime vanno all'inferno perchè non c'è chi si sacrifichi e preghi per loro".
I veggenti tagliarono rami della pianta su cui era apparsa loro la Madonna, e li portarono a casa. I rami diffondevano un profumo particolarmente soave.

 
 
 

11 MAGGIO: VIVO DEL SORRISO DI MARIA

Post n°1878 pubblicato il 11 Maggio 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il conte De Bruissard così ci racconta un fatto di cui egli stesso fu protagonista. "Ero a Cantets, nel tempo in cui si parlava tanto delle apparizioni di Lourdes. Non credevo allora né alle apparizioni, né all'esistenza di Dio: ero un ateo. Avevo letto in un giornale del paese che il 16 luglio Bernardette aveva avuto un'apparizione e che la Vergine le aveva sorriso, e perciò avevo deciso di recarmi a Lourdes per cunosità. Mi recai dunque in casa dei genitori, e trovai Bernardette seduta alla porta, intenta a rammendare un paio di calze. Dietro mia richiesta, ella mi parlò delle apparizioni con una semplicità e una sicurezza che mi turbarono. - Ma insomma, le dissi, come sorrideva quella bella Signora? La piccola pastorella mi guardò con aria di stupore, poi dopo un istante di silenzio, esclamò: O Signore, bisognerebbe essere un santo del cielo per rifare quel sorriso! Io mi sentivo disarmato. No, non mentiva, ed io ero lì per gettarmi in ginocchio davanti alei per chiederle perdono. E Bernardette allora disse: - Poiché vi professate peccatore, io vi farò il sorriso della Vergine. Allora si alzò lentamente in piedi, congiunse le mani e abbozzò un sorriso talmente celeste, quale io non ho mai visto su labbra mortali. Vidi il suo viso riflettere una luce che mi turbò. Senza accorgermi ero già caduto in ginocchio davanti a lei persuasa di avere visto il sorriso di Maria sul volto di Bernardette. Da quel giorno porto in me, in fondo all'anima quel sorriso. Ora vivo del sorriso di Maria!".

Fioretto: Se avrò qualche dubbio sulla mia fede, mi rivolgerò da qualche bravo sacerdote che certamente con l’aiuto di Maria, saprà consigliarmi e... sorridermi.

Giaculatoria: O Maria, Madre mia, guarda il mio dolore, guarda la mia solitudine, guarda in fondo al mio cuore: sorridimi!

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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