ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 10/06/2009

GALILEO NON E' STATO NE' IN CARCERE, NE E' E' MORTO SUL ROGO

Post n°1973 pubblicato il 10 Giugno 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

L’Organizzazione delle Nazioni Unite ha dichiarato l’anno 2009 come Anno dell’astronomia, in occasione della commemorazione del quarto centenario della nascita del telescopio. Parliamo un po’ delle leggende nere di Galileo...

Monsignor Sánchez de Toca: Lo scorso 9 maggio stavo dando una conferenza su Galileo a Toledo, in Spagna, ad un pubblico formato principalmente da seminaristi e ricercatori cattolici, ed ho esordito dicendo che molti si sorprendono di scoprire che Galileo non è stato bruciato sul rogo né è stato torturato o messo in prigione. Alla fine della conferenza uno dei partecipanti mi ha detto: "io sono uno di loro, io ho sempre pensato che Galileo fosse morto sul rogo". La cosa curiosa è che in realtà nessuno gliel’ha detto, né probabilmente l’ha letto da qualche parte. Semplicemente se lo immaginava. Questo dimostra la grande forza di questo mito che è stato costruito intorno a Galileo. Un mito in cui, diceva Giovanni Paolo II, la verità storica è molto lontana dall’immagine che è stata creata successivamente su Galileo. Tutti sono convinti che Galileo è stato maltrattato, condannato, torturato, dichiarato eretico, ma non è così. Per fare un esempio molto recente, il libro di Dan Brown "Angeli e Demoni" contiene un breve dialogo in cui presenta Galileo come membro della setta degli Illuminati, con una serie di errori storici grossolani accanto ad altre cose che sono corrette.
Possiamo parlare di questi errori storici di "Angeli e Demoni" sul tema di Galileo?
Monsignor Sánchez de Toca: In realtà il libro riflette stereotipi molto diffusi. Il problema di fondo di questo libro è che mescola idee filosofiche ed elementi scientifici. La trama presenta il professore e sacerdote Leonardo Vetra che viene assassinato da una setta poiché ha scoperto il modo per rendere compatibili la fede e la religione. Inoltre, si afferma che la fisica è il vero cammino verso Dio. Il professore sarebbe infatti riuscito, in laboratorio, a creare la materia dal nulla. Questo è concettualmente un assurdo perché fisicamente dal nulla non esce fuori nulla. Si può creare la materia partendo dal vuoto, ma il vuoto non è il nulla. Il vuoto "è", mentre il nulla "non è". È un principio filosofico elementare. Secondo questa tesi, la fisica rappresenta un cammino migliore e più sicuro per arrivare a Dio. Poi, riguardo in particolare Galileo, si ripropone lo stereotipo secondo cui Galileo fu condannato per aver dimostrato il movimento della terra. Non è così. Galileo non ha dimostrato questo. Anzi è proprio questo l’elemento che gli mancava nella sua argomentazione. Galileo diceva, e in questo erano d’accordo anche i suoi accusatori, che non può esserci contraddizione tra il libro della Bibbia e il libro della natura, perché l’uno e l’altro procedono dallo stesso autore. La Bibbia, ispirata da Dio, e la natura ossequiosissima esecutrice dei suoi ordini. Se entrambi hanno lo stesso autore, non può esserci contraddizione. Quando sorge un’apparente contraddizione significa che stiamo leggendo male uno dei due libri. Al riguardo Galileo afferma: "È più facile che siamo noi ad equivocarci nel leggere il libro della Bibbia perché il senso delle parole della Bibbia a volte è recondito e occorre lavorare per tirarlo fuori, che sbagliare a leggere il libro della natura perché la natura non si sbaglia". Una verità naturale, scientificamente dimostrata, ha una forza maggiore dell’interpretazione che io do del libro della Bibbia. Per questo, dice lui, in presenza di una verità scientifica dimostrata, dovrò correggere il modo di interpretare la Bibbia. La Bibbia non si sbaglia, sono quelli che la interpretano che si sbagliano. Un criterio chiarissimo, condiviso dai suoi giudici e dal mondo intero. D’altra parte, ciò che diceva il Concilio di Trento è che nella lettura della Bibbia bisognava seguire l’interpretazione letterale e il consenso unanime dei suoi padri, a meno che ci fosse una verità dimostrata che ci permettesse di dare una lettura spirituale o allegorica. Il criterio era molto chiaro: ciò che è avvenuto è che Galileo pensò di essere lì lì per dimostrare il movimento della Terra. Ma una cosa è esserne convinto, un’altra è dimostrare che la Terra si muove. E Galileo non ha mai dimostrato che la Terra si muovesse. Era convinto di questo, e oggi sappiamo che aveva ragione, ma i suoi giudici gli dicevano di non capire perché dovessero cambiare il modo di interpretare la Bibbia, senza una prova definitiva e quando il sentire comune affermava il contrario. I giudici adottarono una posizione prudente. Ma Galileo andò oltre. Quale fu l’errore dei giudici di Galileo? Si sarebbero dovuti astenere dalla condanna.
Come si svolse in realtà il processo a Galileo?
Monsignor Sanchez de Toca: In sostanza Galileo fu processato nel 1633 per aver violato una disposizione del 1616. Tale disposizione, a cui Galileo non si attenne, gli vietava di insegnare la teoria copernicana, ovvero la dottrina secondo cui il Sole si trova al centro e la Terra gli ruota attorno. Galileo pensò che il divieto non fosse così rigido, soprattutto dopo l’elezione di Papa Urbano VIII, e pubblicò un libro nel quale, sotto l’apparenza di un dialogo in cui vengono esposte le argomentazioni a favore e contro sia del sistema tolemaico che di quello copernicano, in realtà si celava un’apologia mascherata del sistema copernicano. Ma non fu solo questo, che già era una violazione del divieto che gli era stato imposto. Egli inoltre ottenne in modo fraudolento l’imprimatur, ingannando chi glielo concesse dicendo che era un’esposizione imparziale, mentre non lo era affatto. Per questo motivo fu accusato e quindi sottoposto ad un processo disciplinare. Galileo non fu mai condannato per eresia, né la teoria copernicana fu dichiarata eretica. Semplicemente fu dichiarata contraria alle Scritture, perché sulla base delle prove allora esistenti non era possibile dimostrare il movimento della Terra. Per questo, dire che la Terra si muoveva sembrava andare contro le Scritture. Molto significativo fu che nel 1616 un gruppo di esperti dichiarò che la dottrina secondo cui la Terra si muoveva attorno al Sole era assurda e questo si comprende perfettamente nel contesto dell’epoca, perché era un assunto che non si poteva dimostrare e, in più, il sentire comune diceva che era il Sole che sorgeva e che tramontava. Senza una fisica come quella di Newton, senza una prova ottica del movimento della Terra, la cosa sembrava assurda. Noi siamo cresciuti sin da piccoli vedendo modelli e immagini del sistema solare, ma è un fatto che nessuno ha visto la Terra muoversi attorno al Sole, neanche un astronauta. Abbiamo prove ottiche del movimento della Terra, ma nessuno ha visto la Terra muoversi. Per questo la condanna di Galileo, pur rimanendo esagerata, risponde in realtà ad una logica.
In cosa consistette il castigo inflitto a Galileo?
Monsignor Sánchez de Toca: Si disse che Galileo si era reso veementemente sospetto di eresia, ma non fu mai dichiarato eretico. Gli fu chiesto di abiurare per dissipare ogni dubbio. Galileo abiurò. Disse che non aveva difeso le teorie copernicane. Venne messo all’indice il suo libro "Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo" e gli venne imposta una "pena salutare" che consisteva nel recitare una volta a settimana i sette salmi penitenziari, che la figlia si offrì di fare in sua vece, e – questo fu la cosa più umiliante – l’obbligo di inviare una copia della sentenza e dell’abiura a tutte le nunziature d’Europa. Fu condannato agli arresti domiciliari. In sostanza la condanna oggettivamente non fu pesante. Non stette in carcere neanche un momento. Per riguardo alla sua fama, alla sua età e alla considerazione che si aveva di lui, fu sempre trattato con grande venerazione.
Perché, secondo lei, il caso Galileo irrita tanto l’opinione pubblica, al punto che alcuni professori dell’Università La Sapienza hanno negato l’invito a Papa Benedetto XVI, l’anno scorso, ricordando una citazione su Galielo da lui fatta in un discorso pronunciato proprio a La Sapienza nel 1990?
Monsignor Sánchez de Toca: Perché c’è chi vuole continuare a considerare Galileo una specie di "santo laico", laico nel senso di anticristiano. Ma in realtà egli è stato un uomo di Chiesa, sebbene con tutte le sue mancanze. Ricordo, che un arcivescovo di Pisa, che era anche astronomo, nel 1922 propose di collocare in Piazza dei Miracoli, la piazza più famosa, quella della Torre di Pisa, una statua dedicata a Galileo. L’amministrazione comunale non lo ha permesso, perché voleva continuare ad avere l’esclusiva sulla figura di Galileo, come se fosse qualcuno che non apparteneva alla Chiesa ma al cosiddetto mondo laico. Allo stesso modo, ogni volta che da parte della Chiesa
qualcuno cita Galileo, si scatena una reazione di "allergia istintiva" in questi contesti pseudoscientifici in cui si dice: "come vi permettete di parlare di Galileo, voi che l’avete bruciato"?!!??!! - Zenit-

 
 
 

SAN GIOVANNI MARIA VIANNEY E IL DEMONIO

Post n°1972 pubblicato il 10 Giugno 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Benedetto XVI ha indetto a conclusione dell’anno dedicato a san Paolo, un anno sacerdotale durante il quale egli proclamerà San Giovanni Battista Maria Vianney, conosciuto anche come il santo curato d’Ars, patrono di tutti i sacerdoti del mondo. Il curato d’Ars per la gran mole di lavoro apostolico che realizzava per il bene delle anime, ovviamente non poteva non attirare le ire dell’Inferno, infatti fu spesso molestato dai diavoli senza dare loro il minimo appiglio; i diavoli infatti facevano rumori spaventosi lanciando forti urla dall’interno della sua canonica. Talvolta i demoni lo picchiavano lasciando sul suo corpo delle lividure visibili; uno di questi demoni era da lui chiamato scherzosamente "le Grappin". Nella stanza del santo , Gesù, la Madonna e gli angeli venivano ad assisterlo nelle sue lotte contro il "Grappino". Un maresciallo della gendarmeria, Napoly, venuto a cercare l’abate Vianney di notte, davanti alla porta della canonica udì voci minacciose. Quando il curato apparve con la sua lanterna: "non è nulla, disse, è il grappino", poi vedendo che il gendarme tremava dalla fifa, lo prese per mano e lo accompagnò fino dinnanzi la chiesa. Una sera, sulla piazza d’Ars, una donna che dicevano ossessa, denunciava le colpe di coloro che l’attorniavano. All’avvicinarsi del sacerdote, gridò furiosa: "Non ci sei che tu a cui non posso rimproverare nulla", Ma subito ricredendosi affermò: "Eppure si. Nel tempo in cui lasciasti l’esercito, Vianney, quel giorno che faceva così caldo, sei passato davanti a una vigna, ci sei entrato per prendere l’uva. Hai rubato, Vianney". "E’ vero, diss’egli, avevo così sete, ho preso un grappolo, ma prima di lasciare la vigna, me ne ricordo, per risarcire il proletario del danno, ho posato un soldo vicino al ceppo. Grappino nascosto nel corpo di questa infelice, tu non dici tutto!". Caterina Lasagne, una delle collaboratrici più vicine al sacerdote, scrive nei suoi ricordi: "[…] Lo stesso anno in cui il Signor Curato si disponeva a fondare una scuola per le ragazze, credo sia verso l’anno 1824, noi eravamo a quel tempo presso le religiose di San Giuseppe a Fareins con Benedetta Lardet, per la nostra istruzione. E quando sono ritornata il sabato, come facevamo sempre per passare la domenica ad Ars, mi hanno raccontato che il signor Curato provava molte noie a causa di rumori che sentiva alla canonica durante la notte. Si pensava che fossero dei ladri, o qualcuno che voleva fare del male al signor Curato. Allora molti giovani si sono armati di fucili per custodirlo, gli uni come sentinelle al campanile, altri al presbiterio. Un giovane chiamato Verchère (fabbro ad Ars) era nella stanza vicina a quella in cui era il Signor Curato, quando improvvisamente, durante la notte intese un rumore spaventoso. Sembrava che facesse a pezzi un armadio che era nella stessa stanza. Il povero ragazzo spaventato corre in tutta fretta verso la stanza di Don Vianney e lo chiama. Ecco come lo raccontava il santo Curato: "Il mio caro Verchère non pensava più che aveva un fucile, si credeva perduto". Una notte che era caduta della neve, non si videro le tracce di nessuno. Allora Don Vianney comprese che non erano dei ladri, rinviò le sue guardie e rimase solo nel combattimento.
E si sapevano da lui stesso, quando lo diceva, i differenti attacchi che provava da parte del demonio. Comunque egli si era armato prima con una forca in ferro che poneva a fianco del suo letto e diceva che talvolta sentiva strappare le tende del suo letto, credendo di trovarle in pezzi l’indomani. Si affrettava a prendere la sua forca, credeva che fossero dei ratti. Ma più egli scuoteva, più si strappava. E l’indomani, le tende non avevano male. Altre volte il demonio bussava alla porta della sua stanza e lo chiamava Vianney. Egli diceva che era una voce aspra. "Altre volte, egli diceva, Grappino ha colpito alla mia porta questa notte. Non gli ho detto di entrare. E’ entrato lo stesso. E’ venuto a sbattere la casseruola sul secchio d’acqua che è sul mio camino. L’ha battuta spesso".
Un’altra volta, egli diceva: "Sembrava che fosse un grande cavallo che era nell’appartamento, al di sotto della mia stanza, che saltava fino al soffitto e ricadeva poi sulle sue quattro zampe sul pavimento". Altre volte diceva che aveva sentito nel suo cortile come un esercito di Austriaci o di cosacchi che parlavano confusamente un linguaggio che non comprendeva. Un giorno, mi disse: "Non mettete paglia nel mio letto, perché, se vene è molta, il demonio mi getterà a terra".
Ho capito che se il materasso fosse un po’ più pieno, che non sarebbe in mezzo al suo letto, quasi su delle tavole, come d’abitudine, che sarebbe più facile farlo scivolare a terra. Un’altra volta disse: "Grappino è venuto questa notte. Si è posto sotto la mia testa come un cuscino ben tenero e ben dolce. Spingeva delle grida lamentevoli come di un malato che è in agonia". Una volta, egli era impegnato nel leggere il suo breviario a fianco al fuoco. Sentiva soffiare forte un rumore al suo fianco, come se qualcuno vomitasse del pietrame o dei grani di grano. Allora, pensando che fosse il demonio, egli disse: "Vado alla casa della Provvidenza. Dirò quello che fai per farti disprezzare. E subito ha smesso". In effetti, egli è venuto all’istante a raccontarci ciò. Altre volte, sembrava che qualcuno salisse le scale della sua stanza di fronte con grossi stivali e non vedeva nessuno. Queste visite notturne erano molto frequenti. Egli notava che ciò accadeva soprattutto quando alcuni peccatori volevano convertirsi e che in effetti essi giungevano ad Ars presso di lui per porre ordine nella loro coscienza e menare una vita migliore, cosa che non piaceva al demonio. Gli accadde una volta che essendo chiamato a San Trivier per un giubilato od una missione, vi fosse anche il missionario Don Chevalon, tra gli altri. (Erano i primi tempi; non venivano molte persone ad Ars, come più tardi). Il signor Curato parlava loro senza modo delle visite di Grappino, come lo chiamava. Una sera, questi signori si misero a scherzare su quei rumori ch’egli sentiva durante la notte. Uno di essi disse: "Il Curato d’Ars non mangia e la sua testa canta; egli crede di sentire quei rumori". Il povero Curato d’Ars accetta l’umiliazione senza dir nulla. E la notte successiva si fece un tale rumore che sembrava che la casa crollasse. Era soprattutto alla porta vetrata, che era, credo, la porta della stanza dov’era il Curato d’Ars, che si credeva fosse tutta spezzata. Questi signori si levano in tutta fretta, corrono per la casa per vedere quello che accadeva. Si giunse alla porta della stanza del Curato d’Ars che era tranquillamente coricato. Non si osò più prenderlo in giro. Uno disse: "Il Curato d’Ars è un santo". Ed egli era rispettato. Non si può sapere tutto quello che è passato in quelle visite del demonio. Non si sa che quello ch’egli ha voluto dire o che altri ne sono stati i testimoni. Mi si è anche detto che un gendarme, passando la notte sotto la finestra della stanza del santo Curato, intese delle urla terribili. Occorre che un’anima sia ben grande poiché il demonio fa tanto per prenderla!
Un giorno, un’altra posseduta, che aveva ogni tanto crisi di possessione – che oltre a ciò era perfettamente calma – si avvicina al confessionale del signor Curato per confessarsi; e quando giunse il suo turno, il signor Curato la pressava ad iniziare. Subito il demonio, parlando attraverso la bocca della posseduta, disse a voce alta (poiché tutti quelli che erano intorno al confessionale sentirono la conversazione): "Io non ho fatto che un peccato e faccio parte di questo bel frutto a tutti quelli che vogliono il demonio. Leva la mano, assolvimi! Tu la levi tante volte per me; io sono ben sovente con te nel confessionale. – Il signor Curato gli chiese in latino: chi sei? – Egli rispose: magister caput (il demonio). Rospo nero, quanto mi fai soffrire! (Il demonio lo chiama spesso rospo nero). Tu dici sempre che vuoi andartene. Perché non te ne vai? Perché non te ne vai ai grandi pranzi? – Non ne ho il tempo. – Gli altri lo hanno sempre. Perché predichi così semplicemente? Passi per un ignorante. La tua veste viola ti ha scritto. Gli ho fatto dimenticare una cosa che voleva dirti". In effetti, il signor Curato ha detto dopo che aveva ricevuto una lettera dal suo vescovo, che non si poteva saperlo, che non l’aveva detto a nessuno. Il signor Curato: "Scriverò a Monsignore per farti uscire. Il Demonio: Io ti farò tremare la mano così che tu non possa scrivere. Ti avrò bene, ne ho vinti di ben più forti di te. Tu non sei ancora morto. Se non fosse la B. che è lassù – nominando la Santa Vergine con un nome grossolano – noi ti avremmo bene; ma ella ti protegge troppo. E quel grande dragone che è alla porta della chiesa (la cappella san Michele e dei santi Angeli, che è alla porta della chiesa)…". Non mi ricordo ora tutto quel dialogo, ma credo che ciò sia il principale. Un’altra posseduta essendo giunta ad Ars non poteva sopportare la presenza del santo Curato. Egli fu pregato di venire nella casa dove lei alloggiava. Siccome lei era assente, egli si è nascosto passando ad una stanza a fianco. Si è andata a cercare la posseduta e, subito come si avvicina alla casa, senza che le si avesse detto nulla, ella gridava, non volendo avvicinarsi. "Non è lontano quel calottino", ella diceva. Il Curato d’Ars non nega l’azione del demonio. Non rimette in causa la sua presenza agente nelle nostre vite. Ma la pone al suo giusto posto. Prima di tutto egli la ripone nella sua lotta contro Dio. In questa guerra, noi siamo il campo di battaglia e la posta in gioco. "Non bisogna credere che vi sia qualche luogo sulla terra dove noi possiamo sfuggire a questa guerra. Noi troveremo il demonio ovunque, ed ovunque egli cercherà di rapirci il cielo. Ma ovunque e sempre noi possiamo essere vincitori". Il demonio è ovunque ma non come Dio, presente in tutte le cose per mantenerle nell’esistenza. La sua presenza è quella degli spiriti di cui si dice che sono presenti là dove essi agiscono. Egli rode cercando chi divorare (cfr 1 Pt 5, 8). Ovunque presente ma in quanto vinto. "Il demonio è ben sottile, ma non è forte: un segno di croce lo mette in fuga". La sua presenza è relativa. Egli è l’eterno perdente perché l’uomo è salvato dalla morte e la Resurrezione di Cristo. E’ sottile perché osserva, scruta, i movimenti del cuore umano senza poter penetrare quello che Dio solo, il Creatore, può fare. "Il demonio è sempre intorno a noi che esamina in quale maniera possa tentarci". E’ un grandissimo psicologo per spingere al peccato. Utilizza i nostri condizionamenti interiori ed esteriori per portarci a peccare. "Non agisce che all’esterno, sull’immaginazione e sui sentimenti dalle radici sensibili. La sua azione è d’altronde limitata dal permesso di Dio onnipotente" scrive il cardinale Cottier, anziano teologo della casa pontificia. Al panico irrazionale che il demonio suscita nei cuori attribuendogli più potenza di quanto non ne abbia, il Curato d’Ars ha risposto con uno spirito di sapienza teologica. Le idee ben a posto, egli è potuto restare nella pace e corrispondere serenamente all’opera di Dio in questa prova. Si può anche menzionare una certa sobrietà, nota caratteristica delle parole del santo su questo problema. Presso di lui nessuna grande descrizione dell’inferno. Egli ha cercato di formare i suoi parrocchiani al combattimento spirituale e ad insegnare loro la fede della Chiesa. Parlare del demonio, secondo la grande tradizione teologica e spirituale della Chiesa, non è certamente fonte di oppressione, di destabilizzazione come si dice comunemente. Dare dei fondamenti solidi è uno dei mezzi di lotta contro l’azione del demonio. Poiché il grappino ama le false idee su Dio. Egli è il bugiardo. Queste verità non fanno parte delle verità complicate della fede. A Monsignor Devie che gli chiedeva come aveva fatto per discernere l’azione del demonio egli rispose: "che aveva giudicato che fosse il demonio perché aveva paura e che il Buon Dio non fa paura". Ecco una verità molto semplice! Ancora occorre saperla ed applicarla alla sua situazione. Un ultimo punto attrarrà la nostra attenzione. Il curato d’Ars ha vissuto queste vessazioni diaboliche in uno sguardo di fede. L’abate Toccanier testimonia che il santo Curato l’ha "assicurato che non aveva nessuna paura, a causa della grande fiducia che aveva in Dio". La sua vita ha un centro. Questo è Dio di cui è certo. I simulacri del demonio si scontrano con un muro: la sua fiducia in Dio, ossia la sua speranza impregnata d’amore (è per questo che fu tanto attaccato sulla virtù teologale della speranza!). a quelli che gridano: "il demonio! Il demonio!"; i santi rispondono: "Gesù! Gesù!". E’ questo sguardo di fede che conduce il santo Curato a porre in relazione queste diavolerie col suo ministero pastorale. "Oh, mi ci abituo. Non può nulla senza il permesso di Dio" affermava. Il permesso divino significa che quegli avvenimenti servono per la Sua gloria. Il Signore può trarre il bene da un male, lui che fa tutto contribuire al bene dei suoi amici (cfr Rm 8, 28). Don Vianney interpreta quest’azione del demonio come un indizio del buon cammino dell’evangelizzazione della sua parrocchia. "E’ in collera, è buon segno. Il demonio è ben cattivo, ma è ben bestia, poiché mi fa conoscere tutto il bene che si fa ad Ars". Queste contrarietà del demonio sono un incoraggiamento! Egli sa volgere la situazione a suo vantaggio ed annientare così gli artifizi del demonio! Visto l’insieme di queste osservazioni è difficile concludere che il curato d’Ars fosse la vittima degli "effetti naturali di un cervello stanco"! il suo equilibrio sia spirituale che umano, la sua lettura riflessiva dei fenomeni, la sua prudenza, la sua pace, la sua dottrina illuminata sono tanti segni d’una buona salute ed anche d’una certa santità! Attraverso quelle manifestazioni, il demonio ha giocato con le sue paure e le sue fragilità psicologiche. Impedendogli di dormire ("Questa notte il grappino non mi ha lasciato chiudere occhio"), egli voleva fargli perder slancio. Voleva renderlo veramente pazzo!

- Marcello Stanzione -Pontifex -

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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