ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 13/06/2009

SS. CORPO E SANGUE DI CRISTO: IL CALEIDOSCOPIO CHE SALVA LA VITA

Post n°1981 pubblicato il 13 Giugno 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

 “Il primo giorno degli azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: 'dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?'. (…) Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala già pronta; lì preparate la cena per noi. (…) Venuta la sera, egli arrivò con i dodici. Ora mentre erano a tavola e mangiavano, Gesù disse: “In verità vi dico: uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà”. Cominciarono a rattristarsi e a dirgli, uno dopo l’altro: 'Sono forse io?'. Egli disse loro: 'Uno dei dodici, colui che mette con me la mano nel piatto. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui, ma guai a quell’uomo, dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!'. E mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: 'Prendete, questo è il mio corpo'. Poi prese un calice e rese grazie. Lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: 'Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti (…)'” (Mc 14,12.17-19.22-25).

Ho voluto aggiungere e sottolineare i versetti omessi dal Lezionario odierno perché mi sembra impossibile comprendere l’istituzione del Sacramento dell’amore “estremo” di Gesù, omettendo il racconto del  tradimento. E’ proprio a questo, infatti, che Gesù volge anzitutto il suo sguardo introducendo con un solenne “Amen” (tradotto con “In verità”) l’annuncio del mistero dell’Eucaristia, mistero d’amore del suo Cuore che si lascia trafiggere da un amico  per liberare lui e tutti noi dall’inimicizia del peccato. Con questo “Amen”, il Signore non intende semplicemente un “ascoltatemi bene”, ma dichiara apertamente il consenso della sua volontà: bere fino in fondo il calice che non i discepoli (“dove vuoi che andiamo a preparare la pasqua?”), ma il Padre gli ha preparato, accettando l’imminente glorificazione della croce.
“Amen” perciò equivale a “Eccomi...avvenga per me secondo la tua parola” (Lc 1,38).  Per Gesù, ora, questa parola è il tradimento di Giuda. Il Signore volontariamente porge la guancia al bacio dell’amico omicida (come non pensare, con timore e tremore, anche alle nostra labbra che si accostano ogni domenica al Corpo del Signore?), per rivelare e comunicare in tal modo, e per tale dolorosissima via, l’amore infinito di Dio per ogni uomo (Esortazione apostolica “Sacramentum Caritatis”, n. 1). Una consegna di Sé che era stata decisa trentatre anni prima, quando lo stesso Amen era risuonato nel Cieli, nel giorno in cui, a Nazaret, una fanciulla aveva permesso a Cristo di entrare nel mondo dicendo: “Ecco, io vengo – poiché di me sta scritto nel rotolo del libro – per fare, o Dio, la tua volontà” (Eb 10,7).
Il Figlio del Dio invisibile, il “Verbo della vita”, non si era ancora fatto Carne nel grembo di Maria, e “già” acconsentiva, nel Seno del Padre, al tradimento di uno dei suoi discepoli, già anelava a farsi “Eucaristia”. L’Incarnazione, infatti, è in vista dell’Ultima Cena, della Redenzione operata dal sangue di Cristo, come rivelano le parole della consacrazione: “Questo è il mio corpo, offerto in sacrificio per voi. Questo è il calice del mio sangue, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati. Fate questo in memoria di me”. Sì, l’Amen di Gesù,  nella “grande sala arredata e già pronta al piano superiore”, è l’eco di quello da Lui pronunciato davanti agli Angeli al “piano superiore” e nella “grande sala” del Cielo, per aderire al disegno salvifico del Padre per noi: “Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà” (Eb 10,5-7). Commenta la Bibbia “Via, Verità e Vita”: “Dio non gradisce animali e cose, ma la persona umana (“corpo” sta per tutto l’uomo), che aderisce liberamente alla volontà di Dio. E’ questo il nuovo sacrificio, che abolisce i precedenti e che ci ha resi santi (cf v. 10).”.
Ecco: la preparazione della grande sala arredata ci orienta verso la preparazione del corpo. Ma di quale corpo si tratta? E come intendere tale preparazione?
Infatti si può preparare materialmente una sala e si prepara l’olocausto di tori e di capri da offrire in sacrificio, ma non si prepara il corpo di una persona, dal momento che il corpo non è un oggetto di cui si può disporre, ma è la persona che liberamente dispone di sé. Questa soggettiva preparazione è allora l’obbedienza della volontà personale, chiamata ad aderire liberamente alla volontà di Dio. Il Padre, tuttavia, ha dovuto “preparare” qualcosa per il suo Figlio: gli ha preparato “una sala” piccolissima, da Lui stesso arredata 14-15 anni prima con ogni bellezza e splendore, gli ha preparato il  “corpo” di cui parla implicitamente Gesù, il corpo di una madre, il corpo immacolato di Colei che doveva essere l’Arca santa e viva del Signore. Vediamo allora che il più grande evento della storia umana, non solo è coinciso con l’istante del concepimento di un uomo, ma è stato preparato dalla grazia di un singolarissimo privilegio concesso nell’istante del concepimento di una donna. Queste considerazioni ci aiutano a comprendere le parole del mirabile canto eucaristico dell’”Ave verum”, cosi chiamato dalle sue prime due parole latine: “Ave verum corpus natum de Maria Virgine; vere passum, immolatum in cruce pro homine, cuius latus perforatum fluxit aqua et sanguine. (…)”: Ave vero corpo nato da Maria Vergine che veramente patì e fu immolato per l’uomo sulla croce, il cui costato trafitto sgorgò acqua e sangue. (…)”.
Commenta così Raniero Cantalamessa:”E’ il Gesù nato da Maria a Betlemme, lo stesso che “passò facendo del bene a tutti” (At 10,38), che morì sulla croce e risuscitò il terzo giorno, colui che vive oggi nel mondo, non una sua vaga presenza spirituale, e, come dice qualcuno, la sua “causa”. L’Eucaristia è il modo inventato da Dio per rimanere per sempre l’Emmanuele, il Dio-con-noi” (in “Questo è il mio corpo”, l’Eucaristia alla luce dell’Adoro te devote e dell’Ave verum”, p. 130). Dice “modo inventato” non per farci riflettere sulla fantasia di Dio, ma per inabissarci nell’inconcepibile amore di Gesù, il quale “trasforma un evento di rottura – il bacio di Giuda - in un mezzo atto a stabilire la comunione con Dio e i fratelli, la trasformazione del sangue criminalmente versato dai nemici in sangue di alleanza. Questa trasformazione è veramente stupenda, è una straordinaria vittoria dell’amore.” Questa mirabile capacità di trasformazione dell’odio omicida in amore che da la vita, è il “pleroma”, la pienezza amorosa, dinamica e corporale dell’Eucaristia, che Gesù, Vite vera, comunica a noi suoi tralci, perché portiamo più frutto, quel “di più” umanamente impossibile che Egli comanda ai discepoli nell’Ultima Cena: “Che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi” (Gv 15,1s). Trasformare una coscienza che odia a morte il suo prossimo in una che è pronta a dare la vita per lui, è opera possibile solo al Dio dell’Eucaristia, come promette oggi Eb 9,13-14: “Infatti, se il sangue dei capri e dei vitelli e la cenere di una giovenca, sparsa su quelli che sono contaminati, li santificano purificandoli nella carne, quanto più il sangue di Cristo – il quale, mosso dallo Spirito eterno, offrì se stesso senza macchia a Dio – purificherà la nostra coscienza dalle opere di morte , perché serviamo al Dio vivente?”. L’espressione “Spirito eterno” non indica lo Spirito Santo, ma la potenza divina che sostiene l’umanità di Gesù nella sua passione e morte di croce, una potenza in grado non solamente di purificare la macchie delle opere omicide, ma anche di “restaurare” in toto il capolavoro divino della coscienza umana, spesso deturpato al punto da non riconoscere più la Verità, perché questa stessa è diventata “una deificazione della soggettività, di cui la coscienza è oracolo infallibile, che non può essere messa in questione da niente e da nessuno.” (Benedetto XVI, “L’elogio della coscienza”, p. 42).  Questo diabolico e perverso suggerimento operato dalla “dis-coscienza” di molti, è provato con dolorosa evidenza da quella “menzogna sul corpo” che caratterizza oggi la mentalità comune: “Il corpo non è più percepito spontaneamente dal soggetto come la forma concreta di tutte le sue relazioni nei confronti di Dio, degli altri e del mondo,…appare piuttosto come uno strumento al servizio di un progetto di benessere, elaborato e perseguito dalla ragione tecnica, la quale calcola come potrà trarne il profitto migliore.” (id., p. 42-43). Da un simile inganno non può che provenire “l’individualismo, il materialismo, l’utilitarismo e l’ideologia edonista della realizzazione di se stessi da parte di se stessi” (p. 42). Con tale presupposto ideologico la negazione teorica e pratica della dignità assoluta della vita umana (assoluta significa non solo il suo valore non negoziabile, ma la sua piena ed inscindibile presenza nell’essere umano per ciò stesso che è un uomo sin dal concepimento) è consequenziale. Al di là delle ragioni antropologiche e culturali di tutto ciò, la più vera e radicale interpretazione è quella data da Benedetto XVI: “In sintesi possiamo dire che la radice ultima dell’odio e di tutti gli attacchi contro la vita umana è la perdita di Dio. Dove Dio scompare, scompare anche la dignità assoluta della vita umana.” (id., p. 47). Potrei aggiungere: dove scompare Cristo, come “Via, verità e vita” dell’uomo, “Pietra d’angolo” del cosmo e della storia, dove cioè scompare la fede nel mistero del Corpo di Cristo (Incarnazione ed Eucaristia), anche la luce vera della coscienza finisce per impallidire e smorzarsi del tutto. Allora non si riconosce più che il rispetto incondizionato per la vita dell’uomo appena concepito è la vera ed unica pietra angolare di un umanesimo integrale, capace di costruire e ricostruire la civiltà dell’amore.
La verità dell’uomo è Cristo, e il Corpo di Cristo è la verità del corpo dell’uomo, del corpo di ogni uomo sin dal primo istante della sua esistenza nel grembo della madre. Per questo ogni violazione della dignità assoluta della vita umana è  un gravissimo peccato di profanazione eucaristica del Corpo di Cristo, capace di smembrare mortalmente l’intero corpo dell’umanità, straziandolo in frantumi e frammenti come un aborto volontario.
Ma è proprio il santissimo Corpo di Cristo che impedisce la distruzione totale dell’uomo e dell’umanità che Egli ha assunto. Infatti l’Eucaristia è il sacramento di quella divina Misericordia con la quale il Padre guarda la debolezza mortale della nostra sfinita umanità come da un caleidoscopio. E come questo strumento riesce a trasformare, nello sguardo stupito, alcuni frammenti di oggetti rotti e inutilizzati in un disegno armonioso di sorprendente bellezza, così attraverso il caleidoscopio del Corpo di Cristo, che è il suo Cuore Misericordioso, Dio vede l’umanità ricomposta nella bellezza del suo progetto originario: la somiglianza con il suo Figlio divino. La vede perché vede Gesù in ogni essere umano concepito sotto il cuore della Madre.
Ed è così che Maria guarda ogni madre che si è lasciata indurre nella tentazione di  sopprimere il frutto benedetto del suo seno. -  padre Angelo del Favero - (ZENIT.org) -

 
 
 

CRIMINI CONTRO I CRISTIANI CHE NON FANNO NOTIZIA: ORISSA VOLEVANO UCCIDERCI SULLA PUBBLICA PIAZZA

Post n°1980 pubblicato il 13 Giugno 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

«Non so come ho fatto a sopravvivere. Posso solo dire che ci ha salvato la Provvidenza». La voce di padre Thomas esce pacata e profonda. Ricordare ancora una volta quel giorno di agosto dell’anno scorso che gli ha cambiato la vita e che ha sconvolto quelle di migliaia di cristiani dello stato indiano dell’Orissa, non gli provoca ormai nessuna pena. La catarsi è compiuta, la memoria della dura prova ha generato una più profonda coscienza cristiana: «La storia della Chiesa – ha detto a Oreno di Vimercate (Milano), dove qualche giorno fa la fondazione Fides et Ratio e il mensile Il Timone gli hanno tributato il premio “Defensor Fidei” – ci insegna a sperimentare la gioia attraverso la sofferenza, una fede che è messa alla prova attraverso le tribolazioni».
Thomas Chellan, sacerdote della diocesi di Bhubaneswar, è il direttore del centro pastorale di Kandhamal, una delle prime strutture cristiane assalite e distrutte da una folla di indù infuriati per la morte violenta del leader di un gruppuscolo ultranazionalista, il guru Laxamananda Saraswati. Fuggito nella giungla insieme a una suora, il sacerdote è stato catturato contemporaneamente alla religiosa dagli inseguitori il giorno dopo all’interno della proprietà di una famiglia cristiana che aveva offerto loro rifugio. Sono seguite ore di puro terrore. «Erano armati di asce, bastoni, sbarre di ferro, falci e zappe», ricorda il prete. «Per prima cosa mi hanno strappato i vestiti di dosso e hanno cominciato a colpirmi coi pugni e coi bastoni. Poi hanno cercato di spogliare anche la suora, che avevano già catturato prima di trovare me. Ho protestato per quello che le facevano, e allora uno di loro mi ha percosso con una spranga, ferendomi alla spalla. Erano infuriati, ma allo stesso tempo cercavano di farci un interrogatorio. Chiedevano: “Perché avete ucciso Saraswati? Quanti soldi avete dato ai killer? Di cosa parlate in tutte quelle riunioni che fate al centro pastorale?”. A un certo punto si sono avvicinati con una tanica piena di kerosene e me l’hanno versata addosso, poi uno ha tirato fuori una scatola di fiammiferi, e io ho pensato che di lì a poco sarei morto bruciato. Ho cominciato a pregare fra me e me: “Signore, perdonami e perdona quelli che stanno per uccidermi”. Però si sono messi a discutere fra loro, perché non erano d’accordo sul luogo dove avrebbero dovuto ucciderci. Prima ci hanno portato in mezzo alla strada e fatti inginocchiare, poi ci hanno fatto camminare fino alla località di Nuagaon perché volevano bruciarci davanti a una folla. Per tutto il percorso mi hanno picchiato e insultato. Quando siamo arrivati lì, c’erano poliziotti che guardavano dal bordo della strada senza dire nulla. Ho chiesto loro di aiutarci, ma non si sono mossi, mentre uno degli scalmanati mi ha preso a pugni perché avevo chiesto soccorso. La suora è riuscita a scivolare fra i poliziotti, ma l’hanno presa e riportata vicino a me senza che quelli alzassero un dito. Ci hanno fatto sedere sul bordo della strada, e lì mi sono preso un calcio in faccia. Un negoziante che conoscevo è andato a cercare dei pneumatici che dovevano servire per bruciarci; quando è tornato hanno ricominciato a discutere, e ci hanno portati nella sede dell’ente per lo sviluppo del distretto. I funzionari lì dentro hanno convinto i leader della sommossa a lasciarci nelle loro mani, e più tardi ci hanno accompagnato al posto di polizia. Lì ci hanno caricato su di un autobus e trasferiti a Bhubaneswar. Da allora non sono mai più tornato a Kandhamal».

Tutto per difendere il privilegio
Padre Thomas e suor Meena Barwa sono stati, a modo loro, fortunati. Il primo è stato ferito e umiliato, la seconda ha subìto una violenza carnale che ha coraggiosamente denunciato e per la quale oggi sta affrontando un difficile processo. Ma quel 25 agosto e nei giorni immediatamente successivi le squadracce dei simpatizzanti del Vishva Hindu Parishad, del Bajrang Dal, dell’Rss hanno ucciso 75 cristiani (facendo scomparire i cadaveri di molti per garantirsi l’impunità), assalito 300 villaggi, distrutto 56 chiese, gravemente danneggiato 5 mila case, ferito 18 mila cristiani, trasformato in profughi senzatetto 50 mila persone. E tutto questo, a stare a sentire gli assalitori, per rispondere all’uccisione di un leader estremista in realtà rivendicata dai guerriglieri maoisti, ma i cui sostenitori si dicono certi essere stata ispirata dai cristiani, che Saraswati accusava di conversioni forzate e proselitiste presso la popolazione più povera. Padre Thomas smentisce: «L’uccisione di Saraswati è stata solo un pretesto, già nel dicembre 2007 c’erano stati gravi incidenti provocati dai seguaci del guru: centinaia di cristiani erano stati feriti, le loro case e le loro chiese distrutte. La vera ragione dell’aggressione è il lavoro di promozione umana che la Chiesa ha fatto negli ultimi 20-25 anni: grazie alle nostre istituzioni scolastiche i dalit (cioè gli “intoccabili”, ndr) sono progrediti moltissimo, e oggi sono presenti in tutte le articolazioni della società, dagli insegnanti agli imprenditori agli uomini politici: anche il deputato uscente e riconfermato del distretto di Kandhamal era un dalit. Venti, trent’anni fa sarebbe stato impensabile. Questo non piace alle classi privilegiate, che coincidono con le caste più alte: i dalit, che prima erano sottomessi, oggi chiedono il loro giusto posto nella società; i privilegiati manipolano la popolazione tribale contro la Chiesa e contro gli intoccabili per vendetta».

«Le persone non le convertiamo noi»
Chellan respinge anche l’argomento delle conversioni “comprate”. D’altra parte nell’Orissa esiste da quarant’anni una legge che punisce tale genere di attività, ma non si ricordano processi per questo reato. «Non siamo noi che convertiamo le persone: è Dio che converte. Io sono direttore del centro pastorale di Kandhamal da sette anni e non ho mai battezzato adulti, solo qualche bambino figlio di famiglie cristiane. Gli indù sono la larga maggioranza anche in quel distretto dell’Orissa (circa il 75 per cento contro un 25 per cento di cristiani, 60 mila protestanti e 40 mila cattolici, ndr) e presso il centro pastorale c’era spazio per attività comunitarie e di promozione umana senza nessuna discriminazione religiosa: si svolgevano incontri di formazione per i catechisti, ma anche attività e riunioni per i giovani, le madri, i leader di villaggio e Ong di tutte le origini ed estrazioni». Padre Thomas è orgoglioso del lavoro fatto, ma dall’agosto 2008 non ha più rimesso piede a Kandhamal. «Non è vero che ho ricevuto minacce di morte, ma è vero che la pace e la sicurezza non sono ancora tornate: i due preti e le due suore che ora si trovano nel centro, parzialmente restaurato, sono sempre sotto la protezione della polizia. Io sarò presto chiamato per il processo contro i miei aggressori, e finché la causa non sarà conclusa il mio ritorno è sconsigliato. Ma io desidero tornare, voglio riprendere il mio lavoro. Ho sempre avuto ottimi rapporti con tutti, gli indù non sono ostili ai cristiani: solo gli estremisti sono pericolosi. La gente in generale è buona e pacifica, a parte quei gruppi che hanno interessi da difendere e manipolano i tribali contro i cristiani. Ma io non nutro sentimenti di vendetta nemmeno nei loro confronti».

«Non cercavo il martirio»
Padre Thomas è originario di Thekkemala, un villaggio del Kerala, la regione indiana che conta il maggior numero di cristiani. I suoi genitori hanno avuto undici figli e due di essi sono diventati sacerdoti, mentre una nipote si è fatta suora. Thomas ha sentito la vocazione a 16 anni e da subito ha nutrito il proposito di farsi “missionario”. «Leggevo le riviste sulle attività dei sacerdoti nelle regioni del nord, quelle dove ci sono pochi cristiani, e ne rimanevo affascinato. Quando ho comunicato il mio desiderio al mio parroco, ho insistito che non sarei stato un prete nel Kerala, ma in qualche diocesi lontana. Anche i miei genitori hanno acconsentito. Così mi sono trasferito nell’Orissa e lì sono diventato sacerdote diocesano». Thomas cercava qualcosa che sfidasse la sua fede e la sua vocazione, ma non si aspettava quello che sarebbe accaduto. «Quello che è successo era totalmente inatteso, io non l’ho cercato. La mia vita era bella e piena, e ora tutto quello per cui ho lavorato è stato distrutto. Ma se lei oggi mi chiede se ho trovato gioia in tutta la sofferenza che è arrivata, io le rispondo di sì. Quello che è successo mi ha permesso di incontrare tantissime persone che mi hanno offerto la loro solidarietà e la loro amicizia. Lei è venuto a cercarmi e io sono qui di fronte a lei non per le mie capacità, ma per quello che mi è accaduto. Ho scoperto l’universalità della Chiesa come prima non avevo mai compreso. Di questo sono grato a Dio». - Rodolfo Casadei - Tempi -

 
 
 

UN ESTATE CON MARIA NON FA MALE E APRE IL CUORE

Post n°1979 pubblicato il 13 Giugno 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Abbiamo bisogno di cuori aperti e coscienze serene. Maria rappresenta certamente il mezzo più bello per arrivare al cuore del Figlio": lo afferma il noto mariologo  Stefano De Fiores. Un'estate con Maria. Mentre il caldo impazza e le vacanze  incombono, come non pensare ad un tour ideale, alla ricerca di Maria? Lo abbiamo abbozzato con il professor Stefano De Fiores noto mariologo." Un ideale viaggio avrebbe inizio sicuramente in Galilea, con la Basilca dell'Annunciazione, dove il grande mistero dell'Incarnazione ha avuto il suo incipit". Come prosegue il tour?: " con un balzo arriveremmo in Italia e precisamente a Loreto. Mi affascina quel Santuario dove,secondo la Tradizione, portarono parte delle mura della Santa Casa. Non per nulla Giovanni Paolo II parlò di icona e di reliquia. Quasi tutti i grandi Santi sono passati da Loreto a dimostrazione che l'amore per Maria non è una cosa sdolcinata o di scarso livello, ma assolutamente fondamentale per una fede robusta e sana".Nel suo peregrinare mariano, dove ci porta?: " questa volta in Messico, nella megalopoli di Città del Messico e in particolare alla basilica di Guadalupe. In quel bel Paese la Madonna ha davvero fatto cose strabilianti".
In che senso?: " intanto la Morenita, come simpaticamente la chiamano per il colore della pelle, si è rivelata non ad un vescovo, bensì ad un povero Indio, San Juan Diego a conferma che la Madonna predilige poveri e semplici". Che cosa accadde?: " un prodigio. Il Vescovo era davvero in crisi, la gente non credeva e lui si sentiva abbattuto. Grazie a Maria, i messicani,ma non solo loro, hanno sposato la fede cattolica. In Messico anche chi non crede si definisce comunque Guadalupano,un fenomeno per noi assolutamente impensabile. Ma la fede dei messicani è davvero ferrea ed encomiabile, tanto che Giovanni Paolo II parlò di Messico sempre fedele".
Il professore continua: " dopo il Messico, andrei in Polonia, a Jasna Gora, anche in questo caso, la Madonna è intimamente associata al territorio e alla popolazione. La Vergine di Jasna Gora ha un valore spirituale, ma anche di unità politica e di comunione di intenti". Siamo arrivati in Europa: " ecco appunto. Qui tappe obbligate a Lourdes, Fatima e  Medjugorje". Iniziamo con Lourdes: " Lourdes ispira serenità, pace. Ci vanno i malati, ma spesso non per cercare guarigione solo nel fisico. Incredibilmente Lourdes associa la spiritualità con la straordinaria bellezza del suo paesaggio, infondendo nel credente un anelito di pace e di gioia".
Poi Fatima: " qui il paesaggio non è tanto bello come a Lourdes, ma i messaggi di Fatima sono una sveglia forte e chiara al mondo. La Madonna invita a pregare, a credere,ma ci indica anche i pericoli derivanti dal comunismo, una dittatura sanguinaria che forse ha fatto e mietuto molte più vittime del fascismo,ma il conformismo di certi mezzi di  informazione ha occultato la verità".
Poi Medjugorje: " io credo che sia consigliabile recarsi a Medjugorje. La Chiesa sul tema non si è pronunciata negativamente,ma ha soltanto sospeso il giudizio. Ritengo che la bontà delle apparizioni si veda dai frutti e quelli di Medjugorje ,con tante conversioni e sacramenti ,sono buoni e santi. Indubbiamente bisogna rispettare le verità di fede e la saggia prudenza della Chiesa, ma occorre dire che soltanto i Vescovi di Mostar hanno dato parere negativo. Oggi fortunatamente esiste democrazia e libertà di giudizio anche tra i cattolici e nella Chiesa e quindi la gente sa formarsi le sue opinioni. Ha mezzi e libertà per valutare e scegliere. Io non sono mai stato a Medjugorje, ma se tanta gente vi ha trovato conforto e rimedio alle pene, un motivo ci sta . Dal punto di vista teologico ritengo quei messaggi asoslutamente conformi alla dottrina della Chiesa. Lo ripeto, il fedele rispetti il Magistero della Chiesa, ma una visita a Medjugorje è consigliabile".
- Bruno Volpe - Pontifex -

 
 
 

13 GIUGNIO SANT'ANTONIO DA PADOVA

Post n°1978 pubblicato il 13 Giugno 2009 da diglilaverita
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Antonio nacque a Lisbona in Portogallo verso il 1195 da Martino della nobile famiglia dei Buglioni e da Maria. Al fonte battesimale gli viene imposto il nome di Fernando. Cresce in un ambiente sereno e sano, dove il timor di Dio regna sovrano. La preghiera quotidiana alimenta e fortifica la sua fanciullezza. Ama il silenzio in modo particolare, per poter ascoltare la parola di Dio. A quindici anni, o più probabilmente fra i 19 e i 20, Fernando entrò tra i Canonici Regolari di Sant’Agostino nel monastero di Lisbona, restandovi circa due anni e passando poi a quello di Coimbra, uno dei centri di cultura più rinomati del Portogallo, dove attese allo studio delle sacre scritture e dei Padri della Chiesa. A Coimbra ebbe l’ordinazione sacerdotale probabilmente nel 1219. Nel 1220 in occasione del passaggio delle spoglie dei primi 5 martiri francescani, chiese ed ottenne di entrare nell’Ordine dei minori fondato poco prima da San Francesco d’Assisi. Entrato nell’ordine assunse il nome di Antonio. Partì per la missione in Marocco da dove, colpito da grave malattia, volle fare ritorno in Patria; ma una violenta tempesta sbalzò la nave sulle coste della Sicilia. Si fermo, pertanto in Italia dove, nella Pentecoste del 1221, partecipò ad Assisi al Celebre Capitolo “delle stuoie”, incontrandosi con San Francesco. Nell’esercizio del ministero rivelò ben presto sorprendenti tesori di sapienza, cosicché fu destinato alla predicazione peregrinando per molte zone del Bel Paese. Alle sue predicazioni hanno si alternano le conversioni singole e di massa. Per l’energia e lo zelo che dispiegò nel combattere l’eresia, meritò l’appellativo di “martello degli eretici”. Tra il 1225 e il 1227 la presenza di Antonio è attestata nella Francia meridionale, dove insegnò a Montpellier, a Tolosa; predicò a Bourges ed ad Arles, affrontando gli eretici nelle pubbliche piazze. Tornato in Italia dopo la Pasqua del 1227 intervenne al Capitolo di Assisi che si tenne nella Pentecoste e vi fu nominato Ministro della provincia che comprendeva allora tutta l’Italia settentrionale fino a Milano. Verso la Pasqua del 1228, recatosi a Roma, probabilmente per trattare questioni dell’ordine presso la Curia, predicò alla presenza di Papa Gregorio IX, il quale, ammirato della sua singolare conoscenza delle Sacre Scritture, lo salutò “Arca del Testamento”.
Spirò nel conventino dell’Arcella, vicino a Padova la sera del Venerdì 13 giugno 1231, avendo chiesto e ottenuto i santi sacramenti e prima di addormentarsi in Cristo mormorò lentamente: "Vedo il mio Signore". Aveva 36 anni. Ed ecco che al momento del suo trapasso, per le vie di Padova, tanti fanciulli gridano: "È morto il Santo!" Dall’Arcella il corpo di Antonio poté essere trionfalmente trasferito  a Padova nella chiesetta di S. Maria Materdomini dove il Santo desiderava essere sepolto. Dopo 8 mesi dalla morte fu proclamato beato e dopo altri tre mesi, il 30 maggio del 1232 papa Gregorio IX lo ascrisse all’albo dei Santi. Nel 1946, S.S. Pio XII lo proclama Dottore della Chiesa. Sant’Antonio rimane forse il più grande taumaturgo della storia e per questo è conosciuto come il Santo dei Miracoli. - Tommaso Stenico - Pontifex -

 
 
 
 
 

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Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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