ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 18/06/2009

IL SANTO PADRE AFFIDA ALLA VERGINE SANTISSIMA L'ANNO SACERDOTALE

Post n°1994 pubblicato il 18 Giugno 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Una "Lettera ai presbiteri" per esortarli a seguire l'esempio del Santo curato d'Ars, imparando da lui la "totale identificazione con il proprio ministero", la "testimonianza della vita", la riscoperta dei Sacramenti dell'Eucaristia e della Penitenza, dei consigli evangelici di poverta', castita' e obbedienza, donandosi totalmente a Cristo e alla Chiesa: l'ha scritta Benedetto XVI alla vigilia dell'Anno sacerdotale, che si apre in queste ore e si chiudera' il 19 giugno 2010. Tale iniziativa "vuole contribuire a promuovere l'impegno d'interiore rinnovamento di tutti i sacerdoti per una loro piu' forte ed incisiva testimonianza evangelica nel mondo di oggi", scrive il Papa, particolarmente attento alla vita e alla formazione del clero e convinto dell’immenso “dono che i sacerdoti costituiscono non solo per la Chiesa, ma anche per la stessa umanità". Benedetto XVI propone gli insegnamenti e l'esempio di Giovanni Maria Vianney come "significativo punto di riferimento" e "alla Vergine Santissima affido questo Anno Sacerdotale - rimarca -, chiedendole di suscitare nell'animo di ogni presbitero un generoso rilancio di quegli ideali di totale donazione a Cristo e alla Chiesa". Il Pontefice conosce il "servizio infaticabile e nascosto" di tanti sacerdoti che "offrono ai fedeli cristiani e al mondo intero l'umile e quotidiana proposta delle parole e dei gesti di Cristo, cercando di aderire a Lui con i pensieri, la volonta', i sentimenti e lo stile di tutta la propria esistenza". Ma sa anche che essi devono affrontare "innumerevoli situazioni di sofferenza" e sono spesso "incompresi dagli stessi destinatari del loro ministero". Ci sono, poi, "purtroppo", pure situazioni "mai abbastanza deplorate" in cui "e' la Chiesa stessa a soffrire per l'infedelta' di alcuni suoi ministri. È il mondo a trarne allora motivo di scandalo e di rifiuto". Il Papa, quindi, sottolinea: "Cio' che massimamente puo' giovare in tali casi alla Chiesa, non e' tanto la puntigliosa rilevazione delle debolezze dei suoi ministri, quanto una rinnovata e lieta coscienza della grandezza del dono di Dio, concretizzato in splendide figure" di pastori e religiosi. "La prima cosa che dobbiamo imparare (dal Curato d'Ars, ndr) - scrive il successore di Pietro - e' la sua totale identificazione col proprio ministero. Non si puo' trascurare la straordinaria fruttuosita' generata dall'incontro tra la santita' oggettiva del ministero e quella soggettiva del ministro". E piu' avanti: "Ai suoi parrocchiani il Santo Curato insegnava soprattutto con la testimonianza della vita". Al tempo del Santo Curato, ad esempio, “in Francia la confessione non era ne' piu' facile, ne' piu' frequente che ai nostri giorni ma egli cerco' in ogni modo, con la predicazione e con il consiglio persuasivo, di far riscoprire ai suoi parrocchiani il significato e la bellezza della Penitenza sacramentale, mostrandola come un'esigenza intima della Presenza eucaristica. Seppe cosi' dare il via a un circolo virtuoso". I sacerdoti - esorta Benedetto XVI - "non dovrebbero mai rassegnarsi a vedere deserti i loro confessionali ne' limitarsi a constatare la disaffezione dei fedeli nei riguardi di questo Sacramento". Da San Giovanni Maria Vianney, dunque, "possiamo imparare non solo un'inesauribile fiducia nel Sacramento della Penitenza che ci spinga a rimetterlo al centro delle nostre preoccupazioni pastorali, ma anche il metodo del 'dialogo di salvezza' che in esso si deve svolgere. Il Curato d'Ars aveva una maniera diversa di atteggiarsi con i vari penitenti" ed "ha saputo trasformare il cuore e la vita di tante persone, perche' e' riuscito a far loro percepire l'amore misericordioso del Signore. Urge anche nel nostro tempo un simile annuncio e una simile testimonianza della verita' dell'Amore: Deus caritas est". Il Santo curato d'Ars, inoltre, "cercava di aderire totalmente alla propria vocazione e missione mediante un'ascesi severa. Egli teneva a freno il corpo, con veglie e digiuni" e "non rifuggiva dal mortificare se stesso a bene delle anime che gli erano affidate e per contribuire all'espiazione dei tanti peccati ascoltati in confessione". Annota il Papa: "Al di la' delle concrete penitenze a cui il Curato d'Ars si sottoponeva, resta comunque valido per tutti il nucleo del suo insegnamento: le anime costano il sangue di Gesu' e il sacerdote non puo' dedicarsi alla loro salvezza se rifiuta di partecipare personalmente al 'caro prezzo' della redenzione. Nel mondo di oggi, come nei difficili tempi del Curato d'Ars, occorre che i presbiteri nella loro vita e azione si distinguano per una forte testimonianza evangelica". Chiede Benedetto XVI: "Siamo veramente pervasi dalla Parola di Dio? È vero che essa e' il nutrimento di cui viviamo, piu' di quanto lo siano il pane e le cose di questo mondo? La conosciamo davvero? La amiamo? Ci occupiamo interiormente di questa Parola al punto che essa realmente dia un'impronta alla nostra vita e formi il nostro pensiero?". Allora, "come Gesu' chiamo' i Dodici perche' stessero con Lui e solo dopo li mando' a predicare, cosi' anche ai giorni nostri i sacerdoti sono chiamati ad assimilare quel 'nuovo stile di vita' che e' stato inaugurato dal Signore Gesu' ed e' stato fatto proprio dagli Apostoli". Il Curato d'Ars - indica ancora il Pontefice - "seppe vivere i 'consigli evangelici' nelle modalita' adatte alla sua condizione di presbitero. La sua poverta', infatti, non fu quella di un religioso o di un monaco, ma quella richiesta ad un prete: pur maneggiando molto denaro (dato che i pellegrini piu' facoltosi non mancavano di interessarsi alle sue opere di carita'), egli sapeva che tutto era donato alla sua Chiesa, ai suoi poveri, ai suoi orfanelli, alle ragazze della sua "Providence", alle sue famiglie piu' disagiate. Spiegava: 'Il mio segreto e' semplice: dare tutto e non conservare niente'. Anche la sua castita' era quella richiesta a un prete per il suo ministero. Si puo' dire che era la castita' conveniente a chi deve toccare abitualmente l'Eucaristia e abitualmente la guarda con tutto il trasporto del cuore e con lo stesso trasporto la dona ai suoi fedeli. E i fedeli se ne accorgevano quando egli si volgeva a guardare il tabernacolo con gli occhi di un innamorato. Anche l'obbedienza fu tutta incarnata nella sofferta adesione alle quotidiane esigenze del suo ministero. Solo l'obbedienza e la passione per le anime riuscivano a convincerlo a restare al suo posto". Il Curato d'Ars "abitava" nella sua Chiesa ma "abitava" anche il territorio, visitando ammalati, famiglie, organizzando feste patronali, fondando opere missionarie e caritative (come l'istituto per orfanelle della "Providence"), chiamando i laici a collaborare con lui: "Il suo esempio mi induce a evidenziare gli spazi di collaborazione che e' doveroso estendere sempre piu' ai fedeli laici", osserva Benedetto XVI nella sua lettera, che richiama il "caloroso invito con il quale il Concilio Vaticano II incoraggia i presbiteri a riconoscere e promuovere sinceramente la dignita' dei laici, nonche' il loro ruolo specifico nell'ambito della missione della Chiesa". Piu' avanti, il Papa formula un "particolare invito a saper cogliere la nuova primavera che lo Spirito sta suscitando ai giorni nostri nella Chiesa, non per ultimo attraverso i Movimenti ecclesiali e le nuove Comunità". Tali doni, infatti, "possono giovare non solo per i fedeli laici ma per gli stessi ministri". Il Pontefice evidenzia che "il ministero ordinato ha una radicale 'forma comunitaria' e puo' essere assolto solo nella comunione dei presbiteri con il loro vescovo. Occorre - ammonisce - che questa comunione fra i sacerdoti e il proprio vescovo, basata sul Sacramento dell'Ordine e manifestata nella concelebrazione Eucaristica, si traduca nelle diverse forme concrete di una fraternita' sacerdotale effettiva ed affettiva. Solo cosi' i sacerdoti sapranno vivere in pienezza il dono del celibato e saranno capaci di far fiorire comunita' cristiane nelle quali si ripetano i prodigi della prima predicazione del Vangelo". L'esempio del Curato d'Ars - conclude Benedetto XVI - "possa suscitare nei sacerdoti quella testimonianza di unita' con il vescovo, tra loro e con i laici che e', oggi come sempre, tanto necessaria. Cari sacerdoti, Cristo conta su di voi. Sull'esempio del Santo Curato d'Ars, lasciatevi conquistare da Lui e sarete anche voi, nel mondo di oggi, messaggeri di speranza, di riconciliazione, di pace". - Petrus -

 
 
 

LA DEVOZIONE DI RIPARAZIONE VERSO IL CUORE SACRATISSIMO DI GESÚ

Post n°1993 pubblicato il 18 Giugno 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

“Fa’, mio Dio, che offrendo al Cuore di Tuo Figlio, la devozione della nostra vita cristiana, sappiamo soddisfare degnamente al dovere della riparazione” (Preghiera nella Solennità del Sacro Cuore di Gesù). Venerdì 19 giugno 2010, solennità del sacratissimo cuore e giornata della santificazione sacerdotale di Gesù, il pontefice Benedetto XVI aprirà lo speciale anno sacerdotale. La preghiera della solennità del Sacro Cuore ci scopre uno degli aspetti di questa devozione, secondo il senso delle rivelazioni di Paray–le–Monial: lo spirito di riparazione dell’anima fedele ed amante del Cuore di Gesù per i peccati, gli oltraggi, specialmente le profanazioni del suo Divin Sacramento dell’Eucaristia, prova e dono ineffabile del suo amore. “L’amore non è amato” aveva detto la monaca visitandina Santa Margherita Maria. In tutto il suo Messaggio si avverte un rimpianto del Cuore di Gesù di non essere compreso, amato come sarebbe in diritto di attenderlo da parte degli uomini. Egli rivolge un appello per ottenere un amore più ardente e più generoso. Fa delle promesse di beni spirituali preziosi per chi praticherà questa devozione dei primi venerdì del mese facendo la santa comunione in stato di grazia… Infine, con un’insistenza commuovente, chiede la riparazione contro il male commesso. L’Orazione traduce questo punto di vista con queste parole: “Soddisfare degnamente al dovere della riparazione”.
Riparare! Dopo il peccato, chiedere perdono. Dopo il male commesso e le sue conseguenze devastanti di colpa contro Dio, di scandali del prossimo, di abbassamento e di corruzione dell’anima colpevole e del suo ambiente familiare e sociale di vita, rimettere l’ordine in mezzo al  disordine provocato. È questo riparare ma con un pensiero in più. Dio è un vivente. Cristo Dio col suo cuore amante, generoso è un Uomo come noi, sensibile all’amicizia, alla riconoscenza, al tradimento, all’ingratitudine. Da parte nostra la riparazione dopo l’offesa non è un atto posto su di un piano di astrazione, ma compiuto di fronte ad un Dio Padre, di un Uomo –  il Cristo,Dio Incarnato, Redentore che s’è fatto nostro fratello e nostro amico riempiendoci dei suoi benefici spirituali fino ad elevarci ad una vera divinizzazione. È da Lui che siamo fatti figli di Dio per adozione e che possiamo così pretendere ad un’eredità di felicità eterna fino ad una partecipazione di conoscenza, d’amore, d’unione divina che ci sorpassa e rimane in diritto l’appannaggio di Dio solo. Benefattore troppo sconosciuto, amico tradito, fratello stancato, Dio offeso, ecco i motivi che c’impongono la riparazione, quella della preghiera, della richiesta del perdono, quella dell’offerta del sacrificio, quella della Messa così eminentemente riparatore, quello dei nostri lavori, delle nostre prove, della nostra buona volontà. In modo particolare in quest’anno 2009 e 2010 vogliamo pregare e riparare per i peccati dei sacerdoti, che più di ogni altra categoria di peccatori, fanno addolorare il Cuore di Cristo a causa degli scandali che la vita di alcuni sacerdoti immorali e corrotti può causare. Accetta, Signore Gesù, per il tuo Cuore adorabile, amante e ferito dalle nostre ingratitudini e dai nostri peccati, quest’omaggio della mia comprensione per le tue sofferenze  d’amore per me. Vedi la contrizione delle mie colpe, il mio desiderio di consolarti nella tristezza della tua agonia, dalla pesantezza morale del peccato e dei peccatori, specialmente i sacerdoti scandalosi, dall’amore leale, fervente, agente che io vi dono con tutta la semplicità e la sincerità del mio affetto. Sii certo, o Cuore Divino, della mia risoluzione di generosità. Voglio fare uso dell’esperienza del mio passato, delle mie miserie, delle mie debolezze per servirti per il futuro con una fedeltà più intera, con una devozione interamente data alla tua causa, all’avvento del tuo Regno. Amen - “Fa’, mio Dio, che offrendo al Cuore di Tuo Figlio, la devozione della nostra vita cristiana, sappiamo soddisfare degnamente al dovere della riparazione” (Preghiera nella Solennità del Sacro Cuore di Gesù). Venerdì 19 giugno 2010, solennità del sacratissimo cuore e giornata della santificazione sacerdotale di Gesù, il pontefice Benedetto XVI aprirà lo speciale anno sacerdotale. La preghiera della solennità del Sacro Cuore ci scopre uno degli aspetti di questa devozione, secondo il senso delle rivelazioni di Paray–le–Monial: lo spirito di riparazione dell’anima fedele ed amante del Cuore di Gesù per i peccati, gli oltraggi, specialmente le profanazioni del suo Divin Sacramento dell’Eucaristia, prova e dono ineffabile del suo amore. “L’amore non è amato” aveva detto la monaca visitandina Santa Margherita Maria. In tutto il suo Messaggio si avverte un rimpianto del Cuore di Gesù di non essere compreso, amato come sarebbe in diritto di attenderlo da parte degli uomini. Egli rivolge un appello per ottenere un amore più ardente e più generoso. Fa delle promesse di beni spirituali preziosi per chi praticherà questa devozione dei primi venerdì del mese facendo la santa comunione in stato di grazia Infine, con un’insistenza commuovente, chiede la riparazione contro il male commesso. L’Orazione traduce questo punto di vista con queste parole: “Soddisfare degnamente al dovere della riparazione”.
Riparare! Dopo il peccato, chiedere perdono. Dopo il male commesso e le sue conseguenze devastanti di colpa contro Dio, di scandali del prossimo, di abbassamento e di corruzione dell’anima colpevole e del suo ambiente familiare e sociale di vita, rimettere l’ordine in mezzo al  disordine provocato. È questo riparare ma con un pensiero in più. Dio è un vivente. Cristo Dio col suo cuore amante, generoso è un Uomo come noi, sensibile all’amicizia, alla riconoscenza, al tradimento, all’ingratitudine. Da parte nostra la riparazione dopo l’offesa non è un atto posto su di un piano di astrazione, ma compiuto di fronte ad un Dio Padre, di un Uomo –  il Cristo,Dio Incarnato, Redentore che s’è fatto nostro fratello e nostro amico riempiendoci dei suoi benefici spirituali fino ad elevarci ad una vera divinizzazione. È da Lui che siamo fatti figli di Dio per adozione e che possiamo così pretendere ad un’eredità di felicità eterna fino ad una partecipazione di conoscenza, d’amore, d’unione divina che ci sorpassa e rimane in diritto l’appannaggio di Dio solo. Benefattore troppo sconosciuto, amico tradito, fratello stancato, Dio offeso, ecco i motivi che c’impongono la riparazione, quella della preghiera, della richiesta del perdono, quella dell’offerta del sacrificio, quella della Messa così eminentemente riparatore, quello dei nostri lavori, delle nostre prove, della nostra buona volontà. In modo particolare in quest’anno 2009 e 2010 vogliamo pregare e riparare per i peccati dei sacerdoti, che più di ogni altra categoria di peccatori, fanno addolorare il Cuore di Cristo a causa degli scandali che la vita di alcuni sacerdoti immorali e corrotti può causare.
Accetta, Signore Gesù, per il tuo Cuore adorabile, amante e ferito dalle nostre ingratitudini e dai nostri peccati, quest’omaggio della mia comprensione per le tue sofferenze  d’amore per me. Vedi la contrizione delle mie colpe, il mio desiderio di consolarti nella tristezza della tua agonia, dalla pesantezza morale del peccato e dei peccatori, specialmente i sacerdoti scandalosi, dall’amore leale, fervente, agente che io vi dono con tutta la semplicità e la sincerità del mio affetto. Sii certo, o Cuore Divino, della mia risoluzione di generosità. Voglio fare uso dell’esperienza del mio passato, delle mie miserie, delle mie debolezze per servirti per il futuro con una fedeltà più intera, con una devozione interamente data alla tua causa, all’avvento del tuo Regno. Amen - don Marcello Stanzione - Pontifex -

 
 
 

IL DIRITTO DI POTER SEPPELLIRE I BAMBINI ABORTITI

Post n°1992 pubblicato il 18 Giugno 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Che fine fa il corpo dei bambini morti prima di nascere? E’ una domanda che angoscia molte mamme che non hanno potuto avere il diritto di dare un nome e seppellire dove esse vogliono il loro bambino. Nella laica Francia questo diritto è riconosciuto dall’anno scorso, per i genitori dei bambini morti in utero a qualsiasi momento del loro sviluppo. In Italia invece leggiamo testimonianze come questa: "Siamo i genitori di Angelo, un bambino nato morto alla 19° settimana di gestazione, in quanto il suo cuoricino ha smesso di battere ancor prima di venire alla luce, per un' assurda fatalità meccanica di attorcigliamento errato del cordone ombelicale, il bambino era sano e ben formato. (…) nei casi come il nostro essendo un bambino nato morto prima della 20° settimana, l'Ospedale non informa i genitori della possibilità o meno di avere il corpicino del proprio bambino, ma devono essere gli stessi genitori a farne specifica richiesta 'solo al momento del parto', e non dopo, in un momento già così doloroso e traumatico e spesso inatteso". Altre testimonianze del genere sono allegate alla petizione che con le associazioni "La Quercia Millenaria" e "Ciao Lapo", dedicate da anni alla cura del lutto prenatale, abbiamo redatto per sottoporla al Ministro della Salute e all’opinione pubblica.La petizione attende di essere sottoscritta, per garantire il diritto delle coppie e del bimbo: chiede che venga riconosciuto il diritto dei genitori ad elaborare in un luogo fisico il lutto della perdita del figlio; e il diritto del piccolo ad essere trattato col rispetto dovuto. La petizione inizia così:

1. In Italia una gravidanza su 5 esita con la morte naturale del bambino, e circa 250.000 famiglie all’anno subiscono questo tipo di lutto.

2. La legge italiana predispone norme nazionali relative alla sepoltura dei bambini, ma tali norme sono spesso ignorate o erroneamente applicate in molti ospedali italiani.

3. I genitori non sono preparati alla morte del loro figlio prima della nascita, e dunque si trovano spesso frastornati e confusi dopo questo evento, al punto da necessitare di sostegno ed informazioni esaurienti di tutte le procedure possibili

E conclude in questo modo:

Pertanto chiediamo:

1. Che, in base alle succitate normative di legge, la donna o la coppia che abbia avuto una perdita fetale prenatale possa avere il diritto di disporre del corpo del feto defunto su sua richiesta.

2. Che le amministrazioni cittadine e gli enti locali preposti adempiano le loro funzioni di mettere a disposizione un’area cimiteriale per la sepoltura su richiesta dei genitori del feto defunto

3. Che sia preciso dovere del Direttore delle Unità Operative di Ostetricia informare tramite il personale in servizio la donna che ha avuto un aborto spontaneo della possibilità di inumare il corpo del bambino

4. Che in tutti i punti nascita italiani, entro l’anno 2009, sia disponibile un opuscolo informativo su tale possibilità prevista dalla attuale legge Italiana e spesso disattesa e che ogni reparto disponga del facsimile per inoltrare la richiesta alle autorità competenti

La petizione può essere letta integralmente, scaricata e firmata online al seguente link: http://firmiamo.it/sepolture. Vale anche la pena di leggere le sconvolgenti e commoventi testimonianze delle donne che hanno subìto peripezie alla ricerca di far valere il loro diritto… e quello del loro piccolo, che le ha tragicamente lasciate ancor prima di farsi vedere e potersi lasciar accarezzare. - di Carlo Bellieni- Dirigente del Dipartimento Terapia Intensiva Neonatale del Policlinico Universitario "Le Scotte" di Siena e membro della Pontificia Accademia Pro Vita. - Zenit -

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COSA FARE CON L'IMMIGRAZIONE CLANDESTINA?

Post n°1991 pubblicato il 18 Giugno 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Circa il problema complesso e controverso di come comportarsi nei confronti dell’immigrazione clandestina, tutti concordano su due princìpi che esprimono il sentimento comune del popolo italiano: primo, di voler aiutare gli africani che a costo della vita fuggono in Italia per poter lavorare e vivere in pace; secondo, che però una immigrazione incontrollata di clandestini, aprendo le porte a tutti, finirebbe per dissestare il sistema di vita del popolo italiano, che non può sopportare da solo l’arrivo di migliaia e decine di migliaia di profughi clandestini, oltre a quelli regolari. E’ la morsa di una tenaglia di cui non sappiamo come liberarci: da un lato la compassione per povera gente disperata, dall’altro la certezza che se non mettiamo un freno, un ostacolo all’arrivo di quanti vorrebbero venire in Italia e in Europa, ci troveremo assaltati da una marea di persone che fuggono la fame, le guerre, le dittature e le pandemie africane. Nell’inverno 2006-2007 ho visto arrivare gli immigrati africani ai confini della Libia col Sahara (vedi sul mio sito Internet www.gheddopiero.it le corrispondenze dalla Libia). Ricordando quelle scene provo ancora una pena enorme, ma sinceramente non so dare una risposta concreta ai molti interrogativi degli amici lettori. Avete tutti ragione. Non si possono respingere verso l’inferno, bisogna aiutarli. Ma come? E' questo il vero problema e nessuno ha una risposta plausibile. Tutte le ipotesi sono teoricamente belle, concretamente irrealizzabili:

- Deve interessarsene l’Europa perché è un problema continentale. D’accordo, l’Europa critica l’Italia, però quando la Spagna alcuni anni fa ha respinto in Africa i profughi, sparando e uccidendo alcuni clandestini africani, non ricordo il clamore di proteste dell’U.E. e della stampa internazionale; o c’è un forte pregiudizio contro l’Italia di cui già si lamentava Romano Prodi? Comunque, l’Europa non fa nulla: tutti chiudono le frontiere ai clandestini. Ed è facile capire perché. Se l’Europa dovesse aprire le porte a tutti, con i mille problemi che ciascun paese deve gestire al suo interno, non è pensabile né possibile che possa ospitarli tutti. Dobbiamo renderci conto che i potenziali immigrati in Europa da paesi africani, o comunque in guerra o sotto pesanti dittature, sono milioni e decine di milioni.

- Bisogna aiutare gli africani a casa loro, affinchè si sviluppino in modo autonomo. Anche questa è una soluzione più che giusta, ma già sperimentata da mezzo secolo e fallita. Nell’Europa dell’ultimo dopoguerra, in 10-12 anni il "Piano Marshall" ha riportato i paesi europei distrutti ad uno sviluppo maggiore di prima della guerra. In Africa, cinquant’anni dopo l’indipendenza (1960), i finanziamenti dei "piani di sviluppo" e l’invio di aiuti finanziari e di macchine non hanno prodotto un vero sviluppo dei singoli paesi. La vera soluzione per l’Africa sarebbe l’educazione del popolo: in media i paesi africani hanno ancora un 50% di analfabeti! Ma chi va ad educarli quando i governi locali si interessano poco o nulla delle campagne e delle scuole? Chi ha viaggiato nell’Africa rurale sa che le scuolette di villaggio, quando ci sono, hanno classi da 80 a 100 e più bambini, spesso senza libri e senza quaderni. Circa la metà dei presunti "alfabetizzati" sono analfabeti di ritorno. Nei villaggi tradizionali africani si ignora la ruota, il carro agricolo, i fertilizzanti, l’irrigazione artificiale, ecc. Dico sempre e lo ripeto che a Vercelli produciamo 80 quintali di riso all’ettaro, nell’Africa rurale (non nelle poche fattorie moderne) si producono in media cinque quintali di riso all’ettaro! Le vacche della pianura padana producono 30 litri di latte al giorno, in Africa le vacche (ripeto: escluse le poche fattorie moderne) non producono latte, eccetto un litro o due quando hanno il vitellino. Il continente africano nel 1960 esportava cibo, oggi importa circa il 30% del cibo di base che consuma (riso, mais, grano). Ma chi va ad educare e insegnare a produrre di più?

- Non vendiamo più armi e le guerre finiranno anche in Africa. Giusto, anch’io vorrei che non si producessero nè vendessero più armi. Ma non illudiamoci, le guerriglie tribali che sconvolgono i paesi africani avvengono anche senza le nostre armi. Vent’anni fa l’Italia era al 7° posto per la vendita di armi nel mondo, oggi è al 16°, ai primi posti sono salite Cina, India, Brasile, Sud Africa, oltre alle potenze tradizionali, USA, Russia, Francia, Inghilterra. Nel novembre 1994 ho visitato Ruanda e Burundi dov’era attivo un vero genocidio e mi dicevano che le eliminazioni di massa erano fatte con coltelli e coltellacci, bastoni e fuoco. Dove c’è odio e non amore, le guerre (o guerriglie) sono inevitabili. Nel 1982 ho visitato per "Avvenire" e la Caritas le regioni di frontiera del Pakistan con l’Afghanistan dov’erano i campi profughi afghani che fuggivano l’occupazione sovietica del loro paese; ebbene, mi dicevano che gli artigiani di villaggio riuscivano, con i loro poveri mezzi, a fabbricare il kalashnikov sovietico, arma semplicissima ed efficace.

- Smettiamola di rapinare l’Africa delle sue ricchezze naturali e paghiamo con giustizia le sue materie prime. Giusto, però lo sviluppo di un popolo non è anzitutto un problema di soldi e di macchine, ma, specie nel mondo moderno, un problema culturale ed educativo, di stabilità dei governi e di pace. Qualche anno fa la Banca mondiale rivelava che la Nigeria (paese ricchissimo per il petrolio) aveva un debito estero di 90 miliardi di dollari, ma i capitali nigeriani nelle banche svizzere ed europee erano circa 130 miliardi di dollari. L’Onu ha tentato di intervenire in Somalia per riportare la pace tra le etnie e le fazioni in guerra, con l’operazione "Restore Hope" del 1993-1995. Poi si è ritirata e la Somalia non ha più uno stato e un governo nazionale da 18 anni, è un paese allo sbando, rifugio dei "pirati del mare" e degli estremisti e terroristi islamici. Lo sviluppo di un paese è essenzialmente un problema culturale-educativo e di pace, ma chi va ad educare? Ormai tutti lo ammettono e Giovanni Paolo II l’ha scritto nella "Redemptoris Missio" (n. 58) "Lo sviluppo di un popolo non deriva primariamente né dal denaro, né dagli aiuti materiali, né dalle strutture tecniche, bensì dalla formazione delle coscienze, dalla maturazione delle mentalità e dei costumi". I missionari e i volontari cristiani creano sviluppo perché rimangono tutta la vita fra un popolo, ed educano. Ma diminuiscono di numero. Molti mandano aiuti e denaro, certamente provvidenziale, ma quanti giovani italiani consacrano la vita a Cristo per la missione alle genti e per aiutare davvero i popoli poveri condividendone la vita? - (ZENIT).- padre Piero Gheddo* -

* Padre Gheddo, già direttore di "Mondo e Missione" e di Italia Missionaria, è il fondatore di AsiaNews. Da Missionario ha viaggiato nelle missioni di ogni continente. Dal 1994 è direttore dell’Ufficio storico del Pime e postulatore di varie cause di canonizzazione. Insegna nel seminario pre-teologico del Pime a Roma. E’ autore di oltre 70 libri. L’ultimo pubblicato è un libro intervista condotto da Roberto Beretta dal titolo "Ho tanta fiducia" (Editrice San Paolo).

 
 
 

E’ IN LIBRERIA IL NUOVO VOLUME DI ANTONIO SOCCI, “I SEGRETI DI KAROL WOJTYLA”

Post n°1990 pubblicato il 18 Giugno 2009 da diglilaverita
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Ecco una sintesi del contenuto del libro. Karol Wojtyla dall’età di ventisei anni viveva delle autentiche esperienze mistiche. È questa una delle notizie che il libro di Antonio Socci offre, con testimonianze di prima mano, sull’uomo che più ha impressionato e commosso la nostra generazione. La natura di queste esperienze e le "rivelazioni" soprannaturali che egli custodiva spiegano anche i suoi gesti profetici? E illuminano il suo giudizio sul carattere "apocalittico" dei nostri anni?
Giovanni Paolo II è il primo slavo sulla Cattedra di Pietro, primo straniero da 500 anni, uno dei papi più giovani per uno dei pontificati più lunghi della storia della Chiesa, un Papa proveniente da un Paese dell’Est, il Papa che ha abbattuto i sistemi totalitari del blocco comunista, cambiando la storia del mondo, il Papa che ha portato la Chiesa nel terzo millennio e che, con la sua personalità, ha ridato forza al Papato suscitando lo stupore e l’ammirazione di tanti popoli, insieme all’odio di chi ha cercato di assassinarlo sul luogo stesso del martirio di San Pietro. Ma il suo è anche un pontificato misteriosamente annunciato e accompagnato da una serie stupefacente di profezie, di mistici, di avvenimenti soprannaturali e di manifestazioni della Madonna. Perché? Tanti segni e messaggi – insieme all’evidente drammaticità dei problemi del mondo di oggi – concordano nell’indicare il nostro tempo come lo scenario di drammatiche prove. Cosa sapeva Karol Wojtyla? È vero che lui stesso è riuscito a scongiurare un’immane tragedia che minacciava l’umanità? E come? Rispondere a questi interrogativi porta a riflettere sul presente e su quello che ci aspetta.

 
 
 

NOTIZIE DA MEDJUGORJE DI SUOR EMMANUEL

Post n°1989 pubblicato il 18 Giugno 2009 da diglilaverita
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15 giugno 2009 - Cari figli di Medjugorje, lode a Gesù e Maria!

1 – il 2 giugno, Mirjana ha ricevuto la sua apparizione mensile alla presenza di una grande folla riunita alla Croce Blu, ai piedi della collina delle apparizioni. Al termine dell’apparizione, Mirjana ci ha trasmesso il messaggio seguente:

"Cari figli! Il mio amore cerca il vostro amore totale e incondizionato che non vi lascerà identici, ma vi cambierà e vi insegnerà la fiducia in mio Figlio. Figli miei, col mio amore io vi salvo e vi rendo veri testimoni della bontà di mio Figlio. Perciò, figli miei, non abbiate paura di testimoniare l’amore nel nome di mio Figlio. Vi ringrazio".

(Dopo l’apparizione, Mirjana ha visto una croce ed il Cuore di Gesù coronato di spine. La corona circondava anche la croce al livello delle due braccia).

2 - Maria in Sardegna ! L’anno scorso, ero in missione in un bellissimo luogo in Sardegna: Arborea. E’ stato un weekend d’ intensa preghiera che ha prodotto tanti bei frutti. Graziano e sua moglie vi hanno partecipato per la prima volta. Lui era arrivato disperato, trascinando i piedi. Era stato convinto a venire da un suo amico che conosceva i suoi proiblemi finanziari, ma rimaneva non convinto ed angosciato. Faceva il commerciante di automobilo ed in tutto l’anno non ne aveva venduta neppure una! Immaginava la sua concessionaria fallire e chiudere per la crisi, e si rodeva il fegato. Durante il weekend, il suo cuore fu talmente rivoltato che fece una promessa al Signore, di pregare ogni giorno in famiglia. Tornato a casa, benedisse i suoi due figli con un segno di croce e disse loro che da allora tutta la famiglia avrebbe recitato il rosario assieme ogni giorno. La mattina dopo, aprendo la concessionaria, affidò alla Madonna tutta la situazione e la sua attività professionale. Per questo, volle fare un gesto concreto e visibile della sua alleanza con Maria, senza paura di quello che avrebbe pensato la gente: prese una scala, salì fino al grande lampadario del negozio, e vi mise una bella immagine della Madonna di Medjugorje ben in vista. Mentre scendeva dalla scala la porta del negozio si apriì ed entrò un uomo. L’uomo indicava una delle vetture in vendita e disse a Graziano: "Vorrei comprare quella macchina, quella là!" Possiamo facilmente immaginare quello che Graziano provò in quel momento…

Maria è sempre con coloro che si decidono per Lei! E’ solo il primo passo che è difficile; ma se facciamo questo passo di fiducia, la gioia entrerà presto nei nostri cuori. Chi ha mai rimpianto di camminare mano nella mano con la Madonna! Lei è straordinaria!

3 – Un tesoro per le vostre serate d’estate… Le serate d’estate (e d’inverno!) possono diventare molto interessanti e arricchenti, se ci ‘scolliamo’ dalla televisione e seguiamo insieme un prezioso consiglio della Gospa: condividere i passi della Bibbia! I nostri cuori diventeranno poco a poco infiammati! E’ uno dei metodi migliori per fare "esperienza dello Spirito Santo", che secondo San Serafino di Sarov è lo scopo della vita cristiana! Per fare questo, è bene usare un po’ di immaginazione, a seconda del livello di conoscenza biblica di ciascuna famiglia. Chi ha più familiarità con la Bibbia, può scorrere qualche pagina del Vangelo o degli Atti degli Apostoli estraendone alcuni dettagli, parole, situazioni… e porre delle domande (un quiz). Alla sera, ai membri della famiglia sono fatte queste domande e allora ne inizia una discussione molto vivace sulla Parola di Dio, dove ciascuno può esprimersi liberamente. E’ così che la Gospa ha fatto conoscere ed amare la Bibbia ai giovani del gruppo di preghiera di Medjugorje. Ecco alcuni esempi di domande, potete cominciare da queste, prima di fare voi stessi le vostre proprie domande. Attenzione, partecipate al gioco, non guardate le risposte prima di aver ben cercato!

A – Citare 6 o 7 cose che fa il Buon Samaritano quando vede l’uomo lasciato come morto sulla strada da Gerusalemme a Gerico. (Luca 10,29)

B – Citate 4 o 5 profezie su Gesù che l’Angelo Gabriele fece a Maria al momento dell’Annunciazione. (Luca 1,30)

C – Citate le tre cose che la donna peccatrice ha fatto per Gesù e che il fariseo non ha fatto, quando Gesù è entrato a mangiare in casa sua. (Luca 7,38)

D – Gesù prepara la prima colazione ai suoi Apostoli sulle rive del lago di Tiberiade dopo la sua Risurrezione. Quale è stato il menu? (Giovanni 21,9)

E – Citate almeno un passo dove Gesù stesso parla di Noé, Abramo, Mosé, Elia, Davide, Giovanni Battista… (Noé vedi Luca 17,29- Abramo, Matteo 22,32- Mosé Matteo 19,8- Elia, Luca 4,26- e Matteo 17,11- Davide, Matteo 17,11)

F – In quali circostanze Gesù fa allusione al bue, all’asino ed alla mangiatoia? (Luca 13,15)

G – Chi sono i due Apostoli che Gesù ha mandato in città a preparare l’ultima Pasqua? (Luca 22,8)

H – Quali sono i 4 segni citati da Gesù (dopo la Risurrezione), che accompagneranno quelli che crederanno in Lui? (Marco 16,17)

I – Citate le sette parole di Gesù sulla croce (Giovanni 19,26-28. Luca 23,34-46. Mar4co 15,34)

Frequentare la Parola di Dio è frequentare con certezza la Verità, cosa che è molto importante nel nostro mondo!

Cosa pensa Dio sui fatti della vita umana?

Cosa pensa Dio del denaro? dell’aborto ? dei figli? della sofferenza? del lavoro ? dell’amicizia?..

Leggere la Parola, rileggerla e assorbirla, è lasciare che la vera Luce scorra nei nostri cuori e ci si impianti, è aprirsi alla vera guarigione del cuore! Se viviamo di questa luce piena di salvezza e la trasmettiamo ai nostri figli fin da piccoli, allora la pace e la gioia verranno ad abitare sotto i nostri tetti! Basta decidersi! Con Dio tutto è sempre semplice, aspetta il nostro primo passo verso di Lui e Lui fa il resto!

4 – Una offensiva di intensa preghiera e di sacrifici deve opporsi e contrastare un’orribile iniziativa da parte di chi supporta il Nemico. Da quattro anni, un "festival dell’inferno" si svolge in Vandea (Francia) Il suo budgetè di 3 milioni di Euro! Quest’anno inizierà il giorno del Sacro Cuore, il 19 giugno! Pensiamo alle migliaia di giovani che rischiano di lasciarsi prendere in queste trappole della morte, questi concerti satanici. Senza parlare dell’onda di suicidi suscitati da questi festival. Questo orrore può essere annullato! Per grazia di Dio, l’atteso cantante satanico può avere un imprevisto e far annullare il festaival, se noi combattiamo con le armi spirituali della preghiera, del digiuno e del sacrificio. L’anno scorso, grazie al muro di preghiere di tutta la regione, questo festival è stato annullato: una pioggia torrenziale è scesa dal cielo! Anche quest’anno può succedere così, non è troppo tardi per fare "Gerico", delle notti di adorazioni, delle catene di Rosario, ecc.. Che farebbe la Gospa al nostro posto? Che ciascuno faccia la sua parte indispensabile, non abbandoniamo la Francia e le nuove generazioni nelle mani del "distruttore" e dei suoi schiavi. Benediciamo Dio che ha già un piano di salvezza per questo avvenimento, anche per il più diabolico dei cantanti!

5 – Festeggiare 28 anni di grazia! Il 25 giugno, la parrocchia di Medjugorje festeggerà 28 anni di apparizioni della Madonna. Per noi la nota dominante è rendere grazie per tanta bontà e tanti doni da parte della Gospa, ma senza dimenticare la Sua tristezza, espressa attraverso Mirjana in questi ultimi mesi. E’ meraviglioso vedere come la Visitazione di Maria a Santa Elisabetta ha cambiato il corso della storia! Cosa sarebbe diventato il piccolo Giovanni senza questa potente effusione di Spirito, ricevuta quando Maria ha salutato Elisabetta sua Madre? E’ importante notare un dettaglio che può facilmente passare inosservato quando il veggente Ivan racconta come si è svolta l’apparizione di sera, quando si è riunito il gruppo di preghiera sulla montagna: "La Gospa ci ha salutato con il Suo saluto materno", dice sempre all’inizio del suo racconto. Questo saluto materno della Gospa, è lo stesso saluto ricevuto da Santa Elisabetta! Quel giorno, la piccola Maria di Nazareth non aveva che 13 anni, ma era già una Mamma! Il Suo saluto era materno! Lei non solo portava il Bambino Gesù in Lei, ma Lei era già coperta dall’ombra dello Spirito Santo! Questo Spirito, che è come scaturito da Lei all’Annunciazione e che continua a scaturire da Lei per l’eternità, è lo stesso che scaturisce da Lei quando pronunzia su noi un semplice saluto! Non possiamo conoscere con certezza le parole di questo saluto pronunziate davanti ad Elisabetta, ma poiché tutto è semplice nel Vangelo, possiamo pensare che Maria abbia dato il saluto che si danno gli ebrei ancora oggi: cioè Shalom lakh! Pace a te! La caratteristica dei santi è di captare tutte le grazie offerte dal cielo, senza lasciarne scappare alcuna. I santi sono i migliori tesorieri del mondo. Essi ricevono tutto da Dio e subito donano tutto agli altri così che si trovano sempre nell’abbondanza e traboccano di grazia. Noi abbiamo già ricevuot 28 anni di saluti e di benedizioni quotidiane…Non sappiamo quando Maria cesserà di apparire, sappiamo solamente che un giorno cesserà, come ha annunciato. Non sprechiamo l’apparizione di oggi e la sua corrente di grazie! Ogni anno, per l’anniversario, alcuni giornalisti ci chiedono: "Cosa potete dire dopo 28 anni di apparizioni?" Ciascuno di noi deve porsi la stessa domanda: " Cosa ho ricevuto e ridonato, in questi 28 anni di visite di Maria, per me personalmente e per la nostra terra senza pace?"

Buon anniversario, cara Gospa! Ti supplichiamo, continua ad apparire! Grazie di non stancarti! Abbiamo più che mai bisogni di Te! - Suor Emmanuel -

 
 
 
 
 

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Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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