ASCOLTA TUA MADRELE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA |
VERGINE MADRE
«Vergine madre, figlia del tuo Figlio, umile e alta più che creatura, termine fisso d'eterno consiglio, tu se' colei che l'umana natura nobilitasti sì, che 'l suo fattore non disdegnò di farsi sua fattura. Nel ventre tuo si raccese l'amore per lo cui caldo ne l'eterna pace così è germinato questo fiore. Qui se' a noi meridïana face di caritate, e giuso, intra i mortali, se' di speranza fontana vivace. Donna, se' tanto grande e tanto vali, che qual vuol grazia ed a te non ricorre, sua disïanza vuol volar sanz'ali. La tua benignità non pur soccorre a chi domanda, ma molte fiate liberamente al dimandar precorre. In te misericordia, in te pietate, in te magnificenza, in te s'aduna quantunque in creatura è di bontate».
TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000
CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
Salve Regina,
Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
Angelo di Dio,
Eterno riposo.
“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)
Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II
O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II
AREA PERSONALE
Messaggi del 22/06/2009
Post n°2009 pubblicato il 22 Giugno 2009 da diglilaverita
Chi è che ci prepara l’Eucaristia e ci dona Gesù? È il Sacerdote. Se non ci fosse il Sacerdote, non esisterebbero né il Sacrificio della Messa, né la S. Comunione, né la Presenza Reale di Gesù nei Tabernacoli. E chi è il Sacerdote? È l’“Uomo di Dio” (2 Tim. 3, 17). Difatti, è solo Dio che lo sceglie e lo chiama da mezzo agli uomini, con una vocazione specialissima (“Nessuno assume da sé questo onore, ma solo chi è chiamato da Dio”: Ebr. 5, 4), lo separa da tutti gli altri (“segregato per il Vangelo”: Rom. 1, 1), lo segna con un carattere sacro che durerà eternamente (“Sacerdote in eterno”: Ebr. 5, 6) e lo investe dei divini poteri del Sacerdozio ministeriale perché sia consacrato esclusivamente alle cose di Dio: il Sacerdote “scelto fra gli uomini è costítuito a pro’ degli uomini in tutte le cose di Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati” (Ebr. 5, 1-2). Sappiamo che S. Francesco d’Assisi non volle diventare Sacerdote perché si riteneva troppo indegno di così eccelsa vocazione. Venerava i Sacerdoti con tale devozione da considerarli suoi “Signori”, poiché in essi vedeva solamente “il Figlio di Dio”; e il suo amore alla Eucaristia si fondeva con l’amore al Sacerdote, il quale consacra e amministra il Corpo e Sangue di Gesù. In particolare, venerava le mani dei Sacerdoti, che egli baciava sempre in ginocchio con grande devozione; e anzi baciava anche i piedi e le stesse orme dove era passato un Sacerdote. La venerazione per le mani consacrate del Sacerdote, baciate con riverenza dai fedeli, è da sempre nella Chiesa. Basti pensare che durante le persecuzioni, nei primi secoli, un oltraggio particolare ai Vescovi e ai Sacerdoti consisteva nell’amputare loro le mani, perché non potessero più né consacrare né benedire. I cristiani raccoglievano quelle mani e le conservavano come reliquie fra gli aromi. Anche il bacio delle mani del Sacerdote è una espressione delicata di fede e di amore a Gesù che il Sacerdote impersona. Più si ha fede e amore, più si è spinti a prostrarsi dinanzi al Sacerdote e a baciare quelle mani “sante e venerabili” (Canone Romano) fra cui Gesù si fa amorosamente presente ogni giorno. “O veneranda dignità del Sacerdote - esclama S. Agostino - nelle cui mani il Figlio di Dio si incarna come nel seno della Vergine!”. E il S. Curato d’Ars diceva: “Si dà un gran valore agli oggetti che sono stati deposti, a Loreto, nella scodella della Vergine Santa e del Bambino Gesù. Ma le dita del Sacerdote, che hanno toccato la Carne adorabile di Gesù Cristo, che si sono affondate nel calice, dove è stato il suo Sangue, nella pisside dove è stato il suo Corpo, non sono forse più preziose?”. Forse non ci abbiamo mai pensato, ma è così. E gli esempi dei Santi lo confermano. “Se io incontrassi - diceva il S. Curato d’Ars - un Sacerdote e un Angelo, saluterei prima il Sacerdote, poi l’Angelo... Se non ci fosse il Sacerdote, a nulla gioverebbe la Passione e la Morte di Gesù... A che servirebbe uno scrigno ricolmo d’oro, quando non vi fosse chi lo apre? Il Sacerdote ha la chiave dei tesori celesti...”. Chi fa discendere Gesù nelle candide ostie? Chi mette Gesù nei nostri Tabernacoli? Chi dona Gesù alle nostre anime? Chi purifica i nostri cuori per poter ricevere Gesù?... Il Sacerdote, solo il Sacerdote. Egli è il “ministro del Tabernacolo” (Ebr. 13, 10), è il “ministro della riconciliazione” (2 Cor. 5, 18), è il “ministro di Gesù per i fratelli” (Col. 1, 7), è il “dispensatore dei misteri divini” (1 Cor. 4, 1). E quanti episodi non si potrebbero narrare di Sacerdoti eroici nel sacrificare se stessi per donare Gesù ai fratelli? Ne riferiamo uno solo fra i tanti. Preghiamo per la sua altissima missione, che è la missione stessa di Gesù: “Come il Padre ha mandato Me, così io mando voi” (Giov. 20, 21). Missione divina che fa girar la testa e impazzir di amore, a rifletterci fino in fondo. Il Sacerdote “è assimilato al Figlio di Dio” (Ebr. 7, 3), e il Santo Curato d’Ars diceva che “solo in cielo misurerà tutta la sua grandezza. Se già sulla terra lo intendesse, morrebbe non di spavento, ma di amore... Dopo Dio, il Sacerdote è tutto”. Si pensi al peso delle responsabilità per la salvezza delle anime affidate al Sacerdote. Egli ha da preoccuparsi di portare alla fede gli increduli, di convertire i peccatori, di infervorare i tiepidi, di sospingere sempre più in alto i buoni, di far camminare sulle vette i santi. Ma come può fare tutto ciò se non è davvero “uno” con Gesù? Per questo Padre Pio da Pietrelcina diceva: “Il Sacerdote o è un santo o è un demonio”. O santifica o rovina. Ma quale disastro incalcolabile non provoca il Sacerdote che profana la sua vocazione con un indegno comportamento o addirittura la calpesta rinnegando il suo stato di consacrato ed eletto del Signore (Giov. 15, 16)? E in particolare, ogni volta che vediamo un Sacerdote all’altare, preghiamo anche noi la Madonna con le parole del venerabile Carlo Giacinto: “O cara Madonna, presta il tuo Cuore a quel Sacerdote, affinché possa degnamente celebrare”. Meglio ancora, anzi, preghiamo perché ogni Sacerdote possa imitare S. Gaetano, il quale si preparava alla celebrazione della S. Messa unendosi così intimamente a Maria SS., che di lui si diceva: “celebra la Messa come se fosse Lei”. E difatti, come la Madonna accolse Gesù fra le sue mani a Betlem, così il Sacerdote riceve Gesù fra le sue mani nella S. Messa. Come la Madonna offrì Gesù Vittima sul Calvario, così il Sacerdote offre l’Agnello immolato sull’altare. Come la Madonna ha donato Gesù all’umanità, così il Sacerdote ci dona Gesù con la S. Comunione. Dice bene, quindi, S. Bonaventura: ogni sacerdote all’altare dovrebbe essere interamente identificato alla Madonna, perché “come per mezzo di Lei ci è stato dato questo Santissimo Corpo, così per le sue mani si deve offrire”. E S. Francesco d’Assisi diceva che la Madonna rappresenta per tutti i Sacerdoti lo specchio della loro santità, data la stretta vicinanza che c’è fra l’incarnazione del Verbo nel seno di Maria e la consacrazione eucaristica fra le mani del Sacerdote. |
Post n°2008 pubblicato il 22 Giugno 2009 da diglilaverita
Pur impegnato a fondo ogni giorno come vaticanista de il Giornale, l’ancor giovane Andrea Tornielli pubblica libri da storico professionista: volumi imponenti e rigorosi, con ampi corredi bibliografici e fonti spesso inedite. Tra questi, un paio di anni fa, per Mondadori, un Pio XII tradotto in varie lingue. In effetti, lontano da invettive e indignazioni, ma con la forza dei documenti, Tornelli sgretolava le “leggende nere“ create ad arte su quel grande pontefice, molti anni dopo una morte che era stata accompagnata dall’omaggio riconoscente e unanime delle comunità ebraiche e dei governanti israeliani. Dopo il papa diffamato, ecco ora il papa incompreso. Dopo il Pastor angelicus (come fu chiamato, sulla scorta dei motti attribuiti ai papi dallo pseudo Malachia), ecco colui che nell’immaginario corrente è una sorta di “Amleto bresciano“, uomo di dubbi ed esitazioni più che di certezze e di decisioni. Anche qui –in più di settecento, fitte pagine, ancora per i tipi di Mondadori- Tornielli smonta molti clichés e pregiudizi attorno a Paolo VI. Non a caso, in copertina, sotto il nome del biografato, il sottotitolo dice: <<L’audacia di un papa>>. Il pontificato di Giovanni Battista Montini è stato non solo largamente incompreso ma anche quasi dimenticato, come schiacciato da coloro che lo hanno preceduto e seguito sul trono di Pietro. Successore, infatti di Giovanni XXIII, il “papa buono“ per eccellenza, nella voce popolare; ma anche predecessore di colui che, subito dopo la morte, fu acclamato dal mondo come “Karol il Grande“. Straordinari carismi di due straordinarie figure, alle quali Montini poteva opporre solo doti meno comprese dalle folle: la discrezione, la sobrietà, la modestia, l’attitudine all’ascolto, il gusto della meditazione, la vastissima cultura non soltanto religiosa, il rispetto delicato per ogni persona. Non solo: Paolo VI è stato (ed è tuttora) incompreso e magari avversato sia da sinistra che da destra. Per dirla con Tornielli: <<I progressisti lo sospettano di avere tarpato le ali al Concilio, soffocandone le speranze e frenandone gli slanci, mentre i conservatori gli attribuiscono la responsabilità della crisi della Chiesa, della riforma liturgica, della fuga in massa di preti e suore, della caduta delle vocazioni>>. In realtà, la tempra dell’uomo, la mente lucida, la mano decisa pur dietro modi cortesi e apparenze soft, sono testimoniate da un’impresa di portata storica. Papa Roncalli aveva indetto il Vaticano II seguendo, disse, una ispirazione dall’Alto, ma contando su uno svolgimento di pochi mesi e sulla approvazione all’unanimità degli schemi preparati dalla Curia romana. Alla fine, a suggello dei lavori, Giovanni XXIII aveva previsto -e va ricordato a chi ne deforma la personalità vera, spacciandolo per “progressista“- la proclamazione, per acclamazione, della santità di Pio IX, di colui cioè che aveva dovuto interrompere, per l’aggressione risorgimentale, il Concilio che solo ora si portava a compimento. In realtà gli schemi approvati e proposti da Roncalli e Ottaviani furono, a sorpresa, respinti dall’assemblea conciliare (il giovane teologo Joseph Ratzinger fu tra coloro che si segnalarono per il netto rifiuto), i mesi diventarono anni e l’unanimità prevista si rovesciò in duri confronti tra opposte fazioni. Quando Roncalli morì, dopo la prima sessione, un cardinale osservò: << Ha lasciato porte e finestre spalancate a ogni vento, non c’è da invidiare chi dovrà cercare di chiuderle>>. Quel compito ingrato toccò al presunto “amletico Montini“, il quale non solo seppe governare la barca della Chiesa tra i flutti della contestazione clericale e del Sessantotto laico, ma riuscì addirittura a concludere i lavori conciliari con quella unanimità che era sembrata utopica. Una concordia che si ruppe subito dopo, non soltanto nel confronto tra le due ali estreme, ma anche nello sconcerto, nella caduta della tensione spirituale, nella confusione dottrinale che parvero contaminare la Chiesa intera. Qui pure, però –e Tornielli lo mostra in modo inequivocabile- Montini sofferse, ma non subì rassegnato gli eventi, fece il possibile per governare la transizione, mai cedendo là dove la fede stessa era minacciata. Alla pari di papa Giovanni, anche per lui il “dialogo“ non era un fine ma uno strumento per il rilancio della evangelizzazione. Apertura al mondo sì, ma per favorire la missione agli uomini moderni. Papa “di sinistra“? Alla tradizione familiare antifascista univa un saldo anticomunismo: una DC “alla De Gasperi“, che governasse da sola, sarebbe stato il suo ideale e solo in nome della Realpolitik, come necessità impostadai tempi accettò l’apertura ai socialisti. Singolare “progressista“ che, appena eletto, si affretta a togliere le censure imposte da papa Giovanni a padre Pio, icona del cattolicesimo pre-conciliare, e che definisce <<sconsiderato>> (pur affermando di volergli bene) don Primo Mazzolari, esaltato come profeta dalla contestazione ecclesiale. Uomo, comunque, che la bontà porta a pregare per la salvezza eterna di Pasolini, a mandare una privatissima lettera manoscritta a Pietro Nenni dopo la morte della moglie, ad annunciare dalla finestra le sue orazioni per Togliatti colpito da ictus in Crimea, a soffrire anche fisicamente per ogni guerra e miseria. Contro i teorici del “declino“ del cattolicesimo, molti storici imparziali osservano che gli undici papi succedutisi da Pio IX sono state, tutte, figure non solo di grande rilievo culturale ma anche di esemplari virtù umane e cristiane: in effetti, alcuni già sono beati e santi e altri lo diverranno. Paolo VI figura degnamente in questa serie straordinaria: lo confermano queste fitte pagine di Tornielli, dove la precisione dello storico convive con il gusto per l’aneddoto del giornalista. Vittorio Messori |
Post n°2007 pubblicato il 22 Giugno 2009 da diglilaverita
Alcuni documenti rinvenuti recentemente in Germania svelano che Papa Pio XII ebbe un ruolo attivo nell'opposizione a Hitler e “potrebbero cambiare l'aspetto di tutta la controversia” basata sulle accuse per il presunto silenzio del Pontefice nei confronti del nazismo e delle atrocità commesse da questo regime. La Fondazione Pave the Way (PTWF), che ha sede a New York e mira a rimuovere gli ostacoli tra le religioni, promuovere la cooperazione e porre fine all'uso errato della religione per raggiungere altri obiettivi, rivela che i nuovi testi, ora disponibili sul suo sito www.ptwf.org, definiscono il Papa uno dei cospiratori in un piano per uccidere Hitler. Gary Krupp, presidente della Fondazione, ha spiegato che i documenti, scoperti durante una recente missione in Germania insieme al rappresentante della PTWF nel Paese, Michael Hesemann, “potrebbero cambiare l'aspetto di tutta la controversia”. Le prove sembrerebbero confermare che Papa Pio XII fu un attivo nemico di Adolph Hitler. Il Papa è infatti nominato come uno dei cospiratori nel tentativo di assassinare il Führer del 20 luglio 1944. Il sito della Fondazione riporta anche la testimonianza del generale Karl Wolff, vice di Heinrich Himmler e comandante tedesco in Italia, che confessa che Hitler gli ordinò di pianificare un'invasione del Vaticano per rapire Pio XII e impossessarsi del Vaticano stesso. Nel sito è stato anche inserito il cablogramma originale inviato dal commando tedesco a Berlino al quartier generale delle SS di Roma in cui si ordinava l'arresto di 8.000 ebrei romani da portare al campo di lavoro di Mauthausen. Dopo un intervento papale, non ne vennero arrestati 8.000 ma poco più di 1.000. “Abbiamo confermato l'azione personale e diretta di Papa Pio XII per fermare gli arresti degli ebrei a Roma il 16 ottobre 1943 – spiega la Fondazione –. Non è emersa nessuna prova sul motivo per cui gli arrestati vennero portati nel campo della morte di Auschwitz piuttosto che nel campo di lavoro”. “Quando gli arresti terminarono, Papa Pio XII inviò un rappresentante nel luogo in cui erano detenuti per chiedere il rilascio dei 1.000 ebrei che erano stati arrestati, ma non fu permesso l'ingresso”. Il Papa, prosegue la Fondazione, “ordinò che gli ebrei di Roma ricevessero ospitalità nelle proprietà della Chiesa e nelle case cattoliche, sospendendo le norme claustrali di modo che gli uomini potessero essere ammessi nei conventi e le donne nei monasteri di tutta Europa. Nascose 7.000 ebrei letteralmente in un giorno”. Per tutti questi motivi, la Fondazione Pave the Way esorta tutti a visitare il suo sito web “visionando direttamente i documenti per sapere la verità e trarre le conclusioni circa le azioni della Santa Sede durante la guerra”. - Zenit - |
Post n°2006 pubblicato il 22 Giugno 2009 da diglilaverita
Massimo Caprara, l’ex segretario di Togliatti, il fondatore de Il Manifesto, è morto ieri all’età di 87 anni lasciando un’enorme testimonianza storica e un’eredità culturale che ancora dev’essere pienamente compresa. Abbandonato il Partito Comunista Italiano per abbracciare il cattolicesimo ha trascorso il resto della propria vita a combattere l’ideologia a lungo sostenuta, denunciandone i crimini e, come lui stesso disse, “la mancanza di umanità”. Il Sussidiario ha chiesto a Eugenio Corti, anch’egli diretto testimone delle tragedie che le ideologie del secolo passato scatenarono sul mondo e amico di Caprara, di raccontare quale fosse la statura umana di questo eccezionale personaggio… “La Verità è una cosa povera, umile, il Vangelo è stato scritto con pochissime parole, ma dal grande significato, è la storia dell’uomo e dell’umanità intera: “perché mi hai abbandonato?”. È Dio che vive la povertà dell’uomo: la mia povertà è la verità, la mia verità è povera, non posso raccontare null’altro che questo. E tutto quello che ti accade nella vita, il lavoro, gli amori, diventa secondario rispetto all’avvenimento che ti è capitato, necessario ma secondario. Adesso mi sento di essere veramente rivoluzionario, adesso che non sono più comunista sono veramente rivoluzionario”. Eugenio Corti, come commenta questa frase di Massimo Caprara? Dà l’idea dell’uomo che era. C’è in questa frase tutta la persona di Caprara, trascinato nel comunismo dall’amore per i poveri e per gli esseri umani si è reso conto che la loro salvezza non è quella prevista da Karl Marx, ma quella segnata da Gesù Cristo. Ha scoperto questa cosa semplice e al contempo profondissima trovando in lui stesso la povertà. Ossia non considerandosi come il ricco distributore di una dottrina da impartire ai poveri, ma come egli stesso povero e quindi partecipe realmente dei bisogni umani. Questa è la vera rivoluzione. Che uomo era a livello personale Massimo Caprara? L’ho incontrai più volte nel corso della mia vita, ho avuto questo grande onore. Ebbi modo di ammirare in lui soprattutto la dirittura morale, oltre a un’innata gentilezza. Era un uomo passato attraverso un’immane tragedia nell’ordine dello spirito e della cultura. Caprara aveva fermamente creduto in un ideale che gli si era rivelato addirittura mortifero. Non solo negativo, non solo sbagliato, ma produttore di morte. Una scoperta che lo segnò nel profondo, ma che non lo spense. Nel corso dei rimanenti anni della sua esistenza ha sempre cercato di spendere la propria intelligenza e il proprio tempo in un’opera di recupero umano. La sua partecipazione ad azioni che poi dovette giudicare come negative non fu per lui causa di un ritiro dal mondo da trascorrere fra i rimorsi e l’inazione, bensì rappresentò una spinta inesorabile e controcorrente alla riparazione del male compiuto. E questo soprattutto in ambito culturale. Non è da tutti riuscire a rinnegare un’intera vita spesa per un ideale e ancor di più impiegare le proprie restanti energie per fare marcia indietro. Qual è stato il fattore decisivo del suo cambio di orientamento politico e ideale? La mia impressione è che Massimo Caprara sia stato al centro di una progressiva scoperta della Verità. A partire da un’intuizione sulle contraddizioni intrinseche alla storia del suo partito, dovuta forse all’estrema coerenza morale che l’ha sempre caratterizzato, un po’ alla volta è emersa in lui, sempre più chiaramente, la coscienza dell’errore di fondo dell’ideologia nella quale si rispecchiava. E sempre più cominciò a mettersi al servizio della Verità. La sua apertura e il suo cammino al servizio della verità lo hanno portato alla conversione al Cattolicesimo. Gli effetti di questo rinnovato rapporto con la religione furono altrettanto radicali nei giudizi espressi sul PCI. A questo proposito Caprara ha spesso denunciato il tentativo del PCI di appropriarsi ambiguamente di alcuni riferimenti culturali cattolici anche mediante particolari “amicizie” in ambito ecclesiastico. È d’accordo con questo tipo di osservazione? Sono perfettamente d’accordo. Caprara ha disposto per gran parte della sua vita di un osservatorio straordinario, quello conferitogli dal ruolo di segretario di Togliatti. Aveva quindi sott’occhio il “capo” e tutto il mondo che lo circondava, giorno per giorno. Fu testimone delle azioni di Togliatti e della sua incredibile spregiudicatezza, anche nei riguardi del Cattolicesimo. Ed in effetti Caprara, anche da militante, ha sempre malvisto l’ambiguo rapporto fra il PCI e i cattocomunisti alla Franco Rodano. Non tollerava il connubio di “diavolo e acqua santa”, sebbene lo stesso Togliatti fosse anch’egli dell’idea di tener ben separate le “fazioni”. Il giudizio negativo sull’ambiguità nei confronti della Chiesa non si limitava dunque al solo capo, ma a tutta la schiera dei luogotenenti che lo attorniavano, assai più desiderosi di accaparrare sostenitori fra i cattocomunismi, di fare “tutt’uno” con loro. Fu dunque un’accusa che non risparmiò nessuno. Fu un’accusa ferma verso l’ideologia e le persone che la incarnavano in Italia e all’estero. Va detta però una cosa molto importante: nel rinnegare il proprio passato non fu mai una sola volta aggressivo o astioso contro alcuno. Individuò con grande chiarezza l’errore di fondo che risiedeva nel Partito Comunista e nella sua intellighenzia, ma non rinnegò mai nessuna amicizia. Questo è un concetto difficile da esprimere in occasione di un ricordo, perché di un morto solitamente non si può parlare che bene. È però oggettivo riconoscere la grande nobiltà d’animo con la quale Caprara trattò le persone con cui era stato in stretti rapporti per lunghissimi anni. Una nobiltà che non fa di lui né un crociato né un fanatico, ma solo un uomo al servizio della verità. Oltre ai membri del PCI denunciò atteggiamenti scorretti anche da parte dei rappresentanti del mondo cattolico di sinistra? Altroché. C’è stato tutto un circondare Togliatti da parte di servili personaggi della cultura cattolica. Fra i “migliori” si può pensare a De Luca per esempio o allo stesso Rodano. Ma ricordo, e parlo a titolo personale, personaggi che non voglio citare che si sono letteralmente sbracati nel seguire Togliatti, sostituendolo praticamente alla figura del Papa. Persone che si comportarono davvero con grande ignobiltà e il cui atteggiamento Caprara condannò al pari, se non peggio, di quello dei suoi compagni. Come commenta l’isolamento che Massimo Caprara subì da parte del partito comunista una volta venuto alla luce il suo “cambio di rotta”? Era inevitabile che venisse isolato. Ma devo dire che nel suo caso non è stato attaccato con violenza e virulenza. Certamente è stato “dimenticato”, “vaporizzato”, ma non si è voluto infierire contro di lui. Probabilmente temevano, attaccandolo con più forza, che egli affondasse ancor di più la lama nell’esame dei loro comportamenti sbagliati. Una paura meschina, se si giudica quanto ho detto di questo personaggio. Si sono limitati a considerarlo un uomo perduto, un individuo negativo, ma non c’è stata l’aggressione che avrebbe potuto esserci: hanno avuto paura del vecchio maestro e della sua miniera di ricordi. - Il Sussidiario - |
Post n°2005 pubblicato il 22 Giugno 2009 da diglilaverita
Signore Gesù, Tu hai voluto donare alla Chiesa, attraverso San Giovanni Maria Vianney, un’immagine viva di Te, ed una personificazione della Tua carità pastorale. Aiutaci, in sua compagnia ed assistiti dal suo esempio, a vivere bene quest’Anno Sacerdotale. Fa che possiamo imparare dal Santo Curato d’Ars il modo di trovare la nostra gioia restando a lungo in adorazione davanti al Santissimo Sacramento; come la Tua Parola che ci guida sia semplice e quotidiana; con quale tenerezza il Tuo Amore accolga i peccatori pentiti; quanto sia consolante l’abbandono fiducioso alla Tua Santissima Madre Immacolata; quanto sia necessario lottare con vigilanza contro il Maligno. Fa, o Signore Gesù, che i nostri giovani possano apprendere dall’esempio del Santo Curato d’Ars, quanto sia necessario, umile e glorioso il ministero sacerdotale che Tu vuoi affidare a quelli che si aprono alla Tua chiamata. Fa che nelle nostre comunità – come ad Ars a quel tempo – ugualmente si realizzino quelle meraviglie di grazia che Tu compi quando un sacerdote sa “mettere l’amore nella sua parrocchia”. Fa che le nostre famiglie cristiane si sentano parte della Chiesa – dove possono sempre ritrovare i Tuoi ministri – e sappiano rendere le loro case belle come una chiesa. Fa che la carità dei nostri Pastori nutra ed infiammi la carità di tutti i fedeli, affinché tutte le vocazioni e tutti i carismi donati dal Tuo Santo Spirito possano essere accolti e valorizzati. Ma soprattutto, o Signore Gesù, concedici l’ardore e la verità del cuore perché noi possiamo rivolgerci al Tuo Padre Celeste, facendo nostre le stesse parole che San Giovanni Maria Vianney utilizzava quando si rivolgeva a Lui: “Vi amo mio Dio, e il mio unico desiderio è di amrVi fino all’ultimo respiro della mia vita. Vi amo, o Dio infinitamente amabile, e desidero ardentemente di morire amandovi, piuttosto che vivere un solo istante senza amarVi. Vi amo Signore, e la sola grazia che Vi chiedo è di amarVi in eterno. Mio Dio, se la mia lingua non può ripetere sempre che io Vi amo, desidero che il mio cuore Ve lo ripeta ad ogni mio respiro. Vi amo, o mio Divin Salvatore, perché siete stato crocifisso per me; e perché Voi mi tenete crocifisso quaggiù per Voi. Mio Dio, fatemi la grazia di morire nel amando Vi e sentendo che io Vi amo” . AMEN - Unione Cattolici - |
Post n°2004 pubblicato il 22 Giugno 2009 da diglilaverita
Si arricchiscono del dono di Sacre Indulgenze, particolari esercizi di pietà, da svolgersi durante l’Anno Sacerdotale indetto in onore di San Giovanni Maria Vianney. URBIS ET ORBIS DECRETO A.- Ai sacerdoti veramente pentiti, che in qualsiasi giorno devotamente reciteranno almeno le Lodi mattutine o i Vespri davanti al SS.mo Sacramento, esposto alla pubblica adorazione o riposto nei tabernacolo, e, sull’esempio di San Giovanni Maria Vianney, si offriranno con animo pronto e generoso alla celebrazione dei sacramenti, soprattutto della Confessione, viene impartita misericordiosamente in Dio l’Indulgenza plenaria, che potranno anche applicare ai confratelli defunti a modo di suffragio, se, in conformità alle disposizioni vigenti, si accosteranno alla confessione sacramentale e al Convivio eucaristico, e se pregheranno secondo le intenzioni del Sommo Pontefice. Ai sacerdoti viene inoltre concessa l’Indulgenza parziale, anche applicabile ai confratelli defunti, ogni qual volta reciteranno devotamente preghiere debitamente approvate per condurre una vita santa e per adempiere santamente agli uffici a loro affidati. B.- A tutti i fedeli veramente pentiti che, in chiesa o in oratorio, assisteranno devotamente al divino Sacrificio della Messa e offriranno, per i sacerdoti della Chiesa, preghiere a Gesù Cristo, Sommo ed Eterno Sacerdote, e qualsiasi opera buona compiuta in quel giorno, affinché li santifichi e li plasmi secondo il Suo Cuore, è concessa l’Indulgenza plenaria, purché abbiano espiato i propri peccati con la penitenza sacramentale ed innalzato preghiere secondo l’intenzione del Sommo Pontefice: nei giorni in cui si apre e si chiude l’Anno Sacerdotale, nel giorno del 150° anniversario del pio transito di San Giovanni Maria Vianney, nel primo giovedì del mese o in qualche altro giorno stabilito dagli Ordinari dei luoghi per l’utilità dei fedeli. Sarà molto opportuno che, nelle chiese cattedrali e parrocchiali, siano gli stessi sacerdoti preposti alla cura pastorale a dirigere pubblicamente questi esercizi di pietà, celebrare la Santa Messa e confessare i fedeli. Agli anziani, ai malati, e a tutti quelli che per legittimi motivi non possano uscire di casa, con l’animo distaccato da qualsiasi peccato e con l’intenzione di adempiere, non appena possibile, le tre solite condizioni, nella propria casa o là dove l’impedimento li trattiene, verrà ugualmente elargita l’Indulgenza plenaria se, nei giorni sopra determinati, reciteranno preghiere per la santificazione dei sacerdoti, e offriranno con fiducia a Dio per mezzo di Maria, Regina degli Apostoli, le malattie e i disagi della loro vita. E concessa, infine, l’Indulgenza parziale a tutti i fedeli ogni qual volta reciteranno devotamente cinque Padre Nostro, Ave Maria e Gloria, o altra preghiera appositamente approvata, in onore del Sacratissimo Cuore di Gesù, per ottenere che i sacerdoti si conservino in purezza e santità di vita. Il presente Decreto è valido per tutta la durata dell’Anno Sacerdotale. Nonostante qualsiasi disposizione contraria. Dato in Roma, dalla sede della Penitenzieria Apostolica, il 25 aprile, festa di S. Marco Evangelista, anno dell’Incarnazione del Signore 2009. James Francis Card. Stafford Penitenziere Maggiore + Gianfranco Girotti, O. F. M. Conv. Vesc. Tit. di Meta, Reggente |
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LE LACRIME DI MARIA
MESSAGGIO PER L’ITALIA
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi
SAN GIUSEPPE PROTETTORE
A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione
ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua
santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre
di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne
preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo
sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù
Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che
ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere
delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla
morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa
di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di
noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso,
possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna
beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.
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