ASCOLTA TUA MADRELE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA |
VERGINE MADRE
«Vergine madre, figlia del tuo Figlio, umile e alta più che creatura, termine fisso d'eterno consiglio, tu se' colei che l'umana natura nobilitasti sì, che 'l suo fattore non disdegnò di farsi sua fattura. Nel ventre tuo si raccese l'amore per lo cui caldo ne l'eterna pace così è germinato questo fiore. Qui se' a noi meridïana face di caritate, e giuso, intra i mortali, se' di speranza fontana vivace. Donna, se' tanto grande e tanto vali, che qual vuol grazia ed a te non ricorre, sua disïanza vuol volar sanz'ali. La tua benignità non pur soccorre a chi domanda, ma molte fiate liberamente al dimandar precorre. In te misericordia, in te pietate, in te magnificenza, in te s'aduna quantunque in creatura è di bontate».
TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000
CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
Salve Regina,
Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
Angelo di Dio,
Eterno riposo.
“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)
Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II
O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II
AREA PERSONALE
Messaggi del 08/07/2009
Post n°2055 pubblicato il 08 Luglio 2009 da diglilaverita
Se la pienezza della vita consiste nel vivere la vita come dono, l’uomo raggiunge la maturità quando diviene capace di far dono della propria vita. Si tratta del compito più impegnativo, dell’esame più difficile da superare nella vita, e in cui i “bocciati” non sono pochi. "Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra»". (Gen 1,27-28) Se la pienezza della vita consiste nel vivere la vita come dono, l’uomo raggiunge la maturità quando diviene capace di far dono della propria vita. Si tratta del compito più impegnativo, dell’esame più difficile da superare nella vita, e in cui i “bocciati” non sono pochi. Si tratta infatti d’imparare e di vivere l’ideale, di saper, giorno per giorno, far dono della nostra vita ad un altro, ad altri che possano vivere attraversi il nostro dono. Chi non è capace di vivere e di migliorarsi in questa dimensione sponsale dell’amore, potrà pure avere anagraficamente un’età “adulta”, potrà pure diventare ricco e famoso, ma è e resta un immaturo, una persona realizzata a metà e forse anche meno. Per questo la dimensione sponsale dell’amore, quella del dono della vita per dare vita, accomuna tanto la vocazione al matrimonio quanto quella ad una consacrazione per costruire con Dio una “famiglia spirituale”. Sono due modi tanto diversi, eppure completamente per i bisogni dell’umanità e della Chiesa, di vivere la medesima realtà. Così, al giovane che si introduce nell’età matura Dio dice di “lasciare il proprio padre, la propria madre”, nel senso di una realtà divenuta ormai una comoda prigione, per entrare nell’età adulta. Si tratta di lasciare l’età del solo ricevere per entrare nell’età in cui dobbiamo anche saper dare. Solo così l’uomo realizza in pieno la vocazione fondamentale di vivere ad immagine di Dio. Vivere il dinamismo del “dare” e del “ricevere” vuol dire infatti vivere umanamente alla maniera di Dio, del Dio di Gesù Cristo, del Dio cristiano che è Trinità, Comunità d’Amore. Il Dio che è l’Unità non dell’Assoluta Solitudine, ma l’Unità della Comunione del Dono reciproco e perfetto di due Persone, il Padre e il Figlio, che sovrabbonda in una terza: lo Spirito Santo. In Colui che è il Dono per eccellenza, un Dono sovrabbondante che “deborda” al di fuori della Trinità stessa, così da essere l’Amore attraverso cui Dio crea e continuamente santifica il mondo e ciascun uomo. Così, stando al brano del Genesi che apre la Bibbia, proprio perché la natura vivente tutta porti in se stessa il segno, l’immagine della Vita Divina, Dio ha inventato la distinzione e la complementarietà dei sessi. E perché fra i viventi vi fosse qualcuno in grado di imitare Dio, non solo nel dinamismo di una vita che è reciprocità e relazione per natura, ma anche di una reciprocità che fosse vissuta liberamente e consapevolmente come dono di sé, Dio ha chiamato l’uomo a trasfigurare ed integrare la propria sessualità naturale nella dimensione spirituale dell’Amore. Se vogliamo usare una classica e mai sufficientemente approfondita definizione dell’amore, esso consiste nel trovare la propria felicità nel far felice l’altro. L’amore è dunque finalizzato alla vita, alla pienezza della vita altrui e propria. Anzi, ha raggiunto la perfetta maturità umana proprio colui che ormai sa che la pienezza della propria vita passa irrevocabilmente per la pienezza della vita dell’altro, degli altri. Il matrimonio allora è lungi dall’essere quella ridicola “regola” o “istituzione” volta al controllo per fini socialmente utili dell’istinto sessuale. Al contrario, il matrimonio è il momento in cui la coppia, dopo un cammino di fidanzamento adeguato, è chiamata ad inaugurare una nuova epoca del proprio amore che durerà tutta la vita. L’epoca di quell’integrazione delle due dimensioni instabili dell’amore, la dimensione fisica e la dimensione sentimentale-affettiva, in quella spirituale della libera scelta di donarsi per essere “uno”. Un’unità nella diversità delle persone da estendere ad altri: i figli innanzitutto, poi i genitori dei due sposi nella loro età anziana, poi i generi, le nuore, i nipoti, ma anche tutte quelle persone che una famiglia davvero cristiana ed “aperta” sa mettere al centro dei propri interessi, ponendosi al servizio della comunità. Tutto questo significa formare una famiglia. Due luci che divengono una “piccola città”. Una piccola città posta sul monte per indicare la strada al viandante smarrito nella notte, come la città più grande della Chiesa di cui la famiglia è segno e realtà. È attraverso questa scelta libera e personale dell’Amore che si fa dono che esso diviene fermento di unità. Un’unità dinamica che, come il fuoco, tende ad estendersi e se si rinchiude soffoca. Amarsi “per sempre” non è fossilizzarsi. Se vuoi che l’Amore duri per sempre occorre che esso come il fuoco trovi nelle diverse età della vita nuovo combustibile da bruciare, altrimenti diventa una grigia brace di rimpianti. Dall’altro/a ai figli, dai figli ai genitori anziani e da essi al resto della comunità per aprirsi al servizio e non condannarsi, quando i figli sono grandi e andati via di casa, ad una maturità e ad un’anzianità ripiegata su se stessa. È attraverso questa scelta libera dell’Amore-dono-per-sempre-per-tutti che l’instabilità fisica e sentimentale che caratterizza l’amore sessuato trova la stabilità e con ciò i giovani trovano la via per la loro maturazione. Non si può pensare che la stabilità, l’indissolubilità dell’amore matrimoniale che Dio richiede dall’uomo per farlo essere Uomo per davvero possa fondarsi solo sull’instabilità dell’attrattiva fisica. O possa fondarsi sull’instabilità dell’affettività sentimentale. I sentimenti vanno e vengono. Se l’amore fosse solo sentimento, chiedere ad una persona di amarne un’altra per tutta la vita, sopportandone i limiti, bizzarrie, difetti, egoismi, forse pure tradimenti… sarebbe pretendere che tutti siano dei “fachiri”, anzi molto più che fachiri. Dormire su un letto di chiodi al confronto sarebbe una barzelletta. D’altra parte ascoltare frasi del tipo “tutto è finito”, “non ti amo più” - frasi ormai diventate stereotipe non solo al cinema, alla televisione, nelle canzoni, ma purtroppo nella storia di tanti matrimoni falliti nel corso dei primi anni (più di un terzo dei matrimoni celebrati falliscono nei primi tre anni, almeno a Roma!) - , fa capire come sia difficile che la coppia sia in grado di salire al di là del livello iniziale dell’amore, quello appunto fisico-sentimentale. Frasi del tipo “non ti amo più” nascondono infatti la realtà di un amore che non è andato oltre il sentimento e la sua instabilità costitutiva. Esse propriamente infatti significano: “non mi dà più gusto volerti bene”, “sento per te adesso un sentimento di rigetto, un sentimento di indifferenza”. “Sentire” e “non sentire”, dunque: ma questo è Amore? Con l’amore di solo sentimento Cristo non sarebbe mai salito sulla croce, tante madri non accetterebbero di correre il rischio di morire pur di non abortire, tanti padri non si ammazzerebbero di lavoro per la famiglia, tante mogli non affronterebbero sacrifici di ogni genere pur di tener unita una famiglia, né si troverebbe nessuno capace di immolare una vita accanto al letto del proprio coniuge o del proprio figlio malati in maniera incurabile… Con i soli sentimenti non ci si sveglia la notte per dar da mangiare al figlio neonato o per non lasciar la moglie sola a cullarlo; non si sopportano e si curano i suoceri ed i propri genitori anziani; non ci si sforza di sorridere ad ogni costo quando si torna a casa stanchi e ci si mette a giocare col proprio figlio… Solo di sentimenti non si vive, anche se sono sempre i benvenuti quando assecondano e rendono più facile la nostra scelta d’amore e di dare la vita… Cos’è dunque il matrimonio? Una palestra dell’amore, la grande scuola di vita con la quale Dio insegna agli uomini a diventare come Lui: ad immagine di Dio li creò, maschio e femmina li creò. Vale la pena iscriversi a questa scuola e soprattutto sforzarsi di frequentarla superando crisi e difficoltà piccole e grandi? La risposta te la dà il Salmo con la più struggente delle preghiere: Signore, che io non resti confuso in eterno (Sal 71,1)! Quando si sbaglia, si resta confusi… “Ma sbagliare è umano”, mi obietterai. È vero, si può sempre rimediare ai propri errori fondamentali. C’è il rischio allora che la confusione, la disperazione diventino senza rimedio. E qual è il più atroce dei fallimenti? Riguarderà forse il lavoro, i soldi, il successo, la salute…? Via, non diciamo sciocchezze! Non c’è disgrazia più grande che potrebbe capitare ad un uomo di quella di accorgersi di non essere stato utile a nessuno! Così amava ripetere R. Follereau, l’apostolo dei lebbrosi. Il matrimonio, la via del donare la propria vita per dare la vita ad un altro, ad altri che dipendono da noi, è la grande via che Dio ha impresso nella costituzione fisica, psichica e spirituale di ogni uomo, di ogni donna, perché a chiunque sia possibile di sfuggire al “fallimento radicale” dell’utilità di una vita! Vogliamo buttar via tutto per qualche crisi sentimentale? Ma i sentimenti si dominano. Vogliamo mandare tutto a monte per la classica incompatibilità di carattere? Ma i caratteri si plasmano: la vita a due, anzi, serve proprio a questo, basta esserne consapevoli prima di intraprenderla. Vogliamo arrenderci per le difficoltà Economiche, per le incomprensioni familiari, per le difficoltà del lavoro…? Vogliamo rinunciare, insomma, per la paura di non farcela, di sbagliare come tanti? Ma la riuscita o non riuscita di un matrimonio non è questione di casualità, è anche questione di preparazione e di volontà. Sì, l’Amore dipende essenzialmente dalla volontà: l’Amore è scegliere di amare, è voler amare, è sforzarsi di amare ad ogni costo, ad ogni prezzo. Per questo l’Amore è anche essenzialmente pazienza, perché la pazienza è “la virtù dei forti” e solo “i violenti si impossessano del regno dei Cieli” (Mt 11,12). L’apostolo Giovanni, al principio dell’Apocalisse (1,9), con la sapienza dell’anziano, così introduce il suo discorso: “Io, Giovanni, vostro fratello e vostro compagno nella sofferenza, nel regno e nella pazienza in Gesù”. Solo l’Amore ricevuto e donato, quello con la “A” maiuscola, quello è gratuito. E proprio perché gratuito è inesauribile. Per questo con esso ci si può pagare il “riscatto” di una vita intera, va bene che non ha prezzo. “E voi mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei..” (Ef 5,25). Non rinunciare perciò all’Amore, con esso certamente rinunceresti alla Vita. Con l’Amore tutto puoi acquistare, ma non c’è prezzo per esso. Non c’è prezzo per la gratuità del dono di sé, fino alla fine, fino alla sua pienezza, ad “immagine di Dio” ed “a lode della sua gloria” (Ef 1,14)! - Tratto da: "Se vuoi" - donboscoland |
Post n°2054 pubblicato il 08 Luglio 2009 da diglilaverita
Secondo un sacerdote genovese, è preferibile non segnarsi per non disturbare la sensibilità altrui. Ma noi non ci stiamo … Di fronte a certe cose ci sentiamo rabbrividire. Se poi queste affermazioni arrivano da un sacerdote cattolico, che avrebbe dovuto conoscere alla perfezione il significato della parola “conversione”, il disagio cresce e lascia senza parole. Ancora una volta ci troviamo di fronte ad un prete progressista che pur di ammaliare per il suo falso progressismo, invita i propri fedeli a non farsi il segno della croce, durante una preghiera interconfessionale. Poi, dopo essersi fatto fotografare, in una posa comoda sdraiato accanto all’altare (certamente un’immagine poco rispettosa verso l’abito che indossa e il luogo in cui si trova), fa marcia indietro e cerca di ammorbidire la situazione, facendo sapere che il suo invito era rivolto ai cattolici durante la lettura del Corano. Il fatto, riportato da numerosi quotidiani ed agenzia di stampa, è avvenuto a Genova, al Legaccio, quartiere di periferia dove qualcuno pensa che tutto possa essere concesso. Quelle borgate che considerate zone franche, come la Barona o Quarto Oggiaro a Milano, Tor Bella Monaca o il Laurentino 38 a Roma, o ancora l’Isolotto di Firenze o Scampia e Forcella a Napoli. Qui tutto pare possibile, perché la convivenza è difficile ed è quindi lecito tutto o quasi. Forse, conoscendolo, i fedeli della chiesa di don Bonzani, prete conosciuto per le sue “illuminanti” aperture all’Islam, tanto da mettere nell’ultimo presepe natalizio, una moschea in miniatura, non si saranno meravigliati più di tanto, anche se poi, qualcuno, offeso nel proprio più intimo sentimento religioso, ha sbottato. Quel gesto appare come l’ennesimo argine che cede, un altro pezzetto di una storia millenaria che si rompe, un altro fondamento della nostra cultura che arretra, di fronte all’incedere di qualcos’altro che non è nostro, ma che secondo alcuni, è migliore del nostro. Stavolta, oltretutto, a fare un passo indietro non è un cristiano qualsiasi, ma bensì un cristiano con la veste talare, cioè persona che della nostra religione dovrebbe essere un baluardo. E ci vengono in mente, proprio le parole del vangelo sulla conversione, il testamento di Cristo “andate e predicate il Vangelo”. Ci vengono in mente i martiri della chiesa, coloro che hanno pagato col sangue la propria determinazione a diffondere il cristianesimo, a divulgare l’insegnamento della Chiesa e ci rendiamo conto di quanta misera considerazione oggi, a volte, ha la dottrina dell’evangelizzazione. Una storia millenaria, costruita meticolosamente pietra su pietra, perché messaggera della verità cristiana è oggi reclusa in un angolo, per far posto agli altri, a tanti sconosciuti tra cui spesso serpeggiano sentimenti di odio e di vendetta verso il cristianesimo e ciò che rappresenta. Potrà anche andar bene a don Bonzani, questo atteggiamento di controcultura, di pseudo rispetto estremistico auto distruttivo. A noi no, a noi non va bene. Noi non accettiamo, reverendissimo don Bonzani, di rinunciare ai segni ed ai simboli religiosi, che quotidianamente, ci riportano alla nostra fede, che non barattiamo e non abbiamo alcuna intenzione di nascondere, per compiacere agli altri. Non vogliamo sottomettere nessuno, ma non permetteremo di annientarci, per favorire l’integrazione di altri che anzi, avremmo il dovere se fossimo buoni credenti, di aiutare nella conversione a Cristo. Reverendissimo don Bonzani, quale esempio per le nuove generazioni? Quello forse di rinunciare alle nostre tradizioni, alla nostra cultura, alla nostra fede? Finiamola di voler apparire come buoni a tutti i costi, a discapito anche della nostra fede, i perbenisti che concedono tutto a tutti, ma rafforziamo la nostra determinazione. Prendiamo esempio proprio da loro, dai musulmani. Avete mai provato a recarvi in una qualsiasi moschea nei paesi arabi, quanto rispetto ed attenzione chiedono (giustamente) per entrare a visitare? E stato mai consentito a qualcuno di pregare Cristo o leggere il Vangelo all’interno di un luogo di culto islamico? Nessuno contesta la necessità di trovare un punto d’incontro, di costruire un luogo dove la convivenza, fatta soprattutto di reciprocità, sia un’auspicabile realtà, ma non ci chiedete di scendere a patti. Su certi valori non saremo mai disposti a cedere il passo. - Corrispondenza Romana _ |
Post n°2053 pubblicato il 08 Luglio 2009 da diglilaverita
Fatte ad una suora umile serva in Austria nel 1960. 1 Coloro i quali giornalmente offrono al Padre celeste il loro lavoro, sacrifici e preghiere in unione col Mio Preziosissimo Sangue e le Mie Piaghe in riparazione possono essere certi che le loro preghiere e sacrifici sono scritti nel Mio Cuore e che una grande grazia dal Padre Mio li attende. 2 A quelli che offriranno le loro sofferenze, preghiere e sacrifici con il Mio Preziosissimo Sangue e le Mie Piaghe per la conversione dei peccatori, la loro felicità nell'eternità sarà raddoppiata e sulla terra diventeranno capaci di convertire molti per le loro preghiere. 3 Coloro i quali offrono il Mio Preziosissimo Sangue e le Mie Piaghe, con contrizione per i loro peccati, noti e ignoti, prima di ricevere la S. Comunione possono star certi che non faranno mai una Comunione indegnamente e che raggiungeranno il loro posto in Paradiso. 4 A coloro i quali, dopo la Confessione, offrono le Mie sofferenze per tutti i peccati della loro intera vita e reciteranno volontariamente come penitenza il Rosario delle Sante Piaghe, le loro anime diventeranno così pure e belle proprio come dopo il battesimo, perciò possono pregare, dopo una Confessione simile, per la conversione di un grande peccatore. 5 Quelli che quotidianamente, offrono per i morenti della giornata il Mio Preziosissimo Sangue, mentre in nome del Morente esprimono dolore per i 1oro peccati, per i quali offrono il Mio Preziosissimo sangue, possono essere certi di aver aperto i cancelli del cielo per molti peccatori che possono sperare una bella morte per se stessi. 6 Coloro i quali onorano il Mio preziosissimo Sangue e le Mie Sante Piaghe con profonda meditazione e rispetto e Li offrono molte volte al giorno, per se stessi e per i peccatori, sperimenteranno e pregusteranno sulla terra una doleezza di Cielo e proveranno una profonda pace nei loro cuori. 7 Quelli che offrono alla Mia Persona, come unico Dio, per tutta l'umanità, il Mio preziosissimo Sangue e le Mie Ferite, specialmente quella della Coronazione di Spine, a copertura e riscatto dei peccati del mondo, possono produrre la riconciliazione con Dio, ottenere molte grazie e indulgenze per gravi punizioni e ottenere infinita Misericordia dal Cielo per se stessi. 8 Quelli che, trovandosi gravemente ammalati, offrono per se stessi il Mio Preziosissimo sangue e le Mie Piaghe (…) e implorano attraverso il Mio Preziosissimo Sangue, aiuto e salute, sentiranno subito il loro dolore alleviato e vedranno un migiioramento; se sono incurabili dovrebbero perseverare perché saranno aiutati. 9 Quelli che in grande bisogno spirituale recitano le litanie al Mio Preziosissimo Sangue e le offrono per se stessi e per tutta l'umanità otterranno aiuto, celestiale consolazione, e una profonda pace; otterranno forza contro la sofferenza o ne saranno liberati. 10 Coloro i quali ispireranno ad altri il desiderio di onorare il Mio preziosissimo Sangue e di offrilo per tutti quelli che lo onorano, sopra tutti gli altri beni tesori del mondo, e quelli che compiono spesso l'adorazione del Mio Preziosissimo Sangue, avranno un posto d'onore vicino al Mio trono e avranno grande potere di aiutare gli altri, specialmente nel convertirli. LITANIE DEL PREZIOSISSIMO SANGUE Signore, pietà Signore, pietà Cristo, pietà Cristo, pietà Signore, pietà Signore, pietà Cristo, ascoltaci Cristo, ascoltaci Cristo, esaudiscici Cristo, esaudiscici Padre celeste, Dio abbi pietà di noi Figlio Redentore del mondo, Dio abbi pietà di noi Spirito Santo, Dio abbi pietà di noi Santa Trinità, unico Dio salvaci Sangue di Cristo, Unigenito dell’Eterno Padre salvaci Sangue di Cristo, Verbo di Dio incarnato salvaci Sangue di Cristo, della nuova ed eterna alleanza salvaci Sangue di Cristo, scorrente a terra nell’agonia salvaci Sangue di Cristo, profuso nella flagellazione salvaci Sangue di Cristo, stillante nella coronazione di spine salvaci Sangue di Cristo, effuso sulla croce salvaci Sangue di Cristo, prezzo della nostra salvezza salvaci Sangue di Cristo, senza il quale non vi è perdono salvaci Sangue di Cristo, nell’Eucaristia bevanda e lavacro delle anime salvaci Sangue di Cristo, fiume di misericordia salvaci Sangue di Cristo, vincitore dei demoni salvaci Sangue di Cristo, fortezza dei martiri salvaci Sangue di Cristo, vigore dei confessori salvaci Sangue di Cristo, che fai germogliare i vergini salvaci Sangue di Cristo, sostegno dei vacillanti salvaci Sangue di Cristo, sollievo dei sofferenti salvaci Sangue di Cristo, consolazione nel pianto salvaci Sangue di Cristo, speranza dei penitenti salvaci Sangue di Cristo, conforto dei morenti salvaci Sangue di Cristo pace e dolcezza dei cuori salvaci Sangue di Cristo, pegno della vita eterna salvaci Sangue di Cristo, che liberi le anime del purgatorio salvaci Sangue di Cristo, degnissimo di ogni gloria ed onore salvaci. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo perdonaci, o Signore Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo esaudiscici, o Signore Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo abbi pietà di noi. Ci hai redenti, o Signore, con il tuo Sangue E ci hai fatti regno per il nostro Dio. Preghiamo: Eterno Padre, ricevi per mezzo del Cuore addolorato di Maria, il Sangue divino che Gesù Cristo, Figlio Tuo, ha sparso nella Sua Passione: per le Sue Piaghe, per il Volto sfigurato, per il Suo Capo trapassato di Spine, per il Cuore straziato, per la Sua Agonia nel Getsemani, per la Piaga della Spalla; per la Sua Passione e Morte, per tutti i meriti Suoi Divini e per le Lacrime e Dolori di Maria Corredentrice: perdona le anime e salvaci dall'eterna dannazione. *Io sono Amore* |
Post n°2052 pubblicato il 08 Luglio 2009 da diglilaverita
Benedetto XVI invita “a pregare per i capi di Stato e di governo del G8 riunti all’Aquila, perché da questo importante summit possano scaturire decisoni e orientamenti utili al vero progresso di tutti i popoli, specialmente di quelli più poveri”. Con questa esortazione il Papa ha concluso il suo discorso rivolto alle 8mila persone riunite nell’Aula Paolo VI, in Vaticano, per l’udienza generale di oggi, nel corso del quale ha tratteggiato le linee fondamentali della Caritas in Veritate, la sua terza enciclica, pubblicata ieri. Legato al G8 è anche l’incontro svoltosi subito dopo la conclusione dell’udienza generale che Benedetto XVI ha avuto con le mogli di alcuni dei leader che prendono parte al G8. In una saletta adiacente all’Aula Nervi, il Papa ha ricevuto Sarah Brown, l'unica consorte dei leader del G8 in senso stretto, con lei la moglie del presidente messicano Calderon, Margarita Zavala, quella del presidente sudafricano Zuma, Sizakele Khumalo, la moglie del premier indiano Singh, Gursharan Kaur, e quella del primo ministro svedese Reinfeldt, Filippa Holmberg. Del gruppo hanno fatto parte anche la moglie del presidente della Commissione europea José Manuel Durao Barroso, Margarida Sousa Uva, e la presidente dell'Ifad (International Fund for Agricultural Development), Josette Sheeran. Non erano presenti né Michelle Obama, che incontrerà Benedetto XVI con il marito venerdì pomeriggio, né Carla Bruni Sarkozy, che non farà tappa a Roma, ma andrà direttamente a L’Aquila. Ieri il Papa ha ricevuto la first lady giapponese Chikako in compagnia del marito Taro Aso. Prima di questo incontro, ai fedeli presenti in aula, Il Papa illustrando l’enciclica ha sottolineato come “volendo uno sviluppo che non abbia distorsioni e disfunzioni serve una seria riflessione sul senso stesso dell’economia e le sue finalità. Lo domanda lo stato del pianeta e la crisi culturale dell’uomo”. “L’economia deve recuperare l’importante contributo del principio di gratuità e della logica del dono”, anche “nell’economia di mercato, il principio non puo essere il solo profitto”. La Caritas in Veritate, ha detto ancora, “si ispira per la sua visione ad un passo della Lettera di san Paolo agli efesini”, nella quale si parla “dell’agire secondo verità nella carità”. “La carita nella verità è la principale forza propulsiva per ogni persona e per l’umanità intera” ed è il fondamento intorno al quale “ruota l’intera dottrina sociale della Chiesa”, in quanto è il solo modo col quale “è possibile realizzare obiettivi di sviluppo umanizzante”. L’enciclica, ha poi sottolineato, “richiama subito due criteri fondamentali: la giustizia e il bene comune. La giustizia è parte integrante di quell’amore nei fatti e nella verita cui esorta l’apostolo Giovanni”, “amare qualcuno è dedicarsi al suo essere”. “Si ama tanto piu efficacemente il prossimo quanto piu si opera per il bene comune”, che è “la carità estesa al prossimo”, alla quale è chiamato ogni cristiano. L’Enciclica “riprende e continua” l’analisi della Chiesa sulla società e “in modo speciale quanto scrisse Paolo VI nella Populorum Progressio, pietra miliare nel’insegnamento sociale della Chiesa, nella quale ci sono linee decisive e sempre attuai per lo svluppo dell’uomo e del mondo moderno”. Nella situazione attuale, “come ci mostra la cronaca” ci sono non pochi problemi, “da una parte ci sono segni di gravi squilibri, dall’altra si invocano riforme non più procrastinabili per colmare il divario tra i popoli”. La globalizzazione puo costituire un’occasione, ma “si ponga mano a un profondo rinnovamento sociale e culturale”: “un futuro migliore è possibile se lo si fonderà sulla riscoperta dei fondamentali valori etici”, tra i quali “l’attenzione alla vita dell’uomo” e “il rispetto alla libertà religiosa”. “Occorrono soprattutto uomini retti in campo economico e politico, che siano attenti al bene comune”. Benedetto XVI ha poi definito “urgente richiamare la pubblica opinione sul dramma della fame e della sicurezza alimentare, un dramma che interpella la nostre coscienze” e che va “affrontato con decisione, eliminando le cause che lo provocano”, alla ricerca di una “via soldaristica allo sviluppo dei Paesi piu poveri”. Sul piano politico, “indubbiamente va rivalutato il ruolo del potere politico degli Stati, in cui esistono limitazioni alla sovranità a causa delle nuove dimensioni dell’economia” e va promossa la partecipazione “grazie a un nuovo impegno delle associazioni dei lavoratori, chiamate a istaurare nuove sinergie a livello nazionale e internazionale”. Serve infine “una autorita politica mondiale, regolata dal diritto, che si attenga ai principi di soldarietà e sussidiarietà e orientata alla realizzazione del bene comune, nel rispetto delle grandi tradizioni morali e religiose dell’umanità”. L’enciclica sottolinea poi che “i diritti presuppongono i corrispondenti doveri, senza i quali essi divengono arbitrio”. “Occorre un diverso stile di vita da parte dell’umanità intera, in cui i doveri verso l’ambiente si colleghino a quelli della persona”, nella convinzione che “l’umanità è una sola famiglia”. E ricordando la frase di Gesù che “non di solo pane vive l’uomo”, il Papa ha detto che “l’orizzonte dell’uomo è più alto e più vasto”, per questo esso riguarda anche la crescita spirituale della persona. “E’ questo lo svluppo integrale che ha il suo criterio orientatore nella forza propulsiva della carità nella verità”. E c’è da “incentivare la collaborazione tra credenti e non credenti, nella condivisa prospettiva di collaborare per la pace e la giustizia”. “Preghiamo - ha concluso - perché l'enciclica possa aiutare l'umanità a sentirsi un'unica famiglia” e, “preghiamo perché i credenti che operano in economia e in politica avvertano quanto impegnativa è la loro testimonianza evangelica”. - asianews - |
INFO
LE LACRIME DI MARIA
MESSAGGIO PER L’ITALIA
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi
SAN GIUSEPPE PROTETTORE
A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione
ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua
santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre
di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne
preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo
sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù
Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che
ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere
delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla
morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa
di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di
noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso,
possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna
beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.
Inviato da: diglilaverita
il 30/12/2016 alle 23:44
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