ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 22/07/2009

CHE FARE DI FRONTE A CHI CADE NELLA TRAPPOLA DELLE SETTE?

Post n°2099 pubblicato il 22 Luglio 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il fenomeno delle sette, considerato dai documenti della Chiesa come una sfida, richiede una risposta pastorale. Quale deve essere? Per approfondire il tema dell’azione pastorale e pedagogica cui dare vita alla luce della fede cattolica, ZENIT ha intervistato il professor José Luis Sánchez Nogales.
Sacerdote diocesano di Almería, è docente di filosofia della religione e di storia delle religioni, presso la Facoltà di teologia di Granada, dove ricopre anche la carica di vice rettore. In qualità di eminente conoscitore dell'Islam, è consultore del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso.
Autore di un buon numero di libri e articoli sui temi di sua competenza, è anche membro della Red Iberoamericana de Estudio de las Sectas (RIES, http://info-ries.blogspot.com).

Qual è il primo atteggiamento che gli educatori nella fede dovrebbero assumere di fronte a persone che stanno per finire nell'orbita di movimenti di religiosità alternative come le sette?

José Luis Sánchez Nogales: La prima cosa è quella di non perdere la vicinanza con la persona e di mantenere aperte le sue vie di comunicazione con l’ambiente e soprattutto con la famiglia, gli educatori e gli amici. Nonostante le ristrettezze di personale delle istituzioni religiose, il percorso da seguire è quello di un’azione pedagogica e pastorale diretta, da persona a persona. Una delle cause che provocano lo scivolamento verso le zone d’ombra della religiosità è il deficit di calore umano nell’attività pastorale ed educativa nei momenti di crisi, soprattutto quando si tratta di persone che si sentono trascurate o persino ferite. Tendono ad incolpare la grande istituzione religiosa. Se in quel momento ricevono invece un’accoglienza adeguata, allora è possibile la riconciliazione e il riorientamento della vita religiosa.

Come intavolare un dialogo pastorale ed educativo con le persone che si trovano in situazioni di ricerca e sono magari tentate di scivolare verso qualche movimento od organizzazione ambigua?

José Luis Sánchez Nogales: Il contatto che è necessario stabilire in questi casi è ciò che definiamo dialogo terapeutico, risanante, nel senso spirituale del termine. E il linguaggio proprio di questo tipo di dialogo è quello della testimonianza. L’inizio di questo dialogo non è quello di offrire un “prodotto”, ma quello di domandare con umiltà, interrogare, preoccuparsi per ciò che l’altro che si trova in necessità può offrire. È il “dammi da bere” di Gesù, all’inizio dell’incontro, che pone le basi perché possano affiorare le autentiche carenze e necessità della persona. D’altra parte, la natura testimoniale dell’approccio conferisce alla parola dell’educatore una serietà rafforzata dal fermo convincimento di ciò che esprime e che prende sul serio la comunicazione con l’altro. La parola arriva ad essere qualcosa di più di una mera comunicazione, in quanto diventa donazione che vuole influenzare l’interlocutore. Si tratta di una parola sincera che procede dal profondo di chi la pronuncia e che si rende efficace quanto tocca il profondo di chi la ascolta. Non è espressione di chi meramente recita un dettato o un discorso appreso senza che la parola attraversi il suo cuore e lo “tocchi”. Non può influenzare l’altro che, nel suo profondo non si sente toccato dal messaggio che esprime. Questo credo che sia molto importante nel dialogo con queste persone.

Cosa manca nelle grandi istituzioni religiose, nel nostro caso nella Chiesa, che giustifichi la diffusione di movimenti di dubbio profilo religioso all'interno di una popolazione in buona misura plasmata dalle grandi religioni?

José Luis Sánchez Nogales: Certamente è più facile a dirsi che a farsi. Ma sicuramente si nota un deficit di esperienza religiosa nei nostri giovani e anche negli adulti. Occorre potenziare la capacità di evocare un’autentica esperienza religiosa nelle celebrazioni, nell’insegnamento, negli incontri, ecc. L’anima dei bambini e dei giovani resta molte volte insoddisfatta da un’attenzione pastorale e pedagogica che potremmo chiamare “di mantenimento”. Credo che si sia prodotto un deficit nella promozione di attività in grado di colmare gli spazi vuoti dei bambini e dei giovani. Abbiamo assistito, negli ultimi venticinque anni, ad un progressivo invecchiamento della “popolazione cultuale”, il settore dei credenti e praticanti su cui finisce per ricadere quasi tutta l’attenzione pastorale più direttamente spirituale e religiosa delle istituzioni ecclesiali. Assorbe un’alta percentuale delle energie pastorali di un clero anch’esso invecchiato, il cui lavoro meritorio non sarà mai abbastanza riconosciuto. Ma il settore più giovane della nostra società ha tradotto l’esperienza in norma, su ciò che ha valore e vale la pena. Per questo motivo è necessario dare spazio all’esperienza viva, poiché i recettori cognitivi razionali hanno smesso di avere il primato in questa cultura. Una comunicazione teologicamente coerente e razionalmente valida non sarà accolta se non è percepita come esperienza vivificante, che aiuta a vivere, che sprona a vivere. È una sfida per tutti noi.

Infine, come concretizzare, almento in alcuni elementi, l’azione pastorale e pedagogica nella direzione della creazione di un ambiente di esperienza religiosa e di dialogo spirituale, di fronte a questi fenomeni dei movimenti di profilo ambiguo o persino settario?

José Luis Sánchez Nogales: Mi sembra importante continuare l’esperienza che si sta vivendo già oggi in diverse istituzioni e parrocchie. Avviarsi alla pratica della meditazione cristiana, delle diverse forme di preghiera, alla lettura delle Sacre Scritture, ecc. Offrire un clima religioso attraente e conciliante nelle celebrazioni, dove le persone possano scoprire in Dio la risposta salvifica ai loro diversi problemi e dove vi sia un atteggiamento veramente partecipativo. Lottare contro la “mancanza di anima” che può verificarsi talvolta nei riti religiosi cristiani e che provoca i vuoti spirituali che poi si cerca di colmare in quelle ombre religiose a cui facevamo riferimento. Questo aiuta le persone a conoscere se stesse come esseri unici, amati da Dio nella propria storia personale umana. È molto importante. Si stanno compiendo degli sforzi per dare calore alle comunità cristiane e creare un ambiente di fraternità e di vicinanza pastorale. Una vera ecologia delle relazioni umane, contro l’isolamento e l’alienazione di cui sono vittime molte persone nelle nostre società. Per questo è molto importante il riconoscimento della maggiore età ai laici. Le sette, come reclamo, usano proprio questa offerta di protagonismo religioso che nelle grandi Chiese sembra meno possibile. Innumerevoli sono oggi le situazioni di sofferenza fisica, psichica, morale e spirituale che affliggono persone, famiglie, comunità e società intere. Le Chiese cristiane devono far risuonare in questo mondo attuale il messaggio gioioso, curativo e salvifico di Dio in Gesù Cristo; devono trovare il modo di avvicinarsi efficacemente a questo “eccesso di dolore” di cui soffre il mondo attuale: un uomo ha bisogno, oggi più che mai, della vicinanza curativa di Dio nella propria vita. - Zenit -

 
 
 

MARIA MADDALENA E I CAPELLI DI CRISTO

Post n°2098 pubblicato il 22 Luglio 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

- l'ultimo unguento amoroso prima di andare incontro alla morte -

La cena è stata preparata nella sala tutta bianca dove Gesù parlò alle discepole. Ed è tutto uno splendore di bianco e di argento, nel quale mettono una sfumatura meno nivea e fredda dei fasci di rami di melo o di pero, o altra pianta da frutto, candidi come la neve, ma con un così lieve ricordo di rosa che fa pensare a neve sfiorata da un bacio di lontana aurora. Si ergono, da vasi panciuti o da esili anfore d'argento, sulle mense e sugli scrigni e le credenze che sono lungo le pareti della sala. I fiori spargono per la sala il caratteristico odore dei fiori di pianta da frutto, di fresco, di amarognolo, di primavera pura.. (...)
Rientra Maria Maddalena. Ha nelle mani un'anfora dall'esile collo, terminante in un beccuccio, aggraziato come gola di uccello. L'alabastro è di un prezioso colore giallo rosato, come certe carni di bionde. Gli apostoli la guardano, forse credendo che porti qualche ghiottoneria rara. Ma Maria non va al centro, fra l'U della tavola, dove è la sorella. Passa dietro i sedili-lettucci, va a collocarsi fra quello di Gesù e Lazzaro e quello dove sono i due Giacomi.
Stura il vaso d'alabastro e pone la mano sotto il beccuccio, raccogliendo alcune gocce di un liquido filante che geme lentamente dall'anfora aperta. Un acuto odore di tuberose e altre essenze, un profumo intenso e buonissimo, si sparge per la sala. Ma Maria non è contenta di quel poco che viene. Si china e infrange con un colpo sicuro il collo dell'anfora contro lo spigolo del lettuccio di Gesù. Il collo esile cade a terra spargendo sui marmi del pavimento gocce profumate. Ora l'anfora ha un'ampia bocca e l'esuberanza dell'unguento ne trabocca in righe pesanti. Maria si pone alle spalle di Gesù e sparge l'olio spesso sul capo del suo Gesù, ne cosparge tutte le ciocche, le stende e poi le ravvia col pettine che si leva dai capelli, le ricompone in ordine sul capo adorato. La testa biondo-rossa di Gesù splende come un oro cupo, lucidissimo dopo quest'unzione. La luce del lampadario, che i servi hanno acceso, si riflette sul capo biondo di Cristo come su un casco di un bronzo ramato bellissimo. Il profumo è inebbriante. Penetra nelle nari, sale al capo, quasi è stuzzicante come una polvere starnutatoria tanto è acuto, sparso così senza misura. Lazzaro, col capo girato all'indietro, sorride vedendo con qual cura Maria unge e ravvia le ciocche di Gesù perché il suo capo appaia ordinato dopo l'odorosa frizione, mentre non si cura che le sue trecce, non più sorrette dal largo pettine che aiuta le forcine nel loro compito, stanno abbassandosi sempre più sul collo, prossime ad allentarsi del tutto giù per le spalle. Anche Marta guarda e sorride.
Gli altri parlano fra loro a bassa voce e con diverse espressioni sul viso. Ma Maria non è sazia ancora. Vi è ancora molto unguento nel vaso spezzato, e i capelli di Gesù, per quanto siano folti, ne sono già saturi. Allora Maria ripete il gesto d'amore di una sera lontana. Si inginocchia ai piedi del lettuccio, scioglie le fibbie dei sandali di Gesù e scalza i piedi di Lui e, tuffando le lunghe dita della bellissima mano nel vaso, ne trae quanto più unguento può, e lo stende, lo sparge sui piedi nudi, dito per dito, poi la pianta e il calcagno e su, al malleolo, che scopre gettando indietro la veste di lino, per ultimo sul dorso dei piedi, indugia là sui metatarsi dove entreranno i chiodi tremendi, insiste sinché non trova più balsamo nel cavo del vasello, e allora lo infrange al suolo e, libere le mani, si spunta le grosse forcine, si scioglie svelta le trecce pesanti e asporta, con quella matassa d'oro, viva, morbida, fluente, quanto supera dell'unzione dai piedi, stillanti balsamo, di Gesù. Giuda - fin qui aveva taciuto, osservando con sguardo impuro di lussuria e di invidia la bellissima donna e il Maestro che ella ungeva sul capo e sui piedi - alza la voce, unica voce di aperto rimprovero; gli altri, non tutti ma alcuni, avevano avuto qualche mormorio o gesto di disapprovazione stupita ma anche pacata. Ma Giuda, che si è alzato anche in piedi per vedere meglio l'unzione sparsa sui piedi di Cristo, dice con mal garbo: «Quale inutile e pagano sciupio! Perché farlo? E poi non si vuole che i Capi del Sinedrio mormorino di peccato! Codesti sono atti di cortigiana lasciva e non si addicono alla nuova vita che tu conduci, o donna. Troppo ricordano il tuo passato!». L'insulto è tale che tutti restano sbalorditi. É tale che tutti si agitano, chi sedendosi sui lettucci, chi balzando in piedi, tutti guardando Giuda come fosse uno impazzito d'improvviso. Marta avvampa. Lazzaro si alza di scatto picchiando un pugno sul tavolo e dice: «In casa mia...», ma poi guarda Gesù e si frena. «Sì. Mi guardate? Tutti avete mormorato in cuor vostro. Ma ora, perché io mi sono fatto vostra eco e ho detto apertamente ciò che pensavate, ecco che siete pronti a darmi torto. Ripeto ciò che ho detto. Non voglio già dire che Maria sia l'amante del Maestro. Ma dico che certi atti non si convengono né a Lui né a lei. É un'azione imprudente. E ingiusta, anche. Si. Perché questo spreco? Se ella voleva distruggere i ricordi del suo passato, poteva dare a me quel vaso e quell'unguento. Almeno una libbra di nardo puro era! E di gran pregio. Lo avrei venduto per trecento denari al minimo, ché un nardo di tal pregio va su quel prezzo. E potevo vendere il vaso che era bello e prezioso. Avrei dato ai poveri, che ci assediano, questi denari. Non bastano mai. E domani, a Gerusalemme, senza numero saranno quelli che chiedono un obolo». «Questo è vero!», assentono gli altri. «Potevi usarne un poco per il Maestro e l'altro...». Maria di Magdala è come fosse sorda. Continua a detergere i piedi di Cristo con i suoi capelli sciolti, che ora, giù nel basso, sono pesanti di unguento essi pure e più scuri che sull'alto del capo. I piedi di Gesù sono lisci e morbidi nel loro color di avorio vecchio, come fossero coperti di un'epidermide novella. E Maria calza di nuovo i sandali al Cristo e bacia ogni piede prima e dopo di averlo calzato, sorda ad ogni cosa che non sia il suo amore per Gesù. Il quale la difende posandole una mano sulla testa, curva nell'ultimo bacio, e dicendo:
«Lasciatela fare. Perché le date pena e molestia? Voi non sapete ciò che ella ha fatto. Maria ha compiuto un'azione doverosa e buona verso di Me. I poveri saranno sempre fra voi. Io sto per andarmene. Essi li avrete sempre, ma Me presto non mi avrete più. Ai poveri potrete dare sempre un obolo. A Me fra poco, al Figlio dell'uomo fra gli uomini, non sarà più possibile dare onore alcuno, per volere di uomini e perché l'ora è venuta. L'amore le è luce. Ella sente che Io sto per morire e ha voluto anticipare al mio corpo le unzioni per la sepoltura. In verità vi dico che là dove sarà predicata la Buona Novella sarà fatta ricordanza di questo suo atto d'amore profetico. In tutto il mondo. In tutti i secoli.
Volesse Iddio far di ogni creatura un'altra Maria, che non calcola valore, che non nutre attaccamento, che non serba un ricordo anche minimo del passato, ma distrugge e calpesta ogni cosa della carne e del mondo, e si infrange e si sparge, come fece del nardo e dell'alabastro, sul suo Signore, e per amore di Lui.
Non piangere, Maria. Io te le ripeto in quest'ora le parole dette a Simone fariseo e a Marta tua sorella: "Tutto ti è perdonato perché tu hai saputo amare totalmente". "Tu hai scelto la parte migliore. E non ti verrà tolta". Va' in pace, mia dolce pecorella ritrovata. Va' in pace. I pascoli dell'amore saranno il tuo cibo in eterno. Alzati. Bacia anche le mie mani che ti hanno assolta e benedetta... Quanti hanno assolto, benedetto, guarito, beneficato, queste mie mani! Eppure Io vi dico che il popolo che Io ho beneficato sta apprestando a queste mani la tortura...».
Si fa un silenzio pesante, nell'aria pesante dell'acuto profumo. Maria, i capelli sciolti sulle spalle a farle manto e sul volto a farle velo, bacia la destra che Gesù le porge e non sa staccare da essa le labbra... Marta, commossa, le viene vicino e le raccoglie i capelli disciolti, li intreccia carezzandola poi e stendendole il pianto sulle gote nel tentativo di asciugarlo... Nessuno ha più voglia di mangiare... Le parole di Cristo fanno pensosi. - "L' Evangelo come mi è stato rivelato"- * Dettati e visioni di Gesù e Maria Santissimi a

Maria Valtorta * -*Io sono Amore*
 

 
 
 

MARIA MADDALENA: OVVERO L'AMORE DI MISERICORDIOSO DI GESU'

Post n°2097 pubblicato il 22 Luglio 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Maria Maddalena rimarrà fino alla fine dei tempi un personaggio di primo piano del Vangelo. È questo a causa dei suoi peccati, per il perdono ottenuto, per la sincerità della sua conversione e per la spontaneità del suo amore per Cristo così come l’amore misericordioso di Gesù per lei che le valgono questo posto privilegiato nella devozione dei cristiani. Se gli aspetti delle meditazioni sono molteplici e ricchi, attraverso episodi evangelici relativi a Maria Maddalena, noi ci limiteremo a focalizzare la loro conversazione nel pranzo preso da Nostro Signore Gesù a casa di Simone il Fariseo. È Gesù che la provoca di fronte allo scandalo provato dal padrone di casa, alla vista di una donna peccatrice autorizzata da Cristo ad avvicinarsi ed a lavargli i piedi. Nostro Signore pone una questione. Simone risponde con giustezza che il Maestro ha dato dei segni d’amore tanto più grandi ai suoi debitori del debito rimesso più importante. Nel linguaggio cristiano, questa carità che perdona, che rimette un debito, si chiama la misericordia : è uno dei belli e salutari aspetti dell’amore divino, dell’amore cristiano ! Amare ciò che è amabile, fare del bene a quelli che provocano una simpatia naturale, o che per primi ci hanno fatto del bene, è un sentimento abituale anche ai pagani e agli atei. Ma dimenticare l’offesa ricevuta, il torto sopportato, le ingiustizie e le cattiverie per perdonare, per amare "comunque" e per fare del bene in risposta al male ricevuto, subìto, ecco la storia della misericordia di Dio verso il peccato, l’attitudine di Gesù, il Dio con noi, di fronte a tanti uomini o donne, inquieti a giusto titolo dei loro errori, e ben perplessi sulla possibilità per essi di ottenere il perdono. Lo spirito del Vangelo è quello della misericordia. È questo il vero senso della Redenzione, questa è la condotta mai smentita di Nostro Signore davanti ad un peccatore penitente, contrito ed umiliato. Non vi è che l’orgoglio non sottomesso o l’ipocrisia senza pentimento che non beneficiano del perdono divino. Ben di più, questo perdono è talmente nella volontà di Dio e nel prezzo della Redenzione, ch’esso arriva ad essere elevato dallo stato d’una istituzione permanente nella Chiesa di Cristo : è questo tutto il sacramento della Penitenza. "Voi perdonerete settanta volte sette", locuzione aramaica che esclude ogni limite nel perdono. Questa misericordia che è "il dono di Dio" deve diventare la nostra costante pratica. Dal momento che il cristiano la rifiuta agli altri, non la riceve più nemmeno lui. "Perdona le nostre offese come noi perdoniamo a quelli che ci hanno offesi". Ecco la condizione col pentimento sincero della colpa, del perdono di Dio.
Maria Maddalena ai piedi di Gesù, sul Calvario, nel Giardino della Risurrezione, non è l’esaltante immagine della divina misericordia? - don Marcello Stanzione - Pontifex -

 
 
 

UNA SUORA SU UNA FIESTA A 180 CHILOMETRI ALL'ORA? LA POLIZIA SMENTISCE..SARA' STATO BATMAN

Post n°2096 pubblicato il 22 Luglio 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Quello strano caso delle suore da F1: la polizia smentisce
Dal sacerdote alla guida ubriaco perché avrebbe detto 4 messe alla novizia con foto in topless su Facebook una coppia di legali parla di casi che restano senza prove

Un minuto e mezzo. Tanto è bastato a verificare, sabato pomeriggio scorso, che la notizia delle suore fermate e multate in autostrada mentre si precipitavano a 180 chilometri all’ora ad Aosta per sincerarsi dello stato di salute del Papa era una notizia ancora senza riscontro. Perciò, dopo le telefonate ai comandi di Polizia stradale competenti, che smentivano, 'Avvenire' non l’ha pubblicata. Puntualmente, ieri, dopo che la storia ha fatto il giro di quotidiani, tv e siti internet, è arrivata la smentita ufficiale della Polizia. E la protesta delle suore salesiane, dall’Ispettoria di Torino: «Abbiamo pensato a uno scherzo». Anche quella di M.C., sacerdote 41enne di Milano, originario di Bologna, fermato sull’autostrada Milano- Torino e risultato positivo all’alcol- test, è una notizia che il mese scorso ha avuto rilievo (il prete si sarebbe giustificato dicendo «Ho celebrato quattro messe in un giorno»). Ma pure questa è risultata in seguito di difficile verifica, sia attraverso il controllo presso le forze dell’ordine, sia per voce della diocesi di Milano, che tramite l’Ufficio comunicazioni sociali fa sapere che «non esiste alcun prete con quelle iniziali, nato a Bologna in quegli anni». Comun denominatore delle due vicende, battute da autorevoli agenzie di stampa e riprese dagli altri media, è la coppia di avvocati che si sarebbe occupata di entrambe, i legali Anna Orecchioni e Giacinto Canzona. Sentita da Avvenire in merito all’ultima vicenda l’avvocato Orecchioni asserisce di «non avere in mano documenti o il verbale di accertamento della Polizia» e che il suo interessamento al caso, insieme al collega, sarebbe scaturito da una telefonata della suora. Non è la prima volta che i due legali romani comunicano agli organi di stampa notizie su religiosi, che dicono di difendere. Il 15 luglio, sempre in agenzia di stampa, è balzata la vicenda di una novizia "punita" per la scelta di prendere i voti dall’ex fidanzato, che ne avrebbe pubblicato su Facebook le foto in topless scattate prima della vocazione. A tutela della suora sarebbe interventuta l’avvocato Orecchioni. Le foto però «sono già scomparse dalla rete, il fidanzato è stato ragionevole», come ha precisato ieri Orecchioni. Insomma, la curiosa vicenda si sarebbe esaurita qui. Non prima di aver guadagnato spazio sulle testate nazionali. Come altri fatti che hanno occupato prime pagine, e che hanno sempre come fonte gli stessi legali. Oltre alla vicenda della suora piemontese che va "a tavoletta" (18 luglio), e del prete milanese positivo al test alcolemico (27 giugno), c’è l’autista di autobus di Ravenna che si sarebbe visto ritirare la patente e di conseguenza avrebbe perso il lavoro per essere risultato positivo all’alcoltest dopo aver assunto farmaci antiasma (30 giugno). O la sposa novella in luna di miele alle Mauritius che rientrando anzitempo in albergo avrebbe scoperto il marito tradirla con un’altra donna, anche lei in viaggio di nozze (9 luglio). Spulciando un po’ a ritroso nell’archivio delle agenzie di stampa, si reperiscono negli ultimi anni altri fatti curiosi (se non eclatanti) "resi noti" secondo la formula verbale usata dalle testate, dall’avvocato Giacinto Canzona. Peraltro protagonista lui stesso di un fatto di cronaca che ebbe ribalta nazionale: l’annullamento della sua laurea in giurisprudenza conseguita nel ’96, da parte del Senato accademico della Sapienza di Roma, con la motivazione dei tempi brevi (tre anni) per ottenere il titolo. In seguito Canzona conseguì una nuova laurea, ma il paradosso fu che nel periodo intercorso fra il primo titolo di studio e l’annullamento dello stesso, lo studente aveva intrapreso la professione legale. Come nel caso della suora a 180 all’ora, molte notizie hanno come fonte il comunicato scritto dal legale. E sono riportate senza altri controlli, come purtoppo spesso accade nel sistema dell’informazione. Forse che, almeno nell’ultimo caso, sia stata più lungimirante la reazione del lettore che commenta sul sito di un quotidiano nazionale: «Una suora su una Fiesta a 180 all’ora? il poliziotto dev’essersi sbagliato. Era Batman». - Guglielmino e Scavo - atempodiblog -

 
 
 
 
 

INFO


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Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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