ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 29/07/2009

ANNO 2009: VIETATO ALLATTARE UN BAMBINO

Post n°2132 pubblicato il 29 Luglio 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Che strano mondo, quello in cui viviamo. Pride ed esibizionismi vari sono bene accetti e guai a chi ne parla male, una donna che allatta un bambino in sala no. Perché darebbe fastidio agli altri clienti. La dottoressa Roberta Rossini ha scritto una lettera al Corriere della Sera per segnalare come a Madonna di Campuglio, in un bel family hotel, le sia stato impedito di allattare la bambina, Bianca, di appena due anni, mentre si trovava al ristorante dell’albergo. Alè: quel seno esibito in sala durante la cena per pochi secondi, per dare del latte ad un’innocente creatura, è diventato la pietra dello scandalo: il maitre di sala, racconta la Rossini, le si sarebbe avvicinato e avrebbe chiesto alla malcapitata mamma di andare ad allattare altrove: “Con la piccola al seno, davo fastidio a qualcuno”, dice al Corriere. Il marito chiede spiegazioni al direttore, che risponde di aver ricevuto alcune lamentele. Dunque, cari lettori: i cani possono ora entrare in tanti locali e così i gatti. Nessuno protesta. Siamo circondati di nudità e sesso esibito giusto per fare ascolto. Nessuno protesta. Qualsiasi sito internet vi propina una signorina ammiccante per vendere le forbicine da unghie incarnite. Nessuno protesta. Qualcuno protesta quando una madre compie il gesto più sereno e pudico di questo mondo, allattare un bambino. Un gesto di tenerezza e dolcezza chiaramente bandito perché dà fastidio. Non sappiamo a chi. Non sappiamo perché. Mi è capitato, quasi vent’anni fa, di vedere in un negozio di scarpe in Calabria un’immagine nientemeno della Madonna che allatta Gesù Bambino. Non ci trovai niente di scandaloso né di sessuale in quell’immagine, né ce lo trovo ora. È un gesto di amore e tenerezza che compie una madre, LA Madre, nei confronti del Figlio. Punto e basta. Del resto, di Dio inteso come madre ebbe a parlarne – citando Isaia – nientemeno che Giovanni Paolo I, suscitando non pochi grattacapi. Eppure aveva ragione. Forse il rifiuto di vedere una donna che allatta è figlio della mentalità contraccettiva di oggi. O, più che altro, dell’immondizia porno erotica di cui ci hanno inconsciamente sommerso. I sentimenti non possono accedere al ristorante, né tantomeno fuori da casa, evidentemente. - Antonino D’Anna - Pontifex -

 
 
 

PARLAMENTO ITALIANO ANTIABORTISTA? LA CLASSICA BUFALA ESTIVA

Post n°2131 pubblicato il 29 Luglio 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Vogliamo dunque dire che il voto sulla Mozione Buttiglione è un fatto politico importante? E diciamolo pure. Ma non trasformiamo l’acqua gasata in champagne. C’è altrimenti il rischio di perdere la bussola, di smarrire il senso del proprio impegno civile, e di fare così il gioco di quella cultura di morte che si vuole sinceramente combattere. Il senso di questo voto può trasformarsi addirittura in un colossale autogol...L'aborto non è un dovere. Ma nemmeno un diritto: semplicemente, uccide.

Il Parlamento italiano è diventato “antiabortista”? A leggere i giornali in questi giorni ci sarebbe quasi da crederlo: dopo il voto sulla Mozione Buttiglione, non pochi ambienti “pro life” cantano vittoria, parlano di “inversione di tendenza” e, soprattutto, di “scelta per la vita”. Ma quando si parla di “scelta” si è già traslocato armi e bagagli nel campo dell’abortismo. Che ritiene l’aborto una questione di scelta, una faccenda della donna (che non può essere obbligata a partorire), un diritto dell’adulto a disporre liberamente della vita dei non nati. Questo è il nocciolo duro dell’abortismo, e contro questo nocciolo duro un’autentica cultura per la vita deve battersi. Sempre. Il voto del Parlamento italiano non scalfisce nemmeno con un graffio questo bunker di idee sbagliate intorno all’aborto. Anzi: implicitamente le accetta e le assume come piattaforma comune di dialogo e di confronto. E’ come se dicesse: premesso che l’aborto è un diritto della donna, vediamo di non farlo diventare un dovere per nessuno. Il Parlamento italiano ha votato a maggioranza una mozione che dice una cosa semplice: nessuno Stato, nessun governo, deve obbligare per decreto le donne ad abortire. Tutto qui. E’ ovviamente una decisione importante con riferimento a quei Paesi nei quali da tempo si attuano politiche antinataliste e antidemografiche, anche usando l’aborto come strumento per impedire alla popolazione di aumentare. In questo senso, il voto dell’altro giorno è un punto messo a segno contro la cultura della morte.
E’ altrettanto evidente che la mozione uscita vincente era “migliore” della proposta proveniente dal centro sinistra, che faceva leva come al solito sul mito della contraccezione (spesso abortiva) come panacea di tutti i mali del mondo. Vogliamo dunque dire che il voto sulla Mozione Buttiglione è un fatto politico importante? E diciamolo pure. Ma non trasformiamo l’acqua gasata in champagne. C’è altrimenti il rischio di perdere la bussola, di smarrire il senso del proprio impegno civile, e di fare così il gioco di quella cultura di morte che si vuole sinceramente combattere.
Il senso di questo voto può trasformarsi addirittura in un colossale autogol, se l’orizzonte del dibattito e dei commenti conferma una inesorabile deriva che Verità e Vita ha segnalato da tempo, e che – purtroppo – si va aggravando di giorno in giorno: e cioè l’idea che il diritto di aborto sia indiscutibile, e che si possa soltanto garantire la “libertà della donna di non abortire”. Magari con adeguati aiuti economici. La natura paradossale di questa posizione si comprende meglio se la si applica, poniamo, al tema dell’eutanasia: se il Parlamento italiano avesse votato una mozione “contro l’eutanasia obbligatoria, fermo restando il diritto del malato a ottenerla liberamente”, questa sarebbe giudicata una decisione “contro l’eutanasia e per la vita”? Se il Congresso degli Stati Uniti votasse una legge che impone l’uso della “dolce morte” in luogo della sedia elettrica per i colpevoli di efferati delitti, qui in Italia parleremmo di “superamento della pena capitale”? Anche il Magistero della Chiesa è, su questo punto, chiarissimo. E lo vogliamo ribadire, perché non vorremmo che qualcuno, fra qualche tempo, anche in casa cattolica, ci venisse a dire che “l’importante è che la donna possa scegliere se abortire in piena libertà e disponendo di adeguati aiuti economici.” Nella Evangelium Vitae Giovanni Paolo II denuncia i “potenti della terra” che impongono “con qualsiasi mezzo una massiccia pianificazione delle nascite” (EV, n. 16). Ma subito dopo, chiarisce che il male dell’aborto non sta tanto nell’essere imposto dalle autorità, quanto nel fatto che le democrazie liberali ne hanno fatto un diritto garantito dalle leggi (EV. n. 20, n. 68, 69, 70, 71, 72, 73), avviandosi così sulla strada di un totalitarismo di nuovo tipo. E sempre Giovanni Paolo II ribadisce che “la gravità morale dell'aborto procurato appare in tutta la sua verità se si riconosce che si tratta di un omicidio» (EV, n. 58).
Il livello di libertà di decisione della donna incide sulla sua responsabilità, ma non muta un delitto in diritto. Rivendicare il diritto all'aborto, all'infanticidio, all'eutanasia e riconoscerlo legalmente, equivale ad attribuire alla libertà umana un significato perverso e iniquo: quello di un potere assoluto sugli altri e contro gli altri. Ma questa è la morte della vera libertà” (EV 20).
Come hanno ricordato in un loro coraggioso comunicato gli amici di “Due minuti per la vita”, “la realtà dell'aborto non muta laddove sia la madre a sceglierlo liberamente e ne deriva che anche in questo caso dovrà essere condannato. La moralità di un atto umano si valuta, infatti, in primo luogo con riferimento all'oggetto di tale atto e nel caso dell'aborto volontario non si può omettere di ricordare che esso consiste sempre nell'omicidio di una persona innocente ed indifesa, pratica disumana che mai dovrebbe essere lecita in un paese civile. Questa la realtà da cui partire, questa la verità da riaffermare. “ L’abortismo è capovolgimento della realtà: se si sposano le sue promesse, si cammina a testa in giù. C’è un fatto fisiologico: il concepimento di un nuovo essere umano, la gravidanza, e la nascita di un figlio. E c’è un atto – non un fatto fisiologico - che l’uomo può compiere: sopprimere quel figlio prima che nasca. Compito del diritto è difendere quell’indifeso, dicendo proprio che partorire è doveroso, in quanto l’alternativa (abortire) è un delitto contro la vita.
 http://www.comitatoveritaevita.it/pub/comunicati_read.php?read=199
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RICORDA:
La legge 194:
-ha reso l’aborto obbligatorio perché essendo legale, libero e gratuito si pone come irrinunciabile “scelta di libertà”;
-ha reso l’aborto uno strumento di ricatto, perché ha frapposto il vuoto tra la donna ed il suo nucleo familiare, tra la donna e la società;
-ha reso l’aborto selettivo perché implica per la donna la possibilità di decidere la vita o la morte del proprio bambino sulla base di insindacabili motivazioni soggettive;
-ha reso l’aborto eugenetico perché discrimina tra individui malati (o presunti tali) e individui sani, tra figli “voluti” e figli “non voluti”, tra vite “utili” e vite “inutili”;
-ha reso l’aborto uno strumento per il controllo delle nascite perché la vita non è più un dono, un bene da custodire e conservare ma una possibilità da cogliere o da scartare secondo le contingenze del momento. - COMITATO VERITÀ E VITA - 

 
 
 

LA PERDITA DELLO STATO CLERICALE DI PADRE VLASIC NON E' UN GIUDIZIO SU MEDJUGORJE

Post n°2130 pubblicato il 29 Luglio 2009 da diglilaverita
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L'accettazione da parte di Benedetto XVI della perdita dello stato clericale di padre Tomislav Vlasic non rappresenta un giudizio sulle testimonianze delle apparizioni della Madonna a Medjugorje, spiega il Procuratore Generale dell'Ordine dei Frati Minori (Francescani). Padre Francesco Bravi ha informato questo mercoledì ZENIT del fatto che la misura non è stata imposta dalla Santa Sede, ma ha avuto luogo in risposta alla richiesta presentata da colui che fino ad ora era un sacerdote francescano di essere dispensato non solo del celibato sacerdotale, ma anche dei voti religiosi. "È stato lui a chiederlo", ha spiegato padre Bravi, sottolineando che anche se è vero che Vlasic era viceparroco di Medjugorje quando ci sono state le prime testimonianze delle apparizioni, che sono all'analisi della Santa Sede, vive da più di vent'anni in Italia. Era religioso della provincia francescana di San Bernardino di Siena (L'Aquila) e ha fondato la comunità "Kraljice mira potsuno Tvoji - po Mariji k Isusu" (Regina della Pace, tutti tuoi - a Gesù attraverso Maria). Vlasic ha chiesto alla Santa Sede di essere dispensato dai doveri propri del ministero sacerdotale, spiega Bravi, perché non vuole accettare le sanzioni che gli ha imposto la Congregazione per la Dottrina della Fede con un decreto (prot. 144/1985) del 25 gennaio 2008, firmato dal Cardinale William Levada, Prefetto, e dall'Arcivescovo Angelo Amato, Segretario della Congregazione. Nel decreto, reso pubblico da monsignor Ratko Peric, Vescovo di Mostar-Duvno, la Diocesi in cui si trova Medjugorje, su incarico della stessa Congregazione vaticana, si osserva che le sanzioni si sono imposte di fronte alle accuse contro il sacerdote "per divulgazione di dubbie dottrine, manipolazione delle coscienze, sospetto misticismo, disobbedienza ad ordini legittimamente impartiti ed addebiti contra sextum" (cioè contro il sesto comandamento).
Il decreto ha stabilito cinque sanzioni, tra cui il dovere di rimanere in una casa dell'Ordine francescano della Lombardia determinata dal Ministro Generale dell'Ordine, padre José R. Carballo, e il divieto di mantenere ogni relazione con la comunità Regina della Pace e con i suoi membri. Il testo vieta inoltre di "effettuare negozi giuridici e agire negli organismi amministrativi" senza licenza scritta del Ministro Generale dell'Ordine e stabilisce l'obbligo "di seguire un iter formativo teologico-spirituale con valutazione finale e, previa recognitio di questo Dicastero, emissione della professio fidei". Proibisce infine "l'esercizio della ‘cura d'anime', la predicazione, i pubblici interventi ed è revocata la facoltà di confessare fino alla conclusione di quanto disposto".
Padre Bravi ha detto a ZENIT che il sacerdote non ha riconosciuto le accuse che gli sono state rivolte e che per questo motivo non ha nemmeno accettato le sanzioni. Ha quindi chiesto di essere dispensato dall'esercizio del suo ministero sacerdotale e dalla sua condizione di religioso. Allo stesso tempo, ha il divieto assoluto di esercitare qualsiasi forma di apostolato, così come di fare dichiarazioni, soprattutto su Medjugorje. Padre Vlasic ha avuto un ruolo importante all'inizio dei racconti sulle apparizioni di Maria riferite da sei giovani nel 1981, perché lavorava in quella parrocchia, pur non essendo parroco. Nel 1985 si è tuttavia trasferito in Italia. Anche se ha interpretato i racconti pubblicamente e per iscritto, a volte è stato contraddetto dai veggenti. Ad esempio, ha affermato che la comunità da lui fondata nasceva per espresso desiderio della Vergine, aspetto negato dalla veggente Marija Pavlovic in una lettera inviata alla Santa Sede. Il Vescovo di Mostar si è dichiarato pubblicamente contrario alle testimonianze relative alle apparizioni di Medjugorje, ma il dossier è ora allo studio della Congregazione per la Dottrina della Fede. Nel libro pubblicato dal Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato di Benedetto XVI ed ex Segretario di questa Congregazione vaticana, "L'ultima veggente di Fatima" (Ed. Rai-Rizzoli, 2007, pagg. 103-104), si legge che "le dichiarazioni del Vescovo di Mostar riflettono un'opinione personale, non sono un giudizio definitivo e ufficiale della Chiesa. Tutto è rinviato alla dichiarazione di Zara dei Vescovi della ex Jugoslavia del 10 aprile 1991, che lascia la porta aperta a future indagini. La verifica deve, perciò, andare avanti. Nel frattempo sono permessi i pellegrinaggi privati con un accompagnamento pastorale dei fedeli. Infine, tutti i pellegrini cattolici possono recarsi a Medjugorje, luogo di culto mariano dove è possibile esprimersi con tutte le forme devozionali". - Jesús Colina - Zenit -
Questa precisazione è molto importante per i solidi "denigratori" di Medjugorje che sostengono in modo falso e scorretto che il l'ex. Padre Tomislav Vlasic, sia stato per molti anni direttore spirituale dei sei 'veggenti' del santuario di Medjugorje. 

 
 
 

IL PROFESSORE MECINERNY SPIEGA LE RAGIONI DELLA CRISI POST-CONCILIARE

Post n°2129 pubblicato il 29 Luglio 2009 da diglilaverita
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Il Concilio Vaticano II ha segnato la storia della Chiesa moderna. Svoltosi tra il 1962 ed il 1965, avrebbe dovuto risolvere i problemi sollevati dalla modernità, come la secolarizzazione, il relativismo, il rapporto con la tradizione, la perdita di fede, l’autorità della legge morale, l’obbedienza ed il rispetto del Primato di Pietro.
La discussione tra i padri conciliari è stata intensa e articolata. Il dibattito è stato vivacissimo. I documenti Conciliari sono solidi contributi alla dottrina ed al Magistero.
Eppure, dopo il Concilio, una parte di teologi, dell’episcopato del clero e del laicato, ha scelto di battere strade diverse, mettendo in discussione i risultati del Concilio, e soprattutto contestando l’autorità del Papa e del Magistero.
Non è chiaro se la crescente secolarizzazione è un segno dei tempi o un effetto della crisi post Concilio, sta di fatto che tutti i parametri relativi alle vocazioni sacerdotali, alle persone che frequentano la messa ed i sacramenti, al numero di iscrizioni nelle scuole cattoliche, hanno segnato un crollo significativo nel periodo post conciliare, soprattutto negli anni 1970- 1990.
Per cercare di capire cosa è accaduto, il professor Ralph McInerny, insegnante di filosofia per cinquant’anni all’Università Notre Dame nell’Indiana, la più grande università cattolica del mondo, considerato da molti il più importante filosofo cattolico vivente, ha appena pubblicato il saggio "Vaticano II. Che cosa è andato storto?" . Il prof. McInerny, tra i più grandi studiosi di San Tommaso, autore anche di una cinquantina di romanzi gialli con il sacerdote detective padre Dowling, spiega come la crisi nasce nel 1968 con quel "Sessantotto nella Chiesa" che è il rifiuto organizzato dell’enciclica Humanae Vitae di Paolo VI da parte di centinaia di teologi. Un rifiuto che va molto al di là delle questioni di morale sessuale e si pone come contestazione globale dell’autorità del Papa e del Magistero.
I teologi del dissenso dicono di fare appello al Vaticano II. "Ma – secondo McInerny – nulla nei documenti del Concilio giustifica la loro posizione". Si tratta allora di distinguere fra i testi del Vaticano II e la loro interpretazione, fra insegnamenti del Concilio ed evento mediatico, fra lettera e presunto "spirito" dell’assise conciliare.
Per McInerny la confusione fra questi elementi ha determinato per la Chiesa una delle più gravi crisi della sua storia.
Il professore americano suggerisce di riprendersi il Concilio, in quella piena fedeltà al Papa e al Magistero che costituisce l’unica via per uscire dalla crisi. Per spiegare la crisi post-conciliare il noto docente di filosofia riporta i dati della Chiesa americana nel 1950.
C’erano 60.000 sacerdoti negli Stati Uniti e 25.000 seminaristi. 150.000 insegnanti religiosi nelle scuole. Cinque milioni di alunni nelle scuole cattoliche, dall’asilo all’università. E altri cinque milioni in scuole non cattoliche che comunque ricevevano un’istruzione religiosa cattolica. Inoltre il 75% dei cattolici coniugati, partecipava alla Messa ogni domenica. Il 50% riceveva la comunione almeno una volta al mese. L’ottantacinque per cento dei non coniugati partecipava alla messa domenicale i tra loro il 50% si comunicava mensilmente. I cattolici con istruzione superiore erano i più assidui. Innumerevoli i movimenti apostolici laici. Giovanni XXIII aprì il Concilio con grande ottimismo. Si discusse di un rinnovamento per diffondere la verità e della preparazione dei sacerdoti. Si auspicò la via della santità per tutti. La Gaudium et Spes indicò la via della Chiesa nel mondo moderno. Dopo il Concilio i cattolici si aspettavano un grande balzo in avanti, invece sono emersi i segni di una crisi di fede e divisioni tra i fedeli e nel clero.
McInerny riporta alcuni dati americani, ma è facile constatare che sono simili a quelli europei. Dopo il Concilio la partecipazione alla Messa è crollata. Negli Stati Uniti si stima che almeno dieci milioni di cattolici abbiano smesso di partecipare alla Messa domenicale. Si stima che nelle grandi città solo il trenta per cento dei cattolici partecipi alla Messa. La diminuzione è stata particolarmente severa tra i giovani, anche tra quelli educati nel sistema cattolico. C’è stata una diminuzione vertiginosa delle iscrizioni alle scuole cattoliche e sempre meno neonati vengono battezzati.
Sorge quindi la domanda: "Che cosa è che è andato storno nel dopo Concilio Vaticano II?".
Nel saggio il filosofo statunitense racconta precisamente il dibattito svoltosi nel Concilio e nel dopo Concilio. Precisa le posizioni di coloro che tentarono di indebolire l’autorità del Pontefice durante il Vaticano II e narra di come i dissidenti hanno organizzato una sorta di magistero parallelo nel dopo Concilio. Per McInerny, è questa confusione ed aperta ribellione culminata con l’opposizione alla Enciclica Humanae Vitae che ha indebolito la Chiesa e generato la crisi di vocazioni e di perdita di fede. Da allora il dissenso è diventata un abitudine e alcuni teologi hanno incitato alla disobbedienza generando una crisi di autorità. La Santa Sede ha cercato di risolvere il dissenso con un Sinodo straordinario nel 1985, con una professione di fede e il giuramento di fedeltà degli insegnanti cattolici nel 1989, con il Catechismo nel 1992, con la Veritatis Splendor del 1993 e con la lettera apostolica Tuendam Fidem del 1998. Quest’ultima lettera apostolica ha fatto del dissenso una violazione del diritto canonico e ha minacciato sanzioni ai dissidenti. Ma la vera soluzione alla crisi di autorità, secondo il saggio di McInerny si trova negli argomenti ed in particolare nel riconquistare gli insegnamenti magisteriali del Concilio.
Il filosofo statunitense conclude invocando una conversione di cuori, e cita il capitolo della costituzione dogmatica Lumen Gentium sulla Beata Vergine Maria quale Madre della Chiesa. Mc Inenrny conclude affermando che "Sarà seguendo i desideri di Maria come furono comunicati ai bambini di Fatima che la promessa del Vaticano II sarà mantenuta". - Antonio Gaspari -

 

 

 
 
 

I TITOLI TOSSICI E LE TOSSICODIPENDENZE DI USA E CINA

Post n°2128 pubblicato il 29 Luglio 2009 da diglilaverita
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La finanza americana è "drogata" per l’immissione di una valanga di dollari da parte della Federal Reserve. L’economia cinese è "drogata" dalla sottovalutazione dello yuan. Entrambe le scelte sono pagate dalla popolazione Usa e cinese e hanno provocato gli squilibri di oggi. La strada al cambiamento è una maggiore responsabilità, dando "valenza etica" alle soluzioni economiche e tecniche. Come chiede il papa ai grandi del G8. Da circa un anno e mezzo si parla della necessità di depurare i bilanci delle grandi banche commerciali e d’investimento dei cosiddetti titoli "tossici". Liberare la finanza e l’economia mondiale da ogni forma di "tossicodipendenza" potrebbe essere un modo di attuare quanto chiesto dal Papa in una lettera inviata al presidente del Consiglio Berlusconi in occasione del vertice economico del G8: dare "valenza etica" alle soluzioni tecniche.

Il "metadone" della Federal Reserve

Finanza e ed economia mondiale sono drogate in diverse forme. Secondo Mark Pittman e Bob Ivry dell’agenzia Bloomberg il totale dell’impegno (pluriennale) nei vari programmi di salvataggio del settore bancario e finanziario americano è stato, a livello federale Usa, di 12.800 miliardi di dollari

Lo statalismo confuciano

Se ci si limitasse ad evidenziare solo questa forma di "tossicodipendenza", avremmo sfornato unicamente una requisitoria di un genere anti-sistema abbastanza alla moda di questi tempi, per evidenti ragioni. Molti perciò potrebbero mettersi in cattedra e puntare l’indice contro i banchieri, contro l’America ed i paesi occidentali. Non mancano certo, infatti, anzi sono tanti, quelli che desiderano rispolverare lo statalismo in una delle sue tante forme, quello di matrice confuciano - scintoista, quello islamista, ma anche quello post-sovietico para-comunista, quello terzomondista dei caudillos - oggi di colore principalmente bolivarista tendente al rosso-, per finire con quello di certe dittature africane rimaste all’ideologia anticolonialista di 50 anni fa. Ogni caso è un po’ a sé stante perché se il capitalismo è cosmopolita – il denaro, come l’oro, tendenzialmente non ha Patria – lo statalismo, invece, di patrie, da sfruttare con formule specifiche, ne ha tante e diverse. Una delle caratteristiche, ad ogni modo abbastanza comune dello statalismo contemporaneo ed in particolare di quello di matrice confuciano - scintoista è il mercantilismo, in altri termini la tesaurizzazione delle eccedenze valutarie derivate dall’interscambio estero. È il caso di molti paesi asiatici ed in particolare di Giappone e Cina. Per esigenze di concretezza e di riferimento, per la rilevanza del caso, ed anche perché ad AsiaNews ne abbiamo spesso scritto

I pericoli e le soluzioni

Quanto possa essere pericoloso intraprendere solo ora tale processo di riequilibrio lo leggiamo nelle cronache di questi giorni

[6] Elaborazioni dell’autore su dati della BM (1° lug. 2009): resi noti [7] Nell’editoriale di ieri del direttore di AsiaNews, si evidenzia a chiare lettere come esista un serio pericolo di implosione della polveriera cinese. Vedi AsiaNews.it, 06/07/2009 Uiguri, tibetani, cattolici, protestanti: la polveriera cinese. - di Maurizio d'Orlando - AsiaNews -
[5] In tal modo possiamo anche noi aggiornare quanto abbiamo scritto in precedenza: vedi AsiaNews.it, 03/01/2009,Crisi economica: Stati Uniti e Cina, tempesta valutaria all’orizzonte
[4] Vedi AsiaNews.it, 09/12/2008, Lo yuan cinese sta per sostituire il dollaro
[3] Vedi AsiaNews.it, 06/10/2008 , Il piano Paulson: inutile e dannoso alla democrazia
[2] Vedi AsiaNews.it, 25/11/2008, Uscire dalla crisi: le inutili soluzioni di destra e di sinistra
[1]. Cinque mesi fa i due giornalisti scrivevano che questo è poco meno del valore dell’intero Prodotto Interno Lordo (PIL) americano; circa 42.100 dollari Usa per ogni americano, uomo, donna o bambino; 14 volte il valore dei dollari in circolazione. Ad un costo spropositato per la nazione americana, è stata sottratta "eroina" ed è stato fornito in cambio "metadone". Fuor di metafora tramite i vari programmi di sostegno sono stati forniti prestiti della Fed – il "metadone" – in cambio di obbligazioni prive quasi di valore o fortemente deprezzate – i "titoli tossici". Nel caso della finanza il "metadone" allevia solo l’emergenza – per i dirigenti di banche e finanziarie, ovviamente – ma non è curativo. Il ciclo economico statunitense non fornisce prognosi favorevoli per nessuno: il dollaro è (ancora) la principale valuta di riserva e la sua salute e quella dell’economia del pianeta sono strettamente correlate. Nonostante lo stimolo economico dei programmi del governo Obama, continua infatti il forte rallentamento dell’economia americana (- 5,5 % nel primo trimestre), segnalato anche dall’incremento del numero dei disoccupati (9,5 % della forza lavoro sulla base dei dati ufficiali, molto peggio di quanto promesso dal piano del presidente americano). Inoltre il calo dei prezzi del settore immobiliare Usa fa temere per i prossimi mesi una nuova ondata di insolvenze non più solo per i prestiti cosiddetti "subprime" (i mutui ad alto rischio), ma anche per quelli considerati più sicuri. Le ricette di "sinistra", keynesiane, non funzionano come non potrebbero funzionare quelle di "destra", ad AsiaNews ne abbiamo già parlato[2]. Continuare perciò a fornire al sistema dosi sempre più massicce di finanza – "eroina" o anche solo "metadone" – non serve. Al contrario è una strada che si presta solo a coprire le responsabilità di banche d’affari ed istituti di credito, di banche centrali ed organismi finanziari internazionali, Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI), Banca Mondiale (BM), Fondo Monetario Internazionale (FMI), Forum per la Stabilità Finanziaria (FSF), oltre che degli economisti accademici di scuole apparentemente diverse. Persistere con tale genere di "soluzioni" garantisce alla gente comune solo sofferenze sempre maggiori. Scredita anche la democrazia e le sue istituzioni – e non è un rischio da poco, perché in tal modo l’opinione pubblica smette di riporvi fiducia e prende a considerarne gli ordinamenti come meri strumenti del potere finanziario[3]. [4], faremo riferimento proprio alla Cina. Lo scorso 1° luglio la BM ha pubblicato i dati statistici aggiornati al 31/12/2008[5]. In base a questi recentissimi dati, il PIL cinese in dollari correnti a fine 2008 è stato pari a 4.879 miliardi di dollari, mentre il totale del PIL mondiale è stato di 57.412 miliardi di dollari. Pertanto il PIL cinese in dollari correnti è stato pari all’8,50 % del PIL mondiale. Viceversa il Pil cinese a Parità di Potere d’Acquisto (PPA) è stato pari a 7.903 miliardi di dollari e quello mondiale 69.697 miliardi di dollari. Se ne deriva che il Pil cinese a PPA è stato l’11,34% del PIL mondiale su stessa base (PPA)[6]. Se ne deduce, quindi, che il tasso di cambio attuale, 1dolaro Usa = 6,833 Yuan RMB, è ancora fortemente sottovalutato, ed è pari solo al 74,95 % di quello teorico ricavabile in base al criterio della PPA. In altri termini lo yuan dovrebbe rivalutarsi del 33,43%, salendo a 1 dollaro Usa = 5,121 Yuan RMB. La sottovalutazione del cambio della valuta cinese è diminuita rispetto ai dati deducibili da quanto pubblicato dalla BM dodici mesi fa. Con tutto quello che è successo nel 2008 questo raggiustamento non dovrebbe certo meravigliare. La conseguenza è che il flusso delle esportazioni cinesi è sì calato drasticamente, ma le eccedenze valutarie derivate dall’interscambio commerciale anche nel 2008 hanno continuato ad accumularsi. Anche questa dipendenza della crescita cinese dal mantenimento di un’elevata eccedenza delle esportazioni rispetto alle importazioni, con conseguente compressione selvaggia dei consumi interni è una "tossicodipendenza" ed è speculare a quella dell’emissione incontrollata di attivi in dollari da parte della Federal Reserve. Tuttavia dobbiamo constatare che lo yuan cinese è costantemente e fortemente sottovalutato da non poco, dal 1° gennaio 1994 – e questo tasso di cambio artificiale era già stato una delle maggiori cause della crisi asiatica del 1998. Viene spontaneo osservare che non si sarebbe dovuto permettere che si accumulassero per tanto tempo le tensioni latenti in Cina (e nel mondo) a causa di una crescita economica turbinosa trainata dalle esportazioni. Potrebbe sembrare, però, la facile "saggezza del senno di poi". Viceversa è da quasi cinque anni che ad AsiaNews andiamo proponendo, inascoltati, tali considerazioni. Ancora all’inizio di gennaio di quest’anno avevamo scritto che era prevedibilmente in arrivo "un violento e pericoloso riequilibrio del sistema degli scambi internazionali", dato che non si osservava alcuna correzione di rotta. Ora che l’inversione di tendenza parrebbe essere in corso, tale cambiamento del modello di sviluppo (se davvero la dirigenza cinese ha intrapreso tale cammino e non ne siamo sicuri) potrebbe essere troppo timido e forse arrivare un po’ troppo tardi. Ci auguriamo, ovviamente, che non sia così. [7]. Un tossicodipendente in crisi d’astinenza può costituire un grave pericolo. Non sappiamo perciò come definire due tossicodipendenti – è questo che quasi sono Usa e Cina - entrambi con disponibilità di armi nucleari. Abbiamo detto spesso che la globalizzazione si è sviluppata su un modello economico squilibrato. Finora essa aveva potuto reggersi proprio sul controllo dell’emissione monetaria e su un protezionismo fatto di barriere doganali non tariffarie. Adesso questo equilibrio iniquo e squilibrato non regge più. Allo stesso modo non serve invocare maggiori e più severe regole, maggiore e più rapida globalizzazione o rincorrere maggiore e più "perfetta" uguaglianza, uniformità ed omologazione: è quanto ci ha precipitati in questa crisi, non ce ne trarrà fuori. Occorre invece ed in primo luogo maggiore responsabilità individuale e di gruppo, famiglia città e nazione, maggiore coesione all’interno del gruppo identitario, più fiducia reciproca, più flessibilità, più abnegazione e disponibilità ad impegnarsi per uno scopo e più creatività. Se però chi ha provocato questa crisi, le attuali oligarchie finanziarie e politiche della gran parte del mondo, non ne paga il prezzo, ben poco di quanto elaborato dalla modernità e post-modernità negli ultimi tre quattro secoli rimarrà in piedi: forse qualcuno non l’ha ancora capito, ma questa non è una crisi come altre del passato, è una di quelle che si sviluppano ogni trecento quattrocento anni, perlomeno.[1] Vedi Bloomberg, 9 feb. 2009, Financial Rescue Nears GDP as Pledges Top $12.8 Trillion (Update1)

 
 
 

29 LUGLIO SANTA MARTA LA SORELLA DI LAZZARO

Post n°2127 pubblicato il 29 Luglio 2009 da diglilaverita
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Marta è la sorella di Maria e di Lazzaro di Betania, un villaggio a circa tre chilometri da Gerusalemme. Nella loro casa ospitale Gesù amava sostare durante la predicazione in Giudea. In occasione di una di queste visite compare per la prima volta Marta. Il Vangelo ce la presenta come la donna di casa, sollecita e indaffarata per accogliere degnamente il gradito ospite, mentre la sorella Maria preferisce starsene quieta in ascolto delle parole del Maestro. Non ci stupisce quindi il rimprovero che Marta muove a Maria: "Signore, non t'importa che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti". L'amabile risposta di Gesù può suonare come rimprovero alla fattiva massaia: "Marta, Marta, tu t'inquieti e ti affanni per molte cose; una sola è necessaria: Maria invece ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta". Ma rimprovero non è, commenta S. Agostino: "Marta, tu non hai scelto il male; Maria ha però scelto meglio di te". Ciononostante Maria, considerata il modello evangelico delle anime contemplative già da S. Basilio e S. Gregorio Magno, non sembra che figuri nel calendario liturgico: la santità di questa dolce figura di donna è fuori discussione, poiché le è stata confermata dalle stesse parole di Cristo; ma è Marta soltanto, e non Maria né Lazzaro, a comparire nel calendario universale, quasi a ripagarla delle sollecite attenzioni verso la persona del Salvatore e per proporla alle donne cristiane come modello di operosità.
L'avvilita e incompresa professione di massaia è riscattata da questa santa fattiva di nome Marta, che vuol dire semplicemente "signora". Marta ricompare nel Vangelo nel drammatico episodio della risurrezione di Lazzaro, dove implicitamente domanda il miracolo con una semplice e stupenda professione di fede nella onnipotenza del Salvatore, nella risurrezione dei morti e nella divinità di Cristo, e durante un banchetto al quale partecipa lo stesso Lazzaro, da poco risuscitato, e anche questa volta ci si presenta in veste di donna tuttofare. La lezione impartitale dal Maestro non riguardava, evidentemente, la sua encomiabile laboriosità, ma l'eccesso di affanno per le cose materiali a scapito della vita interiore. Sugli anni successivi della santa non abbiamo alcuna notizia storicamente accertabile, pur abbondando i racconti leggendari. I primi a dedicare una celebrazione liturgica a S. Marta furono i francescani, nel 1262, il 29 luglio, cioè otto giorni dopo la festa di S. Maria Maddalena, impropriamente identificata con sua sorella Maria. *Io sono Amore*

 
 
 

ANTONIO SOCCI: GESU', I PECCATORI E IL CASO BERLUSCONI

Post n°2126 pubblicato il 29 Luglio 2009 da diglilaverita
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Ci sono giornali e intellettuali che strattonano la Chiesa esigendo la condanna del peccatore. Si rassegnino: Berlusconi è corazzato da quel Gigante che attraversa le pagine dei Vangeli e che è la Misericordia fatta carne. Non è "protetto dai preti" (per qualche losco interesse), ma da Gesù stesso (come ciascuno di noi peccatori). E i preti devono essere loro stessi il volto di Gesù che attende e perdona il peccatore. Chi è stato, nella nostra generazione, l’immagine più perfetta di questo Salvatore che spalanca le braccia a fiumi di peccatori in cerca di perdono? Padre Pio. Icona di Cristo perfino nella carne (perché quei segni dei chiodi indicano che Gesù inchiodò alla croce la giustizia di Dio e fece vincere la "follia" della sua sconfinata misericordia). Per questo l’idea di andare a San Giovanni Rotondo da padre Pio è la migliore: non so se Berlusconi ci ha pensato davvero, ma è, in assoluto, il posto del mondo dove più è atteso. E’ casa sua e casa mia. La Chiesa è, ad immagine di Maria, "refugium peccatorum". E’ il paradosso che si riflette poeticamente nei più grandi scrittori cristiani. Non a caso "la creazione più alta in cui si incarna, nei romanzi di Dostoevskij, la santità è paradossalmente una prostituta", nota don Barsotti. Cioè Sonja di "Delitto e castigo". Non il santo monaco Zosima, ma Sonja. Il fariseo pretende sempre di accusare di incoerenza i peccatori che si affidano a Dio. Ma non si crede in Gesù Salvatore perché noi siamo perfetti, si crede perché lui è perfetto. Tanto più si ha il diritto di gettarsi fra le braccia del Salvatore quanto più noi siamo dei disgraziati. Un personaggio della "Sposa bella" di Bruce Marshall, uno che mostra di apprezzare la bellezza femminile e si dice cattolico, risponde al moralista che lo contesta: "E’ proprio qui che ti sbagli… Quasi tutti pensano che i loro peccati li abbiano privati del diritto di credere. Ma questo equivarrebbe a dire che la rivelazione cristiana è vera in maniera inversamente proporzionale ai propri vizi. Nel Medioevo, la gente era cristiana anche nel peccato: il timore di essere accusata di incoerenza non la faceva cadere nell’errore di credere nella propria virtù". Credere nella propria virtù, pronti a lapidare il peccatore, è quanto c’è di più anticristiano, mentre le ferite del peccato facilmente diventano le feritoie attraverso cui Dio, che non si rassegna a perdere nessuno dei suoi figli, ci raggiunge con il suo abbraccio. Così Charles Péguy, un grande convertito del Novecento, memore delle pagine evangeliche sul pubblicano e il fariseo (e delle polemiche di Paolo e Agostino sulla Legge), scrive queste pagine provocatorie: "Le persone morali non si lasciano bagnare dalla grazia. Ciò che si chiama la morale è una crosta che rende l’uomo impermeabile alla grazia. Si spiega così il fatto che la grazia operi sui più grandi criminali e risollevi i più miserabili peccatori". Infatti sul Calvario si convertì il "ladrone" (un brigante), mentre scribi e farisei, osservanti di tutti i 600 precetti della Legge, additavano Gesù come un maledetto da Dio.
"E’ per questo" prosegue Péguy "che niente è più contrario a ciò che si chiama … la religione, come ciò che si chiama la morale. E niente è così idiota che confondere così insieme la morale e la religione". Attenzione, Péguy – col suo linguaggio poetico – non sta facendo l’elogio dell’immoralità. Ma condanna l’ideologia della morale, cioè il giacobinismo, il moralismo farisaico e la pretesa di salvarsi da sé. Non è che Gesù fosse indifferente al peccato che anzi gli faceva una tristezza infinita. Ne aveva orrore, ma si struggeva di compassione per i peccatori. Era venuto per loro. Letteralmente. Nel Vangelo Gesù mostra una pietà infinita per i più miserabili peccatori, li perdona sempre, li risolleva sempre (li considera i più poveri), mentre sfodera parole di fuoco solo contro i "giusti", i rigoristi, i moralisti e gli "onesti" del suo tempo. I peccatori umiliati (resi umili dalla propria scandalosa debolezza) si salvano, dice una sua parabola, mentre i "giusti", insuperbiti dalla loro presunta rettitudine, no. Scrive don Divo Barsotti: "è il tuo peccato che lo chiama; nulla più efficacemente della tua miseria lo attrae, purché tu gliela doni… In un istante i tuoi peccati sono distrutti, non sono più. Egli solo è".
Per Gesù l’unico peccato che non si può perdonare è quello contro lo Spirito Santo, cioè quello dell’ideologia o dell’opposizione lucida e teorizzata contro Dio. Il peccato del pensiero oggi dominante che si erge deliberatamente contro Dio. Com’è stato, nel recente passato, il comunismo. Perciò Pio XI nella Divini Redemptoris (citata dal Concilio) proclamava: "Il comunismo è intrinsecamente perverso e non si può ammettere in nessun campo la collaborazione con esso". Gilbert K. Chesterton in una pagina memorabile fa dire a un suo personaggio (evidente simbolo della Chiesa): "Noi sosteniamo che i delinquenti più pericolosi sono proprio quelli dotati di cultura, che il furfante più temibile è il filosofo moderno assolutamente privo di principi. Al suo confronto, bigami e tagliaborse sono esseri essenzialmente morali e il mio cuore palpita per loro. Essi non rinnegano il vero ideale dell’uomo, lo cercano in modo sbagliato, ecco tutto". Invece i "filosofi", gli ideologi pretendono di teorizzare e trasformare il Male in Bene e viceversa. Da duemila anni, la Chiesa è – per volontà del suo Maestro e Signore – la casa del peccatori, l’abbraccio del loro Padre misericordioso. Tutto nella Chiesa è fatto per i peccatori. Le grandi Cattedrali e il sublime gregoriano, le immense tele di Caravaggio e l’Agnus Dei di Mozart, la grandiosa teologia di Tommaso d’Aquino e il Giudizio universale di Michelangelo.
Quello che c’è di più sacro sulla terra, cioè i sacramenti, sono fatti per i peccatori. Sono per loro. Infatti sono i gesti fisici (legati sempre a segni fisici) della presenza di Gesù che abbraccia, risolleva, cura, medica, consola, rafforza, chiama. Il Concilio ripete che la Chiesa è il primo, grande sacramento della salvezza. La Chiesa è la casa dei peccatori perché gli esseri umani sono i figli del Re. Anche quando sono in catene (nel peccato) sono i figli del Re, possono invocarlo e vengono da lui soccorsi. E gli angeli sono a loro servizio. Chi invece contesta la regalità di Dio, quello non è figlio. Non può essere perdonato, perché non vuole l’abbraccio del Padre, ma lo odia e ne combatte lucidamente la presenza, le opere, la volontà, la bontà. Invece – come spiega Agostino nelle "Confessioni" – nella debolezza del peccare talvolta si manifesta proprio la sete che ogni creatura ha di Dio. Spesso il peccato nasce dalla solitudine, dalla paura della morte, dall’incertezza di esistere che induce ad aggrapparsi alle creature, alla loro effimera bellezza creata. E così inconsapevolmente l’uomo mostra quanto ha sete e fame di Dio, la fonte della Bellezza, la vera Felicità, la vera Vita. Un altro grande convertito del nostro tempo, Olivier Clément, osservando la generazione della "rivoluzione sessuale", negli anni Settanta, scriveva: "Nel peccato, e soprattutto nel peccato in quanto ricerca dell’innocenza mediante l’inferno, si delinea tutto il paradosso dell’uomo… Dovremmo essere in grado di discernervi la sete dell’infinito, la nostalgia della libertà e della comunione, (…) la sofferenza di colui che cerca l’assoluto nelle realtà della terra, quelle realtà che non possono salvare, ma che attendono di essere salvate". Clément parla di uomini in cerca di "un’eterna adolescenza" e conclude: "Nella grande e spesso folle prova della libertà dobbiamo distinguere la persona nel suo trasalimento ancora cieco e nel suo destino insaziabile, con la certezza che nella parte più profonda dell’inferno Cristo – per sempre vincitore di esso – attende colui che l’Apocalisse chiama ‘l’uomo di desiderio’ ". Perché Cristo è il solo medico della nostra malattia mortale. -

lo Straniero - Il blog di Antonio Socci -

 
 
 

GIOVANNI PAOLO II BEATO: LO VUOLE PAPA BENEDETTO XVI E IN BREVE TEMPO

Post n°2125 pubblicato il 29 Luglio 2009 da diglilaverita
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Grazie ai buoni uffici di Padre Adam Bonieky (fresco di compleanno, auguri), rintracciamo nella sua casa di Cracovia, a due passi dalla Jagellonica, Sua Eminenza, il Cardinale Marian Jaworski, il porporato ,con don Stanislao probabilmente maggiormente vicino a Papa Giovanni Paolo II. Il Cardinale ha patecipato agli ultimi momenti della triste agonia del defunto Papa e si considera in questo testimone oculare. Eiminenza, ci dica la sua impressione su Giovanni Paolo II, secondo lei siamo davanti ad un santo? : Giovanni Paolo II va considerato Santo a tutti gli effetti, lo conosco dal 1950, da quando lo incontrai nella chiesetta di Santa Anna e da quel giorno ne sono sempre e maggiormente convinto. Possiamo parlare di santo, di santo e ancora di santo. E aggiungo che se esiste oggi una persona decisa a elevarlo alla gloria degli altari, questi risponnde al nome di Papa Benedetto XVI. Papa Ratzinger, da quanto so e da quello che sono venuto direttamente a conoscere, vuole proclamarlo beato e nel minor tempo possibile. Eppure a Roma parlano di tempi forse leggermente allungati. Dia retta a me, credo di essere molto bene informato. Oggi Papa Benedetto XVI vuole con tutte le sue forze elevare alla gloria degli altari il Papa polacco, non si sta risparmiando e si sta impegnando e del resto lo ha dimostrato con i fatti. Indubbiamente il Papa e la Chiesa devono seguire delle regole universali per avallare queste doti e non vi sono eccezioni alcune. Credo che sia interesse dello stesso Giovanni Paolo II avere un processo limpido e senza alcuna ombra. Ma nessuno ha mai chiesto sconti a nessuno. Lo ripeto: il processo cammina bene, spedito, ed oggi il migior alleato della causa di beatificazione di Giovanni Paolo II risponde al nome di Benedetto XVI, deciso ad andare avanti in questa direzione. Lei lo ha conosciuto personalmente, che cosa la ha colpita maggiormente di Giovanni Paolo II? : lui amava gli uomini, di ogni razza, religione, cultura, specie. Non aveva discriminazioni verso nessuno. Per lui contava la persona con i suoi diritti e la sua bellezza. Nel medesimo tempo lavorava per il benessere della persona e della stessa Chiesa che ha considerato sempre come una sposa. Dunque, lei non ha alcun dubbio sulle sue doti: assolutamente no, lo ripeto. Ci guarda dal Cielo e ci benedice sorridendo. Giovanni Paolo II ha sempre rispettato tutti, tutelato tutti, nessuno escluso. Il suo interesse andava direttamente ai problemi della persona con la quale parlava. Era un radioso interprete di un nuovo umanesimo, del Concilio e del rispetto dei diritti umani. Proprio per questi motivi, lo sottolieno con maggior evidenza, Papa Benedetto XVI sta lavorando alacramente nel pieno rispetto delle regole per la sua beatificazione. Diciamo che oggi mi sembra il suo qualificato sponsorizzatore, se mi passate questa parola. E le ormai trite lettere della dottoressa Poltawska? : credo che su di essere sia sia detto e scritto anche troppo. Non mi pare che aggiungano o tolgano nulla, anzi mostrano un Papa umano e gioioso. Paradossalmente da quelle lettere lo vedo ancor maggiormente santo vicino a me e alla nazione polacca. Ricordatevi di quello che vi dico oggi: Papa Benedetto XVI lo vuole presto beato. -Bruno Volpe - Pontifex -

 
 
 

COME TI ADDESTRO IL BAMBINO KAMIKAZE

Post n°2124 pubblicato il 29 Luglio 2009 da diglilaverita
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Le truppe pachistane pensavano di trovare i talebani. Ma nel campo d'addestramento jihadista si sono, invece, trovati di fronte delle facce di bambini, tutti d'età compresa fra gli undici e i quindici anni, rapiti dalle loro famiglie per essere iniziati all'arte del martirio in nome di Allah. Liberati e portati via dalla regione pachistana dello Swatt dove erano stati reclusi hanno poi raccontato le loro storie a un giornalista del Times. Storie di esercizi fisici sfiancanti della durata di sedici ore consecutive, di promesse di enormi ricompense e di lavaggi del cervello che li costringevano a pensare che i cristiani, e i pachistani a loro alleati, sono i nemici di Dio da eliminare. Racconta Kurshid, 14 anni: «Mi hanno insegnato che anche uccidere i genitori se stanno dalla parte sbagliata è un atto di fede». Una volta giudicati ormai in grado di sostenere un attacco omicida, i baby-kamikaze venivano portati in moschea e incoraggiati con elogi sulla preferenza di Dio per loro. Racconta Abdul 15 anni: «Mi hanno detto che allenarmi per combattere i nemici dell'islam è dovere di ogni buon musulmano». Dopo il blitz, qualcuno è stato riconsegnato alla famiglia. Dice il papà di Murad: «Non avevo idea di dove fosse finito mio figlio. Mi ha fatto orrore pensare che poteva diventare un kamikaze». Qualcun altro invece manca all'appello. Molti sono stati venduti, mentre altri sono probabilmente già morti. - Benedetta Frigerio -Tempi -

 
 
 
 
 

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Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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