ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 03/08/2009

TANTI AUGURI!!!! IL 5 AGOSTO CELEBRIAMO IL 2025 COMPLEANNO DELLA NOSTRA CARA MADRE REGINA DELLA PACE

Post n°2152 pubblicato il 03 Agosto 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Cari amici, con grande gioia ci prepariamo al compleanno della nostra cara Madre Regina della Pace. Lei stessa ci ha rivelato che la data esatta della sua nascita è il 5 Agosto e quest'anno celebriamo il 2025° anno. Certo siamo chiamati, insieme a tutta la Chiesa, a festeggiare liturgicamente la natività di Maria ogni 8 settembre, ma in modo affettuoso vogliamo approfittare di questo dono che la Regina della Pace ci ha fatto nell'indicarci la data esatta del suo compleanno.
"Il cinque agosto prossimo si celebri il secondo millennio della mia nascita. Per quel giorno Dio mi permette di donarvi grazie particolari e di dare al mondo una speciale benedizione. Vi chiedo di prepararvi intensamente con tre giorni da dedicare esclusivamente a me. In quei giorni non lavorate. Prendete la vostra corona del rosario e pregate. Digiunate a pane e acqua. Nel corso di tutti questi secoli mi sono dedicata completamente a voi:  è troppo se adesso vi chiedo di dedicare almeno tre giorni a me?"  (Messaggio del 1° agosto 1984)
Pensate, nel 1984, tre giorni prima della celebrazione del 2000° compleanno della Mamma Celeste, a Medjugorje ci furono tre giorni di digiuno e preghiere continue! Le confessioni furono ascoltate ininterrottamente da ben settanta sacerdoti, e un gran numero di persone si convertì.
I veggenti dissero che la Mamma Celeste appariva piena di gioia, ripetendo: "Sono molto felice! Continuate, continuate. Continuate a pregare e a digiunare. Continuate a farmi felice ogni giorno". "I sacerdoti che ascolteranno le confessioni, avranno una grande gioia quel giorno." E infatti in seguito molti sacerdoti confideranno con entusiasmo che mai nella loro vita avevano provato così tanta gioia nel cuore! Anche noi, possiamo fare un regalo alla Regina della Pace per quest'anno. Più volte ci ha indicato come prepararci alle festività: con la confessione, anche se ci si è confessati recentemente, con la Messa quotidiana, con la preghiera ed il digiuno. Allora almeno in questi tre giorni ognuno di noi ne approfitti per rinnovare la propria risposta, in modo che il 5 agosto Lei possa davvero dirci "grazie per aver risposto alla mia chiamata" e affinché in quel giorno possiamo offrire noi stessi come un regalo di compleanno. Se non ci è possibile digiunare offriamo delle rinunce: alcol, sigarette, caffè, dolciumi.. sicuramente le occasioni per offrire qualcosa non ci mancheranno, no? E la cosa più bella sarebbe se il 5 agosto di quest'anno, ad ognuno di noi Lei dicesse ciò che disse nel 1984:
 "Figli cari! Oggi sono felice, tanto felice! Non ho mai pianto di dolore nella mia vita come questa sera piango di gioia! Grazie!" - ( Messaggio del 5 agosto 1984 )

 
 
 

RU486: TUTTE LE RAGIONI PER DIRE NO ALL'ABORTO SENZA PERICOLOSE CONFUSIONI.

Post n°2151 pubblicato il 03 Agosto 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Se diciamo no alla RU486 è innanzitutto e primariamente per questa elementare ragione: questa pastiglia ha lo scopo dichiarato di sopprimere la vita di un essere umano innocente prima della nascita... È vero che la RU486 uccide. Come è vero che la legge 194 del 1978 uccide…
Verità e Vita dice no alla introduzione in Italia della pillola abortiva RU486. Condividiamo le critiche che in queste ore anche altre associazioni pro-life e pro-family hanno espresso all’introduzione di questo prodotto abortivo nel novero dei farmaci riconosciuti dall’Aifa. Tuttavia, sentiamo il bisogno di fare chiarezza sulle ragioni che ci impongono di opporci alla RU486. E lo facciamo prendendo le mosse da un coraggioso editoriale di Giuliano Ferrara, apparso sul Foglio di giovedì 30 luglio. Il titolo è eloquente: “RU486, il pesticida umano”, e riprende la definizione che Jérôme Lejeune a suo tempo diede di questa pillola che uccide. Se diciamo no alla RU486 è innanzitutto e primariamente per questa elementare ragione: questa pastiglia ha lo scopo dichiarato di sopprimere la vita di un essere umano innocente prima della nascita. E’ questa tremenda verità, questa cruenta faccia della medaglia, a qualificare in sintesi la natura della RU 486. Fa bene Ferrara a scriverlo, facciamo bene tutti noi a ripeterlo. Ma questa affermazione obbliga, per coerenza logica, a trarre tre conseguenze inconfutabili:
1. E’ l’aborto volontario che, in quanto tale, uccide. Che esso sia attuato con gli strumenti del chirurgo, o che esso sia ottenuto con la somministrazione di un principio attivo, rimane immutata la tragica natura occisiva di tale gesto libero ed intenzionale. Se poi vogliamo marcare gli aspetti emotivi e ripugnanti di tale triste fenomeno, allora dobbiamo ammettere che la procedura chirurgica non è certo meno cruenta e meno impressionante di quella chimica, e basterebbe descrivere o vedere in atto le tecniche chirurgiche abortive per averne una terribile conferma. Dunque, è vero che la RU486 uccide. Come è vero che la legge 194 del 1978 uccide. Noi non possiamo accettare lo schema implicito in molti commenti letti e ascoltati in queste ore: “la RU486 è cattiva, la legge 194 è buona“.
2. Tutte le altre motivazioni che rendono odiosa la “regolarizzazione” della RU486 sono importanti, ma non possono e non devono essere affermate mettendo fra parentesi, o addirittura “contrapponendo”, l’attuale disciplina legale dell’aborto con l’uso della RU486. E’ evidente che l’introduzione di tale pillola rappresenterebbe un “allargamento” della piattaforma abortiva, aumenterebbe “l’offerta” di opportunità al mercato della “domanda” di aborto. E’ evidente che vi sono aspetti legati alla pericolosità del prodotto per le donne che lo usino; è evidente che vi sono notevoli dubbi sulla coerenza della stessa sciagurata legge 194 – una legge basata sulla “socializzazione” del problema dell’aborto – e l’eventuale introduzione della RU486. Ma è altrettanto evidente che la ragione fondamentale per cui siamo e restiamo contro la RU486 è una e una sola: e cioè che consideriamo profondamente ingiusto e inaccettabile l’aborto volontario legale. Se dicessimo soltanto che siamo contro la RU486 “perché è pericolosa per le donne che la usano” saremmo dei traditori della verità tutta intera. Noi pensiamo che le mine antiuomo – ad esempio – siano un oggetto terribile e da condannare, e lo pensiamo perché esse provocano la morte di molti civili innocenti, in particolari donne e bambini. Non diremmo mai che le mine antiuomo sono da evitare perché, poniamo, “pericolose per coloro che le devono collocare”.
3. Che poi, in sede politica o nelle schermaglie tecnico-farnaceutiche, si debba e si possa usare la “leva” della pericolosità della RU486; oppure che si invochi la sua natura derogatoria rispetto alla pur permissiva legge 194; ecco, che si faccia questo è comprensibile e forse perfino necessario. Ma a nessuno salti in mente di descrivere l’aborto chimico come un mostro, al quale sarebbe da opporre come buona e legittima la strada dell’aborto chirurgico. Se siamo alla vigilia della legalizzazione dell’aborto chimico in Italia (che in realtà esiste già sui banchi delle nostre farmacie), lo dobbiamo esclusivamente a un fatto: e cioè che la denuncia pubblica dell’orrore e della mostruosità dell’aborto legale è stata ormai abbandonata e lasciata alla ostinata resistenza di un gruppetto di pochi pro-life emarginati, ridotti alla totale insignificanza pubblica. I discorsi – dilagati nel trentennale della legge italiana sull’aborto – intorno alla “bontà originaria della 194, tradita nella sua applicazione”, sulla necessità di “applicare le parti buone” della legge, sulla necessità di “rendere libera la donna di decidere senza costrizioni”; tutti questi cedimenti al vero e al giusto sono un ottimo tappeto rosso steso davanti alla introduzione della pillola per abortire. Meravigliarsi adesso dell’ennesima sconfitta sul terreno della difesa della vita umana nascente è segno di una preoccupante miopia. - COMITATO VERITÀ E VITA - Com. Stampa N. 77 -

 
 
 

ANNO SACERDOTALE LA TESTIMONIANZA DEL CAPPELLANO DEL CARCERE DI POGGIOREALE

Post n°2150 pubblicato il 03 Agosto 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Trovare il volto di Cristo nei peccatori, essere per loro una figura di misericordia e di speranza, condividere con i detenuti situazioni di sconforto e di disagio: sono solo alcune delle missioni portate avanti ogni giorno dai cappellani carcerari. Su questo tema si sofferma l’odierna rubrica dedicata all’Anno Sacerdotale. Ma cosa significa essere un cappellano carcerario? Isabella Piro lo ha chiesto a don Franco Esposito, direttore dell’Ufficio per la Pastorale Carceraria della diocesi di Napoli e cappellano della Casa di detenzione di Poggioreale:

R. – Anzitutto, credo che il cappellano debba essere l’espressione della Chiesa presente in questa realtà che non è altro che una porzione di Chiesa che vive un momento particolarmente difficile. Come dice San Paolo, è il membro debole del corpo a cui la Chiesa deve prestare particolare attenzione. Il cappellano, nel momento più importante della sua presenza, che è quello della celebrazione dell’Eucaristia, ci rende presente il segno del Cristo che è il segno della salvezza, dell’Eucaristia, però nello stesso tempo è anche il segno di questa comunità particolare che si presenta davanti a Gesù. Quindi, celebrare l’Eucaristia nel carcere è sentirsi concretamente un peccatore insieme con questa comunità di peccatori che si presenta al Padre in Gesù per chiedere salvezza. Io poi faccio pure il cappellano alle suore di clausura e veramente senti che la presenza di Gesù è sempre quella, è la stessa, sia nel convento delle claustrali che nel padiglione degli ergastolani.
 
D. - Dal punto di vista umano e spirituale cosa le insegna il contatto quotidiano con i detenuti?
 
R. – Insegna la grande verità del Vangelo: “Io ero in carcere e siete venuti a visitarmi”. E’ un toccare con mano la presenza di Gesù, saperlo nella fede presente in questi fratelli, dal punto di vista spirituale; dal punto di vista umano è essere attenti a tutti i bisogni dei detenuti e tenere presente che il carcere non è un’isola, ma fa parte di tutto un contesto, di una società, a cominciare dalle famiglie di ogni detenuto. Per esempio, a Napoli noi abbiamo realizzato un’interessante iniziativa che si chiama “La parrocchia adotta un detenuto”, cioè la parrocchia mette l’avvocato a questo detenuto e si impegna a sostenere la famiglia; chiaramente il detenuto si impegna a non prendere nessun aiuto dagli amici esterni, cioè le organizzazioni camorristiche. Questo significa proprio spezzare dei legami e far sì che veramente all’interno della comunità ecclesiale si senta l’attenzione e l’aiuto per il riscatto di queste persone.
 
D. – Perché ha scelto di diventare sacerdote?
 
R. - Per rispondere sicuramente a una chiamata misteriosa del Signore, nata proprio dal bisogno di essere accanto a Gesù che è presente nelle realtà più povere. Forse ho scelto la parte più semplice, più facile, quella di avere la sicurezza che accanto ai piccoli, ai poveri a quelli che non contano, a quelli che sono i peccatori più facilmente, vivo l’esperienza dell’incontro con Gesù.
 
D. - Oggi sceglierebbe nuovamente questa strada?
 
R. – La sceglierei mille volte!
 
D. – Qual è, quindi, il suo augurio per questo Anno Sacerdotale in corso?
 
R. – Il mio augurio per tutti sacerdoti è che l’attenzione al Cristo sofferente possa sempre farci rinnovare la nostra risposta e credo che possiamo riscoprire la radicalità del Vangelo di cui dobbiamo assolutamente farci testimoni poi nella vita. - radiovaticana -

 
 
 

IL DIRITTO ALLA VITA DI UNA INTERA GENERAZIONE

Post n°2149 pubblicato il 03 Agosto 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il campo di calcetto è illuminato, l’area di rigore intasata, i ragazzi protesi al goal, nella gioia di una serata trascorsa a dare calci a un pallone. Nella frazione di uno sparo la vita non è più in gioco, neppure è scivolata  in corner, se n’è andata out per sempre. Un uomo è steso scompostamente sull’erba, immobile come la morte obbliga a stare, tutt’intorno ragazzi ribaltati a terra, tra urla di dolore e il sangue che riempie gli occhi, inonda i polmoni, nell’incredulità che non consente di pensare, di agire, di tentare uno scarto salva vita. Le armi hanno dettato i tempi, decretato i modi, a colpire nel mucchio per abbattere il nemico, e pur di riuscirci lacerare qualche vita in più, poco importa se parte di una adolescenza innocente, incolpevole, indifesa. In ogni società inchiodata dai riti e dalle usanze che non si dicono, in ogni periferia abitata dal filo spinato delle parole, l’umanità è spesso svenduta da un interesse, da uno scambio, da una sottrazione. Eppure a ogni perdita di coscienza, a ogni compravendita di un principio, in questi agglomerati umani, rimane inviolabile un principio che vorrebbe intoccabili i bambini, le donne, gli anziani: romanzi di altri tempi, letteratura da quattro soldi, santuari somiglianti a sepolcri imbiancati, né più né meno che parole sbagliate per non dare nome e peso consoni ad una indicibilità come quella sparpagliata su quel campetto di calcio. Si dirà che sono peculiarità di quel territorio, sbalzi di temperatura causati da  quell’incultura che disconosce alfabeti diversi, si diranno tante cose, e altre se ne caricheranno sopra fino a fare scomparire le precedenti. Ancora una volta il verbo sarà che per colpa di pochi e feroci scriteriati, tanti soccombono alla violenza che impone il dazio da pagare, quello di vedere sbattuti a terra, annientati nello spirito e nella carne i più giovani, vivi per puro caso. La violenza delle armi, la violenza dei disvalori, la violenza della prevaricazione che conduce alla disperazione, alla vendetta e all’odio, fino a negare l’ultima volontà di un perdono, per tutto ciò che non potrà più essere,  per tutto ciò che non avrà più un inizio e una fine, per tutto ciò che non avrà assoluzione, neppure il conforto della giustizia. Si uccide a casaccio pur di azzerare l’altro, su quel rettangolo verde le speranze calpestate ingiustamente, inzuppate del sangue dei silenzi e delle viltà elette a stile di vita.
Sotto i riflettori accesi di quel campetto di gioco, in quegli spari all’impazzata, sta la risposta a un andazzo che non autorizza nessuno a passare oltre, a sentirsi escluso dal farci i conti, in quell’agguato così destrutturante vi è indifferenza per le responsabilità, non solamente di coloro che hanno premuto il grilletto, anche di quelle che obbligano alla conoscenza, a scoprire il richiamo intimo, che pone un secco rifiuto a ogni convinzione o sottoscrizione tribale. In quella azione c’è la spavalderia di chi non ha rispetto per quanti hanno amore delle parole vere, non esibite, non assunte, che non hanno abitudine nè pratica del male, ma si fanno avanti per trasformarlo, affinché il delirio di onnipotenza di alcuni non sacrifichi i diritti di una intera generazione. - Vincenzo Andraous - Pontifex -

 
 
 

GIOVANNI PAOLO II AVEVA ESPERIENZE MISTICHE QUANDO PREGAVA LA MADONNA DI NIEGOWIC

Post n°2148 pubblicato il 03 Agosto 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Vero, posso confermarlo dalle voci che mi arrivano e da quanto afferma il mio amico padre Jarek Cieleki: quando pregava davanti al quadro della Madonna di Niegowic, il futuro Giovanni Paolo II andava come in estasi, si isolava dal mondo, era in una dimensione diversa >, lo precisa, dunque confermando la scontata  validita del racconto di Padre Cieleki e del famoso vativanista Antonio Socci, il simpatico parroco della Chiesa di Niegowic, nei pressi di Cracovia. Un passo indietro. Il 28 luglio del 1948, il futuro Papa  polacco viene nominato dalla Curia di Cracovia vicario a Niegowic con il provvedimento  avente a protocollo il numero 5247 del 48. E che  allora pochi avessero certezze su Giovanni Paolo II,  lo conferma un simpatico errore proprio nel documento della Curia di Cracovia che gli sbaglia il cognome con un banale strafalcione ortografico. Ma veniamo a Niegovic. Sull'altare principale troneggia una bella immagine della Madonna,che ricorda vagamente quella di Guadalupe in Messico, davanti alla quale il futuro Papa andava in estasi mistica :< lo raccontano molti fedeli e non ho motivo di dubitarne>, ammette il Parroco attuale, Don Pawel Sukiennik, suffragato dal giovane Vicario don Mattia. Ma che Giovanni Paolo II quando pregava la Madonna andasse in estasi non vi sono  ormai dubbi:<   le testimonianze sono tante. Ma da quanto so vi dico che il modello  di preghiera del futuro Papa fu un modesto cittadino di Cracovia, tal  Tyranowsky, il quale si permetteva il lusso,tanto era spirituale, di dare suggerimenti al giovane Karol che li seguiva alla lettera. Ora mi risulta che colui il quale insegva la preghiera al Papa potrebbe essere  proprio avviato ad un processo di beatificazione>. Ma in questa bella chiesa di provincia, che dovrebbe essere inserita di diritto nel panorama degli itinerari di Giovanni Paolo II, hanno messo le mani anche alcuni artisti italiani e persino un attuale Ministro in carica, Carlo Giovanardi. Sul sagrato della Chiesa,infatti, si trova una scultura in metallo eseguita da Romano Pelloni di Carpi,in provincia di Modena, e infatti  nelle tante dediche insieme a quella di vari prelati tra i quali un docente della Universit' della Santa Croce della Opus Dei, risulta quella di Carlo Giovanardi, attualmente nella formazione governativa di Silvio Berlusconi. < Aggiungo,sfogliando l'albun dei ricordi- continnua don Pawel- che quando era ragazzino a Wadowice, Karol stava giocando a pallone. Bene,ad un certo punto interruppe la partita e si mise a pregare. I compagni aspettarono il suo ritorno per continuare la partita. Poi aveva una dote particolare,sapeva fare due cose allo stesso tempo ,ovvero ascoltare e seguire i discorsi e aggiungo che mai dimenticava, da quanto so, il rosario> Ma tra le firme italiane illustri presenti nella chiesa vi quella di Renato Tallarini che ha disegnato una raffigurazione nel presbiterio del futuro Papa in estasi davanti alla Madonna tra le rose. E infine vieniamo al famoso quadro di Niegowic, la cui copia qualche tempo fa  fu esposta nella Chiesa di Santa Anna in Vaticano. Si tratta di una bella raffigurazione mariana che evidentemente convinse ulteriormente il furuto Papa:< la sua ispirazione mariana certamente ricevette molto impulso da quella immagine e lo ripeto, davanti alla stessa cadeva in estasi mistica>. E passiamo a Padre Pio un Santo che il futuro Papa ha sempre  apprezzato. Padre Jarek Cieleki ,bravo e serio sacerdote, ha insistito  che Niegowic avesse quasi al suo ingresso ,vicino ad un laghetto, una statua dedicata a Padre Pio, ben presente e venerata. Insomma, a Niegowic, paese alle porte di Cracovia, si nasconde uno dei grandi misteri della spiritualita di Papa Giovanni Paolo II,ovvero la immagine della Madonna di Niegowic. Va anche detto che nel medesimo luogo, situato in un paesaggio da incanto, si possono visitare con poco sforzo, la casa dobe abitava il futuro Giovanni Paolo II da Vicario e persino un albero di mele, piantato al suo tempo. E allora ai fedeli e agli amanti di Giovanni Paolo II segnaliamo quando vanno a a Cracovia di non trascurare Niegowic, anche per la ragione che a pochi passi vi sono le famose grotte saline di  Wieliczka, incantevole luogo sotto la protezione di San Clemente e Santa Kinga ( una santa curiosa e meritevole di attenzione).  Doveroso riconoscere che da quelle parti si mangia anche di un bene incredibile. Insomma, ci si cura lo spirito, si rende omaggio al Papa, ci si diverte ed anche  un buon boccone non guasta. Segnaliamo Niegowic tra le sedi  da vedere, un must per coloro che vogliono realmente comprendere la mistica di Giovanni Paolo II. Il parroco attuale don Pawel assicura la sua gentilezza e competenza e e bisogna dire grazie a padre Cieleki ed Antonio Socci per aver amplificato questo posto incantevole e spirituale. A proposito, non dimenticate Santa Kinga, la curiosa santa delle miniere. -  Bruno Volpe - Pontifex -

 
 
 

RU/486: RACCOLTA DI FIRME PER OTTENERE COME IN FRANCIA LE SPOGLIE DEL BAMBINO PER DARGLI UN NOME E SEPPELLIRLO

Post n°2147 pubblicato il 03 Agosto 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

In Italia diventa possibile l’aborto chimico, e questo genera preoccupazione certo per il fatto in sé; ma c’è altro ed è questo “altro” che bisogna finalmente affrontare. Già, perché magari saremo miopi, ma ci sembra che si discuta - e tanto -sulle forme per ottenere l’aborto, e non si discute - se non marginalmente - su come evitarlo. Perché?
Dite quante pagine di giornali avete visto che tendono a spiegare la realtà dell’interruzione di gravidanza, nel senso dell’inoppugnabile arresto della vita di un bambino non ancora nato, cui spesso (almeno dalla 7°-8° settimana) già batte il cuore. Dite quante risorse sono spese per valorizzare attività come quelle dei Centri di Aiuto alla Vita, o, se non piacessero per qualche motivo come sono organizzati, per crearne altri con modalità alternative. Questo è il vero dramma, e guardate quanti esempi analoghi! Si discute tanto su come e se permettere le decisioni su come finire la vita dei malati, ma si discute poco su come rendere la vita di chi soffre meno faticosa. Si discute tanto su come e se liberalizzare la droga, ma pochissimo sui motivi che portano tantissimi giovani a drogarsi. Pagine e pagine sono dedicate a come arginare l’alcolismo soprattutto tra gli adolescenti, ma nulla su come superare il disagio giovanile. Fiumi di inchiostro per la diffusione di anticoncezionali, ma nemmeno una pagina su come permettere di fare tanti figli. Perché?
Probabilmente perché la nostra è una società delle scappatoie, in cui la parola d’ordine è che chi ha un problema deve essere aiutato a schivarlo, sfuggirlo, nasconderlo, censurarlo ma non a vincerlo, perché per vincere un problema bisogna chiamarlo per nome e per far questo bisogna avere la certezza che esiste da qualche parte una verità e una risposta. Probabilmente tra poco diventerà reato quello del poliziotto o del pompiere che cercherà di dissuadere una persona dal suicidio, perché – si dirà – è una libera scelta del fidanzato deluso che si sporge dal ponte o della ragazza che si avvelena. Bisogna riprendere a chiamare le cose col loro nome, a chiamare “bambino” un bambino anche se ancora non è nato. E a trattarlo di conseguenza. E’ uno sforzo educativo di rispetto alla verità, che deve iniziare dai banchi di scuola, e che invece trova spesso o il silenzio o il “panem et circenses”, cioè la parola d’ordine imperante oggi: “spassatela!”. Che poi vale solo per chi può permetterselo: non per chi è povero, né per chi è malato o disabile. Né per chi vive il dramma del divorzio (che in TV sembra troppo spesso una passeggiata) o di un figlio drogato o di un parente malato. Arriva l’aborto chimico, mentre stiamo raccogliendo una petizione di firme per l’attuazione di leggi già esistenti per permettere – come già possibile in Francia - che la donna che ha un aborto (spontaneo o no) possa avere le spoglie del bambino, seppellirlo, dargli un nome, per poter avere il diritto di elaborare il lutto. Se lo vuole. Non ci sembra di chiedere tanto, e tantissime donne, con associazioni di medici e genitori (“La Quercia Millenaria”, “Ciao Lapo”, “Come-Te Contro l’Handifobia”, “Giovanni XXIII”) reclamano questo diritto. Per inciso, ricordo che si può aderire online al sito: http://firmiamo.it/sepolture . Dunque si tratta di educare a non fuggire, di chiamare le cose col loro nome e mostrare come sia più bello, anche se apparentemente più duro, affermare la vita, cioè usare la ragione, dare i giusti nomi alle cose; per non avere traumi peggiori di quelli che si vorrebbero evitare. “La cultura dominante di oggi – scriveva Luigi Giussani - ha rinunciato alla ragione come conoscenza. L’uomo non accetta la realtà come appare, e vuole inventarla come vuole lui, vuole definirla come vuole lui, vuole darle il volto che vuole” (Realtà e giovinezza- La sfida, 1995). Ma la realtà è testarda e mostra il suo volto duro anche quando lo si vuole ignorare o ridipingere artificialmente. E la realtà è che le donne che abortiscono volontariamente hanno rischi di disagi psicologici (Nursing Times, 13 gennaio 2009) e disagi addirittura maggiori di quelle che perdono il figlio non volontariamente (BMC Medicine, 15 dicembre 2005); e, paradosso, questi rischi non sono minori di quelli che si hanno se si fa nascere il figlio “non programmato” invece di abortirlo (Lancet 23 agosto 2008). L’introduzione di una nuova modalità di aborto ci richiama dunque a ritrovare dove sia il vero interesse delle donne, se nell’incontrare una società che di fronte al loro disagio le lascia sole con la sola alternativa dell’aborto (chimico o meccanico che sia), o nello scoprire come un frutto duro da ottenere, ma gustoso, la responsabilità di un nuovo femminismo e un nuovo diritto alla maternità che non deve essere necessariamente – come impone il costume imperante - rimandata ai 30-35 anni con la prospettiva limitata rispetto alle sue attese e possibilità morali del figlio “unico e perfetto”. - Carlo Bellieni - ilsussidiario -

 
 
 

QUANTO E' VARIO SIGNORE L'AMORE

Post n°2146 pubblicato il 03 Agosto 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Quando si parla d’amore, Signore, forse gli uomini pensano ad una cosa sempre uguale. Ma quanto è vario l’amore! Ricordo che quando t’ho incontrato non  mi  preoccupavo  d’amarti. Forse  perché  eri  Tu  che  mi  hai  incontrato e  Tu  stesso pensavi a riempire il mio cuore. Ricordo che alle volte ero tutta fiamma, anche se il fardello della mia umanità mi dava noia e avevo l’impressione di trascinare il peso. Allora, già d’allora per grazia tua, capivo un po’ chi ero io e chi Tu, e vedendo quella fiamma come un dono tuo. Poi mi hai indicato una via per trovarti .«Sotto la croce, sotto ogni croce – mi dicevi – ci sono io. Abbracciala e mi troverai». Me l’hai detto molte  volte e  non  ricordo le  argomentazioni  che adducevi.  So  che  mi  hai convinta. Allora, al sopravvivere d’ogni dolore, pensavo a te, e con volontà ti dicevo il  mio  sì…  Ma la croce restava il buio che incupiva l’anima, lo  strazio che la dilaniava, o altro…  Quante sono le  croci  della  vita!  Ma  Tu,  più tardi,  mi  hai  insegnato  ad  amarti  nel  fratello  e  allora, incontrato  il  dolore,  non  mi  fermavo  ad  esso,  ma  accettatolo,  pensavo  a  chi  mi stava accanto,  dimentica  di   me  e  dopo  pochi   istanti,  tornata  in  me,  trovavo  il  mio  dolore dileguato.  Così per anni  e anni:  ginnastica continua della croce,  ascetica dell’amore.  Sono passate  tante prove e Tu  lo sai:  Tu che conti  i capelli del mio capo,  le hai annoverate nel tuo cuore. Ora l’amore è un altro: non è solo volontà. Lo sapevo che Dio è Amore, ma non lo credevo così. - Chiara Lubich - atempodiblog -

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 26
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Agosto 2009 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
          1 2
3 4 5 6 7 8 9
10 11 12 13 14 15 16
17 18 19 20 21 22 23
24 25 26 27 28 29 30
31            
 
 
 

ARTICOLI DI FEDE MOLTO BELLI

 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963