ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 12/08/2009

LA DEVOZIONE MARIANA GIOVANILE DI GIOVANNI MARIA VIANNEY IL CURATO D'ARS

Post n°2193 pubblicato il 12 Agosto 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Si è frequentemente citata la frase che caratterizza l’orientamento precoce della pietà mariana del Curato d’Ars: “La Santa Vergine è il mio più antico affetto. Io l’ho amata ancor prima di conoscerla”.Giovanni Maria Vianney ebbe, nel mezzo stesso della tempesta rivoluzionaria, un’infanzia profondamente religiosa. La Vergine Maria vi aveva un grande posto, e gli episodi che testimoniano l’attaccamento precoce che il pio ragazzino ebbe per lei sono molteplici.  Il Curato d’Ars avrà per tutta la sua vita il culto delle immagini, e particolarmente delle immagini della Madonna. Nella storia della sua fanciullezza,  vi sono umili raffigurazioni ch’egli amava. E’ interessante a questo proposito, ciò che ha scritto, senza pretesa letteraria la fedele Caterina Lassagne:”Quando andava nei campi per custodire le greggi di suo padre, egli si compiaceva nello modellare la terra argillosa con cui faceva del suo meglio piccole statue della Santa Vergine e dei santi. Sua sorella mi ha detto che aveva fatto una statua della Santa Vergine che sembrava passabile, che la si era lasciata seccare in forno e che egli l’aveva custodita per molto tempo, in casa”.
La buona ragazza continua: “Più tardi, gli avevano regalato una statuetta della Santa Vergine. Egli era ben contento. Non la lasciva né di giorno né di notte”.
Tutti i biografi hanno conservato quest’altro ricordo: Una nuova statua, forse più bella della precedente, era diventata proprietà del fanciullo. Egli ne fece un uso abbastanza inatteso. Volendo partecipare ai lavori della terra in compagnia del suo fratello maggiore, egli non trovò migliore stimolo, per ravvivare la sua grinta, che di gettare progressivamente, lontana davanti a lui, l’immagine della Vergine, raccogliendola, poi gettandola di nuovo e camminando sempre più verso di essa. Egli si intratteneva così nell’intimità della Madonna. La sera di quel giorno, egli disse a sua madre: “Abbiate fiducia nella Santa Vergine. Io l’ho ben invocata tutto il giorno, ella mi ha ben aiutato oggi, ho potuto seguire mio fratello e non sono affatto stanco” (Margherita Vianney, Processo Ordinario, p. 1013). Giovanni Maria manifestava d’altronde in ben altre maniere la sua devozione mariana. Il suo amico André Provins poteva, molto tempo dopo, riportare come teste al processo di beatificazione: “Quando sentiva suonare l’ora all’orologio della parrocchia, egli si scopriva il capo e recitava un’Ave Maria. Era molto esatto nel farci dire l’Angelus” (André Provins, Processo Ordinario, p. 1003). Non sono che dei dettagli infantili. Eppure già sono rivelatori di un grande amore alla Madonna che egli conserverà per tutta la vita e cercherà di inculcare nei suoi fedeli.
Senza soffermarci su quella che fu la difficile salita del giovane contadino verso il sacerdozio. E’certo soltanto che la Santa Vergine vi figura costantemente. La si trova nell’episodio della diserzione dell’infelice coscritto, arruolato nell’esercito di Napoleone, e che non poteva rassegnarsi a partecipare alla guerra di Spagna. Il pensiero di diventare così complice del persecutore di Pio VII, dell’uomo contro il quale stava per essere lanciata la scomunica, lo sconvolgeva. Caterina Lassagne ha scritto: “Quella guerra era ben giusta? Non lo so. Gli ho sentito dire che era sconvolto nel non sapere come comportasi”. Non sapendo che fare, egli fede ricorso alla Santa Vergine, suo normale rifugio; prese la corona in mano e la pregò con tutto il suo cuore e con grande fiducia”. Quella corona, “io non l’ho potuto forse mai dire con sì tanto ardore”, ha confidato alla memorialista. “Avendo lasciato la strada, si mise ad attraversare un campo e giunse in un bosco. Ritrovandosi molto stanco, lasciò il suo sacco e si mise tra le mani del buon Dio, sotto la protezione della Santa Vergine. Le sue preghiere furono esaudite: la Provvidenza gli inviò uno sconosciuto che s’incaricò di prendere il suo fardello dicendogli: “Venite con me”. Si sa quale fu il seguito dell’avventura. Diventato allievo nel seminario di Verrières, non si segnalò affatto peri suoi brillanti successi scolastici, ma si fece notare per la sua pietà e soprattutto per la sua devozione alla Vergine. “Se ne dichiarò schiavo devoto associandosi alla Santa Schiavitù di Maria. Ne era uno dei più zelanti e dei più fedeli associati. Portava lo scapolare  del santo Rosario, ed  era fiero di portare la catena della Santa Schiavitù”. Il povero seminarista, che era stato annotato come “debilissimus” e, tutt’al più, “debilior”, nel seminario Sant’Ireneo di Lione, non aveva che un difensore – stupefacentemente perseverante d’altronde – il suo maestro, l’abate Balley, parroco di Ecully. Questo formidabile sacerdote era un’autorità in diocesi e si faceva garante dell’allievo. Riuscì a convincere il vicario generale, M. Corion, che si attenne presso i direttori a questo questionario veloce: “Il giovane Vianney è pio? Sa ben dire il suo rosario? Ha devozione alla Santa Vergine? E’ un modello di pietà, gli si rispose. Ebbene, io lo ricevo, la grazia divina farà il resto”.
Una volta ordinato sacerdote, in seguito come vicario ad Ecully, Giovanni Maria si affermò, in ogni circostanza, come il devoto appassionato di Maria. Ben prima della proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione, lo si vide farsi, con raro ardore, il difensore del privilegio della Vergine concepita senza peccato. L’abate Toccanier lo ricorda: “Egli copiava delle preghiere in onore dell’Immacolata Concezione e le diffondeva nella parrocchia”. Giovanni Maria Chanay, da parte sua, precisa: “Egli compose, con M. Balley, il rosario dell’Immacolata Concezione, che tutte le sere tuttora si recita ancora ad Ars. Lui stesso, per ottenere una perfetta purezza di cuore, si era legato con un voto ispirato dalla sua pietà mariana. recitava una volta al giorno il Regina cæli e sei volte al giorno la preghiera: Sia benedetta la Santissima ed Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, Madre di Dio. Per sempre. Amen”. - Don Marcello Stanzione - Pontifex -

 
 
 

LA SENTENZA DEL TAR DEL LAZIO E' IDEOLOGIA E NON RISPETTA IL 92% DELLE FAMIGLIE CHE L'HANNO SCELTA

Post n°2192 pubblicato il 12 Agosto 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Nuovo attacco all’ora di religione. Dopo diversi tentativi andati a vuoto, il gruppo di associazioni laiciste e di altre confessioni non cattoliche che da tempo hanno messo nel mirino questo insegnamento, hanno trovato una sponda nel Tar del Lazio. I giudici amministrativi, con la sentenza 7076 hanno infatti disposto l’annullamento delle ordinanze del ministro Fioroni, emanate per gli esami di Stato del 2007 e del 2008. In pratica, il Tar ha stabilito che frequentare l’ora di religione non può portare crediti aggiuntivi e che gli insegnanti di religione non possono partecipare «a pieno titolo» agli scrutini. In particolare, nella sentenza i giudici scrivono che «lo Stato, dopo aver sancito il postulato costituzionale dell’assoluta, inviolabile libertà di coscienza nelle questioni religiose, di professione e di pratica di qualsiasi culto “noto”, non può conferire ad una determinata confessione una posizione “dominante” - e quindi una indiscriminata tutela ed un’evidentissima netta priorità - violando il pluralismo ideologico e religioso che caratterizza indefettibilmente ogni ordinamento democratico moderno». Di seguito l'intervista a Mons. Coletti presidente commissione Episcopale per l'educazione Cattolica:

Mi sembra che, tra quello che si è potuto leggere nell’immediato, nelle motivazioni della sentenza, si vada in due direzioni: entrambe, mi sembra, molto discutibili, come motivi per questa sentenza. La prima motivazione sarebbe quella di dire che gli alunni devono essere tutti uguali e, quindi, siccome alcuni non si avvalgono dell’insegnamento scolastico della religione cattolica, questi sarebbero discriminati se questo insegnamento contribuisse a stabilire i crediti o, comunque, il giudizio sull’alunno. La seconda motivazione è ancora più interessante: le cose che riguardano una scelta religiosa individuale non devono entrare nella costruzione di una valutazione generale scolastica, in uno Stato laico. Allora, io prenderei in esame, se posso, brevemente, entrambe queste motivazioni. La prima è chiaramente pretestuosa, perché i crediti e il valore generale del giudizio sull’alunno vengono dati in base alle sue scelte. Il ministro Fioroni ha addirittura citato che c’è la possibilità di avere dei crediti per dei corsi di danza caraibica. Figurarsi che se il 92 per cento delle famiglie italiane scelgono l’insegnamento della religione cattolica, questo non debba entrare nel computo della valutazione dell’alunno. Sarebbe davvero una cosa strana. Tanto più che si tratta di scelte responsabili che devono in qualche modo contribuire a dare una figura generale di valutazione dell’alunno. L’altra motivazione, come dicevo, è ancora più strana, perché non si tratta di un insegnamento che va a sostenere delle scelte religiose individuali, ma si tratta di un insegnamento da tutti riconosciuto come una componente importante di conoscenza della cultura di questo Paese, con buona pace degli irriducibili laicisti e, purtroppo, dobbiamo dire, con buona pace anche di tanti nostri fratelli nella fede di altre confessioni cristiane. Non è colpa di nessuno se la cultura di questo Paese è stata segnata da secoli, e in misura massiccia, dalla presenza della religione cattolica. Per cui entrare in un dialogo fecondo, da qualunque punto di vista e a partire da qualunque religione o cultura, con la cultura italiana, vuol dire conoscere dal punto di vista culturale, non dal punto di vista catechistico strettamente confessionale, la religione cattolica. E questo è il motivo dell’insegnamento per cui eventualmente ciò che è un problema e che va spiegato è l’esenzione, cioè la possibilità di non avvalersi, che credo sia giusto rispetto per chi dovesse sentire un qualche turbamento alle proprie convinzioni religiose, dovendo approfondire il punto di vista della religione cattolica. Ma il corso fatto a scuola, di una scuola laica, di uno Stato laico, è un corso culturale, non è un corso che costruisce scelte religiose.
 
D. – Mons. Coletti, questa decisione del Tar del Lazio, secondo lei, danneggia proprio la laicità dello Stato italiano?

R. – Secondo me sì, perché per laicità si intende la giusta neutralità di una comunità civile, che, però, dovrebbe essere preoccupata di valorizzare tutte le identità, ciascuna a seconda del proprio peso e della propria rilevanza culturale, per esempio sul territorio. Perché se per laicità si intende l’esclusione dall’orizzonte culturale, formativo, civile di ogni identità, vuol dire che si è proprio nel più bieco e negativo risvolto dell’Illuminismo; prevede che la pace sociale sia garantita dalla cancellazione delle diversità delle identità. Mentre io credo che uno Stato sanamente laico debba preoccuparsi di far emergere e di rispettare, di mettere in rete casomai e di far crescere tutte le identità, soprattutto quelle di alto profilo etico e culturale.

D. – Qualcuno dice che si tratta anche di una scelta ideologica che punta ad estromettere la religione dalla vita delle persone...
 
R. – Io non conosco i giudici del Tar del Lazio, anche se questo Tribunale amministrativo ha una sua lunga storia, che credo molti conoscano. Casomai ci sarà da chiedersi come mai su una questione così delicata, la competenza venga data ad un Tribunale amministrativo regionale; ma io credo che ci sia dietro a queste pretestuose motivazioni qualche atteggiamento pregiudiziale, anche se non del tutto ideologico. C’è un pregiudizio di “doverosa liberazione” dei “poveri” bambini, ragazzi e giovani italiani dal peso schiacciante della religione cattolica. Questo mi sembra piuttosto un equivoco pesante, grave, sul quale varrebbe la pena di aprire un dibattito culturale, di sentire motivazioni pro e contro, senza, a partire da questo pregiudizio, arrivare addirittura a dare delle sentenze che, alla fine, rischiano di incrementare ancora di più quella sorta di diffidenza, di sospetto, in genere, sulla magistratura, che è già fin troppo alto in Italia e che va invece, in tutti i modi, contrastato e ridotto.

D. – Fra l’altro, qui c’è il rischio anche di discriminare quel 90 per cento di studenti che scelgono l’ora di religione in Italia e che rischiano di non essere più valutati...

R. – Sì, questo è vero. E’ come se si dicesse che una parte del proprio curriculum studentesco, per motivi appunto ideologici e pregiudiziali, venga azzerata. Questa è una sentenza particolarmente pesante per uno Stato che deve rispettare le scelte educative delle famiglie, che sono soprattutto dei genitori, che sono fino alla maggiore età i diretti responsabili dell’educazione dei figli e anche, in qualche misura, soprattutto andando avanti nell’età, le scelte stesse degli studenti che, tranne che in alcune regioni, nella stragrande maggioranza delle regioni del Paese, in larghissima maggioranza, scelgono ancora di avvalersi. Vorrei far notare che la cosa è talmente vera che in molte classi a noi risulta che figli di famiglie addirittura non cristiane o di altre confessioni religiose volentieri si avvalgano dell’insegnamento della religione cattolica appunto come elemento arricchente, culturale, per la conoscenza della cultura italiana.

 
D. – Mons. Coletti, che cosa succederà ora? Lei personalmente pensa ad un ricorso?
 
R. – Non credo che tocchi alla Chiesa come tale fare un ricorso. Tocca a cittadini italiani, più o meno organizzati in partiti o in associazioni culturali, esprimere il loro parere, il loro dissenso, di fronte ad una sentenza così povera di motivazioni. Credo che lo stesso Ministero dovrà fare un ricorso, perché ciò che è stato messo sotto accusa non è un’opinione della Chiesa o dei vescovi, ma è una circolare del Ministero e qualcosa che attiene all’organizzazione della scuola di Stato. Quindi, io credo che siano questi i soggetti che devono muoversi.

 
 
 

SANTO PADRE: OGNI SACERDOTE DEVE INTRODURRE MARIA NEL DINAMISMO DELLA PROPRIA ESISTENZA

Post n°2191 pubblicato il 12 Agosto 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Esiste un rapporto profondo, “un nesso” tra la Madonna e il sacerdozio, tra Maria e tutti i sacerdoti che, come San Giovanni, “sono chiamati a prenderla nella loro casa”, il che significa “introdurla nel dinamismo dell’intera propria esistenza, in tutto ciò che costituisce l’orizzonte del proprio apostolato”. E’ ciò che Benedetto XVI ha sottolineato alla vigilia della solennità dell’Assunzione, nel corso dell’Anno sacerdotale, alle 4mila persone presenti nel cortile interno del palazzo pontificio di Castel Gandolfo per l’udienza generale e alle migliaia che, non essendo sufficiente lo spazio interno, erano nella piazza antistante. Al termine dell’incontro, il Papa ha anche ha espresso la propria “vicinanza spirituale” alle “numerose popolazioni che nei giorni scorsi sono state colpite dalla violenza del tifone nelle Filippine, a Taiwan, in alcune province sud-orientali della Repubblica popolare cinese e in Giappone, paese, quest'ultimo, provato anche da un forte terremoto”. “Invito tutti a pregare per loro - ha aggiunto - e per quanti hanno perso la vita. Mi auguro che non manchino il sollievo della solidarietà e l'aiuto dei soccorsi materiali”. Nel discorso rivolto ai presenti, il Papa ha evidenziato come anche nel mistero dell’Incarnazione, “Dio non agisce contro la nostra libertà” e che quando ha deciso di farsi uomo “aveva bisogno del sì di una sua creatura”, “si fa dipendente dal sì di una sua creatura”. L’Incarnazione, ha detto poi, “fin dall’inizio è finalizzata al dono di sé”, così “sacrificio, sacerdozio e incarnazione vanno insieme e Maria sta al centro di questo mistero”. Benedetto XVI ha proseguito dicendo che dalla croce, “Gesù vede la Madre e l’apostolo diletto, individuo molto importante, ma più importante è una prefigurazione di tutte le persone amate, di tutti i discepoli e in modo particolare di tutti i sacerdozi”. “È una specie di testamento”, Gesù affida la madre alla cura del discepolo e alla madre questo figlio. Seguire quanto fece San Giovanni, per il sacerdote “non è una cosa formale”, ma la chiamata a introdurre Maria “nel dinamismo dell’intera propria esistenza, in tutto ciò che costituisce l’orizzonte del proprio apostolato”. Si capisce perciò la fonte primaria, il “motivo fondamentale della predilezione che Maria prova per ciascuno di loro, perché come Gesù sono vicini al suo cuore, perché come lei sono impegnati a dare testimonianza e diffondere l’amore salvifico di Cristo nel mondo”.  “Il Curato d’Ars, al quale pensiamo particolarmente quest’anno, amava ripetere che Gesù Cristo dopo averci dato tutto quello che ci poteva dare, volle farci eredi di ciò cha aveva di più prezioso, la sua santa madre. Questo vale per tutti i cristiani, ma in particolare per i sacerdoti”. Per questo “ogni sacerdote può e deve sentirsi veramente il figlio prediletto di questa santissima e umilissima madre”. - asianews

 

 
 
 

MADRE TERESA DI CALCUTTA: L'AMORE DI DIO E L'AMORE DELL'UOMO

Post n°2190 pubblicato il 12 Agosto 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Chiediamo alla Madonna, alla Santa Vergine, di darci il suo cuore così bello, così puro, così immacolato, il suo cuore così pieno d'amore e di umiltà, cosicché noi possiamo ricevere Gesù nel pane della vita e amarlo come Lei lo ama scoprendolo nel più povero tra i poveri. Leggiamo nel Vangelo che Dio ha tanto amato il mondo da dare Gesù alla vergine più pura, Maria. E Maria, nel ricevere Gesù, si recò da sua cugina Elisabetta per parlarle e indicarle qual era il lavoro di Dio. E un evento straordinario si produsse quando Maria giunse nella casa della cugina Elisabetta: il piccolo essere, il piccolo bambino ancora non nato, nel ventre della madre dette un balzo, un salto di gioia. Un fatto molto strano, che Dio abbia usato un bambino non ancora nato per proclamare la venuta di Cristo. E sappiamo oggi quali tremende sofferenze per il bambino non nato! Sappiamo come oggi la madre stessa uccide il figlio, e uccide in lui l'immagine e la vita stessa di Dio: per questa ragione l'aborto è divenuto il maggior distruttore della pace. Per un momento, allora, adesso, preghiamo e ringraziamo i nostri genitori per averci amato, per averci voluto, per averci dato la gioia della vita. Gesù è venuto a recarci la buona novella che Dio ci ama, e ci chiede di amarci gli uni con gli altri così come Lui ama ognuno di noi. Per renderci più facile questo amore reciproco, Gesù ci ha detto: "Quello che avrete fatto al più piccolo dei miei, lo avrete fatto a me. Se date un bicchiere d'acqua a uno dei miei figli è come se lo aveste dato a me; se accogliete un bambino nel mio nome voi ricevete me". Anche quando moriremo e torneremo nella casa di Dio, saremo giudicati per quello che siamo stati gli uni per gli altri. Egli ha detto: "Avevo fame e mi hai dato da mangiare, ero ignudo e mi hai rivestito, non avevo una casa e mi hai offerto un tetto. Vieni, benedetto dal Padre, vieni e possiedi la chiave del regno che è stato preparato per te". La fame non è soltanto una fame di pane, è una fame di amore, è una fame di amore di Dio; essere ignudi non è soltanto mancare di abiti, essere ignudi vuol dire mancare di quell'enorme dono che è la dignità dell'uomo, della purezza; il non avere una casa non significa mancare di un edificio di mattoni, significa non essere voluti, non essere amati, essere cacciati, emarginati dalla società. Dove inizia questo amore? Nelle nostre stesse famiglie, nella nostra stessa casa. Come inizia questo amore? Pregando insieme. Le famiglie che sanno pregare insieme rimangono unite, e se rimanete uniti potrete amarvi gli uni agli altri come Dio ama ognuno di voi. Il frutto della preghiera è un approfondimento della fede, il frutto della fede è l'amore, il frutto dell'amore è l'essere al servizio, e il frutto del servizio è la pace. Le opere di amore sono opere di pace: ringraziamo quindi Dio per averci dato questa meravigliosa possibilità di condividere la gioia di amarci l'un l'altro. L'amore, per essere vero, deve ferire e far male, e dobbiamo continuare a dare finché questo ci farà male. Tempo fa, due giovani sono venuti da me e mi hanno dato molto denaro. Io ho chiesto: "Dove avete preso così tanto denaro?". Mi hanno risposto: "Due giorni fa ci siamo sposati. Prima del matrimonio avevamo deciso di non comprare abiti per la cerimonia, e di non fare feste, ma di dare a lei il denaro". Nel mio Paese, l'India, questo è un grossissimo sacrificio. Ho chiesto loro ancora: "Perché avete fatto questo?". La loro risposta è stata: "Il nostro amore l'uno per l'altro è talmente grande che volevamo condividere la gioia di amarci con le persone che lei serve". Condividere la gioia di amare: questo è qualcosa che ogni essere umano deve poter sentire e provare. La gioia di amare non è quanto diamo, ma quanto amore contiene quel che noi diamo. Per questo è così importante pregare: pregare ci dà un cuore pulito e un cuore pulito può vedere Dio, e se voi vedete Dio l'uno nell'altro vi amerete l'un l'altro come Dio ci ama. Per questo è molto importante che oggi che siamo insieme facciamo una grande promessa: quella di amarci gli uni gli altri come Dio ama ognuno di noi. È molto bello per un giovane amare una ragazza e per una ragazza amare un giovane, amarsi l'un l'altro con un cuore pulito. Il regalo più grande che potete farvi il giorno del vostro matrimonio, è un cuore puro e un corpo puro, casto e vergine. Questa è la mia preghiera per voi: che possiate sempre mantenere un cuore pulito, perché un cuore pulito vi permetterà di vedere sempre il volto di Dio e di amare con un amore tenero. Ricordate: l'amore di Dio per ognuno di noi è un amore tenero, e chi può aiutarvi ad amare Gesù, ad amare Dio, a contraccambiare con un amore tenero, questo amore tenero? Solo Maria, la madre di Gesù. Quindi ripetete molte volte, ogni giorno: "Maria, madre di Gesù, sii adesso anche mia madre". Dovunque la Madonna è apparsa, dappertutto ha chiesto di recitare il Rosario. Portate il Rosario nella vostra famiglia, consacrate la vostra famiglia al Sacro Cuore. Genitori, insegnate ai vostri figli e pregare e pregate con loro. Ho trovato che mostrate un grande amore per Gesù il quale è nel Santissimo Sacramento, per me e per voi. Nella nostra congregazione ogni giorno, per un'ora intera, abbiamo l'adorazione del Santo Sacramento. Chiedete ai vostri sacerdoti di darvi la gioia di questa ora di adorazione, almeno una volta alla settimana, e giungerete a questo amore per Gesù che è la strada che vi porterà all'amore di Dio. Attraverso l'adorazione Dio toccherà i vostri cuori, e li renderà più puri e più pronti a dire sì a Gesù. Infatti, quale grazia maggiore per una famiglia che consacrarsi, diventare una religiosa, diventare sacerdote, dando voi stessi al sacerdozio di Cristo! Pregherò per voi affinché abbiate sempre la benedizione del Signore, e cresciate in quel tenero amore l'uno per l'altro. Che questo amore diventi santo! La santità non è un lusso per pochi, è il semplice dovere per tutti, per voi e per me. Sapete che la mia Congregazione è di missionari della carità, e abbiamo consacrato l'intera nostra vita a Dio per dare tutto il cuore e un libero servizio ai più poveri tra i poveri. Adesso abbiamo più di 2.500 sorelle che hanno consacrato totalmente la loro vita a Dio; spero e prego che Dio scelga un certo numero fra di voi per consacrare la vita al suo amore. Noi abbiamo fratelli e sorelle attivi, essi sono le mani e le braccia di Gesù; abbiamo fratelli e sorelle che si sono dedicati alla vita contemplativa, ed essi sono i piedi di Gesù; abbiamo padri ed essi sono il cuore di Gesù. Abbiamo dei missionari della carità laici, ed essi sono il volto sacro di Gesù; abbiamo quelli che si chiamano "i collaboratori di madre Teresa", ed essi sono la testa di Gesù Cristo coronata di spine. E la Madonna è la madre di tutti loro. Così voi siete invitati a rispondere a Gesù e ad appartenere a questi gruppi fondamentali. E pregate per noi affinché possiamo continuare il lavoro, l'opera di Dio, con amore grande. Siamo presenti adesso in 77 Paesi, anche in Paesi comunisti, e spero e prego di essere presto anche in Unione Sovietica. Spesso nel corso della vostra giornata dite una piccola preghiera: "Gesù Cristo, nel mio cuore io credo nel Tuo tenero amore per me; io ti amo". E ricordate che siete preziosi per Dio, così preziosi che siete scritti nel palmo della sua mano. Ed egli ha detto: "Anche se una madre può dimenticare il figlio, io non dimenticherò nessuno di voi; il vostro nome è inciso sul palmo della mia mano, siete preziosi per me, io vi amo". Ringraziamo Dio per questo meraviglioso dono di averci uniti insieme per mostrare il nostro amore a Lui, nell'amarci gli uni gli altri come Egli ama ognuno di noi. Vogliamo dire tutti insieme l'Ave Maria, per ringraziare la Madonna per averci permesso di essere tutti insieme qui? (Recita della preghiera). Vorrei adesso dire una preghiera per i poveri: "Signore, rendici degni di servire il nostro prossimo in tutto il mondo, rendici degni di servire coloro che vivono e muoiono in povertà e fame, dà loro il pane quotidiano e attraverso il nostro amore che li abbraccia dà loro pace e gioia". Penso che conosciate la preghiera della pace. (Recita della preghiera). Dio vi benedica tutti. - ilsussidiario -

 
 
 

QUANDO L'INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE CATTOLICA E' UNA VIOLAZIONE DEI DIRITTI DI LIBERTA'!?!?!?!?

Post n°2189 pubblicato il 12 Agosto 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Non ne possiamo più! E’ mai possibile che a 25 anni dalla revisione del Concordato siamo ancora qui a discutere tra IRC e catechesi!
Le sentenze che riguardano l’IRC sono come quei rotoloni di carta igienica: non finiscono mai!
L’ultima è la sentenza del Tar del Lazio n. 7076 dove tra l’altro leggiamo: «appare aver generato una violazione dei diritti di libertà religiosa e della libera espressione del pensiero; nonché di libera determinazione degli studenti relativamente all’insegnamento della religione cattolica».
Purtroppo siamo costretti a ripetere che il Concordato del 1929 così recita all’articolo 36: "L’Italia considera fondamento e coronamento dell’istruzione pubblica l’insegnamento della dottrina cristiana secondo la forma ricevuta dalla tradizione cattolica. E perciò consente che l’insegnamento religioso ora impartito nelle scuole pubbliche elementari abbia un ulteriore sviluppo nelle scuole medie, secondo programmi da stabilirsi d’accordo tra la Santa Sede e lo Stato".
L’Accordo di revisione dello stesso Concordato sancito con legge 121 del 25 marzo 1985 nell’articolo 9.2 stabilisce, a mio avviso, una continuità ed un orientamento nuovo, quando dice: "La Repubblica italiana, riconoscendo il valore della cultura religiosa e tenendo conto che i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano, continuerà ad assicurare nel quadro delle finalità della scuola, l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche non universitarie di ogni ordine e grado".
Più che evidente la continuità con il passato (la sottolineatura della parola continuità è mia), ma anche da evidenziare il nuovo assetto dell’IRC che viene messo in relazione non con l’istruzione pubblica, ma con il patrimonio culturale del popolo italiano e sempre in rapporto con le finalità della scuola.
Sono due le sottolineature che vanno bene evidenziate: da una parte per chiarire le caratteristiche di un insegnamento che si inserisce nella formazione culturale dell’alunno e dall’altra per distinguere l’IRC dalla catechesi che ha come finalità di formare il credente.
Ma valore culturale del cattolicesimo non significa insegnamento dimezzato o di un generico cattolicesimo che non conosca i suoi aspetti caratteristici e individualizzanti, ma conoscenza precisa nella sua interezza, che comprende fonti, contenuti della fede, aspetti di vita, espressioni di culto e quant’altro è necessario per apprenderlo. E il tutto orientato alle finalità scolastiche che sono di conoscenze di quella specifica cultura italiana, e oggi dovremmo dire europea ed occidentale, che non è possibile spiegare e conoscere in tutte le sue forme (letteratura, arte, musica …) senza il cattolicesimo.
E’ opportuno ancora ricordare che il Concordato del ’29 diceva, sempre all’articolo 36 comma 2: "Tale insegnamento sarà dato a mezzo di maestri e professori, sacerdoti o religiosi, approvati dall’autorità ecclesiastica e sussidiariamente a mezzo di maestri e professori laici, che siano a questo fine muniti di un certificato di idoneità da rilasciarsi dall’Ordinario diocesano". Nel protocollo addizionale alla revisione del Concordato, in relazione in relazione all’articolo 9, viene ribadito che "l’insegnamento della religione cattolica è impartito da insegnanti riconosciuti idonei dall’autorità ecclesiastica, nominati, d’intesa con essa, dall’autorità scolastica" e lo stesso si dice degli insegnanti delle scuole materne ed elementari. Di tutto quanto detto sono profondamente convinto anche per la mia personale esperienza di docente e chiedo scusa se mi permetto di esprimere queste convinzioni con fermezza ma anche con senso di stima per il suo lavoro. - Mangiarotti don Michele - CulturaCattolica -

 
 
 
 
 

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Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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