ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 23/08/2009

BEATA VERGINE MARIA REGINA OVVERO LA SIGNORA DELL’UNIVERSO

Post n°2242 pubblicato il 23 Agosto 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

La solennità dell’Assunzione ha un prolungamento festoso nella celebrazione della beata Maria Vergine Regina, che ricorre otto giorni dopo, esattamente al 22 agosto, nella quale si contempla colei che, assisa accanto al Re dei secoli, splende come regina e intercede come Madre. La memoria liturgica obbligatoria di Maria Regina fu istituita da Pio XII nel 1955 al 31 maggio ma in seguito fu trasferita nel giorno ottavo dell’Assunta proprio per sottolineare il legame della regalità della Vergine con la sua glorificazione corporea, come afferma al n. 59 la costituzione “ Lumen gentium” del Concilio Vaticano II: “ Maria fu assunta alla celeste gloria e dal Signore esaltata come Regina dell’universo, perché fosse più pienamente conformata al suo Figlio”. Il mutamento di data se da una parte disancora la festa dall’ambito devozionale  a conclusione del mese mariano d’altra la immette nell’alveo teologico dell’Assunzione capace di meglio giustificarla e comprenderla. Occorre non dimenticare, però, che il titolo di Regina conferito alla Madonna con diverse specificazioni è di data molto anteriore al pontificato di pio XII e lungo i secoli tutta una dottrina mariologica è andata formandosi gradualmente a giustificazione di questo titolo. I Padri, la liturgia, il magistero ordinario attribuiscono questo titolo a Maria: “Regina del mondo”. La liturgia usa continuamente verso Maria il titolo di “ Regina”, tra le tante preghiere ricordiamo: “Ave, Regina caelorum”, “Regina coeli laetare”, “Salve Regina”, “ Gloriosa regina mundi”, ecc. La regalità di Maria è una partecipazione a quella di Cristo, suo Figlio. La legge della “comunicazio” delle attribuzioni del Salvatore, fatta da Gesù a sua madre, per una cooperazione assai stretta, per quanto subordinata, da Lei offerta al suo Figlio divino, è il principio sul quale poggia la partecipazione della Vergine alla redenzione del genere umano e autorizza a proclamare la regalità di Maria. Per la sua partecipazione alle prerogative messianiche del Figlio, tutti i redenti sono posti sotto il suo governo. L’Uomo-Dio, nato da Maria, è il re dell’universo per diritto assoluto, inseparabile dalla sua persona ( iure nativo) e anche per diritto acquisito (iure quaesito) per il nuovo titolo di redentore. Ora poiché è certo che la Vergine ha collaborato con il redentore alla salvezza del mondo è da ritenere che partecipi anche di quella regalità che il Figlio suo acquistò con il suo sangue. Connessa con la regalità di Maria  è l’uso fin dal secolo XVI, di incoronare le immagini più venerate della Beata Vergine. Il famoso predicatore cappuccino fra Gèrolamo Paolucci dè Calcoli da Forlì, morto nel 1620, stimolava i suoi uditori alla raccolta di oro, argento e gemme preziose per la confezione di corone, che venivano apposte con grandi manifestazioni di pietà sulle immagini della Madonna venerate nei luoghi dove lo zelante frate predicava. Questa forma di culto fu pure favorita dal conte Alessandro Sforza Pallavicino che donò l’oro per la corona con cui il Capitolo Vaticano adornò, con solenne rito, il 27 agosto 1631, l’immagine di Santa Maria della Febbre nella Sagrestia dei beneficiati della basilica di San Pietro, dopo aver promosso l’incoronazione di altre immagini della Madonna in Roma, prima, e poi in altri santuari. La concessione di tali incoronazioni divenne privilegio del Capitolo di San Pietro, il quale ne stabilì le condizioni ed il cerimoniale. I papi tuttavia si riservarono di procedere ad incoronazioni personali: Pio VI il 3 maggio 1782 incoronò l’immagine di Santa Maria del popolo nella cattedrale di Cesena. Pio VII nel febbraio del 1801 incoronò l’immagine della Madonna di Loreto, riportata da Parigi. Gregorio XVI, il 15 agosto 1838, cinse di corona d’oro gemmata la Madonna “ Salus populi romani” della Cappella Paolina o Borghesiana in Santa Maria Maggiore. Altre immagini vennero incoronate per breve pontificio. Nell’odierna legislazione liturgica, emanata dalla Congregazione per il Culto Divino il 25 marzo 1973, si possono incoronare unicamente le immagini o le  statue della Madonna mentre sono da escludersi le immagini dei Santi o dei Beati. Nel caso in cui la Beata Vergine Maria sia raffigurata con il Salvatore nostro Gesù Cristo, si devono incoronare tutti e due. Nel Congresso mariano celebrato a Lione nel 1900, venne emesso il desiderio che fosse istituita la “ Festa della regalità universale di Maria2 ed inoltre che nelle Litanie Lauretane si aggiungesse l’invocazione “ Regina dell’universo, prega per noi”. Un simile desiderio fu formulato anche Nei Congressi di Friburgo del 1902 e di Einsieldeln del 1906. Ma un largo movimento in favore di una festa propria della regalità si fece strada nella chiesa specialmente dopo l’istituzione della festa di Cristo Re, compiuta da Pio XI a chiusura dell’anno santo del 1925. Così nel 1933 sorgeva in Roma, per opera di Maria desideri, il “ Movimento internazionale Pro regalitate Mariae”, diretto a diffondere tra i fedeli l’idea e la devozione verso la regalità mariana e ad ottenere dalla Santa Sede una festa liturgica con questo titolo, mettendo insieme le adesioni dei vescovi e di altre personalità del mondo cattolico. Nel 1933 il vescovo di Port- Said benediceva la prima pietra di una cattedrale dedicata a Maria “ Regina del mondo”, consacrata poi solennemente da un legato papale il 13 gennaio 1937. Così l’11 ottobre 1954 Pio XII pubblica la sua enciclica Ad coeli Reginam contenenti le motivazioni storico-teologiche della nuova festa da celebrarsi il 31 maggio. Infine, come già ho detto, nel riformato Calendario romano del 1969 la festa della Regalità di Maria è stata trasferita al 22 agosto affinché appaia più chiara la connessione tra la regalità della Madonna e la sua assunzione. - don Marcello Stanzione - Pontifex -

 
 
 

IL GRIDO DEI BAMBINI NON NATI FERISCE L'OCCHIO DI DIO

Post n°2241 pubblicato il 23 Agosto 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il libro di Harry Wu "Strage di innocenti. La politica del figlio unico in Cina" dimostra come oggi, nel XXI secolo in Cina migliaia di bambini vengono uccisi nel grembo della madre, in qualsiasi periodo della gestazione, oppure affogati, strozzati, lasciati morire di freddo, una volta nati. Cose simili avvengono anche in India. Chi ama la storia sa che quello che succede oggi in questi due grandi paesi, che insieme costituiscono quasi un terzo della popolazione mondiale.
Se torniamo ora con la mente ai due grandi paesi in cui l'aborto, anche forzato, e l'infanticidio sono fenomeni di massa, è facile, dopo questo breve excursus, capire il perché di tutto ciò: Cina e India sono tra i paesi in cui il Vangelo di Cristo è penetrato di meno, e con esso anche la cultura occidentale, portatrice, consapevole o no, di questo messaggio o almeno di parte di esso.
Quando i primi missionari gesuiti raggiungono la Cina, rimangono piuttosto ammirati da questa grande civiltà. Quello che però colpisce negativamente il grande Matteo Ricci, allorché nel 1583 mette piede nel Celeste Impero, è la prostituzione dilagante, la grande corruzione, la frenesia per il denaro e, soprattutto, la diffusione della pratica dell'infanticidio. Il regime comunista, capace di pianificare milioni di aborti forzati, sterilizzazioni di massa, uccisione in serie di neonati, ha ancora lontano da venire, ma il rispetto dei fanciulli, in quel paese per altri aspetti ammirevole, manca del tutto. Come scriverà J. J. Matignon ai primi del Novecento in "Superstition, crime e misère en Chine", i cinesi sovente vendono le loro figlie come prostitute, oppure le uccidono, per la povertà ma anche a causa delle loro superstizioni magiche, del loro ossessivo culto degli antenati: "Come sempre in Cina la superstizione gioca un ruolo chiave: infatti gli occhi, il naso, la lingua, la bocca, il cervello dei bambini sono reputati materie organiche dotate di una grande virtù terapeutica. Succede che dopo il parto la puerpera cada ammalata, e allora, per ingraziarsi gli spiriti, le bimbe o in certi casi i bimbi sono soppressi. Esistono delle donne che hanno il preciso compito di procurare la morte alle neonate… I neonati sono soppressi o buttandoli in un angolo dell'abitazione o in una cassa dei rifiuti; dove la polvere e le immondizie non tarderanno ad ostruirne le vie respiratorie". Altre volte i bambini vengono annegati o soffocati con dei cuscini, anche se l'influenza degli europei, conclude Matignon, sembra avere qualche effetto limitante nei confronti di queste consuetudini. Quasi negli stessi anni di Matignon, due missionari raccontano sulla Cina le medesime cose. Il primo è un gesuita, sant'Alberto Crescitelli, poi decapitato e sventrato, a 37 anni, il 21 luglio 1900, durante la rivoluzione dei Boxer. Il secondo è un missionario verbita della Val Badia, in Trentino Alto Adige, san Giovanni Freinademetz. Giunto nel paese che amerà per tutta la vita, sino a morirvi di tifo, egli scrive ai suoi cari, in più occasioni, che i cinesi hanno il "costume di esporre il proprio bambino o semplicemente scambiarlo oppure venderlo... Uno dei nostri migliori cristiani, prima della sua conversione, aveva ucciso la sua bambina scagliandola contro le pietre semplicemente perché piangeva troppo" (Sepp Hollweck, "Il cinese dal Tirolo", Athesia, 2003). In un'altra lettera, scritta da Hong Kong il 28 aprile 1879, Freinademetz racconta  come le monache cattoliche abbiano costruito due orfanatrofi, in cui raccolgono più di mille bambini all'anno. I cinesi "li danno per niente o per alcuni centesimi, e non se ne curano altro".
I missionari dunque – scrive da Puoli il 2 luglio 1882 – girano per le strade a raccoglierli, ne trovano a migliaia in fin di vita e si limitano a battezzarli, mentre quelli che possono li salvano: "Molte anime furono già salvate dopo che siam arrivati qui, molti bambini di pagani battezzati che poi se ne morirono ed ancora ieri abbiamo fatto una sepoltura solenne con una piccola bambina di più di un anno, che se ne morì. La sua propria madre voleva strangolarla per poter allattare un bambino altrui e guadagnare denari, essa poi sentì che noi accettiamo ogni sorta di bambini e li alleviamo bene; dunque ce la portò avanti più di due mesi, si ammalò e morì dopo essere stata confermata da noi mezz'ora prima di morire. Noi volevamo fare la sepoltura con tutta pompa per dimostrare ai pagani come onoriamo loro creature che essi gettano via. I pagani qui non usano scrigni da morte per piccoli bambini ma appena morti fanno un buco e lo gettano dentro. Noi gli facemmo a quella bambina un bel vascello tinto a rosso, la vestimmo con una bella veste azzurra, la portavamo in chiesa, noi tutti missionari accompagnati dai cristiani, che non avevano mai visto così. Molti pagani vennero a vedere…" (G. Freinademetz, "Lettere di un santo", Imprexa).
Come in Cina, dove l'infanticidio è oggi addirittura affare di Stato, analogamente in India. Anche nel grande paese dominato dalla religione induista l'uccisione, soprattutto delle bambine, è largamente diffusa, per motivi economici e non solo. L'agenzia missionaria "Asia News" riportava recentemente questa notizia: "Presso molte popolazioni tribali le figlie femmine sono considerate solo un peso e la mentalità sociale ne ammette sia il feticidio che l'infanticidio. Nel 2006 in un piccolo villaggio del distretto di Ranga Reddy, a 80 chilometri da Hyderabad, undici neonate sono state lasciate morire di fame dai genitori. Molti tribali sono soliti avvolgere la bambina non voluta dentro stracci e lasciarla morire. Secondo la stampa locale, Jarpula Peerya Nayak, padre di 27 anni, ha detto che 'mia moglie per la terza volta ha avuto una bambina. Una figlia femmina è un peso e abbiamo deciso di non darle da mangiare. Così è morta. È troppo difficile crescere una bambina e trovarle marito'. Il 25 febbraio anche suo cugino J. Ravi e la moglie hanno lasciato morire di fame la loro neonata. 'Mia figlia – racconta Ravi – è morta due giorni dopo la nascita, perché non l'abbiamo nutrita. Abbiamo già due figlie, non possiamo permetterci di averne un'altra'. Un tribale spiega che quale dote della figlia dovrà fornire 'uno scooter, fino a 70 grammi d'oro e 50 mila rupie, per avere un buon marito'. Dopo la morte, i tribali scavano una fossa e vi seppelliscono la neonata, con sopra una pietra. I cani hanno scavato la fossa e mangiato parte del corpo della figlia di Ravi, così l'hanno seppellita di nuovo. La maggior parte delle quaranta famiglie del villaggio hanno assistito a simili episodi o li hanno commessi, dopo avere già avuto due o più figlie femmine. Jarpula Lokya Nayak ha fatto morire di fame due figlie". Anche in India l'impegno dei missionari e delle minoranze cristiane è votato, oltre che al tentativo di infrangere il muro delle caste e delle diseguaglianze sociali, alla difesa della vita nascente e dell'infanzia, in nome del Dio che si è fatto  bambino. Basti un solo esempio: quello di Madre Teresa di Calcutta.
Tutti sanno che la missione di questa donna è stata quella di aiutare i poveri dell'India, gli emarginati, i deboli, gli ultimi. Tra costoro Madre Teresa non ha mai dimenticato di citare i bambini nel grembo materno, definiti da lei, i "più poveri tra i poveri". Nel libro "Dateli a me. Madre Teresa e l'impegno per la vita", Pier Giorgio Liverani riporta il pensiero della santa, espresso in mille circostanze, con una grande forza, come in queste sue frasi: "L'aborto è ciò che distrugge la pace oggi. Perché se una madre può uccidere il proprio bambino, che cosa impedisce a me di uccidere voi o a voi di uccidere me? Niente. Ecco quello che io domando in India, che chiedo ovunque: che abbiamo fatto per i bambini? Noi combattiamo l'aborto con l'adozione. Così salviamo migliaia di vite. Abbiamo diffuso la voce in tutte le cliniche, gli ospedali, i posti di polizia: Vi preghiamo di non uccidere i bambini, di loro ci prenderemo cura noi" .
La lotta a favore dei bambini contro l'aborto e l'infanticidio è stata condotta da Madre Teresa e dalle sue suore, talora sino al martirio, con grande forza, scontrandosi con una cultura ignara della sacralità della vita sin dalla sua origine. Per gli induisti ad esempio, i bambini abbandonati o rifiutati dai genitori, se sopravvivono, sono e rimangono dei paria, dei sotto-casta, che scontano colpe precedenti. Le donne, in generale, e tanto più le bambine, sono costose, a causa della dote, e sono considerate inferiori al maschio, "fino al punto, non raramente, di avvelenarle al seno, cospargendolo di veleno, mentre succhiano il latte materno". Così succede che vi sia talvolta un numero di nascite molto alto, per la ricerca del maschio a tutti i costi e per il conseguente alto numero di infanticidi femminili: si abortisce selettivamente, sino a quando non si ottiene il figlio desiderato, di sesso maschile. Madre Teresa e le sue suore hanno fondato numerose case della carità, scuole ed orfanotrofi, ottenendo grande apprezzamento, ma anche l'opposizione del primo ministro Morarij Desai, che nel 1979 le accusò di aiutare i bambini con le scuole e gli orfanatrofi al solo fine di battezzarli e di convertirli. Madre Teresa gli rispose: "Mi pare che lei non si renda conto del male che l'aborto sta provocando al suo popolo. L'immoralità è in aumento, si stanno disgregando molte famiglie, sono in allarmante aumento i casi di pazzia nelle madri che hanno ucciso i propri figli innocenti. Signor Desai: forse, tra poco lei si troverà faccia  faccia con Dio. Non so quale spiegazione potrà dargli per aver distrutto le vite di tanti bambini non nati, ma sicuramente innocenti, quando si troverà davanti al tribunale di Dio, che la giudicherà per il bene fatto e per il male provocato dall'alto della sua carica di governo". E Madre Teresa aggiungeva come nei 102 centri di Calcutta gestiti da lei fossero passate, nell'ultimo anno, 11.701 famiglie indù, 5.568 famiglie musulmane e 4.341 famiglie cristiane, a cui si era insegnato il senso della famiglia, il rispetto della vita, la necessità di una procreazione responsabile, arrivando a determinare la riduzione delle nascite, ma senza il ricorso né all'aborto né all'infanticidio! Il grido dei bambini non nati, degli infanti uccisi, diceva Madre Teresa, ripetendo in altro modo i concetti espressi secoli e secoli prima da Minucio Felice, Tertulliano e tanti altri, "ferisce l'orecchio di Dio". - Fattisentire -

 
 
 

L'INSEGNATE DI RELIGIONE DIMEZZATO..E RIABILITATO!!!

Post n°2240 pubblicato il 23 Agosto 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Come noto, il TAR Lazio, nella sentenza 7076, pubblicata poco prima di ferragosto, ha statuito che l’insegnante di religione non può partecipare a pieno titolo agli scrutini scolastici, né può far conseguire crediti formativi agli studenti avvalentisi, per presunta disparità di trattamento nei confronti di quelli non avvalentisi, dato che “lo Stato Italiano non assicura identicamente la possibilità per tutti i cittadini di conseguire un titolo formativo nelle proprie confessioni (islamica, ebrea, cristiane, di altro tipo) ovvero per chi dichiara di non professare alcuna religione in Etica Morale Pubblica”. Insomma, un insegnante a metà (come il visconte di Calvino). È evidente qui la volontà di depotenziare dall’interno l’insegnante di religione, vista l’impossibilità di sopprimerlo come figura ormai presente nel panorama scolastico italiano, grazie all’art. 9 del Concordato, che prevede espressamente l’ora di religione cattolica nelle scuole pubbliche, la cui legittimità è stata riaffermata più volte dalla Corte Costituzionale (specie con la pronuncia 203 del 1989). Se è legittima la presenza dell’insegnante di religione cattolica nella scuola pubblica, allora la sua attività educativa e valutativa deve essere quella di tutti gli altri insegnanti. La sentenza adotta una concezione solo intimistica del fenomeno religioso ed un principio di laicità inteso nel senso che le varie confessioni debbano avere uno stesso identico trattamento e rilevanza nell’ambito dell’ordinamento giuridico. In realtà, la garanzia da parte dello Stato per l’aspetto religioso, in un regime di pluralismo, ben può assumere intensità differenti, in ragione dei contenuti e della cultura religiosa di riferimento, come dimostra il fatto che la presenza dell’ora di religione cattolica nella scuola pubblica (a differenza di altre confessioni), è stata motivata sotto un duplice aspetto: a) “il valore della cultura religiosa” in quanto tale, formativo di per sé; b) “tenendo conto che i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano”, quale elemento specifico della religiosità cattolica in Italia (art.9, co. 2, della Legge 121/1985; e punto 5, lett. a del protocollo Addizionale). La sentenza fa poi applicazione del principio di non discriminazione: gli studenti sarebbero “indotti a rinunciare alle scelte dettate dalla propria coscienza… in vista di un punteggio più vantaggioso nel credito scolastico”. Si tratterebbe di un caso strisciante di violazione delle coscienze, per cui lo studente non cattolico sarebbe costretto ad abiurare il proprio credo o il proprio ateismo… per ottenere un credito! In verità, la sorte di uno studente non è certo legata a detto insegnamento (come ognuno ben sa). Comunque, avvalersi dell’ora di religione non vuol dire “accettare l’insegnamento di una religione in cui non si crede” (e subire quindi una “discriminazione di carattere religioso”). Vi può ben partecipare anche chi ha un mero interesse alla cultura cattolica ed alla dottrina della Chiesa. Allo stesso modo, non può dirsi che chi studia Dante o Jacopone da Todi – a dire il vero sempre meno – “accetti” per forza l’insegnamento che da essi proviene (o anche in questo caso dovremmo parlare di discriminazione?). Per fortuna, questo “scivolone” è stato subito corretto. Il 20 agosto è infatti entrato in vigore il DPR 122/2009, regolamento governativo (cd. delegato) emanato ai sensi dall’art. 3 del D.L. 137/2008 (convertito in L. 169/2008), contenente la delega al Governo per definire, su proposta del Ministro dell’Istruzione, le disposizioni attuative per la valutazione degli studenti. Il regolamento è del 22 giugno e quindi precedente alla sentenza del TAR, ma la sua odierna entrata in vigore permette di superare la situazione di incertezza che si era determinata con quest’ultima (che riguardava l’annullamento di due ordinanze ministeriali limitate agli anni scolastici 2006/2007 e 2007/2008). Il DPR odierno regolamenta il sistema valutativo da oggi in poi e così dispone, all’art. 6: “in sede di scrutinio finale il consiglio di classe, cui partecipano tutti i docenti della classe, compresi… gli insegnanti di religione cattolica limitatamente agli alunni che si avvalgono di quest’ultimo insegnamento, attribuisce il punteggio per il credito scolastico”. Esso poi correttamente ribadisce che “la valutazione dell’IRC resta disciplinata dall’art. 309 del T.U. 297/1994”, secondo cui “i docenti incaricati dell’IRC fanno parte della componente docente negli organi scolastici con gli stessi diritti e doveri degli altri docenti”. Sfuma così, almeno per il momento, l’ennesimo tentativo di delegittimare l’IRC. - Avv. Stefano Spinelli - culturacattolica -

 
 
 

IL 23 AGOSTO RICORRE IL PRIMO ANNIVERSARIO DELLE STERMINATE VIOLENZE CONTRO I CRISTIANI DELL'ORISSA

Post n°2239 pubblicato il 23 Agosto 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Attraversando questo periodo buio della storia del Kandhamal, la consolazione che mi ha dato più forza è stata che Dio ci stava guidando con la sua provvidenza. Sono stato profondamente angosciato e ho sofferto per l’intensa brutalità e disumanità che ha colpito il nostro popolo, ma davanti a tutte queste persecuzioni è rimasta sempre la testimonianza fedele del Suo nome. Ci sono stati momenti in cui non c’erano risposte alle grida ed ai lamenti del nostro popolo e sono stati momenti di grande angoscia. Ho tratto grande consolazione dalla nostra stessa gente: mi ha dato conforto la loro fede e la loro determinazione a rimanere cristiani. Ora che un anno è passato, molte persone vivono ancora nei campi profughi e sono ancora di più quelle che hanno trovato rifugio nelle città e negli Stati vicini. Molte altre hanno potuto fare ritorno a casa, ma il nostro popolo vive ancora sotto minaccia; ci sono sacche di resistenza alimentate dai fondamentalisti che si oppongono alla ricostruzione delle chiese e delle case. C’è stato anche un lungo letargo dell’amministrazione pubblica, ma posso comunque dire che ci sono stati dei progressi. I nostri religiosi sono stati l’obiettivo principale dei fondamentalisti, che hanno scatenato la loro sadica brutalità su sacerdoti e suore. Hanno preso di mira chi tra noi spende la vita per curare e servire i poveri e gli emarginati di questa terra senza nessuna discriminazione. Le nostre opere educative e le altre attività missionarie servono all’emancipazione dei bisognosi e degli abbandonati locali, eppure i religiosi che le hanno costruite e animate sono stati picchiati senza pietà da folle di fondamentalisti che sono arrivati sino ad uccidere, come nel caso del nostro p. Bernard Digal, morto per le percosse subite. Tuttavia questo è stato un tempo per riflettere sulla nostra vocazione di sacerdoti che hanno risposto alla chiamata per servire. Siamo stati chiamati a riflettere sui nuovi sviluppi che sta avendo il mondo, sulle nuove sfide affidate al nostro ministero. Soprattutto siamo stati chiamati ad approfondire la nostra fede e a cercare il nutrimento spirituale necessario per esseri ministri fedeli. La nostra vocazione al sacerdozio, soprattutto in questo anno che il papa ha voluto dedicare ai preti, ci offre la grazia e ci invita a consumare tutto noi stessi nel servire il popolo di Dio. I fondamentalisti non si arrenderanno mai e continueranno a perseverare nel loro intento di cancellare ogni traccia di cristianesimo dall’Orissa. Ma la nostra missione continua e le persecuzioni non ci fermeranno. La croce di Cristo è la nostra forza, la nostra speranza, la nostra gioia. Fino a quando criminali spietati saranno liberi di andare in giro spavaldi, aiutati dall’inerzia di chi dovrebbe garantire la protezione delle minoranze, gli attacchi contro il nostro popolo indifeso e innocente continueranno. Per il 23 agosto abbiamo indetto il “Giorno della pace e dell’armonia” perché fatti come l’uccisione dello Swami Laxmananada Saraswati e le violenze anti-cristiane non devono accadere mai più. Il mondo deve conoscere cosa significa pace ed armonia e noi dobbiamo combattere le tendenze che generano tali crimini estremi. Violenza e spargimenti di sangue portano solo alla distruzione dell’umanità, dobbiamo lavorare per l’amore, che significa lavorare per la pace. Siamo grati al nostro amato Santo Padre per aver condannato in modo fermo le violenze in Orissa. Ci è stato di grande consolazione ricevere la notizia che Benedetto XVI pregava per il Kandhamal come anche sapere che tutti gli uomini di buona volontà erano solidali con le sofferenze del nostro popolo. - asianews -

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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