ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 02/09/2009

IL BURATTINAIO E LE SUE MENZOGNE

Post n°2284 pubblicato il 02 Settembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Durante un ufficiale esorcismo professato da un Sacerdote autorizzato ed in retta coesione con il Rituale Romano di Liberazione, ogni Prelato può, per interesse dell’umanità, estorcere preziose informazioni al demonio. Questa pratica, per quanto utile, può rivelarsi però eccessivamente rischiosa; il diavolo, difatti, nella sua dannata condizione, è in grado di mentire all’inverosimile, tanto da scoraggiare il Sacerdote nel compiere il Ministero affidatogli. Da questo si evince il motivo per cui in nessun modo un laico o un religioso non autorizzato può interrogare il Maligno, questo è tassativamente vietato dalla Santa Romana Chiesa. In un esorcismo riportato da Domenico Mondrone nel suo libro “A tu per tu col Maligno”,  Satana testualmente afferma: “Non vedi che il Suo regno si sgretola ed il mio si allarga giorno per giorno sulle rovine del Suo? Provate a fare il bilancio tra i Suoi seguaci ed i miei. Tra quelli che credono nelle Sue Verità e quelli che seguono le mie dottrine, tra quelli che seguono la Sua Legge e quelli che abbracciano le mie. Pensa soltanto al progresso che sta facendo l’ateismo militante, che è il rifiuto totale di Lui. Ancora poco tempo ed il mondo cadrà in adorazione dinanzi a me”.

Quest’ultima affermazione è, a mio parere, una delle tipiche menzogne del Maligno.

“Sarà completamente mio. Pensa alle devastazioni che sto portando in mezzo a voi servendomi principalmente dei vostri ministri. Ho scatenato nel Suo gregge uno spirito di confusione e di rivolta che mai finora ero riuscito ad ottenere. Avete quel vostro pecoraio vestito di bianco che tutti i giorni chiacchiera, grida e blatera, ma chi lo ascolta? Io ho tutto il mondo che ascolta i miei messaggi e li applaude e li segue. Ho tutti dalla mia parte. Ho le cattedre con le quali ho dato scacco alla vostra filosofia. Ho con me la politica che vi disgrega. Ho l’odio di classe che vi dilacera. Ho gli interessi terreni, l’ideale di un paradiso in terra che vi accanisce gli uni contro gli altri. Vi ho messo in corpo una sete di denari e di piaceri che vi fa impazzire e vi sta riducendo ad una accozzaglia di assassini. Ho scatenato in mezzo a voi una sessualità che sta riducendovi ad una sporca mandria di porci. Ho la droga che presto farà di voi una massa di miserabili larve di folli e di moribondi”.

Basta vedere tutti gli ossessi, i malati di mente, di allucinazioni e di paure frutto dell’assunzione di sostanze stupefacenti.

“Vi ho portati ad ottenere il divorzio per sgretolare le famiglie. Vi ho portati a praticare l’aborto con cui fate strage di uomini prima ancora che nascano. Tutto quello che può rovinarvi non lo lascio intentato, ed ottengo tutto ciò che voglio: ingiustizie a tutti i livelli per tenervi in continuo stato di esasperazione; guerre continue che devastano tutto e vi portano al macello come pecore; ed insieme a questo la disperazione di non potervi liberare da queste sciagure con le quali devo portarvi alla distruzione. Conosco fin dove arriva la stupidità degli uomini e la sfrutto fino in fondo. Alla redenzione di Quello che si è fatto ammazzare per voi bestie ho sostituito quella di governanti massacratori, e voi vi buttate al loro seguito come stupidissime pecore. Con le mie promesse di cose che non avrete mai, sono riuscito ad accecarvi, a farvi perdere la testa, fino a portarvi facilmente dove voglio. Ricorda che io vi odio infinitamente, come odio Colui che vi ha creati. […] .In un secondo momento mi lavorerò uno per uno i parroci rispetto al loro Pastore. Oggi il concetto di autorità non funziona più come una volta. Sono riuscito a dargli uno scossone irreparabile, il mito dell’ubbidienza sta tramontando. Per questa via la Chiesa sarà portata alla polverizzazione”.

Questa è un’altra menzogna del diavolo, Dio non permetterà mai l’annientamento della Chiesa che è corpo Mistico di Cristo.

“Intanto vado avanti con la decimazione continua dei preti, dei frati e delle suore, fino ad arrivare  allo spopolamento dei seminari e dei conventi; tolti di mezzo i Suoi operai della Vigna subentreranno i miei ed avranno via libera nel loro lavoro definitivo”.

Satana infine mostrando una folla sterminata di giovani in piazza disse:

“Guarda, guarda che spettacolo meraviglioso! … È tutta gioventù passata dalla mia parte. È gioventù mia. Molta l’ho conquistata con la lussuria, con la droga e l’alcool, con lo spirito del materialismo consumistico ed ateo. Quasi tutti sono venuti su senza i soliti sciacqui  battesimali. Questi giovani sono passati attraverso scuole programmate su ateismo sindacale. Lì hanno imparato che non è stato quello di Lassù a creare l’uomo. Ora sono agguerriti ad una lotta contro di Lui, che resiste a non scomparire”.

E Dio mai lo farà, non ci abbandonerà per nessun motivo, fino al giorno del Giudizio. Senza il suo aiuto, saremmo come indifese pecore consegnate ad un branco di lupi.

“Questi miei giovani hanno imparato a disfarsi di tutte le cosiddette verità eterne. Per essi esiste solo il mondo materiale e sensibile. È stato un gigantesco lavaggio al cervello, e ci serviremo di questo per tutti coloro che osassero ancora tenersi aggrappati alle vecchie credenze. Egli deve scomparire in modo assoluto sulla faccia della terra”.

Il diavolo tenta, con queste affermazioni, di scoraggiare l’esorcista, ma egli sa benissimo che il Mentitore è tale proprio perché già sa di aver perso in partenza, ma non vuole ammetterlo.

“Le poche cose di resistenza che non riusciremo ad eliminare con la nostra filosofia, le cancelleremo con il terrore. Uno dopo l’altro devono cadere ai miei piedi, abbracciare il mio culto, riconoscere che l’unico signore del mondo sono io …”.

Che il demonio sia il principe del nostro mondo non è una novità, difatti lo stesso Gesù nella Sacra Scrittura dichiara:

“Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me”. (Giovanni 12, 30-32).

“Ora io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò. E quando sarà venuto, Egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio. Quanto al peccato, perché non credono in me; quanto alla giustizia, perché vado dal Padre e non mi vedrete più; quanto al giudizio, perché il principe di questo mondo è stato giudicato”. (Giovanni 16, 7-11).

Satana, inoltre, afferma:

“Io copro di rovine il mondo, lo inondo di sangue e di lacrime; io deformo ciò che è bello, rendo sordido ciò che è puro, abbatto ciò che è grande; faccio tutto il male che posso e vorrei poterlo aumentare fino all’infinito. Io sono tutto odio, niente altro che odio. Se conosceste la profondità, l’altezza e la larghezza di questo odio, avreste una intelligenza più vasta di tutte le intelligenze che vi furono fin dal principio del mondo, anche se queste intelligenze fossero riunite in una sola. E quanto più odio, tanto più soffro, ma il mio odio e le mie sofferenze sono immortali come me, perché io non posso più odiare, come non posso che vivere sempre. Ciò che accresce in me questa sofferenza, ciò che moltiplica questo odio è il pensare che io sono stato vinto, che odio quindi inutilmente e che faccio tanto male per nulla. Ma che dico per nulla? No, una gioia la ho, se posso chiamarla tale; è l’unica gioia che io abbia; quella di uccidere le anime per le quali Egli ha versato il Suo sangue, per le quali è morto, risorto e salito in cielo. Ah, si! Io rendo vana per molti la Sua incarnazione, la Sua morte; le rendo vane queste cose per le anime che uccido. Capite? Uccidere un’anima! Egli l’ha creata a Sua immagine e somiglianza, l’ha amata di un amore infinito, per lei fu crocifisso. Ma io quest’anima gliela prendo, gliela rubo, la uccido e la perdo con me. Io quest’anima non la amo, ma la odio solamente; eppure essa mi ha preferito a Lui. Come mai io dico queste cose? Vi potreste convertire anche voi! Potreste scappare da me! Eppure debbo dirle queste cose, perché Egli  mi costringe. Volete sapere quanto io soffro e quanto odio? Io sono capace di odio e di dolore nella stessa misura in cui ero capace di amore e di felicità. Io, Lucifero, sono diventato Satana, l’avversario. In questo momento io ho tutta la terra nel mio pensiero, tutti i popoli, tutti i governi, tutte le leggi. Ebbene io tengo la direzione di tutto il male che si prepara. E, dopo tutto, quale vantaggio me ne viene? Io sono stato vinto già prima! Tuttavia qualche vantaggio l’ho ricavato; io Gli uccido delle anime, delle anime immortali, delle anime che Egli ha pagato sul Calvario”. Preferisco non aggiungere successivi commenti, anche un ateo può comprendere, a malincuore, ciò che Satana è appena stato obbligato a rivelare. Se non lo avete già fatto vi prego di rileggere con attenzione questo capitolo e di confrontarne il suo conforme contenuto con la realtà che viviamo. - Carlo Maria di Pietro (M.S.M.A.) - pontifex -

 
 
 

MESSAGGIO DA MEDJUGORJE A MIRJANA DEL 2 SETTEMBRE 2009

Post n°2283 pubblicato il 02 Settembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

«Cari figli! Oggi con cuore materno vi invito ad imparare a perdonare totalmente ed incondizionatamente. Patite ingiustizie, tradimenti e persecuzioni, ma per mezzo di questo siete più vicini e più graditi a Dio. Figli miei, pregate per il dono dell’amore, solo l’amore perdona tutto, come perdona mio Figlio, seguitelo. Io sono in mezzo a voi e prego perché quando arriverete davanti al Padre vostro possiate dire: Eccomi, Padre, ho seguito tuo Figlio, ho avuto amore e ho perdonato di cuore perché ho creduto nel tuo giudizio, ho confidato in te. Vi ringrazio!»

IL PERDONO

Nell’esperienza personale impariamo che perdonare non sempre è facile, soprattutto quando colui che compie il torto è restio a perdonare e si chiude nella gabbia dell’orgoglio; ma in fondo non è impossibile, anzi esso è cosa tanto più fattibile tanto più ci immedesimiamo nella figura di Gesù che schernito accusato e crocefisso seppe perdonare… I dolori le difficoltà che talvolta non riusciamo a perdonare in fondo, se ci pensiamo bene, sono inezie rispetto a ciò che patì il nostro Signore e talvolta basta semplicemente far luce sul Suo sacrificio per convincerci che diamo troppa importanza alle cose di questo mondo. Perdonare dunque, deve essere qualcosa di più di un semplice impegno, deve essere una realtà da vivere alla luce della Fede. Come posso amare il mio prossimo se non riesco a perdonarlo?
E’ questa la questione, è su questo punto che bisogna a mio avviso riflettere. Ciò che impedisce molto spesso di perdonare il prossimo è l’orgoglio, e la domanda che spesso ci poniamo è "Perché mai devo perdonare una persona che mi ha fatto del male nonostante io non abbia fatto nulla, e anzi abbia dimostrato di aver ragione?", e non capiamo che in questa domanda già abbiamo la risposta…Colui che sa di aver ragione è colui che non sa far luce sulla propria vita, colui che non sa vedere i propri difetti e mancando di umiltà non si adopera per crescere giorno dopo giorno, è colui che vuole rimanere sul suo piedistallo convinto di essere al di sopra di tutto e di tutti. L’orgoglio porta fuori strada e distorce la realtà che invece è quella della persona umile…di colui che ad un torto risponde con amore, che dimostra carità nella sua vita anche quando gli altri lo calpestano. La persona che sa perdonare è anche quella persona che cerca di venire incontro al prossimo, analizzando le proprie colpe e chiedendo per primo "scusa", è colui che sa portare su di se non solo la sua croce ma anche un pezzettino della croce altrui.
Molte volte perdonare risulta difficile in quanto si crede di avere ragione, quante volte sentiamo dire: "La mia vita è difficile a causa di mio padre, di mia madre, marito, moglie, suocera, nuora..." quasi come se fossero sempre gli altri quelli che ci creano problemi! Quante volte abbiamo detto o sentito dire che "la vita di mio padre o di mia madre, di mia moglie, o di mio marito è difficile a causa mia?" raramente! Dire "ho ragione!" costa poco, al contrario ammettere le proprie colpe richiede lo sforzo di scendere di un gradino e interrogarsi con umiltà…e questo non tutti lo comprendono. In merito a questo mi ricordo di una storiella.
Dio permette a satana di dominare un giorno una città; e satana gli chiede solo una cosa: lasciare che i semafori della città segnino sempre verde. Risultato: in un minuto confusione completa! In ogni incidente ognuno aveva ragione: quello che veniva da una parte aveva il verde, ma anche quello che veniva dall'altra parte aveva pure lui il verde! Tutti quindi avevano ragione e tutti si accusavano…e questo è ciò che succede nella mente di tutti coloro che non sanno perdonare. Di solito diciamo che noi viviamo male a causa degli altri e non ci accorgiamo di quanto gli altri vivano male a causa nostra, cioè vediamo la pagliuzza nell'occhio del fratello e non la trave che è nel nostro. Ed è proprio alla luce di questo che dobbiamo iniziare a cambiare…e l’orgoglio scompare soltanto ad una condizione, alla condizione che ci rendiamo conto di essere null’altro che dei servi al servizio del Signore Dio! Padre Jozo dice: guardare la Croce significa capire che Dio mi ama, credere che Dio mi perdona. Se io non riesco a perdonare anche i miei nemici, non riuscirò mai ad entrare nel mistero del "pregare con il cuore". Devo cominciare a pregare per i miei nemici. "Pregate per quelli che vi perseguitano. Amate i vostri nemici" (Mt 5,44). Amate come io ho amato, ha detto Gesù. Tutti abbiamo dei nemici.. Nel cuore dei fratelli nasce l'invidia, l'odio e ci disprezzano, parlano male di noi, tramano contro di noi... Se non riesco a pregare per i miei nemici, se non riesco a metterli davanti al Padre e a dire con Gesù: "Padre, perdonali...", non saprò mai cosa significa "pregare con il cuore.. .Non riuscirò mai ad essere un apostolo della pace, perché la pace significa riconciliazione. E' il "Consummatum est" (Gv 19,30) della riconciliazione nel Padre e nel Figlio (cfr.Ef 2,1718). Oggi, vi sono molti contrasti, molti litigi nelle famiglie, nei cuori, nella Chiesa. Non si può "pregare con il cuore" se manca la riconciliazione. Pregare non significa perdere tempo, bensì riempire il tempo di grazia, di luce, di pace, d'amore, di benedizione. - vienievedrai -

 
 
 

CARCERE E ALTRE UMANE ALTERNATIVE

Post n°2282 pubblicato il 02 Settembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il Carcere è nuovamente vicino al punto di rottura, ogni volta che i riflettori si accendono sul penitenziario è per focalizzarne le brutture, le contorsioni, l’incapacità a piegare a una qualche utilità la pena, a coscientizzare ciascuno a fornire un contributo serio per creare le basi di una funzione sociale condivisa, soprattutto a ribadire il corretto significato alle parole, alle norme, ai dettati costituzionali. Il carcere è allo stremo, nei corridoi del dolore, le celle raccolgono i silenzi delle assenze mal interpretate, i lamenti delle speranze usurate, dove al più è consentito di sopravvivere, ma non di imparare a rispettare la vita, perciò il prossimo: non c’è insegnamento a riesaminare il proprio vissuto, a mutare interiormente, a scegliere se non esigere una nuova condotta sociale, con la quale ritornare a essere persone con un valore e un futuro da condividere insieme agli altri. Sul carcere non ci sono più barzellette e raggiri intellettuali che tengono, sono andati al macero slogan e pubblicità irridenti la realtà, quella che scompagina verità e indicibilità, non sempre riconducibili alla disonestà del detenuto, a cui giustamente è richiesto di fare il primo passo verso una profonda riconciliazione verso se stesso e gli altri.
I reati diminuiscono ma gli ingressi in carcere aumentano, le carceri sono stracolme di umanità sconfitta e derelitta, soprattutto straniera, e non c’è respingimento che ottenga risultati, così il penitenziario sprofonda in una terra di nessuno, dove l’omertà appare come un chiacchiericcio per mimetizzarne le ottusità, per non rimanere invischiati in quell’opera di demolizione delle speranze ridotte a bestemmie, a promontori della paura, a banali eventi critici, che però non danno preoccupazioni. Carceri affollate e tagli di personale, carceri del dramma e dati forniti malamente, carceri della sofferenza ingabbiata, triturata, moltiplicata con scienza, perché il carcere deve emanare ribrezzo, terrore, paura, deve restare luogo di punizione sorda e muta, dove si muore senza alcuna dignità riconosciuta, perché ritenuta blasfema, senza un obiettivo, una prospettiva, un futuro percorribile, dentro una solitudine e un abbandono che non sono casuali né accidentali, prescrizioni non scritte in alcuna norma o legge, eppure vincolanti per tentare di sopravvivere alla violenza che mina e scava un solco indelebile nel cuore di ogni uomo detenuto. Bisogno di sicurezza non vuole dire massimizzare gli strumenti di castigo a discapito di quelli di risocializzazione, né approvare il suicidio indotto dalle patologie e dall’indifferenza, non è neppure abitudine alla anormalità carceraria, privilegiando l’invivibilità alla possibilità di una vita migliore per chi paga il proprio debito alla collettività.
Carcere e legalità, carcere e educazione, carcere e futuro che non c’è, mantenendo una sorta di obbligatorietà a un tempo bloccato al reato-colpa, che non aiuta a fare passi in avanti, neppure nei riguardi di quei famosi diritti umani di cui tanto si fa vanto. Non siamo più capaci di guardare al carcere con onestà intellettuale, neanche al cospetto della morte indifferente di tanti detenuti giovani e non, la ferità è lì, aperta, rischia l’infezione, perché la cecità delle coscienze non consente di ricercare concretamente altre vie, altre umane alternative. - Vincenzo Andraous - Pontifex -

 

 
 
 

22 AGOSTO SAN FILIPPO BENIZI E GLI ANGELI

Post n°2281 pubblicato il 02 Settembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

San Filippo Benizi, che la Chiesa festeggia il 22 agosto, fu un grande propagatore dell’ordine dei Serviti. Nacque a Firenze il 15 agosto 1233 da genitori che da tanto tempo aspettavano il dono di un figlio. I suoi genitori appartenevano a due famiglie nobili della città: I Benizi ed i Frescobaldi. Filippo nacque quindi proprio il giorno della festa della Madonna: il 15 agosto. Lo stesso giorno, poco lontano, i Sette Santi fondatori dell’Ordine dei Servi di Maria, ebbero tutti nello stesso momento, la visione mariana che avrebbe dato origine alla fondazione di un nuovo ordine religioso. All’età di tredici anni venne mandato a Parigi per studiare medicina e, a soli 19 anni, ottenne il dottorato in medicina e filosofia all’università di Padova. Lavorò come medico a Firenze per un anno, studiando la bibbia e i Padri della Chiesa nel tempo libero. Il giovedì santo del 1254 Filippo stava pregando a Fiesole quando gli parve che la statua del crocifisso gli dicesse di salire sulla collina per conoscere i servi di sua madre. Filippo prese parte alla celebrazione eucaristica nella cappella di Carfaggio e rimase colpito assai dalla lettura della messa di quel giorno, presa dagli Atti degli apostoli, nella quale lo Spirito Santo aveva ordinato al diacono Filippo: " Filippo avvicinati e monta sul carro". Filippo capì allora che la Madonna lo chiamava al sicuro su un carro in un mondo pieno di insidie per la salvezza dell’anima. Andò a Monte Senario ed il Priore generale San Buonfiglio Monadi, probabilmente temendo per lui una certa superbia, lo ammise nell’ordine dei Servi di Maria come semplice fratello laico. Fra Filippo doveva occuparsi del giardino, chiedere la questua e compiere in convento i lavori più umili e faticosi e fu alloggiato in una piccola grotta dietro la chiesa. Il superiore dell’ordine scelse per Filippo un percorso che nascondeva al mondo le sue enormi doti, per temprarlo nell’umiltà e nella preghiera. Furono cinque anni di ottima preparazione al futuro radioso che lo aspettava, durante i quali si occupò delle mansioni più mortificanti. Nel 1258 fu mandato nella casa di Siena e sulla strada incontrò due frati domenicani, che iniziarono a discorrere con lui. I due frati dell’ordine dei Predicatori rimasero talmente folgorati dalle sua cultura e dalla vivacità della sua intelligenza, che andarono a parlare con il superiore dell’ordine, pregandolo di valorizzare meglio una personalità così spiccata. Allora San Bonfiglio lo promosse agli ordini sacri. Nel 1262 venne nominato maestro dei novizi e fu uno dei quattro vicari che assistevano il priore generale. Nel 1267 fu eletto all’unanimità superiore generale dell’ordine e si occupò della redazione delle regole e della costituzione dei Servi di Maria. Quando papa Clemente IV morì, pare che il cardinale Ottobuoni avesse proposto fra Filippo come papa. Filippo allora per tre mesi si nascose vicino a Radicofani e passato il pericolo di essere eletto papa partì per una visita ai conventi francesi e tedeschi. Nel 1274 partecipò al secondo concilio di Lione. Nel 1279 papa Nicola III chiese a Filippo di mettere pace tra i Guelfi e i Ghibellini, compito che egli portò a termine positivamente. Fra Filippo fondò pure il ramo femminile dei Serviti ed inviò i primi missionari dell’ordine in oriente. Nel 1285 Filippo sentendosi ormai prossimo alla morte si ritirò nel convento di Todi. Appena arrivato tutta la città lo accolse con gioia: Filippo immediatamente si recò all’altare della Madonna e prostratosi a terra esclamò: " Questo è il mio riposo per l’eternità". Alle 3 del pomeriggio fece chiamare la comunità e raccomandò loro. " Amatevi a vicenda, rispettatevi a vicenda, sopportatevi a vicenda". Poi chiese che gli fosse portato il libro da cui aveva imparato di più. Allora i frati gli portarono, uno dopo l’altro, tutti i libri sacri, ma egli li rifiutava. Infine, indicando il Crocifisso, che poi sarà il suo simbolo nella sua iconografia, disse: " quello è il mio libro". Proprio lui, che per tutta la vita aveva fatto dello studio e dello sviluppo della mente i suoi punti forti, si era reso conto, prima di morire, che l’esperienza della croce ci dà l’insegnamento più prezioso che tutti i libri messi insieme. Filippo morì contemplando il crocifisso il 22 agosto 1285 a Todi e venne canonizzato nel 1671. Riguardo agli interventi angelici nella sua vita accadde che in un suo viaggio, essendo con quattro compagni del suo ordine nelle aspre montagne delle Alpi, egli perde la strada, erra per tre giorni e, alla fine, soccombe di sfinimento e di fatica. Egli si pone in preghiera; subito delle voci umane si fanno sentire. Due uomini si presentano, vestiti da pastori, ma facendo apparire sul loro volto e nelle loro parole una amenità che contrasta con la rudezza di un pastore della montagna. Essi fanno entrare San Filippo ed i suoi compagni sotto un tetto rurale e servono loro piatti semplici ma ben preparati, pani scoppianti di biancore e d’un gusto squisito ed una bevanda rinfrescante. I religiosi si ristorano rendendo grazie a Dio. i due pastori li rimettono poi sul loro cammino. Quando il santo vuole ringraziarli, egli trova che sono improvvisamente scomparsi. Egli rimarrà persuaso che aveva avuto a che fare con degli angeli del Signore. - Don Marcello Stanzione - Pontifex -

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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