ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 04/09/2009

E' MORTO PADRE AUGUSTO COLOMBO, UNO DEI TANTI SANTI DI OGGI CHE NON FANNO NOTIZIA NEI GIORNALI ANTICLERICALI

Post n°2292 pubblicato il 04 Settembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Circa 40mile persone hanno dato l’ultimo saluto a p. Augusto Colombo, missionario del Pime, scomparso nella notte del 31 agosto all’età di 82 anni, Il funerale del si è svolto nell’ashram Kristu Jyoti e per volontà del sacerdote il corpo è stato sepolto nel Santuario del Bambino Gesù di Warangal, nell’Andhra Pradesh. "Il funerale è stata una testimonianza della grandezza di questo umile servo del Signore", afferma ad AsiaNews mons. Marampudi Joji, arcivescovo di Hyderabad. "Alle esequie erano presenti tre ministri dello Stato, tre membri del parlamento, la comunità indù della zona, quattro vescovi circa 200 tra sacerdoti , religiosi e religiose". "Solo pochi mesi fa, nel maggio di quest’anno - racconta mons. Joji -, avevo passato con lui una decina di giorni a Ooty discutendo del lavoro del Pime nell’Andhra Pradesh. Da quando i padri del Pime sono arrivati in India, nel 1855, hanno portato avanti con dedizione un duro lavoro. Il loro amore e la compassione per la gente ha permesso alla popolazione di vivere con dignità e di prendere coscienza del proprio valore: questo è stato il più grande dono che hanno portato. Hanno sostenuto l’emancipazione dei dalit e dei lebbrosi portando un cambiamento di vita nelle due fasce sociali più emarginate della popolazione". P. Colombo parlava in modo sciolto il telugu, la lingua dello Stato, e comunicava con la gente dei villaggi nel loro dialetto. Anche per questo era considerato un membro della comunità a tutti gli effetti, indiano tra gli indiani. Ricordandone l’opera di missionario ed "il lavoro instancabile per l’emancipazione sociale della popolazione. Padre Augusto Colombo è uno dei personaggi più rappresentativi della Chiesa indiana nella difesa e promozione dei "fuori casta" (paria o dalit). Nato a Cantù (Como) nel 1927, come sacerdote del Pime è partito per l’India nel 1952, destinato allo stato di Andhra Pradesh dove l’istituto lavora dal 1855. Erano gli anni in cui i paria prendevano coscienza della loro emarginazione e si volgevano al buddhismo e al cristianesimo. Augusto è stato uno dei fondatori della diocesi di Khammam (1988) con tre parrocchie. In quasi sessant’anni di missione in India, oltre al lavoro pastorale ha realizzato una quantità di iniziative per la promozione dei paria: case per i poveri, cooperative di produzione artigianale e di vendita, la "Lodi Farm" premiata in India per la produzione del "riso del miracolo", impegno anche giuridico per difendere le terre dei paria, banche rurali per la lotta contro gli usurai, assistenza sanitaria e ai lebbrosi, educazione scolastica, lavoro artigianale per le donne (ricami e merletti di Cantù), scavo di pozzi, alfabetizzazione degli adulti, ecc. Augusto si è dedicato soprattutto ai dalit, elevati mediante le scuole che fondava, dalle elementari alle superiori. L’ultima volta che sono stato in India (2005) mi ha portato a vedere "Colombo Nagar", la "città di Colombo", poco distante da Hyderabad, capitale delll’Andhra. Dov’era campagna arida e sassosa, p. Augusto ha costruito il College di ingegneria ("Institute of Technology and Science"), che oggi ha 1.500 studenti e laurea ogni anno 140-150 ingegneri, in cinque specialità diverse. Metà dei posti sono riservati ai paria e ai cattolici, che difficilmente entrano in altri istituti di studi superiori. Attorno a questa università è nata la città di Colombo! Tutto è proprietà della diocesi di Warangal, una delle 12 fondate dal Pime in India e Bangladesh. Vista la buona riuscita della sua prima università, 12 anni fa padre Colombo ha acquistato a Warangal un modernissimo ospedale appena costruito con 600 letti, che dovrebbero diventare mille. Accanto all’ospedale c’è un inizio di costruzione dell’università di medicina, la seconda cattolica in India (la prima a Bangalore). Augusto ha chiamato tre ordini di suore pratiche di sanità e di ospedali,per la gestione di reparti diversi (fra cui anche le Missionarie dell’Immacolata). L’ospedale già funziona, ma il riconoscimento statale come università è ancora incerto, per le forti opposizioni che incontra una iniziativa cristiana in questo campo. In precedenza, Augusto ha fondato un lebbrosario e tre ospedali e ha ottenuto che il "Regionale Eye Hospital" (ospedale oculistico) di Warangal organizzi un campo di lavoro oculistico, mandando suoi giovani medici a lavorare con l’équipe medica del prof. Innocente Figini di Como, che da una ventina d’anni, per 10-12 giorni va ad operare gratis in un centro sanitario fondato dal padre Augusto; che si è dedicato anche ai ciechi (fondando un centro specialistico di cure) e ultimamente ha costruito l’ospedale per la cura dell’Aids, già funzionante nel 2005. - da asianews -

 
 
 

CALCIO IN CRISI MA NON PER TUTTI

Post n°2291 pubblicato il 04 Settembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Calcio in crisi ma non per tutti. Pur con tutti i ‘distinguo' del caso e pur nell'attesa di cifre ufficiali (ammesso che abbiano un qualche valore...!) che saranno oggetto del solito studio annuale riguardante l'industria del calcio italiano, i calciatori non sembrano passarsela poi così male. A giudicare da alcuni dati cui è stato offerto molto risalto quest'oggi da un'inchiesta della Gazzetta dello Sport ma anche da alcune agenzie straniere, il calcio italiano, da ormai quattro anni offre un dato costante: l'aumento dello stipendio dei giocatori. E questo accade pur diminuendo il volume di transazioni e abbassando considerevolmente il rosso del calciomercato, che quest'anno si è ridotto a circa 13 milioni di euro. Ma una statistica, soprattutto se basata su cifre di pura stima, nella sua semplice applicazione non deve trarre in inganno: è vero che nel 2005/06 abbiamo assistito a una significativa inversione di tendenza che aveva abbassato il monte ingaggi nazionale a 508 milioni di euro, ma è altrettanto vero che questa tendenza si è subito ribaltata. Con gli interessi... Oggi gli stipendi della Serie rappresentano un investimento da 840 milioni di euro, ottanta milioni in più rispetto all'anno scorso e quasi 340 milioni in più rispetto alla più ‘economica' stagione 2005-06. La cosiddetta forbice diventa esponenziale se si considerano i campionati. Tra la Serie A e la Serie B c'è un abisso, tra la serie B e la Lega Pro ce ne sono almeno due. Con qualche caso limite: perché fatti altri due conti di stima il tetto della Serie A poteva essere molto più alto. Basti considerare il caso di Ibra e di Kaka e la politica di risparmio che molti club hanno comunque cercato di perseguire. Il Milan ora ha un budget stipendi inferiore di un quarto rispetto a quello dell'anno scorso. E sono almeno dodici, e dunque più della metà delle iscritte al campionato, le squadre che non spendono più della stagione appena passata. Sul budget incidono ovviamente anche gli allenatori: l'Inter ne paga due. Mourinho, che supera abbondantemente qualsiasi altro collega e giocatore per busta paga (circa 11 milioni di euro, lo scorso anno solo Ibra guadagnava di più, quest'anno Eto'o percepirà poco di meno), e Mancini. Del Neri ha guadagnato 100mila euro passando dall'Atalanta alla Sampdoria mentre i bergamaschi hanno risparmiato 600mila euro secchi perché Gregucci con i suoi 300mila euro di ingaggio è uno degli allenatori meno pagati di Serie A. Meno di lui guadagnano solo Atzori, 150mila euro, e Ruotolo, 100mila euro, molto meno di quanto guadagnava da calciatore fino a qualche anno. Ma se tutti volevano risparmiare, e se si parla del salary cap come dell'unica soluzione possibile agli stipendi eccessivi, come si è arrivati a una cifra del genere? E' un paradosso... ma la stragrande maggioranza delle società ha risparmiato davvero: il fatto è che sulle grandi cifre la lama più alta della forbice incide molto di più di quella più bassa. Un esempio? Secondo le stime della Gazzetta l'Inter verserà ai suoi dipendenti (tecnici e giocatori, premi esclusi) circa 150 milioni di euro all'anno, e ci sono solo tre squadre (Inter, Milan e Juve nell'ordine che superano i 100 milioni di euro di emolumenti. Ma per un anno di stipendi di Inter bisogna sommare le buste paga di Atalanta, Chievo, Livorno, Catania, Siena, Udinese, Cagliari, Bologna, Bari e Sampdoria che tutte insieme spendono solo poco più dei nerazzurri. Si parla di dieci squadre, la metà della Serie A. E poi le statistiche sottovalutano un altro aspetto importante, e cioè qualcuno che guadagna in rapporto, molto... ma molto più dei calciatori senza nemmeno mettere piede in campo. Lo Stato, una squadra che screma da ogni stipendio il 48% degli introiti. Ma questo mi pare succeda anche a noi. Su cifre un filino inferiori!!!!! E quindi chi lo vuole il salary cap? Alcuni presidenti no, perché incentiverebbe la concorrenza di squadre di fascia medio-alta, alcuni allenatori nemmeno. Ci rimettono loro e avrebbero la loro squadra avrebbe comunque meno potere di acquisto. I calciatori nemmeno... mica sono matti. Ma l'Erario (vale a dire lo Stato) neppure. - eurosport.yahoo -

Morale: Un dipendente "Normale" deve lavorare 59 anni per prendere un stipendio MENSILE di Mourinho. E' assurdo!!!!!

 
 
 

CHI COMANDA NON PUO' AVERE UNA DOPPIA MORALE

Post n°2290 pubblicato il 04 Settembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

"In Italia, oggi, la sola morale è quella, paradossalmente, di non aver morale": lo afferma, senza mezzi termini, il Vescovo di Melfi- Irsina, Monsignor Gianfranco Todisco. E aggiunge: " non è pensabile affermare che la vita privata sia distinta da quella pubblica, si otterrebbe così il risultato di legittimare una doppia morale. Chi comanda, innanzi tutto, dia il buon esempio". A chi allude?: " a nessuno nel particolare. Ma il discorso credo sia di stretta attualità in questi tempi nei quali l'Italia sembra il Paese dei balocchi, in cui tutto è permesso e tollerato, persino frugare nella vita privata o spubblicare le persone sui media". Si riferisce al caso del Direttore di Avvenire, Boffo?: " esattamente, proprio a lui. Ma in questo caso penso che si sia voluto ferire il giornalista per attaccare la Chiesa italiana, qualcuno la vuole far tacere, ridurre alla Chiesa del silenzio. Bisogna aver rispetto per la persona anche nel caso di eventuali fragilità. Del resto la Chiesa mai ha fatto mistero o calato il velo sulle sue fragilità personali, se sussistenti". Dunque lei esprime la sua solidarietà al Direttore di Avvenire: " la mia piena e totale solidarietà di Pastore e di Vescovo, ma soprattutto di cattolico. Il giornale Avvenire, con la dovuta cautela, ha avuto il coraggio di pubblicare notizie e commenti e quindi ha svolto pienamente e con dilgenza il suo ruolo". Poi un'affondo: " penso che l'Italia stia dando davvero un pessimo esempio. Credo che da noi il vero e reale problema sia di natura morale ed etica. Mi sembra che la sola etica esistente oggi è quella di non avere etica, di rinnegarla in nome di valori e idoli quali il successo ad ogni costo, il denaro, la vittoria facile". Aggiunge: " erroneamente si ritiene, in nome di una vita spensierata, che tutto sia lecito per arrivare alla meta e ci si sbaglia. Siamo davanti ad una perciolosa cultura della vittoria ad ogni costo che ci porta alla rovina". Bisogna vivere nella verità, dunque: " certo, è indispensabile, fondamentale. Una vita senza la verità porta alla distruzione. Non bisogna aver paura e tanto meno temere la verità. Nessuno ha il diritto di togliere la verità e la libertà agli altri". Penso che quell'attacco fosse una ripicca, un assalto alla Chiesa che si pretende taccia davanti alle cosa sbagliate. Insomma, una chiesa silente. Invece la Chiesa ha il diritto e aggiungo il dovere di denunciare le cose che non vanno bene". Intanto è riesplosa la polemica sui clandestini ,con la relativa richiesta di informativa della Unione Europea: " vorrei in primo luogo precisare che il termine clandestino è brutto, molto brutto ed anche discriminatorio". Poi aggiunge: " indubbiamente il Governo deve fare qualche cosa in tema di flussi migratori e su questo non esistono dubbi. Ma da Pastore e da cattolico non posso non denunciare che i respingimenti in mare aperto sono del tutto contrari all'etica cristiana". Per quale ragione?: " nella maggior parte dei casi si tratta di poveri disgraziati che sfuggono dalla fame o da situazioni intollerabili. Mi sembra inumano, in ogni caso, non dare loro soccorso". Ma se esistono casi di persone non in regola?: " io non parlo di flussi incontrollati. Ma questa verifica vada fatta in condizioni di civiltà e rispetto per la dignità umana e non rispedendoli a priori in Libia, in autentici lager e in condizioni di invivibilità. Poi non è detto che tutti siano non meritevoli di asilo, anzi mi sembra che nell 'ultimo caso, ci fossero molte persone provenienti da nazioni che hanno diritto all'asilo e al rifugio.Pertanto ribadisco che è auspicabile e giusto dare loro accoglienza e solidarietà, verificando se le condizioni dell'asilo sussistono, ma tutelando al contempo la loro dignità e il diritto alla vita". Aggiunge: " un Paese civile si vede anche da queste cose, lo ripeto, in nome della sicurezza, non possiamo perdere il senso di umanità". - Bruno Volpe - Pontifex -

 

 
 
 

GUARIRE A LOURDES: IO A POCHI CENTIMETRI DAL MISTERO

Post n°2289 pubblicato il 04 Settembre 2009 da diglilaverita
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Il responsabile del Bureau medical di Lourdes, l’ufficio incaricato di accertare la natura delle guarigioni, da pochi mesi è il dottor Sandro de Franciscis, 54 anni, napoletano. Ex deputato della Margherita, ex presidente della Provincia di Caserta, ex responsabile giovanile vincenziano, volontario Unitalsi fin da ragazzo, quando il vescovo di Lourdes gli ha proposto l’ incarico de Franciscis ha riflettuto a lungo. Poi ha chiesto scusa ai suoi elettori, ha salutato Caserta ed è partito. Singolare parabola di un medico animato da una forte passione politica: l’onorevole che pochi anni fa sedeva alla Commissione Bilancio della Camera ora è qui, in questa corte di preghiera e di sofferenza che è il santuario più frequentato d’Europa. Da lui vanno i pellegrini che ritengono di essere guariti alla Grotta. A lui spetta iniziare e seguire il lungo, spesso decennale e rigorosissimo iter che si conclude con la dichiarazione, da parte del Comitato medico internazionale di Lourdes, di "guarigione eccezionale". E i miracoli? «La dichiarazione del miracolo spetta alla Chiesa – risponde il dottore –. Io, sono un medico». Nel 2008 a novembre a Parigi il Comitato medico internazionale ha dichiarato cinque guarigioni eccezionali. Ma sono tutti casi "maturati" in diversi anni. È estremamente complesso il processo che porta a questa conclusione. Occorre, spiega il dottore, che siano rispettati rigorosamente sette criteri: «La malattia deve essere grave, di natura organica, e con diagnosi certa. La guarigione non deve essere ascrivibile ad alcuna terapia, dev’essere istantanea, completa e durevole nel tempo. Il mio lavoro in sostanza consiste nel cercare con la massima accuratezza ogni possibile spiegazione medica alle guarigioni che mi vengono sottoposte. Quando un pellegrino si presenta e mi dice: "Dottore, sono guarito", io lo visito e se lo ritengo posso convocare il Bureau medical di Lourdes, cioè tutti i medici che si trovino a Lourdes quel giorno e vogliano partecipare. Se anche questa tappa viene superata, il processo prosegue. Per molti anni». Il dottore estrae da un archivio un ingiallito faldone di carte alto almeno quindici centimetri. È il procedimento che ha portato alla certificazione del miracolo di Vittorio Micheli, italiano, guarito da un osteosarcoma negli anni ’60. Le lastre mostrano il bacino dell’uomo, intaccato da un tumore maligno, e poi come ricostruito. Il professor Michel-Marie Salmon, allora membro dell’Accademia di medicina di Francia, firmò la dichiarazione finale: «Nessuna spiegazione medica può essere data». «È così – continua de Franciscis nella quiete del suo studio silenzioso a pochi passi dalla grotta di Massabielle – che lavoriamo al Bureau. Con una coerenza medica blindata. Qui il mio essere medico prevale sull’essere credente. Cerco in ogni modo spiegazioni razionali. Quando non le trovo, mi fermo. E devo dire che in questi mesi mi è diventato chiaro che il rapporto tra fede e scienza è assolutamente possibile. Il terreno su cui si compie, è la ragione umana». Che talvolta, raramente – 67 miracoli dichiarati, ad oggi, dal 1858 – davanti a certe lastre radiografiche come quella del signor Micheli, e dopo laboriosi consulti e osservazioni prolungate negli anni, si arresta. Come dicendo: questo, non lo sappiamo spiegare. «Io, lo ripeto, faccio il medico – dice de Franciscis –. E però qui sono, come dire, a pochi centimetri dal Mistero. Come in prima linea, o alla frontiera». Di quelle cinque "guarigioni eccezionali" dichiarate dal Bureau a novembre – 4 donne e un uomo, tutti francesi – il dottore ne ha incontrate personalmente quattro. Racconta di una di queste persone, una donna, «affetta da una grave patologia neurologica del midollo spinale. Ci ha raccontato che era venuta a Lourdes a chiedere la forza di sopportare la malattia. Mentre, ancora malata, ringraziava Dio, si è sentita guarita». Sarà "miracolo"? Questo lo deciderà la Chiesa, cui occorre tempo. Un passo lento, scrupoloso, di piombo. Per questo il dottore, quando gli chiediamo della signora del Sud Italia che pochi giorni fa si è detta guarita dalla Sla, sorride: «Io, al momento, non ne so niente. Attendo che la signora, se vuole, venga qui a raccontarmelo. È nella natura umana, del resto, che uno che si sente guarito lo dica in casa, agli amici, e solo dopo torni a Lourdes. Vedremo. Se questa signora verrà, inizierà l’esame del suo caso». Ma dottore, quest’anno qualcuno è venuto a dirle per la prima volta di essere guarito? «Ventidue pellegrini. In alcuni casi l’ipotesi di guarigione eccezionale decade subito, in altri si va avanti. Benché ultimamente succeda che anche di fronte a un fatto che potrebbe essere una guarigione, il pellegrino non abbia voglia di divulgare la storia. E se la tenga per sé, come se riguardasse solo lui». Le giornate del quindicesimo, dal 1883, medico permanente del Bureau iniziano di prima mattina, in un susseguirsi di visite, incontri, poi nella processione eucaristica pomeridiana a cui è tradizione dal 1883 che il responsabile del Bureau medical sia presente. Ogni giorno fra le barelle, le carrozzelle dei malati e dei vecchi, faccia a faccia con la sofferenza. Eppure de Franciscis, se gli domandi se non rimpiange la politica, risponde netto di no: «Era un lavoro che mi appassionava, anche se facendolo ho capito come avesse ragione Paolo VI quando diceva che la politica è la più alta forma di carità. Ma quando il vescovo di Lourdes mi ha chiamato ho pensato: ci sono 108 presidenti di Provincia in Italia, e solo un responsabile del Bureau medical di Lourdes». E solo un posto come questo: da gestire con «coerenza medica blindata», e però «a pochi centimetri dal Mistero». Poi, è sera, il dottore ed ex onorevole de Franciscis chiude l’ufficio. Appena fuori si accende una sigaretta. Il responsabile del Bureau medical di Lourdes fuma? Alza le spalle, sorridendo: «Poco. E poi, vede, il fatto è che io sono un medico un po’particolare. Sono il medico dei guariti. Da me vengono solo quelli che, oramai, si sentono bene…». Ma pochi passi per il piazzale del santuario reimpongono l’evidenza imponente di dolore e speranza di questo posto. Dottore – indaghi – com’è che ha deciso di diventare medico? «A 17 anni – risponde – sono venuto qui per la prima volta come volontario per l’Unitalsi. Mi hanno mandato alle piscine dei bambini. Ho visto la sofferenza intollerabile dei bambini, quella che fa gridare a Dio: perché? E ho deciso di diventare pediatra. Ma non dimentico quei giorni alle piscine, da ragazzo. Perché adesso, quando vedo lo stesso sgomento e ribellione negli occhi di tanti malati, so che cos’è. Ci sono passato, ho provato anche io». - Marina Corradi - Avvenire -

 
 
 

IL BOOMERANG DI "REPUBBLICA" E "GIORNALE"

Post n°2288 pubblicato il 04 Settembre 2009 da diglilaverita
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Ezio Mauro e Vittorio Feltri: due autogol? Cominciamo dal primo. Il caso è buffo. Mercoledì scorso Benedetto XVI ha pronunciato parole di così grande attualità che sono finite nei titoli di apertura di tutti i tg, nei siti internet e ieri su tutti i giornali. Proprio perché toccavano i temi più scottanti. Ebbene mi pare che La Repubblica (come l´Unità) abbia totalmente "bucato" la notizia. Per quanto abbia cercato ieri non sono riuscito a trovare un titolino e nemmeno una riga. Silenzio plumbeo. Il fatto è ancor più singolare se si pensa che sempre ieri, nella stessa apertura di prima pagina, Repubblica titolava su quanto aveva dichiarato padre Lombardi, direttore della Sala stampa vaticana ("Il Vaticano: Feltri crea il caos"). La Repubblica ha fatto due intere pagine, con un articolo su queste dichiarazioni, accompagnato da un´intervista al cardinale Saraiva Martins e da un pezzo sulle dichiarazioni di monsignor Fisichella. Ma delle parole pronunciate dal Papa - a meno che non le abbiano ben nascoste – non c´era traccia. Qualche maligno potrebbe pensare che abbiano così censurato o silenziato il Pontefice, ma forse alla Repubblica pensano che quell´uomo vestito di bianco sia un signor nessuno in confronto a padre Lombardi (che certo è il primo a trovare grottesca una scelta simile). Ezio Mauro e colleghi non erano stati informati che Benedetto XVI è il Papa? Eppure due giorni prima - quando si è trattato di spararlo in apertura di prima pagina ("A Boffo la solidarietà del Papa") - avevano mostrato di averne avuto cognizione. Ma poi l´hanno subito dimenticato. Ed è un vero peccato perché casualmente quel discorso del Papa - che tutti hanno riferito - conteneva proprio la risposta solenne a Ezio Mauro e a Repubblica. Infatti da mesi e mesi Repubblica pretendeva di avere dalla Chiesa una parola di condanna sul "caso Berlusconi". Pur avendo sempre sparato a zero sugli interventi pubblici della Chiesa, in nome della laicità dello Stato, da aprile Repubblica ha bombardato sul Vaticano, esigendo un anatema contro il peccatore (perché al giornale di Mauro e Scalfari - dove libertariamente si ritiene che non esistano peccati - si giudica che però esista un peccatore, uno solo: lui. E va "lapidato" moralmente). Che costoro fossero totalmente fuori strada quando pretendevano che la Chiesa si prestasse a scomunicare il premier (o chiunque altro) in quanto "peccatore", ho provato a spiegarlo su queste colonne il 30 luglio scorso. Quel giorno, ricordando che peccatori siamo tutti (compresi gli immacolati editorialisti di Repubblica), ho scritto: "da duemila anni la Chiesa, seguendo il comportamento e il comandamento di Gesù, condanna con nettezza e decisione il peccato, ma, a braccia spalancate, chiama a sé e accoglie il peccatore e fa festa per il suo ritorno. Ora Repubblica vuole spazzar via quanto Gesù ha comandato per esigere la condanna del peccatore (uno solo: Berlusconi) e l´accoglienza del peccato". Hanno continuato su questa strada. Così mercoledì è stato lo stesso Benedetto XVI, con un discorso bellissimo e con la sua autorevolezza, a spiegare a tutti, tramite le parole dell´abate di Cluny, che "Dio persegue le colpe e tuttavia protegge i peccatori". E´ stato un discorso di eccezionale intensità, un abbraccio di misericordia sulla nostra condizione di poveri uomini. Una grande esortazione ad accogliere la tenerezza e il perdono di Dio per tutti. E inevitabilmente rappresenta la risposta più autorevole e solenne allo strattonamento indebito di Repubblica e degli altri giornali di sinistra che andava avanti da quattro mesi. Così alla Repubblica (e all´Unità) qualcuno deve aver deciso che - essendo sgradita quella risposta - era meglio far finta che non fosse pervenuta. Il papa non doveva far notizia. E si è usato, per l´apertura della prima pagina, padre Lombardi, direttore della sala stampa vaticana, per una sua breve precisazione riferita a Feltri. L´autogol fatto da Repubblica nel trattare così la Chiesa (e nel prendersi la bocciatura del Papa) è il segno dell´esito alla fine fallimentare di tutta la sua lunga campagna contro il premier. Non essendo riuscita a ottenere le dimissioni di Berlusconi, potrebbe finire col vedere le dimissioni autunnali di Ezio Mauro. Ma, sull´altro fronte, la sparata del Giornale di Feltri si sta dimostrando disastrosa per i rapporti del governo con la Chiesa e i cattolici. E i danni finiscono per essere pagati da Berlusconi e dal centrodestra. Primo, perché l´attacco a Boffo è stato scatenato proprio alla vigilia dell´incontro del premier col segretario di Stato vaticano, provocando l´annullamento dell´incontro (un fatto inedito e pesante). In secondo luogo perché il caso che ne è nato ha costretto alle dimissioni non un "moralizzatore" che aveva sparato sul premier, ma l´esatto contrario. Dino Boffo, come direttore di Avvenire, ha resistito per mesi alle pressioni della stampa laica e del mondo cattolico di sinistra, che pretendevano di leggere sull´Avvenire un pesante anatema su Berlusconi, magari con la richiesta delle sue dimissioni (cosa che sarebbe stata dirompente per il governo). Boffo alla fine è intervenuto, ma in maniera molto sobria e in penultima pagina, rispondendo a dei lettori. Era un modo per dare un contentino ai vescovi più antiberlusconiani, ma senza accodarsi alla campagna di Repubblica e senza permettere che fosse strumentalizzata la Chiesa per abbattere il premier. Obiettivamente il centrodestra non ha proprio da lamentarsi dell´Avvenire dell´epoca Boffo. Invece, evidentemente, aveva di che lamentarsi la manina anonima che tre mesi fa ha spedito ai vescovi quel dossier su Boffo con quella cartellina senza firma (poi finiti sulla prima pagina del Giornale). Mi pare ovvio che quella manina anonima non doveva avere in gran simpatia né Boffo, né Ruini. Sapeva che bombardando Boffo picconava il pilastro del ruinismo. Chiunque conosca un po´ la Chiesa italiana sa bene che si deve a Ruini il posizionamento dei cattolici sui "valori non negoziabili" e lo scivolamento nell´insignificanza del cattoprogressismo. E si deve ancora a Ruini la sintonia che da anni si registra fra la Chiesa e il centrodestra su tanti temi di interesse ecclesiale e sociale. Senza Ruini certamente buona parte dei vescovi - culturalmente subalterni ai salotti di Repubblica – torneranno a far emergere posizioni "progressiste", martiniane, comunque molto più simpatizzanti per il centrosinistra. Ora non credo che il mondo di sinistra, laico e cattolico, vesta a lutto per la fine del ruinismo e per le dimissioni di Boffo (nonostante ciò che viene scritto in questi giorni). Probabilmente ci saranno addirittura festeggiamenti. Più preoccupato dovrebbe essere il centrodestra. Perché nel mondo cattolico questo incidente è sembrato un incomprensibile attacco alla Chiesa da parte del centrodestra (cosa che non è). Inoltre, se pure è possibile che alla direzione di Avvenire possa andare un giornalista di valore che continui a fare un giornale autorevole (e pure che eviti sbandamenti cattoprogressisti) per la Cei e la Chiesa italiana le cose si fanno abbastanza confuse. E potrebbero riservare brutte sorprese al centrodestra. Il Giornale ne ha ricavato pubblicità (e per la verità anche pubblicità negativa), ma il centrodestra cosa ci ha guadagnato? Il Giornale potrà cantare "Vittorio", ma il centrodestra non può cantare "vittoria": ora dovrà contare i danni e valutare le macerie. - Lo Straniero - Il blog di Antonio Socci

 

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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