ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 17/09/2009

CANZONI CHE AVVICINANO A DIO

Post n°2354 pubblicato il 17 Settembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Si chiama Glenda Velasca Hernández, ma tutti la conoscono come "suor Glenda". E' consacrata a Dio da più di 18 anni e da 8 ha iniziato a dedicarsi all'evangelizzazione con la musica. La prima volta che ha cantato in pubblico è stata davanti a Giovanni Paolo II, e da quel momento non ha più smesso di fare concerti. La suora cilena, che opera nella Diocesi di Terrassa (Spagna), è laureata in Psicologia presso la Pontificia Università di Salamanca e in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma, dove attualmente sta conseguendo il dottorato. E' la seconda di quattro fratelli, irradia felicità e amore e le sue canzoni arrivano tanto alla gente da non aver nulla da invidiare ai grandi del rock.

Come mai una suora si mette a cantare e a fare concerti?

Suor Glenda: Mi sono messa a cantare perché... per la verità ho sempre cantato, ma in questo modo solo dopo la Giornata Mondiale della Gioventù del 2002 a Toronto. Stavo studiando a Roma e mi hanno chiamata per una Messa totalmente in inglese e francese perché cantassi in spagnolo mentre il Papa dava la Comunione. Per me è stato un segno molto grande. Quando Dio vuole qualcosa da te, ti si apre una porta enorme. Dopo quell'incontro mi sono arrivati inviti a cantare da tutto il mondo.

Perché suor Glenda ha tanto successo?

Suor Glenda: Non lo so. Noi non abbiamo premi Grammy o la Top Forty, né la lista dei brani più venduti. Abbiamo successo se molta gente ascoltando una canzone incontra Gesù, recupera la pace e torna alla casa di Dio. Credo che alle persone piacciano le canzoni perché stanno cercando qualcosa di Dio, e visto che si tratta di testi biblici... La Bibbia parlata è molto forte, ma credo che cantata sia doppiamente forte, che abbia davvero un grande impatto.

E' vero che chi canta si avvicina di più a Dio?

Suor Glenda: Dipende da come si canta. Il fatto di cantare non garantisce di essere vicino a Dio. Tutto ciò che si fa, dice San Paolo, bisogna farlo con il cuore. Se si canta col cuore, questo porterà a Dio, perché Dio ispira quei santi desideri di servirlo.

Qual è il brano biblico che le piacerebbe mettere in musica?

Suor Glenda: Ci sono moltissimi brani biblici, ma mi piacerebbe molto che Gesù mi ispirasse sulla parabola del Figliol Prodigo: come poter esprimere in modo bello e sintetico quel ritorno, quell'abbraccio del padre al figlio che torna. Mi piacerebbe moltissimo. Credo che in quella parabola ci sia il riassunto della buona novella di Gesù.

Tra le canzoni che ha composto, qual è la sua preferita?

Suor Glenda: E' molto difficile scegliere, le canzoni sono come figli. Per me tutte le canzoni sono una visita di Dio al mio cuore, perché io non mi accingo a comporre: io prego la Parola, e se c'è un brano della Parola che mi tocca il cuore o mi consola o attira la mia attenzione nasce la musica. Forse la mia canzone preferita, quella per cui provo un affetto speciale, è la prima che ho cantato in pubblico, nella Giornata Mondiale della Gioventù di Toronto, quella che ho cantato davanti al Papa. "Nulla è impossibile a te", la frase che l'angelo dice a Maria. Non temere, Maria, nulla è impossibile a Dio. E' diventata l'inno di suor Glenda nel mondo ispanico. - Zenit -

 
 
 

LE DROGHE E LA MALACULTURA CHE ALIMENTARONO IL "68"

Post n°2353 pubblicato il 17 Settembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Grandi attori, noti cantanti, medici e scienziati, santoni e guru, la presentarono come un sogno di libertà, una sostanza miracolosa che avrebbe liberato le menti, la chimica che avrebbe "spalancato le porte della percezione". Si diceva che LSD ti permetteva di entrare nel mondo delle divinità, anzi di essere come Dio. In milioni ci credettero, e morirono. Quelle sostanze magiche che venivano proposte come liberatrici, invece distruggevano il cervello e la salute. I consumatori diventarono schiavi in marcia verso la morte. Era la generazione del baby boom, quelli le cui aspirazioni erano di rivoluzionare in meglio il mondo. Invece l’uso delle droghe, lo stravolgimento del senso della vita, la rivoluzione culturale che promosse aborto, divorzio, rifiuto di Dio, ne ha fiaccato la spinta innovativa. La storia degli hippies e degli psichiatri della rivoluzione culturale degli anni Sessanta è ora raccontata nel libro "Rivoluzione Psichedelica" di Mario Arturo Iannaccone (Sugarco Edizioni). Iannaccone è giornalista e scrittore, autore di diversi saggi e romanzi, collabora con diverse riviste e con le pagine culturali del quotidiano ‘Avvenire’. Tra le sue attività cura anche un corso di scrittura creativa che si svolge a Milano. Per cercare di comprendere meglio cosa accadde negli anni Sessanta e che cosa c’entrano le droghe con la cultura del Sessantotto, ZENIT lo ha intervistato.

Che tipo di rivoluzione è quella che lei indica come "psichedelica"?

Iannaccone: La locuzione "Rivoluzione psichedelica" era comune negli anni Sessanta. Usandola, si dava ad intendere che la massiccia diffusione di droghe "psichedeliche" (cioè capaci di "rivelare l’interiore", l’etimologia fu inventata dallo psichiatra britannico Humphrey Osmond) avesse provocato effetti rivoluzionari, in particolare uno slittamento dei paradigmi mentali, religiosi e morali. Allude ad un periodo rivoluzionario durato vent’anni, il cui apice è stato il Sessantotto. Dal punto di vista culturale, più che politico, è stato effettivamente un periodo rivoluzionario le cui "conquiste" distruttive sono rimaste tra noi.

E chi sono i leader di questa rivoluzione?

Iannaccone: I leader furono molti, ma un ruolo particolare spetta, oltre ad Aldous Huxley, allo psicologo Timothy Leary. I "paradisi artificiali" erano ricercati sin dal Settecento da un’élite artistica ed intellettuale. Si trattò d’un fenomeno circoscritto. Tutto cambiò attorno al 1950 con l’improvvisa disponibilità di droghe a basso prezzo, per un’inedita convergenza di interessi. Gli psichiatri credevano nelle proprietà curative di queste sostanze mentre gli uomini dei servizi segreti (non ultimi quelli americani) pensavano di rendere malleabili le menti dei nemici "riprogrammandole" con le droghe. S’inaugurarono numerose sperimentazioni in ospedali, università e prigioni coinvolgendo moltissimi giovani. Si formò così una massa di consumatori interessati allo shock chimico, e un ricco mercato nero. Intellettuali come Aldous Huxley proponevano queste esperienze come istantanee "illuminazioni mistiche" affermando che l’estasi psichedelica potesse sostituire le religioni rivelate, e riportare in auge gli antichi misteri pagani, una spiritualità senza religione.

E quali sono i cambiamenti che ha operato negli anni Settanta e nel mondo odierno?

Iannaccone: È una storia complessa. La cultura del Sessantotto, profondamente edonistica e individualistica (e in questo erede delle controculture degli inizi secolo, Futurismo compreso), passata la sua fase "politica", una febbre presto guarita, si rivelò per quello che era: il nichilismo puro profetizzato da Nietzsche. La cultura contemporanea, basata sul consumo, sul diritto incondizionato al piacere, sui "diritti" ad ogni costo, sul rifiuto del passato, della tradizione e degli odiatissimi (e incompresi) "dogmi", vinse. Lo shock che le droghe psichedeliche hanno operato, a livelli epidemici, su milioni di menti, trasformando mentalità, è stato, credo, un fattore importante, unitamente ad altri con i quali entrò in risonanza; alludo alla distruzione della tradizione musicale e artistica europea, alla rivoluzione sessuale, alla secolarizzazione e alla crisi religiosa della cristianità.

Nel libro lei sostiene che la cultura e la diffusione delle droghe, in particolare dell’LSD, è strettamente connessa allo stravolgimento antropologico avvenuto nel 1968 e negli anni a seguire. Può spiegarci questo passaggio delle sue argomentazioni?

Iannaccone: La diffusione epidemica delle droghe psichedeliche, anche dopo la loro messa al bando nel 1966, fu celebrata con imponenti riti di massa, che furono modellati secondo cerimonie Buddhiste o Indù come il Kumbha Mela e il Wesak. I famosi raduni di San Francisco del 1967, e poi Woodstock e Altamont avevano, secondo i loro organizzatori, una valenza magica. Le date vennero fissate in base a precisi calcoli astrologici. La controcultura giovanile di quegli anni era, perlomeno nelle sue frange più influenti, fortemente radicata nell’immaginario magico e i festival dionisiaci del rock furono modellati su riti tradizionali orientali. La fusione di falsa tradizione e modernità fu profondamente sovversiva. Propagò un’ondata psichica ed ideologica potentissima che arrivò in Europa (da dove era partita ad inizio secolo) veicolata essenzialmente dalla musica. Da noi fu riformulata in un linguaggio marxista, di "sinistra". Negli anni Ottanta questa polarizzazione di "estrema sinistra" si dissolse quasi da un giorno all’altro, ma restarono gli effetti. Èlemire Zolla, un intellettuale sempre informatissimo, descrisse questi processi, queste chimiche culturali, con singolare lucidità. Passata l’onda rimase l’edonismo, il laicismo, l’antidogmatismo del partito radicale di massa che proclama il "tutto e subito". Ecco il brodo di coltura della società dello spettacolo che oggi mostra effetti devastanti. Gli psichedelici hanno "sfondato" la barriera, ma le sostanze che in seguito hanno stabilizzato il godimento di massa sono quelle che appartengono alla famiglia dell’MDMA, la famosa "Ecstasy", diffusa dagli stessi circuiti culturali che quarant’anni fa promossero l’LSD. Oggi, i raduni di massa sono sostituiti da raduni più circoscritti, i rave party per tacere delle discoteche. Lo "sballo" è entrato nella normalità, è tenuto ad un livello energetico più basso ma non per questo meno distruttivo. Dioniso, per così dire, si è insediato nelle città. La stessa eroina, uno stupefacente non psichedelico, sostituì l’LSD quando questo divenne più scarso.

Sempre secondo il suo libro, la rivoluzione psichedelica avrebbe veicolato e alimentato la cultura del rifiuto, le manifestazioni contro l’ordine morale e le autorità, le campagne per l’aborto e il divorzio, l’utilizzo delle pillole contraccettive, la pratica diffusa della riduzione delle nascite…. Può illustrarci in che modo e perchè l’utilizzo delle droghe ha generato questo ‘tsunami’ culturale?

Iannaccone: Diciamo che la cultura della droga, dunque del piacere incondizionato, diede l’illusione a molti che le regole morali fossero un "prodotto culturale", da scartare. Fu un innesco per il relativismo terminale. Timothy Leary ha scritto pagine interessanti sull’effetto delle droghe sui sistemi di valori. Le droghe psichedeliche gettano in uno stato di alterità totale dove ci si illude di scoprire segreti arcani e si sente la necessità di riformulare la propria visione del mondo. Non accade a tutti, ma a molti sì. Curiosamente, Leary e altri leader libertari si formarono all’interno delle stesse istituzioni che avevano perfezionato l’ideologia della "pianificazione familiare" (contraccezione, aborto, riduzione delel nascite, depopolamento), come la Kaiser Wilhelm. L’accettazione delle pratiche abortive è stato un passo successivo. Non c’è causa-effetto, ma una volta accettate le premesse libertarie radicali, comprese quelle del diritto al consumo delle droghe, il resto viene come conseguenza. Ricordo che il caso che innescò negli Stati Uniti (e poi a catena, in altri paesi occidentali) la discussione sull’aborto fu aperto proprio nel 1969, nel pieno della contestazione. È il famoso Row vs. Wade che divenne una bandiera dei giovani radicali americani. Quest’onda arrivò in Italia con un decennio di ritardo. La battaglia qui fu ingaggiata dai radicali, i cui riferimenti culturali erano proprio i "liberal" americani, immersi nella cultura antiproibizionista.

Lei sostiene che l’utilizzo delle droghe era indicato come pratica per liberare l’umanità dai condizionamenti, e poi si parlava della scoperta di mondi segreti, della rivelazione dei misteri, della conoscenza di una spiritualità universale. In questo contesto i fautori della rivoluzione psichedelica hanno teorizzato e scritto anche della creazione di una nuova religione che le comprendesse tutte, i cui sacerdoti erano dispensatori delle droghe come strumento di conoscenza. Questa nuova religione universale si oppone decisamente al cristianesimo e alla Chiesa cattolica. Può spiegarci in che modo la rivoluzione psichedelica intendeva rovesciare la religione cattolica e le altre fedi?

Iannaccone: Il legame fra le droghe e la contestazione religiosa fu molto evidente. L’LSD era chiamata "sacramento" o anche "droga deprogrammante". Si pensava spazzasse via il condizionamento dell’educazione religiosa. Molti beat, consumatori di psichedelici e anfetamine, negli anni Cinquanta, dopo la loro "deprogrammazione" si scoprirono, a modo loro, buddhisti. Così Kerouac, Ginsberg o Alan Watts, il popolare "maestro zen" che morì alcolizzato. Il movimento New Age, un prodotto di sintesi dell’età psichedelica, riunì sotto ad un’unica sigla pratiche di autorealizzazione contro la Rivelazione cristiana. San Francisco (ma potremmo parlare di Amsterdam, Londra o Zurigo) divenne il luogo dell’autorealizzazione personale nel quale, con un dècor a volte buddhista a volte induista, si dispensava l’"illuminazione" sulle supreme realtà dell’universo. Pensi al centro di Esalen, frequentato da tutti i guru psichedelici e del New Age californiano (spesso coincidevano). O a Richard Alpert, lo psicologo promotore dell’LSD, che si trasformò nell’ascoltatissimo guru Baba Ram Dass. Dispensando la droga come "sacramento" si pretendeva d’illuminare la gente protestando l’inutilità del cattolicesimo in particolare. Nel libro Rivoluzione psichedelica racconto in esteso di un esperimento secondo me illuminante per comprendere il fenomeno. Fu organizzato durante la Pasqua del 1963 in una cappella di Harvard da un gruppo di psicologi. Si voleva dimostrare che la psilocibina (una droga psichedelica) poteva regalare un’estasi religiosa identica a quella vera, conseguita con preghiere e digiuni. In sintesi, la Rivoluzione psichedelica fu parte di un vasto movimento di ribellione al cristianesimo e soprattutto alla Chiesa cattolica. Lo slogan era quello solito: "Non serviam".

La cultura e l’utilizzo delle droghe ha fatto e fa ancora milioni di vittime. Lei ha rivelato questo progetto malvagio che invece di liberare ha reso schiavi e ucciso, ma quale cultura e quali azioni secondo lei sarebbero necessarie per spostare l’interesse dei giovani verso verità, giustizia e bellezza?

Iannaccone: Ci vorranno generazioni, temo, per ricostruire quello che è stato distrutto. Una rivoluzione culturale di quest’entità, frutto di calcolo, di ingegneria sociale e di incoscienza non avrebbe avuto la forza devastante che ha avuto senza l’incipiente scristianizzazione. Fra le varie cose da suggerire, ne scelgo una: credo sia importante favorire la rinascita di una grande arte cristiana. Lei giustamente abbina la giustizia alla bellezza e dunque all’armonia, fattori spirituali non estetici. Lo squallore decorativo di troppe chiese, le canzoncine dal suono pop o rock strimpellate durante i riti sono un varco per il disordine. Credo che l’ordine estetico sia straordinariamente potente per ricomporre l’armonia perduta. Papa Benedetto XVI, che ha molto a cuore questo aspetto, ha dato un segnale fortissimo in questa direzione. Perché di questo si tratta: nella droga si ricerca disperatamente un’armonia perduta. - di Antonio Gaspari - Zenit -

 
 
 

HINA E LE ALTRE RAGAZZE UCCISE IN NOME DELLA SHARIA. BOOM DI DELITTI D'ONORE

Post n°2352 pubblicato il 17 Settembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Avevano appena iniziato a vivere, i familiari le hanno uccise. Hina Saleem venne sgozzata e sepolta nell’orto di casa, presso Brescia. Con la testa rivolta verso la Mecca e il corpo avvolto in un sudario. Hina aveva rifiutato un matrimonio forzato voluto dal padre. L’altroieri, a Pordenone, Sanaa Dafani è stata accoltellata a morte dal padre in un bosco, mentre era in compagnia del fidanzato, un italiano. Una relazione bandita dai suoi genitori di origini marocchine. Non si sa nemmeno quanti siano esattamente i delitti d’onore in Europa. In gergo islamico si chiama "Jarimat al Sharaf". Spesso queste esecuzioni religiose vengono derubricate sotto la voce "violenza domestica". Nella moderna Istanbul, che preme per entrare in Europa, si conta un delitto d’onore a settimana. A Gaza dall’inizio dell’anno dieci donne sono state uccise in nome della sharia (una palestinese è stata sepolta viva dal padre). Accade anche in mezzo a noi, a Milano, a Parigi, a Berlino, a Londra. Il settimanale tedesco Der Spiegel scrive che almeno cinquanta donne musulmane in Germania sono state vittime di un delitto d’onore. A Londra almeno dodici ogni anno. A queste vanno aggiunte le "vergini suicide", le ragazze che si tolgono la vita per sfuggire a un matrimonio forzato. A Derya, 17 anni, la sentenza di morte è arrivata via sms: "Hai infangato il nostro nome, ora o ti uccidi o ti ammazziamo noi". In Europa risultano "scomparse" migliaia di ragazze musulmane, spesso cittadine europee. Ne spariscono decine al mese, tutte allo stesso modo: partono per un viaggio all’estero e sui banchi di scuola o sul posto di lavoro non tornano più. Downing Street stima che ogni anno avvengono tremila matrimoni forzati. In Francia 60mila adolescenti sono minacciate dai matrimoni forzati. Un recente rapporto compilato dal Consiglio d’Europa e redatto dal parlamentare inglese John Austin avverte che "l’uccisione di donne da parte dei membri della famiglia per proteggere il loro ‘onore’ è più esteso in Europa di quanto si pensi". Sono tante le "colpe" delle vittime dei delitti d’onore: il rifiuto di indossare il velo islamico, l’inclinazione a vestire all’occidentale, a frequentare amici cristiani (fino a convertirsi a un’altra fede) o avere amici non musulmani, la volontà di studiare o leggere libri "impuri", di cercare il divorzio, di essere troppo "indipendente" o moderna. In Inghilterra Rukhsana Naz è stata uccisa perché aveva rifiutato un matrimonio combinato. In Svezia Fadime Sahindal è stata uccisa a colpi di pistola perché si era avvicinata alla cultura occidentale. All’inglese Heshu Yones hanno tagliato la gola perché aveva un fidanzato cristiano. "Troppo occidentale", avevano detto della francese Sohane Benziane. E’ stata torturata e bruciata viva. Stessa fine per l’olandese Maja Bradaric, perché flirtava con un ragazzo su Internet. Una ventina di coltellate hanno spezzato la vita di Sahjda Bibi, anche lei aveva rifiutato un matrimonio forzato. In Germania Hatin Surucu è stata giustiziata con un colpo alla nuca perché si rifiutava di indossare il velo. Un’altra tedesca, Morsal Obeidi, di appena sedici anni, è stata uccisa perché "voleva essere troppo libera". Lo scorso luglio, nel cuore di Londra, c’è stato uno dei più feroci delitti d’onore. Alle due del mattino un gruppo di musulmani trascina per strada un ragazzo di origine asiatica proveniente dalla Danimarca. Lo pugnalano due volte alla schiena, lo colpiscono alla testa con dei mattoni, gli versano acido solforico sul corpo e in gola. La sua "colpa" era stata quella di frequentare una coetanea britannica di origini pachistane e di religione musulmana. La polizia ha evitato per miracolo che la ragazza subisse la stessa sorte. La stessa polizia che ogni anno tratta la "scomparsa" e la morte, in circostanze simili, di un centinaio di ragazze di religione islamica. Due anni fa, sempre a Londra, Mohammed Riaz, di origini pachistane, bruciò vive la moglie e le sue quattro figlie dopo averle chiuse in casa. Riaz trovava ripugnante il fatto che la figlia volesse diplomarsi o potesse rifiutare il matrimonio combinato. Ciò che lo spinse ad appiccare l’incendio, scrive il Telegraph, fu soprattutto il fatto che le donne avevano servito alcolici durante una festa per il figlio, malato di cancro terminale. E’ in questo mondo di sottomissione e fanatismo domestico, segnato spesso dall’escissione del clitoride, che germina l’odio islamista. Singolare che le vite di queste ragazze ci interessino quando è già troppo tardi. - di

Giulio Meotti -apostolidellareginadellapace-

 
 
 

CATTOLICI E ORTODOSSI, MAI COSI' VICINI ALL'UNITA'

Post n°2351 pubblicato il 17 Settembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

 L' arcivescovo di Mosca: il primato del Papa è un ostacolo superabile

«Il miracolo è possibile, anzi non è mai stato così vicino». La riunificazione tra cattolici e ortodossi, la fine dello storico scisma, la comunione spirituale della cristianità «potrebbe accadere presto, anche nel giro di qualche mese. In fondo siamo stati uniti per mille anni. Poi per altri mille siamo stati divisi. Ora il cammino di riavvicinamento è al culmine: il terzo millennio della Chiesa potrebbe cominciare all' insegna dell' unità. Ormai non ci sono più ostacoli formali; tutto dipende dal reale desiderio di comunione. Da parte nostra, della Chiesa cattolica, il desiderio è vivissimo». C' è un arcivescovo, a Mosca, che non dà interviste, non va in tv, non partecipa a polemiche. Svolge in silenzio una missione importante. «Ho una diocesi grande sette volte l' Italia, da Murmansk, a nord del circolo polare artico, all' enclave baltica di Kaliningrad» sorride. Figlio del sindacalista dei facchini del porto di Ravenna. Cresciuto al fianco di don Giussani. Missionario in Siberia dopo il crollo del comunismo. Uomo di Ratzinger. È Paolo Pezzi, 49 anni, «arcivescovo metropolita della Madre di Dio a Mosca» (le quattro diocesi cattoliche russe prendono il nome dalle chiese e non dalle città, per non urtare la sensibilità degli ortodossi). La «Madre di Dio» è la cattedrale cattolica di Mosca, un' imponente chiesa neogotica di mattoni rossi. Dietro l' abside, dove c' era un' officina, oggi c' è l' arcivescovado. Vi fanno capo sacerdoti polacchi, slovacchi, tedeschi, ucraini, bielorussi, spagnoli, argentini, nordamericani, olandesi, francesi, portoghesi: un' avamposto della Chiesa di Roma. Poi ci sono otto italiani. E c'è lui, l' arcivescovo. Incaricato di vegliare su un milione e mezzo di cattolici russi, sparsi su un territorio sterminato. E di riannodare i rapporti con gli ortodossi. Che stanno conoscendo un' evoluzione inaspettata, per certi versi straordinaria. Due mondi che si erano ignorati per secoli, racconta l' arcivescovo, sono stati avvicinati dalla storia. «Sotto il comunismo, ortodossi e cattolici hanno conosciuto gli stessi gulag, lo stesso destino». Paolo VI incontrò il patriarca di Costantinopoli Atenagora. Il Papa polacco aveva attenzione e passione per i rapporti con Mosca, dove però si avvertiva ancora il retaggio di antiche rivalità nazionali; tanto più che l' arcivescovo cattolico era un bielorusso di origine polacche, Tadeusz Kondrusiewicz, nominato da Benedetto XVI arcivescovo di Minsk al posto del leggendario cardinale quasi centenario Kazimierz Swiatek, una vita nei campi di Stalin. Ora a Mosca c' è un italiano; e per prima cosa monsignor Pezzi ha chiarito che la sua missione non è il proselitismo. Dall' altra parte, dopo la morte del patriarca Aleksej II, è stato eletto Kyrill. Cirillo, come il padre del cristianesimo russo. Già capo dipartimento del patriarcato di Mosca per i rapporti con l' esterno, ha incontrato più volte Ratzinger, conosce bene il Vaticano e il cattolicesimo. Oggi, dice monsignor Pezzi, «non ci sono più ostacoli reali sul cammino verso la piena comunione», verso il ricongiungimento tra le due confessioni. Sui temi della modernità, cattolici e ortodossi la pensano allo stesso modo. «Nulla ci divide su bioetica, famiglia, tutela della vita, limiti alla procreazione assistita». Ma anche la dottrina, spiega l' arcivescovo, è sostanzialmente la stessa. «C' è il punto dei tre dogmi proclamati dopo la separazione. Ma per due, l' Immacolata Concezione e l' Assunzione al cielo della Vergine, il problema è la formulazione, non il contenuto di fede. Resta la questione del primato del Papa. Se ne occuperà il prossimo incontro della commissione cattolici-ortodossi. E non mi pare impossibile arrivare a un' intesa». La storia di monsignor Pezzi è nel nome del paese romagnolo dov' è nato: Russi. Il padre fondò la Cisl di Ravenna, organizzando i lavoratori del porto; melomane, a casa ha una grande collezione di dischi di musica classica. La madre è insegnante. Lui studia da perito tecnico, ha già un lavoro alla Telecom quando incontra Cl, e don Giussani. «Avvertii tre forme di vocazione: a essere vergine, sacerdote e missionario». Entra nella fraternità San Carlo, fondata da un altro sacerdote ciellino, Massimo Camisasca, che dopo la laurea in teologia e il dottorato alla Lateranense manda il giovane Pezzi in Russia. «Arrivai a Novosibirsk, Siberia, nel ' 93. Ho incontrato i superstiti dei cattolici tedeschi deportati da Stalin negli Anni Trenta, e i loro discendenti. Uomini e donne che per decenni non avevano incontrato un prete se non qualche fuggiasco, non avevano avuto chiese, non potevano fare la comunione né sposarsi se non segretamente; eppure avevano conservato la fede. Le babushke, le nonne, mi mostravano i quaderni su cui avevano scritto le preghiere da insegnare alle figlie e alle nipoti. Lì compresi che il cristianesimo è come una pianta che cresce pure nelle zone più impervie e non può essere sradicata. Ebbi la conferma che con Gesù si vive meglio». Benedetto XVI l' ha voluto rettore del seminario cattolico di San Pietroburgo, l' unico in tutta la Russia, e dal 2007 arcivescovo a Mosca. Ogni anno monsignor Pezzi è invitato alle celebrazioni di Natale e Pasqua: «L' ultima è durata quattro ore e mezza». Chissà che noia. «Al contrario. Il rito ortodosso è pieno di fascino, anche perché non ha nulla di statico, si è sempre in movimento. E alla fine, nella notte, si cena alla stessa mensa». Ha incontrato Putin - «non solo autoritarismo; anche autorità» - e il nuovo presidente Medvedev: «Putin sembra fare affidamento sulla forza, in particolare su Difesa e Interni, esercito e servizi segreti. Medvedev viene dagli studi di diritto e dalla pratica del business, e pare più attento all' Economia. Ma non ci sono reali divergenze tra i due». Però l' incontro che l' ha segnato di più è stato con una babushka siberiana. «Stalin le aveva ammazzato due figli. Le chiesi cosa pensasse di lui. Mi rispose: "Pensare? Cosa vuole che pensi? Stalin l' ho perdonato. Altrimenti non avrei potuto vivere". Io ero fermo all' idea, quella donna mi parlava della vita. Noi rischiamo di fermarci al pensiero, mentre le storie del cattolicesimo russo parlano al nostro cuore. E ci raccontano l' esperienza del martirio, del perdono, e ora la grande speranza della comunione di tutti i cristiani». - Aldo Cazzullo -apostolidellareginadellapace-

 

 

 
 
 

MIKE BUONGIORNO, UOMO DI FEDE E DI SPETTACOLO E LE SUE SCIATE "TOP SEGRET" CON GIOVANNI PAOLO II

Post n°2350 pubblicato il 17 Settembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Ecco l’intervista che il compianto Mike Buongiorno rilasciò l’anno scorso in esclusiva al nostro giornale Petrus

"Benedetto XVI? Un Papa da ‘Rischiatutto’: non sceglie mai la busta sbagliata ed è un campione di razza". Parola di Mike Bongiorno, il popolare Re dei quiz televisivi, un vero e proprio monumento nazionale, che ha accettato di farsi intervistare in esclusiva da ‘Petrus’ .

Mike, inziamo con il Suo classico ‘allegria’?

"Va bene. Del resto, che cosa sarebbe la vita senza la gioia e la speranza? Lo ha detto e scritto anche il Santo Padre...".

Già, il Pontefice ha dedicato un’intera Enciclica, la ‘Spe Salvi, alla Speranza. Lei che ne pensa?

"Tutto il bene possibile: ritengo che senza la Speranza non sia possibile vivere. Veda, l'uomo deve sperare nel futuro, credere e lottare sempre con fiducia. Io dell'ottimismo ho fatto sempre la mia bandiera, e invito i giovani a credere nei valori positivi, nella lealtà, nell’onestà, nel rigore e nella professionalità".

Mike, ci parli dello stato di salute della televisione d’oggi.

"Guardi, credo che spesso, anzi sempre più spesso, imperino il cattivo gusto, la volgarità, il divertimento grossolano e di scarsa qualità. Purtroppo, frequentemente, sia la Tv pubblica che quella commerciale hanno fatto leva, per correre dietro all'idolo dell'audience, sulle cosiddette ‘veline’, scollacciate e discinte, confezionando prodotti di molto dubbio ed effimero gusto. Per fortuna, le cose ora vanno meglio e mi sembra ci sia una ripresa generale. Tuttavia, della Tv salverei solo i telegiornali, che mi appaiono, nel complesso, seri e ben confezionati, le tavole rotonde, i dibattiti e i documentari. Questi ultimi, in particolare, li considero molto educativi"

E le trasmissioni sportive no?

"Anche. E' innegabile che gran parte della programmazione televisiva punti sugli eventi sportivi e che questi portino molti contatti. Negarlo significherebbe voler ignorare la realtà: piaccia o non piaccia, lo sport tira e mi sembrerebbe assurdo metterlo da parte".

Lei è un gran tifoso della Juventus...

"Lo sono sempre stato, nel bene e nel male. La Juve ha vissuto un periodo difficile, forse ha pagato per tutti, ma si riprenderà presto, ne sono più che certo".

Nella Sua splendida autobiografia (a proposito, complimenti!), si legge della Sua formazione cattolica...

"Certo. E mi vanto di essere cattolico. Le dirò di più: mi piace a tal punto il pensiero di Antonio Rosmini che mi considero un ‘rosminiano’. Sa, senza una salda fede in Gesù e nella religione, non avrei mai e poi mai potuto superare i momenti bui della mia vita. Invece, credendo in Dio ho sempre creduto anche nel riscatto con grande serenità. E le mie preghiere somo state sempre esaudite".

Si sa dei Suoi buoni rapporti con il Servo di Dio Giovanni Paolo II...

"Non lo nego. Ho avuto la fortuna, indegnamente, di conoscerlo di persona: è stato un gigante del nostro tempo. Sa che le dico? Abbiamo anche sciato assieme. Io sono un amante della montagna, appena posso vado a trascorrere un fine settimana sulla neve, scio e mi piace fare lunghe passeggiate. Bene, sul monte Adamello, un comune amico maestro di sci possiede una baita alpina, e in quel posto molte volte è venuto in incognito Papa Giovanni Paolo II ed abbiamo percorso intere piste uno accanto all'altro, ben camufatti, in modo che nessuno ci riconoscesse".

E cosa ci dice di Benedetto XVI?

"E’ un Papa da ‘Rischiatutto’: non sceglie mai la busta sbagliata. Lo avevano accolto con una certa freddezza e con un ingiustificato timore, ma con la sua mitezza, la sua linearità, la sua cultura e la forza del dialogo sta smentendo clamorosamente i profeti di sciagura".

Mike, come vorrebbe morire?

"Gridando: allegriaaaaa".

- Bruno Volpe - Petrus -

 
 
 

ANTONIO SOCCI CI COMUNICA QUALCHE NOTIZIA SU CATERINA

Post n°2349 pubblicato il 17 Settembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Amici carissimi, mi arrivano centinaia di mail ogni giorno a cui, come potrete capire, faccio fatica a rispondere, travolti come siamo dalla vicenda della nostra dolce Principessa. Posso aprire la posta solo raramente e a notte fonda. Quindi mi scuso con tutti coloro a cui non potrò rispondere e soprattutto ringrazio dal profondo del cuore per le tantissime preghiere che un popolo intero, in Italia e nel mondo , nei posti più lontani, in queste ore sta alzando al Cielo. E’ un popolo bellissimo e davvero commovente. Ne abbiamo immenso bisogno perché in queste ore Caterina è stabile, sul piano fisico generale, ma in una situazione drammatica e delicatissima dal punto di vista neurologico. Dobbiamo pregare ardentemente perché riesca a svegliarsi e possa tornare fra noi senza avere gravi danni cerebrali. Vi imploro ancora di pregare con noi per questo, convinto che si debba fare come si ha insegnato la Madonna a Cana, lei che per prima "vinse" la volontà di suo Figlio, "forzandolo" a soccorrere quella povera gente. A Rue du Bac, rispondendo a santa Caterina Labouré su alcuni anelli alle sue mani che non emettevano raggi spiegò: sono le tante grazie che mio Figlio è pronto a concedervi, ma che voi non chiedete. In un’altra apparizione ha ripetuto: "il Cuore di mio Figlio si lascia commuovere". Vi assicuro che lo spettacolo di fede e amore che mi stanno dando in queste ore gli amici di Caterina, sempre in preghiera lì da lei, e tantissimi di voi, contutte le vostre testimonianze, con l’amore che avete per mia figlia anche senza averla mai incotrata, commuove perfino me che sono cattivo, dunque è sicuro che commuoverà Gesù che è la Bontà. Del resto lui stesso ci ha insegnato a chiedere insistentemente, senza stancarci mai, senza mai perdere la fiducia perché – dice in un passo del Vangelo, parlando della "donna importuna" – se non altro per la sua insistenza verrà accontentata. E dice anche che "Il regno dei Cieli appartiene ai violenti" che ne saccheggiano i tesori: ecco noi vogliamo farGli questa dolce violenza con le nostre lacrime e le nostre preghiere, accompagnati da tutti i santi che abbiamo avuto anche la grazia di avere come amici sulla terra. Poi, un giorno, quando potrò, racconterò quante persone che si dicono atee o agnostiche, per tenerezza verso Caterina, in queste ore, hanno ricominciato a pregare. Ma siamo anzitutto noi, io, Alessandra, i nostri amici che in queste ore ci stiamo convertendo. Ed è una conversione veramente definitiva E per questo ancor più insistentemente chiediamo al Signore la consolazione della guarigione di Caterina. Amici cari, vi imploro di continuare con noi in queste implorazione continua che ci sta già cambiando e ci fa capire – perché è il Signore che ci illumina così – quanto dipendiamo totalmente dalla Sua Grazia. Totalmente. Vi abbraccio uno ad uno - Antonio Socci

Continuiamo a pregare Maria a Medjugorje attraverso il gruppo di preghiera ci dice:

Messaggio del 23 giugno 1985 - Figli miei! La preghiera più bella che potreste recitare per un ammalato è questa: "O mio Dio, questo ammalato che è qui davanti a te, è venuto a chiederti ciò che desidera e che ritiene essere la cosa più importante per lui. Tu, o Dio, fa’ entrare nel suo cuore la consapevolezza che è importante innanzitutto essere sani nell’anima! O Signore, sia fatta su di lui la tua santa volontà in tutto! Se tu vuoi che guarisca, che gli sia donata la salute. Ma se la tua volontà è diversa, fa’ che questo ammalato possa portare la sua croce con serena accettazione. Ti prego anche per noi che intercediamo per lui: purifica i nostri cuori per renderci degni di donare la tua santa misericordia. O Dio, proteggi questo ammalato e allevia le sue pene. Aiutalo a portare con coraggio la sua croce così che attraverso di lui venga lodato e santificato il tuo santo nome.". Dopo la preghiera, recitate tre volte il Gloria al Padre. Questa preghiera la consiglia anche Gesù: egli desidera che l’ammalato e colui che intercede per la preghiera siano completamente abbandonati a Dio.

 
 
 

COME RECITARE CON FRUTTO IL ROSARIO

Post n°2348 pubblicato il 17 Settembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Che cosa è il Rosario? Giovanni Paolo II ci dice che è un compendio del Vangelo: "Esso ci fa continuamente ritornare sulle principali scene della vita di Cristo, quasi per farci “respirare” il suo mistero. Il Rosario è via privilegiata di contemplazione. E’, per così dire, la via di Maria. Chi più di Lei conosce Cristo e lo ama?". Nella Lettera apostolica "Rosarium Virginis Mariae" ha anche spiegato perché il Rosario è una preghiera orientata per sua natura alla pace. "Lo è non solo in quanto ce la fa invocare, forti dell’intercessione di Maria, ma anche perché ci fa assimilare, con il mistero di Gesù, anche il suo progetto di pace. (...) Al tempo stesso, con il ritmo tranquillo della ripetizione dell’Ave Maria, il Rosario pacifica il nostro animo e lo apre alla grazia che salva. Il Beato Bartolo Longo ebbe un’intuizione profetica, quando, al tempio dedicato alla Vergine del Rosario, volle aggiungere questa facciata come monumento alla pace. La causa della pace entrava così nella proposta stessa del Rosario. E’ un’intuizione di cui possiamo cogliere l’attualità, all’inizio di questo Millennio, già sferzato da venti di guerra e rigato di sangue in tante regioni del mondo".

E' molto importante sapere che il Rosario contiene due elementi: l'orazione mentale e l'orazione vocale.

Quella mentale consiste nella meditazione dei principali misteri della vita, della missione, della morte e della gloria di Gesù Cristo e della sua santissima Madre.

Quella vocale consiste nel dire venti decine di Ave Maria, ognuna preceduta da un Padre nostro, meditando e contemplando le venti principali virtù praticate da Gesù e da Maria nei venti misteri del santo Rosario.

Per recitare il Rosario con frutto è importante praticare queste due orazioni perché purtroppo molto spesso ci riduciamo solo nella parte vocale...

Il Rosario della Vergine si compone di quattro corone, ognuna composta di cinque decine, e ci suggerisce S. Luigi, allo scopo:

1) di onorare le tre Persone della SS. Trinità;

2) di onorare la vita, la missione, la morte e la gloria di Gesù Cristo;

3) di imitare la Chiesa trionfante, di aiutare la Chiesa militante, di dare sollievo alla Chiesa purgante;

4) di modellarsi sulle tre parti del Salterio, di cui la prima riguarda la vita purgativa, la seconda la vita illuminativa e la terza la vita unitiva;

5) di colmarci di grazie in questa vita, di pace alla morte e di gloria nell'eternità.

E come nasce il nome "Rosario"? Ce lo spiega S. Luigi riportando anche una bella testimonianza:

"Da quando il beato Alano della Rupe rinnovò questa devozione, la voce del popolo, che è voce di Dio, la chiamò Rosario, cioè corona di rose. E ciò per significare che ogni volta che si recita devotamente il Rosario si pone in capo a Gesù e a Maria una corona di 153(ora 203 con l'aggiunta dei misteri della Luce) rose bianche e di 16(21) rose rosse del paradiso, che non perderanno mai la loro bellezza e il loro splendore.

La Vergine approvò e confermò questo nome di Rosario rivelando a parecchi che con le Ave Maria recitate in suo onore, le si fa dono di altrettante gradite rose; e di tante corone di rose quanti sono i Rosari recitati.

Le cronache di S. Francesco raccontano che un giovane religioso aveva la lodevole abitudine di recitare ogni giorno prima del pasto la corona della Vergine santa. Un giorno, non si sa per qual motivo, la omise. Quando suonò l'ora del pranzo, egli pregò il superiore di permettergli di recitarla prima di sedersi a tavola e col suo permesso si ritirò in cella. Tardando molto a ripresentarsi, il superiore mandò un religioso a chiamarlo. Il confratello lo trovò risplendente di luce celeste; la Vergine e due angeli erano accanto a lui. Ad ogni Ave Maria usciva dalla sua bocca una bella rosa: gli angeli raccoglievano le rose, una dopo l'altra e le ponevano sul capo della Vergine che se ne dimostrava visibilmente soddisfatta. Altri due religiosi, mandati a vedere quale fosse la causa di tanto ritardo, poterono anch'essi ammirare il sorprendente spettacolo, poiché la Vergine disparve solo quando la recita dell'intera corona ebbe termine».

Il Rosario è dunque una grande corona di rose; una parte del Rosario è come una piccola ghirlanda di fiori o piccola corona di rose celesti che si mette in capo a Gesù e a Maria. Come la rosa è la regina dei fiori, così il Rosario è la rosa e la prima fra le devozioni."

Ecco il Rosario che, recitato con devozione e amore, diventa una meravigliosa corona di rose da donare al Signore Gesù e alla nostra Mamma Celeste. Ecco perché Lei ci chiede di recitarlo quotidianamente! Perché desidera da noi il nostro atto di amore, il nostro atto di fede e di abbandono al Signore, tutto racchiuso in questa corona di rose profumate. La recita del Rosario è l'espressione d'amore tra Cielo e terra.

I FRUTTI DEL SANTO ROSARIO

Mentre san Domenico predicava questa devozione in Carcassonne, un eretico metteva in ridicolo i miracoli e i quindici misteri del Rosario: ciò impediva la conversione degli eretici. In punizione Dio permise a quindicimila demoni di possederlo. I suoi genitori allora lo condussero al beato Padre affinché lo liberasse dagli spiriti maligni. Egli si mise in preghiera ed esortò la folla a recitare con lui ad alta voce il Rosario. Ed ecco che ad ogni Ave Maria la Vergine scacciava dal corpo dell'eretico cento demoni sotto forma di carboni ardenti. Completamente liberato, quell'infelice abiurò i suoi errori, si convertì e volle iscriversi nella Confraternita del Rosario, seguito da molti correligionari, scossi da questo castigo e dalla forza del Rosario. (Rosier mystique, 9ª decina, c. 10) -

[Innamorati di Maria]

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 26
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Settembre 2009 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
  1 2 3 4 5 6
7 8 9 10 11 12 13
14 15 16 17 18 19 20
21 22 23 24 25 26 27
28 29 30        
 
 
 

ARTICOLI DI FEDE MOLTO BELLI

 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963