ASCOLTA TUA MADRELE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA |
VERGINE MADRE
«Vergine madre, figlia del tuo Figlio, umile e alta più che creatura, termine fisso d'eterno consiglio, tu se' colei che l'umana natura nobilitasti sì, che 'l suo fattore non disdegnò di farsi sua fattura. Nel ventre tuo si raccese l'amore per lo cui caldo ne l'eterna pace così è germinato questo fiore. Qui se' a noi meridïana face di caritate, e giuso, intra i mortali, se' di speranza fontana vivace. Donna, se' tanto grande e tanto vali, che qual vuol grazia ed a te non ricorre, sua disïanza vuol volar sanz'ali. La tua benignità non pur soccorre a chi domanda, ma molte fiate liberamente al dimandar precorre. In te misericordia, in te pietate, in te magnificenza, in te s'aduna quantunque in creatura è di bontate».
TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000
CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
Salve Regina,
Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
Angelo di Dio,
Eterno riposo.
“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)
Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II
O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II
AREA PERSONALE
Messaggi del 01/10/2009
Post n°2425 pubblicato il 01 Ottobre 2009 da diglilaverita
Etimologicamente "Angelo" significa "messaggero". Il culto per gli Angeli nella Chiesa è nato nel 1670 con Clemente X che istituì la loro memoria obbligatoria il 2 Ottobre. Il I Concilio Vaticano del 1870 riconfermò la dichiarazione del Laterano del 1215 sulla creazione degli angeli fin dall'inizio dei tempi. Il Catechismo di Pio X recitava: "Gli Angeli sono creature perfettissime e puramente spirituali" e possono essere definiti come "sostanza intellettuale, creata da Dio e superiore agli uomini". Essendo "puri spiriti", essi non possiedono corpo, quantunque alcuni Padri e scrittori ecclesiastici abbiano loro attribuito una certa corporeità, come ad esempio San Gregorio di Nazianzo, il quale sosteneva che "se viene paragonato all'uomo, l'angelo è puro spirito, se invece lo si paragona a Dio, è corporale". La Chiesa, in base alle Scritture e alla tradizione, ha definito come "verità di fede" non solo l'esistenza degli angeli ma anche la loro creazione: si ritiene che siano stati creati prima dell'uomo in grandissimo numero, (s. Giovanni, nell'Apocalisse dice "schiere innumerevoli"), con compiti specifici e definiti: si parla di angeli custodi, di guide, di protettori di famiglie e comunità, di città e nazioni, di angeli che contemplano e lodano Dio e nel contempo eseguono i suoi ordini, di quelli che stanno davanti al trono di Dio, ecc. |
Post n°2424 pubblicato il 01 Ottobre 2009 da diglilaverita
Abbiamo ricevuto questa lettera di una nostra amica sull’inizio d’anno e sulle problematiche educative: ve la proponiamo, sperando che ne nasca un dialogo e una riflessione comune. Gent. Direttore*, insegno Religione nelle scuole superiori di stato dal 1985 e grazie all’amicizia di cui tanti miei alunni mi hanno degnato, ho la possibilità di condividere con loro gioie e dolori della vita quotidiana. Nelle aule scolastiche ho avuto modo di incontrare generazioni di studenti con tutti i loro pregi ed i loro difetti, le loro aspettative, i loro cinismi ed i loro dolori, le loro illusioni e le loro speranze. E’ a loro che ho pensato quando, poco più di un mese fa, l’Aifa ha deciso di commercializzare la pillola abortiva RU486 ed è a questo proposito che vorrei renderla partecipe di ciò che succede nelle mie aule scolastiche. La mentalità che sottostà alla decisione di rendere commerciabile l’RU 486, così come quando si arrivò alla stessa decisione per la pillola del giorno dopo, purtroppo è già da tempo un modus vivendi nella realtà quotidiana di tantissimi giovani, quelli che vedo tutte le mattine entrando nelle aule scolastiche e gli stessi che noi adulti, spesso, mandiamo alla guerra nudi! E infatti nudi sono, disarmati, inconsapevoli, colpevoli senza esserlo. Sì, perché vivere in questo mondo è diventata una guerra e si sta realizzando la profezia del grande scrittore Chesterton quando diceva che "bisognerà sguainare le spade per dimostrare che le foglie sono verdi in estate". Ecco cosa ho visto e saputo in classe: un numero imprecisato di mie alunne che si sono procurate presso i consultori cittadini, la pillola del giorno dopo, con la facilità con cui si beve una coca cola al bar, studentesse che in 2 anni hanno abortito due volte, la seconda con l’RU 486 a casa e senza assistenza medica e naturalmente, con la connivenza dell’amatissimo fidanzato e nella totale ignoranza dei genitori; ma ecco solo alcuni degli sms che ho ricevuto: "Salve prof! Come sta? Io non lo so… la pillola del giorno dopo è un omicidio?", " Salve prof! Scusi per ieri… comunque sto bene… anche se moralmente mi sento un po’ una m… non avrei mai immaginato mi succedesse e sono stata costretta a fare quello che non avrei voluto… sono stata un’egoista… mi hanno dato la ricetta in guardia medica… le voglio bene e scusi il disturbo! Ora non posso parlare… un abbraccio!", "Ciao Prof., scusa l’ora (h. 4.23), ma il mondo è pazzo! Una tipa ha abortito mio figlio, mi dispiace e mi sento un bastardo; so di esserlo, ma la cosa che mi fa più schifo di me non è tanto il fatto che non abbia avuto le palle per dire che io volevo vedere al mondo quella parte di me, ma il fatto che, se anche ne avessi avuto il coraggio, non me la sarei poi sentita di mettere in discussione tutta la mia vita fatta delle mie fottute certezze del c… di un ventenne di m… per crescere un figlio o anche soltanto per sentirmi padre. So che secondo la Chiesa sono da inferno solo per questo, però da essere umano, non da cristiano, mi dica, come faccio a credere nelle persone che vedo con me se penso a quello che ho fatto?" Questa è la realtà reale. E’ questo che vogliamo per i nostri ragazzi? La commercializzazione della pillola abortiva è un fatto gravissimo che va ad aggiungersi a tutto il male con cui quotidianamente abbiamo a che fare e che è necessario osteggiare e combattere con tutte le proprie forze, ma ho l’impressione che spesso si sottovaluti un aspetto molto importante per combattere questa guerra: l’educazione e la passione per la verità. Sembra la scoperta dell’acqua calda ma, purtroppo, non è così. Certo, grazie a Dio (e non certo agli uomini!) non tutti i miei alunni si trovano tutti a dover affrontare questi drammi, ma l’aria che respirano è questa e poi: qui quello che conta non sono i numeri; ogni persona è lei, unica, irripetibile e quello che fa testo nella verità non è la maggioranza, ma la verità. Noi siamo gli adulti e i ragazzi ci guardano. Cosa vedono? Può capitare che vedano madri accompagnare figlie minorenni in farmacia ad acquistare la pillola del giorno dopo perché "nel dubbio è meglio non crearsi problemi", oppure "meglio adesso - che non c’è niente - che più tardi quando la cosa diventa più complicata!" Può essere che imparino da noi genitori che "la vita non ha un valore in sé, sei tu che glielo dai. Tu sei nato perché ti ho concepito nel matrimonio con tuo padre che amavo, ma se ti avessimo concepito da ragazzi, qualche anno prima, mai ci saremmo rovinati la vita mettendoti al mondo! Prova a pensare: la scuola da finire, il lavoro da trovare, i soldi da fare… quello che dovrebbe essere una felicità, trasformata in una sfiga!!". Questo mi sono sentita raccontare da una mia alunna in classe e davanti a tutti. Oppure: "Prof. Per definire l’amore di Dio lei ha usato l’analogia dell’amore della madre e del padre per i figli… ma, c’è madre e madre e c’è padre e padre!!!" Le confesso che a volte esco dalle aule sconvolta, triste e addolorata; i miei ragazzi, spesso vivono da soli l’inferno… con il sorriso sulle labbra, ma soprattutto può capitare che siano affiancati da adulti estranei per non dire conniventi e che di fatto trasmettono la mentalità mortifera del nichilismo dominante. Nonostante tutto, nonostante questa violenza quotidiana di cui sono oggetto, i miei ragazzi, tutti, ce l’hanno ancora il desiderio di felicità, di bontà, di giustizia, di bellezza. Si guardano forsennatamente intorno per vedere se trovano qualcuno o qualcosa che possa rispondervi e cosa vedono?! C’è forse qualcuno là fuori che abbia realmente a cuore se stesso, così da poter avere a cuore anche il loro bene?… Da domani li rivedrò tutti e non vedo l’ora! "Per sperare bisogna avere ricevuto una grande grazia" diceva il grande Péguy. Io l’ho ricevuta. L’ho sperimentata quando sono stata guardata e accolta da Cristo, così come egli ha fatto con i pubblicani ed i peccatori e da allora sono diventata una per cui Lui ha ritenuto di dover morire. E’ per questo che tra pillola del giorno dopo, pillola abortiva, pillola anticoncezionale, aborto chirurgico, aborto terapeutico, canne, alcool, incidenti del sabato sera, vado in classe e faccio il mio mestiere. Non li giudico, ma mi stanno a cuore. Tutti. Non smetterò mai di far loro compagnia per come son capace e secondo le modalità che le circostanze mi permettono; ho intenzione di continuare a non sottrarmi alle loro mille domande, dentro e fuori la scuola, domande vere, brucianti, non quelle fatte "tanto per farsi vedere…". Si può vivere in modo più umano, più bello, più giusto, si può avere il "centuplo quaggiù". Ne sono testimone. Christus vincit. - Ester Capucciati - - Dott. Galba, del quotidiano La Cronaca, di Piacenza - CulturaCattolica -
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Post n°2423 pubblicato il 01 Ottobre 2009 da diglilaverita
In questi giorni sto "scoprendo" la vita di Caterina nei cinque anni di università a Firenze. Soprattutto ascoltando i canti che faceva, dove esprimeva ciò che aveva dentro) sento vibrare la sua anima. C’è stato specialmente un canto – insieme a "Ojos de cielo" (che ho già messo qui nel mio blog e potete sentirlo) – che mi ha colpito e anch’esso è un canto per la Madonna, anzi è il suo stesso pianto su Gesù deposto dalla Croce, si intitola "Voi ch’amate lo Criatore" ed è tratto dal laudario di Cortona, del XIII secolo. Ho scoperto questa cosa di Caterina due anni fa, a Pasqua, perché diversi amici di CL di Firenze mi scrissero mail o sms dicendomi che si erano commossi durante la Via Crucis per aver sentito come Caterina aveva cantato quell’antica lauda. Sono finalmente riuscito a procurarmi la registrazione e sono rimasto senza fiato… Non è solo la commozione di risentire la sua bellissima voce, ma è l’intensità con cui ci fa entrare nel dolore della Madre del Salvatore. Ascoltandola ho capito perché tanti si commossero quando l’hanno sentita. E ho capito anche perché si "impuntò", perché voleva ad ogni costo cantarla lei (poi alla luce di quello che è successo…). Ecco qui potete sentire il canto di Caterina e sotto trascrivo il bellissimo testo. Ascolta "Voi ch’amate lo Criatore" Voi ch’amate lo Criatore (Laudario di Cortona, sec. XIII) Voi ch’amate lo Criatore, ponete mente a lo meo dolore. Ch’io son Maria co’ lo cor tristo La quale avea per figliuol Cristo: la speme mia e dolce acquisto fue crocifisso per li peccatori. Capo bello e delicato, come ti veggio stare enchinato; li tuoi capelli di sangue intrecciati, fin a la barba ne va irrigore. Voi ch’amate lo Criatore, ponete mente a lo meo dolore. Bocca bella e delicata, come ti veggio stare asserrata, di fiele e aceto fosti abbeverata, trista e dolente dentr’al mio core. Voi ch’amate lo Criatore, ponete mente a lo meo dolore. Ascoltandola mi rendo conto che è riuscita a far sentire l’immensità del dolore di Maria, la sua struggente tragedia, però senza sbavature enfatiche, facendo trasparire la dignità e il pudore della Vergine. Io che penso sempre a Caterina come la bambina che era – e che mi stupisco sempre di scoprirla giovane donna ricca di interiorità e maturità – mi sono chiesto da dove abbia tratto quell’intensa partecipazione al dolore della Madre di Cristo, dove e quando e come abbia conosciuto così la vita e la tragedia del male e la compassione della Madonna. Poi guardo i volti belli dei suoi amici e delle sue amiche, con i quali ha condiviso in questi anni una splendida avventura cristiana, e mi rendo conto della grandezza del dono che ha avuto: attraverso la nostra povera paternità e maternità, una Paternità e una Maternità grande, luminosa come il volto dei santi, come la grande compagnia cristiana in cui è cresciuta ed è diventata donna. Il Mantello della S.S. Annunziata in cui l’avevo affidata è fatto di tanti volti, di amici e padri e maestri…Conto presto di farvi sentire ancora la sua voce, perché così è come se lei stessa continuasse a cantare la "bella ragazza" di Nazaret (come dice un antico graffito di pellegrini cristiani nella casa di Nazaret). Come se continuasse a invocare la Madre di Gesù e in fondo è proprio ciò che fa dal suo silenzio. E io voglio invocarla con lei e per lei. Perché torni a parlarci, col canto, di Maria…. - Antonio Socci -
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Post n°2422 pubblicato il 01 Ottobre 2009 da diglilaverita
Si arrampica a Milano sul Duomo fino alla Madonnina, a Pisa sulla Torre, e a Roma si spinge anche nei posti proibiti del Colosseo. La quattordicenne Teresa Martin è la figura più attraente del pellegrinaggio francese, giunto in Roma a fine 1887 per il giubileo sacerdotale di Leone XIII. Ma, nell’udienza pontificia a tutto il gruppo, sbigottisce i prelati chiedendo direttamente al Papa di poter entrare in monastero subito, prima dei 18 anni. Cauta è la risposta di Leone XIII; ma dopo quattro mesi Teresa entra nel Carmelo di Lisieux, dove l’hanno preceduta due sue sorelle (e lei non sarà l’ultima). I Martin di Alençon: piccola e prospera borghesia del lavoro specializzato. Il padre ha imparato l’orologeria in Svizzera. La madre dirige merlettaie che a domicilio fanno i celebri pizzi di Alençon. Conti in ordine, leggendaria puntualità nei pagamenti come alla Messa, stimatissimi. E compatiti per tanti lutti in famiglia: quattro morti tra i nove figli. Poi muore anche la madre, quando Teresa ha soltanto quattro anni. In monastero ha preso il nome di suor Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo. Thérèse Martin, nacque ad Alençon in Francia il 2 gennaio 1873 in una famiglia cristiana. Studiò presso le Benedettine di Lisieux. |
Post n°2421 pubblicato il 01 Ottobre 2009 da diglilaverita
Non tutti quelli che sono fedeli amano, ma tutti quelli che amano sono fedeli. Non mi si racconti che ci puo' essere amore se non c'è fedeltà. La fedeltà non è una questione di concetti, di belle canzoni o melenserie, è questione di scontro con la difficoltà. La fedeltà si vede nel momento della difficoltà. Per leggere la propria vita, non basta capire se una cosa è lecita oppure no. Se noi facciamo ciò che è lecito, probabilmente possiamo fare una serie di cose che non sono mai atto di amore. Perché l'amore non è "lecito o illecito", l'amore è molto oltre la legge. E' lecito che io non risponda a una certa richiesta? Ok, è tuo diritto e non lo fai. Però l'amore ti chiederebbe di fare ben altro, l'amore non è nel campo delle cose che sono semplicemente lecite, ma va ben oltre il dovuto. Quando fra me e te quello che regola il tipo di rapporto è ciò che è lecito e ciò che non è lecito, vuol dire che siamo già arrivati al capolinea finale, il nostro non è più un rapporto, è una regola. Gesù Cristo propone un'altra prospettiva. |
Post n°2420 pubblicato il 01 Ottobre 2009 da diglilaverita
Torna l’incubo dello tsunami e torna il ricordo di quei giorni dopo il Natale 2004, quando tutto il mondo ha drammaticamente imparato questo strano termine di origine giapponese (significa "onda del porto") che poi è rimasto nell’immaginario collettivo e spesso è stato utilizzato come metafora per indicare altri eventi, anche non naturali, di tipo traumatico e catastrofico. Quello che si è abbattuto sulle isole Samoa la notte scorsa non è purtroppo metaforico e i suoi effetti devastanti hanno già prodotto perdite di vite umane e danni ambientali in quantità notevoli. Ne abbiamo parlato con Nevio Zitellini, ricercatore dell’Istituto per le Scienze Marine ISMAR del Cnr di Bologna. Cosa si sa dell’entità di questo tsunami? Al momento non abbiamo dei numeri precisi abbiamo solo gli allerta che sono stati mandati dallo Tsunami Warning System del Pacifico e abbiamo i primi bollettini diramati dal centro. Il primo bollettino indicava solo il verificarsi del terremoto, ma già segnalava caratteristiche tali da far pensare allo scatenarsi del fenomeno tsunami. Infatti, ogni volta che si genera un terremoto in mare non si sa, inizialmente, se poi si verificherà uno tsunami: bisogna misurare, e per questo bisogna avere degli adeguati sensori, altrimenti è impossibile accorgersi se si è generata l’onda, che dapprima è molto piccola e difficilmente rilevabile. Oppure bisogna aspettare l’impatto con la prima linea di costa che le onde incontrano; ma in tal caso significa che l’impatto c’è già stato e i danni si sono già manifestati. Il secondo bollettino infatti riferiva che i sensori hanno rilevato che si era generato lo tsunami; dava inoltre i tempi di arrivo calcolati per le varie isole interessate dall’evento. Più o meno quanto tempo si ha per correre ai ripari dopo un allarme? Il terremoto si propaga molto rapidamente e ci si accorge subito se si è verificato un grande sisma; gli effetti dello tsunami invece, dipendono dal suo tempo di percorrenza: se è dell’ordine delle ore, si ha tutto il tempo di fare verifiche e attivare i piani di emergenza. Il problema si pone in modo ben diverso se il generatore è vicino alla costa: in tal caso tra generazione e impatto possono passare pochi minuti e quindi le popolazioni non hanno tempo di reagire e restano indifese; nel caso delle Samoa, abbiamo calcolato che saranno passati tra i 10 e i 15 minuti al massimo. Non va trascurato inoltre il fatto che spesso vengono lanciati allerta per tsunami che poi non si verificano e così la gente perde la fiducia nel sistema di segnalazione e psicologicamente è indotta a non reagire con la dovuta prontezza. Quella colpita era una zona a rischio? Il cataclisma era in qualche modo prevedibile? Gli tsunami, come del resto i terremoti, non sono prevedibili. Quello che si può sapere; sono le zone a maggiore o minor rischio; sono zone collegate alla sismicità e quindi la mappa segue in qualche modo quella dei terremoti. La zona più soggetta a rischio tsunami è naturalmente quella del Pacifico; ma anche lo scontro tra le placche africana ed europea, benché avvenga più lentamente di quanto accade nel Pacifico, può generare terremoti e questi anche in mare. Devo aggiungere che qui stiamo parlando di maremoti di origine tettonica, cioè dovuti a bruschi spostamenti della crosta terrestre: questi sono circa l’80% del totale ma ci sono anche altre possibili sorgenti, che possono essere una frana sottomarina, o una frana subaerea ma col materiale che arriva in acqua, o ancora l’attività vulcanica sottomarina. Lo tsunami abbattutosi sulle Samoa si può considerare un fenomeno concluso o ci potranno essere ulteriori sviluppi nei prossimi giorni? Nessuno è in grado di dire se ci sarà un altro grande terremoto fra poco tempo. Però ricordo che dopo lo tsunami indonesiano del 2004, a distanza di pochi mesi c’è stato un altro potente terremoto ma niente tsunami. Pensando alle minacce future, quello che possiamo fare è mitigare: cioè ridurre gli effetti del fenomeno, mettere a punto un sistema di allerta efficiente che sia in grado di dare segnalazioni affidabili e tempestive, istruire la popolazione, predisporre una segnaletica semplice e chiara. Prendiamo il caso delle nostre aree mediterranee: possiamo considerare tutte le zone pericolose che si conoscono e monitorarle con continuità. Abbiamo il vantaggio per questo di poterci appoggiare alla rete già attiva per i terremoti, che è molto ben organizzata. Il vostro istituto sta studiando qualche particolare programma di mitigazione? Per quanto riguarda le azioni di monitoraggio e segnalazione, solitamente si pensa di mettere in mare delle boe con dei sensori e vedere se da lì passa uno tsunami. Nel caso delle Samoa avrei dovuto avere delle boe collocate tra il punto dove si è generato l’onda e la costa dell’isola; ma non conoscendo a priori i punti di generazione, si sarebbe dovuto riempire il mare di boe del genere. Noi abbiamo pensato a una strategia diversa: quella di cercare di individuare i potenziali generatori e poi di sistemare i sensori sopra i generatori. Abbiamo quindi realizzato una sorta di tsunamometro, in grado di misurare i parametri all’avvio del fenomeno e di trasmetterli agli appositi centri. Con lo tsunamometro quindi noi riusciamo a sorprendere lo tsunami nel suo inizio, una cosa che nessuno ha mai visto e che finora non è stato possibile descrivere e studiare. Un’impresa difficile in effetti C’è da dire che nei nostri mari, ad esempio nel Mediterraneo, la cosa è relativamente facile, mentre nel Pacifico è senz’altro più complesso. Ciò significa che ogni regione va difesa con modalità specifiche, mettendo in campo le tecniche e le metodologie più appropriate e adattabili all’insieme delle condizioni geofisiche e territoriali. - ilsussidiario - |
Post n°2419 pubblicato il 01 Ottobre 2009 da diglilaverita
Si parla sempre (e spesso a sproposito) delle persone in stato vegetativo. Nei giornali e in televisione si scrivono e si sentono delle autentiche castronerie: stato vegetativo viene usato come sinonimo di coma, a stato vegetativo si accosta molto volentieri il termine 'permanente' che invece non può esistere per la scienza e non perchè lo dico io, ma perchè non lo sanno neppure i luminari. Poi la terza carica dello Stato (Gianfranco Fini, presidente della Camera) è arrivato a dire che una persona in stato vegetativo ha l'elettroencefalogramma piatto e allora verrebbe voglia di arrendersi. In pochissimi hanno parlato di un fatto invece davvero eccezionale che andrebbe studiato con grande attenzione e dovrebbe farci muovere in maniera ancora più cauto quando trattiamo certi temi. Ecco il fatto: il 40% delle diagnosi, quando si parla appunto di stati vegetativi, è sbagliato. Cioè: in 4 casi su dieci un medico ha detto che la persona x era in stato vegetativo, mentre invece quella persona capiva e sentiva, solo che non era in grado di esprimersi. Lo studio, rivoluzionario, arriva dal Belgio ed è stato pubblicato sulla rivista scientifica BMC Neurology lo scorso luglio. Gli addetti ai lavori ne erano a conoscenza già da tempo. Spesso si confonde lo stato vegetativo on lo stato di minima coscienza. Lo studio ha mostrato che il 40% dei pazienti ritenuti in stato vegetativo erano in realtà in stato di minima coscienza e che il 10% dei pazienti ritenuti in stato di minima coscienza erano in realtà emersi da quella condizione ed erano ormai capaci di comunicare, anche se i loro medici non se n'erano accorti. A tali dati allarmanti _ ha scritto il settimanale E vita _ ci permettiamo solo di aggiungere che probabilmente il tasso diagnostico di errore sarebbe stato assai più elevato se si fossero usate anche le indagini di risonanza magnetica funzionale, di PET e di neurofisiologia che hanno mostrato la possibilità di persistere una comunicazione residua anche in pazienti in cui essa non è clinicamente evidenziabile. Anzichè scegliere la scorciatoia dello 'staccare la spina' (altra parolaccia sballata in voga quando si trattano questi temi) ci rendiamo conto quanto ci sarebbe ancora da esplorare e da studiare? E non sulla pelle degli uomini, ma a favore degli uomini. - Massimo Pandolfi's blog - Fattisentire - |
INFO
LE LACRIME DI MARIA
MESSAGGIO PER L’ITALIA
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi
SAN GIUSEPPE PROTETTORE
A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione
ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua
santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre
di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne
preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo
sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù
Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che
ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere
delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla
morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa
di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di
noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso,
possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna
beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.
Inviato da: diglilaverita
il 30/12/2016 alle 23:44
Inviato da: PAOLA11O
il 30/12/2016 alle 11:57
Inviato da: PAOLA11O
il 27/12/2016 alle 13:29
Inviato da: gesu_risortoannunz1
il 22/12/2016 alle 18:10
Inviato da: diglilaverita
il 17/10/2016 alle 21:36