ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 20/10/2009

PREGHIERA A S. GIOVANNI MARIA VIANNEY PER LE VOCAZIONI SACERDOTALI

Post n°2524 pubblicato il 20 Ottobre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

di mons. Guy Bagnard, vescovo di Belley – Ars - Santo Curato d’Ars, tu hai fatto della tua vita un’offerta totale a Dio per il servizio degli uomini. Che lo Spirito Santo, per la tua intercessione, ci conduca a rispondere oggi, senza debolezza, alla nostra vocazione personale. Tu sei stato un assiduo adoratore di Cristo nel Tabernacolo. Insegnaci ad avvicinarci con fede e rispetto all’Eucaristia, a gustare la presenza silenziosa di Gesù nel Santissimo Sacramento. Tu sei stato l’amico dei peccatori. Tu dicevi loro: “Le vostre colpe sono come un granello di sabbia rispetto alla grande montagna della misericordia di Dio”. Sciogli i legami della paura che talvolta ci tengono lontani dal perdono di Dio. Aumenta in noi il pentimento per le nostre colpe. Mostraci il vero volto del Padre che attende instancabilmente il ritorno del figliol prodigo. Tu sei stato  il sostegno dei poveri: “Il mio segreto è molto semplice:dare tutto senza conservare niente”. Insegnaci a condividere con quelli che sono nel bisogno, rendici liberi riguardo al denaro e a tutte le false ricchezze. Tu sei stato un figlio affettuoso della Vergine Maria, “il tuo più vecchio amore”. Insegnaci a pregarla con la semplicità e la fiducia di un bambino. Tu sei diventato il testimone esemplare dei Parroci dell’universo. Che la tua carità pastorale conduca i pastori a ricercare la vicinanza con tutti, senza preferenze. Ottieni loro l’amore per la Chiesa, lo slancio apostolico, la solidità nelle prove. Ispira ai giovani la grandezza del ministero sacerdotale e la gioia di rispondere alla chiamata del buon Pastore. Santo Curato d’Ars, sii tu il nostro intercessore presso Dio. Amen.

PREGHIERA PER LE VOCAZIONI SACERDOTALI di mons. Guy Bagnard, vescovo di Belley – Ars - Signore Gesù, guida e pastore del tuo popolo, tu hai chiamato nella Chiesa San Giovanni Maria Vianney, curato d’Ars, come tuo servo. Sii benedetto per la santità della sua vita e l’ammirabile fecondità del suo ministero. Con la sua perseveranza egli ha superato tutti gli ostacoli nel cammino del sacerdozio. Prete autentico, attingeva dalla Celebrazione Eucaristica e dall’adorazione silenziosa l’ardore della sua carità pastorale e la vitalità del suo zelo apostolico. Per sua intercessione: Tocca il cuore dei giovani perché trovino nel suo esempio di vita lo slancio per seguirti con lo stesso coraggio, senza guardare indietro. Rinnova il cuore dei preti perché si donino con fervore e profondità e sappiano fondare l’unità delle loro comunità sull’Eucaristia, il perdono e l’amore reciproco. Fortifica le famiglie cristiane perché sostengano quei figli che tu hai chiamato. Anche oggi, Signore, manda operai alla tua messe, perché sia accolta la sfida evangelica del nostro tempo. Siano numerosi i giovani che sanno fare della loro vita un “ti amo” a servizio dei fratelli, proprio come San Giovanni Maria Vianney. Ascoltaci, o Signore, Pastore per l’eternità. Amen.

 
 
 

PER NON ESSERE "IRRETITI DALLA RETE"

Post n°2523 pubblicato il 20 Ottobre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Bussola per i navigatori. Abbiamo fatto vari incontri sull'argomento e abbiamo offerto a coloro che sono iscritti alla mailing list il testo di una di queste conferenze. Chi fosse interessato ce lo può richiedere.

Consigli ai genitori
1. “Cammina l’uomo quando sa bene dove andare”. Internet è uno strumento al servizio di uomini coscienti dello scopo, che usano tutto senza paura.
2. Non lasciare soli i ragazzi davanti a Internet: condividere un cammino educativo aiutandoli con criteri chiari.
3. Educare lo sguardo: sfidare i ragazzi a non accontentarsi di sciattezza o banalità, ma a cercare una bellezza più vera.
4. Non demonizzare Internet, ma mostrare un modo più umano, più avvincente, più affascinante di usarlo.
5. Scoprire i volti che stanno dietro un sito, un blog, ricordando che il virtuale è al servizio del reale e non viceversa.

Consigli ai ragazzi
1. Non fare di Internet l’orizzonte della propria vita, ma conoscerlo per metterlo al proprio servizio.
2. Evitare le chat inutili e generiche, le perdite di tempo sciocche e insulse: comunicare è mettere in gioco la propria umanità.
3. Non usare Internet per fuggire la realtà, ma per entrare sempre di più in essa.
4. Non nascondersi dietro l’illusione dell’anonimato per vivere una vita virtuale fittizia.
5. Fare la fatica di verificare ciò che la rete comunica: non essere creduloni solo perché “è su Internet”. - Mangiarotti Don Gabriele - culturacattolica -

 
 
 

IL BUDGET DEL RICOVERATO, EUTANASIA MASCHERATA

Post n°2522 pubblicato il 20 Ottobre 2009 da diglilaverita
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Il presidente di “Cristiani per servire” rivendica i diritti dei malati e dei disabili

“Il budget del ricoverato è eutanasia mascherata!”. E’ quanto sostiene Franco Previte, presidente dell’associazione “Cristiani per servire”. Intervistato da ZENIT Previte ha spiegato che mentre è in itinere l’iter parlamentare per la legge sul “fine vita”, pare che si vada uniformando, anche nel campo della disabilità, il “budget del ricoverato”, vale a dire che superato l’intervento finanziario predisposto dal Servizio Sanitario Nazionale il paziente, in qualsiasi condizione di salute si trova, viene dimesso dalla struttura ospedaliera, ancor più grave se agonizzante, in fase terminale ed in età avanzata. Secondo il presidente di Cristiani per servire se le politiche contro la natalità, così come la manipolazione genetica e quel “budget del ricoverato” sono in fase di approvazione e di esecuzione, ci troviamo di fronte ad una congiura che nega il diritto alla vita e alla cura e che punta all’eliminazione dei deboli, dei poveri, degli anziani, dei malati e dei disabili. Per evitare una tale deriva che segnerebbe l’imbarbarimento e la fine della nostra civiltà, l’associazione Cristiani per servire ha scritto un urgentissimo appello ai presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati per respingere il “budget del ricoverato” e promuovere politiche di sostegno alla vita con particolare attenzione agli anziani, ai malati e ai disabili. “Riteniamo doveroso, essenziale, improcrastinabile – ha sottolineato Previte – che il Servizio Sanitario Nazionale e il Ministro della Salute si uniformino al dovere di garantire a qualunque persona, specie quella diversamente abile, il diritto alle cure mediche, alla nutrizione ed all’idratazione come predisposto dall’art. 25 lettera f della ‘Convenzione per i diritti delle persone con disabilità’”. “Per la eventuale disparità di trattamento – ha aggiunto – questo non è configurabile con la Costituzione Italiana, fra gli altri, con l’art. 3 che garantisce 'pari dignità sociale e di condizioni personali'”. “Siamo per la vita, dono del Creatore”, ha sostenuto il presidente di Cristiani per servire, precisando che “il budget del ricoverato è contro i Trattati Internazionali e la Costituzione Europea in cui si ribadisce che l’individuo è persona, un essere umano a qualunque età e condizione esso si trovi”. “Si ribadisca – ha concluso Previte – il diritto inalienabile alla vita di ogni paziente disabile, 'budget o non budget del ricoverato!'”. - Antonio Gaspari - Zenit -

 
 
 

QUANTE IDIOZIE SUGLI ANNI BUI DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE

Post n°2521 pubblicato il 20 Ottobre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

«Chaunu è un ottimo storico, ma da quando Mitterrand è andato al potere è diventato un propagandista dell’estrema destra» sibila sprezzante Max Gallo ex ministro e portavoce del presidente della Repubblica. «Gallo ha scritto un pamphlet mediocre ed insultante, totalmente ridicolo e stupido. La storia è un’altra cosa» replica a sua volta il destinatario, Pierre Chaunu. Questi poco eleganti «colpi di fioretto» sono solo alcune battute del violentissimo scontro tutto francese tra ammiratori e avversari della Rivoluzione del 1789. Tutto è cominciato alla televisione francese durante la trasmissione «Apostrophes» — un programma letterario dagli straordinari indici d’ascolto — dove Pierre Chaunu, professore di Storia Moderna alla Sorbonne e membro dell’«Institut de France», era stato invitato per rispondere a Max Gallo, autore di una Lettera aperta a Robespierre nella quale difendeva a spada tratta la Rivoluzione. La conseguenza del vivace contrasto tra i due fu che il dibattito sulla Rivoluzione, di cui si preparano le celebrazioni per il 1989, è passato dalle pagine interne agli editoriali dei giornali, sollevando un putiferio che non accenna a calmarsi. Pierre Chaunu, per nulla intimidito, dai suo minuscolo ufficio della Sorbonne getta benzina sul fuoco.

Professore, mancano ancora due anni alle celebrazioni del Bicentenario della Rivoluzione francese. Come mai lei si è gettato a capofitto in queste polemiche?

PIERRE CHAUNU: Sa, la storia della Rivoluzione francese è sempre stata, fin dal suo inizio, costellata di polemiche. Ma quelle attuali non le ho volute io, vi sono stato reclutato indirettamente. Sono state iniziate da persone che, con ingenti mezzi finanziari, hanno tentato di monopolizzare il dibattito, e pretendevano che l’attuale regime socialista preparasse con quasi dieci anni di anticipo le celebrazioni della Rivoluzione francese. Fu proprio Mitterand, nel 1981, a parlare della sua elezione come di una storica «rottura» con il passato, e a dire che, di conseguenza, occorreva celebrare in grande quella «rottura» per eccellenza che era stata la Rivoluzione.

E cosa c’è che non le piace?

CHAUNU: Primo, non esistono «rotture» benefiche e questa maniera di utilizzare la storia non mi va proprio giù. Poi il governo socialista ha fatto spese folli, ha distribuito posti e prebende per la celebrazione del Bicentenario, ha creato un’infinità di comitati e commissioni, ha elargito sovvenzioni per congressi-bidone. Si sono stampati un’enorme quantità di quaderni e pubblicazioni per dire cose non interessanti e straordinariamente banali. Insomma, una grande abbuffata.

C’è un libro in particolare che ha fatto scalpore e ha suscitato violente reazioni: gli è stato rimproverato di usare il termine genocidio a proposito di quelle che non sarebbero state altro che «scaramucce politiche di un periodo sanguinoso». Si dà il caso che questo libro l’abbia introdotto proprio lei e se non sbaglio è suo anche il titolo: Vandea, un genocidio franco-francese?

CHAUNU: Si, la parola genocidio ha scioccato quando la usammo all’inizio, ma ora, prove alla mano, non può non essere riconosciuto come tale. Davanti al montare della marea disinformativa che le ho prima descritto, io ed i miei collaboratori ci siamo detti che bisognava intervenire. È stato cosi che storici di valore come Raymond Secher hanno lavorato sotto la mia direzione per riprendere in maniera scientifica un certo numero di dossier storici. Si trattava di documenti scottanti, che parlavano di sconvolgenti massacri di cattolici in Francia, particolarmente nell’Ovest e in Vandea. Fu quest’ultimo un massacro talmente evidente, talmente premeditato, atroce e sistematico — fu impartito l’ordine di liquidare le donne perché non potessero procreare, trucidare i bambini perché non divenissero i futuri «briganti» — che non capisco come si possa evitare di parlare di genocidio. La Vandea fu qualcosa di più che un orrendo massacro; fu il tentativo di sterminare definitivamente una popolazione. Vennero date alle fiamme oltre il 40% delle abitazioni e delle coltivazioni: i morti furono centinaia di migliaia su 600.000 abitanti.

Nei libri recentemente apparsi sulla storia della Rivoluzione come quello di Secher o di Frèdèric Bluche (Settembre 1792, logica di un massacro), quali nuove acquisizioni storiche sono riferite?

CHAUNU: Alcuni argomenti nella storia della Rivoluzione francese, sono stati più che abbondantemente studiati. Si perdono tempo e soldi a riprendere costantemente gli stessi documenti. Ce ne sono altri, invece che sono stati sistematicamente dissimulati, e su essi hanno indagato gli studiosi da lei citati che hanno mostrato l’ampiezza straordinaria dei massacri compiuti sotto la Rivoluzione. E ci sono altri aspetti che vengono abitualmente taciuti. Come il fatto che la Rivoluzione francese ha dichiarato guerra all’insieme dell’Europa e che sono stati i rivoluzionari, non i principi, a volerla. Se si sommano le perdite della guerra e le perdite anteriori, si arriva per un Paese di 27 milioni di abitanti qual’era allora la Francia ad un totale che è nell’ordine di milioni: due milioni e cinquantamila, secondo i primi calcoli che abbiamo fatto. Sono perdite notevolissime, ancora maggiori di quelle subite dalla Francia nella Prima Guerra Mondiale. Naturalmente tutto questo non ha contribuito alla ricchezza della nazione, senza parlare del fatto che una gran parte delle élites del Paese — e non solo loro — sono state costrette ad emigrare. Per tutte queste ragioni, il bilancio della Rivoluzione è largamente negativo. Personalmente ritengo che si dia troppo spazio ad un avvenimento storico che è durato solo quattro, cinque anni, ma se si vuole a tutti i costi parlarne, allora bisogna dire anche queste cose.

La storiografia in questi due secoli ha posto l’accento soprattutto sulle conquiste della Rivoluzione. Secondo quanto lei dice, si tratterebbe di un clamoroso sbaglio: dovuto a malafede, ad errori storiografici, o cosa altro?

CHAUNU: La storia è stata scritta da vincitori o comunque, in larga misura, da ricercatori con spiccate simpatie per l’ideologia rivoluzionaria, studiosi convinti che la storia avanzi a forza di rivoluzioni e rotture. Ma questa è una concezione insana. La storia è un continuum, non è fatta di istanti senza rapporto fra loro. Non ho stima per chi pensa di far avanzare le cose distruggendo le radici, le fondamenta. Le rotture sono delle «asinerie ideologiche» che fanno regredire un popolo. La rivoluzione è stata, in tutti i campi, una regressione della nazione.

In nome di quali principi condanna la Rivoluzione francese? C’è chi la accusa di essere un nostalgico dell’Ancien régime...

CHAUNU: Non lo sono assolutamente e non sarò certo io a difenderlo. Se l’Ancien régime avesse funzionato bene, non ci sarebbe stata la Rivoluzione. Invece si era immobilizzato, impedendo la normale evoluzione della società. L’Ancien régime è in certa misura responsabile degli errori della Rivoluzione.
I miei principi? Quello che mi interessa nella storia è il progresso dello spirito umano, e in questo senso io sono un uomo dei lumi. I miei referenti per quel periodo sono Chateaubriand, Madame de Staël, Benjamin Constant, cioè la grande tradizione liberale, nella quale mi situo. Ho un rapporto che definirei «caloroso» con Voltaire ed i filosofi dell’Illuminismo; e a dire il vero più con quelli inglesi e tedeschi perché sono cristiani. Ed io sono un giudeo-cristiano, inserito nella grande tradizione protestante. E a partire da questi principi che mi accorgo che l’umanità avanza per evoluzione e non per rivoluzioni. La libertà non è caduta dal cielo con la Rivoluzione, si è costruita nel nostro Paese attraverso i contadini del Medio Evo, coi Comuni, con il Parlamento, con tutta la costituzione giuridica: ebbene, occorre il coraggio di dirlo, lo Stato di diritto nel quale viviamo attualmente non è figlio della Rivoluzione, è figlio della storia, di San Luigi come di Luigi XVI, ed ê anche figlio dei rivoluzionari, come del consolato e dell’impero. Come vede, cerco solo di rimettere le cose al loro posto.

C’è uno stato, o una istituzione che lei indicherebbe come modello e punto di riferimento per il periodo storico concomitante alla Rivoluzione francese?

CHAUNU: Certo, l’Inghilterra. Nello stesso periodo in cui in Francia c’è la rivoluzione, l’Inghilterra ha idee molto più moderne, la sua industria si sviluppa molto più rapidamente, è più competitiva, e sul piano del pensiero guadagna rapidamente terreno rispetto alla Francia. Una constatazione: attualmente nel mondo circa centocinquanta milioni di persone parlano il francese, mentre miliardi parlano l’inglese ed il 70% delle pubblicazioni scientifiche della terra sono pubblicate in questa lingua. Ed è sempre in Inghilterra che è avvenuto quel momento cruciale di passaggio di civiltà che è la Rivoluzione industriale. Quello che è importante nel mondo alla fine del XVIII secolo non è la presa della Bastiglia — nella quale non c’era praticamente nessuno (quattro falsari, due pazzi, uno sbandato), una vera stupidaggine — quello che importa è la scoperta da parte di Jenner nel 1786 del vaccino contro il vaiolo, e Jenner era inglese. Tra Robespierre e Jenner (con buona pace di tutti i Max Gallo che sostengono il contrario) io scelgo Jenner, cioè l’uomo che ha salvato finora un miliardo e mezzo di vite umane.

Non le sembra di trascurare troppo gli sforzi ed i tentativi storici che l’uomo compie per provocare un cambiamento sociale? Le grandi conquiste dei diritti dell’uomo e la nascita della democrazia, abitualmente sono ricondotte dai libri di storia proprio alla Rivoluzione francese...

CHAUNU: È una visione della stona assolutamente falsa. Io sono protestante. Ebbene la libertà religiosa non è stata stabilita in Francia dalla Rivoluzione francese, è stata restaurata dall’editto sulla tolleranza del 1787. Fu allora che i protestanti ricevettero la loro libertà religiosa. E l’hanno perduta, insieme ai cattolici sotto la Rivoluzione, nel 1793, quando furono chiusi tutti i luoghi di culto. Gli ebrei non hanno ottenuto la libertà religiosa nel 1790: l’avevano già in tutto il sud-est della Francia e la Costituente si è semplicemente accontentata di trasformare in legge un editto che era rinnovato regolarmente ad ogni scadenza. Chi era, accanto al re, l’uomo di governo più potente della Francia prerivoluzionaria? Necker, un protestante, il padre di Madame de Stael; e si era nell’Ancien Regime. Mi si permetta di ricordare che la Francia era, nel 1788, il primo Paese nel mondo: non lo è più alla fine della Rivoluzione. In Inghilterra la produzione pro capite è addirittura raddoppiata in quel periodo, mentre in Francia ristagnava. Nel 1789 il 43% dei francesi sapeva leggere e scrivere, un indice sceso a meno del 40% nel 1795. In tutti i campi si verifica una regressione: e si continua a parlarne come di un periodo di progresso...!

Professore insisto, e i diritti dell’uomo, e i principi democratici...?

CHAUNU: Tutti i principi che si trovano nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino erano già formulati, più o meno intelligentemente nella dichiarazione di Jefferson del 1783, e non sono altro che principi giudeo-cristiani. Che tutti gli uomini sono liberi è un principio del Deuteronomio.

E l’insieme della cristianità in Francia, come è stata trattata dal regime rivoluzionario?

CHAUNU: Nel modo più oltraggioso e atroce. La persecuzione religiosa subita dai francesi cattolici durante questo periodo non ha equivalenti nella storia se non le grandi persecuzioni del XX secolo. Di tutte la Rivoluzione francese è stata il modello. La persecuzione religiosa non fu solo persecuzione contro i religiosi ma una rivolta contro il cristianesimo con il preciso intento di decristianizzare la nazione. La maggioranza dei preti è stata assassinata od espulsa, tutte le chiese sono state chiuse per un anno e mezzo ed il loro patrimonio requisito ed incamerato, 250 mila vandeani sono stati massacrati perché volevano andare alla messa e restare fedeli a Roma. Le scuole, gli ospedali, tutte le opere sociali della Chiesa vennero soppresse e non furono rimpiazzate che sulla carta. In Vandea tutte le famiglie, tutte le persone presso le quali si trovasse una cappella, un crocifisso o altro furono fucilate, le loro case incendiate. Certo i cattolici francesi hanno avuto a riguardo della modernità e dell’illuminismo un atteggiamento negativo davvero eccessivo, ma è comprensibile: perseguitare un popolo non favorisce la comprensione e la tolleranza. Quello che non capisco è perché i cattolici francesi di oggi non siano al fianco dei cattolici perseguitati nella storia e soprattutto sotto la Rivoluzione francese. Il perdono non implica l’oblio e nemmeno la collaborazione con i criminali. Non capisco proprio perché e in nome di cosa si neghi la realtà: in Francia ci sono stati centinaia e migliaia di morti, vittime delle loro convinzioni religiose. Hanno lottato, si sono organizzati, ma sono stati massacrati nella maniera pin indegna. Quello contro cui io protesto ê questo tradimento dei principi di libertà e tolleranza, principi positivi che erano all’origine della Rivoluzione francese ma che hanno avuto un risultato catastrofico.

Perché dei principi nobili si sono ribaltati nel loro contrario? In altre parole, il Terrore era evitabile o è inseparabile dal primo periodo rivoluzionario?

CHAUNU: I due periodi sono difficilmente separabili. Molto rapidamente il processo ideologico precipita nella dittatura e nella violenza ma praticamente il bicchiere era rotto fin dall’inizio. Certo si resta tolleranti fino al 1790 ma non lo si è più a partire dalla Costituzione civile del clero; dalla fine dell’inverno 1790 il regime è tirannico. Per la prima volta possiamo osservare in azione una strategia di presa del potere da parte di una infima minoranza ideologica che diverrà il modello di tutti gli analoghi fenomeni del XIX e XX secolo, tra cui la rivoluzione russa.

Come sarebbe il mondo senza la Rivoluzione francese?

CHAUNU: La risposta e semplice. Molto migliore.

E cosa e rimasto di buono della Rivoluzione?

CHAUNU: Quello che non è riuscita a distruggere, ciò che non ha pervertito della tradizione cristiana. - Stefano M. Paci - Da «30Giorni» - Contro la leggenda nera -

 
 
 

SCUOLA: PERCHE' L'ORA DI RELIGIONE FA BENE ANCHE AI MUSSULMANI

Post n°2520 pubblicato il 20 Ottobre 2009 da diglilaverita
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Vale forse la pena riflettere ancora sulla proposta, avanzata qualche giorno fa da alcuni politici, di introdurre nella scuola italiana (statale e non statale) un’ora di religione islamica, da intendersi in alternativa all’ora di religione cattolica - che già adesso, come si ricorderà, può non essere scelta dagli studenti - e rivolta presumibilmente ai ragazzi di fede islamica che intendano avvalersene. Il guadagno - si dice - starebbe da un lato nel riconoscimento di un principio di eguaglianza nella scelta di approfondire la propria tradizione di appartenenza, già concessa agli studenti cattolici o che si riconoscono semplicemente nella tradizione cattolica del nostro Paese; dall’altro starebbe nell’evitare che la formazione coranica si traduca in un indottrinamento ideologico e potenzialmente eversivo rispetto ai principi democratici e pluralistici della nostra società, come avviene purtroppo in alcune moschee sottratte ad ogni tipo di controllo. Per quanto riguarda la legittimità di principio di un diritto religioso ed educativo, e al tempo stesso la sua impraticabilità nella concreta situazione attuale del nostro Paese, ha già scritto con grande precisione e realismo Massimo Borghesi su ilsussidiario.net di ieri. A me preme oggi evidenziare almeno due motivi che mi sembra ci costringano a riconsiderare attentamente il problema sollevato (sia pure, come alcuni ipotizzano, per motivi di mera strategia politica), evitando sia la reazione compiaciuta di quanti, per motivi ideologici, ritengono questa proposta qualcosa di semplicemente "dovuto" agli immigrati nella nostra nazione e ai loro figli, sia la reazione contrapposta, ma simmetrica, di quanti si trincerano nella rivendicazione della nostra tradizione come esclusiva ed escludente tutto ciò che di fatto, volendolo o non volendolo, si sta innestando in essa. Il primo rilievo riguarda il senso storico, vale a dire la consapevolezza dello spessore culturale e del significato "simbolico" sedimentato al fondo dei principi individuali e delle pratiche sociali che costituiscono il nostro orizzonte comune di riferimento. Senza la tradizione cristiana nella quale siamo stati educati - è bene non dimenticarlo - ci sarebbe impossibile quel senso quasi innato di rispetto ultimo della dignità e dei diritti di ogni essere umano, che deriva dal suo essere in rapporto diretto e insopprimibile con Chi lo ha creato, e lo salvaguarda dalle pretese di ogni altro potere. Ma forse ci sarebbe sconosciuta anche l’idea che ciascuno vale per il fatto stesso di esserci e non per il suo censo o per la sua mera capacità o la sua ricchezza, appunto perché ciascuno è voluto come un fine in se stesso. Ed è di qui che nasce una concezione della storia e del destino umano non inteso come un fato imperscrutabile che schiaccia, ma come un cammino in cui a ciascuno è chiesto di svolgere la sua parte da protagonista e non da schiavo, in base alla sua ragione e alla sua volontà libera. Da questo punto di vista sarebbe erroneo ritenere che l’offerta dell’ora di religione cattolica sia destinata solo ai cattolici praticanti: essa dovrebbe essere piuttosto un contributo per tutti, un invito ad approfondire l’origine di quella coscienza di sé e del mondo che - sia pure in forme diversissime e spesso travagliate - ha segnato la storia della nostra umanità. Sospendere o negare questo giudizio in nome di una formazione parallela dei ragazzi nello loro rispettive tradizioni non sembra affatto garantire la conquista di un dialogo effettivo e di una comprensione reciproca, piuttosto che una più acuita estraneità. Ma è anche vero - e bisogna riconoscerlo con grande franchezza - che questa sedimentazione di valore che ci viene dalla nostra tradizione, vale a dire la possibilità concreta e condivisa di riconoscere che qualcuno o qualcosa "vale" davvero perché porta in sé un senso irriducibile, sembra assottigliarsi sempre di più, e l’orizzonte di riferimento rischia di diventare sempre più lontano, sbiadito e incerto. Per questo motivo, a mio giudizio occorre sottolineare, accanto e attraverso il senso storico, anche un senso critico o razionale della questione: la convivenza e il dialogo fra tradizioni culturali e religiose diverse è una grande sfida, non solo perché coloro che vengono da altri Paesi si integrino nell’orizzonte condiviso dei nostri principi e valori, ma perché noi stessi non diamo per scontati questi principi e questi valori, o accettandoli per inerzia, senza coscienza, o negandoli per partito preso e per conformismo ideologico. Non basta il ricordo o la celebrazione di una lunga tradizione, se essa non viene verificata nelle sue ragioni presenti, cioè nel suo essere o non essere capace di dare risposta soddisfacente - ossia razionale e verificabile - ai problemi delle persone e delle società contemporanee. Come la nostra stessa tradizione ci ha insegnato, anche oggi quello dell’"altro da noi" è principalmente un problema che mette in gioco la coscienza della nostra stessa identità. Da questo confronto, certo, potrebbe emergere che questa identità è ormai dissolta, ma potrebbe anche aprirsi una nuova chance, come uno che ci chieda insistentemente chi siamo. Il punto è se sapremo o vorremo rispondere. - Costantino Esposito - Il Sussidiario -

 
 
 

IL SATANISMO E' FIGLIO DI UNA FEDE SUPERFICIALE. SI ARRIVA AD ODIARE DIO, QUELLO CHE VUOLE SATANA

Post n°2519 pubblicato il 20 Ottobre 2009 da diglilaverita
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"L'obiettivo che si prefigge Satana? Fare odiare Dio e spesso ci riesce": lo afferma il noto esorcista Carmine Antonio De Filippis, cappuccino, nativo di Sala Consilina, vicino Salerno. Il Satanismo è in aumento, ci sarà un motivo: " la ragione è in un certo semplice abbastanza semplice e riguarda la qualità della fede che ultimamente si è indebolita scantonando spesso in idolatria. Una fede robusta, matura e forte non si lascia sedurre dalla tentazioni di Satana, il grande ingannatore". Che giudizio da del grande ingannatore?: " dispiace dirlo,ma come angelo decaduto,ma sempre angelo, è un essere furbo, molto furbo ed astuto e sa dove e quando colpire. Insomma, sa cogliere con estrema abilità i momenti di debolezza e quindi entra in azione".Poi aggiunge: " ma a Satana si addice bene il proverbio che fa le pentole,ma non i coperchi,nel senso che le sue malefatte non gli riescono ,perchè alla fine chi vince è sempre Dio e mai lui. Dio è vita, lui è morte, tristezza, peccato. E l'uomo deve tendere al bene e mai al male". Come si fa a vincere le seduzioni di Satana?: " come le dicevo poco fa, lui è molto abile, sa il momento nel quale deve colpire e comprende le debolezze e le difficoltà degli altri. Dunque entra in azione. Penso che la migliore difesa contro il demonio sia la preghiera, il ricorso ai sacramenti e ai sacramentali fatti con fede e convinzione. Poi esiste il libero arbitrio. Non dimentichiamo che Satana tenta, ma alla fine spetta sempre all'uomo decidere in piena libertà se aderire o meno alle sue seduzioni e tentazioni". Nel corso dei suoi esorcismi, quali sono i santi maggiormente invocati?: " intanto la Madonna. Satana rifugge davanti alla Madonna, è l'antidoto perfetto, colei della quale addirittura ha paura. Satana è orgoglio allo stato puro, mentre Maria è la umiltà la obbedienza docile e filiale al progetto di Dio, dunque mi sembra chiaro che Satana abbia il timore della Madonna". E di quali altri santi nel particolare?: " dunque, in generale Satana non tollera il profumo della santità che è il suo opposto esatto, sono antitetici. Tra i santi citerei certamente San Michele Arcangelo, potentissimo contro le seduzioni del demonio, Giovanni Paolo II, San Giuseppe, Padre Pio e i Santi Pietro e Paolo". Il satanismo può essere figlio della superstizione?: " certo che lo è. Molti scelgono la via breve pensando che le sedute spiritiche, gli amuleti, le pietre, aiutino subito. Il cammino della fede invece è più lungo, ma sicuro. Dunque consiglio di stare alla larga da sedicenti maghi, o indovini. Nella migliore delle ipotesi sono ciarlatani pronti a speculare sulle altrui disgrazie". Veniamo agli angeli. Si ha la sensazione che specie da ultimo se ne faccia uso ed abuso: " questo è vero. Sugli angeli regna un certo disordine dottrinale. Ci si dimentica che sono mediatori tra l'uomo e Dio al servizio di Dio e non idoli. Spesso vengono idolatrati anche per motivi commerciali,come accade per esempio nella New Age". - Bruno Volpe - Pontifex -

 
 
 
 
 

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Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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