ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 27/10/2009

LA CASTITA': "SE LA CONOSCI NON TI UCCIDE!!!"

Post n°2557 pubblicato il 27 Ottobre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Parlare di castità risulta impopolare nella cultura del possesso, del consumo, dell’aver tutto, subito, senza fatica. Nella cultura della libertà molti sospettano che la castità sia contro di essa. Nella logica dell’usa e getta, il discorso non regge di fronte agli interessi commerciali, al divertimento da godere subito: “La felicità odierna – annotava Fromm – consiste nel divertirsi. Divertirsi significa consumare, comprare cibi, bevande, sigarette, gente, libri, films: tutto è consumato e inghiottito. Il nostro carattere è congegnato in modo da scambiare e ricevere, da barattare e consumare; tutto, sia le cose spirituali, sia quelle materiali, diviene oggetto di scambio e di consumo”. La sessualità viene consumata, con la benedizione di tanti “saggi” laicisti, che ne hanno una visione riduttiva, coltivando una innaturale frattura tra sessualità e persona, tra persona e progetto di vita. Questi nuovi profeti difendono a denti stretti la libertà sessuale, ne fanno una battaglia di civiltà sui giornali e in Tv, irridendo al moralismo dei bigotti, tra i quali non stentano a mettere i Pontefici, che parlano di castità come scelta radicale che sa di Vangelo di Cristo, sia nella preparazione al matrimonio che nella famiglia o nella vita consacrata. Non vale la pena scandalizzarsi e neppure di scadere in polemiche sterili! Dobbiamo invece sentire “irrinunciabile” il compito di educare alla castità, che rende capaci le persone di rispettare e di promuovere il significato del proprio corpo, di orientare la sessualità al servizio dell’amore e di integrarla nello sviluppo della personalità, secondo la legge dell’amore che Dio ha posto nel cuore dell’uomo. “Quando la Chiesa parla di sessualità, ci si aspetta che dia norme e divieti. In realtà, scrive il cardinal Martini, la Chiesa non fa altro che leggere la comune saggezza dei popoli alla luce del Vangelo… Anche la morale laica, non prevenuta, sa indicare che cosa è lecito e che cosa non è, qual è il significato della sessualità e cosa la realizza o non la realizza”. “Anche coloro che si ribellano alle esigenze della norma morale, che deridono sovente e disprezzano come spiriti deboli e prigionieri quanti si fanno scrupolo d’offenderla, che millantano l’apologia della licenza e dell’indifferenza morale, sentono nel segreto della coscienza il disagio della loro posizione, ammirano e rimpiangono, spesso senza dirlo, e spesso nascondendo con il sarcasmo la loro inferiorità, il fenomeno di bellezza, di fortezza di chi testimonia la legge morale” (Paolo VI). La castità è un atteggiamento molto bello e va colto nel suo rapporto con la bellezza dell’amore ma da chi andare a scuola per imparare ad amare? Quando parlo ai giovani, pur riconoscendo l’apporto delle scienze umane, presento loro la testimonianza esigente e sconvolgente di Gesù Cristo: è Lui che insegna ad amare gli uomini e le donne, senza possederli o dominarli, Lui che indica lo stile e la misura dell’amore. Quando interrogo i ragazzi, indicano come maestri i propri genitori, solo uno o due, mi risponde: “Gesù Cristo”, esitando, in forma interrogativa. I giovani, oltre a considerarmi un reperto archeologico, affermano essere improponibile il discorso cristiano sull’amore e sulla castità. Tuttavia, oggi più di un tempo, ho trovato giovani, che vogliono sentirsi protagonisti nell’instaurare con gli altri rapporti più ricchi di umanità, di rispetto, riconoscendo, nella castità, la possibilità di soddisfare le aspirazioni più profonde dell’animo. Solamente chi è libero, può amare e la castità è libertà! “Se la conosci, non ti uccide!”. E’ una battuta di un giovane oratoriano, che suscita sorrisi ma è significativa e impegna gli educatori a presentarla alla luce della Parola di Dio, dei Documenti della Chiesa, che considerano la castità punto di partenza per amare in grande e non un limite! - Vittorio Chiari - donboscoland -

 
 
 

ANTONIO SOCCI: PER CATERINA NOI COME BARTIMEO

Post n°2556 pubblicato il 27 Ottobre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Domenica scorsa, con quattrocento giovani universitari di Firenze, gli amici di Caterina di Comunione e liberazione, abbiamo fatto un bellissimo pellegrinaggio a un Santuario mariano, per mendicare la guarigione di Caterina e la nostra conversione…Infatti se Caterina è viva è letteralmente perché le vostre/nostre preghiere sono state ascoltate. E se guarirà – come guarirà! – è ancora una volta per questa incessante implorazione che sale al Cielo dal 12 settembre…Torno a dire dunque del pellegrinaggio. Meraviglioso, sotto quel cielo azzurro, veder salire la preghiera corale e accorata di tanti ragazzi, commovente vedere lo spettacolo di quell’amicizia fraterna che ci rende un cuor solo e un’anima sola, struggente ascoltare i canti del coro che anche Caterina cantava fino al 12 settembre (e che canterà di nuovo, ne siamo certi!). Arrivati a destinazione abbiamo sentito le parole del Vangelo di domenica 25 ottobre e la bellissima omelia di don Andrea. Quel Vangelo sembrava fatto apposta per noi: è tutto da rileggere. Lì stanno tutte le risposte ai tanti che in queste settimane mi hanno chiesto il motivo del mio appello a pregare, a mendicare instancabilmente, a bussare a quella porta incessantemente…E lì sta anche la risposta a coloro che – più o meno discretamente – mi hanno spiegato che non si deve "assillare" troppo il Signore, che potrebbe sembrare una pretesa eccetera…Come dicevano a Bartimeo quelli che – in fondo – non sapevano quanto Gesù è buono e quelli che – in fin dei conti – pensavano di risparmiare a Gesù l’imbarazzo perché non credevano che Lui poteva (e può) tutto. Noi non pretendiamo nulla perché siamo semplicemente dei poveri mendicanti, come Bartimeo siamo lungo la strada e come Bartimeo imploriamo il Re dei Cieli che è venuto per noi, è venuto a cercarci perché ci ama, e quando ci dicono di smetterla gridiamo ancora più forte «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me! ». Da questa pagina del Vangelo si capisce bene com’è il Cuore di Gesù… Lui ascolta tutti come duemila anni fa ed ha compassione di tutti…

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me! ». Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada

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La vicenda che stiamo vivendo con Caterina ci sta insegnando che noi siamo e dobbiamo essere come Bartimeo non solo oggi, nel dolore, nella prova, ma sempre, perché quello di cui abbiamo bisogno non è solo la guarigione fisica, ma Gesù. E’ di Lui che abbiamo bisogno più dell’aria e più del pane. E’ Lui la luce e Lui è il medico e la medicina della nostra povera condizione umana… Mendicare Lui è la vita stessa! Infatti è bellissima la frase finale di questo Vangelo: "E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada". Come ci ha insegnato don Giussani: "Il protagonista della storia è il mendicante: Cristo mendicante del cuore dell’uomo e il cuore dell’uomo mendicante di Cristo". E’ Lui stesso che si è fatto uomo ed è venuto tra noi per mendicare il nostro cuore, il nostro amore…Antonio Socci -

 
 
 

RU486, I FARMACISTI E L'OBIEZIONE DI COSCIENZA

Post n°2555 pubblicato il 27 Ottobre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Sull’aborto in pillola l’obiezione di coscienza è un diritto negato alla categoria, stretta fra i tranelli dei radicali e i silenzi dell’Ordine.

Con l’introduzione della pillola abortiva Ru486 nelle farmacie ospedaliere (che comunque non sarà venduta in quelle aperte al pubblico) si riapre un conflitto mai risolto. Quello del diritto all’obiezione di coscienza per i farmacisti, oggi regolato da norme contraddittorie su cui né il Parlamento né l’Ordine dei medici hanno ancora preso posizioni chiare. Col risultato che il diritto stesso all’obiezione oggi viene messo in dubbio, mentre il proliferare di pillole abortive rende ancora più incandescente il dibattito. Per questo l’Unione farmacisti cattolici italiani ha organizzato per il 23 ottobre un dibattito per studiare soluzioni possibili. Fino a ieri a generare la contraddizione c’era il Norlevo, farmaco meglio conosciuto come "pillola del giorno dopo", spacciato a lungo come semplice anticoncezionale, ma i cui effetti, come recitano il bugiardino e una sentenza del Tar del Lazio del 2001, possono essere abortivi. Le cose si complicano per l’esistenza di un decreto regio del 1938, secondo cui i farmacisti non possono «rifiutarsi di vendere le specialità medicinali di cui siano provvisti». La norma, che nelle intenzioni del legislatore serve a garantire l’efficienza del servizio di cura (d’altronde alla data in cui fu redatta esistevano solo farmaci a scopo terapeutico), viene di fatto utilizzata per obbligare i farmacisti a vendere farmaci abortivi. Dall’altra parte, però, l’articolo 1 del codice deontologico della categoria prevede esplicitamente la clausola di coscienza. La contraddizione evidente tra queste due norme non è mai stata sanata da una presa di posizione dell’Ordine nazionale (né autonoma né sollecitata dagli Ordini regionali), unico organismo che potrebbe fare chiarezza su questa zona grigia, sancendo la cogenza dell’articolo 1. «Molti colleghi preferiscono cercare di ritagliarsi spazi per l’obiezione in silenzio, anziché condurre una battaglia per sollecitare una decisione ufficiale», spiega a Tempi Piero Uroda, presidente dell’Unione farmacisti cattolici italiani, denunciato lo scorso luglio per essersi rifiutato di vendere il Norlevo. Non manca poi chi sceglie di andare contro la propria coscienza «per non pagare multe pesanti», come nota il farmacista mantovano Stefano Tamassia, seguito da Matteo Manduzia, che da Foggia confessa di sentirsi «obbligato a obbedire a quello che il medico prescrive anche se non vorrei».
L’uso strumentale della stampa
Ma c’è anche chi in questi anni ha continuato a lavorare difendendo «un diritto che è inviolabile», prosegue Uroda, e lo ha fatto andando incontro alle minacce di minoranze radicali. È il caso di un altro farmacista romano, denunciato perché obiettore solo pochi mesi prima di Uroda e in una modalità troppo simile per scartare la possibilità di un legame fra le due vicende. Le denunce vengono da due donne appoggiate dall’associazione Vita di donna, promotrice, insieme a quella radicale Luca Coscioni del servizio "Sos pillola del giorno dopo". Secondo Uroda si tratta di una tattica: «Si cercano gli obiettori, si richiede loro la pillola per poi denunciarli, pubblicizzando il fatto sulla stampa in modo da farci sembrare numerosi e allo stesso tempo intimidirci». La tesi è avvalorata dai volantini diffusi nell’aprile 2008 da alcuni centri sociali italiani, che invitavano a segnalare la presenza di obiettori per cercare di impedirne l’azione. Non a caso, l’anno scorso a Bologna due farmacie hanno subìto le proteste di cinquanta attiviste del centro sociale Tpo: «Ci hanno dato dei violenti mentre ci insultavano e ci accusavano di bloccare un servizio mentre ci riempivano le farmacie di polistirolo, costringendoci a chiudere per un pomeriggio». Spera in un pronunciamento dell’Ordine anche il Forum delle associazioni familiari dell’Umbria che ha iniziato a monitorare, denunciandoli, «i tentativi della burocrazia sanitaria regionale di comprimere la libertà di coscienza», da quando, nel dicembre 2006, si erano rivolti al Forum due dipendenti di una Asl che raccontavano di essere soggetti a pressioni, minacce di trasferimenti e turni forzati solo perché contrari all’aborto. C’è chi è persino arrivato a cambiare lavoro, dato che «in Emilia Romagna – racconta una donna chiedendo l’anonimato – le pressioni sono troppo forti. Il titolare della farmacia in cui lavoravo mi costringeva a vendere la pillola del giorno dopo in seguito a una nota dell’Asl. Ho iniziato a domandarmi se valesse davvero la pena andare avanti per mantenere un posto di lavoro. Alcuni amici dicevano che non potevo fare altrimenti, anche per la situazione economica della mia famiglia. Ma era davvero così? Mi misi a cercare un altro lavoro, e, ad un certo punto, rischiando, decisi che non avrei più venduto il Norlevo». Il clima ostile all’obiezione ha ottenuto gli effetti cercati. «La cosa peggiore è che la paura ci ha ridotti a un manipolo. Si rivolgono a me colleghi che vivono la sofferenza di dover vendere la pillola, chi cerca di ottenere la deroga dal titolare, chi rifiuta di farlo, assumendosene i rischi», racconta Fausto Roncaglia, presidente dell’Unione farmacisti cattolici dell’Emilia Romagna. «Non succede mai – chiosa il presidente – che per la scelta di uno di noi la donna non riesca ad avere la pillola che chiede, in realtà quello che dà fastidio è che ci sia chi con la sua presenza interroghi le coscienze». Paradigmatica la storia di Maria Teresa, che non tiene il Norlevo in farmacia «visto che ce ne sono altre due qui vicino e che nessuno si è mai lamentato». Le cose si complicano quando viene istituito un consultorio che vuole obbligarla a vendere il farmaco. «Io mi sono rifiutata rispondendo che se volevano dovevano mandare le donne nei presidi vicini, ma ne hanno fatto una questione di principio. Così, l’Ordine mi ha consigliato di obbedire per non aver grane. Ma preferisco continuare a seguire il Papa». Infatti, Benedetto XVI, dopo l’approvazione da parte dell’Agenzia italiana per il farmaco della commercializzazione della Ru486, ha invitato i farmacisti cattolici a fare obiezione, provocando nei loro clienti «un sussulto di umanità, affinché ogni essere sia tutelato dal concepimento». «Io – conclude la farmacista – sono convinta che i pochi che fanno obiezione devono rimanere il lievito nella pasta che susciti nella persona almeno una domanda sull’atto che sta compiendo». «Si auspica comunque che la situazione si risolva», spiega a Tempi la professoressa Assuntina Morresi, componente del Comitato nazionale di bioetica, indicando una via possibile ai farmacisti: «Non serve appellarsi alla Legge 194 come spesso si pensa, ma appellarsi al codice, chiedere che l’Ordine ribadisca quanto sancito dalla clausola di coscienza». - Tempi -

 
 
 

USA: LA LIBERTA' D'ESPRESSIONE DEI CATTOLICI E' IN PERICOLO

Post n°2554 pubblicato il 27 Ottobre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

 

L'avvocato Bill Maurer spiega quali sono i pericoli -

di Annamarie Adkins

Negli Stati Uniti, i cattolici e le Diocesi sono diventati vittime delle leggi sul finanziamento delle campagne in generale (non solo politiche), che violano la loro libertà d'espressione. In risposta a questa emergenza, è stata creata una coalizione di organizzazioni che abbracciano tutto lo spettro politico con il nome di Citizens United. Per comprendere meglio la portata delle leggi sul finanziamento delle campagne, ZENIT ha intervistato l'avvocato Bill Maurer, direttore esecutivo dell'Istituto per la Giustizia di Washington e uno dei membri più attivi di Citizens United. Maurer ha condiviso con ZENIT le ragioni per le quali i cattolici, soprattutto per la loro storia di persecuzione e lo status di minoranza e di stranieri, dovrebbero essere scettici di fronte a leggi che limitano la possibilità di parlare di questioni politiche.

I cattolici devono sospettare della riforma delle leggi sul finanziamento delle campagne?

Maurer: Tutti i nordamericani dovrebbero nutrire sospetti di fronte ai tentativi del Governo di regolamentare e restringere l'attività politica. I cattolici, che in passato hanno subito discriminazioni da parte di una maggioranza ostile, dovrebbero preoccuparsi proprio per non dare al Governo strumenti da usare per mettere a tacere la voce di chi dissente. Se il Governo ha la possibilità di determinare quando l'influenza di una delle parti di un dibattito politico diventa "eccessiva" o "indebita", allora è il Governo stesso che avrà la capacità di far tacere una voce per far sì che il dibattito sia "giusto". Non sorprenderebbe nessuno se il Governo concludesse che le voci che bisogna mettere a tacere sono quelle di coloro che si oppongono al potere. A questo riguardo, i cattolici sono pienamente consapevoli della lunga tradizione per cui alcuni in questo Paese si sono lamentati dell'influenza "indebita" della Chiesa nelle questioni di governo. Quanto al denaro in politica, in un Paese grande come questo i soldi sono uno strumento assolutamente fondamentale perché gli oratori arrivino al pubblico. Visto quanto il Governo fa a livello statale e federale, sorprende che i nordamericani non spendano più denaro per i discorsi politici. Mentre il Governo si amplia e arriva a settori della vita delle persone ai quali non era mai giunto in precedenza, la necessità di un dibattito pubblico informato su ciò che accade a livello governativo diventa più pressante che mai. La capacità del pubblico di ascoltare le idee politiche non deve limitarsi a chi ha le risorse o la capacità di ascoltare un politico di persona.

Qual è l'impatto delle leggi sul finanziamento delle campagne sulla partecipazione politica sia dei Vescovi che dei laici? Può fornire degli esempi concreti?

Maurer: I Vescovi e altri membri del clero sono in genere piuttosto discreti circa le attività politiche, non tanto per le leggi sul finanziamento delle campagne, ma per le restrizioni alle attività politiche collegate al mantenimento dello status di esenzione dalle imposte della Chiesa. Ad ogni modo, quando i Vescovi e il clero si impegnano in campagne concrete, come contro le iniziative dello Stato su temi relativi alla vita umana, incontrano le stesse restrizioni degli altri cittadini. Ad esempio, se si organizzano per dedicare dei fondi a opporsi all'iniziativa "morte con dignità", come quella dello Stato di Washington, devono formare un comitato sul tema e dichiarare nomi, indirizzi e le persone per cui lavorano, così che il Governo possa pubblicarli in una base dati su Internet. Questi obblighi scoraggiano enormemente il coinvolgimento delle persone nell'attività politica. Ad esempio, chi ha contribuito all'iniziativa contro il matrimonio omosessuale in California (Proposizione 8) è diventato oggetto di minacce, boicottaggi, manifestazioni e rappresaglie economiche, dopo che quanti si opponevano all'iniziativa hanno visto le informazioni delle loro donazioni sulla pagina web dello Stato. Allo stesso tempo, chi si opponeva alla misura ha affermato che quanti la proponevano hanno utilizzato queste informazioni per cercare di ricattare i donatori perché contribuissero allo stesso modo a favore dell'altra "fazione". L'assillo politico è a volte un gioco di uguaglianza di opportunità. Quanto ai laici, quando la gente si unisce e dedica le proprie risorse a perseguire un cambiamento politico, in genere scopre che i suoi sforzi sono subordinati alle leggi sul finanziamento delle campagne. Una delle principali leggi sul finanziamento delle campagne degli ultimi cinque anni ha infatti avuto a che vedere con gli sforzi del Wisconsin Right to Life per esortare due senatori a votare i candidati giudiziari del Presidente Bush, un'attività che rientrava nelle restrizioni legali al finanziamento delle campagne perché uno dei due senatori cercava di essere rieletto.

Poco tempo fa, la Diocesi di Bridgeport è stata posta sotto inchiesta dallo Stato del Connecticut per la presunta violazione della sua legge sulla competenza associativa quando ha esortato i cattolici a opporsi a una legge che avrebbe avuto effetti sul governo della Chiesa. Che cosa è successo in quel caso? Crede che vedremo altri esempi di un atteggiamento del Governo volto a regolamentare la voce della Chiesa nel settore pubblico?

Maurer: Nel marzo scorso, l'Assemblea Generale del Connecticut ha sottoposto a dibattito una legislazione che avrebbe privato i sacerdoti e i Vescovi della possibilità di partecipare agli organismi delle corporazioni che controllano la proprietà parrocchiale nel Connecticut e che ordinava che gli organismi governativi di queste corporazioni fossero formati solo da membri laici della parrocchia. In risposta a quella che è stata considerata una sfida diretta all'autorità della Chiesa sul funzionamento interno delle parrocchie, la Diocesi di Bridgeport ha posto informazioni sulla legge sulla sua pagina web e ha chiesto ai pastori di leggere una dichiarazione nella Messa domenicale esortando ad opporsi alla legge. La Chiesa ha anche invitato i fedeli ad assistere a un incontro e a contattare i legislatori. Questi sforzi hanno fatto sì che la Diocesi venisse indagata dal Connecticut Office of State Ethics (OSE) per aver violato la legge statale sulla competenza associativa, che esige la registrazione di fronte allo Stato se un'entità vuole "chiedere ad altri di comunicare con qualsiasi funzionario o con la sua équipe del ramo legislativo o esecutivo del Governo... con il proposito di influire su qualsiasi azione legislativa o amministrativa". La Diocesi ha avviato una causa presso il tribunale federale sfidando la costituzionalità di questa legge, ma dopo che il Procuratore Generale del Connecticut ha concluso che le attività della Chiesa rientrano in un'eccezione statutaria l'OSE ha smesso le sue indagini e la Diocesi ha ritirato volontariamente l'istanza. L'esperienza dell'Arcidiocesi di Bridgeport è purtroppo molto comune. I nordamericani si vedono in genere coinvolti in ampissime e complesse leggi di finanziamento delle campagne quando si dedicano ad attività che considerano protette dal Primo Emendamento. Pur non avendo violato alcuna legge, il costo emozionale ed economico di essere indagati dal Governo può essere schiacciante. Qualsiasi Chiesa varchi la soglia della "competenza associativa" può subire lo stesso destino dell'Arcidiocesi di Bridgeport se esorta i suoi fedeli ad agire riguardo a temi pubblici fondamentali per la fede cattolica. Queste parrocchie possono vedere le loro risorse spese per difendersi dagli ispettori governativi anziché usate per portare avanti la loro missione apostolica.

Quali principi devono tenere a mente i cattolici quando valutano le varie proposte di riforma della partecipazione al processo politico?

Maurer: In un momento in cui molti degli insegnamenti e delle convinzioni della Chiesa entrano in conflitto con le convinzioni dell'"establishment" politico del Paese, i cattolici dovrebbero ricordare che dare al Governo i mezzi per controllare il dibattito pubblico può avere come risultato il silenzio di quanti non sono d'accordo a livello politico. Negli esempi che ho menzionato in precedenza – la Proposizione 8, il caso del Diritto alla Vita nel Wisconsin e le esperienze della Diocesi di Bridgeport –, le leggi sul finanziamento delle campagne sono state utilizzate per cercare di porre fine all'attività politica che sosteneva i punti di vista della Chiesa. La lezione è che quando il Governo ha il potere di regolare il discorso politico, qualunque oratore può vedersi ridotto al silenzio. Il Governo non indaga e non registra più le attività dei politici stranieri, come ha fatto come i diritti civili e i movimenti contro la guerra negli anni Sessanta. Ora obbliga i cittadini a registrarsi e poi compila una base dati delle attività delle persone a disposizione di chiunque abbia accesso a un computer e a Internet. Questo non può rappresentare uno sviluppo positivo per una Chiesa che parla così spesso contro i punti di vista predominanti tra chi è al governo. Per ogni proposta di "riformare" le leggi sul finanziamento delle campagne, i cattolici dovrebbero chiedersi: (1) se questo incoraggerà o scoraggerà il discorso e l'attività politica, (2) se interferirà con la capacità di chi rappresenta una minoranza di esprimere senza riserve i propri punti di vista, (3) se questa proposta darà a chi è al potere uno strumento con cui sopprimere il punto di vista di chi la pensa diversamente. In ultima istanza, i cattolici devono sostenere una sfera pubblica vivace e non irreggimentata, dove la verità e la saggezza dei temi che interessano la nostra vita possano essere dibattuti in modo libero e appassionato. - 

www.ij.or - - Zenit

 
 
 

ENCICLICA FIDES ET RATIO DI GIOVANNI PAOLO II CONTRO LA MAGIA

Post n°2553 pubblicato il 27 Ottobre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Dunque, l’epoca del trionfo della magia nella storia dell’Occidente non è il Medioevo e neppure il Rinascimento, ma la nostra era informatica e postmoderna. Quello in cui viviamo è il periodo critico che fa seguito ai secoli della propaganda atea, positivista e materialista che, in nome della «Dea Ragione», del partito e della classe sociale, della razza o del proprio ego, ha condotto all’allontanamento dal Dio cristiano e dalla Verità dottrinale custodita dalla Chiesa cattolica58. Oggi domina il relativismo nel senso più assoluto, l’uomo postmoderno vive in quello che dal punto di vista culturale Aleksàndr Isaevic’ Solz’enicyn ha efficacemente definito – con un’espressione ripresa dal Santo Padre Giovanni Paolo II59 – come «un mondo in frantumi»60. In questo mondo, l’opzione religiosa più diffusa è, per usare la formula della sociologa inglese Grace Davie, il «believing without belonging»61, cioè il «credere senza appartenere», ovvero – come molti affermano –: «credo, a modo mio». Risulta evidente come ciò lasci largo spazio alla diffusione di credenze e pratiche religiose – o presunte tali – quantomeno bizzarre. Il Santo Padre Giovanni Paolo II, nell’Enciclica Fides et ratio, al n. 91, rileva come: «La nostra epoca è stata qualificata da certi pensatori come l’epoca della "postmodernità". Questo termine, utilizzato non di rado in contesti fra loro molto distanti, designa l’emergere di un insieme di fattori nuovi, che quanto a estensione ed efficacia si sono rivelati capaci di determinare cambiamenti significativi e durevoli». In particolare, nel quadro di tali «cambiamenti», si sono manifestate «reazioni che hanno portato a una radicale rimessa in questione» della «pretesa razionalista» tipica della modernità; così, «sono nate correnti irrazionaliste»62. L’Enciclica, dopo avere sottolineato la necessità che l’uomo utilizzi sia la fede che la ragione per rispondere alle domande cruciali sulla sua origine e sul suo destino, descrive una lunga stagione (iniziata con la crisi del Medioevo), in cui la ragione ha dapprima cercato di inglobare (58 Sul punto cfr. il mio «Il "ritorno del sacro". Tra secolarizzazione e postmodernità un’occasione nella confusione», in A. MENEGOTTO (a cura di), New Age «fine» o rinnovamento?, cit., pp. 1539. 59 Cfr. GIOVANNI PAOLO II, Esortazione apostolica postsinodale Reconciliatio et paenitentia circa la riconciliazione e la penitenza nella missione della Chiesa oggi (2 dicembre 1984), n. 18, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. VII, pp. 14311499 (il testo ufficiale latino è alle pp. 13521430). 60 Cfr. ALEKSÀNDR ISAEVIC’ SOLZ’ENICYN, Un mondo in frantumi. Discorso ad Harvard, tr. it. La Casa di Matriona, Milano 1978. 61 GRACE DAVIE, Religion in Britain since 1945. Believing without Belonging, Blackwell, Oxford 1994. 62 GIOVANNI PAOLO II, Fides et ratio. Lettera Enciclica circa i rapporti tra fede e ragione del 14 settembre 1998, n. 91). La fede, quindi ha preteso di farne a meno, infine l’ha combattuta in modo esplicito. Scrive Massimo Introvigne: «Nell’epoca postmoderna si ripresenta – peraltro non per la prima volta – la possibilità di un rovesciamento di questo scenario. L’epoca della crisi della ragione è il tempo in cui si ripresenta una fede – non necessariamente la fede cristiana – separata dalla ragione. Come Giovanni Paolo II ha sottolineato in tutto il suo magistero, una fede privata della mediazione razionale è una fede incapace di diventare cultura e quindi di animare la società»63. Nel migliore dei casi, una fede separata dalla ragione si riduce – secondo la Fides et ratio –a «sentimento ed esperienza»; nel peggiore, «cade nel grave pericolo di essere ridotta a mito o superstizione»64 . Annota ancora in maniera puntualissima Introvigne: «[…] si nota il crescente interesse per forme di rapporto con il sacro dove il percorso prevale sul discorso, il mythos sul logos, fino a quel rischio di costruire fedi senza ragione – o peggio di cadere nella superstizione – denunciato dalla Fides et ratio. Diversi sociologi invitano del resto, quando si tratta del sacro postmoderno, a partire da un dato di carattere negativo: dalla fine degli anni 1980, il consenso di massa nei confronti della scienza – particolarmente della medicina, la scienza "pratica" con cui le persone comuni vengono più normalmente a contatto – non è più unanime. A partire dagli ultimi anni del decennio 1980, in diversi paesi, il consenso popolare nei confronti della scienza e della medicina scende a quelli che sono probabilmente i livelli più bassi del secolo65 . Per converso, qualunque forma di cura medica che si presenti come "alternativa" rispetto alla medicina "ufficiale", o da questa disapprovata, incontra immediatamente un vasto consenso popolare. Sembra che il termometro scientifico scenda e che salga il termometro del sacro: qualche volta – però – piuttosto in direzione dell’irrazionalismo, della ricerca acritica del miracoloso, o – in altri contesti – della magia»66 . Vale la pena di notare come il processo di progressiva rivendicazione dell’autonomia del singolo e della società dalla Chiesa cattolica, che vede il suo apice nell’Illuminismo settecentesco con l’esaltazione della «Ragione», su quello che gli illuministi definivano «l’oscurantismo della fede», abbia condotto – come esito ultimo e paradossale – al trionfo dell’irrazionale e del superstizioso. Dunque, aveva ragione il filosofo italiano Augusto del Noce (19101989) quando acutamente osservava che la secolarizzazione non si accompagna solo all’«espansione dell’ateismo», ma anche all’emergere di «nuove forme di mitologismo» 67 . E aveva altrettanta ragione lo scrittore cattolico Gilbert Keith Chesterton.

(63 M. INTROVIGNE, «L’esplosione delle nuove religioni», in Il cristianesimo e le religioni, numero speciale di Seminarium, cit. 64 GIOVANNI PAOLO II, Fides et ratio, cit., n. 48. 65 Cfr. DANIEL BOY GUY MICHELAT, «Premiers résultats de l’enquête sur les croyances aux parasciences», in La pensée scientifique et les parasciences, Albin Michel Cité des sciences et de l’industrie, Parigi 1993. 66 M. INTROVIGNE, «L’esplosione delle nuove religioni», in Il cristianesimo e le religioni, numero speciale di Seminarium, cit. Osservazioni simili sono quelli di MARCO CANTAMESSA, «Il relativismo e la comunicazione della verità», in A. MENEGOTTO (a cura di), New Age «fine» o rinnovamento?, cit., pp. 85102. 67 AUGUSTO DEL NOCE, Il problema dell’ateismo, Il Mulino, Bologna 1970 (3a ed.), p. 552. (18741936),) ... il quale scrisse che quando non si crede più in Dio non è che non si creda più a nulla: si crede a tutto. Tratto dal testo di Andrea Menegotto, Magia Magie Maghi - Pontifex -

 

 
 
 
 
 

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Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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