ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 30/10/2009

ANTONIO SOCCI: GUARDARE IL MONDO OLTRE IL CAPEZZALE DI CATERINA

Post n°2569 pubblicato il 30 Ottobre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Due considerazioni. La prima è sul Vangelo di ieri. Un bravo sacerdote nota (lo riprendo da una mail): “L’immagine che Gesù dà di sé, paragonandosi a una chioccia, è la più umile e la più bella di tutte. Richiama le parole di Dio del Salmo 91,4: ‘Ti coprirà con le sue penne, sotto le Sue ali troverai rifugio’. Esprime la forza della sua tenerezza: l’aquila potente che salva (Dt 32,11) qui si fa chioccia. L’amore materno di Dio è tanto forte da renderlo debole, tanto sapiente da renderlo stolto, fino a dare la vita per noi”. Ma noi sappiamo che la “debolezza” di Dio sono i suoi figli, come lo sono per una madre e un padre. E le loro lacrime e le loro implorazioni Gli sciolgono letteralmente il Cuore…Questo spiega – ed è la seconda considerazione – quanto sono vere le parole del Servo di Dio padre Dolindo Ruotolo: “La preghiera è l’unica forza dell’uomo ed è l’unica debolezza di Dio. L’Onnipotente è vinto dalla preghiera, dona a chi prega, conforta chi prega”. E dice ancora: “l’insistenza della preghiera orienta l’anima a Dio, accresce il senso dell’umiltà, accende l’amore. Se non ti vedi esaudito non cedere alla tentazione di lasciare la preghiera: insisti con profonda umiltà, con vera fede, con forte amore”, “Tu non sei smarrito nella vita perché preghi”.

Vi assicuro che Caterina sta letteralmente vivendo per le vostre preghiere… E’ strano – dovendo continuare a scrivere, a lavorare -  guardare gli eventi del mondo con il pensiero di Caterina…. L’altroieri “Libero” mi ha chiesto una riflessione – a margine del dramma del presidente della Regione Lazio – sul suo desiderio di ritirarsi per un periodo in convento. Ecco qua il mio articolo…

Il solo rifugio, fra le Sue braccia

Con qualche perfidia ieri La Repubblica ha titolato “la giornata da incubo di Piero Marrazzo” con queste parole: “vorrei scappare”. La moglie: “Serve un taglio netto”. Poi, anche su questo giornale, c’è la notizia del giorno: “La corsa all’eremo”. Tutti i quotidiani hanno strologato su questa “fuga” dell’ex governatore del Lazio all’abbazia benedettina di Montecassino (e sulla ricerca, nel Pd, di un candidato alternativo per la Regione che, guarda caso, vanno a cercare fra le file cattoliche). Nessuno si sorprende che nello smarrimento e nell’angoscia si cerchi rifugio in un monastero.
Nessuno però sembra riflettere su quello che significa la Chiesa per tutti noi, anche per chi si professa laico e magari tuona contro i preti. I giornali sembrano aver paura di guardare in faccia la bellezza e la misericordia della Chiesa. Temono forse di restarne incantati, affascinati. Questo spiega il loro immotivato anticlericalismo. Sparano a zero sulla Chiesa perché non riescono ad esserne indifferenti, mentre magari tentano di tirarla dalla propria parte. La odiano spesso perché sanno che – se si lasciassero andare – rischierebbero di amarla. La Repubblica, sempre ieri, infatti, lanciava in prima pagina un logorroico sfogo antipapale di Hans Kung, il quale confonde papa Leone XIII con Leone XII (c’è mezzo secolo di distanza fra i due) e se la prende con papa Benedetto XVI perché perdona e accoglie nella Chiesa come il padre misericordioso del “figliol prodigo”. Attaccano la Chiesa, ma poi tutti sanno che è il solo luogo del mondo dove loro stessi sempre saranno attesi a braccia aperte, anche nell’ultimo istante della vita, da qualunque parte vengano, chiunque siano, qualunque cosa abbiano fatto (pur continuando sempre – la Chiesa – a chiamare Bene il Bene e Male il Male, pur non rinunciando mai alla verità). La Chiesa spalanca le sue braccia perfino ai suoi persecutori (si pensi a Napoleone). E’ davvero, letteralmente, una cosa dell’altro mondo in questo mondo. Perché agisce come Gesù ed è la presenza nella storia di Gesù stesso. Infatti ogni uomo che sia provato dal dolore o dal bisogno, anche se cresciuto lontano dalla tradizione cristiana – penso a quegli immigrati di altre religioni che arrivano in Italia in condizioni penose – sa che qui c’è sempre un luogo dove tutti possono ricevere una minestra calda e un abbraccio fraterno, senza nulla chiedere, senza nessuna condizione: è la Chiesa. Tutti sanno che questo è il luogo della misericordia. Perché tutte le desolazioni del mondo, tutte le afflizioni e le solitudini, tutte le miserie del mondo e tutti i miseri (specialmente i peccatori che sono i più poveri), trovano riparo sotto i rami di questa grande quercia, dentro l’abbraccio di questa tenera madre. Compresa – come vediamo oggi – la disperazione di un uomo politico che per suoi “errori personali” (come dice lui), errori e debolezze che appartengono a tanti, che purtroppo si respirano nell’aria, si trova in una condizione di “troppa sofferenza” e desidera sparire e così trova rifugio nel silenzio di un chiostro benedettino. Sì. C’è un luogo del mondo dove sarai sempre accolto.  Come scrive il grande Péguy, parlando di Notre Dame di Chartres, quindi parlando della Madonna, figura perfetta della Chiesa: “il solo asilo nel cavo della vostra mano/ E il giardino dove l’anima si schiude”.
Quando – dentro la tormenta della vita – si prende la via della Chiesa e si entra nella sua pace e si accetta il suo perdono, ci si sente lavati, purificati e perfino rifatti: si rinasce nuove creature. E’ il solo luogo del mondo dove si è amati così come si è. E dove si è perdonati di tutto. E difesi sempre. Noi cristiani siamo tutti dei perdonati. Come Jean Valjean, il galeotto protagonista dei “Miserabili”, viene difeso dal vescovo di Digne, monsignor Myrel, per il furto commesso ai suoi stessi danni. La Chiesa, come la Madonna, difende sempre i peccatori (non il peccato, ma i peccatori) e così li purifica e dona loro il tesoro più grande: il perdono di Dio, la carezza del Nazareno. Péguy scrive ancora:

“Noi ci siamo lavati da una così grande amarezza,/

Stella del mare e degli scogli,/

Noi ci siamo lavati da una così bassa schiuma,/

Stella della barca e delle reti./

Abbiamo lavato le nostre teste infelici/

da un tal mucchio di sporcizia e di ragionamenti…/

Ce ne han dette tante, o regina degli apostoli,/

Abbiamo perso il gusto per i discorsi./

Non abbiamo più altari se non i vostri,/

Non sappiamo nient’altro che una preghiera semplice”.

Quando un uomo arriva ad aver nausea dei discorsi del mondo e a non sapere “nient’altro che una preghiera semplice”, in ginocchio davanti alla “fanciulla di Nazaret”, significa che è già in salvo. - Antonio Socci -

 
 
 

HOLYWEEN: FESTEGGIARE I SANTI PIUTTOSTO CHE LE STREGHE E I DEMONI

Post n°2568 pubblicato il 30 Ottobre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

A Desenzano sul Garda c’è un sacerdote di 42 anni, che dopo aver lavorato in una parrocchia del Veronese e tre anni in Vaticano, ha dato vita ad un progetto che si chiama “Sentinelle del mattino per l’evangelizzazione di strada”. Sacerdote diocesano di Verona, don Aldo Brugnoli, dopo due lauree in filosofia, già assistente nazionale dell'Agesci (scouts), è ora responsabile della pastorale di primo annuncio per la diocesi di Verona, un incarico che svolge per tutta l’Italia e non solo. Per coinvolgere e motivare i giovani nella riscoperta delle verità cristiane, don Aldo ha organizzato delle “cene di evangelizzazione” dette Alpha, e poi l’Happy Hour dell’evangelizzazione con le Chiese aperte fino a tarda sera, i “Baywatch” della fede in spiaggia, “le fiaccole” nelle varie diocesi, e Holyween, per conoscere, imitare e diffondere le virtù dei santi. Tra i diversi libri scritti da don Aldo uno è dedicato proprio a dare un ordine alle forme moderne di nuova evangelizzazione e si intitola “Corso base di evangelizazione di strada” (Edizioni Paoline - San Paolo, Torino 2007).

Per comprendere la realtà di questa nuova evangelizzazione, ZENIT lo ha intervistato.

Chi sono le Sentinelle del mattino?

Don Andrea: Sentinelle del mattino è un progetto di primo annuncio ai giovani iniziato 10 anni fa nella mia diocesi, Verona, ed ora diffuso in più di 30 diocesi in Italia e anche in Francia e nell'isola di Malta. Si propone di formare i giovani perchè siano capaci di organizzare attività straordinarie ed ordinarie di evangelizzazione dei loro coetanei. In ogni diocesi dove veniamo chiamati nasce un'equipe che si chiama "fiaccola".

A chi è venuta questa splendida idea di Holyween e perchè?

Don Brugnoli: L'idea è venuta a me, qualche anno fa, perchè credo che il mondo oggi, come dice Paolo VI, creda più ai testimoni che ai maestri. E in Italia abbiamo tante figure di testimoni, santi giovani, molti non conosciuti. Ho voluto far vedere i loro volti perchè penso che oggi la bellezza sia il linguaggio che il mondo comprende. In un mondo che esalta l'orrore e il brutto, la bellezza dei santi affascina anche i giovani d'oggi. Non si tratta, quindi, di un "anti-Halloween", ma di una proposta in positivo.

Come si fa ad aderire a Holyween?

Don Brugnoli: E' molto semplice aderire. Sul nostro sito si possono trovare i file da scaricare con le immagini dei santi. Si può anche aggiungere il logo dell'iniziativa. E poi siamo ancora in tempo per pubblicizzare Holyween invitando la gente ad appendere sul proprio balcone l'immagine di un santo e a distribuire le immagini per chi vuole. Chiediamo poi di comunicare l'esito dell'iniziativa, con delle foto, per gioire insieme nel vedere le nostre città tappezzate di volti belli!

Avete pensato di far conoscere questa vostra iniziativa ad altre associazioni, gruppi di insegnanti presenti anche all’estero?

Don Brugnoli: Il progetto Sentinelle è iniziato anche a Nizza e a Malta. Questi giovani, attraverso il nostro sito (www.sentinelledelmattino.org), tengono i contatti con noi e ne adottano le iniziative. Sappiamo che sono molti i giovani, i gruppi, le parrocchie che, anche senza dircelo, prendono dal sito il materiale e lo adottano nelle rispettive realtà. Abbiamo molte testimonianze di oratori, parrocchie, diocesi intere che hanno accolto con entusiasmo questa iniziativa. Quest'anno anche Facebook si è rivelato un mezzo efficace per la diffusione dell'idea.

Tra qualche giorno Holyween sarà superato, ma ci sembra molto interessante l’idea di ricominciare a parlare dei santi, conoscendone la storia e le virtù. Cosa pensano di fare le Sentinelle del mattino in questo senso?

Don Brugnoli: Nei corsi di formazione all'evangelizzazione che teniamo per i giovani, cerchiamo sempre di presentare loro dei modelli di giovani santi, anche se non ancora canonizzati. Per esempio, ci è molto caro ricordare, Benedetta Bianchi Porro, morta giovane per una terribile malattia proprio qui sul lago di Garda (dov'è la nostra sede); Cassie Bernall, una ragazza americana, molto nota nelle parrocchie degli Stati Uniti, uscita da una setta satanica e divenuta una grande evangelizzatrice nella sua università, fino a morire martire nel 1999. Quest'anno, in modo particolare, la formazione che proponiamo ogni mese ai giovani prima di scendere in strada ad evangelizzare, è tutta dedicata, di volta in volta, alla conoscenza di un santo, perchè crediamo che anche questa generazione abbia sete di cose vere e cerchi modelli a cui ispirarsi. - di Antonio Gaspari - Zenit -

 
 
 

LA SPIEGAZIONE DI COME SI E' ARRIVATI ALLA "COMUNIONE SULLA MANO"

Post n°2567 pubblicato il 30 Ottobre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Nel 16° secolo, i riformatori protestanti, nel loro nuovo culto cristiano ristabilirono la Comunione sulla mano per affermare due loro eresie fondamentali: 1) Essi assolutamente non credevano ci fosse la transustanziazione e che il pane usato era pane comune. In altre parole sostenevano che la reale presenza di Cristo nell’Eucarestia fosse solo una superstizione papista ed il pane fosse solo semplice pane e chiunque lo potesse maneggiare. 2) Inoltre affermarono che il ministro della Comunione non fosse affatto diverso, nella sua natura, dai laici. É invece insegnamento cattolico che il Sacramento dell’Ordine Sacro dona all’uomo un potere spirituale, sacramentale, imprime cioè un segno indelebile nella sua anima e lo rende sostanzialmente diverso dai laici. Al contrario il ministro protestante è un uomo comune che guida gli inni, fa sermoni per sostenere le convinzioni dei credenti. Egli non può trasformare il pane ed il vino nel Corpo e nel Sangue di Nostro Signore, non può benedire, non può perdonare i peccati, non può, in una parola, fare niente che non possa fare un qualsiasi semplice laico. Egli, dunque, non è veicolo di grazia soprannaturale. Il ristabilimento protestante della Comunione nella mano fu un semplice modo per manifestare il rifiuto di credere nella reale presenza di Cristo nell’Eucarestia, rifiuto del Sacerdozio Sacramentale, in breve il loro modo di rifiutare l’intero Cattolicesimo. Da quel momento in avanti, la Comunione sulla mano acquistò un significato chiaramente anticattolico. Era una pratica palesemente anticattolica, fondata sulla negazione della reale presenza di Cristo nell’Eucarestia e del Sacerdozio. Dopo il Vaticano II, in Olanda, alcuni preti cattolici di mentalità protestante cominciarono a dare la Comunione sulla mano, scimmiottando la pratica protestante. Ma alcuni Vescovi olandesi, anziché fare il loro dovere e condannare l’abuso, lo tollerarono e in tal modo permisero che l’abuso continuasse incontrollato, la pratica si diffuse dunque alla Germania, al Belgio, alla Francia. Ma se alcuni Vescovi parvero indifferenti a questo scandalo, gran parte del laicato di allora rimase oltraggiato. Fu l’indignazione di un grande numero di fedeli che spinse papa Paolo VI a prendere l’iniziativa di sondare l’opinione dei Vescovi del mondo su questa questione ed essi votarono unicamente per mantenere la pratica tradizionale di ricevere la Santa Comunione sulla lingua. É anche doveroso notare che, a quell’epoca, l’abuso era limitato a pochi Paesi Europei. Non era ancora iniziato negli Stati Uniti e in America Latina. Papa Paolo VI promulgò allora, il 28 maggio 1969, il documento Memoriale Domini in cui affermava testualmente:

1) I Vescovi del mondo sono unanimemente contrari alla Comunione sulla mano. 2) Deve essere osservato questo modo di distribuire la Comunione, ossia il sacerdote deve porre l’Ostia sulla lingua dei comunicandi. 3) La Comunione sulla lingua non toglie dignità in nessun modo a chi si comunica. 4) Ogni innovazione può portare all’irriverenza ed alla profanazione dell’Eucarestia, così come può intaccare gradualmente la dottrina corretta. Il documento afferma inoltre : Il Supremo Pontefice giudica che il modo tradizionale ed antico di amministrare la Comunione ai fedeli non deve essere cambiato. La Sede Apostolica invita perciò fortemente i Vescovi, i preti ed il popolo ad osservare con zelo questa legge. Ma poiché questa era l’epoca del compromesso ed il documento contiene il germe della sua stessa distruzione poiché l’Istruzione continuò dicendo che, dove l’abuso si era già fortemente consolidato, poteva essere legalizzato con la maggioranza dei due terzi in un ballottaggio segreto della Conferenza Episcopale Nazionale (a patto che la Santa Sede confermasse la decisione). Ciò finì a vantaggio dei sostenitori della Comunione nella mano. E si deve sottolineare che l’Istruzione diceva dove l’abuso si è già consolidato. Così i Paesi, in cui la pratica non si era sviluppata, furono ovviamente esclusi dalla concessione e tutti i Paesi anglofoni, compresi gli Stati Uniti, finirono in questa categoria. Naturalmente il clero di mentalità protestante in altri Paesi (compreso il nostro) concluse che, se questa ribellione poteva essere legalizzata in Olanda, poteva essere legalizzata ovunque. Pensarono che, ignorando il Memoriale Domini e sfidando la legge liturgica della Chiesa, questa ribellione non solo sarebbe stata tollerata, ma alla fine legalizzata. Questo fu esattamente ciò che accadde, ed ecco perché abbiamo oggi la pratica della Comunione sulla mano. La Comunione sulla mano, quindi, non solo fu avviata nella disobbedienza, ma fu perpetuata con l’inganno. La propaganda, negli anni ’70, fu usata per proporre la Comunione sulla mano ad un popolo ingenuo , con una campagna di mezze verità che:

1) Davano ai cattolici la falsa impressione che il Vaticano II avesse fornito una disposizione per l’abuso, quando, di fatto, non vi è accenno in nessuno dei documenti del Concilio. 2) Non dicono al lettore che la pratica fu avviata da un clero di mentalità filoprotestante e filomassone, in spregio alla Legge liturgica stabilita, ma la fanno suonare come una richiesta da parte del laicato. 3) Non chiariscono al lettore che i Vescovi del mondo, quando fu sondata la loro opinione, votarono unanimemente contro la Comunione nella mano. 4) Non fanno riferimento al fatto che il permesso doveva essere solo una tolleranza dell’abuso, laddove si fosse già instaurato nel 1969. Non vi era una via libera perché si diffondesse ad altri Paesi come l’Italia e gli Stati Uniti, ecc. Siamo ora arrivati al punto in cui la Comunione sulla mano è addirittura presentata come il modo migliore di ricevere l’Eucarestia ; la maggior parte dei nostri fanciulli cattolici è stata male istruita a ricevere la Prima Comunione sulla mano. Ai fedeli si dice che è una pratica facoltativa e se a loro non piace, possono riceverLa sulla lingua. La tragedia di tutto questo è che se questo è facoltativo per il laicato, non lo è per il clero. I preti sono chiaramente istruiti ad amministrare la Comunione sulla mano, che a loro piaccia o no, a chiunque lo richieda, gettando così moltissimi preti in una agonizzante crisi di coscienza. É dunque evidente che nessun prete può essere legittimamente forzato ad amministrare la Comunione sulla mano ; dobbiamo pregare affinché il maggior numero di preti abbia il coraggio di salvaguardare la riverenza dovuta a questo Sacramento e non venga intrappolato in una falsa ubbidienza che fa sì che essi collaborino alla perdità di sacralità di Cristo nell’Eucarestia. I preti devono trovare il coraggio di combattere questa nuova pratica che fa parte dell’occulta strategia di protestantizzazione del Cattolicesimo, ricordando che Papa Paolo VI, giustamente, predisse che, la Comunione sulla mano, avrebbe portato all’irriverenza e alla profanazione dell’Eucarestia e ad una graduale erosione della dottrina ortodossa. Questo abuso illegittimo si è così ben radicato come una tradizione locale, che anche papa Giovanni Paolo II non ebbe successo, nonostante un suo tentativo per frenare l’abuso. Nella sua Lettera Dominae Cenae del 24 febbraio 1980, il Papa riaffermò gli insegnamenti della Chiesa che toccare le Sacre Specie e amministrarLe con le proprie mani è un privilegio dei consacrati. Ma, per un qualsivoglia motivo, questo documento del 1980 non conteneva nessuna minaccia di sanzioni contro laici, sacerdoti o vescovi che avessero ignorato la difesa dell’uso della comunione sulla lingua come voleva il Papa. Una legge senza una pena non è una legge, ma bensì un suggerimento. Il documento di Giovanni Paolo II fu accolto da diversi membri del clero dei paesi dell’occidente, come un suggerimento non apprezzato e purtroppo trascurato -

di Dom Marcello Stanzione - Pontifex -

 
 
 

RICORDANDO MADRE TERESA DI CALCUTTA: LA “MATITA DI DIO”

Post n°2566 pubblicato il 30 Ottobre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Si sta avvicinando il centenario della nascita di madre Teresa di Calcutta e nel 2010 si prevedono in tutto il mondo numerose celebrazioni per ricordare questa santa della carità cristiana. Ganxhe Bojaxhiu nacque a Shkupi il 27 agosto 1910, terza e ultima figlia di Kolë e Drane Bojaxhiu. La bimba, il cui nome significa bocciolo, fu battezzata nella chiesa del Sacro Cuore, a 7 anni frequentò la scuola cattolica presso la parrocchia e poi la statale. Il fratello Lazër la ricorda così: "Era una ragazza normale, forse un po’ ritirata e introversa… già nella scuola elementare si notò il suo talento per lo studio. Era la prima della classe, sempre pronta ad aiutare gli altri…". La fanciulla era molto impegnata nella comunità parrocchiale: cantava nel coro, recitava nel teatro della chiesa e faceva parte della congregazione di Maria per la gioventù. Già verso i dodici anni incominciò a desiderare di appartenere completamente a Dio e, la decisione definitiva di consacrarsi come suora la prese presso il santuario della Madonna di Letnica il giorno 14 agosto del 1928, vigilia della festa dell’Assunzione di Maria. La ragazza aveva sentito in parrocchia molto parlare delle missioni cattoliche in India perché i padri gesuiti croati che reggevano la sua parrocchia avevano una missione nel Bengala ed essi l’indirizzarono presso le Suore di Loreto che avevano missioni a Calcutta. Dalla sua città natale Ganghe, insieme con la madre e la sorella, partì in treno per Zagabria dove rimase fino al 13 ottobre 1928. poi andò a Dublino, in Irlanda, precisamente a Rathfarmharm presso la Casa madre delle Suore di Loreto dove si fermò circa tre mesi per imparare l’inglese e fare il postulandato. Arrivò a Calcutta il 6 gennaio del 1929 w si recò a Darjeeling dove vi era la sede del noviziato, che fece per due anni, dove ricevette il nome di Suor Teresa del Bambin Gesù. Ricevette una buona valutazione da parte della maestra del noviziato e fu ammessa ai voti temporanei il 23 maggio 1931. il suo primo lavoro, dopo il noviziato, fu quello di infermiera: assistere ed aiutare i malati, più tardi fu impegnata nello studio universitario e contemporaneamente insegnava nella scuola di St. Mary di Calcutta frequentata da ragazze appartenenti alle caste ricche. Dopo i voti perpetui, emessi il 24 maggio 1937, Suor Teresa continuò ad insegnare e ben presto divenne anche direttrice della scuola. Tra il 1937 e il 1938 scrisse una lettera a Tirana, alla madre e alla sorella: "Mi dispiace di non essere insieme a voi, mia cara mamma e sorella…, ma la tua piccola Ganxhe è felice… questa è una vita nuova… sono insegnante e il lavoro mi piace. Sono anche direttrice di una scuola, qui tutti mi vogliono bene… ". La madre le rispose: "Mia cara figliola, non dimenticare che sei andata laggiù per i poveri. Ti ricordi della nostra Filja? E’ piena di piaghe, ma quello che la tormenta maggiormente è il sapere di essere sola al mondo. Noi facciamo quello che possiamo per aiutarla. In effetti, il peggio non sono le piaghe, ma il fatto che è stata dimenticata dai suoi… ". Dopo questa lettera e l’esperienza diretta della situazione di miseria a Calcutta, Suor Teresa si sentiva inquieta. Dopo vent’anni di vita e di attività missionaria, quasi sempre a Calcutta e nella scuola, la voce interiore diveniva sempre più esigente: "Tu devi uscire per servire i poveri". Viaggiando alla volta di Darjeeling per un ritiro spirituale, suor Teresa cercava la nuova strada da seguire e scrisse al suo padre spirituale: "Padre è successo così. Il 10 luglio 1946, mentre viaggiavo in treno per Darjeeling…, sentii la voce divina. Era la chiamata dentro la chiamata, la mia seconda vocazione. Il messaggio era chiaro: devo uscire dal convento di Loreto per poter liberamente e con tutta la mia vita servire i poveri". Poi comunicò la decisione anche ai superiori e alle suore, dicendo semplicemente: "Ho deciso di abbandonare il convento per poter più liberamente servire i poveri fra i poveri!". L’ingombrante avito delle suore di Loreto fu sostituito dal sari di rozza tela dei poveri. Sulla spalla sinistra appuntò una piccola croce tenuta ferma da una spilla da balia. Non portava calze ma solo un paio di sandali. Aveva trent’otto anni. Consacrò la sua unione con i poveri chiedendo e ottenendo la cittadinanza indiana nel 1948. nel 1949 si unirono a lei due sue ex allieve e nel giro di poco tempo Madre Teresa potè contare su un gruppo di dodici giovani donne che l’aiutarono ad aprire alcune scuole nella baraccopoli di Calcutta. Nell’ottobre del 1950, le Missionarie della Carità ottennero il riconoscimento ufficiale come nuova congregazione religiosa a livello diocesano. Ricordando quei tempi Madre Teresa affermò: "Nel decidere che cosa fare non ci siamo affidate a nessuna forma di programmazione né a idee preconcette. Abbiamo cominciato a lavorare in base alle necessità delle persone sofferenti. Dio ci indicò che cosa fare". Nel giro di pochi anni le Missionarie di Madre Teresa avevano esteso la loro opera assistenziale in 59 centri di Calcutta e oltre ai tradizionali 3 voti religiosi di povertà, castità e obbedienza, esse adempivano ad un quarto voto specifico della loro Congregazione che le impegnava "a servire in modo totale e gratuito i più poveri fra i poveri". Nel 1965 le Missionarie della Carità, che erano oltre 300 suore quasi tutte indiane, ottennero il riconoscimento pontificio e in circa un quarto di secolo la Congregazione riuscì ad allestire quasi cinquecento centri in oltre cento paesi del mondo. Le difficoltà, per quanto numerose, non riuscirono mai a fermarla. Ovviamente le critiche a lei e alla sua opera non mancarono. Fu accusata infatti di occuparsi dei singoli individui invece di combattere contro le strutture che generavano la povertà. Ma Madre Teresa con semplicità diceva: "Se la gente è convinta che la sua vocazione è quella di cambiare le strutture, allora è quello il suo compito". L’opera di Madre Teresa non poteva rimanere nascosta e cominciò una gara nel premiarla. Ecco alcuni dei riconoscimenti nazionali ed internazionali.

1962 Premio Pamada Shir;
1962 Premio del governo filippino Ramon Magsaysay;
1971 Premio Papa Giovanni XXIII per la Pace (che le consegnò personalmente Papa Paolo VI);
1971 Premio Buon Samaritani, conferitole a Boston ;
1971 Premio internazionale John F. Kennedy, conferitole a Washington;
1972 Premio Nehru;
1973 Premio Templeton;
1973 Premio "La madre di tutte le madri";
1978 Premio Balzan;
1979 Premio Nobel per la Pace;
1983 Premio della Pace;
1985 Medaglia della Libertà, il premio più prestigioso negli USA;
1988 Medaglia della Pace, il premio più alto nella ex URSS.

Un giorno del 1975, durante un’intervista, prese una matita lunga cinque centimetri e, tenendola in mano fra il pollice e l’indice, disse al giornalista: "Guardi quel che sono, una matita di Dio. Un mozzicone di matita con cui egli scrive quel che vuole".
Nell’autunno del 1991 Madre Teresa, all’età di ottantuno anni, partì da Calcutta per un viaggio che la portò a Roma, Varsavia, New York, Washington e San Francisco. Ad un certo punto crollò, infatti aveva eccessivamente affaticato il cuore. Quando si ristabilì, i medici le chiesero di riposare maggiormente, ma lei rispose che avrebbe avuto tutta l’eternità per riposare. Nel settembre 1992, fu sottoposta a Calcutta ad un intervento chirurgico per disostruire un vaso sanguigno e sembrò lì per lì per morire. Ma si riprese anche questa volta e riprese a viaggiare per il mondo a visitare le case della Congregazione. Nel marzo 1998 la Congregazione accolse finalmente la sua richiesta, formulata per la prima volta quasi dieci anni prima, di dimettersi dall’incarico di Superiora Generale e decise di eleggere la suo posto Suor Nirmala, un’indiana che si era convertita al cattolicesimo dall’induismo.
Madre Teresa morì a Calcutta la sera del 5 settembre 1998. subito il governo indiano annunciò che il giorno 13 settembre Madre Teresa avrebbe ricevuto un funerale di stato. Infatti il piccolo corpo consunto di Madre Teresa avvolto nel sari bianco bordato di blu fu trasportato lentamente attraverso le vie di Calcutta sullo stesso affusto di cannone che nel 1948 era stato usato per il funerale di Gandhi. Subito iniziò il processo di canonizzazione e la domenica 19 ottobre 2003 il papa Giovanni Paolo II, in Piazza San Pietro, la beatificò. Più di trecentomila pellegrini provenienti da varie parti dell’India, dell’Albania, del Kosovo, dell’Italia e del mondo confluirono in Piazza San Pietro quel giorno fu la festa dei poveri, degli abbandonati, dei lebbrosi.
Il pontefice, anziano e visibilmente affaticato, ricordando la sua amicizia con la piccola suora indiana disse: "Sono personalmente grato a questa donna coraggiosa, che ho sempre sentito accanto a me. Icona del Buon Samaritano, essa si recava ovunque per servire Cristo nei più poveri fra i poveri. Nemmeno i conflitti e le guerre riuscivano a fermarla. Ogni tanto veniva a parlarmi delle sue esperienze al servizio dei valori evangelici. Ricordo, ad esempio, i suoi interventi a favore della vita e contro l’aborto (…). Soleva dire: se sentite che qualche donna non vuole tenere il suo bambino e desidera abortire, cercate di convincerla a portarmi quel bimbo. Io lo amerò, vedendo in lui il segno dell’amore di Dio". - don Marcello Stanzione - Pontifex .

 

 
 
 

CHE COSA E' LA SANTITA'

Post n°2565 pubblicato il 30 Ottobre 2009 da diglilaverita
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+ Dal Vangelo secondo

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

Cos'è un santo? Noi dobbiamo uscire da un'immagine di cartapesta della santità, abbiamo una visione della santità un po' così, da divulgazione pubblicitaria da quattro soldi o peggio ancora da una certa pietà sentimentale e forse un po' troppo volontaristica. Si puo' talvolta notare che le vite dei santi spesso le scrivono quelli che non sono santi, e mettono addosso al santo qualcosa che forse non c'è. Tante volte noi guardando i santi ci vogliamo anche un po' giustificare: perché se sono tanto straordinari e tanto belli in fondo dobbiamo anche mettergli addosso delle qualità umane, perché così si spiega perché noi non siamo santi e loro sì, "eh noi non siamo dotati, cosa dobbiamo fare?" Il punto è che questa non è assolutamente la santità. E' bella la preghiera eucaristica che dice: "Padre veramente Santo e fonte di ogni santità". Cioè, la santità è un problema di rapporto con Dio, non è una qualità personale. E'' una felice risposta personale a un'opera di Dio. E in effetti perché le beatitudini sono un'ottima introduzione all'argomento santità? Perché qui noi vediamo persone che vengono descritte con questa meravigliosa proclamazione di come arriva il Regno dei Cieli, di come si entra in possesso della Gloria di Dio. Attraverso queste otto beatitudini noi abbiamo la struttura costante di cosa è la beatitudine. La parola beatitudine indica la felicità, la gioia! Infatti un santo prima di essere proclamato santo viene proclamato beato, dev'essere un uomo felice. Si dice che un santo triste è un triste santo. La santità e l'allegria devono essere connaturali, perché la fede e l'allegria sono cose connaturali, perché c'è una gioia che non è una gioia da pubblicità del dentrifricio, da sorriso, è una gioia vera, profonda, seria, autentica, non soggetta agli sbalzi dell'umore, è una cosa stabile. Ecco, questa gioia è una caratteristica fondamentale della santità, la santità si verifica nell'allegria. E sapienti e felici sono coloro che sono in queste condizioni: sono poveri in spirito, nel pianto, sono miti, hanno fame e sete di giustizia, usano misericordia, hanno un cuore purificato, operano la pace e sono perseguitati. Alcune di queste condizioni sembrano molto etiche, ma se noi andiamo a verificare, in realtà queste sono condizioni che scartiamo un pochino: il povero in spirito, il mendicante in spirito, non è una condizione tanto desiderabile, essere nel pianto certamente non lo è, essere mite vuol dire perdere uno scontro, essere alla mercè di qualcuno che è più aggressivo, avere fame e sete di giustizia vuol dire stare in un bisogno, in una mancanza, usare misericordia vuol dire aver subito un torto, essere un puro di cuore vuol dire avere un cuore che è stato circonciso, tagliato, dove una parte sanguina, essere operatori di pace vuol dire fare della propria carne uno strumento di pace, essere in mezzo alla guerra e operare per la pace. Sono condizioni scomode, dolorose, non desiderabili. Non sono la causa della beatitudine, bisogna stare molto attenti a questo. I poveri in spirito non sono beati perché sono poveri in spirito, ma perché di essi è il Regno dei Cieli. Gli afflitti non sono beati perché sono afflitti, ma perchè questa è la condizione per essere consolati. Chi è un santo? Uno che inizia a valorizzare tutte quelle cose che sono nella sua vita, sono nella sua avventura, e che gli danno occasione di passare a mettersi nelle Mani di Dio. Un povero in spirito e uno che scopre che Dio è il ricco a cui affidarsi. Uno che lascia che il pianto entri nella sua vita e non lo tiene lontano da sè con durezza di cuore, si mette nelle condizioni di lasciarsi consolare da Dio. Un mite, è colui che rimette la sua causa nelle mani di Dio. Chi ha fame e sete della giustizia, non è colui che sta cercando un tribunale migliore, ma è qualcuno che ha sete di un Regno che non ha, di una giustizia che non possiede, ne ha fame, ne ha bisogno, scoprire la nostra mancanza di giustizia finalmente ci fa trovare Dio, ci fa saziare da Lui. Chi usa misericordia è perché sta cercando misericordia, è perché ha scoperto di avere bisogno del perdono di Dio e per questo lo usa agli altri. E chi taglia il proprio cuore, recide dal proprio cuore le parti storte e sporche, è perché ha desiderio di vedere la luce, ha finalmente piantato in sè una sete autentica di vedere Dio. L'operatore di pace è colui che scopre che è questo che lo fa figlio di Dio. In pratica, tutte queste sono le condizioni in cui normalmente la gente, tutti noi, tante volte è lì che ci fermiamo. Di fronte a una condizione di povertà, di fronte a un conflitto, di fronte a una persecuzione, è lì che noi ci ritiriamo. La santità è scoprire che è lì che opera Dio. Questo elenco di beatitudini è un elenco di passivi.. è Dio quello che consolerà, è Dio quello che consegnerà il Regno dei Cieli, è Dio quello che sazierà. Un santo è una persona che si mette davanti a Dio e opera non secondo le proprie forze ma secondo la forza di Dio, secondo la sapienza di Dio, secondo la provvidenza di Dio. Non è lui il forte, il forte è Dio. Essere santi vuol dire sapersi appoggiare in Dio. Vuol dire sbilanciarsi dalla propria capacità al credere alla capacità di Dio. Mettersi nella condizione affinché Dio provveda, Lui consoli, Lui ci proclami Suoi figli, Lui ci dia quello di cui ha fame la nostra anima. Fondamentalmente, la santità è aprirsi a Dio. - Don Fabio Rosini, biblista - [Innamorati di Maria]

 
 
 

TESTIMONIANZA DI MIRJANA: LA MADONNA CI DICE LA SANTA MESSA SIA AL PRIMO POSTO

Post n°2564 pubblicato il 30 Ottobre 2009 da diglilaverita
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Il messaggio più importante della Madonna e Lei sempre lo ripete è la Santa Messa non solo di domenica. All’inizio a noi veggenti ha detto, quando eravamo ancora bambini: ‘..Se dovete scegliere tra vedere me e Santa Messa, sempre scegliete la Santa Messa , perché durante la Santa Messa, mio Figlio è con voi’. In questi 23 anni di apparizioni la Madonna non ha detto mai di pregare che Lei ci darà, ma sempre ripete: ‘Voi voi pregate affinchè io possa pregare mio Figlio per voi’. Sempre Gesù Cristo è al primo posto
Tanti pellegrini che vengono a Medjugorje pensano che noi siamo privilegiati e che le nostre preghiere valgono di più e che è sufficiente dire a noi i loro problemi e tutto sarà a posto, ma questo è completamente sbagliato perché per la Madonna non ci sono ‘figli privilegiati’ siano tutti uguali. Lei ha scelto noi veggenti e attraverso noi trasmette quello che è necessario fare per trovare Gesù Cristo, ma Lei ha scelto soprattutto voi perché in un messaggio dice: ‘Cari Figli aprite il vostro cuore e permettetemi di entrare che possa creare i miei apostoli con voi’. Allora che cosa possiamo fare noi 6 veggenti, se Lei non avesse invitato tutti voi come Suoi Apostoli per divulgare e portare a tutti i suoi messaggi. La Madonna parla soprattutto in questo ultimo periodo dei sacerdoti e dice: ‘Loro non hanno bisogno delle vostre critiche e del vostro giudizio ma hanno bisogno delle vostre preghiere’ e soprattutto in questo periodo difficile che tutti possiamo vedere. Noi che ci chiamiamo ‘Figli di Dio’ dobbiamo presentare e dobbiamo rispettare e amare i sacerdoti, non giudicarli o criticarli, perché Dio giudicherà noi, secondo il nostro giudizio verso i sacerdoti, giudicherà anche loro sulla loro vita di sacerdoti, ma solo Dio giudica e non noi. La Madonna dice: ‘Se perdete l’affetto verso i sacerdoti lo perdete verso la Chiesa e alla fine verso Dio stesso’. Per questo vi prego, soprattutto voi che siete venuti qui a Medjugorje, di ascoltare il messaggio della Madonna e quando tornate nelle vostre parrocchie siate di esempio e rispettati i sacerdoti e aiutate anche agli altri ad averne. La Madonna chiede che riportate il Rosario nelle nostre famiglie perché dice che niente può radunare la famiglia come la preghiera e i genitori hanno una grande responsabilità verso i proprio figli perchè sono coloro che devono fare le ‘radici’ per i figli e possono farlo solo se pregano insieme e se vanno insieme alla Santa Messa. I figli ascoltano poco di quello che dicono i genitori, ma molto di più guardano cosa stiamo facendo, perciò i genitori con il loro esempio devono testimoniare che Dio e la Madonna sono al primo posto, questo i bambini devono sentire nelle nostre famiglie, così avranno le giuste famiglie della fede. Io sempre racconto l’esempio della mia famiglia che mi ha toccato tantissimo. Mia figlia Marija, aveva due anni e mezzo e non le ho mai parlato delle apparizioni, perché pensavo che non poteva capire, invece un giorno mentre giocava nella camera insieme con le amiche e ho sentito una amica che diceva a Marja: ‘La mia mamma guida la macchina’. Mia figlia dapprima sta zitta e poi ha risposto: ‘Ma cosa vuoi che sia questo, la mia parla con la Madonna ogni giorno’. Quindi lei, anche piccola, aveva capito perché vedeva cosa succedeva nella casa e per questo i genitori devono essere molto attenti di dire meno parole ma più opere davanti i figli. La Madonna chiede il digiuno, a pane e acqua il mercoledì e il venerdì, perché molto spesso Lei ha detto anche durante la guerra: ‘Con la preghiera e il digiuno voi potete cambiare tutto’. Quindi il digiuno è importante, la Madonna non chiede il digiuno dagli ammalati, ma chi lo è veramente, perché avere solo male di stomaco o male di testa sono cose normali che compaiono quando si è all’inizio del digiuno. Ma le persone che sono veramente malate attraverso la preghiera sentiranno cosa possono fare per Iddio, se non possono digiunare possono fare altre cose, possono come aiutare anziani o altri malati, possono fare ciò che manca nel mondo di oggi, cioè fare un ‘SORRISO’ al prossimo, si può trovare del tempo per il prossimo. Qualche volta non capiamo che chi ci passa vicino è pieno di problemi, di dolori, di preocupazioni ed è ‘perso’ in questo mondo, ma un nostro sorriso può cambiare tante cose. Per questo io dico sempre ai pellegrini: ‘Abbiate tempo per il vostro prossimo, fate un sorriso, è un esempio di fede’, noi possiamo dare esempio della fede perché è bello essere ‘figli della Madonna’, e invece stiamo spesso con il ‘muso’, arrabbiati e non abbiamo un sorriso da offrire gli altri. Dobbiamo sforzarci di sorridere e di presentare agli altri il nostro amore per loro e in ogni uomo vedere Gesù Cristo. Secondo la mia opinione, se facciamo qualcosa per gli altri, possiamo dire che siamo dei veri fedeli, quello che ha detto un sacerdote mi ha toccato tanto: ‘Come puoi dire che credi in Dio, che Dio è al primo posto per te, se con il tuo vicino di casa non parli, voi non sapete come è lui come persona. Forse lui sta aspettando un incontro con te, perché in te, lui, vede Gesù e quando anche tu lo vedrai come Gesù, potrai dire di essere fedele e il tuo cuore è riempito con Dio’. - medjugorjegiovani -

 
 
 

TRIDUIO PER LE ANIME DEL PURGATORIO A NOSTRA SIGNORA DEL SUFFRAGIO

Post n°2563 pubblicato il 30 Ottobre 2009 da diglilaverita
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Proponiamo questo triduo di preghiere alla Santissima Vergine, per i nostri fratelli del purgatorio. Il triduo inizia domani 30 Ottobre e termina il 1° Novembre, vigilia del giorno dedicato ai nostri cari defunti.
 
Triduo a Nostra Signora del Suffragio

1. Vergine benedetta, alla quale tanto son care le Anime del Purgatorio, vi prego di offrire al divin vostro Unigenito le preghiere che per esse noi tutti gl'indirizziamo; acciocché, per vostra intercessione, ricevano il pronto e generoso suffragio.
Ave Maria.

Nostra Signora del Suffragio, pregate per noi e per le Anime purganti.

2. Pietosa Madre ed Avvocata nostra, movetevi a compassione de' miei parenti, amici e benefattori, che dolorano nel fuoco del Purgatorio.
In vista di quel Sangue che li ha redenti, e del santo Sacrificio che per loro si offre, deh! otteneteci che sieno presto liberati dal loro angoscioso patire.
Ave Maria.

Nostra Signora del Suffragio, pregate per noi e per le Anime purganti.

3. O Maria, Consolatrice di tutti gli afflitti, consolate, vi prego, anche i nostri poveri morti. A Voi stendono le braccia, per salire all'amplesso di Dio. Aiutateli, o cara Madre, aiutateli, per modo che, sciolti dalle loro catene, vengano tosto a ringraziarvi in Cielo ed a possedere e lodare per sempre con Voi il divino Liberatore.
Ave Maria.

Nostra Signora del Suffragio, pregate per noi e per le Anime purganti.

--[Innamorati di Maria] -

 
 
 

MOLTI CATTOLICI SONO BATTEZZATI, MA NON EVANGELIZZATI

Post n°2562 pubblicato il 30 Ottobre 2009 da diglilaverita
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 “Al giorno d'oggi constatiamo purtroppo che la maggioranza dei cattolici è stata battezzata, ma non evangelizzata”, sostiene il Cardinale Odilo Scherer, Arcivescovo di San Paolo (Brasile). Battezzare e poi lasciare il cristiano a un'evangelizzazione 'generica' è insufficiente”. “E' come seminare un campo e poi abbandonarlo a se stesso; non permette di aspettarsi molti frutti; è anche come piantare un giardino e non curarlo: ci si possono aspettare fiori belli e abbondanti?”, si chiede in un articolo pubblicato sul numero di questa settimana della rivista arcidiocesana “O São Paulo”. Il Cardinale Scherer ha ricordato che il Battesimo “è una grazia di Dio, e la fede un dono dello Spirito Santo”. “Bisogna imparare a vivere la fede cristiana e questo rappresenta un processo continuo, che si estende a tutte le tappe della vita. Ha bisogno di imparare ad essere cristiano il bambino come la persona adulta o l'anziano”. “Oggi più che di evangelizzare catecumeni abbiamo bisogno di iniziare a evangelizzare la maggior parte di coloro che sono già battezzati”, riconosce il porporato. L'iniziazione alla vita cristiana “inizia con l'annuncio kerigmatico, mediante il quale la persona è condotta all'incontro con Gesù Cristo e posta davanti al nucleo centrale della fede cristiana: Gesù Cristo, Figlio di Dio fatto uomo, è il nostro Salvatore. Morto in croce per amor nostro, è risuscitato dai morti e siede alla destra di Dio Padre, da dove sarà nostro giudice”. “Attraverso di lui otteniamo la redenzione e il perdono dei peccati. Per ogni essere umano in questo mondo, Egli è la via, la verità e la vita. Il kerigma, annunciato e testimoniato con fede, suscita la fede in quanti lo ricevono, per azione dello Spirito Santo”, scrive monsignor Scherer. In seguito bisogna seguire l'iniziazione alla vita cristiana, “imparando a relazionarsi con Dio nella preghiera cristiana, a conoscere le verità della fede cristiana professate nel Credo e spiegate dalla Chiesa nel Catechismo”. Allo stesso modo, bisogna imparare “ad ascoltare e ad accogliere la Parola di Dio, con la comunità di fede, la Chiesa. L'iniziazione alla vita cristiana non può smettere di porre il fedele davanti alle implicazioni morali che derivano dalla sequela di Gesù e dall'appartenenza alla Chiesa”. Secondo il Cardinale Scherer, questa iniziazione “porta anche il fedele a 'imparare' l'atteggiamento proprio della vita cristiana, la mistica cristiana”. “In questo modo, il cristiano è per tutta la vita 'alla scuola del Vangelo' e impara a essere fedele a Gesù, seguendolo nel suo cammino; anche alla fine della vita, davanti alla morte, perché c'è anche un atteggiamento cristiano di ammalarsi e di morire...”. In tutto ciò, segnala il porporato, “è bene tener presente che non si tratta di un apprendimento meramente intellettuale, anche se questo aspetto fa comunque parte del processo, perché la fede ha anche bisogno di essere conosciuta con l'intelligenza. Più che altro, si tratta di un apprendimento esistenziale”. Il vivere cristiano, prosegue, “si esprime in una relazione filiale e familiare con Dio, nostro Padre. L'iniziazione alla vita cristiana sarà positiva se aiuterà i fedeli a vivere come figli e figlie di Dio”. Un altro “bel modo di comprendere la vita cristiana” è “l'amicizia” con Cristo, visto che la vita cristiana “è espressione di un rapporto familiare e intimo con Dio e con Gesù Cristo, mediante il dono dello Spirito Santo di Dio”. “La formazione del cristiano adulto nella fede è la nostra missione e il nostro compito, e quello della Chiesa: chi è già discepolo di Cristo aiuta gli altri a essere discepoli a loro volta”, ha concluso. - Alexandre Ribeiro - Zenit -

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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