ASCOLTA TUA MADRELE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA |
VERGINE MADRE
«Vergine madre, figlia del tuo Figlio, umile e alta più che creatura, termine fisso d'eterno consiglio, tu se' colei che l'umana natura nobilitasti sì, che 'l suo fattore non disdegnò di farsi sua fattura. Nel ventre tuo si raccese l'amore per lo cui caldo ne l'eterna pace così è germinato questo fiore. Qui se' a noi meridïana face di caritate, e giuso, intra i mortali, se' di speranza fontana vivace. Donna, se' tanto grande e tanto vali, che qual vuol grazia ed a te non ricorre, sua disïanza vuol volar sanz'ali. La tua benignità non pur soccorre a chi domanda, ma molte fiate liberamente al dimandar precorre. In te misericordia, in te pietate, in te magnificenza, in te s'aduna quantunque in creatura è di bontate».
TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000
CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
Salve Regina,
Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
Angelo di Dio,
Eterno riposo.
“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)
Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II
O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II
AREA PERSONALE
Messaggi del 03/11/2009
Post n°2592 pubblicato il 03 Novembre 2009 da diglilaverita
L'anticattolicesimo – denuncia – diventa il nuovo “passatempo” nordamericano |
Post n°2591 pubblicato il 03 Novembre 2009 da diglilaverita
Con “amarezza” e soprattutto “perplessità” la Conferenza Episcopale Italiana (CEI) ha ricevuto la sentenza del Tribunale europeo per i Diritti Umani che ha condannato questo martedì l'Italia per il fatto di collocare crocifissi nelle scuole. Un comunicato stampa emesso dall'Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali, in base a una prima lettura, rileva nella sentenza “il sopravvento di una visione parziale e ideologica”. Il caso era stato sollevato alla Corte di Strasburgo da Soile Lautsi, cittadina italiana originaria della Finlandia, che nel 2002 aveva chiesto all'istituto statale "Vittorino da Feltre" di Abano Terme (Padova), frequentato dai suoi due figli, di togliere i crocifissi dalle aule. A nulla, in precedenza, erano valsi i suoi ricorsi davanti ai tribunali in Italia. Secondo la sentenza di Strasburgo, il Governo italiano dovrà pagare alla donna un risarcimento di 5.000 euro per danni morali. La sentenza è la prima in assoluto in materia di esposizione dei simboli religiosi nelle aule scolastiche. Il tribunale considera che la presenza del crocifisso nelle aule scolastiche costituisca una violazione della "libertà di religione degli alunni". Secondo la CEI, questa decisione “suscita amarezza e non poche perplessità”. “Risulta ignorato o trascurato il molteplice significato del crocifisso, che non è solo simbolo religioso ma anche segno culturale – aggiunge il comunicato –. Non si tiene conto del fatto che, in realtà, nell’esperienza italiana l’esposizione del crocifisso nei luoghi pubblici è in linea con il riconoscimento dei principi del cattolicesimo come 'parte del patrimonio storico del popolo italiano', ribadito dal Concordato del 1984”. “In tal modo, si rischia di separare artificiosamente l’identità nazionale dalle sue matrici spirituali e culturali, mentre non è certo espressione di laicità, ma sua degenerazione in laicismo, l'ostilità a ogni forma di rilevanza politica e culturale della religione; alla presenza, in particolare, di ogni simbolo religioso nelle istituzioni pubbliche”, sottolinea il testo. Monsignor Vincenzo Paglia, Vescovo di Terni-Narni-Amelia e presidente della Commissione episcopale Ecumenismo e dialogo della CEI, ha affermato in alcune dichiarazioni alla Radio Vaticana che il Tribunale europeo ha una visione inappropriata della laicità. “La laicità non è l’assenza di simboli religiosi, semmai la capacità di accoglierli e di sostenerli”, ha dichiarato. Secondo il presule, la presenza del crocifisso è un aiuto per ricordare ai bambini e ai giovani valori fondamentali. “Di fronte al vuoto etico, morale, che spesso noi vediamo anche nei nostri ragazzi, pensare di venire in loro aiuto, come dire, facendo tabula rasa di tutto mi pare davvero miope, anche perché presuppone una concezione di una cultura che è libera solo nella misura in cui non ha nulla, o che ha solo ciò che resta sradicato da ogni storia, da ogni tradizione, da ogni patrimonio. Tanto più che le nostre piazze, le nostre strade sono stracolme di Crocifissi”. “Non credo ci sia nessuno che pretenda di distruggere i simboli religiosi nelle piazze, nelle strade, nei crocicchi perché ledono la libertà di religione di qualcuno”, confessa. “Preferisco allora quella civiltà mediterranea che vedeva nelle città, e ancora oggi l’abbiamo, la presenza di simboli, di segni di altre religioni. Quando Paolo VI ebbe qualche difficoltà quando si trattò di costruire una moschea a Roma, disse: 'E’ un grande segno di civiltà'”. “Credo che la grande battaglia che noi dobbiamo fare è che la Croce mostra, come dire, l’umiliazione da cui ancora oggi tanti giusti, tanti poveri vengono schiacciati: è un ricordo di cosa accade all’uomo quando la giustizia non viene rispettata e semmai qui emerge un valore di gratuità, quella gratuità di cui tutti abbiamo bisogno a qualsiasi fede apparteniamo. In questo senso, c’è una dimensione anche di peso culturale ed educativo che io credo sia davvero irresponsabile voler cancellare”, osserva monsignor Paglia. Dal canto suo Giuseppe Dalla Torre, rettore della Libera Università Maria SS. Assunta (LUMSA) di Roma, ha riferito al servizio informativo della CEI, SIR, che l'argomentazione del Tribunale rappresenta un “ragionamento viziato sul presupposto che il crocifisso possa costringere ad una professione di fede, mentre esso è un simbolo passivo, che cioè non costringe in coscienza nessuno”. “Prima ancora di essere un simbolo religioso – spiega Dalla Torre –, il crocifisso esprime la nostra cultura e identità. Abbiamo bisogno di elementi che facciano mantenere coesa la società intorno a valori tradizionali e fondanti”. Questo, precisa il rettore della LUMSA, “è peraltro il ragionamento che ha portato a numerose decisioni di giudici italiani che mi appaiono ancora del tutto condivisibili. Se il crocifisso non fosse anzitutto un simbolo culturale – e quindi non coercitivo per alcuno – dovremmo togliere tutte le croci presenti sulle nostre strade e piazze e questo sarebbe veramente ridicolo”. Secondo quanto ha dichiarato il giudice Nicola Lettieri, che difende l'Italia davanti alla Corte di Strasburgo, il Governo italiano ricorrerà contro la sentenza emessa dal Tribunale europeo per i Diritti Umani. - Zenit - |
Post n°2590 pubblicato il 03 Novembre 2009 da diglilaverita
Ma cosa c’è esattamente di male in tutte queste attitudini al "buono", al dialogo e all’unione? Intanto, il pacifismo non equivale alla pace. Soloviev, che si opponeva allo svuotamento del messaggio evangelico operato da Tolstoj, distingueva infatti fra la pace buona, quella cristiana, basata sulla divisione che Cristo è venuto a portare sulla terra con la separazione tra il bene e il male, tra la verità e la menzogna, e la pace cattiva, quella del mondo, fondata sulla mescolanza "di ciò che interiormente è in guerra con se stesso." Mentre la pace e la fraternità sono valori cristiani indiscutibili, la dottrina della non-violenza, invece, si risolve spesso in una resa alla prevaricazione, in cui i deboli vengono abbandonati all’arbitrio dei prepotenti. E al di là di questo, il male consiste fondamentalmente nel volere un cristianesimo senza Cristo. Come tanti cultori del "sacro" di oggi, il nuovo padrone del mondo delineato da Soloviev accetta i principi del cristianesimo ma non la divinità di Gesù Cristo. Di Cristo non gli va il "moralismo", che divide gli uomini secondo il bene e il male anziché "unirli" con i benefici che sono loro ugualmente necessari, non gli va la sua unicità, che cozza contro l’ambizione dell’Anticristo di considerarsi il suo successore, e non accetta il fatto che sia vivo. Infatti l’Anticristo de "I Tre Dialoghi" va ripetendo istericamente: "Non è tra i vivi e non lo sarà mai. Non è risorto, non è risorto! E’ marcito, è marcito nel sepolcro..." (Per sapere il lieto fine rimandiamo alla lettura di Soloviev stesso, oppure al libro dell’Apocalisse) L’opera di V.S.Soloviev è stata riassunta e commentata dal Cardinale Giacomo Biffi in un libretto dal titolo poco sfumato: "Attenti all’Anticristo!"(b) ed è a questa opera del noto porporato che siamo debitori per la sintesi sopra-riportata e anche per le conclusioni che seguono. Per l’umanità giunta alla fine del Novecento l’insidia mortale in sostanza è "il cristianesimo ridotto a pura azione umanitaria nei vari campi dell’assistenza, della solidarietà, del filantropismo, della cultura; il messaggio evangelico identificato nell’impegno al dialogo tra i popoli e le religioni, nella ricerca del benessere e del progresso, nell’esortazione a rispettare la natura; la Chiesa del Dio vivente, colonna e fondamento della verità (cfr. 1Tm 3,15) scambiata per un’organizzazione benefica, estetica, socializzatrice."(c). "Da questo pericolo, ci avvisa il più grande dei filosofi russi, noi dobbiamo guardarci. Anche se un cristianesimo ‘tolstojano’ ci renderebbe infinitamente più accettabili nei salotti, nelle aggregazioni sociali e politiche, nelle trasmissioni televisive, non possiamo e non dobbiamo rinunciare al cristianesimo di Gesù Cristo, il cristianesimo che ha al suo centro lo ‘scandalo’ della croce e la realtà sconvolgente della risurrezione del Signore." "Gesù Cristo, il Figlio di Dio crocifisso e risorto, unico Salvatore dell’uomo, non è traducibile in una serie di buoni progetti e di buone ispirazioni."(d) - Chi stempera il fatto salvifico nella esaltazione di "valori" generali come il culto della solidarietà, l’amore per la pace, il rispetto per la natura, l’atteggiamento di dialogo, ecc. "si preclude la connessione personale col Figlio di Dio crocifisso e risorto, consuma a poco a poco il peccato di apostasia e si ritrova alla fine dalla parte dell’Anticristo.(e)" (a) "Una Voce Grida..." n.5 (b) "I Tre Dialoghi", ed.... (c) "Attenti all’Anticristo! L’ammonimento profetico di V.S. Soloviev" Edizioni Piemme, 1991 (d) Ibid. p.27 (e) Ibid.p.28 (f) Ibid. p.30 di Alessandra Nucci - pubblicato da Una voce grida...! |
Post n°2589 pubblicato il 03 Novembre 2009 da diglilaverita
La libertà religiosa retrocede nel mondo e soprattutto in Occidente. È quanto afferma il presbitero spagnolo Pedro María Reyes Vizcaíno, autore di e-libertadreligiosa.net, una pagina che raccoglie notizie e riflessioni da tutto il mondo su tale questione. Reyes Vizcaíno ha ottenuto la laurea in giurisprudenza presso l’Università autonoma di Madrid e il dottorato in diritto canonico presso l’Università di Navarra. Ordinato sacerdote nel 1992, risiede attualmente in Argentina. È anche autore di Ius Canonicum, una pagina Internet di consultazione su questioni di diritto canonico. Oltre alla sua attività di canonista, si dedica ad approfondire i temi della libertà religiosa "per interesse personale": un ambito che, a suo avviso, richiede maggiore attenzione da parte dell’opinione pubblica. Su questi temi ha concesso un’intervista a ZENIT. In termini generali, secondo lei la libertà religiosa sta retrocedendo nel mondo? Quali fattori influiscono su questo fenomeno? Quali sono le forme più diffuse di violazione della libertà religiosa? Pedro Reyes: In una prima categoria vanno collocate le azioni violente contro la libertà religiosa. Nei Paesi di tradizione musulmana, la libertà religiosa è assente in molti contesti. L’Arabia Saudita ne è l’esempio più lacerante, perché il culto non islamico è vietato persino nell’ambito privato e nell’intimità delle mura domestiche. Chi custodisce una croce in casa rischia pene severe. Non è un problema circoscritto: alcune fonti calcolano che esistono circa un milione di cristiani che risiedono in quel Paese; soprattutto filippini e immigrati di altre parti dell’Asia e dell’Europa orientale. In quasi tutti gli altri Paesi musulmani, a causa di pressioni di gruppi islamici radicali, si stanno approvando leggi molto restrittive della libertà religiosa. In Pakistan esistono leggi anti-blasfemia che lasciano indifesi i cristiani di fronte a qualunque accusa. In Algeria e in Egitto esistono leggi anti-conversione; in Iraq vengono espulsi dal Paese; in Marocco, un gruppo di cristiani evangelici è stato espulso per aver commesso "proselitismo religioso"; ecc. In India le popolazioni non induiste riscontrano crescenti difficoltà per il loro libero sviluppo. Diversi Stati hanno approvato leggi anti-conversione e, cosa ancora più grave, nell’estate del 2008 alcuni gruppi radicali indù hanno lanciato una violenta persecuzione contro i cristiani nello Stato di Orissa, facendo più di 500 morti, secondo alcune fonti. È significativo che questi fatti vengano appena accennati dai mezzi di comunicazione occidentali. In Cina esiste attualmente una Chiesa delle catacombe, che è la Chiesa cattolica fedele a Roma e che non accetta i vescovi imposti dal regime. Inoltre è noto che in questo Paese i buddisti del Tibet godono di una libertà di culto molto ridotta. Esiste anche un altro contesto in cui si è assistito ad una retrocessione della libertà religiosa, che è quello dei Paesi occidentali. Come già accennato, in questi Paesi si sta diffondendo una certa mentalità laicista contraria alla libertà religiosa. Non mi riferisco alla sana laicità che propugna la separazione tra Chiesa e Stato, ed evita le reciproche ingerenze nell'ambito delle rispettive funzioni all'interno della società, cosa che è del tutto encomiabile. Come ha detto Benedetto XVI: "È fondamentale infatti, da una parte, insistere sulla distinzione tra l’ambito politico e quello religioso al fine di tutelare sia la libertà religiosa dei cittadini che la responsabilità dello Stato verso di essi e, dall’altra parte, prendere una più chiara coscienza della funzione insostituibile della religione per la formazione delle coscienze e del contributo che essa può apportare, insieme ad altre istanze, alla creazione di un consenso etico di fondo nella società" (Benedetto XVI, Incontro con le autorità dello Stato francese, Parigi, Eliseo, 12 settembre 2008). Il laicismo radicale, che è contrario alla libertà religiosa, mira a relegare la fede religiosa al solo ambito privato, come se la fede non avesse manifestazioni esterne. Nei Paesi occidentali si vedono esempi di questo laicismo ogni giorno: per esempio, quando i vescovi vengono criticati nel fornire orientamenti ai cattolici sulle leggi in tema di aborto o di matrimonio omosessuale (come se esistessero leggi che vietano ai vescovi, e solo a loro, di esprimere opinioni sulle leggi), o quando si chiede ai cittadini o ai parlamentari di votare prescindendo da credenze religiose. Secondo il Papa, "non si può limitare la piena garanzia della libertà religiosa al libero esercizio del culto; al contrario, deve esser tenuta in giusta considerazione la dimensione pubblica della religione e quindi la possibilità dei credenti di fare la loro parte nella costruzione dell’ordine sociale" (Benedetto XVI, Discorso all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, 18 aprile 2008). Parlando in concreto della nuova proposta di legge sulla libertà religiosa in Spagna, a cui i cattolici guardano generalmente con diffidenza, come cambierebbero le cose? Pedro Reyes: In realtà è difficile valutare le intenzioni del Governo che ha preannunciato questa nuova legge, considerato che la notizia risale a più di un anno fa e ancora non è stato presentato il progetto. Conosciamo unicamente le vaghe dichiarazioni della Vice Presidente del Governo, María Teresa Fernández de la Vega, secondo cui la legge assicurerà un miglior esercizio di questo diritto e promuoverà la sana laicità dello Stato. Queste dichiarazioni sono sufficientemente ambigue per impedirne una valutazione attendibile. L’unico punto concreto che è stato rivelato è che la nuova legge prevederà il ritiro di tutti i simboli religiosi dalle scuole e istituti pubblici, ad eccezione di quelli che hanno un valore storico o artistico. Ritengo che questa misura configuri una discriminazione contro i cristiani, ma non si tratta di un grande cambiamento. Suppongo però che il disegno di legge che il Governo sta preparando includa novità più importanti. La prevista riforma della Legge organica sulla libertà religiosa del 1980 dovrà tenere conto, in ogni caso, della Costituzione spagnola del 1978, la quale all’articolo 16 "garantisce la libertà ideologica, religiosa e di culto degli individui e delle comunità, senza altre limitazioni, nella loro manifestazione, di quelle necessarie al mantenimento dell’ordine pubblico tutelato dalla legge", e impone a tutti i pubblici poteri di tenere conto "delle credenze religiose della società spagnola e di mantenere i conseguenti rapporti di collaborazione con la Chiesa cattolica e le altre confessioni". Se il Governo con la nuova legge ha realmente intenzione di attuare la Costituzione, in armonia con le esigenze attuali e alla luce della Dichiarazione universale dei diritti umani, promuoverebbe la sana laicità e limiterebbe il laicismo radicale. Mi auguro che sia così, ma bisognerà aspettare che il progetto venga presentato, per poter esprimere un giudizio. Sembra che in America latina stia avanzando un laicismo sempre più aggressivo, soprattutto in Venezuela, in Colombia e altri Paesi. Quali sono le cause? Pedro Reyes: In America latina si stanno sviluppando tendenze intellettuali provenienti da altri continenti, soprattutto dall’Europa occidentale. In termini generali, il laicismo dell’America latina ha l’obiettivo di escludere la Chiesa cattolica dalla sfera pubblica, così come cerca di fare anche nel resto del mondo. Tuttavia, in ogni Paese il fenomeno presenta caratteristiche particolari, dovute alla specifica esperienza storica di ogni nazione. Per esempio, il laicismo in Uruguay – che affonda le sue radici nella fondazione della Repubblica – non è identico al laicismo in Costa Rica, la cui Costituzione proclama all’articolo 75 la religione cattolica come religione ufficiale. Il laicismo in America latina ha tra le sue fonti anche quelle derivanti dalla storia indigena. L'eredità culturale delle popolazioni originarie dell’America viene infatti sempre di più apprezzata e in questo senso si tende a rifiutare qualunque intervento culturale proveniente dalle culture straniere, soprattutto delle nazioni colonizzatrici. Gli indigenisti più radicali comprendono tra queste ingerenze anche il contributo derivante dall’evangelizzazione. Sorprende che gli stessi gruppi che respingono la Chiesa cattolica come non appartenente al patrimonio ereditario dei popoli storici, accolgono senza alcun senso critico valori provenienti dall’Europa come l’anticoncezione, l’aborto, ecc., nonostante queste dottrine configurino un’autentica colonizzazione culturale. Lei è un canonista. Da dove le è venuta l'idea di creare una pagina web sulla libertà religiosa? Pedro Reyes: Ho avviato questo sito anzitutto come contributo alla lotta contro il laicismo radicale, che diventa sempre più aggressivo. Inoltre ho pensato che potesse essere un’occasione per aiutare tanti fratelli nella fede che, a causa di essa, stanno subendo numerose violenze, che sopportano con grande fedeltà a Cristo. Ho pensato che diffondere nell’opinione pubblica la consapevolezza di questi attacchi violenti costituisse un buon aiuto. In questi anni mi sono reso conto che questa esigenza, che avevo collocato al secondo posto, si rivela in realtà sempre più urgente. Mi auguro, se Dio vorrà, che presto questa pagina Internet si renda del tutto inutile per la cessazione delle violenze a causa della fede. |
Post n°2588 pubblicato il 03 Novembre 2009 da diglilaverita
La presenza dei crocefissi nelle aule scolastiche costituisce «una violazione del diritto dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni» e una violazione alla «libertà di religione degli alunni». Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo nella sentenza su un ricorso presentato da una cittadina italiana. Il caso era stato sollevato da Soile Lautsi, cittadina italiana originaria della Finlandia, che nel 2002 ha chiesto all'istituto statale Vittorino da Feltre di Abano Terme (Padova), frequentato dai suoi due figli, di togliere i crocefissi dalle aule. A nulla in passato erano valsi i suoi ricorsi davanti ai tribunali in Italia. Ora i giudici di Strasburgo le hanno dato ragione. MA QUALE VIOLAZIONE DI LIBERTA'!!!! La libertà religiosa, ed il divieto di discriminazioni su base religiosa, costituiscono solo una delle manifestazioni della libertà di pensiero; uguale tutela costituzionale hanno la libertà di professare opinioni in campo politico e sociale. Questa semplice considerazione consente di verificare come sia del tutto fuori della realtà l’idea che possa esistere uno Stato del tutto "neutro" ed anodino, indifferente ad ogni valore (o disvalore) di carattere ideale, religioso o politico. In Italia si celebra ogni 25 aprile l’anniversario di una insurrezione popolare antifascista. In questa celebrazione è insita una visione politica che poteva –specie in passato- ferire i sentimenti di alcuni: nella mia generazione erano presenti ragazzi i cui genitori erano stati fucilati dai partigiani. E costoro venivano traumatizzati quando in classe l’insegnante celebrava le "radiose giornate" del 1945. Tuttavia nessuno dubita che si possano dedicare scuole, cerimonie, lezioni scolastiche alla Resistenza. Di più: in Italia vi sono scuole, piazze, ospedali dedicati a PalmiroTogliatti, a Marx, a Lenin. Nessun anticomunista mi risulta si sia rivolto alla giustizia per chiedere la rimozione di questi segni che riconducono ad una ideologia a molti sgradita. E dubito si troverebbe un giudice disposto ad accogliere simile protesta. Né alcuno si lagna del fatto che in Campo dei Fiori campeggi la statua di Giordano Bruno, o che in Piazza Savoia a Torino si elevi una colonna che ricorda le "leggi Siccardi", con cui si aprì il conflitto risorgimentale fra Stato e Chiesa. La libertà di pensiero, il principio di non-discriminazione vietano di imporre ad alcuno atti che possano suonare adesione ad una ideologia sgradita, vietano di subordinare l’esercizio dei diritti ad atti di consenso ad una Chiesa, ad un partito, ad un movimento politico. Se vogliamo spingerci più in la’, possiamo ammettere che la libertà religiosa, e di pensiero possa anche essere turbata (ancorchè certo non lesa) dalla ostentazione di segni o simboli che abbiano una carica polemica, o che manifestino adesione a specifiche affermazioni dogmatiche, in altre parole di segni "che dividono". Se nelle aule fosse stato esposto un ricordo della battaglia di Lepanto, o anche solo il simbolo dell’Ostia, della Trinità, il testo del Credo, si potrebbe forse ammettere che -come gesto di cortesia e non come riconoscimento di un diritto- questi oggetti siano rimossi o sostituiti. Quando i primi cristiani decisero di assumere la croce a proprio segno distintivo, operarono una scelta difficile, ma dal profondo significato religioso ed umano; una scelta che oggi, in una civiltà laica e pluralistica, appare particolarmente felice. La croce è un patibolo, non è un palco di trionfo; colui che pende da essa è per i credenti cattolici, protestanti, ortodossi, il Figlio di Dio, che con il suo sangue ha riscattato le colpe degli uomini. Ma non rivela nel crocifisso i segni ed il potere della Sua divinità, non è il Cristo Giudice della Cappella Sistina; al contrario, Colui che è crocifisso (come il Bambino del presepe) patisce i limiti e le sofferenze della Sua umanità. Perciò ciascuno può identificarsi in Lui e vedervi un frammento della propria umanità, delle proprie sofferenze. Per i mussulmani è il simbolo di un grande profeta di cui nel Corano Dio dice: "demmo a Gesù figlio di Maria prove evidenti e lo confermammo con lo Spirito di Santità (II,87). Possono vedervi l’immagine del sosia, che, secondo una tradizione cristiana eretica accolta dal Corano, sostituì Cristo sulla Croce (IV, 57). Per gli ebrei è l’immagine di un giusto. Per tutti, anche i non credenti, è il segno dell’umanità della moltitudine di "poveri cristi" che tribolano negli ospedali, nei campi profughi, nelle prigioni... Di tutti coloro che sono morti di una morte che Tacito definirebbe "turpe",cioè straziati dal dolore, sovente senza la consolazione di una dignità socratica. Non mi pare quindi che il crocifisso possa essere definito "un simbolo che divide". Nessuno può ragionevolmente dirsi offeso o leso dalla sua presenza in un’aula scolastica, in un ospedale, in un tribunale; ove ricorda ai giudici l’obbligo dell’umiltà, la possibilità dell’errore. Certo il crocifisso è un segno conforme alla nostra sensibilità, alle nostre tradizioni, alla nostra storia così come ricostruita in base ai documenti che possediamo (quali il famoso, e discusso, passo dello storico ebreo Giuseppe Flavio); a qualcuno forse il crocifisso può apparire "strano". Così come ad un giapponese può riuscire sgradevole il ricorso all’acqua lustrale. Il principio di tolleranza è certamente, in primo luogo, un valore a difesa delle minoranze; ma anche le minoranze debbono prender serenamente atto dei modi di essere, di sentire, di esprimersi della maggioranza. E rispettarli.
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Post n°2587 pubblicato il 03 Novembre 2009 da diglilaverita
A chi troppo, a chi troppo poco: è la formula del tragico squilibro mondiale tra obesità e sottonutrizione. Ma è uno squilibrio che potrebbe essere ridotto se cadessero alcuni forti pregiudizi che bloccano innovazioni tecnologiche e rendono difficile ai Plant Scientist, ai biotecnologi vegetali, convincere l’opinione pubblica dei vantaggi di certe soluzioni ormai praticabili. Come quella proposta qualche anno fa da Ingo Potrykus e nota come Golden Rice. Potrykus è appunto un biotecnologo: è chairman della Humanitarian Golden Rice Board & Network e inoltre membro della Pontificia Accademia delle Scienze. La sua idea risale alla fine degli anni ’80 quando ha pensato di modificare geneticamente il riso per produrne delle varietà che contenessero la proVitamina A: varietà battezzate come Golden Rice. Da allora non ha avuto pace e ha dovuto reagire a critiche continue, anche di tipo contraddittorio: come quelle di Vandana Shiva, che accusava il suo riso di contenere troppa vitamina A, con potenziali rischi di tossicità (ignorando il fatto che il Golden Rice contiene proVitamina A, non tossica, e non Vitamina A); ma poi ci sono state le critiche opposte da parte di Greenpeace, che invece riteneva troppo esigua la quantità di proVitamina. Il professor Potrykus non sembra particolarmente provato da queste battaglie e ancora oggi, avendo lasciato l’incarico accademico all’ETH di Zurigo, non abbandona la sfida di contribuire al miglioramento delle condizioni alimentari dell’umanità. Ne ha parlato qualche giorno fa a Milano, nell’ambito delle manifestazioni per la giornata mondiale dell’alimentazione, alternandosi a Chiara Tonelli, Marisa Porrini e Piero Morandini, dell’università di Milano, nel delineare lo scenario mondiale del troppo-troppo poco. Incontrandolo, abbiamo avuto modo di cogliere la sua preoccupazione per una situazione dove i dati macroeconomici segnalano una riduzione degli investimenti nello sviluppo agricolo a livello mondiale; e ciò a fronte di una situazione globale con più di un miliardo di persone affamate o malnutrite. Il guaio è che anche gli occidentali, che godono di una sovrabbondanza alimentare, rischiano le gravi conseguenze di una dieta squilibrata: conseguenze che hanno i tristi nomi di obesità, malattie cardiovascolari, tumori. C’è da aggiungere che, se in molti Paesi le rese della produzione agroalimentare stanno aumentando, ciò non accade in Italia, che rischia di essere confinata, da questo punto di vista, ai margini dell’innovazione tecnologica. Potrykus ci parla di una fame nascosta, che si chiama carenza di micro nutrienti: «Le carenze di micronutrienti più devastanti sono frutto di una ridotta assunzione nella dieta di ferro, vitamina A, iodio e zinco. La carenza di vitamina A (Vitamin A Deficiency,VAD) è prevalente tra i poveri, la cui dieta è basata sul riso perché il riso non contiene proVitamina A (poi convertita in vitamina A). Una dieta basata principalmente sul riso comporta VAD e colpisce specialmente bambini e donne in gravidanza, portando a diverse conseguenze la cui gravità è proporzionale all'entità della carenza». La prima manifestazione é la xeroftalmia, cioè l'impossibilità di produrre lacrime con conseguente secchezza degli occhi, per poi passare alla cecità notturna fino ad arrivare alla cecità totale e irreversibile. Secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Salute), la VAD rende 250.000 – 500.000 bambini ciechi ogni anno. Ma la cecità è solo un sintomo di una malattia ben più grave: più della metà muore entro un anno da quando diventano ciechi. La carenza di vitamina A – osserva Potrykus - compromette il sistema immunitario di circa il 40% dei bambini con meno di cinque anni nei Paesi in via di sviluppo, aumentando grandemente la severità di comuni infezioni, causando spesso la morte. La VAD è molto grave nel SudEst asiatico e in Africa. Per i 400 milioni di poveri che consumano riso, le conseguenze mediche sono fatali: vista compromessa, nei casi estremi cecità irreversibile; integrità epiteliale compromessa, che espone ad infezioni; ridotta risposta immunitaria; ridotta emopoiesi e crescita dello scheletro». Si stanno, certo, facendo sforzi per rimediare. Potrykus cita l’OMS che investe 90-100 millioni di $ all‘anno per la distribuzione di pillole di vitamina A; ci sono azioni di educazione, per favorire una dieta diversificata; si parla di creazioni di orti domestici e di promozione di piante ricche in proVitamina A. «Ma non basta. Nonostante questo, 500.000 bambini ogni anno diventano ciechi per carenza di vitamina A e ne muoiono fino a 6.000 al giorno per malattie sempre legate a carenza della stessa vitamina. Servono nuovi approcci, a complemento di quelli tradizionali: ci vuole una biofortificazione, con l’aggiunta di micronutrienti per via genetica». Un esempio è proprio il Golden Rice. «Il riso è alimento fantastico ma non ha la proVitamina A: ecco allora il concetto transgenico: introdurre in modo opportuno tutti geni necessari. Abbiamo ingegnerizzato la sintesi di provitamina A nell’endosperma del riso, attivando enzimi che lì non erano attivi. Questo è il Golden Rice, che contiene due nuovi geni: uno del mais e uno da un batterio del suolo, ma non contiene un gene marcatore». La visione del nostro biotecnologo è grandiosa: «Semi di varietà di Golden Rice adattate alle condizioni locali potranno allora essere forniti gratuitamente e senza limitazioni ai contadini in un progetto umanitario; i contadini potranno usare parte del raccolto per la semina e non serviranno altri input, tipo fertilizzanti o agrochemical. Ma, ripeto, si tratta di una soluzione complementare, non alternativa». L’opposizione comunque è ancora forte e usa argomenti a effetto ma scorretti: come quello che i bambini dovrebbero mangiare 9 kg al giorno di questo riso per avere gli effetti voluti. Invece basterebbe neppure un grammo in più di quanto mangiano ora se avessero piante di riso anche con solo 2 microgrammi di proVitamina A; non c’è quindi il rischio del sovradosaggio. Così Potrykus continua la sua battaglia e indica le prossime tappe: «Nel 2010 avremo il completamento delle varietà, le prove di campo in diversi siti e la registrazione delle varietà. Nel 2011 l’approvazione dagli organismi competenti e la moltiplicazione e distribuzione del seme. Dal 2012 l’inizio della produzione in campo». - Ingo Potrykus - |
INFO
LE LACRIME DI MARIA
MESSAGGIO PER L’ITALIA
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi
SAN GIUSEPPE PROTETTORE
A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione
ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua
santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre
di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne
preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo
sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù
Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che
ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere
delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla
morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa
di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di
noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso,
possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna
beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.
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