ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 04/11/2009

QUANDO NATALIA GINZBURG INVITAVA A NON TOGLIERE IL CROCEFISSO

Post n°2598 pubblicato il 04 Novembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Natalia Ginzburg, scrittrice, giornalista, deputata alla Camera come indipendente nelle liste del PCI, figura di primo piano della cultura dal dopoguerra, tra i grandi narratori del '900

In alcune dichiarazioni riprese da APCOM, monsignor Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, ha ricordato a margine di un Convegno in Vaticano un articolo scritto da Natalia Ginzburg, in cui la scrittrice difendeva il crocifisso. In effetti era il 1988 quando scoppiò in Italia la polemica sulla presenza del crocifisso nelle aule scolastiche. Tra i tanti interventi sulla legittimità o meno della presenza del crocifisso, Antonio Socci, nel libro […] “Indagine su Gesù” (Rizzoli), riporta cosa affermò la scrittrice di origine ebraiche sul quotidiano comunista “L’Unità” il 22 marzo del 1988. Nell’articolo intitolato “Non togliete quel crocifisso”, Natalia Ginzburg scrisse: “Il crocifisso non genera nessuna discriminazione. Tace. E’ l’immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l’idea di uguaglianza fra gli uomini fino ad allora assente”. “La rivoluzione cristiana ha cambiato il mondo. Vogliamo forse negare che ha cambiato il mondo? Sono quasi duemila anni che diciamo ‘prima di Cristo’ e ‘dopo Cristo’. O vogliamo smettere di dire così?”, si chiedeva.
“Il crocifisso è simbolo del dolore umano. La corona di spine, i chiodi evocano le sue sofferenze. La croce che pensiamo alta in cima al monte, è il segno della solitudine nella morte. Non conosco altri segni che diano con tanta forza il senso del nostro umano destino”.
“Il crocifisso fa parte della storia del mondo. Per i cattolici, Gesù Cristo è il figlio di Dio. Per i non cattolici, può essere semplicemente l’immagine di uno che è stato venduto, tradito, martoriato ed è morto sulla croce per amore di Dio e del prossimo”.
“Chi è ateo – continuava la scrittrice –, cancella l’idea di Dio, ma conserva l’idea del prossimo”.
“Si dirà che molti sono stati venduti, traditi e martoriati per la propria fede, per il prossimo, per le generazioni future, e di loro sui muri delle scuole non c’è immagine”. “E’ vero, ma il crocifisso li rappresenta tutti”.
“Come mai li rappresenta tutti? Perché prima di Cristo nessuno aveva mai detto che gli uomini sono uguali e fratelli tutti, ricchi e poveri, credenti e non credenti, ebrei e non ebrei, neri e bianchi, e nessuno prima di lui aveva detto che nel centro della nostra esistenza dobbiamo situare la solidarietà tra gli uomini”, affermava la Ginzburg.
“Gesù Cristo ha portato la croce. A tutti noi è accaduto di portare sulle spalle il peso di una grande sventura. A questa sventura diamo il nome di croce, anche se non siamo cattolici, perché troppo forte e da troppi secoli è impressa l’idea della croce nel nostro pensiero”.
“Alcune parole di Cristo, le pensiamo sempre, e possiamo essere laici, atei o quello che si vuole, ma fluttuano sempre nel nostro pensiero ugualmente”.
“Ha detto ‘ama il prossimo come te stesso’. Erano parole già scritte nell’Antico Testamento, ma sono diventate il fondamento della rivoluzione cristiana. Sono la chiave di tutto”.
Natalia Ginzburg concludeva il suo articolo affermando: “Il crocifisso fa parte della storia del mondo”.
“L'identità di un popolo e di una cultura – ha commentato l'Arcivescovo Ravasi – è una ricchezza. Elliot diceva: se togliamo il cristianesimo dal nostro orizzonte non perdiamo la fede, perdiamo il nostro volto. E tra persone senza volto non è più possibile dialogare…”. -  Tratto da: zenit - Atempodiblog -

 
 
 

APPELLO AI CREDENTI: NON DORMITE, ALZATE LA VOCE

Post n°2597 pubblicato il 04 Novembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

«Sa cosa penso, tutto sommato? Che noi cristiani stiamo dormendo. Questa manifestazione di secolarismo aggressivo dovrebbe essere un segnale per svegliarci e alzare un po’ la voce». Il cardinale Walter Kasper, 76 anni, presidente del pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, è una persona mite, finissimo teologo che fu assistente di Leo Scheffczyk e di Hans Küng e ha guidato le facoltà di Münster e Tubinga, insegnato a Washington, pubblicato opere tradotte in tutto il mondo come Il Dio di Gesù Cristo, un uomo di dialogo (da anni tiene per la Chiesa i rapporti con le altre confessioni cristiane e con gli ebrei) aperto al mondo laico e ai non credenti. Essere miti, però, non significa dormire, sorride: «In alcuni ambienti europei, a Strasburgo e Bruxelles, vogliono costruire una realtà che non sarebbe più Europa, perché senza cristianesimo l’Europa non è. Tale tendenza antistorica esiste, ha potere, e questo non si può tollerare: anche i politici che si dicono cristiani dovrebbero parlare…».

Per dire cosa, eminenza?
«Nel centro di tutte le antiche città d'Europa c'è una cattedrale, vogliono abolire anche le cattedrali? Sono costernato all'idea che un tribunale europeo abbia potuto pendere una decisione del genere. E radicalmente antieuropea. Se si viaggia dalla Spagna all'Estonia e fino a Mosca, dappertutto si trova la Croce: dice la nostra cultura, è l'eredità comune che ha unito il continente, non si possono negare così le proprie radici».

La sentenza parla di «violazione della libertà religiosa»…
«Togliere il crocifisso dalle aule, semmai, è una violazione del sentire della maggioranza: i cristiani sono e restano la gran parte, soprattutto in Italia, e la maggioranza non può essere orientata dalla minoranza. Ma non si tratta tanto di questo. E' chiaro che per noi cristiani è essenzialmente un simbolo religioso. Oltre a questo, però, la Croce è un simbolo culturale».

A quanto pare, però, c'è chi si sente offeso…
«Il crocifisso è un segno di carità e di benevolenza, non può essere offensivo, non minaccia nessuno. Dice l'amore e la misericordia di Dio, una misericordia che è per tutti, anche per i non credenti».

Ma la laicità?
«La laicità è legittima, viviamo in una società pluralista nella quale convivono diverse fedi e idee, dobbiamo avere tolleranza e rispetto verso gli altri. Questa decisione, tuttavia, è molto strana, non esprime laicità ma ideologia, un laicismo che si fa intollerante: voler togliere il crocifisso è intollerante».

Non c'è anche una responsabilità di chi ha stravolto e usato la Croce come un segno «contro» gli altri?
«E' vero, spesso nella storia è stata usata in questo modo. Ma non credo che oggi nessuno possa intenderla così. No, ciò che resta dopo aver tolto i simboli è il vuoto. Il vuoto! E questo il senso della secolarizzazione? Che non c'è più nulla? Ma che cosa vuol dire?».

Il Papa, in volo verso Praga, diceva che le «minoranze creative determinano il futuro» e la Chiesa «deve comprendersi come minoranza creativa». E questo il destino dei cristiani in Europa?
«La Repubblica Ceca è un caso straordinario, ma nel resto d'Europa i cristiani non sono una minoranza: restano una grande maggioranza con una grande eredità culturale. La Croce dice da dove veniamo, ha unito il continente, ci sono Stati come la Svizzera o la Svezia che l'hanno nella bandiera, un simbolo religioso divenuto simbolo nazionale! Ripeto: che cosa sarebbe l'Europa se i cristiani non ci fossero più? Non sarebbe più Europa».

Diceva che i cristiani devono «svegliarsi». In che modo?
«Mostrando la loro presenza. La tolleranza verso gli altri è doverosa, ma ci siamo anche noi e abbiamo i nostri diritti. Del resto siamo in democrazia, no? Abbiamo le elezioni. Io mi sono sempre lamentato che così poche persone vadano a votare per eleggere il Parlamento europeo. E i parlamentari devono rispondere a coloro che li hanno eletti».  - Gian Guido Vecchi - Corriere della Sera

 
 
 

TRA MOGLIE E MARITO, NON METTERE IL DITO!!!!!

Post n°2596 pubblicato il 04 Novembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

- Tra moglie e marito, non mettere il dito - diceva la saggezza popolare. Come a dire, si tratta di rapporti delicati, di equilibri in cui è meglio non intromettersi.
Si tratti di peccati consumati con giovani cortigiane, (leggi escort), o con transessuali, i peccati dovrebbero essere "discussi" in famiglia, educatamente o con l’ausilio di porte sbattute e piatti scagliati sul pavimento, ognuno si regoli secondo temperamento, al tempo in cui la famiglia aveva certamente un padre e una madre, si usava il mattarello o il battipanni ora sono strumenti in disuso, come la famiglia del resto. Oggi, tra moglie e marito, soprattutto se si tratta di personaggi per così dire "in vista", il dito e la gamba tesa ce la mettono tutti, i talk televisivi, i telegiornali, i quotidiani cui non par vero di ravvivare le vendite con gossip pruriginosi a dire il vero con bilance differenti, vedi il caso Boffo e il caso Marrazzo. La famiglia? La loro famiglia? Non conta, quindi nessuno si prende cura di difenderla, di tutelare almeno i figli, è il diritto di cronaca bellezza! E’ una guerra civile combattuta a colpi di ‘gossip’. Ciò non toglie che chi gestisce la res pubblica grazie al nostro voto, dovrebbe sentire la responsabilità e la spinta a un comportamento più consono al ruolo, andare con l’auto blu agli incontri con i trans e sperare di passare inosservati o è ingenuità o è arroganza, erano altri tempi, quando le questioni "di letto" erano private.
Mussolini era considerato uno sciupa femmine, ma nessuno osava dire nulla dei suoi amori clandestini, nè della giovane Claretta. Togliatti lasciò la moglie e il figlio quando il matrimonio era indissolubile sia per la destra che per la sinistra, per andare a vivere nella mansarda di Montecitorio con Nilde Iotti che aveva ventisette anni meno di lui, nessuno nella DC di allora osò però usare l’argomento a fini politici. Luigi Longo s’innamorò di Bruna Conti e lasciò Teresa Noce, fece annullare il matrimonio da un tribunale di San Marino, dichiarando d’essere stato costretto al matrimonio pur di convolare a nuove nozze, ma erano tempi in cui cosa accadeva nelle camere da letto era un affare privato. Pare che i tempi siano cambiati, i più libertini a parole, sono coloro che del libertinismo altrui si fanno gioco, chiedendo moralità.
E così accade che a mettere alla berlina il "peccatore" siano le amanti, le cortigiane, i trans, i carabinieri, i fotografi, qualcuno in cerca di notorietà o di denaro facile, che ricatta o vende notizie e immagini, della serie - fino a che c’è polenta se magna. Ed è allora che i fatti privati diventano "pubblici" e spesso ridicoli, perché un uomo in mutande un po’ ridicolo lo è, (magari con calzino annesso) perché il sesso se è solo ginnastica, vizio, trasgressione dite quel che volete, perde la sua poesia, è incompleto, ne rimane solo la parte animale e certe per così dire ‘debolezze’, somigliano più a una malattia che a un peccato, e finiscono per sporcare come olio sulla carta assorbente i legami, quelli cui si è giurata fedeltà davanti a Dio o davanti a Veltroni sindaco. Siamo in balia delle voglie e queste finiscono per venire prima, anche delle cose che diciamo ci sono più care al mondo, gli affetti, i figli di cui si mettono immagini sorridenti sul sito internet personale. Ha voglia Alessandra Di Sanzo, attrice di "Mery per sempre" e di "Ragazzi fuori", a scagliarsi contro i «bacchettoni ipocriti» che hanno crocefisso il presidente della Regione Lazio. Però dice la Di Sanzo, che "non c'è marcio nel modo in cui una persona si esprime sessualmente. Il sesso è sesso. Non è che se uno va con le trans perde la propria credibilità di uomo." Sarà, ma io appartengo ancora alla vecchia scuola, a quella che c’è sesso e sesso, che per una moglie il tradimento con un’altra donna è un’umiliazione, ma quello con un transessuale è una tragedia. E le mogli? Vogliano dire due parole sulle donne? Quelle tradite, quelle che al tempo del battipanni si chiamavano cornute? Oggi come allora umiliate, perché han voglia gli esperti a dire che il tradimento è un po’ colpa loro, che hanno disfatto il nido, che hanno cercato l’indipendenza, inibito il maschio con la loro aggressività, hai voglia a cercar giustificazioni e a dire che in fondo – un po’ - se la sono cercata. Economicamente sottomesse come un tempo o economicamente emancipate come ora, il tradimento è sempre uno smacco, un’ulcera che non rimargina.
Ci sono mogli che pur avendo rinunciato alla loro professione, hanno scelto di fare la parte della moglie discreta, mai al braccio del suo uomo nelle occasioni ufficiali, e il primato l’hanno perso ugualmente scegliendo poi di dare in pasto la loro crisi coniugale ai quotidiani. E altre invece che sono state accanto al loro uomo, ma ugualmente non l’hanno avuto tutto per sé, però nel momento della disfatta queste donne reagiscono, alzano la testa, consapevoli che non sono loro ad avere sbagliato, pensano che un grande amore non possa naufragare nemmeno per un errore reiterato, che si è rimasti uniti nella buona e che si deve tentare di farlo anche nella cattiva sorte. Delle donne forti, si dice - con le palle – perché erroneamente si pensa siano quegli gli attributi della forza, ma se così fosse il Padre Eterno, i figli li avrebbe fatti mettere al mondo agli uomini, no? Invece gli "attributi" delle donne si chiamano forza, coraggio, saper guardare e capire cosa conta, sono loro a tenere in piedi la baracca quando il virile maschio cade dal piedistallo e torna a cercare sicurezza e conforto tra quelle braccia che aveva trascurato. La moglie di Marrazzo poteva gettarlo dalle scale, o prenderlo a piatti in testa e forse l’avrà anche fatto, ma ha poi rialzato la testa, guardato la figlia e dichiarato: "io so che amo Piero, che abbiamo una figlia assieme, che il mondo c'è crollato addosso. Ma so anche che in qualche modo, tutti assieme, ne verremo fuori". Chapeau. Vien da dire che l’Italia ha bisogno di donne così e non di uomini sessualmente allegri o dai gusti incerti. - Buggio Nerella - culturacattolica -

 
 
 

CROCIFISSO/ IL GIUDICE MIRABELLI: COSI' SI ALIMENTA L'INTOLLERANZA

Post n°2595 pubblicato il 04 Novembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il pluralismo e la libertà religiosa sono sanciti dalla nostra Costituzione ma questi principi, dice la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, sono di fatto smentiti dalla presenza dei crocifissi nelle aule scolastiche. Ora l’Italia farà ricorso contro la sentenza della Corte europea, che intende difendere «l’obbligo di neutralità religiosa nel contesto dell’istruzione pubblica obbligatoria». Lo stato italiano, in altre parole, non può imporre credenze religiose. Di nessun tipo. «Ma siamo sicuri - dice Cesare Mirabelli, ex presidente della Corte costituzionale - che la neutralità dello stato non diventa la via per escludere la dimensione religiosa dal panorama pubblico?»

Professore, una sua valutazione a caldo della sentenza?

È una sentenza molto articolata. Con un paradosso: vuole tutelare la libertà religiosa ma alimenta l’intolleranza. Perché valorizzando la libertà negativa di religione tende a escludere ogni simbolo religioso, e perciò a privilegiare la posizione di chi si colloca su un versante di esclusione più che di inclusione.

Ha avuto modo di scorrere le motivazioni. Che idea si è fatto?

La sentenza è fondata su due elementi. Il primo è l’articolo 2 del primo Protocollo addizionale alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, che afferma il diritto all’istruzione. E questo diritto dev’essere non solo garantito a tutti ma lo stato, nell’esercizio delle propri funzioni in campo educativo e nell’insegnamento - dice questa disposizione - deve rispettare il diritto dei genitori di assicurare l’educazione e l’insegnamento secondo le loro convinzioni filosofiche e religiose. Quindi anche secondo le convinzioni non religiose, evidentemente.

Per lo stesso motivo, però, è compreso anche il diritto dei genitori che vogliono impartire un’educazione religiosa a non vedere espunta la presenza di questo simbolo, il crocifisso, dal panorama educativo…

Esatto. La cosa è bilaterale. E l’altra norma alla quale si riferisce la sentenza è la libertà di coscienza e di religione, l’articolo 9 della Convenzione. Ora, mi pare che la sentenza non tenga conto - o meglio lo fa, ma ritiene l’elemento irrilevante - del fatto che la presenza del crocifisso nelle scuole ha, come aveva sostenuto il nostro Consiglio di Stato, una pluralità di significati. Esso assume un valore profondamente religioso per il credente, ma al tempo stesso manifesta valori della nostra civiltà che non si impongono né richiedono alcun atto di culto o di adesione. C’è solamente la presenza di questo simbolo in luoghi pubblici.

È proprio quello che si contesta.

Ma basta questo per dire che diventa un’imposizione che limita il diritto dei genitori, e che viola la laicità dello stato? O piuttosto la neutralità dello stato non diventa la via per escludere la dimensione religiosa dal panorama pubblico? Ma se così fosse, la neutralità contraddirebbe se stessa.

Come può, si chiede la Corte, un simbolo «ragionevolmente associato con il cattolicesimo», servire al pluralismo educativo»?

Il pluralismo educativo significa prendere atto delle realtà che ci sono e proporle, metterle in discussione, non imporle. Dalla sentenza risulta paradossalmente una sorta di intolleranza perché esclude che ci possa essere qualcosa di diverso da me nel panorama nel quale io mi muovo. È assurdo ed è l’esatto contrario dello scopo che la sentenza aveva, ma è il risultato al quale si giunge in modo coerente.

Secondo lei la memoria italiana finita sul tavolo della Corte è solida?

Ne conosco solo gli elementi che emergono dalla lettura della sentenza e mi pare che si rifaccia in modo molto articolato a quanto espresso dal Consiglio di Stato. Fu proprio il Consiglio, decidendo su questa materia, a ritenere che il crocifisso è simbolo altamente religioso per chi ha questa convinzione spirituale ma è anche, per tradizione storica e realtà della nostra identità, un elemento con un forte valore civile, anche simbolico. Dunque non necessariamente ha per tutti lo stesso significato. Anche lo stato laico, ha detto il Consiglio di Stato, può avere questo simbolo nei luoghi educativi. Ma la Corte non l’ha pensata così.

Quali saranno secondo lei gli effetti di questa sentenza?

Può essere l’occasione per sviluppare quella coscienza critica sulla quale proprio la sentenza insiste così tanto. Siamo di fronte ad una grande opportunità educativa e questo mi fa chiedere se alla fine non debba essere la scuola, al suo interno, a trovare un approccio e una soluzione ragionevole ad un problema culturale e sociale così importante.

A parte le sorti del ricorso che il governo farà, lei dice, quel che rimane è una lezione per tutti.

Ci troviamo a dover riflettere sulla garanzia della libertà della persona, che dev’essere rispettata al massimo, e sulla tolleranza, che significa comprensione e non esclusione. Il luogo principe di questo metodo è proprio la scuola.

Non le pare che l’ipotesi culturale che sottostà alla sentenza della Corte sia quella della laïcité alla francese?

Si intravede forse la legge sul divieto dei simboli religiosi indossati dagli studenti. Ci troviamo di fronte a due diritti: il diritto dei genitori che vogliono un’educazione che abbia l’elemento religioso e il diritto dei genitori che non lo vogliono. Ma tolleranza non vuol dire "spegnere la luce". Va ripensata la laicità, la libertà ed evidentemente le garanzie, perché come bisogna affermare le garanzie che ci sono per il credente, così vanno affermate le garanzie che ci sono per il non credente.

Può un simbolo unire anziché dividere?

Sì, e mi sembra che nel nostro paese il crocifisso sia stato finora più un elemento di riflessione che di imposizione, e quindi di educazione alla tolleranza. La sua presenza non richiede atti di culto. Esso mantiene l’evidenza di una tradizione palpabile nelle strade del nostro paese, nella sua arte e nella sua storia. Questa tradizione non mette però al riparo dal rischio. Una presenza del crocifisso che si segnalerebbe subito in maniera intollerante, se volesse imporre alcunché. -

Cesare Mirabelli - ilsussidiario -

 
 
 

RICORDATI DEI NOVISSIMI E NON PECCHERAI

Post n°2594 pubblicato il 04 Novembre 2009 da diglilaverita
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Come al solito, l'Arcivescovo di Bari- Bitonto, Monsignor Francesco Cacucci interpellato da Pontifex risponde alla sue domande con grande signorilità. Del resto, Monsignor Cacucci si è sempre contraddistinto per spirito di amore, sensibilità sociale e attenzione alle comunicazioni. Insomma, Bari ha davvero un Pastore con la P maiuscola. Eccellenza,la Chiesa e il Popolo di Dio ieri hanno celebrato la Commemorazione dei Fedeli defunti, quale è il suo commento su questa tappa nel cammino della Chiesa?: " io credo che vada vista senza retorica,ma con grande senso della realtà. Specialmente qui al Sud questa giornata ha dimostrato nei vivi un grande attaccamento alla memoria del trapassati e sincera devozione e questo non può che rallegrarmi". Poi aggiunge: " certamente alcune volte si tende a mitizzare, ad esagerare oltre misura la figura del defunto anche quando in vita non sempre siamo stati teneri con lui". Ha toccato un tasto dolente: " guardi io non intendo fare il sermone o critiche a nassuno, ma francamente questo rischio ci sta. Portare fiori e preghiere ai defunti il due novembre è bello, ma bisogna intanto ricordarsi di loro con le preghiere tutto l'anno, poi sarebbe auspicabile un atteggiamento degno della stessa devozione in vita". In concreto, che cosa bisognerebbe fare?: " sviluppare il dono e il comandamento dell'amore. Spesso non siamo coscienti o le ignoriamo le difficoltà, i problemi del vicino, anche dei nostri parenti. Viviamo nella indifferenza e nella pigrizia del cuore. Dovremmo sviluppare il comandamento dell'amore". Lei ha parlato di indifferenza: " certo, ignorare o far finta di nulla sapendo e conoscendo i drammi altrui è grave, manchiamo di carità e di misericordia. Credo che tutti noi dovremmo ricordare questa massima". Quale?: " ricordati i novissimi e non peccherai". La spieghi: " tutti sanno che cosa sono i novissimi. Bene, se riflettessimo su di essi forse renderemmo la nostra esistenza maggiormente sgombra dal peccato e dal vizio. Ovviamente il peccato sarà sempre presente data la fragilità della condizione umana, ma almeno sforziamoci di limitare le nostre colpe. Ecco bisogna appunto ricordare che esistono i novissimi e che nessuno sa il giorno o l'ora del suo congedo e pertanto è auspicabile vivere in grazia di Dio". Nella settimana passata la Comunità Europea ha lanciato l'allarme disoccupazione: " esiste davvero e specie al sud. Mi allarma come piaga sociale, perchè la mancanza di lavoro intacca le basi della civile convivenza. Però bisogna riconoscere che molti non vogliono fare alcuni mestieri come per esempio l'agricoltura. Il vero dilemma riguarda i laureati che per forma mentis non hanno le caratteristiche dei lavoratori di terra o muratura. Loro sono quelli che soffrono maggiormente. Forse dovrebbero rendersi conto che nella epoca della globalizzazione il posto fisso non è garantito e quindi guardare alla mobilità o flessibilità con meno pregiudizi". - Bruno Volpe - Pontifex -

 

 
 
 

COMMENTO AL MESSAGGIO DELLA REGINA DELLA PACE DEL 2 NOVEMBRE 2009 DI PADRE ARMANDO

Post n°2593 pubblicato il 04 Novembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

"Cari figli! Anche oggi sono in mezzo a voi per mostrarvi la strada che vi aiuterà a conoscere l’amore di Dio, l’amore di Dio che ha permesso che Lo chiamiate e lo sentiate Padre. Chiedo a voi di guardare sinceramente nei vostri cuori e vedere quanto voi Lo amate. Lui è l’ultimo ad essere amato? Circondati dai beni, quante volte Lo avete tradito, rinnegato, dimenticato. Figli miei, non ingannatevi con i beni terreni. Pensate all’anima, perché essa è più importante del corpo, purificatela. Invocate il Padre, Lui vi aspetta, tornate a Lui. Io sono con voi perché Lui nella sua grazia mi manda. Vi ringrazio".

Carissimi c’è sempre una grande attesa per il Messaggio di questo giorno e penso che anche la Regina della Pace attenda e prepari con cura questo appuntamento. Oggi, Lei si propone come Guida per indicarci la strada dell’Amore di Dio e per additarci il Dio dell’Amore, che non è un vago Creatore, ma un Padre vero e concreto. Lei dimora presso di Lui, Lo conosce bene, ed è Lui che La invia a noi con gratuità ("nella sua grazia")!Ancora una volta ci chiede di guardarci dentro con sincerità. La domanda diretta che pone (Quanto lo amate? E’ l’ultimo ad essere amato?) non ammette distinguo o attenuanti: o si, o no: non c’è una via di mezzo. Quando, da bambini, ci domandavano quanto bene volevamo a mamma e a papà, allargavamo le piccole braccia per dire che quelle braccia non ci bastavano e che neppure la parola "Tantoooo…!" lo esprimeva davvero: per noi mamma e papà erano tutto!... i primi e gli unici! Vorrei dire poi che mi colpisce tanto quella progressione nel descrivere la via dell’allontanamento: "il tradimento, il rinnegamento, la dimenticanza". Tre parole che sembrano fare la conta dei peccati piú gravi e di quelli che non lo sembrano affatto, ma che di fatto cancellano Dio dal nostro orizzonte. Leggendo e rileggendo quelle tre parole cosí come sono o anche a ritroso, ciascuno puó vedere la sua storia. Chi non ha dimenticato di dire le preghierine da piccoli? O chi a un certo punto non si è vergognato della propria fede? E quanti hanno anche tradito questo Amore? Lei insiste nel sottolineare la caducità e l’inganno dei beni terreni. Quei beni, che sono dono del Padre, che un giorno hanno portato fuori casa quel Figliol Prodigo e che non l’hanno appagato ma deluso, che, quando sono finiti, l’hanno lasciato nel buio di un grande smarrimento, finché non è emersa la luce di suo Padre che aspettava solo il suo ritorno, quei beni sono i beni che occupano nel nostro cuore il posto di Dio, che ci allontanano da Dio, che ci ostacolano, che ci fanno litigare tra noi, ma che possono anche farci sentire un grande vuoto, e poi, in fondo al cuore, la fame e la sete di verità, di amore vero, eterno, indistruttibile, che solo un Padre come il Dio dell’Amore puó darci. La Regina della Pace ci ricorda che siamo circondati dai beni terreni, ma che essi devono restare fuori dal nostro cuore, non devono ingombrarlo, perché il nostro cuore è fatto per Dio. Come è espressivo S. Agostino là dove dice: 

"…Ecco, Tu eri dentro di me, io stavo al di fuori, e qui Ti cercavo, gettandomi, deforme, sulle belle forme delle creature fatte da Te. Tu eri con me, ma io non ero con Te: mi tenevano lontano quelle creature che non esisterebbero se non fossero in Te…" La Regina della Pace ci chiede dunque di guardarci dentro... Lei ci vede, Lei sa tutto di noi. Ma sa anche quali strade dobbiamo percorrere per fare la verità dentro di noi. Lei ci ricorda che l’anima è piú importante del corpo, che dobbiamo purificarla con la Confessione e che brillerà di Luce vera dopo i nostri Incontri con il Padre nella preghiera, che già qui ci incontra, in attesa dell’Incontro finale. IncontrarLo qui significa tornare adesso a Lui, e possederLo in pienezza dopo. Che belli quei tre verbi: "Invocate…Vi aspetta… Tornate…"! Sono parole che fanno riflettere, che toccano il cuore e che possono cambiare la vita, ma anche che ci confermano nell’Amore verso Colui che è al centro dei nostri pensieri, delle nostre giornate, che è nella nostra preghiera. Questo Padre ci benedica e Maria ci sostenga perché i nostri piedi, appesantiti dal mondo, non siano troppo stanchi. Vi benedico. Fraternamente. P. Armando - Innamorati di Maria -

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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