ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 05/11/2009

ALLORA ABOLIAMO CALENDARI, AFFRESCHI E DOMENICHE

Post n°2604 pubblicato il 05 Novembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

L'Europa dovrebbe studiare un calendario veramente laico e condiviso, che faccia piazza pulita di queste convenzioni religiose di parte. Si potrebbe ricominciare a contare gli anni dalla fondazione di Roma (ma i laziali saranno d’accordo?). Infine, bisognerà pur affrontare anche il problema di certi simboli matematici...La sentenza della Corte di Strasburgo mi ha finalmente aperto gli occhi. L’Italia deve svegliarsi dal suo medioevale torpore e imparare dalle avanguardie europee. Diciamola tutta: è l’ora di finirla con quest’Italietta cattolica, con questo Paese di campanili, con il frusciar di tonache pretesche e d’ingerenze cardinalizie a ogni piè sospinto. Finalmente c’è un giudice a Berlino che riconosce l’inaudita violenza alla quale sono stati sottoposti fin dalla fondazione dello Stato unitario generazioni di studenti, costretti a incrociare con lo sguardo svogliato, quei due pezzi di legno inchiodati al muro. È ora di liberarsi da questi fardelli del passato, la cristianità è tramontata, la Repubblica è laica, i cristiani tengano i crocifissi in casa o in chiesa, non pretendano di imporli a scuola e negli uffici in pubblici né tantomeno nelle aule di giustizia dove vengono giudicati i poveri cristi. La battaglia per la libertà dal giogo della religione è però appena cominciata. Questo è soltanto un primo, timido ma necessario passo. Te ne suggerisco qualche altro. Non basterà abolire, come tu stesso hai ricordato, il simbolo della Croce Rossa su fondo bianco, ormai tradizionale emblema delle istituzioni ospedaliere. Bisognerà porre la questione ormai irrinunciabile, del computo del tempo. Ti pare corretto che io, laico, sia costretto per un’assurda convenzione d’antan a calcolare gli anni dalla data nascita di un ebreo marginale e irrilevante, venuto al mondo in un villaggio agli estremi confini dell’Impero romano? Ti pare giusto che io debba riferirmi a quella nascita ogni qual volta spedisco un’email, scrivo una lettera, pianifico una vacanza o leggo un giornale? Sopruso insopportabile: son costretto a riferirmi a Gesù ogni santo giorno e più volte al giorno. L’Europa dovrebbe studiare un calendario veramente laico e condiviso, che faccia piazza pulita di queste convenzioni religiose di parte. Si potrebbe ricominciare a contare gli anni dalla fondazione di Roma (ma i laziali saranno d’accordo?) o meglio inventare una data di partenza ex novo. E poi, vogliamo parlare della domenica? Si continua a chiamarla così, vale a dire dies Domini, giorno del Signore, e sono costretti a festeggiarla tutti, anche i non credenti, quando è risaputo che in questo giorno si ricorda la resurrezione del suddetto ebreo marginale nato in Giudea un paio di millenni fa. Perché favorire quei cattolici (sempre meno), che usano di quel giorno per le loro pratiche religiose di precetto? Noi laici dovremmo ribellarci, e chiedere all’Europa di istituire il fine settimana il martedì (non il mercoledì, sennò favoriamo quelli che vanno all’udienza del Papa), equidistante sia dalla domenica cristiana sia dal venerdì islamico e dal sabato ebraico. Non parliamo poi di feste quali il Natale o la Pasqua, così smaccatamente cristiane. Basta con l’ipocrisia di trasformarle in feste dei buoni sentimenti o della primavera: si aboliscano. E i cristiani che vogliono andare a messa si prendano un giorno di ferie. Ancora. Vogliamo finirla con le scuole pubbliche e le vie intitolate ai santi? Perché mai una scuola statale dovrebbe chiamarsi «Francesco d’Assisi»? La famiglia benestante potrebbe risentirsi, non ritenendo quello di San Francesco un modello in linea con la new economy, come pure potrebbe non essere d’accordo la famiglia del cacciatore, che agli uccellini e ai lupi preferisce sparare piuttosto che parlare. E i troppi affreschi esposti in luogo pubblico, così irritanti per il loro contenuto ostentatamente religioso? E i campanili che svettano fastidiosamente, impossibili da non notarsi, anche quando si percorre l’autostrada? Non si potrebbero oscurare con appositi pannelli? Chi pensa ai miei diritti di laico quando passeggiando per i sentieri di montagna m’imbatto in quelle edicole con l’effigie della Madonna (la madre dell’ebreo marginale di cui sopra)? E perché in cima alle montagne ci si deve andare per forza a piantare una croce? Infine, bisognerà pur affrontare anche il problema di certi simboli matematici. Il segno del «più», lo sanno tutti, è una croce bell’e buona. Anche il segno del «per» lo è, infatti quella è la forma della croce di Sant’Andrea. Troviamo un’alternativa, per non offendere i laici che impegnati in un calcolo algebrico, potrebbero perdere la loro concentrazione soffermandosi su quel segno. Un segno che li potrebbe distrarre, ricordando le crociate, le battaglie contro gli arabi musulmani ai quali dobbiamo, tra l’altro, proprio i numeri che utilizziamo ogni giorno. Forse in nome della laicità, e per non sembrare di prendercela solo con i cristiani, sarebbe meglio abolire pure i sincretisici numeri indo-arabici e tornare ai vecchi numeri romani. Mi fermo qui, perché ho già scritto troppo, per l’esattezza LXXIX righe. - di Andrea Tornielli - Donboscoland -

 
 
 

IL VESCOVO DI MILETO RACCOGLIE L'EREDITA' DI UNA MISTICA, NATUZZA EVOLO

Post n°2603 pubblicato il 05 Novembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Circa 30.000 persone provenienti da tutta Italia e anche dall'estero hanno sfidato questo martedì la pioggia della Calabria per unirsi al funerale di Natuzza Evolo, considerata una mistica dei tempi moderni, fondatrice dei Cenacoli di preghiera. "Per noi lei è già santa perché adesso è in paradiso", ha detto nell'omelia della celebrazione il Vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, monsignor Luigi Renzo. Secondo la testimonianza delle numerose persone che accorrevano a chiederle preghiere o consigli, sul suo corpo apparivano nel periodo quaresimale ferite sanguinanti per le quali non è mai stato possibile trovare una giustificazione scientifica. Spesso si è parlato anche dei casi di emografia che l’avrebbero riguardata e soprattutto dello stato di trance che l’assaliva. La prima volta si registrò il 26 luglio 1936, quando per sette ore i medici cercarono di capire cosa stesse accadendo, secondo quanto ha documentato "Avvenire", il quotidiano della Conferenza Episcopale Italiana. L'episodio più significativo, invece, avvenne nel 1944, quando Natuzza raccontò di aver avuto una visione e di essersi sentita annunciare la costruzione di "una grande casa per alleviare le necessità di giovani, anziani e di quanti altri si troveranno nel bisogno, con una grande chiesa che si chiamerà 'Cuore immacolato di Maria rifugio delle anime'". Quarantatrè anni dopo, il 13 maggio 1987, l’allora Vescovo di Mileto, monsignor Domenico Tarcisio Cortese, diede l’assenso alla nascita di un’associazione, poi divenuta fondazione, che portava quel nome ed era finalizzata tra l’altro alla realizzazione dell’opera. Proprio davanti al cantiere di questa struttura, a Paravati, piccola frazione di Mileto, è stato allestito l’altare sul quale si è celebrata la liturgia funebre per Natuzza, deceduta all'età di 85 anni il 1° novembre. All'annuncio, nel giorno dei Santi, le campane del suo paese hanno suonato a festa. "Mi chiedono cosa pensi la Chiesa di Mamma Natuzza – ha riconosciuto monsignor Renzo –, e la risposta è nella partecipazione a questa cerimonia di tanti confratelli Vescovi". Accanto al presule, sull'altare, c'erano cinque Vescovi, i pastori delle tre Diocesi di Locri-Gerace, Catanzaro-Squillace e Lamezia e due emeriti. Li circondavano più di cento sacerdoti. Natuzza, sposata con un falegname con cui ha avuto cinque figli, fin dall’adolescenza era stata al centro di fenomeni inspiegabili, ritenuti da alcuni paranormali. "Sono fenomeni di grande suggestione e se vogliamo di sensazionalismo, ma restano sempre marginali – ha affermato il Vescovo –. Natuzza non è grande per questi fenomeni, anche se appariscenti. Natuzza è grande per la sua fede, per il suo amore, per il suo 'sì' totale dato a Gesù sofferente". Monsignor Renzo ha rivelato nell'omelia che "Natuzza, donna debole nella salute, ma forte nella fede, ha mostrato il suo coraggio, la sua grandezza d’animo, soprattutto al momento della morte. E’ in quel momento che ha testimoniato a me e agli altri vicini al suo letto di agonia quale fosse la sua tempra spirituale e come la sua fede e il suo amore a Dio fossero tutto per lei". Il Vescovo ha ricordato di averla vista poche ore prima della morte e di averle chiesto: "Natuzza, volete baciare il Crocifisso?". "Come se si fosse svegliata da un torpore di sofferenza, ha aperto gli occhi, ha fatto cenno di sì e porgendo e avvicinando le labbra ha baciato il Crocifisso. In quello stato di dolore e sofferenza ha dimenticato se stessa e ha baciato il Crocifisso riprodotto sulla mia Croce pettorale". - Per ulteriori informazioni sui Cenacoli di preghiera,

 http://www.rifugiodelleanime.org - - Zenit -

 

 
 
 

CATECHESI DI PADRE GABRIELE AMORTH

Post n°2602 pubblicato il 05 Novembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Domanda: Quando si fa un aborto, i bambini abortiti che fine fanno? Don Amorth: Sia ben chiaro che come c’è l’incontro dell’ovulo con lo sperma nasce una creatura umana, perfetta, completa, eterna, vitale. Dove vanno questi bambini? La Bibbia su questi punti non ci ha dato delle risposte precise, ha dato però dei principi su cui basarci. Il primo principio è che Dio dà a tutti le grazie necessarie per salvarsi e quindi le dà anche a questi bambini. Il secondo principio è che Gesù è morto per tutti, quindi Gesù è morto anche per questi bambini. Quando ci sono dei casi di aborto, la Chiesa insiste nel raccomandare questi bambini al Signore, nel dare loro un nome, nel far celebrare delle messe senza stancarsi mai, specie se c’è il rimorso di questa colpa orribile. Per tutta la vita sempre vi sia il pentimento vivo; oggi invece la società sta macchinando metodi nuovi per abortire più facilmente, addirittura chiamano questo procedimento una cura. "Cura" la chiamano, ma guardate a che punto di balordaggine siamo arrivati! Sono peccati gravissimi che pesano e causano punizioni su tutta l’umanità. Dove sono? Nel Limbo? No! Come si può pregare per loro per aiutarli? Raccomandarli al Signore. Se mia madre ha abortito i miei fratellini per problemi economici, cosa posso fare per loro e per mia madre? Pregare, pregare, suffragare; è solo questo che possiamo fare. La preghiera e la raccomandazione a Dio possono, in un certo senso, rimediare a queste colpe. Siamo però certi della salvezza eterna di queste creature. Grazie.

Domanda: La guarigione intergenerazionale ci induce a pensare che avvenimenti, azioni dei nostri antenati siano causa di sofferenze nella nostra vita. E’ possibile questo? Don Amorth: Ecco, tengo a ripetere quello che dissi in altra occasione. Le colpe morali per cui uno merita l’inferno, merita la pena eterna, non possono passare da una generazione all’altra. La Sacra Scrittura è chiarissima: ognuno paga per sé. Ci sono invece dei peccati che ricadono sui figli. Un padre molto ricco ad un certo punto sperpera i quattrini e i figli restano nella miseria. E’ una colpa che passa da una generazione ad un'altra? Certo, passa da una generazione ad un'altra, ma non è una colpa morale, un peccato, una colpa che comporta la pena eterna, è soltanto una colpa materiale che dà dei danni materiali. Quante persone purtroppo nascono anormali, malate, perché ci sono state delle colpe nei genitori. Anche questa è una colpa morale? No, si tratta di un fatto fisico per cui il figlio subirà le conseguenze di mali ereditati dai genitori, conseguenze che lo aiutano a santificarsi, offrire tutto al Signore per guadagnarsi il Paradiso. Non sono colpe morali che producono un male morale ossia un male che si ripercuote nell’anima in eterno, perché per questo ognuno paga per se. Vi sembra abbastanza chiaro? Domanda: E’ possibile cancellare una cattiva azione facendone un'altra buona? Don Amorth: Sì, le azioni buone cancellano quelle cattive; uno può esser vissuto per un tempo come un grande peccatore, poi si converte, fa del bene, fa una vita buona e ne riceve tutto il premio. Le sue colpe passate restano cancellate. La Bibbia ci dà questo esempio. Si possono riscattare le colpe del passato per ciò che hanno di valore morale, così nell’aborto si può rimediare al male commesso con la penitenza, con la preghiera, col pentimento, con le buone azioni… facendo sì che il Signore dimentichi le nostre azioni cattive. Domanda: La mancanza di perdono verso chi ci ha fatto tanto, tanto male, fa male a noi, ma anche a chi ci ha fatto del male? Don Amorth: Sì, la mancanza di perdono, prima di tutto fa male a noi, però fa male anche alla persona che non viene perdonata perché il nostro perdono ha una forza così potente che se io perdono di cuore e dico: "Signore perdona anche Tu," anche Dio perdona, per cui veramente il perdono di cuore può far cancellare anche la colpa di una persona che l’ha commessa. Il perdono cancella tutto. Domanda: E’ lecito giustificare sempre e comunque chi non ci ama dicendo: "Non è capace di amare, non ha gli strumenti culturali, non gli è stato insegnato… Se una persona da bambino non è stato amato, da adulto è o no in grado di scegliere se amare il prossimo"? Don Amorth: E’ una domanda complessa, me la dia che la rileggo io! "E’ lecito giustificare sempre e comunque chi non ci ama?" No, mai, mai è giustificato uno che non ama, mai anche se ha ricevuto un grande torto. "Si può giustificare sempre chi non ama dicendo che non è capace di amare?"No! Guardate, vi sia ben chiaro, l’amore è il fondamento della legge divina, tutti sono capaci di amare. Chi dice che non è capace di amare è soltanto un imbroglione che vuole imbrogliare se stesso e inventare delle scuse col dire che non ha gli strumenti culturali per farlo, che non gli è mai stato insegnato, ecc. E’ anche giusto tener conto che ci sono delle attenuanti. Chi vive in un ambiente dove tutti si odiano ha molte più difficoltà ad amare rispetto a chi vive in un ambiente pieno d’amore. Una persona che viene istruita nell’amor di Dio eh, allora è più facile che ami. C’è certamente colpa a non perdonare, ma ci sono anche delle attenuanti dovute all’ignoranza e all’ambiente culturale in cui uno è vissuto, ma sia chiaro il principio che l’amore è il fondamento della legge divina e tutti possono e debbono amare. "Anche se una persona da bambino non è stato amato, da adulto è o no in grado di scegliere di amare il prossimo? Certamente, conosco tante persone e ne conoscete anche voi, che hanno perdonato i loro genitori che li avevano abbandonati nell’orfanotrofio; non sapevano neanche chi fossero i loro genitori. Pensate, mai amati, mai accarezzati, eppure anche questi ragazzi hanno avuto la forza di perdonare di cuore i genitori che non conoscevano. Tutti hanno la forza di perdonare.

Domanda: Dopo una convivenza travagliata, una donna è stata lasciata dal marito. Lei è convinta che il marito sia stato manipolato dai suoi parenti. Ha perso la fiducia in tutto e in tutti, si sente perseguitata ed è convinta che qualcuno le voglia fare del male. Si è chiusa in se stessa, non va né dal medico né in Chiesa. I figli come possono aiutare la madre? I figli pensano che oltre a problemi mentali ci sia anche lo zampino del diavolo. Don Amorth: Purtroppo questo caso è abbastanza comune. Che ci sia una donna lasciata dal marito perché il marito è stato manipolato da un’altra donna, è possibile, sono casi che avvengono. La colpa è del marito che si è lasciato manipolare e poi è diventato schiavo di quella donna perché, se non si resiste in principio a certi mali si fa sempre più fatica a resistere dopo. E allora come si può mettere l’amore in una donna che è stata abbandonata dal marito e che si è trovata in carico i figli? Occorre la grazia di Dio, se non c’è l’aiuto di Dio non sappiamo venirne fuori con le nostre forze. Ecco perché noi diciamo con fede: "Gesù confido in Te", Gesù, sei tutta la ragione della mia speranza, ma diciamolo con verità e col cuore, non con le parole sole. "Sei tutta la ragione della mia speranza". Mi piaceva sempre quando andavo davanti alla stanzetta n. 5, riservatissima di Padre Pio, leggere la scritta che c’era sulla sua porta, una frase di San Bernardo: "Maria è tutta la ragione della mia speranza". Quindi vuol dire che non c’è disperazione, non c’è possibilità di disperazione. Un cristiano non può essere mai un disperato, ma sarà sempre uno che ha fiducia, perché la sua fiducia è riposta nel Signore. La sua fiducia è riposta nel Signore non negli uomini, non nei fattori umani, è riposta in Dio e allora questa fiducia non crollerà mai.Grazie, sia lodato Gesù Cristo! - Centro Regina della Pace -

 
 
 

DOMANI: IL PRIMO VENERDI' DEL MESE AL SACRO CUORE

Post n°2601 pubblicato il 05 Novembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Mostrando il suo Cuore a Santa Margherita Maria Alacoque (1647-1690), Gesù disse: "Ecco quel cuore che ha tanto amato gli uomini e dai quali non riceve che ingratitudini e disprezzo...". In diverse apparizioni alla stessa Santa, Gesù fece diverse promesse per coloro che avessero onorato il suo Cuore, tra le quali c' è quella definita "la grande promessa":

"A tutti quelli che, per nove mesi consecutivi, si comunicheranno al primo venerdì d'ogni mese, io prometto la grazia della perseveranza finale: essi non morranno in mia disgrazia, ma riceveranno i Santi Sacramenti (se necessari) ed il mio Cuore sarà loro sicuro asilo in quel momento estremo."

CONDIZIONI:

1. Accostarsi alla Comunione.
La Comunione va fatta bene, cioè in grazia di Dio; quindi, se si è in peccato mortale, bisogna premettere la confessione.

2. Per nove mesi consecutivi.
Quindi chi avesse incominciato le Comunioni e poi per dimenticanza, malattia, ecc. ne avesse tralasciata anche una sola, deve incominciare da capo.

3. Ogni primo venerdì del mese.
La pia pratica si può iniziare in qualsiasi mese dell'anno.


"Era tradizionale – e in alcuni Paesi lo è ancora – la consacrazione al Sacro Cuore delle famiglie, che ne conservavano un’immagine nella loro casa. Le radici di questa devozione affondano nel mistero dell’Incarnazione; è proprio attraverso il Cuore di Gesù che in modo sublime si è manifestato l’Amore di Dio verso l’umanità." (Benedetto XVI)



CONSACRAZIONE DELLA FAMIGLIA AL SACRO CUORE

O Gesú, che hai manifestato a S. Margherita Maria

il desiderio di regnare con il tuo Cuore sulle famiglie cristiane

vogliamo oggi proclamare la tua regalità d'amore sulla nostra famiglia.
Noi tutti vogliamo vivere, d'ora innanzi come Tu vuoi: - vogliamo far fiorire nella nostra casa le virtù alle quali hai promesso la pace quaggiù.
Vogliamo tener lontano da noi tutti quello che è in contrasto con Te.
Tu regnerai sul nostro intelletto, per la semplicità della nostra fede; sui nostri cuori per l'amore continuo che avremo per te e che ravviveremo ricevendo spesso la S. Comunione.
Degnati, o Cuore Divino, di restare sempre in mezzo a noi, di benedire le nostre attività spirituali e materiali,

di santificare le nostre gioie di sollevare le nostre pene.
Se mai qualcuno di noi avesse la disgrazia di offenderti ricordagli o Gesú,

che hai un Cuore buono e misericordioso con il peccatore che si pente.
E nei giorni di dolore saremo fiduciosamente sottomessi al tuo divino volere.

Ci consoleremo pensando che verrà un giorno in cui tutta la famiglia,

riunita felice in cielo potrà cantare per sempre le tue glorie e i tuoi benefici.
Ti presentiamo oggi questa nostra consacrazione per mezzo del Cuore Immacolato di Maria e del glorioso suo Sposo S. Giuseppe,
affinché con il loro aiuto possiamo metterla in pratica in tutti i giorni della nostra vita.
Dolce Cuore del mio Gesú, fa ch'io t'ami sempre piú.
Cuore di Gesú, venga il tuo regno.

Innamorati di Maria

 

 
 
 

CARITAS: IN ITALIA SEMPRE PIU' POVERI

Post n°2600 pubblicato il 05 Novembre 2009 da diglilaverita
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In un anno, rincaro del 20% delle persone disagiate. In fila alle mense Caritas per il pranzo, paghe anche d’un cestino pic nic. Il dato allarmante, inclemente al Sud, 17,7%: oltre il 20% in Sicilia, Basilicata e Sardegna. Il Nord registra il 2,9%. Al Centro, un deciso picco laziale, 17,5% ed un decremento nelle Marche: il 2,4%. Poveri in aumento dunque, anche in giacca e cravatta, con la mitica cartella sotto braccio. O con i capelli bianchi ed il bastone. Le pensioni sociali, vaporizzate già a metà mese. Preoccupante il fenomeno, che non accenna a migliorare. Anzi prevista, per il prossimo anno, un’altra ondata migratoria. Con l’incalzante richiesta alimentare alle mense. In alcune regioni, ci si attrezza a fronteggiare quella che ormai scrive in nero la pagina storica. Nel Napoletano, l’inchiesta dei giorni scorsi ha portato alla luce la truffa di circa 70 persone. Percepito il reddito di cittadinanza, pur non avendone i requisiti, dichiarando falsi introiti. Una truffa di circa 310.000€ nella Penisola Sorrentina, scaturita da accurate indagini della Guardia di Finanza. Un segnale allarmante di come ormai si facciano "carte false", per poter sbarcare il lunario del caro vita. Come ci si applichi sempre maggiormente, nel tentare di eludere utenze e giungere a fine mese. Un tempo, i poveri, ai crocicchi delle strade. Identificati sovente con la mendicità più grama. Oggi, i nuovi poveri, non solo sotto il profilo psicologico. Ma nel senso stretto del termine, sotto quello remunerativo, gli anziani e parte degli agiati d’un tempo. Ancora manca una risposta autorevole da parte delle istituzioni, al fenomeno, che contrasta decisamente quell’ingresso nell’Unione così perorato. A cosa abbia portato il nostro Paese il mercato globale, se lo chiedono i casa integrati o i precari che continuano a mobilitarsi per ottenere il riconoscimento occupazionale. Mentre la crisi economica sbanda i benestanti di un tempo, il ceto medio borghese, le raffiche immigratorie urlano " Mai fine al peggio!". - Rita Occidente Lupo - Pontifex -

 
 
 

ANNO SACERDOTALE: IL CURATO D’ARS, TESTIMONE DELLA MISERICORDIA VERSO I PECCATORI

Post n°2599 pubblicato il 05 Novembre 2009 da diglilaverita
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Si può affermare senza sbagliarsi che il Curato d’Ars fu per tutta la sua vita preoccupato per la salvezza, la sua e quella degli altri. La prima frase che disse giungendo ad Ars al pastorello: "Tu mi hai mostrato la via di Ars, io ti mostrerò la via del Cielo"; ossia, io tuo Curato, farò di te un santo. Ti immergerò nella misericordia di Dio e nella sua santità. Non appena giunto, egli si pose immediatamente come un pastore che conduce quelli che gli sono confidati verso la salvezza. Quando annuncia a sua madre che vuole essere sacerdote, egli le dice che è "per guadagnare delle anime al Buon Dio". Ecco ciò che rappresenta un sacerdote per quel fanciullo: immergere le anime nella misericordia di Dio per fare in modo che scelgano Dio e vivano di Lui. ma prima di essere quel pastore illuminato, egli fu anche, come ognuno di noi, un peccatore perdonato. Il Curato d’Ars, beneficiario della misericordia verso i peccatori. Si ha talvolta difficoltà nell’immaginare che i grandi santi sono stati dei peccatori perdonati. Nel caso di Giovanni Maria Vianney, è anche perché lo fu, che ha saputo scorgere a meraviglia quello che poteva apportare e dare come sacerdote. "I santi non hanno iniziato tutti bene, ma hanno terminato tutti bene!" notava un giorno con humour il Curato d’Ars; anche presso i santi vi è una conversione del cuore. Differenti aspetti meritano di essere ricordati: Prima confessione. Fu nel 1797 ad 11 anni nella casa paterna di Dardilly. Essa ebbe luogo in presenza dell’abate Grosboz, "sacerdote refrattario" che passava, nascosto, di casa in casa. Questo sacerdote ha molto segnato il giovane Giovanni Maria. Non si sa certamente quello che è stato detto tra questo missionario, testimone della fede, che rischiava la sua vita per venire a dare il perdono di Dio restando fedele alla Chiesa, ed il giovane contadino. Egli ritornerà spesso sull’importanza di quella prima confessione, ai piedi della pendola nella sala comune. E’ forse là che si radica la sua vocazione sacerdotale ed il gusto della misericordia ricevuta e trasmessa. Egli custodirà per molto tempo in memoria il volto di quel sacerdote che gli aveva dato per la prima volta il perdono di Dio. Il ruolo della mamma. La sua mamma ha avuto anch’ella un ruolo primordiale. Ella gli disse un giorno: "Se i tuoi fratelli e le tue sorelle peccano ciò mi rattristerà, ma soprattutto se sarai tu mio Giovanni Maria". La sua mamma ha percepito molto presto (è spesso il caso delle mamme) l’ampiezza della chiamata di Dio sul suo bambino, e da quella osservazione ella glielo rivela. Allo stesso tempo ella gli mostra l’esigenza che quella chiamata richiede, non solamente a livello della sua vocazione sacerdotale, ma anche a livello della sua vocazione alla santità. Gothon, la sorellina di Giovanni Maria, riporta anche quella storia di cavalleria a proposito di una corona che lei desidera possedere e dunque ottenere da suo fratello; sua mamma mostra a suo figlio che deve darla a sua sorella. Ella voleva prenderglielo ed è lui che deve darglielo; dopo quel difficile gesto per un bambino, sua Mamma gli fa regalo di una statuetta della Vergine ch’egli desiderava, per continuare a pregare Maria, colmarlo e manifestare così la sua misericordia. La riflessione di sua madre riguardo a quel gesto e l’esempio che trasmette – egli se ne ricorderà anni più tardi – mostra quanto questo l’ha segnato. Il dono genera il perdono e la pace, e fa crescere nell’intimità con Dio. Esempio ricevuto dall’abate Balley. L’abate Balley gli ha proposto, dato e trasmesso un bel modello di pastore. Per tutta la sua vita, Don Vianney lo considererà come "suo maestro", quest’uomo esigente ma santo, forse tentato dal giansenismo, ma che sta per marcalo profondamente, sia per quanto riguarda il suo accompagnamento spirituale, sia per l’esigenza della sua vita da sacerdote come pure attraverso il suo genio pastorale. Tutta l’immagine del pastore che ne ha trattenuto proviene da quello che gli avrà dato l’abate Balley che ha forgiato nel cuore di quel ragazzo,, un cuore da sacerdote. si può ringraziare l’abate Balley per tutto quello che ha dato attraverso la formazione di Giovanni Maria Vianney, non solamente i suoi insegnamenti e la sua testimonianza, ma anche attraverso quella emulazione alla santità ed attraverso il sacramento della riconciliazione. I suoi confessori. Citiamo solamente la testimonianza data al processo di beatificazione dal suo ultimo confessore ( degli ultimi 13 anni), l’abate Beau, curato di Jassans. Quando gli si chiede di richiamare qualche ricordo, egli risponde: "I ricordi che ho di quei momenti ancora m’impressionano. Non credo sia possibile andare più in là nella pratica delle virtù eroiche. Leggo la vita dei santi e non vi trovo nulla che sia al di sopra di quello che ho visto nel signor Curato d’Ars. Non posso esprimere a quale punto egli mi ispirasse la venerazione ed il rispetto. Egli aveva, secondo il mio parere, conservato la grazia del battesimo e questa grazia, egli l’ha costantemente aumentata attraverso la santità eminente della sua vita".

Il Curato d’Ars, ministro della misericordia di Dio verso i peccatori

Il Curato d’Ars fu uno straordinario testimone della misericordia in nome del Signore, è spesso la prima immagine che si custodisce di lui. il suo ministero fu totalmente donato: "Sono pronto a restare 100 anni di più sulla terra, egli dice, per riconciliare un’anima con Dio"… Egli è all’ascolto di ognuno e per lui il perdono, non è solamente essere immerso in quella misericordia ma è anche una conversione; nella chiesa d’Oriente, il sacramento della riconciliazione è d’altronde chiamato sacramento della conversione. Don Vianney non è tanto preoccupato dal peccato o dall’inferno, egli è talmente preso da Dio, talmente meravigliato dalla grandezza e la bellezza della nostra vocazione, che misura la follia del nostro peccato e che è pronto a donarsi, come sacerdote, perché ognuno possa gustare quella gioia di essere figli di Dio. Il Curato d’Ars cercava di aiutare le persone a convertirsi perché siano in verità davanti a Dio, a volgerli verso Gesù ed a ristabilire quell’amicizia profonda con Lui. ma quest’amicizia che fa crescere la santità, non è semplicemente "si cancellano i peccati", ma essa "immerge nella misericordia e nella grazia". Se ne fuoriesce ingranditi, di confessione in confessione, ci si santifica accettando che il Signore ci immerga nella sua santità. Di tutto ciò egli fu uno straordinario testimone:

Un sacerdote donato completamente ai peccatori.

Egli lo fu totalmente: "Il mio segreto è molto semplice, è dare tutto e non custodire nulla". Questa frase, egli l’ha detta ad una signora che gli chiede come fa per avere tanto danaro da dare. Essa non è del tutto adatta ad una confessione, ma è comunque molto significativa di quello che fu. Egli entra nella logica del dono totale, la logica della santità: il Padre si dona al Figlio, il Figlio si dona al Padre, e da questo dono totale sgorga lo Spirito Santo che non è che un dono; è un movimento di carità che l’invade e che fuoriesce… Alcuni esempi: - "Signor Curato perché piangete?" chiede un penitente vedendo il Curato d’Ars piangere nel confessionale – "Piango per quello che voi non piangete" egli rispose. - "Ah, se potessi confessarmi per loro". Nell’Antico Testamento, vi è nel senso della parola misericordia la necessità di donarsi. Una madre che vede cadere il proprio figlio si precipita; ciò sgorga dalle sue viscere. E’ allo stesso modo per il Curato d’Ars. - "Egli è un martire del confessionale" dirà di lui Giovanni Paolo II. Un martire è colui che dona la propria vita per amore. - Vi è anche qualcosa d’una "sostituzione": "Io piango per quello che voi non piangete" precisa ad un penitente. "Signor curato, perché date delle piccole penitenze?" – "Do delle piccole penitenze e faccio il resto" rispose. Egli dona tutto, il suo tempo, i suoi beni, le sue sofferenze, le sue gioie, la sua vita… E’ quasi "caricaturale" alla fine: egli ha venduto il suo corpo, i suoi vestiti, i suoi denti, i suoi beni… egli ha venduto tutto per avere dei soldi da dare. Si dona lui stesso e, giusto prima di morire, allorché gli resta poco denaro, egli dice a Caterina Lassagne che occorre darlo al medico e non più richiamarlo, poiché non ha più nulla da dargli…- E’ vero materialmente, è vero totalmente. In questo senso, egli è un pastore straordinario della misericordia di Dio. E’ anche lì che si percepiscono meglio le penitenze del santo Curato; egli è ai piedi della Croce e come sacerdote, egli ha scorto che doveva entrare in quel dono totale, quella identificazione al Cristo che si dona completamente. Un confessore eccezionale. E’ l’aspetto che si ritiene principalmente. Va a confessare come partisse per il combattimento; non va a battersi contro il penitente, ma contro il peccato col penitente. Egli "scivola" sotto di lui per strapparlo al suo peccato e, come sacerdote, immergerlo nella misericordia di Dio. "Non è il penitente che corre presso il Buon Dio, è Dio che corre presso di lui" ed il Curato d’Ars "corre" presso i penitenti in nome di Dio per liberarli, preoccupato com’è per la salvezza di ognuno. "La misericordia è un torrente fuoriuscito che trascina tutto sul suo passaggio" egli dice. "I vostri errori sono granelli di sabbia vicino alla grande montagna della misericordia di Dio". - Egli ha un particolare carisma: si dice che legga nelle anime. E’ un carisma di conoscenza, di profezia, non per lui stesso ma per il penitente; mettere il dito sul nodo che fa male, per aiutarlo, liberarlo. - "Da quanto tempo non vi siete confessato?" – "Oh, 20 anni Signor curato". "Sono esattamente 22 anni, eravate in quel posto". Allora la persona è sorpresa, ma non è spaventata per se stessa, poiché il santo Curato vuole aiutarlo a mettere il dito sul nodo che tiene tutto e quando questo nodo è disfatto, rimesso alla misericordia di Dio e perdonato, è liberato. - "Che occorre fare per convertirsi Signor curato?" – "Oh, mettetevi in ginocchio e chiedete perdono!". Mettetevi in ginocchio, ossia riconoscete che non siete Dio, chiedete perdono ed accettate di essere immerso in questa misericordia di Dio. - "Perché molte persone si confessano e così poche si convertono?" gli si chiede. "Manca loro la contrizione" egli risponde, il rimpianto dei loro peccati. "Piango per quello che voi non piangete". La contrizione è un punto fondamentale presso il Curato d’Ars nell’accoglienza della misericordia di Dio, il cuore strappato, svuotato, non per umiliarci, schiacciarci, ma per rendere il nostro cuore permeabile alla grazia, "un cuore liquido" egli dice. La sua chiesa, una catechesi. Il Curato d’Ars ammobilierà la sua chiesa che diverrà come una "via concreta di riconciliazione". I luoghi sono organizzati per condurre la persona attraverso il confessionale, all’incontro con Dio. Lo scopo non è il confessionale, egli non è ossessionato dal peccato. Egli è talmente preso dall’amore di Dio, ha una coscienza così forte della grandezza della nostra vocazione e dell’amicizia straordinaria che Dio vuole stabilire con ognuno di noi, che egli misura la follia del nostro peccato; egli è pronto a trascorrere 100 anni per riconciliare un’anima con Dio, perché ha gustato l’amicizia con Dio, la gioia di essere perdonato, salvato, liberato, santificato. Ci si prepara alla confessione nella cappella dell’Ecce Homo davanti al Signore che dona la sua vita per noi, "vedete fino a quanto vi ha amati". Si riceve il sacramento del perdono in differenti posti: nella piccola sacrestia per gli uomini, in chiesa per le donne, dietro l’altare per i sacerdoti. Si rende poi grazie nella cappella della Vergine o nella cappella di santa Filomena se vi è una grazia particolare che è stata data, e per ultimo si incontra il Signore all’altare. Non è una pastorale della penitenza ma della conversione, dell’incontro col Signore: un cammino di conversione. Il Curato d’Ars come insegnante. Egli fu anche ministro della misericordia attraverso il suo insegnamento, la sua predicazione, e attraverso la sua personale testimonianza. Già attraverso la sua predicazione: basta guardare i suoi catechismi, le sue omelie o alcune note che si posseggono. Egli non smette di parlare della grandezza di Dio e della povertà dell’uomo peccatore. Egli pone i due in prospettiva. Anche attraverso la sua testimonianza; un esempio lo illustra: nel piccolo giardino del Curato d’Ars, vi erano i più bei meli di Ars. Un giorno al momento della raccolta, qualcuno viene a rubarglieli la notte. Alcuni si sarebbero appostati o messo delle barriere per impedire di rubare le mele. Lui taglia i meli per impedire ai ladri di commettere un peccato. La sua benevolenza e la sua attenzione verso il peccatore giunge fin là! Lo scopo non sono le sue mele ed il suo proprio bene ( egli ne è distaccato), lo scopo, è impedire che qualcuno commetta un peccato. Allo stesso modo per l’affare della petizione ch’egli firma per chiedere la propria partenza, per rispettare i propri parrocchiani che l’hanno firmata, e la loro opinione su di lui. E’ nell’ordine di un profondo amore che è pieno di significato. Un missionario della misericordia. Egli è stato non solamente uno straordinario missionario, ma ha molto incoraggiato le missioni parrocchiali. Oggi le missioni sono sovente delle missioni ad gentes; per lui sono soprattutto le grandi missioni per ri-evangelizzare la Francia dopo la rivoluzione. Fino al 1830, poco impegnato ad Ars, egli va sovente ad andare a confessare su richiesta dei suoi confratelli al momento di queste missioni; le persone che l’hanno allora conosciuto, verranno poi ad Ars a ritrovare il loro confessore. E’ così che si aumenterà l’afflusso dei pellegrini. Ciò che è importante è il suo incessante desiderio di immergere nella misericordia. Lui è il primo che giunge in chiesa e l’ultimo a partirsene. Anche se non è la sua chiesa od i suoi parrocchiani, egli è totalmente dato per riconciliare e persone con Dio. Tutta la sua vita, egli non smetterà, allorché non può lasciare Ars, di "pagare delle missioni", ossia di raccogliere il danaro necessario per queste missioni nella sua diocesi od altrove. Fonderà un numero incalcolabile di missioni di cui scorge il beneficio straordinario; egli farà di tutto perché questa testimonianza di misericordia cresca.

CONCLUSIONE

il Curato d’Ars è stato testimone della misericordia non solamente verso i poveri ed i piccoli, ma anche verso i peccatori. Sembra non occorre distinguere i due aspetti nella figura del santo Curato. Egli ne è stato dapprima un beneficiario per se stesso ossia che lui stesso ha ricevuto l’effetto di quella misericordia, poi ne è stato un testimone straordinario per gli altri. Ricordiamo quella frase di Giovanni Paolo II ad Ars nel 1986: "San Giovanni Maria Vianney resta per tutti i paesi un modello fuori dal comune sia per il compimento del ministero che per la santità del ministro". Il papa insiste su queste due dimensioni: la santità personale e la santità nel ministero. Ciò che si è visto sulla misericordia lo illustra a meraviglia, e l’angolo d’attacco che il papa sottolinea nella sua enciclica, mette in risalto questi due aspetti in Giovanni Maria Vianney. - Nella Pastores dabo vobis (la Lettera di Giovanni Paolo II sulla formazione dei sacerdoti del 1992), ci si accorge che l’esempio che Giovanni Paolo II utilizza (al n° 24) per parlare della carità pastorale, è il vangelo della festa del santo Curato (Matteo 9, 35 – 10, 1). Questo vangelo illustra non solamente ciò che è stato il Curato d’Ars, ma la sua carità pastorale: Gesù che ha pietà della folla disorientata e perduta, ed egli non solamente li guarisce ma dona loro il perdono. La carità pastorale è questa attenzione personale, sgorgata da un cuore di pastore, verso coloro che gli sono confidati. Per la Chiesa, il Curato d’Ars ne è un esempio ammirabile, e nel cuore di questo ministero di pastore, vi è quello della misericordia. - "La misericordia come un beneficio all’altro ma anche come un dono fatto per me" precisa Giovanni Paolo II (DV n° 14) insiste sul fatto che la misericordia è un atto d’amore che si riceve allo stesso tempo che si fa. Quando si fa misericordia, si riceverebbe tanto quanto si dona e più si dona più si riceve, dice Giovanni Paolo II. E’ un atto d’amore che si riceve allo stesso tempo di quelli che l’accettano da noi. E’ molto illuminante sull’amicizia profonda tale come l’abbiamo definita presso il Curato d’Ars e sulla misericordia in quanto tale presso di lui. egli ne ha beneficiato per quanto ne ha data. I suoi penitenti a cui egli ha dato tutto fino a 16 ore al giorno gli hanno permesso di santificarsi. Egli ha beneficiato tanto di questa grazia del dono, di questa grazia che il Signore faceva attraverso di lui ai suoi penitenti. Noi siamo invitati ad entrare nella stessa logica. Il Curato d’Ars poco a poco si trasforma per il fatto ch’egli è testimone della misericordia. I suoi parrocchiani l’hanno trasformato e questa carità di cui è stato un testimone straordinario, egli ne è stato il primo beneficiario; il fatto di dare ha aperto il suo cuore al dono ultimo del Signore: l’amore è più forte del peccato e la carità santifica. "Siate misericordiosi come il Padre è misericordioso" non è semplicemente l’ordine di un insegnamento presso il Curato d’Ars, ma una regola di vita. Mercoledì 1 luglio 2009 il papa Benedetto XVI osservò che nella lettera che aveva scritto in occasione dell’indizione dell’anno sacerdotale ( vedi appendice) aveva voluto sottolineare quel che maggiormente risplende nell’esistenza di questo umile ministro dell’altare: la sua totale identificazione col proprio ministero. Benedetto XVI sottolinea a riguardo un detto che spesso il santo curato d’ars ripeteva: " un buon pastore, un pastore secondo il cuore di Dio, è il più grande tesoro che il buon dio possa accordare ad una parrocchia e uno dei doni più preziosi della misericordia divina". Ed il papa osservava che san Giovanni Maria Vianney quasi non riuscendo a capacitarsi della grandezza del dono e del compito affidati ad una povera creatura umana sospirava: " Oh come il prete è grande!... se egli si comprendesse, morirebbe … dio gli obbedisce: egli pronuncia due parole e Nostro Signore scende dal cielo alla sua voce e si rinchiude in una piccola ostia". In verità –continuava il santo padre- proprio considerando il binomio " identità-missione", ciascun sacerdote può meglio avvertire la necessità di quella progressiva immedesimazione con cristo che gli garantisce la fedeltà e la fecondità della testimonianza evangelica. A conclusione di questo mio scritto faccio mie le riflessioni di don Dario Bernardo in un suo opuscolo sul curato d’ars: "Tuttavia, se si vuole sempre meglio conoscere la figura di san Giovanni Maria Vianney, penso la si debba anche cercare nella vita dei nostri preti: anch’essi come il Curato d’Ars, tra mille miserie e infedeltà, grazie alla chiamata e alla misericordia di Dio, hanno cercato di fare di tutta la loro vita un’unica ricerca del volto di Cristo. Come è vero che tutto ciò che sale converge, così è anche vero che tutti coloro che cercano il volto di Dio in qualche modo misterioso si assomigliano". - don Marcello stanzione - Pontifex -

 
 
 
 
 

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Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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