ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 07/11/2009

SAN MICHELE, L’ANGELO DELLA CROCE

Post n°2616 pubblicato il 07 Novembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

E’ di questi giorni la sentenza della corte europea che ha intimato all’Italia di togliere i crocifissi dai luoghi pubblici. E’ un ennesimo attacco cristofobico di una sparuta minoranza atea ed oscurantista al sentire comune di una nazione che vede nella croce la radice della propria civiltà.  La liturgia della Chiesa ha definito san Michele come il porta-stendardo di Cristo. “Egli è,  ella proclamava nella liturgia tridentina della liturgia delle ore nel giorno della sua festa, Quel vincitore che dispiega lo stendardo della salvezza, la Croce”.  Una leggenda dice che Costantino imperatore, fedele seguace del credo monoteistico del “Sol Invictus”, passò alla nuova confessione cristiana dopo la lotta con Massenzio, nel corso della quale gli apparve nell’aria una croce luminosa che, gli assicurava la vittoria contro il numero preponderante di nemici, recante la scritta: “In hoc signo vinces, cioè In questo segno vincerai”. Successivamente secondo la leggenda in un sogno fatto da Costantino, l’Arcangelo Michele si manifestò come il “Signore delle milizie celesti” ed il “Campione della dottrina della Chiesa attribuendo a se stesso il merito del trionfo”. Da quel momento Costantino fu molto legato all’immagine dell’Archistratega, tanto che il tempio in onore di Vesta da lui fatto costruire nella città di Costantinopoli  venne da lui stesso chiamato con il nome di “Michaelium” perché si credeva che lì si fosse mostrato San Michele. Nell’opera d’arte “Trittico di San Michele” di  Gerard David del 1510 circa e custodita al Kunsthistoriches  Museum, lo scudo di San Michele porta l’immagine della Croce, lo stesso vessillo della resurrezione di Cristo, segno della vittoria sulla morte e sul male. La lancia di  San Michele, l’arma con cui combatte e sconfigge il demonio è una croce astile: un raro ma significativo motivo iconografico. Sotto i piedi dell’Arcangelo una serie di figure mostruose rappresentano il demonio e il male che esso porta nel mondo. Sullo sfondo le schiere dell’esercito celeste comandato da San Michele combattono contro gli angeli ribelli, gli angeli del diavolo e li precipitano  a terra. Afferma un teologo domenicano: “Il principio fondamentale della vittoria su satana è la croce di Cristo per la potenza dello Spirito e l’intercessione della Madonna; ma la forza che immediatamente viene applicata, il potere, per così dire esecutivo di Cristo e della sua Santissima Madre è, come satana, una creatura angelica, e – secondo la Tradizione cristiana – il capo di tutti gli angeli sani e fedeli a Dio: San Michele Arcangelo. Il culto verso questa creatura angelica, santa e sublime, è antichissimo, comune alla Chiesa Occidentale e a quella Orientale. Tale culto ha recentemente subito un notevole declino proprio in concomitanza – non è un caso – con la diminuita i,portanza che si da alla lotta contro il demonio. Ma ciò non giova affatto ad un vero progresso né in campo ecclesiale né in quello della vita interiore delle singole anime”. (G. CAVALCOLI, La buona battaglia, Edizioni Studio Domenicano, Bologna 1986, p. 55). Tutto nella religione cattolica si fa attraverso la Croce. L’umiliazione di Gesù sulla croce fu il motivo della sua esaltazione nella resurrezione. A lui viene affidato il regno sugli uomini, mentre satana viene detronizzato dall’impero che aveva ottenuto sull’umanità con la disobbedienza di Adamo. Dal momento della resurrezione di Gesù scoppia una guerra in terra, a somiglianza della guerra avvenuta in cielo tra Michele e i suoi angeli e il drago e i suoi angeli. Il diavolo si scaraventa furioso contro i seguaci di Gesù, suscitando contro di loro e la Chiesa tutte quelle straordinarie potenze religiose, economiche, ideologiche e politiche su cui domina.  Attraverso il segno della croce il cristiano è battezzato, è fortificato nella legge, è benedetto e purificato durante la sua vita ed al momento della sua morte. Infine, è all’ombra di questo  segno protettore ch’egli riposa nella tomba.  Tutto in lui è marcato da questo  segno divino, tutto nel suo essere deve portarlo, la  sua  fronte, come un’impronta gloriosa; il suo cuore, come uno scudo invincibile. La  Croce ha dunque un grande posto nella vita dell’uomo. E’ così da quando Gesù l’ha lasciata al mondo come memoriale delle sue sofferenze e la prova del suo amore ineffabile. Ma, lasciandola, egli ha dovuto  affidarla ad uno dei suoi angeli. Quest’incarico toccava a san Michele, poiché san Michele, secondo numerosi teologi del passato, era stato il suo consolatore nell’orto dell’agonia, e  l’aveva assistito  durante le tre ore mortali dove era rimasto sospeso a questo sacro legno. San Michele è quindi l’angelo della Croce. Come già abbiamo notato, egli la mostrò in visione a Costantino che divenne  il primo imperatore cristiano. La  Tradizione crede, in effetti, che sia stato san Michele che venne a presentare il Labarum a Costantino ed alle sue truppe. Sempre secondo la leggenda sarebbe su sua ispirazione che la madre dell’imperatore, santa Elena trovò il posto del legno sacro, e fu col suo aiuto che più tardi l’imperatore Eraclio trionfò sui Persiani e potè recuperare la  vera Croce caduta nelle loro mani. San Michele è l’angelo della Croce. E’ attraverso  i raggi d’una croce splendente che si mostrava a San Francesco d’Assisi, quando gli impresse nella sua carne le stimmate del Salvatore.  E’ questo lo stendardo che è stato dispiegato al fronte dagli eserciti cristiani, come fecero i Portoghesi contro i Mori nel XII secolo. Egli lo dispiega sempre  a  protezione delle anime per mettere in fuga i loro nemici infernali. San Michele è l’angelo della Croce. Molti  uomini politici del nostro tempo non possono sopportare la vista di questo segno divino. Essi vogliono distruggerlo. I loro sforzi per strappare questo legno benedetto saranno  vani:  quando tutto marcisce e secca, esso è sempre verde; quando tutto invecchia, rimane sempre giovane; quando tutto muore, è sempre vivente. Quando le tempeste hanno soffiato dalla terra e dall’inferno, essa, sfidando i loro sforzi impotenti, è rimasta in piedi sotto la custodia di san Michele. Amiamo il simbolo della Croce. A ranghi serrati, raggruppiamoci intorno ad essa, vicino  a san Michele. Un giorno essa apparirà in cielo. E’ San Michele che la presenterà ai popoli della terra. Noi ci ritroveremo allora nel  raggio della sua gloria, vicino all’Arcangelo, per l’eterno trionfo nel Paradiso. - don Marcello Stanzione -Pontifex -

 
 
 

INTERNET AIUTA A PREGARE?

Post n°2615 pubblicato il 07 Novembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Parrocchia Santa Maria Regina Pacis di Ostia:don Ludovico Barbangelo, internauta religioso. Amante del web, il sacerdote ha affidato la spiritualità alla rete.  Creata una pagina web per accendere candeline online,  pregare e lasciare messaggi. Un modo per vivacizzare e vivere, al passo coi tempi, anche la vita interiore. Lo streaming, occasione per rimanere ancorati alla vita spirituale, anche quando la chiesa chiude battenti. O quando occorre rientrare in se stessi, concedendosi  pause meditative. Intenzioni d’ogni genere, richieste svariate: un semplice clik, per l’accensione di candeline votive. Ormai, in rete, proprio di tutto. Perfino dal sito ‘funeralflowers.it’ è possibile spedire fiori per funerali in tutt’ Italia. Circa 200 € per una corona direttamente al cimitero o in chiesa, assieme a un messaggio di cordoglio o un epitaffio. Non solo preghiere. Sul filo della rete, anche la vocazione monastica. L’abbazia delle Tre Fontane a Roma, emblema del monachesimo occidentale, s’appella ad internet, anche per invitare alla “chiamata del Signore”. Cliccando sul banner con l’immagine di un monaco e la frase “Tu, monaco alle Tre Fontane! Perché no?” , possibile accedere alla pagina, per diventare monaci trappisti. Oggi anche la religiosità, brucia i tempi. I complici byte, alleati della celerità. E acceleratori di preghiere e meditazioni. Anche il breviario su IPhone. L’idea di creare dei contatti su facebook, reti di amici, per i defunti, incontra qualche perplessità. C’è chi lo trova un modo per non essere obliati, dai vivi e chi una mancanza di rispetto, per i trapassati a miglior condizione. Catene di contatti, centinaia di volti anonimi o conosciuti, amici del network più gettonato, a caccia di comunicazione. L’idea di don Barbangelo, dati i tempi, per niente malvagia. In quanto alla celebrazione eucaristica vera e propria, ancora qualche tempo. Ricordando che comunque, lo streaming, non può sostituire la partecipazione diretta al sacrificio di Cristo. - Rita Occidente Lupo - Pontifex -

 
 
 

LA PARTITA DELLA CROCE MAI FU TRUCCATA COSI`BENE

Post n°2614 pubblicato il 07 Novembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Grazie a Dio il Crocifisso torna a fare scandalo. Forse lo stavamo dimenticando. Ma ora il furore di pochi giudici fanatici e dogmatici ci regala la grande occasione per recuperare il senso di qualcosa che non è un arredo da parete. Intanto parliamo di Crocifisso, non solo di croce. Non è solo un simbolo geometrico, c’è una persona appesa sopra, appesa e uccisa. Una persona storica che è anche Dio, morto per noi. Morto, torturato, abbandonato, umiliato, persino deriso. Non certo accolto trionfalmente e osannato come leader fascinoso. Dio ucciso per la nostra salvezza, se questo non è uno scandalo! Se non è un’assurdità! La croce non è un simbolo geometrico alla moda, qualcosa che può lasciare indifferenti, un gioiello da collo o una decorazione da muro. È un simbolo di identità, un segno di appartenenza, ma a una persona, a un creatore, a un salvatore, a una scelta di vita radicale, non solamente e banalmente a una cultura in cui siamo nati e ciononostante conosciamo poco e di cui prendiamo di volta in volta solo ciò che ci fa comodo. A poco serve quel crocifisso appeso a un chiodo se deve fare la stessa fine degli scarpini dei giocatori in pensione. Quella croce è viva se è incisa nei nostri cuori, se brucia nella vita di ogni giorno, se scuote la società. Forse da troppo tempo ci eravamo assuefatti a quell’oggetto che abbiamo lasciato ricoprire di un velo di polvere. I giudici di Strasburgo e qualche accanito laicista lo hanno spolverato, e forse lo hanno liberato, facendocelo di nuovo vedere così come è, con le sue ferite sanguinanti, con le sue piaghe aperte. Solo mettendo le nostre mani in quelle lacerazioni potremo accorgerci che dopo la croce e tutte le sue sofferenze c’è l’immensa luce della Risurrezione, c’è la gioia del perdono, c’è la vittoria finale anche su questa storia che tutti i giorni sembra andare in direzione opposta a Dio abbracciando il male e l’indifferenza. Ma l’esito finale della partita sarà diverso: con quella croce il Bene ha già pagato il prezzo per vincere sul male. Può sembrare che tutto vada storto, ma alla fine il risultato sarà uno solo. Grazie quindi ai giudici europei per quella loro sentenza, scellerata e da contrastare, ma che può aiutare a svegliare le coscienze. Coscienze che se sveglie non devono però ritirarsi nell’intimismo, ma devono appiccare il fuoco a tutta la società: Gesù parlava nel tempio, Pietro dopo la Pentecoste si esprimeva con la folla in tutte le lingue, Paolo predicava nell’aeropago. Per questo la fede ha anche una valenza sociale. E per questo bisogna rigettare e contrastare la campagna laicista che vuole rinchiudere in un angolo i fedeli. Che vuole togliere i crocifissi dalle scuole, che vuole cancellare le radici cristiane, che vuole eliminare gli elementi fondanti della religione e quindi dell’umanità stessa. È un relativismo da combattere perché distrugge le identità, suicida l’Europa, azzera i valori e di conseguenza mette a rischio la convivenza civile. Inoltre minaccia le anime. Ci aspetta una vera Crociata (visto il tema…), ma deve partire da quel Crocifisso inciso nel cuore e vivo nella società, non da quell’altro tranquillizzante e polveroso. - Osvaldo Baldacci - piuvoce.net -

 
 
 

ABORTO/ UCCIDIAMO UN GEMELLO SU TRE PER TUTELARE LA "EVENTUALE!!?? DEPRESSIONE DELLE MAMME"

Post n°2613 pubblicato il 07 Novembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Embrioriduzione. È questo il termine tecnico usato per celare quello più crudo e meno presentabile di aborto selettivo. Un concetto capace di rievocare le agghiaccianti profezie che il genio cristiano di G. K. Chesterton, nel 1922, rassegnò nel suo celebre saggio Eugenics and other evils. Si tratta della riduzione degli embrioni, generalmente effettuata nel primo trimestre di una gravidanza gemellare, eseguita iniettando cloruro di potassio nel cuore del feto da eliminare, così da procurarne l’arresto cardiaco, oppure occludendone il cordone ombelicale, ad esempio con il laser, in modo da bloccare l’afflusso di ossigeno. La scelta è tra far morire l’embrione soffocato o ucciderlo con un’iniezione letale. Questa drammatica questione è tornata alla ribalta delle cronache a seguito degli episodi segnalati nell’interessante articolo di Gaetano Calabrese sulla Stampa del 23 ottobre 2009, dall’efficace titolo “Uno dei tre non deve nascere”. Si racconta del caso di almeno quattro future mamme sottoposte, nell’ultimo anno, a fecondazione assistita che hanno deciso di selezionare i loro feti, facendo venire al mondo soltanto due dei figli di una gravidanza trigemellare. La vicenda si è svolta presso l’Ospedale Ostetrico Ginecologico Sant’Anna di Torino, quello, tanto per intenderci, dove esercita il dott. Silvio Viale, medico ed esponente politico radicale, noto per le sue battaglie pro-choice. La scelta degli embrioni da eliminare – essendo tutti sani – non è stata, in realtà, casuale, lasciata, cioè, all’alea di una tragica roulette russa. Calabrese spiega bene, nel suo articolo, quali sono i criteri di scelta che normalmente vengono adottati: «Quello che viene soppresso è in genere il feto più facilmente raggiungibile con l’ago di una siringa che inietta nel cuore cloruro di potassio: un metodo rapido, che nel giro di pochi secondi ferma il battito. Oppure si sceglie il più piccolo dei tre, dopo un’ecografia. Si adotta una tecnica simile a quella utilizzata per l’amniocentesi, ma in questo caso la siringa e l’ago non prelevano liquido amniotico per essere analizzato alla ricerca di eventuali malformazioni. L’iniezione intra-cardiaca ferma all’istante lo sviluppo di uno dei tre feti». Per tutti coloro che non sono addentro all’intricato ginepraio della legislazione italiana su tali delicate materie, è necessaria una precisazione. La tanto controversa legge 19 febbraio 2004 n.40 sulla procreazione medicalmente assistita – sottoposta anche al vaglio di una consultazione referendaria –, al quarto comma dell’art.14, in realtà, vieta espressamente «la riduzione embrionaria di gravidanze plurime». Sorge allora la domanda di come sia stato possibile procedere agli aborti selettivi raccontati da Calabrese. La risposta sta nell’ultimo inciso del citato art.14, quarto comma: «salvo nei casi previsti dalla legge 22 maggio 1978, n. 194», ovvero la vigente legge sull’interruzione volontaria della gravidanza. E proprio qui sta il punto. L’art. 4 della 194 consente il ricorso all’aborto, nei modi e termini stabiliti dalla legge, ogniqualvolta sussista un «serio pericolo per la salute fisica e psichica» della donna. Per le puerpere del Sant’Anna, quindi, è stato sufficiente reperire una perizia medica psichiatrica in cui venisse evidenziato che la «gravidanza trigemellare rappresenta un grave pericolo per la salute psichica della futura madre». È bastato, come ha ricordato Calabrese, una semplice minaccia di depressione. A nulla rilevando, peraltro, il fatto che tutti e tre i nascituri fossero perfettamente sani. Dopo un’iniziale perplessità da parte delle strutture sanitarie (solo il Sant’Anna di Torino non ha mai avuto dubbi di sorta), e l’immancabile incursione della magistratura (basta ricordare il decreto d’urgenza emesso, nel giugno del 2004, dalla dottoressa Emanuela Cugusi, giudice della sezione Persone e famiglia del Tribunale civile di Cagliari, con il quale è stata imposta al dott. Giovanni Monni, primario del Servizio di Ostetricia e Ginecologia dell'Ospedale Microcitemico del capoluogo sardo, l’esecuzione di un’embrioriduzione), questa sembra ormai l’interpretazione dominante: la Legge 194 prevale sulla Legge 40, anche per quanto riguarda la riduzione embrionaria. E, ancora una volta, qui sta il punto. Nonostante tutti gli strenui difensori della legge sull’interruzione della gravidanza, compresi quelli in buona fede, il concetto di «salute psichica» della donna rappresenta, in realtà, un enorme calderone capace di contenere di tutto. Attraverso quel criterio, tanto generico quanto indefinibile, possono passare le peggiori aberrazioni eugenetiche alla Marie Stopes, il più sfrenato individualismo, il capriccio sulla scelta di un sesso particolare del nascituro, persino, in teoria, una sadica crudeltà. Ancora una volta bisogna ribadire che oggi in Italia, nonostante la petizione di principi della Legge 194, vige una piena applicazione del concetto di autodeterminazione della donna: in realtà, nessuno può impedire ad una donna maggiorenne non interdetta di abortire se essa lo vuole, qualunque siano i motivi della sua richiesta. Fuori da ogni ipocrisia, bisogna ammettere che il nostro ordinamento giuridico riconosce ad un essere umano (la madre) il diritto assoluto di vita e di morte su un altro essere umano (il nascituro). In quest’ottica si inserisce l’embrioriduzione, e l’episodio del Sant’Anna rende ancora più evidente tale principio. Posto, infatti, che gli embrioni da sacrificare erano perfettamente sani, non si è trattato in realtà di un’operazione eugenetica, ma soltanto del puro esercizio del diritto individuale della donna, della realizzazione di un mero desiderio soggettivo. La quintessenza del principio di autodeterminazione. Tutto ciò, peraltro, ad onta di quanto stabilito, all’unanimità, dal Comitato Nazionale di Bioetica nel documento «Identità e Statuto dell’embrione umano» approvato il 22 giugno 1996, al cui punto 10 si legge: «Il Comitato è pervenuto unanimemente a riconoscere il dovere morale di trattare l'embrione umano, sin dalla fecondazione, secondo i criteri di rispetto e tutela che si devono adottare nei confronti degli individui umani a cui si attribuisce comunemente la caratteristica di persone, e ciò a prescindere dal fatto che all'embrione venga attribuita sin dall'inizio con certezza la caratteristica di persona nel suo senso tecnicamente filosofico, oppure che tale caratteristica sia ritenuta attribuibile soltanto con un elevato grado di plausibilità, oppure che si preferisca non utilizzare il concetto tecnico di persona e riferirsi soltanto a quell'appartenenza alla specie umana che non può essere contestata all'embrione sin dai primi istanti e non subisce alterazioni durante il suo successivo sviluppo». Si tratta degli stessi embrioni sottoposti a procedura di “riduzione” presso l’Ospedale Sant’Anna di Torino? Due corollari alle considerazioni suesposte. Uno è legato al rischio (variabile da 5 all’8%) che la procedura di embrioriduzione determini, come effetto involontario, la soppressione di tutti i feti. L’esistenza di tale rischio è stata confermata dal fatto che una delle quattro mamme che si è sottoposta all’embrioriduzione presso l’Ospedale Sant’Anna, ha perso tutti i gemelli, in seguito alla rottura delle membrane. Anche sulle percentuali di rischio c’è qualcosa da dire. Come ha spiegato Claudio Giorlandino, presidente della SIDIP (Società italiana di diagnosi prenatale e medicina materno-fetale) «nel feticidio selettivo gli errori sono possibili e, nella maggior parte dei casi, non se ne ha notizia per la delicatezza delle vicende umane che si accompagnano e per l'impossibilità di arrivare a un contenzioso legale in considerazione del fatto che le donne sono ben informate, prima di sottoporvisi, e sottoscrivono un pieno consenso informato. Tale prassi, e tali errori, sono tecnicamente possibili e diffusi in tutto il mondo». Il secondo corollario riguarda l’incredibile perplessità avanzata sulla vicenda da alcuni medici abortisti dello stesso ospedale Sant’Anna. Calabrese ne riporta alcune dichiarazioni nel suo articolo: «Ma in questo caso – dicono – siamo di fronte a tutt’altra questione: donne che hanno fatto di tutto per diventare madri, che hanno speso denaro ed energie fisiche ed emotive, decidono di sopprimere una vita diventata improvvisamente di troppo». Così spiegano perché sono a favore dell’aborto ma contro l’embrioriduzione. Non si comprende, in realtà, se l’atteggiamento di questi esimi medici – che non hanno optato per l’obiezione di coscienza – sia dettato più da una velata forma di ipocrisia che da un evidente schizofrenia morale. Un feticidio resta tale, indipendentemente dalle modalità con cui viene eseguito (aborto chirurgico, siringa letale, occlusione del cordone ombelicale, pillola RU486) e, soprattutto, a prescindere dalle personali motivazioni della madre. Così come un infanticidio resta tale a prescindere dalle modalità di esecuzione del reato e dalle recondite ragioni che spingono il colpevole. Non è un caso, tra l’altro, che proprio una delle mamme che si è sottoposta ad embrioriduzione, dopo l’operazione e in preda al rimorso, si sia rivolta alla dottoressa Sara Randaccio, psicologa e psicoterapeuta del Sant’Anna, in questi termini: «Dottoressa, mi sento come la Franzoni». La soppressione di un feto resta oggettivamente ed intrinsecamente un atto immorale, senza possibilità di distinguo circa i motivi che inducono a compierla. Questo vale per tutti, ma a maggior ragione per un medico abortista che pretenda un criterio differenziale nella soppressione degli embrioni. Quasi che alcuni di essi abbiano più diritto a vivere di altri. Introdurre una distinzione in questo senso, significa cadere nell’incoerenza morale. - ilsussidiario.net -

 
 
 

IL PECCATO E' UNA FERITA A DIO, MA ANCHE AGLI UOMINI. LA VITA SPIRITUALE NON E' DISSOCIATA DA QUELLA REALE.

Post n°2612 pubblicato il 07 Novembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Alla settimana liturgica di Barletta dedicata al tema Celebriamo la misericordia e quindi incentrata sul sacramento della penitenza, ha partecipato Monsignor Claudio Maniago, Vescovo Ausiliare di Firenze, Pastore sempre gentile e disponibile al dialogo. Nel recente passato vittima di una indegna campagna denigratoria e di accuse. Con lui parliamo della importanza del sacramento della Penitenza: " credo che sia stato positivo l' aver scelto questo tema. Oggi più che mai tutti noi abbiamo bisogno della misericordia e del perdono di Dio". Che cosa vuol dire confessarsi?: " spesso abbiamo la mentalità autosufficiente dettata dall'orgoglio che i peccati non vadano confessati. Sbagliato. La Penitenza ci assicura da un lato la salvezza e dall'altro ci rende capaci di quello che realmente abbiamo commesso. Talvolta non è ben chiara anche la dimensione antropologica della nostra condotta che viola certamente la legge divina,ma offende quella umana". In che senso?: " peccando, mi faccio beffa della bontà di Dio e mando a mare la sua amicizia, insomma rompo l'alleanza.E questo è il lato divino. Ma ne esiste uno anche antropologico che merita attenzione". In che senso?: " il peccato ha una duplice valenza. Offende Dio e spesso danneggia il prossimo, lo lede nelle sue prerogative, insomma fa male. Quando si commette qualche cosa di riprovevole si offende la dignità altrui. Ecco perchè una buona confessione ci deve fare capire il nostro limite e ci deve portare a chiedere scusa a Dio e al prossimo, riparando il danno commesso". Dunque un lato antropologico della confessione: " certamente. Questo sacramento ha un duplice binario, quello divino e quello antropologico, perchè,lo ripeto, quando pecchiamo offendiamo gravemente Dio,ma anche il nostro prossimo". Lei ha detto che bisogna saper vincere il sentimento di autosufficienza: " certo. Bisogna superlarla, come l'orgoglio che ci nega talvolta di essere in grazia di Dio. Ricordiamoci che la misericordia di Dio esiste sempre e con lei dobbiamo fare i conti. Dio non è un giudice spietato,ma è sempre pronto a capire e  a perdonare". Quali sono nella sua esperienza i peccati maggiormente presenti?: " non è giusto fare una classifica o una statistica, certamente quelli contro la famiglia oggi abbondano".In che senso?: " aumentano le situazioni di violenza, di incomprensione o peccaminose". Da Pastore, che pensa della scappatella?: " grave,ma bisogna valutarla nella giusta dimensione. L'adulterio era e resta un peccato gravissimo,ma il coniuge offeso deve saper valutare con misericordia quello che è accaduto e perdonare. Poi nelle crisi matrimoniali non esistono santi e diavoli, quando si litiga spesso  le colpe vanno condivise ". Matrimoni misti a rischio?: " la Chiesa non li ostacola,ma invita alla prudenza. Certo esistono molte difficoltà tra persone di religione diversa,ma anche tra coniugi di culture e nazionalità diverse. Ecco, invito a maggior senso di responsabilità". Misericordia: trova misericordioso non soccorrere  dei naufraghi: " no, non è una condotta umana ,l'aiuto non si nega mai a nessuno, e quindi si evitino discriminazioni di ogni genere, di razza, lingua e persino religione". Lei è stato vittima di pesanti calunnie nel passato: " ho perdonato. Ma ho sofferto perchè oltre alla infondatezza non si voleva colpire me,quanto la stessa Chiesa". - Bruno Volpe - Pontifex -

 
 
 

IN ITALIA IL TRIONFO DELLA CROCE

Post n°2611 pubblicato il 07 Novembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

La sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo in cui si chiede la rimozione dei crocifissi dalla aule scolastiche ha scatenato una rivolta popolare in tutta l’Italia.
Rivolta con finalità benefiche visto che adesso si stanno appendendo crocifissi dove non c’erano e si stanno promuovendo iniziative e manifestazioni in favore della Croce.
Da quando è stata resa nota la sentenza della Corte, è iniziato un tam tam di lettere ai giornali, interpellanze nei consigli comunali, messaggi via mail, telefonate alle radio, discussioni in ogni luogo, messe e incontri di preghiera, per difendere e sostenere la presenza del crocifisso, non solo nelle aule scolastiche ma in tutti i luoghi pubblici.
A conferma di quanto il popolo italiano abbia radicato nel cuore l’identità con il crocifisso basta osservare cosa stanno facendo sindaci, presidi, consigli comunali, direttori di giornali, ministri, deputati, senatori, parroci, vescovi, insegnanti, province, teatri, associazioni di imprenditori, cittadini tutti.
Un enorme numero di presidi ha chiesto di provvedere affinché tutte le aule abbiano il crocifisso. Nelle scuole di Parma c’è stata una vera e propria mobilitazione, nelle scuole elementari, alle medie ed alle superiori, i crocifissi sono stati appesi anche nelle aule che ne erano sprovvisti.
I presidi concordano: nessuno si è mai lamentato e il crocifisso non si toglie.
In una scuola di Roma, in una classe elementare dove erano stati fatti lavori di pittura, i bambini hanno chiesto alla maestra di appendere il crocifisso più in alto, dove nessuno potrà mai toglierlo.
A Imperia come a Sanremo e decine di altre città le amministrazioni comunali hanno dato ordine di portare il crocefisso anche nelle aule che ne sono sprovviste.
A Sassuolo, in provincia di Modena, il sindaco ha acquistato 50 crocifissi per gli istituti scolastici che ne fossero sprovvisti.
A Trapani il presidente e gli assessori della giunta provinciale hanno pagato di tasca loro 72 crocifissi da portare nelle aule scolastiche dove il crocefisso manca.
A Trieste il sindaco Roberto Dipiazza ha dichiarato "fintanto che sarò io il sindaco di Trieste nessun crocifisso verrà rimosso da alcuna scuola comunale, né tantomeno dagli uffici municipali".
Il sindaco di Galzignano Terme in provincia di Padova ha emanato l’obbligo di affissione del crocifisso in tutti gli edifici pubblici, con tanto di multa di 500 per i trasgressori.
Ad Assisi il sindaco ha proposto di esporre nelle aule pubbliche non solo il crocifisso ma anche il presepe.
A Busto Arsizio in provincia di Varese, l’amministrazione comunale ha protestato con la sentenza della Corte di Strasburgo, mettendo a mezz’asta la bandiera europea.
Il sindaco di Loreto, in provincia di Ancona, qualora la sentenza di Strasburgo diventasse esecutiva, ha già pronta un’ordinanza per impedire la rimozione dei crocifissi.
L’amministrazione comunale di Montegrotto Terme (Padova), sta utilizzando i tabelloni per una campagna dove compare un crocifisso con la scritta “Noi non lo togliamo”.
In rete sul social network Facebook il nuovo gruppo “Sì al crocifisso nelle scuole”, (sialcrocifis­so@gmail.com) ha raccolto più di 27mila adesioni.
Ed un altro gruppo “Riportiamo il crocifisso nelle scuole”, in pochissimo tempo ha raccolto 8.872 adesioni.
Nella capitale la Confcommercio di Roma ha chiesto a tutti gli associati di esporlo nei propri negozi, aggiungendo: “Se vogliono togliere i crocifissi dalle nostre scuole, vuol dire che li metteremo nelle nostre aziende”.
Il quotidiano romano “Il tempo” ha lanciato un appello pubblico (appello@iltempo.it) al Governo e al Parlamento per controbattere alla sentenza di Strasburgo contro l'esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche.
Secondo quanto riportato da “Avvenire” ad Abano Terme, dove è iniziata la protesta della signora Soile Lauti, il parroco del Duomo, don Antonio Toigo, ha detto che la “laicità non è sottrazione ma moltiplicazione. Protesta chi il crocifisso non lo ha dentro”.
Mentre il preside dell’Istituto “Vittorino da Feltre”, fre­quentato dai figli della signora Soile Lauti sottolinea che, dal 2002, anno del primo ricorso, nessun'altra famiglia ha chiesto di togliere i crocifissi dalle aule a dimostrazione che “l’integrazione e l’inserimento promossi dalla scuola hanno funzionato”. -di Antonio Gaspari - Zenit -

 
 
 

UNA STRAORDINARIA RISCOPERTA DEI GIOVANI: L'ADORAZIONE EUCARISTICA

Post n°2610 pubblicato il 07 Novembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Una delle più felici scoperte che il Signore mi ha ‘regalato’ in questi ultimi anni è la bellezza di mettersi di fronte a Suo Figlio nelle ore, soprattutto notturne, in cui l’anima ed il cuore cercano la pace. Quanti giovani ho visto adorare la notte! Occhi azzurri, verdi o neri fissare in un magnifico atto di amore quel pane bianco che illumina e dà voce alle ragioni dell’anima. Gesù si puo’ e si deve incontrare di persona! E’ Lui la mèta alla quale tendere, l’amico fidato, il confidente sincero e perpetuo che ispira il bene del mondo. L’Adorazione Eucaristica è l’immersione totale nella grazia del Signore, la più diretta via per ascoltare la voce del Figlio, e la strada per imparare a conoscere un’altra persona ancora: lo Spirito Santo, che è presente al fianco e nell’intimo di chi si mette in ginocchio ed in Silenzio di fronte al Re dei Re.  Si può pregare in vari modi, ma il modo migliore è una preghiera di silenziosa meditazione, sul mistero dell’Amore con cui Gesù ci ha amato, tanto da dare la sua vita ed il suo Sangue per noi. Adorare è lasciarsi amare da Dio per imparare ad amare gli altri… Adorare è entrare nell’esperienza del Paradiso, per essere più concreti nella storia. “Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione. Quando fu giorno chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici”. (Lc 6:12-13)

CHI PUÒ ADORARE - Chiunque è disposto a fare silenzio dentro ed intorno a sé, a qualunque età, nazione, lingua e categoria appartenga. Chi vuole trovare un tempo da dare a Dio per stare con lui per il proprio bene e per il bene di tutta l’umanità che, in chi adora è rappresentata. “Il Padre cerca adoratori che lo adorino in spirito e verità”. Gv 4:24

COME SI ADORA - Si adora sforzandosi di fare silenzio dentro ed intorno a sé, per permettere a Dio di comunicare col nostro cuore ed al nostro cuore di comunicare con Dio. Si fissa lo sguardo verso l’Eucaristia, che è il segno vivo dell’amore che Gesù ha per noi, si medita sul mistero della sofferenza, della morte e della risurrezione di Gesù, che nell’Eucaristia ci dona la sua presenza reale e sostanziale. “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Mt 28:20

DOVE SI ADORA - In una cappella creata apposta, in una parte della chiesa dove c’è un luogo raccolto e silenzioso in cui è esposto il Sacramento dell’Eucaristia e dove anche altri sono riuniti per pregare individualmente, o come comunità. Se in chiesa manca un tale spazio, si può individuare una stanza od un locale, con facile accesso dall’esterno, con attigui servizi igienici. In tal modo si crea un’oasi di pace e di preghiera che ci da la gioia del Paradiso. “Venite, prostrati adoriamo, in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati”. Sal 94:6

QUANDO SI ADORA - In ogni momento del giorno, o della notte; nella gioia più profonda, o nel dolore più acuto. Con la pace nel cuore, o nel colmo dell’angoscia. All’inizio della vita, o alla fine. Quando si hanno energie e quando non ce la facciamo più; in piena salute, o nella malattia. Quando il nostro spirito trabocca d’amore, o nel colmo dell’aridità. Prima di decisioni importanti, o per ringraziare Dio di averle prese. Quando siamo forti, o quando siamo deboli. Nella fedeltà, o nel peccato. “Pregate inoltre incessantemente, con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti”… Ef 6:18

10 RAGIONI PER ADORARE - Perché solo Dio è degno di ricevere tutta la nostra lode e la nostra adorazione per sempre. - Per dire grazie a Dio per tutto ciò che ci ha donato da prima che esistessimo. - Per entrare nel segreto dell’amore di Dio, che ci si svela quando siamo davanti a lui. - Per intercedere per tutta l’umanità. - Per trovare riposo e lasciarci ristorare da Dio. - Per chiedere perdono per i nostri peccati e per quelli del mondo intero. - Per pregare per la pace e la giustizia nel mondo e l’unità tra tutti i Cristiani. - Per chiedere il dono dello Spirito Santo per annunciare il Vangelo in tutte le nazioni. - Per pregare per i nostri nemici e per avere la forza di perdonarli. - Per guarire da ogni nostra malattia, fisica e spirituale e avere la forza per resistere al male.
La Chiesa e il mondo hanno grande bisogno del culto eucaristico. Gesù ci aspetta in questo sacramento dell'amore. Non risparmiamo il nostro tempo per andare a incontrarlo nell'adorazione, nella contemplazione piena di fede e pronta a riparare le grandi colpe e i delitti del mondo. Non cessi mai la nostra adorazione. (Giovanni Paolo II Dominicae Cenae, 3) -  Daniele Venturi (Presidente Associazione Nazionale Papaboys) - Pontifex -

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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