ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 09/11/2009

PROVARE A SPIEGARE UNA CONVERSIONE

Post n°2627 pubblicato il 09 Novembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Provare a spiegare una conversione è un po’ mettersi a nudo, offrire agli altri con parole comprensibili un mistero ineffabile: la chiamata, la proposta e la risposta; si tratta di un’iniziativa divina, cui l’ uomo può aderire con fede o da cui può sottrarsi con la superbia e il libero arbitrio. Nella conversione c’è prima di tutto un cambiamento di prospettiva: ci si volge in una direzione che forse inconsciamente si rifiutava (è il caso di chi, dopo anni di apostasia, recupera la fede) o ci si imbatte per la prima volta in una realtà soprannaturale di cui si ignorava l’esistenza (è il caso delle conversioni vere e proprie). Tra i frutti di questa esperienza vi è prima di tutto il mutamento. Chi scopre Dio, chi lo ama diventa altro da sé, da ciò che era; vi è un mutamento radicale, un mutare e un ammutolire. L’incontro con Dio avviene nel silenzio, nella quiete, nell’affrancarsi da tutto ciò che è quotidiano, ordinario; Dio è straordinario. San Tommaso, grande genio filosofico e teologico, ha parlato del male, che non ha consistenza ontologica, come “privazione di bene”; ci appare chiaro come chi non conosca Dio, chi non abbia una relazione di “amicizia” con Dio, sia una persona manchevole non di un bene qualsiasi, ma del Sommo Bene. L’uomo convertito rinuncia al male morale e sceglie il bene, lo desidera “come un cervo anela ai corsi d’acqua”; non solo: riesce a dare un senso a ciò che prima sfuggiva alla sua comprensione, allo scandalo del male, permesso – non voluto! – da Dio in vista di un bene maggiore. E riesce ad accettare con dignità le sofferenze fisiche e morali, figlie della superbia dei progenitori e di quel peccato che aprì le porte dell’ inferno e della morte, offrendole a Dio in comunione spirituale col sacrificio di Gesù Cristo, che ha vinto la morte e il peccato, infondendo a quanti lo amano e lo seguono la speranza di esserGli accanto dopo il transito di questa vita terrena. Non è semplice condividere con gli altri, soprattutto con chi non ha il dono della fede, un’esperienza trasformante come quella della conversione; ma raccontare e raccontarsi significa raccogliere la sfida di san Pietro ad essere “sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi” (1Pt 3,15). Ho usato la parola chiamata perché ogni conversione è frutto di una vocazione, in cui Dio parla continuamente all’uomo, anche quando ci sembra di non sentire la Sua voce. C’è una chiamata iniziale, un annuncio, cui segue una libera adesione o un rifiuto dell’uomo; ma c’è anche un movimento interiore che agisce progressivamente in noi, chiamandoci quotidianamente a scegliere il bene e a realizzarci come uomini, secondo la volontà del Padre. Ciascuno ha la sua vocazione, un progetto di Dio per noi; essa infatti non riguarda solo i sacerdoti o i religiosi, ma tutto il popolo di Dio, cui Egli non manca di mostrare, nella sua infinita sapienza, i Suoi disegni. Nella preghiera chiediamo al Signore di mostrarci il Suo volto, che potremmo contemplare, qualora giudicati degni, solamente in Paradiso. L’uomo convertito, tabernacolo del Paraclito, però, già vive una relazione d’amore con Dio, ne ha sentito la voce nel suo cuore e ad essa non può rinunciare: Lo strinsi fortemente e non lo lascerò (Cantico dei Cantici, 3, 4). Nello stesso libro si legge: “Tu mi hai rapito il cuore con un solo tuo sguardo”; noi sappiamo che non è possibile vedere Dio senza morire; per conseguenza, per vederLo, l’uomo convertito riceve il dono di occhi nuovi e con essi si volge al suo diletto. Non solo gli occhi ma tutta la persona è rinnovata. Preghiamo allora il Signore col salmista: "Doce me facere voluntatem tuam" (Ps 142,10), affinché si compia in noi, con l’ausilio della grazia divina, nella comunione dei Santi e con l’intercessione di Maria Santissima, la Volontà del Padre e il suo disegno di salvezza per noi. Sia lodato Gesù Cristo! - di Raimondo Mameli - Pontifex -

 
 
 

OMOSESSUALITA’: TRA PATOLOGIA ED IDEOLOGIA

Post n°2626 pubblicato il 09 Novembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il prestigioso Journal of Urban Health, dell’accademia di Medicina di New York, ha pubblicato recentemente i risultati di una ricerca scientifica durata ben tre anni, a cura del dott. David McKirnan, professore dell’università di Illinois in Chicago. Lo studio rivela che il 33% delle coppie omosessuali soffrono di episodi gravi di violenza “ domestica” come pugni, calci, tagli con coltelli, e via dicendo, nonché violenze sessuali e contagio di malattie veneree. Un indice molto superiore alla media delle coppie eterosessuali. Questo studio viene a confermare una precedente ricerca, condotta nel 2002 e pubblicata nel american Journal of Public Health, che mostrava come ben il 39% dei maschi omosessuali avevano subito una grave violenza fisica da parte del patner gay nell’ultimo anno. Secondo il dottor Kirnan, le principali cause sono: un indice diverse volte superiore rispetto alla media della popolazione di uso di droghe, depressione, alcoolismo, promiscuità, nonché “ altri disordini psicologici e comportamentali” collegati allo stile di vita omosessuale.E’ interessante che in tempi di psicologismo imperante, la lobby omosessualista fa tutto il possibile affinché non si sappia in giro che i tre grandi pionieri della psicanalisi e della psichiatria- Freud, Jung e Adler- erano concordi nel considerare l’omosessualità come una grave patologia comportamentale. Attualmente il concetto di omosessualità come malattia mentale è scomparso dai manuali psichiatrici ed il DSM IV non la considera più come una patologia comportamentale al punto tale che uno psicologo o uno psichiatra che volesse curare un omosessuale corre il rischio di essere cacciato via d’albo della sua categoria professionale, e questo è stato un vero e proprio colpo di mano antiscientifico ed ideologico della lobby omosessualista perché in tal modo si vuole ingannare le masse inducendo l’idea che l’omosessualità sia una realtà naturale, normale, innata di una persona e determinante il comportamento sessuale, facendo credere che tali si nasca. In realtà è stato provato esattamente il contrario: i fattori genetici ormonali non svolgono un ruolo determinante nello sviluppo dell’omosessualità perché essa è un fenomeno prettamente psico-affettivo e come tale va curato.  In realtà esistono numerosi psichiatri e psicologi che curano con successo la patologia omosessuale. Il più famoso di questi è il dottor Joseph Nicolosi, i cui libri sono pubblicati in Italia dalla Sucarcoedizioni di Milano, che ha ideato una terapia di recupero degli omosessuali. L’atteggiamento della lobby omosessualistica ha un vero e proprio stile mafioso perché innanzitutto è estremamente intimidatorio nei riguardi dei dissenzienti. Esemplare è a questo riguardo la vicenda di  Tony anatrella, sacerdote francese, psichiatra, autore di numerosissimi libri e che è stato il redattore della voce “Omosessualità e omofobia” sul “ Lexicon. Termini ambigui e discussi su famiglia, vita e questione etiche”, edizioni Dehoniane, Bologna. Il testo è a cura del Pontificio Consiglio per la Famiglia di cui mons. Anatrella è consultore. Il prete francese psichiatra, che ritiene l’omosessualità come una alterazione dell’identità sessuale e che quindi attiene alla categoria delle perturbazioni della personalità che dipende da conflitti intrapsichici non risolti, nel suo studio parigino curava diversi casi di omosessualità ed aveva pubblicato uno studio sull’omosessualità  dal titolo significativo “Il Regno di Narciso” inoltre in un articolo del novembre 2005 su “L’Osservatore Romano” ricordava perché e percome le persone omosessuali non possono essere ammesse al sacerdozio cattolico. Tutto questo era più che sufficiente per attirargli la vendetta della lobby  omosessualista.  Un ragazzo omosessuale in cura da Anatrella presentò una denuncia per abusi sessuali contro il suo psicoterapeuta e tutti i siti omosessuali del mondo incominciarono una campagna di diffamazione in grande stile  contro il sacerdote come se tali abusi fossero non  un dato da verificare ma un fatto reale. Sennonché la magistratura francese attraverso delle indagini accuratissime ha scagionato completamente mons. Anatrella perché le accuse contro di lui erano completamente infondate. In conclusione se  in Italia la proposta di legge  dell’onorevole Paola Concia del PD, una lesbica dichiarata, fosse passata, l’apostolo san Paolo che ammonì  gli invertiti sessuali della sua epoca  dicendo: “ Non illudetevi: né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio” (1 Cor 6,9-10) avrebbe rischiato un postumo pubblico ludibrio anzi sarebbe andato a finire in galera, e se fosse stato uno psicologo sarebbe stato radiato dall’albo professionale - don Marcello Stanzione - Pontifex -

 
 
 

SE DIO C'E', DI CHE RELIGIONE E'?

Post n°2625 pubblicato il 09 Novembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Rino Cammilleri è un notissimo saggista, scrittore e giornalista. Autore di rubriche in diverse testate giornalistiche, ha pubblicato decine di libri di successo, tra cui “Il crocifisso del samurai” (Rizzoli), “La vera storia dell’inquisizione” (Piemme), “I mostri della ragione” (Ares), e “Gli occhi di Maria” (Bur Rizzoli). Come ha scritto Ettore Gotti Tedeschi nell’introduzione, “Cammilleri è fra i maggiori apologeti viventi” ed in questo libro tratta “del perché si può essere sicuri del cattolicesimo e dei suoi vantaggi competitivi nei confronti delle altre religioni”. Secondo Cammilleri nel mondo non funziona più quasi nulla, ma non perché c’è una crisi di valori che non permette più agli uomini di dare un senso agli strumenti di civiltà disponibili, il punto centrale è che “questa crisi di valori discende dalla crisi della fede” nel “non credere più nello stesso Dio”. Il libro analizza duemila anni di cristianesimo affrontando i passaggi storici più controversi e complessi, quali le Crociate e l’Inquisizione, la Riforma, l’Illuminismo, le Sette anticlericali risorgimentali ma soprattutto spiega i meriti unici del cristianesimo. Come sottolinea Gotti Tedeschi attraverso opportuni ripassi di storia, teologia, filosofia, sociologia, e persino di economia, Cammilleri illustra “perché siamo stati così sciocchi da lasciarci distrarre da altri fedi religiose perdendo la fiducia nella nostra originale e provocando in tal modo il decadimento di quei valori che oggi rimpiangiamo”. In conclusione l’autore del libro chiede di sostenere e aiutare la Chiesa Cattolica, ora più che mai sotto attacco, “perché è la Chiesa voluta da Dio, non da uomini”. Per cercare di approfondire questo tema che suscita da millenni un interesse profondo, ZENIT ha intervistato Rino Cammilleri.

Se Dio esiste, di che religione è?

Cammilleri: Gran bella domanda. A farci caso, l’epoca dell’ateismo è alle nostre spalle. Oggi non c’è quasi più nessuno che non affermi di credere in Dio. Solo che, a quel punto, bisognerebbe chiedere a ciascuno: quale? Già, perché a trionfare è la religione fai-da-te, il Dio che ognuno si crea a propria immagine e somiglianza.

E questa immagine-e-somiglianza, guarda caso, è modellata dall’orizzonte culturale. Cioè, oggi come oggi, è politicamente corretta. Ma, se Dio esiste, logica vuole che siamo noi a Sua immagine e somiglianza, non Lui a nostra. Insomma, bisogna sapere cosa vuole Lui da noi, perché, se esiste, cosa noi vogliamo da Lui già lo sa. Bisogna sapere, per prima cosa, Chi è. E non c’è modo migliore che chiederGlielo.

Lei sostiene che l’unico Dio è cattolico. Perchè?

Cammilleri: Nel mio pamphlet un certo Teofilo, un uomo «in ricerca» (come si direbbe oggi) chiede a me chi è Dio. Perché a me? Perché sa che sono un credente. Io (cioè, l’Autore) rispondo per come so farlo. E gli snocciolo i motivi che hanno portato me a ritenere molto probabile che Dio, se esiste, sia cattolico. Cioè, sia esattamente Quello che da duemila anni predica la Chiesa di Roma.

Perchè non potrebbe essere musulmano, ebreo, o di qualche altra religione?

Cammilleri: Oggi, per quanto riguarda la religione, quel che manca è la domanda, non certo l’offerta. Teofilo è uno che a un certo punto, come Pascal, si è detto: se Dio non esistesse bisognerebbe inventarlo. In effetti, uno che si accorge della necessità di un Dio ha già compiuto gran parte del percorso. Ma, quando si guarda intorno, si trova all’interno del supermarket del Sacro, con gli scaffali che presentano una grande varietà. Per definizione, solo una può essere quella giusta, perché Dio, se esiste, non ha alcun interesse a indurci in confusione. Tutto il mio libro è teso a far sì che Teofilo si rivolga direttamente alla Fonte per conoscere la verità.

E perchè non buddista, spiritista, darwinista, adoratore di Gaia o di Carlo Marx?

Cammilleri: Con gran rispetto per tutti i credenti in Qualcosa o Qualcuno, ho ripercorso davanti a Teofilo tutti i ragionamenti che hanno indotto me (sì, perché c’è stato un tempo in cui anch’io ero «in ricerca») a scegliere un prodotto tra gli scaffali dopo avere considerato, soppesato e attentamente osservato tutti gli altri. Teofilo mi ha chiesto: tu in cosa credi e perché? E io gliel’ho detto.

Il libro presuppone che uno creda nell’esistenza di Dio, ma potrebbe essere consigliato anche per gli atei. Vero?

Cammilleri: Naturalmente, nel deserto che ho personalmente attraversato prima di giungere alla Terra Promessa c’è stata la fase atea, subito seguita da quella agnostica. Conosco bene l’ateismo e i suoi argomenti. Per me l’ateismo, di argomenti, non ne ha. Peggiore è l’agnosticismo. L’ateo è uno che sa per certo che un Dio non esiste né può esistere. L’agnostico è uno che non si pone nemmeno il problema. E, di conseguenza, vive una vita puramente (mi si perdoni l’espressione) vegetale. Senza senso. Nasce, cresce e muore, mangia, bene e si diverte (nella misura del possibile) senza sapere perché. Peggio: non gli interessa. Se io fossi Dio (ma per fortuna di tutti non lo sono) mi offenderei: almeno l’odio è un sentimento, l’indifferenza invece…

Che cosa ha il cattolicesimo che le altre religioni non hanno?

Cammilleri: A mio avviso il cattolicesimo ha dalla sua la logica. Un Dio esistente, giusto, sensato, razionale e amorevole si sarebbe comportato esattamente come dice da sempre la Chiesa Romana. Un Dio diverso da così non mi interessa. Questo è quanto ho cercato di spiegare a Teofilo nel mio lavoro. Ovviamente, Teofilo non è tenuto a darmi retta. Tuttavia, se davvero è «in ricerca», si rivolga direttamente all’Interessato. Il quale, se esiste, non avrebbe alcun motivo per non rispondergli. Se non risponde, non esiste. E il caso è chiuso. - Antonio Gaspari - Zenit -

 
 
 

LA CADUTA DEL MURO TAPPA NON TRAGUARDO

Post n°2624 pubblicato il 09 Novembre 2009 da diglilaverita
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Vent’anni fa il crollo del muro di Berlino. Crollò, o meglio, venne abbattuto da migliaia di persone che videro in quel gesto la conquista di una libertà che, solo qualche anno prima, sembrava irrimediabilmente perduta. Poco dopo questo fatto epocale Giovanni Paolo II, che ebbe un ruolo fondamentale nel porre fine all’ideologia del sogno comunista, scrisse queste parole:
 
“La caduta del muro come il crollo di pericolosi simulacri e di una ideologia oppressiva, hanno dimostrato che le libertà fondamentali, che danno significato alla vita umana, non possono essere represse e soffocate a lungo. L’Europa, il mondo intero hanno sete di libertà e di pace! Occorre costruire insieme la vera civiltà, che non sia basata sulla forza, ma sia `frutto della vittoria su noi stessi, sulle potenze dell’ingiustizia, dell’egoismo e dell’odio, che possono giungere sino a sfigurare l’uomo”. La lucidità di questa riflessione ci permette di ricordare i vent’anni di questo evento storico senza diventare falsamente celebrativi. Ricordare il crollo del muro è sì ricordare la riconquista della libertà di milioni di persone, ma al tempo stesso ricordare quel fatto deve far scattare in noi quella sottile inquietudine, quel sottile stato di positivo “malessere”, che ci porta a domandarci se la società che stiamo costruendo oggi sia effettivamente “frutto della vittoria su noi stessi, sulle potenze dell’ingiustizia, dell’egoismo e dell’odio”. E’ ancora Giovanni Paolo II, nel suo viaggio in Polonia del 2002, ma lo aveva già fatto in quello del giugno del 1991, a metterci in guardia dal rischio di considerare quell’evento epocale come la soluzione di tutti i mali della nostra società, e a ricordarci che di fronte alla caduta del muro si sono aperte grandi prospettive e speranze, ma anche enormi rischi, che hanno messo in luce tutti i limiti della società occidentale. "[...] Le vicende polacche mi stanno molto a cuore. So quanto è cambiata la nostra Patria dal tempo della mia prima visita nel 1979. Questo è un nuovo pellegrinaggio, durante il quale posso osservare come i polacchi gestiscono la riconquistata libertà. [...] So che tanti osservano e valutano con sguardo critico il sistema, che pretende di governare il mondo contemporaneo secondo una visuale materialista dell´uomo. La Chiesa ha sempre ricordato che non si può costruire un futuro felice della società sulla povertà, sull´ingiustizia, sulla sofferenza di un fratello. Gli uomini che si muovono nello spirito dell´etica sociale cattolica non possono restare indifferenti di fronte alle sorti di coloro che rimangono senza lavoro, vivono in uno stato di crescente povertà senza alcuna prospettiva di miglioramento della propria situazione e del futuro dei loro figli. So che tante famiglie polacche, soprattutto le più numerose, tanti disoccupati e persone anziane portano il peso dei cambiamenti sociali ed economici. A tutti costoro voglio dire che condivido il loro fardello e la loro sorte."  (www.cristiancarrara.it)

 
 
 

L'ANTICRISTO PORTA LA TOGA

Post n°2623 pubblicato il 09 Novembre 2009 da diglilaverita
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L’Europa e il crocefisso, la cristianofobia al potere
Ci siamo. Da diverso tempo si accumulavano i segnali di un prossimo colpo delle istituzioni europee contro il cristianesimo e la Chiesa Cattolica. Qualche mese fa, il 4 marzo 2009, avevo avuto occasione di partecipare come esperto a Vienna a una conferenza dell’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) dove era stato lanciato l’allarme su una montante «cristianofobia», che in diversi Paesi non si limitava più alla propaganda ma si esprimeva in leggi e sentenze contro la libertà religiosa e di predicazione dei cristiani e contro i loro simboli. L’attacco anticristiano si era finora svolto in modo prevalentemente indiretto, attraverso la proclamazione di presunti «nuovi diritti»:  anzitutto, quello degli omosessuali a non essere oggetto di giudizi critici o tali da mettere in dubbio che le unioni fra persone dello stesso  sesso debbano godere degli stessi riconoscimenti di quelle fra un uomo e una donna. Tutelando gli omosessuali non solo – il che sarebbe ovvio e condivisibile – da violenze fisiche, ma da qualunque giudizio ritenuto discriminante ed etichettato come «omofobia», le istituzioni europee violavano fatalmente la libertà di predicazione di tutte quelle comunità religiose, Chiesa Cattolica in testa, le quali hanno come parte normale del loro insegnamento morale la tesi secondo cui la pratica omosessuale è un disordine oggettivo e uno Stato bene ordinato non può mettere sullo stesso piano le unioni omosessuali e il matrimonio eterosessuale. La sentenza Lautsi c. Italie del 3 novembre 2009 della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo segna il passaggio della cristianofobia dalla fase indiretta a una diretta. Non ci si limita più a colpire il cristianesimo attraverso l’invenzione di «nuovi diritti» che, proclamando il loro normale insegnamento morale, le Chiese e comunità cristiane non potranno non violare, ma si attacca la fede cristiana al suo cuore, la croce. I giudici di Strasburgo – dando ragione a una cittadina italiana di origine finlandese – hanno affermato che l’esposizione del crocefisso nelle aule scolastiche italiane viola i diritti dei due figli, di undici e tredici anni, della signora Lautsi, li «perturba emozionalmente» e nega la natura stessa della scuola pubblica che dovrebbe «inculcare agli allievi un pensiero critico». Ove tornasse in Finlandia, la signora Lautsi dovrebbe chiedere al suo Paese natale di cambiare la bandiera nazionale, dove come è noto figura una croce, con quale perturbazione emozionale dei suoi figlioli è facile immaginare. Basta questa considerazione paradossale per capire come, per qualunque persona di buon senso, la croce a scuola o sulla bandiera non è uno strumento di proselitismo religioso ma il simbolo di una storia plurisecolare che, piaccia o no, non avrebbe alcun senso senza il cristianesimo. In Italia la signora Lautsi intascherà cinquemila euro dai contribuenti – un piccolo omaggio della Corte di Strasburgo – e avrà diritto di far togliere i crocefissi dalle aule dove studiano i figli. Certo, ci sarà l’appello, e giustamente il nostro governo rifiuterà di applicare questa sentenza ridicola e folle. Ma le «toghe rosse» italiane si sentiranno incoraggiate dai colleghi europei. Che non sono tutti «stranieri» dal momento che uno dei firmatari della sentenza è il giudice italiano a Strasburgo, il dottor Vladimiro Zagrebelsky, campione – insieme al fratello minore Gustavo – del laicismo giuridico nostrano. - di Massimo Introvigne - totustuus -

 
 
 

PUBBLICATA LA COSTITUZIONE APOSTOLICA PER L'INGRESSO DEGLI ANGLICANI NELLA CHIESA. NESSUNA POSSIBILITA' PER PRETII DIVORZIATI

Post n°2622 pubblicato il 09 Novembre 2009 da diglilaverita
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Il Vaticano deciderà "caso per caso" sull'accoglienza dei diaconi anglicani sposati che vogliono divenire preti cattolici: è la norma della Costituzione apostolica per l'ingresso dei tradizionlisti anglicani nella Chiesa cattolica, annunciata il 20 ottobre e pubblicata nelle scorse ore dalla Santa Sede. Porta chiusa, invece, per "i chierici anglicani che si trovano in situazioni matrimoniali irregolari". Nel sesto paragrafo del documento papale - preannunciato alcuni giorni fa con una nota del Cardinale William Levada che intendeva smentire le anticipazioni della stampa - si afferma che il futuro Ordinario, "in piena osservanza della disciplina sul celibato clericale nella Chiesa Latina, pro regula ammetterà all`ordine del presbiterato solo uomini celibi. Potrà rivolgere petizione al Romano Pontefice, in deroga al can. 277, paragrafo 1, di ammettere caso per caso all`Ordine Sacro del presbiterato anche uomini coniugati, secondo i criteri oggettivi approvati dalla Santa Sede". Nelle norme complementari si specifica che "in considerazione della tradizione ed esperienza ecclesiale anglicana, l`Ordinario può presentare al Santo Padre la richiesta di ammissione di uomini sposati all`ordinazione presbiterale nell`Ordinariato, dopo un processo di discernimento basato su criteri oggettivi e le necessità dell`Ordinariato. Tali criteri oggettivi sono determinati dall`Ordinario, dopo aver consultato la Conferenza Episcopale locale, e debbono essere approvati dalla Santa Sede". Inoltre, "coloro che erano stati ordinati nella Chiesa Cattolica e in seguito hanno aderito alla Comunione Anglicana, non possono essere ammessi all`esercizio del ministero sacro nell`Ordinariato. I chierici anglicani che si trovano in situazioni matrimoniali irregolari - si specifica, quindi - non possono essere ammessi agli Ordini Sacri nell`Ordinariato". "La possibilità prevista dalla Costituzione Apostolica della presenza di alcuni chierici sposati negli Ordinariati Personali - precisa una nota vaticana allegata alla Costiuzione apostolica - non significa in alcun modo un cambiamento nella disciplina della Chiesa per quanto riguarda il celibato sacerdotale. Esso, come dice il Concilio Vaticano II, è segno e allo stesso tempo stimolo della carità pastorale e annuncia in modo radioso il regno di Dio (Cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1579)". La Costituzione Apostolica 'Anglicanorum coetibus' "introduce una struttura canonica che provvede ad una tale riunione corporativa tramite l`istituzione di Ordinariati Personali, che permetteranno ai suddetti gruppi di entrare nella piena comunione con la Chiesa Cattolica, conservando nel contempo elementi dello specifico patrimonio spirituale e liturgico anglicano. Contemporaneamente - prosegue una nota della sala stampa della Santa Sede -, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha emanato Norme Complementari, che serviranno alla retta attuazione del provvedimento". Il documento papale, che porta la data del 4 novembre, "apre una nuova strada per la promozione dell`unità dei cristiani, riconoscendo nel contempo la legittima diversità nell`espressione della nostra fede comune", precisa il comunicato. "Non si tratta di un`iniziativa che abbia avuto origine nella Santa Sede, ma di una risposta generosa da parte del Santo Padre alla legittima aspirazione di tali gruppi anglicani. L`istituzione di questa nuova struttura si colloca in piena armonia con l`impegno per il dialogo ecumenico, che - puntualizza il Vaticano - continua ad essere una priorità per la Chiesa Cattolica". Non ci saranno solo preti sposati, ma anche 'ordinari' sposati, tra gli anglicani tradizionali che si convertiranno alla Chiesa cattolica, precisano ancora le norme complementari alla Costituzione apostolica pubblicata che vieta ai preti cattolici, tra l’altro, di fare 'avanti e indietro' tra la Chiesa cattolica e quella anglicana per 'bypassare' la norma del celibato sacerdotale. "Un Vescovo già anglicano e coniugato - afferma il paragrafo 1 della undicesima norma complementare - è eleggibile per essere nominato Ordinario. In tal caso - si sottolinea - è ordinato presbitero nella Chiesa cattolica (non vescovo, dunque, ndr) ed esercita nell`Ordinariato il ministero pastorale e sacramentale con piena autorità giurisdizionale". "Coloro che erano stati ordinati nella Chiesa Cattolica e in seguito hanno aderito alla Comunione Anglicana - si evidenzia poi all'articolo 6, comma 2 - non possono essere ammessi all`esercizio del ministero sacro nell`Ordinariato. I chierici anglicani che si trovano in situazioni matrimoniali irregolari non possono essere ammessi agli Ordini Sacri nell`Ordinariato". Non entrerà nella Chiesa cattolica, dunque, il primate della Traditional Anglican Communion, l'arcivescovo John Hepworth, ex prete cattolico. Le norme complementari determinano, all'articolo 10, comma 4, che "l`Ordinario può accettare come seminaristi solo i fedeli che fanno parte di una parrocchia personale dell`Ordinariato o coloro che provengono dall`Anglicanesimo e hanno ristabilito la piena comunione con la Chiesa Cattolica". Gli anglicani tradizionalisti verranno pienamente integrati nella Chiesa cattolica: lo precisa, intanto, padre Gianfranco Ghirlanda, Rettore della Pontificia università Gregoriana, in una annotazione di esplicazione distribuita dalla sala stampa vaticana. "Dalla lettura della Costituzione Apostolica e delle Norme Complementari emanate dalla Sede Apostolica - spiega il religioso - si percepisce chiaramente l`intento, con la previsione di erezione di Ordinariati Personali, di comporre due esigenze: da una parte quella di 'mantenere vive all`interno della Chiesa Cattolica le tradizioni spirituali, liturgiche e pastorali della Comunione Anglicana, quale dono prezioso per alimentare la fede dei suoi membri e ricchezza da condividere'; dall`altra - osserva Ghirlanda -, quella di una piena integrazione di gruppi di fedeli o di singoli, già appartenenti all`Anglicanesimo, nella vita della Chiesa Cattolica". La Costituzione Apostolica "Anglicanorum coetibus" "non è minimamente in contraddizione con l'impegno ecumenico della Chiesa Cattolica, che continua esattamente come prima", ha dichiarato ai giornalisti, dal canto suo, il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi. Commentando il documento, il gesuita ha anche constatato che vi e' in esso "uno sforzo di composizione degli elementi caratteristici dell'Anglicanesimo con una piena integrazione nella Chiesa Cattolica". Il provvedimento, ha proseguito, "non dà vita a un nuovo Rito nella Chiesa Cattolica, come lo sono quello greco-cattolico e maronita, ma a una 'variazione' del rito latino, come è, ad esempio, il rito ambrosiano, che non è una Chiesa distinta". Infatti, "l'Ordinariato personale - ha concluso Lombardi - è inserito nella Conferenza Episcopale, anche se ha libri liturgici propri, un Consiglio di governo e norme sue sul celibato". - Petrus

 
 
 

SANTO PADRE: VIVERE IL BATTESIMO E RESTARE UNITI ANCHE NELLE DIFFICOLTA'

Post n°2621 pubblicato il 09 Novembre 2009 da diglilaverita
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Le difficoltà non risparmiano la Chiesa, ma se si vuole vivere pienamente la vocazione battesimale bisogna rimanere fedeli anche nei momenti critici. E' il messaggio che Benedetto XVI ha lasciato questa domenica pomeriggio nell'ultima tappa della sua visita pastorale di un giorno a Brescia e Concesio, paese natale di Giovanni Battista Montini, che ascese al soglio pontificio con il nome di Paolo VI. Il Papa ha visitato la parrocchia di Sant'Antonino, dove Montini venne battezzato il 30 settembre 1897, ricordando che "non è facile essere cristiani". "Ci vuole coraggio e tenacia per non conformarsi alla mentalità del mondo, per non lasciarsi sedurre dai richiami talvolta potenti dell'edonismo e del consumismo, per affrontare, se necessario, anche incomprensioni e talora persino vere persecuzioni", ha ammesso. Vivere il Battesimo, tuttavia, "comporta restare saldamente uniti alla Chiesa, pure quando vediamo nel suo volto qualche ombra e qualche macchia", perché è lei che "ci ha rigenerati alla vita divina e ci accompagna in tutto il nostro cammino". "Amiamola, amiamola come nostra vera madre! - ha esortato il Vescovo di Roma - Amiamola e serviamola con un amore fedele, che si traduca in gesti concreti all'interno delle nostre comunità, non cedendo alla tentazione dell'individualismo e del pregiudizio, e superando ogni rivalità e divisione. Così saremo veri discepoli di Cristo!". Benedetto XVI ha quindi ricordato la visita che Paolo VI fece alla chiesa di Concesio il 16 agosto 1959, quando disse: "Qui sono diventato cristiano; sono diventato figlio di Dio, ho avuto il dono della fede". Partendo da questa affermazione, il Papa ha voluto sottolineare l'importanza del Battesimo nella vita di ogni cristiano. Come diceva Paolo VI, questo sacramento è "il primo e fondamentale rapporto vitale e soprannaturale fra la Pasqua del Signore e la Pasqua nostra", mediante il quale avviene "la trasfusione del mistero della morte e risurrezione di Cristo nei suoi seguaci". "E' il sacramento che inizia al rapporto di comunione con Cristo", ha aggiunto il Pontefice, ricordando che il suo predecessore "amava sottolineare la dimensione cristocentrica del Battesimo, con cui ci siamo rivestiti di Cristo, con cui entriamo in comunione vitale con Lui e a Lui apparteniamo". L'uomo rigenerato dal Battesimo, Dio lo rende partecipe della sua stessa vita", ha rilevato. In questo contesto, il Papa ha chiesto ai presenti come viviamo il nostro Battesimo. Come scriveva Sant'Agostino, ha constatato, "il nostro cuore non ha pace finché non riposa in Dio. Solo se trova la luce che lo illumina e gli dà pienezza di significato l'essere umano è veramente felice". "Questa luce è la fede in Cristo, dono che si riceve nel Battesimo, e che va riscoperta costantemente per essere trasmessa agli altri", ha concluso. - Zenit -

 
 
 

PERCHE' NON POSSIAMO PIU' DIRCI EUROPEI

Post n°2620 pubblicato il 09 Novembre 2009 da diglilaverita
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La tanto vituperata sentenza sul crocefisso, anche se inquietante, non mi meraviglia affatto. Ai stupirmi, invece, è lo stupore generale attorno ad essa.

Ma in che mondo vivete, signore e signori? Non avete ancora capito il gioco anticristiano dell’Europa? E pensare che ce l’hanno messa proprio tutta, gli amici europeisti, per farci capire da che parte stanno, cosa vogliono e contro chi complottano. Basti ricordare l’inaudito accanimento per estromettere le radici cristiane dal preambolo dell’ormai superato Trattato costituzionale europeo; citare, accanto a quello greco-romana ed a quello illuminista, il bi-millenario legame col cristianesimo, sarebbe stata una inattaccabile e doverosa constatazione. Ebbene, anche in quella occasione, benché il preambolo in sé non avess e alcuna ricaduta giuridica, in Europa si guardarono bene dal richiamare la cultura che più d’ogni altra ha plasmato il Vecchio Continente. Sarà stato un caso di laica pignoleria, dissero alcuni per sdrammatizzare. Poi fu la volta di Buttiglione, silurato perché sprovvisto, da candidato commissario, del necessario entusiasmo sull’omosessualità, requisito fondamentale, oggi, per far carriera in Europa. Anche in quella occasione, fu generale, tra gli stessi cattolici, l’incapacità di capire la portata di quel segnale. In parecchi, infatti, si interrogarono sulla presunta supponenza del politico italiano nel proclamarsi cattolico, e - ironia della sorte – toccò al laicissimo Massimo Cacciari sottolineare invece l’ineccepibilità della distinzione kantiana tra morale e diritto operata da Buttiglione, reo solamente di aver espresso riserve morali sulla condotta omosessuale. Il paradosso, che tutti o quasi ignorarono, fu che tra gli orchestratori della bocciatura di Buttiglione figurava un certo Daniel Cohn Bendit, socialista che ha pubblicamente ammesso che, da insegnante, sperimentò e favorì pedofilia e sesso coi minori. Eppure, ripeto, persino nel mondo cattolico furono di più quelli che si indignarono per Buttiglione, che per Cohn Bendit. Con l’agghiacciante sentenza della quale in questi giorni si discute senza sosta – peraltro inconciliabile con quanto recita il secondo comma dell’articolo 9 della Legge 25/’85, che sancisce come la Repubblica italiana riconosca "il valore della cultura religiosa", e in particolar modo dei "principi de cattolicesimo" in quanto "parte del patrimonio storico del popolo italiano" – abbiamo però toccato il fondo. La sbronza europeista ora è finita, e viene finalmente a galla il vero volto di quest’Europa, golem acefalo, frammentato e divi so su tutto, tranne, purtroppo, che sull’ostilità verso il cristianesimo. E mentre i cattolici, disorientati da un clero non sempre all’altezza, si dividono, dal mondo laico si levano voci di coraggioso ed autentico anticonformismo. Pensiamo a Jurgen Habermas, il più grande filosofo vivente, che, da qualche anno – sulla scia della lezione del costituzionalista Böckenförde -, riflette sull’opportunità di guardare al fatto religioso non già come ad "oppio dei popoli", bensì come a un "serbatoio di senso" cui lo stato laico e secolarizzato non può rinunciare, pena la degenerazione in labirinto procedurale. Oppure pensiamo al già citato Cacciari, il quale, proprio in relazione alla polemica sul crocefisso, ha speso parole meravigliose:"Se c'è un segno che caratterizza la cultura europea in tutte le sue dimensioni questo è la croce […] andrebbe messo dappertutto, se qualcuno sapesse cosa vuol dire il crocifisso [... ] è un segno di straordinaria accoglienza, di donazione di sé [... ] non esiste religione più laica del cristianesimo. La laicità da dove viene? Da Marte? No, è un valore cristiano" (La Repubblica, 5/11/09, p. 34). Persino Bersani, rispolverando una saggezza che la politica dei gossip ci ha fatto dimenticare, in questi giorni ha ricordato – lui che certo non subisce suggestioni clericali - come il crocefisso sia una "tradizione inoffensiva". Solo in Europa, a quanto pare, considerano l’amore infinito del Cristo sofferente un simbolo accessorio, anzi offensivo. Senza confondere religione con identità religiosa, senza sovrapporre il fatto civile a quello confessionale, è tuttavia tempo di svegliarsi e di rivendicare quello che siamo. Se Benedetto Croce, da laico dichiarato, asseriva l’impossibilità di non dirsi cristiano, non poss iamo che accodarci, noi che oggi sperimentiamo un’altra impossibilità: quella di dirci europei. - Giuliano Guzzo - Il mascellaro -

 

 
 
 
 
 

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Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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