ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 24/11/2009

PADRE SLAVKO: UN PROFETA DEL NOSTRO TEMPO

Post n°2684 pubblicato il 24 Novembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Nel corso di un recente pellegrinaggio a Medjugorje ho avuto la fortuna di imbattermi in un personaggio singolare - per lo più ignorato dalla cronaca e dai reportages su Medjugorje - ma che ha invece svolto un ruolo importante, a fianco di P. Slavko. Si tratta di Rita Falsetto, (una giovane americana) che per ben 8 anni lavorò, silenziosamente, ma con totale dedizione, per l’instancabile francescano, aiutandolo nelle sue molteplici attività, sia per la parrocchia, sia con i pellegrini. La sua è una storia di particolare valore, che rispecchia pienamente quei connotati di unicità, caratteristici di tutti i ...chiamati dalla Madonna a svolgere a Medjugorje – a loro stessa insaputa – un ruolo di pietra miliare nel progetto di quella Civiltà dell’Amore e della Pace, che Maria in vent’anni è andata edificando. Ho chiesto a Rita di permettermi di intervistarla per il nostro giornalino ed ecco il "dono" che lei ci ha fatto. Rita Falsetto è americana di nazionalità, ha 40 anni ed è figlia di un calabrese emigrato negli Stati Uniti e di madre tedesca. Ha avuto una formazione di assistente sociale, e nel corso degli anni ha lavorato in vari paesi in aiuto a giovani alcolisti e drogati, bambini di strada, anziani malati e degenti in ospedali psichiatrici. Laureata in Organizzazione della Comunicazione ha fatto parte in Senegal (Africa), del Corpo di Pace fondato da J.F. Kennedy nel 1960, poi in Antigua (Guatemala) e in varie parti degli Stati Uniti; le è sempre piaciuto viaggiare per incontrare nuovi popoli e culture.

Rita, quando ha sentito parlare per la prima volta di Medjugorje?

Se ripenso agli eventi accaduti negli ultimi sette anni a Medjugorje… allora mi rendo conto che è stata Maria a guidarmi, senza che io lo sapessi! Per la prima volta ne udii parlare da una persona che c’era stata, nell’estate dell’87. A quel tempo io non ero interessata per me, ma sapevo che mia madre aveva sempre desiderato di poter prendere parte a qualche pellegrinaggio. Aveva già sentito parlare anche lei di Medjugorje, ed io venni a conoscenza di un pellegrinaggio che stava per partire… così decisi di offrirle il biglietto per il viaggio. Mamma venne qui nell’ottobre dell’87 e al suo ritorno mi portò un Rosario… Lei mi raccontò tutto di Medjugorje ed anche delle esperienze vissute qui. Ripensando ora a tutto questo capisco che fu allora che ebbe inizio la mia conversione, ma senza che me ne rendessi conto. Incominciai a pregare con quel Rosario e poi decisi di fare anche la Consacrazione a Maria, secondo L. Grignon de Montfort. Ricordo che dissi "sì" a Maria, con tutto il mio cuore, desiderando davvero di fare tutto ciò che Lei avesse voluto da me, qualunque cosa avrebbe comportato, pur di fare la sua volontà! Io credo che fu allora che Maria prese seriamente il mio "sì", e così iniziò il mio viaggio a Medjugorje senza che io lo capissi veramente o sapessi qualcosa in proposito.

Quando lei arrivò a Medjugorje e incontrò per la prima volta P. Slavko?

Avevo letto e sentito parlare della guerra iniziata nella ex Jugoslavia e fui subito interessata alla sorte delle persone che vivevano là. Venni in pellegrinaggio con un gruppo di americani, nel 1993, per una settimana, durante l’anniversario. Fu allora che incontrai P. Slavko per la prima volta. Ritornai da Medjugorje con la netta sensazione di desiderare di tornarci per aiutare le persone, in qualche modo. A quell’epoca io non pensavo all’aspetto spirituale di Medjugorje, ma unicamente ad aiutare la popolazione. Sapevo che Nostra Signora era presente là, ...ma la mia vita spirituale non aveva ancora una priorità! (avevo dimenticato il mio "sì" a Maria).

Che cosa la portò alla decisione di rimanere a lavorare a Medjugorje?

C’era un’organizzazione degli Stati Uniti che lavorava per le vittime della guerra e di altre catastrofi. Stavano pianificando d'invio dei gruppi di lavoro in aiuto alle vittime di violenze (soprattutto subite dalle donne) etc. Io venni scelta per far parte di uno di questi corpi di assistenza e stavo per partire già nell’ottobre del ’93. Purtroppo, per sopravvenuti ostacoli economici, il progetto venne accantonato. Io decisi allora di venirci comunque, con i miei mezzi. Così, a gennaio del ’94 tornai da sola a Medjugorje. Qui trovai un’organizzazione di aiuti umanitari chiamata "St. David’s relief" di provenienza dal Texas, che a Medjugorje lavorava per i rifugiati. Iniziai con loro come volontaria, lavorando in un orfanotrofio. Guidavamo anche dei convogli umanitari verso varie località della Bosnia con provviste di cibo, vestiario e medicinali. Lavorai per sei mesi con questa organizzazione. Fu in questo periodo che incontrai di nuovo P. Slavko, durante varie manifestazioni, e gli chiesi di potergli parlare di questioni spirituali e di fede. Un giorno fu lui a chiedermi di incontrare Milona Von Hasburg, una giovane donna che aveva lavorato con P. Slavko, come traduttrice, per 10 anni. Ci incontrammo e parlammo di tante cose. Lei allora mi chiese se fossi disposta ad aiutare P. Slavko per una parte del suo lavoro e per un nuovo progetto che aveva in mente: "Il Villaggio della Madre". Io risposi subito: "Certamente, perché no!.." (Milona stava pensando di lasciare Medjugorje perché aveva intenzione di sposarsi). Di nuovo se ripenso a questi anni e agli eventi passati io posso solo dire che sono stati Nostra Signora e P. Slavko a scegliermi per lavorare a Medjugorje. Davvero non è stata una mia scelta: io ho soltanto detto "sì"! Così cominciai a lavorare per P. Slavko, inizialmente aiutandolo per la fondazione e l’organizzazione del Villaggio della Madre: un progetto che gli stava molto a cuore! L’idea gli venne durante la guerra, quando tante famiglie erano state smembrate e i bambini rimanevano senza genitori. Lui pensava che il villaggio avrebbe potuto diventare un posto per accogliere sia i bambini orfani, sia queste famiglie ferite, o le madri vittime di violenze, che avevano rifiutato l’aborto. Il Villaggio ha poi accolto varie categorie di persone, bisognose di aiuto o incapaci di prendersi cura dei propri bambini, perché vittime di droga o alcoolismo. E P. Slavko era davvero un Padre per tutte quelle creature! Tuttavia, col passare del tempo il mio lavoro comprendeva anche vari altri programmi: come l’organizzare i ritiri per i Sacerdoti, poi il festival dei Giovani, Seminari di digiuno e preghiera o d’altro genere… Il mio lavoro consisteva nel fare tutto ciò che P. Slavko aveva bisogno che venisse fatto: ero esclusivamente al suo servizio, qualunque compito questo comportasse! Fu durante questo periodo che anche la mia vita spirituale iniziò a crescere. Si potrebbe dire che ero come una... "spugna" che assorbiva tutto ciò che avesse a che fare con la Madonna, la mia fede, la preghiera ecc. Incominciai allora a trascorrere molto tempo, appena mi era possibile davanti al SS. Sacramento, senza rendermi conto né comprendere il perché: ma dovevo farlo.

Che cosa la colpiva maggiormente della personalità di P. Slavko?

Erano molti gli aspetti che colpivano in P. Slavko! La sua fede assoluta e la fiducia che aveva nella Madonna. Dal momento che lui le aveva detto il suo "si" Lei aveva coinvolto tutto il suo essere. Era instancabile senza mai pensare a sé, neppure un attimo. Era in "costante preghiera". Quando era in ufficio, a mezzogiorno, mi diceva così, semplicemente, guardando verso il Krizevac': "Oh, inizia l’Angelus!". Se eravamo in macchina mi diceva: "Hai già detto i tre Rosari oggi?… Allora preghiamo il Rosario ora, o.k.?". Io dicevo fra me e me: P. Slavko è "innamorato" della Madonna. Egli l’amava davvero intensamente. A causa di quest’amore che nutriva per Lei egli viveva il digiuno e la preghiera. Egli viveva la conversione. Egli viveva la Sacra Scrittura, i Sacramenti, l’Adorazione! Egli era un vero Apostolo ed un esempio "vivente" di fede, speranza, carità, perdono, pace, gioia, pazienza e umiltà! Varie volte mentre l’osservavo parlare con una persona sentivo che lui era quella madre, quel padre quel fratello, o l’amico di cui quella persona aveva maggior bisogno, in quel momento! Quando si era in presenza di P. Slavko si aveva la sensazione di essere la persona più importante e che contava di più per lui in quel momento. Lo spirito di P. Slavko accoglieva l’intero essere di una persona, e per questo - stando in sua presenza - si aveva la sensazione di essere "avvolti" dall’amore stesso di Dio. Quando lui guidava l’Adorazione in chiesa, sembrava che attraverso le parole di P. Slavko fosse Dio stesso che parlava direttamente al nostro cuore. Io ritengo che questo fosse un "dono speciale" che gli era stato dato dalla Madonna. Egli era "costante", non cambiava mai! Nel corso dei giorni, settimane, mesi, anni, col sole, o con la pioggia, con la neve o la tempesta, sia se c’era il vento o se era malato, P. Slavko guidava il Rosario sul Podbrdo, la Via Crucis sul Krizevac', l’Adorazione in chiesa, parlava ai pellegrini. Lui era instancabile nel suo lavoro qui: era guidato dalla forza e dall’Amore della Madonna.. P. Slavko possedeva anche un notevole "sense of humour". Poteva – senza la minima esitazione – riportare il sorriso sul volto di qualcuno dicendo semplicemente quello che la persona aveva bisogno di sentirsi dire… con tanta saggezza e capacità di introspezione!

Secondo lei qual era il compito che P. Slavko sentiva come la sua vera "missione" nella vita?

Credo che il suo unico, vero impegno sia stato quello per la "salvezza delle anime"! Questo comprendeva naturalmente anche dar testimonianza, parlando di Nostra Signora, guidare il Rosario e l’Adorazione, pregare sulla montagna etc. Il suo obiettivo principale era di "infiammare" gli animi e motivare le persone perché iniziassero a pregare: perché quando le persone iniziano a pregare vuol dire che i loro cuori si sono aperti! E se i cuori sono aperti allora c’è spazio, magari ancora piccolo, per la Madonna e l’amore di Gesù e iniziare così un processo di conversione. P. Slavko è stato uno "strumento" di Maria che Lei ha usato per iniziare il suo processo di salvezza nelle anime. Era la "guida spirituale" dei veggenti come pure una testimonianza d’amore per chiunque lo incontrasse. Lui diceva sempre: "Noi siamo alla scuola della Madonna!". Come chiunque può costatare tutti i libri che lui ha scritto rappresentano una guida allo studio di questa scuola e rappresentano delle "pietre miliari" per arrivare poi a diplomarsi! I titoli di tutti i suoi libri includono la parola cuore, perché lui sapeva bene che è nel cuore che ha sede l’amore. Il primo passo lo fece pubblicando il libro "Pregate col cuore", il secondo fu "Dammi il tuo cuore ferito", seguito da "Alla scuola dell’amore", "Celebrate la S. Messa con il cuore", "Adorate mio figlio con il cuore", "Seguitemi con il cuore", "Siate simili al mio cuore" ed infine "Digiunate col cuore". Ne scrisse anche altri, e poi viaggiava per il mondo intero diffondendo il messaggio della Regina della Pace! Tutti i libri di P. Slavko si possono richiedere alla "Editrice Medjugorje", Contrada Osservanza s.n., 65028 Tocco da Casauria (Pe).

Come poteva reggere lo "stress" di una simile scaletta di impegni e al tempo stesso trovare il tempo necessario per la preghiera?

P. Slavko aveva un calendario di appuntamenti davvero intenso! Egli aveva fatto questa scelta per il grande amore che nutriva per Maria. Per lui non era importante quante ore riuscisse a dormire… la sola cosa che contava era il lavoro da svolgere per la Madonna e che fosse compiuto a dovere! Lui non si lamentava mai di niente, diceva sempre: "Noi facciamo quel che possiamo… continua a camminare… persevera!" Anche questa era una grazia speciale ricevuta da Maria: la sua vita era una preghiera continua. Ogni giorno scalava da solo il Podbrdo o il Krizevac e questo era il suo tempo speciale di meditazione e di comunione con Dio. P. Slavko bilanciava tutta la sua vita fra preghiera e digiuno.

Qual era l'atteggiamento di P. Slavko nei confronti della morte? Era cosciente del pericolo per lui di una vita tanto stressante?

Padre Slavko era convinto che noi siamo "pellegrini" su questa terra. Nel suo ultimo libro – "Digiuna con il cuore" – scrive così: "L’intera vita dell’uomo e la sua attività può essere considerata nell’ottica di un pellegrinaggio. Una persona non ha residenza stabile su questa terra, ma è in cammino verso la patria celeste: regno di pienezza di pace, di gioia, di unità e di vita eterna! E continua dicendo: "Non dimenticherò mai la testimonianza che diede uno dei veggenti quando raccontò che la Madonna aveva mostrato loro il Paradiso e qualcuno domandò: "E cosa si fa in Paradiso?". La risposta fu: "In Cielo si rende Grazie a Dio e sarà necessaria tutta l’eternità per esprimere questa riconoscenza, quando comprenderemo tutto quello che Dio ha fatto per noi!". P. Slavko probabilmente si rendeva ben conto di tutto lo stress al quale era sottoposto, ma per lui non contava, né era importante. Scopo principale per lui era compiere il suo lavoro per la Madonna, qualunque ne fosse stato il prezzo! L’intera sua vita è stata una preparazione alla sua morte perché lui sapeva che in quel momento si sarebbe trovato di fronte a Dio e alla Madonna: finalmente ora lui siede accanto alla donna che ha più amato nella sua vita, la sua Gospa, la Vergine Maria.

Che cosa ha significato la sua morte per lei personalmente Rita e cosa ricorda di quel giorno tragico a Medjugorje?

La sua morte è stata molto significativa per me! Io penso che lui sia morto nel solo modo che avrebbe desiderato accadesse, e Dio, tramite Maria, gliel’ha concesso. Non avrebbe potuto essere altrimenti. Come ho già detto egli scrisse ripetutamente come fosse importante fare tutto "con il cuore": pregare, digiunare, confessarsi, adorare Gesù, celebrare la S. Messa, e tutto sempre per amore! Lui è morto per un attacco fulminante al cuore, altrettanto significativo per come avvenne. La sua morte per noi è un segno che anche noi possiamo raggiungere il cielo. Io credo che quando moriremo Dio non ci giudicherà in base a quante S. Messe abbiamo assistito, o quante preghiere abbiamo detto, ma ci chiederà piuttosto: "Quanto hai amato?". Madre Teresa disse un giorno: "Dio vede soltanto il nostro amore…". Io ero là quando P. Slavko morì. Lui morì fra le mie braccia. Io lo vidi lottare per respirare, lottare per non perdere la coscienza. Io mi sentivo impotente ad aiutarlo e iniziai a gridare al soccorso (è molto difficile spiegare ciò che si prova osservando lo spirito della vita che abbandona il corpo fisico). Il suo viso cambiò colore e da rosato divenne terreo. Io gli sussurravo: "Padre, resisti, lotta, non andartene!". In quel momento c’era lì un dottore che disse: "E’ morto!". Mentre io gli tastavo il polso accadde qualcosa di molto strano: P. Slavko sollevò all’improvviso la testa, aprì gli occhi e con uno sforzo estremo... esalò il suo ultimo respiro! Nel momento in cui lui morì, io sentii come se una freccia penetrasse nella parte più intima della mia anima con una sensazione di Pace talmente intensa... che a parole non si può esprimere, la Pace che provai! Immediatamente fui certa che tutto andava bene e provai una grande consolazione sapendo che P. Slavko era nella Pace. Dopo noi trasportammo il suo corpo giù dalla montagna, ma ci volle più di un'ora perché il terreno era molto viscido per la pioggia: alla quarta Stazione ci raggiunse Padre Svetozar Kraljevic che gli impartì gli estremi riti.

Che piani ha ora per il futuro Rita, pensa di rimanere a Medjugorie per continuare il lavoro iniziato da P. Slavko?

Dopo la morte di P. Slavko ho deciso di rimanere qui ancora un anno per aiutare la Parrocchia in questo periodo di cambiamento. Quest’anno, il 2001, sto lavorando al "Villaggio della Madre" (ora affidato alle cure del Provinciale dei Francescani, che dovrà anche decidere di nominare un direttore per il Villaggio, che è mantenuto unicamente dalle donazioni di persone di tutto il mondo). Sto poi organizzando il ritiro per i Sacerdoti e il Festival dei Giovani, che si tiene ogni anno in Agosto. Tuttavia mi sto rendendo sempre più conto che il mio tempo qui a Medjugorje si è concluso. Io so che Medjugorje continuerà perché è nostra Signora che la sta dirigendo e guidando e Lei sa cos’è il meglio per Medjugorje! Io non sono affatto preoccupata di questo.

Se dovesse riassumere in poche parole gli eventi di questi 8 anni, trascorsi a Medjugorje, cosa direbbe?

Sono arrivata a convincermi che, per me, Medjugorje non è un luogo fisico, ma un modo di essere, e di pensare. E’ un posto nel mio cuore che io posso raggiungere in qualsiasi momento! Un rifugio di pace, dove mi sento protetta, verso il quale correre sapendo che di tutti i miei problemi, angosce, paure, debolezze e ansietà si prenderà cura Maria, mia Madre. Lei li abbraccerà gentilmente col suo amore e li porterà per me a suo figlio Gesù. Dovunque io vada io non lascerò mai veramente Medjugorje, perché resta per sempre nel mio cuore questo luogo d’amore! E io so di dover condividere questo "luogo d’amore" con le persone che il Signore porrà sul mio cammino di vita.

Che cosa ha significato P. Slavko per la sua vita e la sua crescita spirituale?

Mi è molto difficile definire con parole mie ciò che P. Slavko ha significato per me e la mia vita spirituale. Vorrei piuttosto riprendere una citazione di un famoso filosofo americano cattolico Peter Kreeft, che in un suo libro ("The Intellectuals speak about God") descrisse ciò che io veramente penso sia stato P. Slavko: "un Saggio"! Così lui ne descrive le caratteristiche: "Il saggio possiede un’insolita capacità di penetrazione dell’animo umano, del carattere, della natura umana come pure dei bisogni peculiari e delle aspirazioni di un individuo. Il saggio è un pioniere e le sue intuizioni – radicalmente nuove – diventano il motto delle future generazioni. L’umiltà che deriva da humus (= terra) è una delle sue virtù. Un saggio è "terreno", si sente a suo agio con te. Egli pensa a te continuamente e non a sé stesso. Egli ha spazio dentro di sé per te perché possiede ampi spazi e case ospitali nel suo spirito. Egli è adatto per cambiare situazioni e bisogni umani. Nessuno sa mai quale risposta gli verrà data poiché lui vede i bisogni di chi lo interroga, ben sapendo che il vero interrogativo è la persona stessa e non la sua domanda! Il saggio possiede amore, compassione, altruismo, umiltà e perseveranza, non parteggia né a destra né a sinistra. Egli è capace di sfida, è spesso sorprendente e imprevedibile, sempre creativo per gli altri!". Ecco tutto questo era anche P. Slavko, che io ritengo veramente essere stato "un Profeta" per il nostro tempo. Penso che un giorno forse arriverò a capire ciò che lui ha significato per la mia vita spirituale, ma solo dopo aver avuto del tempo per meditare su questi ultimi 8 anni. Ritengo mi ci vorrà una vita intera per comprenderlo del tutto! Una cosa sola so con certezza: che è stato un "dono speciale" che Maria, nostra Madre mi ha fatto; aver potuto conoscere, lavorare e stare con P. Slavko Barbaric' per tutti questi anni. Io ringrazio la Madonna ogni giorno per questa grande, meravigliosa grazia! - Redazione: Angela Bevacqua Schneider - "Medjugorje - Torino"

 
 
 

PADRE SLAVKO: TUTTO CIÒ CHE HA FATTO LO HA FATTO PER AMORE DEGLI UOMINI

Post n°2683 pubblicato il 24 Novembre 2009 da diglilaverita
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9° Anniversario della morte di Padre Slavko Barbarić

Dopo la mia Ordinazione a Diacono, mi sentivo un po' disorientato, avevo dubbi sulla mia vocazione e mi concessi un anno di riflessione. Durante questo periodo avvenne il mio profondo incontro personale con Padre Slavko. Lo incontrai per caso in Chiesa. Venne verso di me e mi chiese: "Cosa c'è, come stai?". Mi fece un sorriso e mi invitò al suo seminario sul digiuno. Fui molto sorpreso dalla sua domanda su come stessi, fatta in modo così semplice come se sapesse dei miei problemi, e mi sorprese anche il suo invito. Lo accompagnai e da quel giorno sono sempre rimasto molto legato a lui. E' stato il mio Padre confessore e fu lui a dire l'omelia durante la mia prima Messa. Dopo quel seminario mi fu molto facile scegliere il Sacerdozio. Ricordo bene le sue parole durante la mia prima Messa: esse sono per me di fondamentale importanza ancora oggi: "Tutto ciò che fai nella tua vita non farlo perché gli altri ti amino, ma tutto ciò che fai fallo per amore degli altri!". Questa frase caratterizza anche l'essenza di Padre Slavko: tutto ciò che ha fatto, lo ha fatto per amore degli uomini e non per essere amato dagli uomini. Potrei parlare per giorni interi di Padre Slavko, poiché negli ultimi anni ho trascorso con lui ogni momento libero. L'ho cercato con gli occhi, per me era la gioia più grande poterlo accompagnare ovunque, sul Križevac, sulla collina delle apparizioni, in Chiesa. Ricordo una volta quando tornammo tardi la sera da un viaggio. Trascorremmo ancora un po' di tempo nell'ufficio della parrocchia con i confratelli e poi mi disse: "Ora vai a dormire. Ti devi riposare". Gli chiesi: "E tu cosa fai?". Rispose: "Io vado a salutare la Madonna". Era mezzanotte e soffiava un forte vento freddo. Tuttavia si recò presso la Croce blu ed io lo accompagnai. Con questo voglio solo sottolineare il suo grande amore per la Madonna. L'ha amata veramente con il cuore ed ha realizzato tutti i suoi messaggi. Quando la Madonna ha chiesto di adorare il Figlio, egli ha introdotto l'Adorazione. Quando la Madonna ha chiesto di andare sul Križevac, lo ha fatto. Quando la Madonna ha chiesto di digiunare, egli ha avviato i seminari sul digiuno. Quando la Madonna ha detto: "Andate nella natura a scoprire Dio, il Creatore", egli ha fatto di tutto per la natura. Spesso sul Križevac è stato visto mentre raccoglieva rifiuti, cosa che ha affascinato tanti pellegrini, i quali si sono spesso uniti a lui. - Fra Marinko Šakota

 

 
 
 

OMOSESSUALITA': PSICOLOGIA DELLA RELAZIONE E LA RISPOSTA PASTORALE DELLA CHIESA

Post n°2682 pubblicato il 24 Novembre 2009 da diglilaverita
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Ciascuno di noi fa, nel tempo, una scoperta che allo stesso tempo è bellissima e drammatica. Io mi percepisco come punto chiaro e definito di approccio alla realtà e alle cose, vedo con i miei occhi, percepisco con i miei sensi, rifletto con la mia testa. Tuttavia allo stesso tempo percepisco che io stesso sfuggo a me stesso alla comprensione della mia realtà personale. Sono per me stesso un mistero un qualcosa di chiaro e allo stesso tempo inafferrabile. Con diritto posso dire io sono io.. ma allo stesso tempo io non sono io. Questa percezione duplice di sé apre al reale e cioè al senso del limite. Quel limite prezioso che suscita la altrettanto preziosa solitudine.. qualunque sia la mia vocazione di vergine o di coniugato. Nessuno ne è esente. Proprio quella percezione del limite che non è cara ai cartesiani che confondono il percepito con l'ontologico e che chiudono l'essere alla trascendenza di sé. Infatti la preziosa solitudine apre ad altro da sé, a quel bisogno ontologico di posseder-si visto che in definitiva nessuno si possiede; questo è il fondamento di ogni autentica esperienza religiosa ben lontana da ogni fondamentalismo che cerca di incastonare l'essere nelle regole siano esse religiose o laiche. Anche i comandamenti di Dio e la legge di Cristo rispettano, necessariamente, questa solitudine dell'essere affinché si trascenda; la legge di Dio è mistero, perché pur essendo chiara necessita di affrontare la solitudine ed il vuoto, necessita di ascolto e di trascendenza; quello che chiamiamo con una parola "Conversione"! La solitudine, come compagna drammatica e bellissima dell'esistenza può ovviamente avere due risvolti: o giocare sulla scommessa e portare l'essere dell'uomo a dischiudersi verso altro da sé oppure chiuderlo nella paura di un radicale narcisismo. La struttura epocale narcisistica ed edonistica non facilita l'uomo sicuramente verso un cammino di vita ma lo chiude in un omeostatico sguardo su se stesso. E' il dramma di tante coppie che non "rischiano" nella solitudine di incontrare l'altro nell'Altro che è Dio ma si chiudono in un perpetuo convivere narcisistico. L'omosessuale vive con ancora più drammaticità questo essere un quesito per se stesso, forse grazie alla sua sensibilità e, purtroppo in tanti casi, rifiuta di comprender-si e di avere risposte e si chiude all'unica vera battaglia della crescita di sé verso una dimensione squisitamente narcisistica dell'esistenza. L'omosessuale non cerca l'altro da sé per comprendere se medesimo ma cerca l'uguale per trovare conferma del vuoto che porta dentro. Difficile ammettere a se medesimi questa sconfitta per cui ecco nascere con rabbia l'orgoglio omosessuale, la sempre più spesso falsa coscienza civile di essere "vittima", il bisogno di affermare se stessi come polo sessuale alternativo. Davanti a chi ha messo in barca i remi della battaglia nella conoscenza di sé è difficile ragionare perché vive perennemente sulla difensiva. E chi vive sulla difensiva è aggressivo. E' un cammino a circuito chiuso perché più l'omosessuale non trova risposte più si aliena nella ricerca di sé nell'uguale e così facendo aumenta il suo stesso baratro di auto-comprensione. Questa drammatica dinamica suicida ci interpella innanzitutto nell'entrare anche noi a piene mani nel vuoto che portiamo dentro e scoprire la luce di speranza che Cristo vi ha acceso e portarla con la stessa gratuità con cui l'abbiamo ricevuta ai nostri fratelli e sorelle omosessuali per capire il senso profondo della propria vocazione nel mondo. Seguire Cristo vuol dire entrare nel dramma dell'esistenza e farsi discepoli e servi dell'altro, qualunque sia la sua connotazione sociale. Vuol dire scoprire insieme il primato ontologico della persona ed aiutare chi ci è accanto al grande viaggio dell'uscire fuori da sé. Anche per questo motivo non ci può essere una "famiglia omosessuale" essa genererebbe, pur non volendo, pur in buona fede, una mostruosità pedagogica ed educativa verso l'equilibrio psico-affettivo del bambino. La cattiva educazione di tanti figli non dipende dall'istituzione di famiglia eterosessuale in quanto istituzione sbagliata o fallimentare ma in quanto composta da genitori immaturi. Tuttavia essa è l'unica via di salute psichica e di fecondità. La riproduzione sessuata, infatti, non è solo fisica ma anche psicologica e spirituale. Di fatto poiché non esiste in natura il terzo sesso in grado di riprodursi la ricerca scientifica e psicologica, illuminata dalla Rivelazione Cristiana, deve essere libera di poter studiare le cause della genesi dell'omosessualità per aiutare i fratelli e le persone omosessuali ad un cammino di autocoscienza e di comportamento più idoneo con la finalità della natura umana e del suo profondo significato sessuale. L'omosessuale non è un "appestato" ma un malato di senso e di solitudine come ciascuno di noi; e come ciascuno di noi attende delle risposte per il suo cammino. Anche qualora ci sia nell'omosessuale una inclinazione "innata" è solo fornendo dei parametri corretti a livello di figure genitoriali che esso può uscire dal circolo vizioso di non risponder-si alla risposta di sé e alla solitudine esistenziale e aprirsi in maniera feconda all'alterità sessuale nell'Alterità per eccellenza che e Dio. Certo questo comporta fatica sia personale che sociale, poiché è difficile affermare il primato della persona prima del suo essere sessuato ed è difficile percepire e percepir-si alla luce del Vangelo. Il rischio discriminatorio che l'omosessuale vive, talvolta, socialmente e ancora prima nel percepire se stesso alla luce di Cristo creano una dinamica di chiusura alla crescita e al trascendimento di sé; una dinamica di senso di colpa verso cui nasce solo un sentimento di difesa e di rabbia: perché io? Paradossalmente sappiamo che quella che può essere un punto di debolezza può aprire, evangelicamente, in Cristo, ad un punto di forza; ad una coscienza di sé migliore, ad un maggiore servizio dei fratelli. Anche l'omosessuale ha dunque, evangelicamente una risposta, una vocazione, una chiamata sociale. La chiamata che Cristo fa nella Chiesa a vivere la Castità in una forma del tutto particolare può diventare fonte di estrema ricchezza e di realizzazione di sé. Quella alla Castità non è certo una risposta generalizzata ma deve trovare nella collocazione di una storia personale, il "quid" esistenziale perché ciascun omosessuale la viva con particolare fantasia nello Spirito nel primato della sua persona aperta all'alterità e alla fecondità.

Omosessualità e Chiesa: La risposta pastorale

Come risposta pastorale a quanto finora detto portiamo la citazione di un sacerdote francese, Daniel Ange, che da anni lavora in prima linea verso i fratelli e le sorelle omosessuali: ".. Oso , dunque, semplicemente chiederti di non farne dei colpevoli né degli eroi, ma di riconoscerli - come chiunque tra noi - veri figli di Dio.. Peccatori come tutti, chiamati come tutti a diventare santi. In breve: né incolparli né discolparli, ma con-patire e guarire. Né riderne né approvare, ma accogliere e sostenere. Né distruggere né applaudire, ma costruire e far maturare. Né accusare né legittimare, ma aiutare e servire. Amare, amare, amare. Amare tutto nell'omosessuale: fino al punto di non avallare la sua omosessualità." Aggiungiamo queste preziose indicazioni della Congregazione per la Dottrina della Fede che potrete trovare in calce per intero: "... Scegliere un'attività sessuale con una persona dello stesso sesso equivale ad annullare il ricco simbolismo e il significato, per non parlare dei fini, del disegno del Creatore a riguardo della realtà sessuale. L'attività omosessuale non esprime un'unione complementare, capace di trasmettere la vita, e pertanto contraddice la vocazione a un'esistenza vissuta in quella forma di auto-donazione che, secondo il Vangelo, è l'essenza stessa della vita cristiana. Ciò non significa che le persone omosessuali non siano spesso generose e non facciano dono di se stesse, ma quando si impegnano in un'attività omosessuale esse rafforzano al loro interno una inclinazione sessuale disordinata, per se stessa caratterizzata dall'autocompiacimento. ... Che cosa deve fare dunque una persona omosessuale, che cerca di seguire il Signore? Sostanzialmente, queste persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, unendo ogni sofferenza e difficoltà che possano sperimentare a motivo della loro condizione, al sacrificio della croce del Signore. Per il credente, la croce è un sacrificio fruttuoso, poiché da quella morte provengono la vita e la redenzione. Anche se ogni invito a portare la croce o a intendere in tal modo la sofferenza del cristiano sarà prevedibilmente deriso da qualcuno, si dovrebbe ricordare che questa è la via della salvezza per tutti coloro che sono seguaci di Cristo. Tuttavia facilmente questo invito viene male interpretato, se è considerato solo come un inutile sforzo di autorinnegamento. La croce è sì un rinnegamento di sé, ma nell'abbandono alla volontà di quel Dio che dalla morte trae fuori la vita e abilita coloro, che pongono in lui la loro fiducia, a praticare la virtù invece del vizio. Si celebra veramente il mistero pasquale solo se si lascia che esso permei il tessuto della vita quotidiana. Rifiutare il sacrificio della propria volontà nell'obbedienza alla volontà del Signore è di fatto porre ostacolo alla salvezza. Proprio come la croce è il centro della manifestazione dell'amore redentivo di Dio per noi in Gesù, così la conformità dell'autorinnegamento di uomini e donne omosessuali con il sacrificio del Signore costituirà per loro una fonte di autodonazione che li salverà da una forma di vita che minaccia continuamente di distruggerli. Le persone omosessuali sono chiamate come gli altri cristiani a vivere la castità. Se si dedicano con assiduità a comprendere la natura della chiamata personale di Dio nei loro confronti, esse saranno in grado di celebrare più fedelmente il sacramento della Penitenza, e di ricevere la grazia del Signore, in esso così generosamente offerta, per potersi convertire più pienamente alla sua sequela." - Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali, del 1°-10-1986 (7.12) -

Persona Humana

 

Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali, del 1°-10-1986

 

Alcune considerazioni concernenti la risposta a proposte di legge sulla non discriminazione delle persone omosessuali, in L'Osservatore Romano, del 24-7-1992

 

Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali

Famiglia, Matrimonio e unioni di fatto

 ISTRUZIONE circa i criteri di discernimento vocazionale riguardo alle persone con tendenze omosessuali -- *Io sono Amore*

 
 
 

PRIMA DI NATALE IL SANTO PADRE POTREBBE FIRMARE IL DECRETO DELLE VIRTU' EROICHE DI GIOVANNI PAOLO II

Post n°2681 pubblicato il 24 Novembre 2009 da diglilaverita
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Dopo il disco verde espresso dalla Congregazione per le cause dei Santi, sul conto del processo di beatificazione di Giovanni Paolo II si é scatenata la frenesia per indovinare la data dell'evento. Ne abbiamo parlato con un illustre addetto ai lavori, Monsignor Edward Nowak, Arcivescovo e Segretario Emerito per la Congregazione delle Cause dei Santi: " come sempre avviene in questi casi, molti esprimono valutazioni ed opinioni senza realmente conoscere quale è l'iter del processo che ha bisogno di qualche altro passo". Eccellenza,sembra frenare: " no, niente affatto. E dico che il procedimento è a buon punto,procede bene e spedito. Anzi sono della opinione che prima di Natale o subito dopo, il Papa potrebbe già firmare il decreto che attesta la eroicità delle virtù. Di solito questa udienza avviene tre volte all'anno ed una di essere risulta a cavallo tra prima di Natale o subito dopo". Dunque la causa viaggia bene: " certo che cammina bene, di questo non avevo dubbi e penso che si chiuderà come tutti noi ci auguriamo, ma fare delle previsioni di date e giorno, come ho sentito, lo trovo azzardato ed anche prematuro. Prima di esprimere queste valutazioni, bisognerebbe conoscere in profondità i meccanismi e non tutti hanno l'umiltà di farlo, almeno chiedendo". A suo giudizio, avendo conosciuto in vita Giovanni Paolo II ritiene che sia santo?: " lo è. Indipendentemente dal giudizio canonico che bisogna attendere con pazienza, Giovanni Paolo II ha vissuto una vita all'insegna della piena santità. La santità la si dimostra con i fatti e durante il corso della esistenza terrena, con la morte la nostra opera cessa. Dunque, il vero cristiano si sforzi di vivere santamente qui ed ora. Giovanni Paolo II lo è stato in pieno". Chi era nella vita di ogni giorno, Giovanni Paolo II a suo giudizio che lo ha conosciuto molto bene?: " un uomo normale che amava scherzare, raccontare le barzellette, gioioso e attento alle necessità degli altri. Con lui si stava molto bene, sapeva accogliere le persone e pensare alle loro esigenza. In più era una persona dotata di straordinario senso della concretezza". Anche un uomo di preghiera: " indubbiamente, l'orazione nella sua giornata non mancava mai ed era anche molto profonda e intensa, capiva il reale valore e senso della meditazione e del dialogo con Dio". Era un mistico?:" io non mi abbandono a questi giudizi che ho sentito dire ed ho letto tante cose, spesso da gente che scrive per sentito dire senza averlo conosciuto personalmente. Posso solo dire che era un uomo pieno di Spirito Santo e di amore verso Cristo e il prossimo". Che valutazione attribuisce ai giornali che hanno dedicato pagine alla pronuncia della Congregazione per le cause dei Santi?: " sono sicuramente in buona fede, e lo fanno per accelerare l'iter, ma io raccomando pazienza, non bisogna correre. La società di oggi vuole tutto e subito". In alcuni blog cattolci sono comparsi alcuni giudizi piuttosto severi su Giovanni Paolo II, talvolta " accusato" di eccessiva modernità e di troppe aperture ecumeniche: " io rispetto la opinione di tutti e vi è libertà di parola. Ma se si arriva a questo, vuol dire che siamo diventati matti e chi lancia simili accuse a Giovanni Paolo II non è cattolico, ignora l'invito del Signore perchè tutti siano uno". - Bruno Volpe - Pontifex -

 
 
 

MILLE AVE MARIA PER LA NOSTRA PATRIA: 8 DICEMBRE, FESTA DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE

Post n°2680 pubblicato il 24 Novembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

In Europa, secondo un’antichissima tradizione, quando si voleva chiedere una grazia alla Madonna, si aveva l’abitudine di offrirle mille Ave Maria in una festa mariana o alla vigilia. I frutti e le grazie ricevute attraverso questa pratica sono sempre stati grandi, tanto che questa devozione si diffuse rapidamente nei secoli scorsi in tutti i paesi di fede cristiana. Santa Caterina da Bologna era solita recitare mille Ave Maria la notte di Natale; anche Santa Faustina Kowalska, si legge nel suo diario, conosceva e praticava questa devozione. Padre Pio ogni giorno diceva trenta rosari: sono più di mille Ave.
Il nostro paese sta precipitanto verso il baratro, ne siamo tutti coscienti. Anche la recente sentenza sul Crocifisso è un segnale allarmante, che però con il nostro impegno puo' essere ribaltato.
Chi ci salverà dal baratro? Solo la Madonna. E come ci salverà? Con la preghiera e il sacrificio. L’ha detto lei a Fatima: Molte anime vanno nell’inferno perché non c’è chi preghi e si sacrifichi per loro. - Più recentemente la Madonna ha detto, gridato e ripetuto: Pregate, pregate, pregate!
La preghiera è debolezza di Dio e onnipotenza dell’uomo.

Noi vogliamo riproporre, in questi tempi di emergenza, l'antichissima pratica delle mille Ave Maria. Certo i tempi sono cambiati, viviamo ritmi frenetici, abbiamo tante occupazioni quotidiane, e ci sembra impossibile l'idea di riuscire a recitare mille ave nell'arco di una giornata. Sappiamo anche che per tanti iscritti che hanno una famiglia o altre occupazioni è difficile realizzare questo impegno, ma siamo certi che con l'aiuto di Dio e con un po' di buona volontà, sia possibile. Certo per Dio non è importante il numero, ma il cuore con cui si offrono queste preghiere.. ma noi vogliamo fare nostra la parabola della vedova insistente:

"C'era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno. In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario. Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno, poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi". Lc 18,1-5

Desideriamo offrire ognuna delle nostre mille Ave con il cuore, perché non sia una preghiera "parolaia" e frenetica, ma sia come il gemito insistente di un'anima povera che tutto si aspetta da Dio, non per i propri meriti ma per la propria fede granitica e inarrendevole.

Per questo vi invitiamo


MARTEDI 8 DICEMBRE, FESTA DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE
ad offrire mille Ave Maria per la nostra patria:

possa ritrovare le proprie origini cristiane,

sia protetta da ogni pericolo
ed ogni male.


Le mille Ave vanno recitate all'interno delle stesse 24 ore, e non vanno divise in più volontari, ma ciascuno ne deve dire mille. Si puo' anche iniziare la sera prima, l'importante è che esse vengano dette entro 24 ore. Abbiamo già dei volontari, ma più saremo ad alzare questo coro di insistenti preghiere, e più saranno le grazie che scenderanno dal Cielo. - Innamorati di Maria

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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