ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 28/11/2009

SE IL PRESIDENTE USA NOBEL PER LA PACE, NON FIRMA LA MESSA AL BANDO DELLE MINE ANTIUOMO

Post n°2707 pubblicato il 28 Novembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

A volte una firma è una semplice dichiarazione d’intenti che suona a posteriori come una beffa: è il caso degli impegni a stanziare aiuti per lo sviluppo nei Paesi poveri, rimasti spesso lettera morta dopo i grandi annunci. In altre occasioni, una firma può risultare uno spartiacque simbolico, un gesto di coerenza che pesa molto di più della semplice traccia di inchiostro in calce a un documento. A quest’ultima specie appartiene la mancata sigla da parte americana, ieri ribadita, del Trattato per la messa al bando delle mine antiuomo. Non era una precisa promessa elettorale di Obama, ma sembrava quasi un `dovere` dopo il conferimento al presidente Usa del Nobel per la Pace, che ritirerà a Oslo il prossimo 10 dicembre, pronunciando un discorso dalla stessa tribuna da cui nel 1997 si affacciarono proprio gli attivisti della campagna contro i subdoli ordigni. Un riconoscimento meritato, quello, si potrebbe dire oggi, soprattutto nel confronto con l’assegnazione di quest’anno. Nei dieci anni dall’entrata in vigore della convenzione internazionale, finora sottoscritta da 156 nazioni, il commercio ufficiale si è di fatto annullato (resta quello clandestino), la produzione risulta drasticamente ridotta, l’uso limitato a Myanmar, Russia e gruppi di guerriglieri in sette Paesi. Gli Stati Uniti hanno messo in atto una moratoria di fatto: ufficialmente non usano le mine dalla Guerra del Golfo del 1991, non le esportano dal 1992 e hanno cessato di produrle nel 1997. Ma il Dipartimento di Stato ha fatto esplicitamente sapere, alla vigilia della Conferenza di revisione in programma a Cartagena, che «non saremo in grado di assicurare la sicurezza nazionale e di garantire gli impegni assunti con i nostri alleati se adottassimo il Trattato». E, dunque, Obama continua a non firmare, come i suoi predecessori, in compagnia di Mosca, Pechino e New Delhi tra i decisi avversari del bando totale. Negli arsenali americani resteranno 10 milioni di mini-bombe pronte, all’evenienza, a essere collocate in teatri di guerra che, a parere dei generali, dovessero richiederlo. L’iperpotenza, insomma, non vuole legarsi le mani di fronte a scenari in evoluzione, benché attualmente si attenga alle indicazioni fatte proprie esplicitamente da oltre l’80% degli Stati del mondo. Il leader Usa aveva annunciato in campagna elettorale una maggiore adesione agli accordi internazionali, il cui `disprezzo` manifestato da George W. Bush era stato una causa della diffusa diffidenza verso la precedente Amministrazione di Washington. Il `no` confermato in queste ore alla convenzione sulle mine antiuomo segnala che l’arrivo alla Casa Bianca ha fatto prevalere in Obama il realismo sui buoni propositi: le ragioni del Pentagono pesano più delle proteste delle Ong. Certo, la decisione del presidente potrà piacere ai repubblicani e tutti coloro che ritengono pericolosi i cedimenti sul fronte della difesa in un periodo di mille minacce terroristiche. Ma qualunque considerazione sembra scolorire quando si consideri che le mine uccidono soprattutto a conflitti terminati, e uccidono per lo più i civili, e uccidono i bambini in particolare, i più indifesi davanti alle trappole. Le persone colpite nell’ultimo decennio sono state 73mila, 5.197 l’anno scorso; senza considerare che gli ordigni antiuomo depauperano zone già povere sottraendo campi all’agricoltura e strade ai trasporti. Insomma, un brutto segnale dall’Amministrazione Obama, anche in prospettiva. Non si attendono buone notizie nemmeno per il Trattato sulla messa al bando delle altrettanto devastanti cluster bomb, le bombe a grappolo, al quale gli Usa hanno opposto finora un secco rifiuto. - Andrea Lavazza - piuvoce -

 
 
 

13° GIORNATA NAZIONALE DELLA COLLETTA ALIMENTARE

Post n°2706 pubblicato il 28 Novembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Oggi sabato 28 novembre 2009 si svolge in tutta Italia la Giornata Nazionale Sabato 28 novembre 2009 si svolgerà in tutta Italia la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare organizzata dalla Fondazione Banco Alimentare Onlus e dalla Compagnia delle Opere – Opere Sociali. In questa occasione sarà possibile aiutare concretamente i poveri del nostro Paese. Secondo un’indagine realizzata dalla Fondazione per la Sussidiarietà sono più di 3 milioni in Italia le persone che faticano ad acquistare cibo a sufficienza. In oltre 7.600 supermercati più di 100.000 volontari inviteranno le persone a donare alimenti non deperibili – preferibilmente olio, omogeneizzati e alimenti per l’infanzia, tonno e carne in scatola, pelati e legumi in scatola – che saranno distribuiti a circa 1,3 milioni di indigenti attraverso gli 8.000 enti convenzionati con la Rete Banco Alimentare (mense per i poveri, comunità per minori, banchi di solidarietà, centri d’accoglienza, ecc.). In occasione della "Colletta Alimentare" del 2008 oltre 5 milioni di italiani hanno donato 8.970 tonnellate di cibo per un valore economico di oltre 27.000.000 di euro. L’obiettivo di questa edizione della Colletta è quello di sensibilizzare ancora di più le persone a questo gesto di carità e alla condivisione dei bisogni di chi è in difficoltà. Per introdurre al significato della Colletta Alimentare, viene proposta una frase che sottolinea il valore educativo dell’iniziativa: "La confusione e lo smarrimento, in questo tempo di crisi, sembrano diventati lo stato d’animo più diffuso tra la gente. Imbattersi, però, in volti lieti e grati, per la sorpresa di essere voluti bene, scatena un desiderio e un interesse che trascinano fuori dal cinismo e dalla disperazione. Per questo anche quest’anno proponiamo di partecipare alla Giornata Nazionale della Colletta Alimentare, perché anche un solo gesto di carità cristiana, come condividere la spesa con i più poveri, introduce nella società un soggetto nuovo, capace di vera solidarietà e condivisione del destino dei nostri fratelli uomini".
La Giornata Nazionale della Colletta Alimentare è resa possibile grazie alla collaborazione con l’Associazione Nazionale Alpini e la Società San Vincenzo De Paoli, e gode dell’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica, del patrocinio del Segretariato Sociale della Rai e della Giornata Mondiale dell’Alimentazione.

Per maggiori approfondimenti ed informazioni sui supermercati partecipanti all’operazione, visitare il sito

www.bancoalimentare.it, oppure telefonare al n. 02.89658450.

 
 
 

AVVENTO: TEMPO PER SCOPRIRE CHE LA SPERANZA NON E' QUALCOSA MA QUALCUNO

Post n°2705 pubblicato il 28 Novembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

D. – In una società dove si vuole tutto e subito, cosa significa "attendere"?
R. – Questa è la grande difficoltà che noi, uomini e donne del nostro tempo, abbiamo nel vivere autenticamente la speranza. Vorremmo che la speranza fosse solo quella di un futuro relativo, cioè di un futuro progettato da noi...

R. – L’Avvento è, per eccellenza, il tempo dell’attesa e della preparazione alla venuta del Figlio di Dio tra di noi, al suo Natale, il Natale di Dio che è la festa della sempre nuova fedeltà di Dio nel suo impegno di amore per gli uomini. Ecco perché, l’Avvento è, per eccellenza, un tempo straordinario di speranza, la speranza che non è qualcosa, è "Qualcuno", è il Dio con noi, il Dio che viene. Proprio per questo, è il tempo privilegiato per riprendere in mano la Enciclica di Papa Benedetto XVI, la "Spes Salvi", che ci aiuta a riscoprire la speranza, non come una dimensione fra le altre della esistenza cristiana ma come la virtù in qualche modo unificante e portante perché la fede è proiettata al domani ed è la carità vissuta nell’oggi come preparazione dell’Avvento del Regno di Dio.

D. – In una società dove si vuole tutto e subito, cosa significa "attendere"?

R. – Questa è la grande difficoltà che noi, uomini e donne del nostro tempo, abbiamo nel vivere autenticamente la speranza. Vorremmo che la speranza fosse solo quella di un futuro relativo, cioè di un futuro progettato da noi, a disposizione delle nostre mani, della nostra intelligenza, delle nostre possibilità. La vera grande speranza, la speranza cristiana invece, è quella di un futuro assoluto, cioè di un futuro che viene a noi in modo sorprendente, ed è il futuro di Dio. Il Natale è la grande festa del futuro assoluto, cioè di quel Dio che viene a noi, che ci sorprende, che per certi aspetti inquieta e sovverte le nostre attese ma proprio così le rende più autentiche, più capaci di incontrare il suo dono.

D. – Come ci si può rinnovare, giorno dopo giorno, preparandosi all’incontro con il Signore?

R. – Innanzitutto, liberandosi da questa logica del "tutto e subito", entrando nella logica della capacità di ascoltare, di attendere, di lasciarsi amare da Dio secondo i tempi e le forme che Dio sceglie per noi; quindi, dando spazio all’ascolto, all’adorazione, alla contemplazione di Dio. E l’altra grande dimensione, accanto a questa della preghiera e della liturgia, è la dimensione della santità che ci aiuta ad anticipare, nell’oggi degli uomini, il domani di Dio che è un domani di amore e di bellezza.

D. – Come prepararsi a celebrare il mistero dell’amore infinito di Dio verso gli uomini?

R. – Vivendo ogni giorno l’attesa, ciò che è importante nell’esperienza della fede è non rimandare a domani ciò che puoi fare oggi e quello che puoi fare oggi è vivere oggi il tuo incontro d’amore con il Dio vivente, la tua adorazione di Dio nell’adorazione di tutta la Chiesa; vivere oggi il tuo gesto di carità verso il prossimo e insomma qualificare ogni giorno come un giorno di Dio, un oggi di grazia, in cui il tempo viene trasformato dalla realtà straordinaria del dono e dell’incontro d’amore con il Dio che viene.

D. – Quali sono le sue parole per i cristiani in questo tempo che li prepara all’incarnazione del Cristo?

R. – Di aprire il cuore ad una grande speranza. E’ un momento in cui gli scenari internazionali inducono ad un certo pessimismo, ad una certa paura. E’ più che mai necessario, invece, rinvigorire la speranza, la speranza teologale, sapere che Dio non abbandona il suo popolo, non lascia solo il nostro cuore e che con lui è possibile sempre fare qualcosa di bello, tirare, nel presente degli uomini, qualcosa del domani di Dio, qualcosa della sua bellezza.

D. – Qual è il suo augurio per il Natale?

R. – Di un Natale che sia veramente la festa della giovinezza di Dio, del suo nuovo inizio nella nostra vita, nel nostro cuore. E, proprio per questo, l’Avvento, è un tempo di preparazione, nella riscoperta della dimensione contemplativa della vita, nell’esercizio umile e quotidiano della carità. - Mons. Bruno Forte - donboscoland

 
 
 

APPARIZIONI DELLA NOSTRA SIGNORA DI KIBEHO

Post n°2704 pubblicato il 28 Novembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Le apparizioni della Vergine a Kibeho (dal 28 novembre 1981 al 28 novembre 1989) sono le prime che si sono verificate in terra africana e sulle quali la Chiesa ha espresso il suo riconoscimento, giudicandole autentiche, al termine di una lunga inchiesta e di un rigoroso processo canonico. Una dichiarazione del Vescovo di Gikongoro, la diocesi di appartenenza di Kibeho, preparata in accordo con la Congregazione per la Dottrina della Fede, è stata resa nota in contemporanea, nel maggio 2003, in Africa e in Vaticano, per ufficializzare quello che è un evento straordinario. Un documento lungo ventitre pagine che rappresenta il frutto di una lunga e prudente inchiesta da parte della Chiesa.

"La Vergine Maria è apparsa a Kibeho, nella giornata del 28 novembre 1981 -

La storia di Kibeho cominciò alle 12.35 di un sabato, il 28 novembre 1981, in un Collegio gestito da Suore locali. Quel giorno tutte le ragazze del Collegio erano nel refettorio. La prima del gruppo a "vedere" fu Alphonsine Mumureke, di sedici anni. Secondo quanto lei stessa scrive nel suo diario, stava servendo a tavola le sue compagne, quando udì una voce femminile che la chiamava: "Figlia mia, vieni qui". Si diresse verso il corridoio, accanto al refettorio, e lì le apparve una donna di incomparabile bellezza. Era vestita di bianco, con un velo bianco sulla testa, che nascondeva i capelli, e che sembrava unito al resto del vestito, che non aveva cuciture. Era scalza e le sue mani erano giunte sul petto con le dita rivolte al cielo. La Madonna, come lei disse, non era proprio bianca (muzungu) quale si vede nei santini, ma neppure nera. Alphonsine affermerà, nella sua testimonianza, di non riuscire a dire con esattezza di che colore fosse la sua pelle.

Alphonsine le domandò: "Chi sei?"; e lei rispose, in lingua rwandese: "Io sono la Madre del Verbo".

La Signora a questo punto chiese ad Alphonsine di insegnare alle sue compagne a pregare perché esse non sapevano farlo o non lo facevano abbastanza, nonché a tenere in stima la devozione a Maria, loro Madre. L'apparizione durò circa un quarto d'ora. Alla fine, la Signora scomparve lentamente, alzandosi verso il cielo.

La sera del 12 gennaio 1982, Maria SS.ma apparve ad Anathalie Mukamazimpaka, che aveva allora 17 anni. Due mesi più tardi, il 2 marzo 1982, la Madonna apparve anche a Marie-Claire Mukangango, di 21 anni. Questa apparizione fu determinante, dal momento che Marie-Claire era la più scettica e, data anche la sua maggiore età, esercitava una grande influenza sulle altre compagne del Collegio. Per lei Alphonsine era solo matta. Sosteneva con fermezza di non credere assolutamente alle apparizioni. Ma quando pure lei dovette ammettere di aver visto la Madonna, tutte le collegiali si arresero a tale evidenza. Da quel momento la notizia delle apparizioni si diffuse assai velocemente in tutto il Rwanda, attirando a Kibeho una folla sempre più imponente di curiosi e di fedeli.

Secondo il racconto delle veggenti, la Madonna apparsa a Kibeho come "Nyina wa Jambo" - in lingua locale: "Madre del Verbo" o "Madre di Dio" - vuole portare, non solo a Kibeho e alla terra africana, bensì al mondo intero, il suo messaggio evangelico, il messaggio di suo Figlio Gesù, che è poi lo stesso di tutti i tempi e per tutti i luoghi: l'amore per Dio e per il prossimo, invitando tutti gli uomini alla conversione, alla penitenza e al digiuno. Il frutto di tutto ciò sarà l'unità e la pace. Diversamente non ci potrà essere che odio ed inimicizie.

È significativo, infatti, che in una delle apparizioni, e precisamente in quella del 19 agosto 1982, di fronte a oltre ventimila persone, i veggenti ebbero una spaventosa visione di quello che poi dodici anni più tardi sarebbe accaduto nel loro paese, con il genocidio rwandese. Quel giorno la "Signora" apparve ai veggenti a turno. Il suo volto era triste, sembrava assai contrariata. Alphonsine, una del gruppo, disse che piangeva. E anche i veggenti cominciarono a piangere e a battere i denti dalla paura. L'apparizione fu eccezionalmente lunga, ebbe una durata complessiva di circa otto ore; e le immagini della visione furono tremende: "un fiume di sangue, persone che si uccidevano a vicenda, cadaveri abbandonati senza che nessuno si curasse di seppellirli, teste mozzate, un albero immerso nelle fiamme, un mostro spaventoso, un abisso spalancato...". Fatti terrificanti che poi si sarebbero tristemente avverati allo scoppio della guerra civile fra le etnie degli Hutu e i Tutsi che avrebbero funestato anni dopo il Rwanda. Alcuni dei veggenti scomparvero proprio nei massacri del 1994.

"Il sacrificio di migliaia di persone uccise nella vecchia chiesa e intorno ad essa 

Disse la Madonna a Marie-Claire: "Io mi rivelo dove voglio, quando voglio e a chi io voglio. Io non vengo soltanto per Kibeho, non soltanto per la diocesi di Butare, non soltanto per il Rwanda, non soltanto per l'Africa, ma per il mondo intero. Questo mondo è sull'orlo di una catastrofe. Meditate sulle sofferenze di Nostro Signore Gesù e sul profondo dolore di Sua Madre. Pregate il Rosario, specialmente i Misteri Dolorosi, per ricevere la grazia di pentirvi".

Alla veggente Alphonsine, Maria disse: "Sono venuta per preparare la strada a mio Figlio, per il vostro bene, e voi non lo volete capire. Il tempo rimasto è poco e voi siete distratti. Siete distratti dai beni effimeri di questo mondo. Ho visto molti dei miei figli perdersi e sono venuta per mostrargli la vera strada...". Come per altre apparizioni mariane, il messaggio fondamentale di Kibeho è l'invito alla conversione, alla preghiera e al digiuno. Nei suoi accorati appelli, Maria sottolinea l'importanza di amare il prossimo e di non sottovalutare il reale potere della preghiera, specialmente del Santo Rosario. [Innamorati di Maria]

ha ricordato il Cardinale Sepe, il giorno dell'inaugurazione del Santuario mariano di Kibeho - grida con voce forte verso tutti noi e ci invita ad incamminarci su una nuova strada, sulla strada della pace, del perdono reciproco delle colpe arrecate e sulla strada della riconciliazione. Il vero popolo di Dio non può nutrire sentimenti di odio, di divisione, di vendette, di disprezzo, che sono estranei a Dio e al suo amore."

 
 
 

RU486/ L'OBBIETTIVO DELLE LOBBY ABORTISTE: NESSUNA TRACCIA DELLA VITTIMA

Post n°2703 pubblicato il 28 Novembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Nuovo stop alla diffusione in Italia della pillola abortiva. La Commissione Sanità del Senato, ha votato un testo in cui si prevede che l’immissione in commercio sia preceduta da un parere del ministero della Salute, che assicura un intervento in tempi strettissimi. Il sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella: «Nessun boicottaggio. Viene semplicemente ripristinato l’ordine delle competenze e data la priorità alle indicazioni del governo circa la compatibilità del metodo con la legge italiana, in particolare la 194». «Il parere arriverà entro 24 ore. A quel punto l’Aifa dovrà convocare un nuovo Cda e votare una nuova delibera sulla Ru486. La pillola abortiva – lo ribadisco – potrà essere impiegata in Italia solo a questa condizione: che la donna sia in ospedale per tutta la procedura, che un medico sia accanto a lei, che l’aborto non avvenga a casa o su un tram». Un passo certamente importante, ma ancora una volta si deve constatare amaramente che "gli interrogativi ruotano intorno alla salvaguardia dell’integrità fisica della donna ed al rispetto di quella legge che da oltre trent’anni legittima l’uccisione volontaria di esseri umani innocenti ed indifesi. L’abominevole delitto descritto dal Catechismo diventa tale solamente quando la donna ne subisce le conseguenze fisiche o morali. Il tentativo di occultamento del male operato dalle lobby abortiste ha probabilmente raggiunto l’obbiettivo fissato: della vittima non v’è più alcuna traccia" (cf. Corrispondenza Romana).

Non smettiamo di difendere la vittima dell’aborto: il BAMBINO !

 - Fattisentire -

 
 
 

DISABILITA': NON POSSIAMO DIRE DI ESSERE IN UNA SOCIETA' CIVILE

Post n°2702 pubblicato il 28 Novembre 2009 da diglilaverita
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Mia figlia, Claudia, ha 36 anni e una gravissima disabilità per un parto che presentava delle problematiche che i medici non hanno saputo affrontare con professionalità e competenza, ma se posso anche capire che allora molte cose erano lasciate al caso sono anche in grado con lucidità di affermare che ancora oggi pur con tutte le tecnologie troppo spesso a bambini che sarebbero nati sani viene regalata una vita con grandi difficoltà per incompetenza e superficialità di chi assiste il travaglio e il parto. Parlare di disabilità, di disabilità gravissima se oltre al cervello non si mette in moto il cuore si rischia di stilare solamente un lungo elenco di patologie e difficoltà, di rabbia, rinunce, dolore e solitudine, ma dopo 36 anni voltandosi indietro tutto sparisce e rimane solo come un velo tutto l’amore che ci ha portato oggi a essere ciò che siamo e essere felici di quello che siamo riusciti a realizzare, un intreccio di vite, 5, a cui il fatto stesso di essere insieme fa superaste qualsiasi difficoltà. Se 36 anni fa avessi potuto scegliere, certamente, per come vedevo e pensavo la vita allora (che vuoto) non avrei scelto Claudia come figlia, non avrei scelto di dividere la mia vita con lei perché ero piena di preconcetti verso la disabilità, non la conoscevo , e chi vorrebbe una vita fatta a detta di chi è estraneo sofferta e colma di incognite? Per fortuna non ho potuto scegliere perché mi sarei persa questa straordinaria esperienza, non avrei conosciuto l’essere umano che dona senza bisogno di parole, che si affida a te sicuro dell’amore che tu riesci a donargli insomma non avrei conosciuto, amato e apprezzato Claudia per quello che è: una meravigliosa creatura che per qualche disegno divino, del destino o della sorte (come meglio ognuno di noi crede) mi è stata assegnata come compagna di vita consentendoci di camminare insieme, passo dopo passo, giorno dopo giorno, anno dopo anno finchè saremo su questa terra. Cosa abbiamo fatto nella e della nostra vita? Come ho stretto tra le braccia la mia seconda figlia ho provato lo stesso immenso e profondo senso di orgoglio e amore che ho provato con la prima , non sapevo e nessuno mi avvisò che qualcosa non era andato per il verso giusto, l’abbiamo scoperto noi giovani genitori, che dolore e senso di impotenza ogni qualvolta un suo limite ci veniva confermato e ogni volta l’amore che il mio cuore provava aumentava. Abbiamo superato molti scogli, abbiamo imparato termini medici, abbiamo dato vita a sconosciuti assemblaggi tra pratica, teoria, orari, ausili, per riuscire a essere genitori solerti e affettuosi con la prima figlia e affettuosi, combattivi, propositivi per il futuro della seconda, nessuna delle due doveva sentirsi e essere in qualche modo penalizzata o soffocata dalla presenza dell’altra, abbiamo organizzato tour de force i vari impegni, una danza, l’altra riabilitazione, una a scuola l’altra prima in una scuola materna integrata e poi il centro educativo speciale, che delusione, per fortuna oggi tutti i bambini hanno il diritto di frequentare la scuola, la scuola di tutti, con ancora molte difficoltà, ma comunque i genitori pur dovendo combattere ogni giorno sanno che è un diritto che nessuno può negare ai loro figli anche se disabili, una bella conquista! Abbiamo dovuto, per molti motivi, e col senno del poi sbagliando, tenere Claudia a casa e da quel momento, ormai più di 20 anni fa, la simbiosi tra di noi si è rafforzata, ancora oggi sono la sola che entrando in casa e guardando Claudia sono in grado di capire dal suo sguardo, dal suo sorriso dal suo sguardo se è stata bene, se le hanno dato da bere o da mangiare in orario e con tranquillità. Abbiamo dovuto scoprire spesso a spese del benessere di Claudia quanto inefficiente possa essere il servizio sanitario nazionale e locale, ancora oggi gli ospedali e i medici in genere non sanno nulla sul come comportarsi con le persone con gravissima disabilità, con persone che non sono in grado di comunicare se non con uno sguardo, un batter di ciglia, un lamento ciò che provano, ai medici che pensano di essere i proprietari della conoscenza manca spesso oltre alla competenza anche l’umiltà di avvicinarsi e cercare di conoscere ciò che non è scritto sui libri: il rispetto dell’altro, il diritto alla dignità, il non giudicare l’importanza di una vita dall’integrità della sua materia cerebrale. Abbiamo imparato da Claudia quanto ogni minuto della vita sia importante, quanto assaporare ogni attimo come se fosse l’ultimo aiuta a viverlo intensamente e renderlo indelebile nella memoria, abbiamo imparato che il denaro, il successo, il divertimento, non rendono felici, possono rendere la vita più piacevole, ma quando si vive accanto a una persona a cui in ogni momento la vita può sfuggire perché molte sono le limitazioni fisiche ecco allora si capisce che non è possibile sprecare la vita in cose futili. Vi sono persone che vivono come se non dovessero morire mai e altre che muoiono senza aver mai vissuto veramente. Noi compagni di viaggio di Claudia siamo consapevoli della fragilità della vita e viviamo intensamente per non sprecare neppure un attimo. Le famiglie con un figlio disabile vivono un esperienza che può essere devastante, un desolante deserto gli si presenta davanti al momento della diagnosi, non si può credere e sperare che tutte le famiglie riescano come abbiamo fatto noi senza aiuto alcuno a vedere la luce tra tanto dolore e difficoltà, sarebbe utile che chi ha il potere istituzionale di legiferare e il dovere di sostenere le famiglie capisse finalmente che le disabilità non sono tutte uguali e non per differenza di patologia, è ben diverso essere disabile ma riuscire comunque a organizzarsi la vita e autodeterminarsi, essere anziano con le disabilità conseguenti all’età, avere un coniuge disabile, un genitore che invecchia. Avere la vita sconvolta dalla nascita di un figlio disabile, con una gravissima disabilità, significa dover riorganizzare tutta la vita vissuta fino ad allora, significa fare Reset, rivoluzionare orari, priorità, dover rispettare il diritto degli altri figli alla serenità, dover essere sorridente e tenace anche quando ci si vorrebbe arrendere, dover lavorare e riuscire a essere positivi nella quotidianità. Insomma riscrivere il libro della propria vita, della propria famiglia per gli anni a venire. Solo quando si offrirà a ognuno ciò di cui veramente ha bisogno potremo dire di essere una società civile, fino ad allora sono solo chiacchiere. -donboscoland -

 
 
 

LA MAFIA CONTRATTACCA: MA SIAMO SICURI CHE NON C'E' NESSUN COMPLOTTO?

Post n°2701 pubblicato il 28 Novembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

La mafia, accreditata da alcuni pm politicizzati e da diversi giornali, sta cercando di vendicarsi della linea dura che il Governo sta tenendo nei confronti della criminalità organizzata. Il numero di arresti, anche eccellenti, e di sequestri non ha precedenti.
I numeri, che i mafiosi conoscono meglio di noi, parlano chiaro: una media di sette arrestati al giorno, per un totale di 3630 mafiosi arrestati dal maggio 2008 all'ottobre 2009. Tra questi 916 aderenti a Cosa nostra, di cui 15 latitanti che facevano parte della lista dei 30 ricercati più pericolosi. Il Governo più ostile che un’organizzazione malavitosa possa mai desiderare di trovarsi davanti.
Un Governo e un premier da togliere di mezzo. Da servire su un piatto d’argento ad una magistratura ingorda. Il contrattacco della cupola è partito con l'utilizzo di "pentiti". I quali, dopo anni di silenzi, si sono improvvisamente ricordati di aver sentito dire vent'anni fa che forse Cosa nostra vedeva di buon occhio Schifani e Berlusconi. Gente che ha ammazzato magistrati, sciolto nell’acido bambini, lastricato le strade di innocenti crivellati dal piombo, quando si mettono a collaborare con la giustizia non lo fanno quasi mai in modo serio, coerente, trasparente. A distanza di anni, ricordano improvvisamente ciò che avevano dimenticato, o negato di sapere, per mesi, giorni o anni interi. Il "pentito" ritrova improvvisamente senno e memoria ma con sospetto ritardo. Che la mafia sia mafiosa è ovvio. Che alcune procure trasformino automaticamente lontani ricordi telecomandati di criminali incalliti in atti di accusa e iniziative giudiziarie lo è molto meno…
 

Leggi di seguito l’interessante intervista: "Quei magistrati volevano il nome di Berlusconi"

Gianni Ienna, un costruttore condannato per mafia perché ritenuto il tramite con i Graviano: "Pretendevano che lo coinvolgessi, in cambio mi avrebbero rimesso in libertà" .

Signor Gianni Ienna, lei è stato un noto costruttore palermitano e ha subito una condanna come associato mafioso. Per la giustizia lei era al soldo della mafia. E secondo alcune accuse, attraverso i boss Graviano, in contatto con Berlusconi.

«Falsità, tutte dimostrate documentalmente al processo. Avrebbero voluto che tirassi in ballo Berlusconi, che mai avevo visto e conosciuto in vita mia. Se vuole vi spiego come nasce il maldestro tentativo di trascinare il premier in fatti di mafia». Prego.

«Capisco solo oggi il perché tutte le mie sventure giudiziarie iniziarono nel 1994, anno di nascita di Forza Italia. Fino ad allora ero stato uno stimato imprenditore, conosciuto da tutti, avendo costruito più di 7.000 appartamenti a Palermo ceduti a giudici, esponenti delle forze dell’ordine, politici di destra e di sinistra. Addirittura il giudice Guarnotta, membro del primo pool antimafia spingeva perché acquistassi il Palermo calcio e lo riportassi ai fasti del passato. Durante la bufera delle prime indagini finanziarie su larga scala ero stato interrogato dal giudice Falcone il quale mi aveva rassicurato sulla mia estraneità alle dinamiche mafiose, e difatti alcun provvedimento di alcuna natura era stato mai preso contro di me».

E a Berlusconi come ci arriviamo?

«Il 1994, anno dell’apertura dell’hotel San Paolo Palace, avevo dato in concessione al tributarista Mario Buonadonna, la sala conferenze della struttura per una manifestazione connessa alla creazione di un club di Forza Italia, partito che stava per nascere in quei giorni. Per me era tutto all’insegna della legalità, vi era la presenza di molti giudici, tra i quali mi ricordo in particolare Alfonso Giordano, che aveva presieduto il primo maxi-processo. Gli diedi le sale a titolo gratuito e loro pagarono il rinfresco».

Non si è mai speso per Forza Italia?

«Mai interessato di politica, com’è stato dimostrato al processo. Quel maledetto circolo fu per me l’inizio della fine. Iniziarono i sequestri dei beni, fui sbattuto in carcere, ma la mia unica colpa era quella di pagare il pizzo ai boss, compreso ai Graviano di cui sarei stato alleato e tramite per Berlusconi».

Il pentito Giuffrè dice, appunto, che lei era il punto di contatto fra il premier e i boss Graviano.

«Io non ho mai conosciuto Giuffrè, sarei pronto a un confronto con lui, pure subito, non ho mai conosciuto l’onorevole Berlusconi. Minchiate».

E i Graviano?

«Escludo assolutamente che facessero riferimento a Forza Italia. Perché proprio in quel periodo mi fecero chiamare, per ordinarmi di sostenere un partito politico, ma non era quello che era dentro il mio albergo, è facile intuire che mi avrebbero detto di procedere con Forza Italia, se fosse stato quello, dato che loro sapevano che il circolo era stato fondato dentro l’albergo. Invece mi dissero di aspettare perché c’era un altro partito da sostenere poi, fui arrestato e non si disse più niente. L’ho detto in ogni sede, ma i magistrati volevano sempre sapere altro».

Cioè?

«Volevano che confessassi questo legame con Berlusconi, mai io non avevo nulla da confessare. A chiederlo con insistenza c’erano due pm, un uomo e una donna, interessatissimi a quel club di Forza Italia, pm che oggi vedo impegnatissimi in indagini sui politici. Nel 1996 stremato da due anni di carcerazione preventiva, mi fecero capire che se avessi parlato, sarei uscito dal carcere e mi avrebbero restituito il patrimonio. Le domande si fecero sempre più pressanti. Io non ce la facevo più, non ero un criminale, ero in carcere da due anni, sull’orlo di un esaurimento nervoso, e su suggerimento dell’avvocato di allora, feci delle dichiarazioni autoaccusatorie. Ma riguardanti solo me. Non me la sentivo assolutamente di dire falsità su Forza Italia o su Berlusconi, perché non avevo idea neanche di cosa i pm volessero sapere». - di Gian Marco Chiocci - Fattisentire -

 
 
 
 
 

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Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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