ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 08/05/2010

LA NECESSITA' DI PREGARE IL ROSARIO TUTTI I GIORNI

Post n°3534 pubblicato il 08 Maggio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Durante la  tredicesima apparizione di Lourdes, il 1 Marzo 1858, come di consueto Bernardetta iniziò a recitare il Rosario davanti all'Immacolata servendosi della corona dell'amica Paolina che tanto l' aveva pregata di farlo. Giunta però verso la fine, la SS.Vergine le chiese dove avesse la sua corona. La santa rispose di averla in tasca, la prese e la mostrò alla Madonna sollevandola e la SS. Vergine rispose: "Servitevi di quella». Da quel giorno Bernardetta non si separò più dalla sua corona, quel dolce vincolo che ci lega a Maria, pegno della sua protezione e arma di vittoria contro ogni male e avversità. Se interrogati dalla Madonna come Bernardetta: «Dov'è la tua corona?» cosa potremmo noi rispondere? Potremmo estrarla dalla tasca e mostrargliela o dovremmo arrossire di vergogna nel non poterlo fare?  Portiamo sempre la corona del rosario con noi, la nostra corona, unica e insostituibile, la nostra dolce catena che lega Cielo e terra e che ci destina alla salvezza eterna e recitiamo con essa la preghiera più bella destinata a Maria, il Santo Rosario. Siamo nel mese mariano per eccellenza, quindi perchè non iniziare subito? E se già lo facciamo, cerchiamo di intensificare il nostro raccoglimento, il nostro silenzio, il nostro amore verso la Creatura più bella del Creato e la più amorosa delle Madri. Il Rosario è Maria, è l'armonia del Cielo, è la gioia della meditazione del Vangelo che diventa preghiera, è l'arma invincibile contro satana e le seduzioni del suo mondo. La Madonna stessa ha parlato dell'importanza del Santo Rosario a Lourdes e a Fatima, ha invitato a recitarlo ogni giorno per ricevere le Sue Grazie, la Sua protezione, per convertire i peccatori e liberare le Anime del Purgatorio. Perchè così tanta insistenza da parte della SS.Vergine?  Perchè con il S.Rosario noi possiamo ottenere tutto.
Suor Lucia di Fatima ci ha lasciato scritto: "La Santissima Vergine in questi ultimi tempi in cui noi viviamo ha dato una nuova efficacia alla recita del Rosario tale che non c'è nessun problema, non importa quanto difficile possa essere, o temporale o soprattutto spirituale, nella vita personale di ciascuno di noi, delle nostre famiglie... che non possa essere risolto col Rosario. Non c'è nessun problema, vi dico, non importa quanto può essere difficile, che noi non possiamo risolvere con la preghiera del Rosario."
Sono le stesse esortazioni lasciateci dai Papi di Santa Madre Chiesa, da San Pio V a Leone XIII, da Beato Pio IX a San Pio X e successivi, ma soprattutto sono le promesse che la Madonna stessa lasciò al Beato Alano: A tutti coloro che reciteranno il mio Rosario prometto la mia specialissima protezione. Il Rosario sarà un'arma potentissima contro l'inferno, distruggerà i vizi, dissiperà il peccato e abbatterà le eresie. Chi si raccomanderà col Rosario non perirà. Chiunque reciterà devotamente il S. Rosario, con la meditazione dei Misteri, si convertirà se peccatore, crescerà in grazia se giusto e sarà fatto degno della vita eterna. Io libero ogni giorno dal Purgatorio le anime devote del mio Rosario. I veri figlioli del mio Rosario godranno di una grande gioia in Cielo. Ciò che chiederai col Rosario, l'otterrai. Coloro che propagano il mio Rosario saranno da me soccorsi in ogni loro necessità. La devozione del Santo Rosario è un gran segno di predestinazione. Prendiamo quindi la nostra corona e cambiamo il mondo. - Giorgio Mastropasqua - Pontifex -

 
 
 

I CRISTIANI SANNO RISPONDERE ALLE ACCUSE?

Post n°3533 pubblicato il 08 Maggio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Come si sa, un metodo rapido e infallibile per apparire illuminati progressisti politicamente molto corretti nonché aperti, lungimiranti, antidogmatici e amabilmente tolleranti è quello di sparare sul cristianesimo, sulla chiesa cattolica e sul Papa. Il successo è assicurato. In una cultura come la nostra, nella quale, per dire, se ti permetti di formulare un giudizio anche vagamente critico verso l’islam ti ritrovi automaticamente iscritto nel club dei reietti, parlar male del cristiano e del cattolico non solo è possibile, ma vivamente consigliato. La patente di libero pensatore è garantita. E poco importa che dal punto di vista storico ciò che tu dici sia insostenibile, condito di falsità e leggende. Nella società dell’immagine non c’è tempo per la storia, e approfondire è attività considerata poco compatibile con l’apparire. Ciò che conta è come tu ti presenti. E se vuoi essere à la page devi attrezzarti: prova a buttare là una battuta contro Benedetto XVI, fai un accenno ai preti che insidiano i bambini, ricorda che la chiesa è sempre stata un’istituzione retrograda, innalza un inno alla liberazione sessuale. Vedrai, non te ne pentirai. Da quando poi il sistema mondiale della comunicazione ha deciso di utilizzare i casi di sacerdoti pedofili per allestire un processo sommario contro il Papa e la chiesa (perché di questo in effetti si tratta, anche se nessuno nega che il reato-peccato c’è, e anche bello grosso e disgustoso), il procedimento suddetto ha ricevuto una sorta di certificazione. Ma il problema è: il cristiano sa controbattere? Purtroppo quel misto di ignoranza, mancanza di consapevolezza e superficialità che caratterizza il panorama culturale contemporaneo alligna anche fra i moderni seguaci di Gesù, i quali di conseguenza, una volta messi sotto attacco, non riescono a ributtare la palla nell’altra metà campo e si lasciano intristire senza una prospettiva.

La vulgata laicista

Bisogna dare il benvenuto quindi a un libro come Indagine sul cristianesimo di Francesco Agnoli (Piemme, 282 pagine, 17 euro), che dà gli strumenti non solo per rimandare la palla di là ma per organizzare un vero e proprio gioco offensivo incentrato su quello schema antico ma sempre nuovo che risponde al nome di verità. Un po’ saggio storico, un po’ approfondimento filosofico e teologico con incursioni nella sociologia della religione, il libro ha un intento dichiarato: fare piazza pulita della vulgata laicista secondo cui la maggior parte delle calamità e delle sventure abbattutesi sull’umanità da duemila anni a questa parte sarebbe made in christianity. Compito che Agnoli svolge con il giusto piglio polemico, anche prendendosela con qualche nostrano maitre à penser che ha fatto dell’anticristianesimo militante un marchio di fabbrica e un’ottima risorsa per campare di rendita sfruttando i più triti luoghi comuni. Ecco, appunto, i luoghi comuni. Agnoli ne mette in fila un bel po’. Ma a tutti aggiunge un salutare punto di domanda, premessa per distruggerli a colpi di verità storiche. Quella dell’imperatore Costantino non fu vera conversione ma solo mossa politica? Il cristianesimo è contro le donne? Il cristianesimo, là dove arriva, distrugge le culture locali? L’Inquisizione è stata solo una spietata macchina punitiva? La fede cristiana tiene i credenti in uno stato di passività? La chiesa quando le fa comodo usa la forza? Il cristianesimo è nemico della scienza e dell’istruzione? La rottura dell’unità fra i cristiani è stata colpa di Roma? Con l’elenco si potrebbe andare avanti a lungo. La storia si è incaricata di sgombrare il campo dalle falsità e Agnoli, puntigliosamente, corregge, confuta, precisa, contesta, chiarisce. Un’arringa difensiva appassionata, che offre gli strumenti per rispondere ai calunniatori e rimetterli al loro posto. E che, una confutazione dopo l’altra, dimostra come i comportamenti che oggi consideriamo più civili e i sentimenti che giudichiamo più nobili si siano formati non, come dicono i falsari della storia, nonostante il cristianesimo e la chiesa cattolica, ma precisamente grazie a loro.

Una vicenda poco nota

Una vicenda poco nota è quella che riguarda il nazista Alfred Rosenberg, autore di “Der Mythus des 20” (“Il mito del Ventesimo secolo”), opera seconda solo al Mein Kampf hitleriano come best seller del nazionalsocialismo. Con lo stesso Hitler e con Dietrich Eckart (finanziatore, fra l’altro, del primo quotidiano nazista), Rosenberg si intrattiene in lunghe discussioni incentrate sull’influenza nefasta che ebraismo e cristianesimo avrebbero avuto sull’umanità. Ai loro occhi, veramente, le due fedi si confondono, fino a diventare una cosa sola. Il cattolicesimo sarebbe una perversione del messaggio di Cristo operata dall’ebreo Paolo, Cristo sarebbe stato un vincitore e non uno sconfitto, un ariano e non un ebreo e, soprattutto, non avrebbe mai sostenuto di essere Dio. Inoltre il crocifisso, in quanto simbolo di martirio e di cedimento, andrebbe sostituito con monumenti ai soldati caduti per la patria. Rosenberg non perdona al cristianesimo di aver predicato e praticato l’universalismo e l’individualismo, nemici del concetto germanico di razza; difende le eresie come giuste reazioni alla “ipnosi romano-mediorientale” e si scaglia contro la caccia alle streghe condotta, dice, per togliere di mezzo le ultime tracce di religiosità pagana germanica. Ma il vero pericolo insito nel cristianesimo, scrive, è che innalza gli esseri inferiori. Questo il nazismo non può proprio accettarlo. La parola amore va eliminata; un popolo non può permettersi di cedere alla debolezza e all’umiltà. Le forze vitali sono ben altre. Sulla scia di Nietzsche, Rosenberg teorizza la creazione del superuomo attraverso l’eugenetica e sostiene che il cristianesimo potrà essere accettato solo dopo un’opportuna trasformazione: la chiesa cattolica romana dovrà essere soppressa, Cristo germanizzato, il Vecchio testamento eliminato e il Nuovo depurato eliminando le parti meno funzionali al dominio germanico. Non c’è da stupirsi che la chiesa cattolica metta il libro di Rosenberg all’indice. Ma intanto il volume, nonostante le sue settecento pagine, ha venduto più di due milioni di copie ed è stato imposto come testo obbligatorio nelle scuole di tutta la Germania. A guerra finita Rosenberg sarà giustiziato a Norimberga senza aver riveduto le sue idee e senza ombra di pentimento. Ma in ciò che sosteneva non avvertite qualcosa a noi familiare anche oggi?  - Aldo Maria Valli - donboscoland -

 
 
 

LA CANNABIS FA MALE. ANCHE SE C'E' CHI SCENDE IN PIAZZA PER DIRE NO

Post n°3532 pubblicato il 08 Maggio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Si è tenuto a Roma oggi 8 maggio la “Million Marijuana March”, ennesima manifestazione contro il cosiddetto proibizionismo anti-droga. Se si trattasse di un’opinione su come arrestare il fenomeno, la liberalizzazione sarebbe un tentativo forse fallimentare ma apprezzabile; certo ci viene un dubbio (e che dubbio!) sul vantaggio anti-droga che potrebbero portare negozi di marijuana in pieno centro con tanto di pubblicità sull’uscio (si noti che a Los Angeles e Amsterdam, su richiesta degli abitanti, stanno chiudendo via via i negozi di vendita di marijuana e i marijuana-café, così decantati e “agognati” da noi). Ma recenti manifestazioni simili a quella di oggi, prendono ben presto un’aria non “contro la marijuana e le droghe”, ma “contro chi le vieta”. Musica reggae e spinelli in gigantografie, magliette, simulacri di mega-canne danno un messaggio: la marijuana non fa male. Invece i rischi ci sono, stando a studi recenti che, come sul Canadian Journal of Psychiatry, mostrano che l’insorgenza di schizofrenia (malattia mentale tristissima) è proporzionale alla precocità dell’età di assunzione della marijuana; allucinazioni sono più frequenti in chi “fuma” due volte nel mese precedente rispetto alla popolazione generale ( su “Schizophrenia Research”). Per il Journal of Psychopharmacology del 2009 fumare cannabis da giovani comporta disturbi alla memoria da adulti; e dal sito Schizophrenia.com apprendiamo che "gli esperti stimano che l'8-13% dei casi di schizofrenia sono dovuti all'uso di cannabis". In Nuova Zelanda, l'uso della cannabis ha portato a ricoveri ospedalieri per un totale di 35 milioni di dollari nel 2005. E il rapporto del Ministero Neozelandese spiega che la cannabis è responsabile del 10% del totale dei casi di psicosi. Nel giugno 2008 la rivista “Archives of General Psychiatry” riportava che l’uso continuo di marijuana danneggia parti precise del cervello e nel luglio 2007 il Lancet riportava che il 14% dei casi di schizofrenia sarebbero evitati se non si fosse usata la cannabis. Sulla rivista “Drug and Alcohol” del 2005, settanta adolescenti che fanno uso di cannabis almeno 1 volta a settimana sono stati studiati a 12 ore dall'ultima assunzione. Risultato: attenzione, memoria e apprendimento alterati.
Conclusione: per evitare danni da droga, non basta non prenderla durante un compito che richiede una certa attenzione (per esempio guidare) per non fare danni, o poco prima: chi lo fa abitualmente rischia anche a distanza. E pensate che la cannabis faccia bene all’apparato riproduttivo? Si potrebbe continuare; certamente gli studi vanno approfonditi, ma il rischio appare evidente e richiama a cautela: fumare cannabis non è bere gassosa. Si dirà che anche alcol e tabacco fanno male, certo, ma allora perché non iniziare una campagna ecologica che strappi il corpo dei giovani alle insidie del commercio (legale o illegale, di stato o privato) di sostanze nocive ma redditizie per qualcuno? Continuare sulla via della banalizzazione a chi giova? Forse a chi sostiene che la vita umana è fatta a recinti e che ognuno nel proprio recinto può farsi quello che gli pare. Libertà? No: violenta solitudine. Pensateci quando vedrete “canne” sulle T-shirt per le strade della vostra città o quando sentirete qualche personaggio molto di moda vantarsi delle sue “trasgressioni” e contagiare con le sue vanterie milioni di ragazzi. - Carlo Bellieni -  loccidentale -

 
 
 

VIVIAMO MAGGIO CON MARIA: ANCHE LEI SOTTO LA CROCE - 8 MAGGIO -

Post n°3531 pubblicato il 08 Maggio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Maria, la Madre addolorata, si incontra con Gesù sul­la via del Calvario. Questo incontro è la rinnovazione del suo grande dolore, che ora dopo trent'anni di generosità, sta per essere compiuto. La Madonna della Via Crucis mi insegna così il vero amore a Gesù. E l'unione profonda, comunione di vita, è la sofferenza vissuta insieme. Maria la condivide spinta dal suo grande amore per il Figlio. E io, da peccatore pentito, devo seguire Gesù, se voglio ve­ramente chiamarmi cristiano. Non devo camminare molto per trovarla questa via: è la vita di ogni giorno! La Madonna vede Gesù cadere a terra: una, due, tre volte per il dolore, per il peso dei no­stri peccati. Maria lo sa e il suo cuore cade con suo Figlio sotto lo stesso peso. Gesù non fa un miracolo per alleg­gerire la sua croce ed evitare la sofferenza. La Madonna si mette sotto la croce, guarda Gesù, vede suo Figlio mo­rire sulla croce e sentirlo dire: Ecco i tuoi figli! Così Ma­ria diventa la madre nostra, di tutti noi, poveri peccatori. 
   Più si ama Maria, più si diventa buoni. Se ameremo molto Maria, diventeremo molto buoni; se l'ameremo in modo straordinario, diventeremo santi. Ecco perché non esistono santi che non siano stati immensamente devoti della Madonna. A Maria, alla madre mia, dirò tutto quel­lo che mi turba, mi inquieta. Tutto quanto ho in cuore lo confiderò a Maria, mia madre. A Maria mi attaccherò pro­prio qui sotto la croce, perché mi ama.

Fioretto: Vicino a Gesù e a Maria non mi sarà difficile rialzarmi, se li prego, se li invoco. Continuerà il cammi­no per salire il mio Calvario.

Giaculatoria: "Madre di ogni dolore, prega per noi e per tutti i figli tuoi".

Dalla rivista mensile religiosa "PAPA GIOVANNI" n. 4, realizzata dai ‘Sacerdoti del S. Cuore’ (Dehoniani)

 
 
 

LA MADONNA DEL ROSARIO CI RICORDA LA VITTORIA DI LEPANTO

Post n°3530 pubblicato il 08 Maggio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

La Chiesa cattolica celebra oggi la festa della Madonna del Rosario e tradizione consolidata, vuole che a mezzogiorno si reciti la tradizionale Supplica alla Madonna di Pompei. Di questa festa parliamo con il noto mariologo, sacerdote, professor Salvatore Perrella. Professor Perrella, che cosa rappresenta e che origini ha questa festa?: " é molto antica e risalente nel tempo e appunto, si prefigge di valorizzare ed esaltare la importanza del santo Rosario. Grazie alla recita del Rosario, sotto il pontificato di Pio V, poi canonizzato, il mondo occidentale, nella battaglia navale di Lepanto, ebbe sorprendentemente la meglio sulle truppe navali ottomane". Aggiunge: " va anche detto che questa festa la si deve ai domenicani, ricordando con gioia che il rosario é una istituzione tipicamente cattolica. Altre religiosi celebrano delle preghiere ripetute, delle litanie, ma la ripetitività del rosario, che fa bene al corpo e all' anima, ha un significato salvifico e  pacificatore, con uno scopo, ovvero rendere gloria al Salvatore per mezzo di Maria, celebrando i suoi misteri. Ecco perché, pur essendo mariano, il Rosario ha un valore cristologico. Nel rosario si ripetono le 150 avemaria, che ricordano il numero dei salmi dell' Antico Testamento. Dunque é corretto dire che il Rosario é presidio e rifugio del cristiani, che lo recitano con sincera devozione e amore. Certamente se lo si fa in maniera superficiale e distratta, tanto per celebrare un rito, e senza alcuna convinzione interiore, non sortisce alcun effetto, come ogni preghiera. Il Rosario ha una enorme forza purificatrice e rasserenante dell' animo, proprio a causa e ragione della sua apparente ripetitività". Veniamo alla Supplica che oggi si recita in ogni chiesa cattolica, alle 12: " la Supplica é una orazione che si associa prevalentemente al Santuario di Pompei ed infatti é la supplica alla Madonna di Pompei. Si tratta di una bella preghiera, magari in alcune parti eccessivamente barocca e ridondante, ma bisogna tener conto dell' epoca storica nella quale venne scritta. A proposito, venne elaborata da Bartolo  Longo, un ateo poi convertito al cattolicesimo". Questa festa, in Maggio, porta in evidenza il ruolo di Maria: " lei é la tutta santa, colei che ci avvicina e ci porta a Dio con fede, semplicità e devozione. A volte nei confronti della mariologia, che fa parte della teologia, si nutre un certo pregiudizio e la si guarda con aria di sufficienza del tutto sbagliata, quasi fosse roba da donnette. La mariologia é una scienza seria, il culto mariano non é affatto secondario. Lo hanno ricordato sia Giovanni Paolo II  che Papa Benedetto XVI. Maria é necessaria al cristianesimo, ci aiuta sempre nelle difficoltà". - Bruno Volpe -Pontifex -

 
 
 

DONNE: NE' SANTE, NE' PUTTANE

Post n°3529 pubblicato il 08 Maggio 2010 da diglilaverita
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Il femminismo, che ha avuto la pretesa di liberare in toto il mondo delle donne, forse non aveva capito che la libertà è singolare, femminile, ma singolare.
“na femena fa o desfa na fameja” tradotto, “una donna costruisce o distrugge una famiglia”. Dicono spesso i Veneti e in passato mi sembrava una vera esagerazione, anzi peggio, un modo per dare la colpa sempre alle donne. E' così dai tempi di Adamo ed Eva, pensavo, mai nessuno che dica che lo stupido è stato lui, e sempre colpa dei capricci di lei. Credevo il proverbio, una forma di maschilismo antico insinuatosi persino nel pensare comune femminile, visto che spesso erano le stesse donne a pronunciarlo. Invece crescendo e forse anche invecchiando, gli anni non sempre passano in vano, ho compreso che quel detto ha del vero, e che forse non è una forma di maschilismo, ma un riconoscimento al genio femminile. Alla capacità delle donne di “tenere” reggere una famiglia, smussarne i malumori, i conflitti, valorizzare i pregi di chi le circonda, poi ci sono anche casi in cui - se desfa – si distrugge, perché quando le donne usano le loro capacità per acuire i conflitti, evidenziare le differenze e le debolezze allora si distrugge, questa è la libertà. In queste ultime settimane si è molto dibattuto di femminismo, giusto, sbagliato, periodo superato, o periodo non ancora compiuto? Il femminismo, che ha avuto la pretesa di liberare in toto il mondo delle donne, forse non aveva capito che la libertà è singolare, femminile, ma singolare. Perché la libertà per essere vera, efficace, deve essere la libertà dell’individuo di esprimere la sua unicità. Invece, troppo spesso la libertà delle donne è stata declinata al maschile, si è umiliato l’essere femminile pretendendo che la parità consistesse non nell’esigere il rispetto di una diversità, ma nel dimostrare di potere essere identici, alla categoria del maschi, fratelli, colleghi, compagni di scuola.
Mi guardavo attorno in questi giorni perché volevo raccontarvi la storia di una donna significativa, sconosciuta ma degna rappresentante di quel genio, di quella capacità di reggere il mondo, il quotidiano, e mi sono trovata ad affrontare una galleria di volti e di storie, non saprei scegliere, ad avere più tempo, più che un racconto si dovrebbe scrivere un libro. Storie di donne sconosciute, che non avranno ma il nome sui giornali, ma che reggono il mondo, perché ognuna regge un mattone, un pilastro. Si chiami famiglia, azienda, associazione. C’è una signora a Meda nella verde Brianza, unghie dipinte di rosso, capelli sempre in ordine e impatto aggressivo.
Il marito aveva una piccola impresa di termoidraulica, quando è morto prematuramente lei si è trovata con due figli troppo giovani per reggere il peso dell’impresa di famiglia, e allora ci ha pensato lei, ha imparato quello che c’era da imparare, non le sfugge un ordine, una scadenza, una legge, ha l’ufficio nella taverna di casa, e i figli ora che sono diventati uomini camminano con le loro gambe e lei fa il direttore, la mamma, la nonna, sempre impeccabile nell’aspetto, professionale nel lavoro, disposta a ad ascoltare chi le sta di fronte ma non a cedere a sentimentalismi. Che dire è parità? Non so, ma di certo è la capacità di rispondere alle difficoltà, cercando di non snaturare se stessi, di continuare ad essere donna e madre. Per farle un complimento dicono che la Furlanetto è come un uomo, e invece non è vero, perché è una donna che ha saputo non cedere davanti alla fatica, un uomo? Chissà che avrebbe fatto?
E poi c'è Adele, madre, moglie, ha saputo crescere una bella famiglia, accudire un marito impegnativo, intelligente, eclettico, spesso le capitava di fare da traduttore, lui filosofava e noi troppo giovani per capire le sue teorie lo ascoltavamo un po’ increduli, poi arrivava Adele ripeteva con parole sue e tutto diventava semplice. Ha fatto della sua casa un posto bello, accogliente dove altri potessero correre a rifugiarsi in cerca di consigli, esempi di vita, in qualche caso anche di accoglienza discreta e concreta. Lei mi è stata madre, pur non avendomi generata, perché in quell’età in cui tutto si contesta, dove si è smarriti e soli ha saputo con suo marito essere un sostegno alle mie fatiche e al mio scoraggiamento. Ha affrontato il male del secolo diventando come dice spesso - la prova vivente che in alcuni casi il cancro è una malattia cronica - e ora che il male è tornato a far visita a lei e a suo marito, si trova anche nella malattia ad essere prima che la malata, ancora colei che cura e conforta. Una volta sola si è adirata con me, una volta in cui presa dal mio lavorare, accudire, rassettare, sono sbottata dicendo:– beate le casalinghe che non fanno nulla – si sentì parte in causa e si arrabbiò, aveva ragione, perché lei è l’emblema della casalinga che cura, casa, famiglia, sua e di chi ha la fortuna di ruotare intono alla sua cucina, siano, amici, figli, nipoti o sconosciuti. Attenta alle cose belle, a dare un giudizio su quanto accade nel mondo, nella politica, in paese, ad insegnare vivendo cosa davvero conta nella vita.
L’ultima di cui vi voglio raccontare è una manager con 4 figli, si chiama Cecilia, laurea in Economia presso l'Università Bocconi di Milano, con specializzazione in area Marketing. Rimasta senza lavoro si è trovata ad affrontare il vuoto che la mancata realizzazione anche come professionista comporta, perché i bambini sono belli, ma quando uno stipendio manca si sente eccome. E allora ha saputo cogliere le esigenze del mercato e accorgersi che nessuno sapeva fare marketing e comunicare alle mamme come chi è mamma e conosce quel mondo e quelle esigenze da coniugare. Con altri soci ha dato vita a fattore mamma una società di servizi di marketing e comunicazione in grado di creare relazioni vere fra i brand e le mamme. Coniugando così, famiglia, lavoro, facendo fruttare un’esperienza sul campo. Non so se queste sono donne siano un pezzetto di femminismo. Sono di certo un pezzo di universo, la dimostrazione che non esiste una liberazione di categoria, ma una realizzazione dell’essere umano. "Grazie a te, donna, per il fatto stesso che sei donna! Con la percezione che è propria della tua femminilità tu arricchisci la comprensione del mondo e contribuisci alla piena verità dei rapporti umani." Diceva nella lettera alle donne di Giovanni Paolo II, rendendo omaggio alle donne, una per una e non come categoria.
Insomma, non una "categoria", un "gruppo sociale", semplicemente donne, esseri umani unici, né sante, né puttane, preziose costruttrici di domani. - Buggio Nerella -culturacattolica -

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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ARTICOLI DI FEDE MOLTO BELLI

 
 
 

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