ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 10/05/2010

MADRE TERESA DI CALCUTTA: "LE MIE PECORE ASCOLTANO LA MIA VOCE"

Post n°3542 pubblicato il 10 Maggio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Riterrai difficile pregare, se non sai come fare. Ognuno di noi deve aiutare se stesso a pregare: in primo luogo, ricorrendo al silenzio; non possiamo infatti metterci in presenza di Dio se non pratichiamo il silenzio, sia interiore che esteriore. Fare silenzio dentro di sè non è facile, eppure è uno sforzo indispensabile; solo nel silenzio troveremo una nuova potenza e una vera unità. La potenza di Dio diverrà nostra per compiere ogni cosa come conviene; lo stesso sarà riguardo all'unità dei nostri pensieri con i suoi pensieri, all'unità delle nostre preghiere con le sue preghiere, all'unità delle nostre azioni con le sue azioni, della nostra vita con la sua vita. L'unità è il frutto della preghiera, dell'umiltà, dell'amore. Nel silenzio del cuore, Dio parla; se starai davanti a Dio nel silenzio e nella preghiera, Dio ti parlerà. E saprai allora che non sei nulla. Soltanto quando riconoscerai il tuo non essere, la tua vacuità, Dio potrà riempirti con se stesso. Le anime dei grandi oranti sono delle anime di grande silenzio. Il silenzio ci fa vedere ogni cosa diversamente. Abbiamo bisogno del silenzio per toccare le anime degli altri. L'essenziale non è quello che diciamo, bensì quello che Dio dice – quello che dice a noi, quello che dice attraverso di noi. In un tale silenzio, egli ci ascolterà; in un tale silenzio, parlerà alla nostra anima, e udremo la sua voce.

« Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri »

Dico spesso che l'amore comincia a casa. C'è prima la famiglia, poi la propria città. È facile pretendere di amare coloro che sono lontano, ma molto meno facile è amare coloro che vivono con noi o accanto a noi. Diffido dei grandi progetti impersonali, perché solo conta ogni persona. Per riuscire ad amare qualcuno, bisogna rendersi vicino a lui. Tutti hanno bisogno di amore. Ognuno di noi ha bisogno di sapere che conta per gli altri e che ha un valore inestimabile agli occhi di Dio. Cristo ha detto : « Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri ». E anche : « Ciò che fate a uno solo di questi miei fratelli umani più piccoli, lo fate a me » (Mt 25, 40). In ogni povero, amiamo lui, e ogni uomo sulla terra è povero di qualche cosa. Egli ha detto « Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ero forestiero e mi avete ospitato » (Mt 25, 35). Ricordo spesso alle mie sorelle e ai nostri fratelli che la nostra giornata è fatta di ventiquattro ore con Gesù. - Madre Teresa di Calcutta - controlamenzogna -

 

 
 
 

LE VERE CAUSE E IL VERO RIMEDIO DEI MALI ODIERNI DELLA CHIESA

Post n°3541 pubblicato il 10 Maggio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Nel 1985 apparve un libro che fece scalpore: il Rapporto sulla fede del cardinale Joseph Ratzinger, in cui, l’allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, sotto forma di intervista a Vittorio Messori, metteva in luce la crisi religiosa seguita al Concilio Vaticano II. «È incontestabile – diceva il cardinale Ratzinger – che gli ultimi vent’anni sono stati decisamente sfavorevoli per la Chiesa Cattolica. I risultati che hanno seguito il Concilio sembrano crudelmente opposti alle attese di tutti, a cominciare da quelle di Giovanni XXIII e di Paolo VI». Passarono altri vent’anni e lo stesso cardinale Ratzinger, il Venerdì santo del 2005, alla vigilia della sua elezione al pontificato, fece un’altra affermazione che colpì per la sua forza: «Quanta poca fede c’è in tante teorie, quante parole vuote! Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a Lui! [Gesù]». Oggi, nella sua Lettera ai cattolici di Irlanda del 19 marzo 2010, Benedetto XVI è ancora più esplicito: ricorda che negli anni Sessanta del Novecento fu «determinante (…) la tendenza, anche da parte di sacerdoti e religiosi, di adottare modi di pensiero e di giudizio delle realtà secolari senza sufficiente riferimento al Vangelo. Il programma di rinnovamento del Concilio Vaticano fu a volte frainteso» e vi fu «una tendenza, dettata da retta intenzione ma errata, ad evitare approcci penali nei confronti di situazioni canoniche irregolari». «È in questo contesto generale» di «indebolimento della fede» e di «perdita del rispetto per la Chiesa e per i suoi insegnamenti (…) che dobbiamo cercare di comprendere lo sconcertante problema dell’abuso sessuale dei ragazzi». La visione degli scandali morali che emerge da queste parole è esattamente antitetica a quella che affiora dalla stampa progressista internazionale. Chi oggi mette sotto accusa il Papa e le gerarchie ecclesiastiche pretende che la causa degli abusi dei sacerdoti stia nell’istituzione del celibato e nella "repressione" cattolica della sessualità. Ma i fatti sotto i nostri occhi dimostrano esattamente il contrario: la decadenza morale del clero ha avuto origine, negli anni del post-concilio, proprio quando la "nuova teologia" rifiutò la morale tradizionale per far propria la mitologia della "Rivoluzione sessuale". Occorre ricordare infatti che, durante i lavori del Vaticano II prese forma l’idea di una Chiesa non più militante, ma peregrinante, in ascolto dei segni dei tempi, pronta a rinunziare alla verginità della sua dottrina, per lasciarsi fecondare dai valori del mondo. Offrirsi ai valori del mondo significava rinunziare ai propri valori, a cominciare da quello che è più intrinseco al Cristianesimo: l’idea del Sacrificio, che dal mistero della Croce discende in ogni aspetto della vita ecclesiale, fino alla dottrina morale, che un tempo ispirava la vita di ogni battezzato, chierico o laico che fosse. Il Concilio impose ai vescovi, come un dovere, la "sociologia pastorale", raccomandando di aprirsi alle scienze del mondo, dalla sociologia alla psicanalisi. In quegli anni era stato riscoperto lo psicanalista austriaco Wilhelm Reich, morto quasi del tutto dimenticato in un manicomio americano nel 1957. Herbert Marcuse ed Eric Fromm ne seguirono la musica. Nel suo libro-manifesto La Rivoluzione sessuale, Reich aveva sostituito alle categorie della borghesia e del proletariato quelle di repressione e di liberazione, intendendo con questo ultimo termine la pienezza della libertà sessuale. Ciò implicava la riduzione dell’uomo a un insieme di bisogni fisici e, in ultima analisi, ad energia sessuale. La famiglia, fondata sul matrimonio monogamico indissolubile tra un uomo e una donna, era vista come l’istituto sociale repressivo per eccellenza: nessuna considerazione sociologica poteva autorizzarne la sopravvivenza. Una nuova morale, basata sull’esaltazione del piacere, avrebbe presto spazzato via la morale tradizionale cristiana, che attribuiva un valore positivo all’idea di sacrificio e di sofferenza. La nuova teologia, spinta dal suo abbraccio ecumenico ai valori del mondo, cercò l’impossibile dialogo tra la morale cristiana e i suoi nemici. I corifei della "nuova morale", definiti da qualcuno "pornoteologi", sostituivano alla oggettività della legge naturale, la "persona", intesa come volontà progettante, sciolta da ogni vincolo normativo e immersa nel contesto storico-culturale, ovvero nell’"etica della situazione". E poiché il sesso costituisce parte integrante della persona, rivendicavano il ruolo positivo della sessualità, anche perché, a dir loro, il Concilio insegnava che solo nel rapporto dialogico con l’altro, la persona umana si realizza. Citavano a questo proposito il concetto secondo cui «ho bisogno dell’altro per essere me stesso», fondato sul n. 24 della Gaudium et Spes, "magna charta" del progressismo postconciliare. Basta purtroppo entrare in qualsiasi libreria cattolica per trovare sugli scaffali i libri di questi pseudo-moralisti stampati dalle principale case editrici cattoliche. Oggi però registriamo il fallimento della "porno-teologia" e la necessità di ritornare agli insegnamenti della morale tradizionale, riscoprendo i valori della penitenza e del sacrificio. Va ribadito dunque che, malgrado i peccati di tanti suoi figli, la Chiesa Cattolica non è mai "peccatrice", ma resta sempre santa e immacolata nella sua natura e nella sua essenza. La ragione di questa santità integrale della Chiesa è la santità stessa di Dio, Uno e Trino, e di Gesù Cristo Capo e fondatore del Corpo Mistico. Santo è il Vangelo della Chiesa, santa la sua verità, santi e salvifici sono i suoi sacramenti. Le colpe morali dei membri della Chiesa non ne distruggono la santità morale, perché le mancanze dipendono dall’abuso del libero arbitrio degli uomini, non dall’insufficienza dei suoi mezzi di salvezza. Anche nei periodi di crisi morale registrati nella sua storia, la dottrina e la legge della Chiesa rimangono identiche nella loro intrinseca santità, operando nelle anime di buona volontà gli stessi benefici effetti dei tempi di splendore. L’unica soluzione alla gravissima crisi morale dei nostri tempi sta nello spirito di vera riforma della Chiesa indicato da Benedetto XVI nella Lettera ai cattolici di Irlanda. Il richiamo alla penitenza che costituisce il filo conduttore del documento non è mai disgiunto dall’appello «agli ideali di santità, di carità e di sapienza trascendente» che nel passato resero grande l’Irlanda e l’Europa e che ancora oggi possono rifondarla (n. 3). L’invito ai fedeli irlandesi «ad aspirare ad alti ideali di santità, di carità e di verità e a trarre ispirazione dalle ricchezze di una grande tradizione religiosa e culturale» (n. 12) suona come un appello a tutti i cattolici e agli uomini di buona volontà per ritrovare l’unico fondamento della ricostruzione morale e sociale in Gesù Cristo, «che è lo stesso ieri, oggi e sempre» (Eb. 13, 8). - di Roberto De Mattei - Radici Cristiane - Miradouro -

 
 
 

IL 13 MAGGIO RICORRE IL 32° ANNO DELLE LEGGI CHE HANNO CHIUSO I MANICOMI SENZA PROPORRE STRUTTURE ALTERNATIVE

Post n°3540 pubblicato il 10 Maggio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il 13 maggio 2010 ricorre il 32° anno dalla emissione della legge 180 e 833, quelle "leggi" che hanno chiuso i "manicomi" senza predisporre strutture alternative per la prevenzione, cura ed inserimento sociale (?) dei sofferenti psichici, mentre l’opinione pubblica attende una definizione e che quasi si riconferma ogni giorno la carenza, innanzi a follie drammatiche, non ultima quella in Calabria dove un figlio ha ucciso la propria madre ed il fratello. Costernazione ed indignazione pervade nell’opinione pubblica per i diversi "episodi" creati da menti psichicamente malate che avvengono verso stupri, violenza spesso spicciola tra adolescenti ed aggressività tra consanguinei, dove spesso ci scappa il morto! Non essere sensibili a questi problemi significa deludere sempre le aspettative della società. La solidarietà sociale, principio altamente etico che ogni uomo deve sostenere verso i più sfortunati della vita più bisognosi e più diseredati, è un concetto che deve indurre tutti, specie le Istituzioni troppo "attente" alle litigiosità, ad essere portatori di diritti, di doveri di uguaglianza e pari dignità sociale più volte richiamata dalla nostra Costituzione. La "strada" sociale dei valori della giustizia, della solidarietà, delle equità, delle pari opportunità che guida ancora il cittadino attento, fa ritornare in mente una vasta categoria di sfortunati come terremotati, i senza casa, i disoccupati, i disabili fisici ed anche i malati mentali "sfollati" dai manicomi o "relegati" in casa che ancora, tutti, aspettano dopo anni risposte adeguate alle loro rispettive situazioni. Questi "ultimi", da molti anni, ancora "lottano" per ottenere quei diritti legali ed anche quelli di rispetto umani che costituiscono la ragione profonda ed il motore propulsivo per il miglioramento della loro condizione di vita ed il godimento di protezione per la vita e la salute. Le famiglie di questi "desaparecidos della nostra civiltà", prendono atto di un bilancio alquanto deludente dei vari responsabili della vita pubblica, che hanno ritenuto ripeto, intenti come sono nelle loro litigiosità, che la "problematica dell’assistenza psichiatrica" è da considerarsi esautorata, malgrado appare evidente che l’invocato provvedimento legislativo ( Testo Unificato Burani-Procaccini) è "sparito misteriosamente" dalla 12° Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati dall’aprile 2005). L’opinione pubblica auspica che si perseguino sforzi per assicurare quei benefici che non lesino l’inalienabile dignità della persona umana. Nell’opinione pubblica,comunque, persiste intenso il timore di perdere quei diritti etico-sociali condensati nel rispetto della persona malata, che una progressione di "esternazioni" in occasioni eclatanti o di varie "ricorrenze" vanno affermando, esaurendosi per fermarsi, infine, alle parole che non trovano riscontro nella vita quotidiana. La sola "cosa" che resta a questi inermi concittadini colpiti da handicap psichico in questa "32° Giornata", è la speranza che la sconfitta fin oggi registrata, sia un domani di sincero rispetto e lucido realismo, Signor Presidente del Consiglio dei Ministri ! - cristianiperservire- pontifex -

 
 
 

L'ANGELO DI FATIMA E L'EUCARESTIA

Post n°3539 pubblicato il 10 Maggio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il Santissimo Sacramento è la chiave della terza apparizione dell'Angelo, che apparve di nuovo ai ragazzini quando stavano fuori a prendersi cura delle loro pecore. Nonostante ciò, trovarono il tempo per recitare il rosario e l'orazione dell'Angelo. Cosa l'Angelo doveva ancora annunciare? Aveva già insegnato loro come pregare e come dovevano esprimere il loro amore per mezzo del sacrificio. Ed essi erano estremamente generosi nella preghiera e nel sacrificio. Però chi può superare Dio in generosità? Tutto ciò che Lui ci dà e ci toglie in questa vita è relazionato con quel dono perfetto alla sua propria Persona, che pregustiamo innanzitutto nel Santissimo Sacramento. Quando l'Angelo appare in "Loca de Cabeço", "reggeva un calice fra le sue mani, con sopra un'Ostia, dalla quale fuoriuscivano gocce di sangue che cadevano nel calice". L'Angelo lascia fluttuare nell'aria il calice e l'Ostia e si prostra a terra con i ragazzi, recitando tre volte la seguente preghiera: "Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, vi adoro profondamente e vi offro il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Nostro Signore Gesù Cristo, presente in tutti i tabernacoli del mondo, in riparazione degli oltraggi, i sacrilegi e l'indifferenza con la quale Lui stesso è offeso. Per i meriti infiniti del suo Santissimo Cuore e per intercessione dell'Immacolato Cuore di Maria, vi chiediamo la conversione dei poveri peccatori". In seguito l'Angelo si alza, prende l'Ostia e la dà a Lucia, mentre a Giacinta e Francesco fa bere il contenuto del calice. Facendo questo dice: "Ricevete il Corpo e bevete il Sangue di Gesù Cristo, che tanto orribilmente è offeso da ingrati uomini. Espiate i loro peccati, consolate il loro Dio!". Ancora una volta si prostra al suolo con i ragazzi, ripete tre volte l'orazione alla Santissima Trinità e scompare. Così come la prima preghiera: "Dio mio, io credo..." è il riassunto di tutta la Legge e dei Profeti, poiché mostra in forma di preghiera un'espressione perfetta dell'amore a Dio e al prossimo, così la nuova preghiera: "Santissima Trinità..." è una raccolta di tutto il Nuovo Testamento che consiste nella rivelazione della Santissima Trinità e della morte in croce del Figlio di Dio fatto uomo. La sua morte ci è presentata quotidianamente nel santo sacrificio della messa e nella Santa Comunione. Le preghiere dell'Angelo sintetizzano la dottrina essenziale dell'Antica e della Nuova Alleanza: sono, nel loro fondamento, orazioni bibliche. La preghiera alla Santissima Trinità serve molto bene come preparazione a ricevere la Santa Comunione e anche come azione di grazie dopo averla ricevuta. I sacramenti di Cristo, in modo efficace, suscitano grazie in tutti quelli che li ricevono con una retta intenzione. Però questa apertura a Dio nei sacramenti è distinta in ogni persona, ciò spiega perché tanta gente che anno dopo anno riceve la Santa Comunione, anche così non arriva alla santità: perché collabora in poca misura con la grazia e non si prepara adeguatamente alla venuta di Cristo nella sua anima. Se pregassimo con questa orazione e con altre preghiere formulate in modo simile assieme al nostro Angelo Custode, senza nubi avremmo maggior profitto spirituale delle nostre Sante Comunioni, e se pregassimo di più per gli altri, essi riceverebbero a loro volta grazie più ricche, per poter rispondere ai sacramenti di Cristo con più magnanimità. Come è triste quando in molte anime il momento della comunione si riduce ad un deglutire l'Ostia. Invece di parlare intimamente con Gesù nel proprio cuore, la gente guarda con curiosità quel che succede nella chiesa, guardando l'orologio e, appena terminata la messa, si corre verso l'uscita. Qui l'Angelo ci insegna a dare a Dio un'azione di grazie adeguata. Una tradizione della Chiesa ci raccomanda di restare in azione di grazie, almeno per 15 minuti. Sant’Alfonso Maria dei Liguori raccomandava ai sacerdoti di fare un'ora di ringraziamento dopo la messa. Il tempo in cui abbiamo il nostro Signore, Gesù Cristo esclusivamente per noi in "udienza privata" è innegabilmente il tempo prezioso della nostra giornata. Se gli uomini non sanno approfittare della sua presenza eucaristica nei loro cuori, difficilmente potranno infiammarsi di un grande amore a Dio in altre occasioni. La missione dell'Angelo è quella di condurci a Dio e al luogo che Lui ci ha preparato. Dio è sempre presente nel Santissimo Sacramento in Corpo e Sangue, Anima e Divinità, in ogni tabernacolo della terra. Cristo, il Verbo Incarnato di Dio, assume la forma di pane e vino per poter entrare in noi come alimento e per essere così la nostra vita e il nostro cammino verso il Padre. In tutto questo, l'Angelo è un amico ricco di premure, un messaggero e un mediatore inviato da Dio, che deve portare le anime a questa unione personale con Lui e formarle nella magnanimità dell’amore. L’Angelo è come Giovanni Battista, che si rallegra quando sente la voce dello sposo Gesù Cristo, il cui cammino preparò e alla cui presenza si ritira con riverenza nell’anima. Una vita spirituale consiste essenzialmente nella crescita nell’unione con Dio. Una fede che agisce attraverso l’amore è la chiave per la santità. Tutto il resto è di secondaria importanza. Esiste la tentazione di pensare: "Oh se anch’io ho avuto tali visioni celesti e apparizioni, allora di sicuro sarò un santo!". Però né le visioni, né le apparizioni straordinarie fanno germogliare i santi, ma solo ed unicamente quella misteriosa collaborazione della nostra libera volontà con la grazia di Dio. La Divina Provvidenza ci invita tutti alla santità e dona ad ognuno di noi le grazie e i mezzi per il risultato di questa grande fine. L’imitazione di Cristo, di Sua Madre e dei santi è il cammino più sicuro verso il cielo. Quando Dio interagisce con il nostro mondo profeticamente, come fece a Fatima tramite l’Angelo e Maria Santissima, non dobbiamo dimenticare che Egli, come Dio, è sempre fra di noi in tutto ciò che facciamo e pensiamo. Essere fra di noi in forma divina, non bastò alla urgenza del suo amore. Anche lui voleva sempre stare in mezzo a noi con la sua umanità. In ogni tabernacolo del mondo egli si trova presente in Corpo e Sangue, Anima e Divinità, amandoci, aspettandoci e desiderando che il nostro amore gli corrisponda. La terza apparizione dell’Angelo è una grande dimostrazione di questo amore di nostro Signore, egli non solo vuole restare nel tabernacolo, ma vuole anche visitare e abitare nel nostro cuore. Secoli di Giansenismo contribuirono affinché i cuori degli uomini restassero freddi. Pochi rischiavano di ricevere la santa comunione con frequenza. Di fronte all’insistenza parziale della maestà di Dio, gli uomini dimenticarono ciò che Papa Pio X con molto tatto esprimeva: "Il desiderio di Cristo e della Chiesa è che tutti si avvicinò al santo banchetto quotidianamente, con il fine superiore che i fedeli, uniti a Cristo tramite il sacramento, ottengano da Lui la forza di resistere alle loro passioni carnali e di purificarsi dalle macchie delle loro cadute quotidiane e per evitare quei peccati che più abbattono e quelli che piega la debolezza umana, - di modo che il principale obiettivo non è che si tributi al Signore l’onore e la riverenza dovuti, o che la Santa Comunione sia amministrata come riconoscimento o ricompensa per le virtù di quelli che la ricevono. Da qui che il concilio di Trento chiama l’Eucaristia "il mezzo di salvezza, per liberarci dalle nostre mancanze quotidiane e preservarci dal peccato mortale" (Pio X, Sacra Tridentina Synodus, 20 dicembre 1905). Queste parole del Papa Pio X ci aiutano ad arrivare ad una comprensione più profonda della ragione per cui l’Angelo, dopo i suoi insegnamenti sulle preghiere sul sacrificio come mezzo per ottenere il perdono dei peccati, porta ai ragazzini il Santissimo Sacramento dell’Altare, che è il sacramento perfetto della salvezza. L’Angelo, dando ai pastorelli il Santissimo Sacramento, dà loro anche un insegnamento profetico sulla Sua posizione nella nostra vita spirituale. Vogliamo chiarire brevemente alcuni punti importanti. Qui non si tratta soltanto di un intervento straordinario dell’Angelo nell’amministrare la Santa Comunione ai ragazzi – altre persone nella storia della Chiesa, come San Gerardo Maiella, ricevettero la Santa Comunione per mezzo di un Angelo – bensì che in questo caso egli dà la loro prima Santa Comunione a Francesco e Giacinta. Perché l’Angelo fa questo? Lucia aveva già ricevuto la sua prima comunione all’anno precedente. Appena glielo permisero, - nonostante sapesse il catechismo meglio di tutti gli altri ragazzini - , benché erano del parere che lei, a sei anni, fosse molto giovane per questo. Sette anni prima, il Santo papa Pio X aveva ordinato che i ragazzini che avevano raggiunto l’uso della ragione (più o meno a sette anni) dovevano essere ammessi alla Santa Prima Comunione. Pio X dimostrò che questo doveva essere la volontà di Cristo: "Lasciate che i fanciulli vengano a me, non impediteglielo! perché se non diventerete come bambini non entrerete mai nel regno di Dio" (Mc 10,14). In qualche modo, questo decreto non era nuovo, che i bambini ricevessero la comunione era già praticato nella Chiesa antica. Il Quarto Concilio del Laterano (1215) e, anche più tardi, il Concilio di Trento, insegnarono che si doveva permettere ai bambini che fossero arrivati all’uso della ragione di ricevere la Santa Prima Comunione. L’apparizione dell’Angelo fu un segnale dell’urgenza del Cielo, che fino ad allora aveva negato la comunione ai bambini (sette secoli, dal 1215 al 1916!), e ora, all’inizio del ventesimo secolo, doveva essere introdotta e realizzata per la via più rapida. Era un grande desiderio di Papa Pio X che i bambini non venissero privati del tenero amore di Cristo nella Santissima Eucaristia, perché allora "privi di questo forte aiuto e circondati da molteplici tipi di tentazioni, potevano perdere la loro innocenza e cadere in cattive abitudini già prima di ricevere la Prima Comunione" (Cfr. Quam Singulari, 1910). In modo profetico l’Angelo effettua il decreto papale, invitando Giacinta e Francesco a ricevere la loro Prima Santa Comunione in tenera età. È da considerare il fatto che l’Angelo dava l’eucaristia sotto le due specie di pane e vino, cioè dà l’Ostia, il corpo di Cristo, a Lucia e, a Giacinta e Francesco il calice con il Preziosissimo Sangue. Per questo possiamo dire che fu l’Angelo di Fatima che "ancora una volta" introduce nella chiesa occidentale la Comunione sotto le due specie. I riti orientali della Chiesa cattolica mantennero sempre la comunione sotto le due specie, talvolta in parte, perché quasi sempre ha sofferto di persecuzioni, mentre questo non è stato il caso della Chiesa latina. È ovviamente chiaro che riceviamo nella sua totalità Cristo, Corpo, Sangue, Anima e Divinità, in ognuna delle due specie, come insegnò sempre la Chiesa. Se di questo volessimo cercare un fondamento simbolico, sarebbe il seguente: il pane è simbolo di vita e, per questo, una partecipazione alla vita di Cristo, mentre il sangue "che sarà versato per voi" è un simbolo adeguato del sacrificio e della morte di Gesù. Bere dal calice di Gesù significa partecipare alla sua sofferenza. Questo simbolismo viene trasmesso dall’Eucaristia. Così l’operare dell’Angelo alla vigilia della rivoluzione comunista è profetico, poiché l’ateismo pagano del XX secolo sparge più sangue e porta più martiri in Cielo rispetto a tutte le persecuzioni messe insieme nei secoli anteriori. Il XX secolo è stato veramente il secolo dei martiri della Chiesa, per questo, possiamo guardare con ottimismo al nostro secolo ventunesimo, giacché il sangue dei martiri può solo indicare una nuova grande primavera e un rifiorire della fede e della grazia nella Chiesa. - Don Marcello Stanzione - Pontifex -

 
 
 

VIVIAMO MAGGIO CON MARIA: RALLEGRA I NOSTRI CUORI - 10 MAGGIO

Post n°3538 pubblicato il 10 Maggio 2010 da diglilaverita
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Padre Caterini ci ricorda che, quando dirigeva i pellegrinaggi dall'Italia alla Salette, si fermava per la messa e il pranzo nel devoto Santuario di N.S. del Laus. Qui si venera una bellissima statua in marmo bianco: la Madonna con un braccio tiene Gesù Bambino e con l'altro allontana da noi un frutto. La spiegazione è semplice: ci allontana il frutto della morte, e ci offre Gesù, il frutto della vita. Del resto, la prima volta che nel Vangelo si incontra il nome della Madonna, è subito indicato come un annuncio di gioia. L'Angelo dell'Annunciazione dice a Maria: rallegrati... gioisci, o piena di grazia! Quando poi va da S. Elisabetta, riempie quella casa di una gioia sconfinata: persino il bambino in seno a S. Elisabetta sussulta di gioia. E Maria canta la sua gioia col suo festoso Magnificat! Ecco che cos'è la devozione alla Madonna, causa nostrae laetitiae.

È una bella invocazione nelle Litanie lauretane: Causa nostrae laetitiae.

Fioretto:

Cercherò di vivere la presenza di Gesù e di Maria, fonti della vera gioia. Pregherà se la tristezza è in agguato.

Giaculatoria:

Madre della gioia, prega per noi e per tutti i figli tuoi.

Dalla rivista mensile religiosa "PAPA GIOVANNI" n. 4, realizzata dai ‘Sacerdoti del S. Cuore’ (Dehoniani)

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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