ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 27/05/2010

LA PAURA DELLE DONNE PER L'UOMO NERO: BELLO, AITANTE E PEFETTAMENTE INTEGRATO NELLA SOCIETA'

Post n°3644 pubblicato il 27 Maggio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Spero voi crediate che la violenza alle donne è la prima causa di morte nella fascia d’età compresa tra i 16 e i 44 anni; moltissime persone con cui mi confronto nell’ambito del mio lavoro, manager, professionisti, operatori, dirigenti, stentano a credere che ciò sia vero, nonostante la quotidiana conferma di tali dati. Luoghi comuni, pregiudizi e stereotipi determinano false credenze che, ancora oggi purtroppo, continuiamo a riscontrare. Il più delle volte l’aggressività maschile viene considerata come una reazione a un comportamento della donna “non sufficientemente femminilizzato”, cioè una donna che è poco passiva, poco docile, poco dipendente. Tale approccio tende addirittura a colpevolizzare la donna facendo risalire a lei la responsabilità del maltrattamento e delle violenze subite; identica cosa accade, anche se al di fuori delle relazioni affettive, quando si affronta il problema della violenza sessuale. L’approccio biologico considera, infatti, la sessualità maschile come un impulso incontrollabile, di tipo reattivo ad una vasta gamma di atteggiamenti e comportamenti femminili definiti provocatori e seduttivi. Le pulsioni sessuali maschili appaiono non solo incontrollabili, ma nell’ottica del condizionamento classico (stimolo-risposta), anzi legittimate. Il problema è di ordine culturale in quanto la mascolinità e la femminilità sono il risultato di un percorso di costruzione sociale in cui viene affermata un’asimmetria di potere tra i sessi, rafforzata dallo stereotipo che relega la donna quasi esclusivamente ad un ruolo tradizionale di cura e di sostegno per le diverse figure maschili. Definire la violenza come domestica o intrafamiliare finisce con il nascondere o mistificare la direzione sessuata della violenza, e indica quasi un’intercambiabilità dei ruoli, che sicuramente può riferirsi al conflitto e non alla violenza, e che comunque non trova riscontro nella reale quotidianità degli episodi violenti. Si tratta quindi di violenza di genere, agita dal genere maschile su quello femminile, qualunque sia la tipologia o il contesto socioculturale cui si fa riferimento. Occorre tenere presente, quindi, che solitamente l’uomo nero non lo troviamo per strada o nel parco, nei pressi della stazione, alla fermata del bus; l’uomo nero il più delle volte è bello, aitante, perfettamente integrato nella società, benvoluto, brillante e spesso porta una fede che in un fatidico giorno noi stesse abbiamo infilato all’anulare della mano sinistra. E’ l’uomo nelle cui mani abbiamo “messo” la nostra vita, è l’uomo che avrebbe dovuto amarci, onorarci e rispettarci nella buona e nella cattiva sorte. Ma la “cattiva sorte” prima o dopo arriva per molte donne che hanno “selezionato”il partner con caratteristiche di personalità di tipo complementare sulla base della funzionalità reciproca dei propri bisogni. Di norma l’impegno reciproco sembra essere un marchio di garanzia del rapporto di coppia che si fonda sullo spirito di sacrificio e sull’investimento totale delle energie. Nel rapporto di coppia la fedeltà è basata sul sentimento del possesso unito alla richiesta della presenza fisica continua dell’altro. Ma nella “cattiva sorte” tutti gli ordini sono sovvertiti; l’uomo esercita un potere mirato a negare la personalità della donna ad affermare il dominio su di essa, attuando un vero e proprio processo di “cosificazione”, privandola in questo modo della sua soggettività. Per la donna dell’uomo nero è un continuo susseguirsi di turbamenti, destabilizzazioni, che aumentano la svalorizzazione di sé, la sfiducia che la situazione possa cambiare e soprattutto la sensazione che sia impossibile sottrarsi al potere dell’altro. Ma vi garantisco che invece è possibile sottrarsi all’uomo nero e interrompere il circuito della violenza. Lasciare l’uomo nero senza una vittima è molto difficile ma cambiando la prospettiva e guardando la “ex” dell’uomo nero, ancora una volta, lasciatevi convincere da chi ha un osservatorio privilegiato, che ciò è realizzabile, ma bisogna fortemente crederci e volerlo. - Franca Rita Battaglia, docente di Politica sociale Università di Palermo - www.piuvoce.net -

 
 
 

L'INTERPRETAZIONE ERRATA DEL CONCILIO VATICANO II, HA CREATO UNA "EPOCA MARIANA GLACIALE"

Post n°3643 pubblicato il 27 Maggio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Ha sbagliato chi dopo il Vaticano II (1962-65), riferendosi alla pietà mariana, ripeteva: «Lutero (+1546) sarà finalmente soddisfatto nella tomba». È vero che Lutero dichiarò: «Io vorrei sopprimere la Vergine a causa degli abusi», ma è pure vero, sostiene l’eminente mariologo R. Laurentin, che Lutero fu «molto moderato nella sua critica» alla Vergine e «Calvino (+1564) si tiene più indietro, ma mantiene quasi tutto l’essenziale». E poi – fa notare l’evangelico Gottfried Hammann – il Montfort nel 1700 fa proprio il noto aforisma: «De Maria numquam satis» (Vera devozione, 10), ma «prima di lui si avvicina alla formula Lutero che afferma: "Creatura Maria non potest satis laudari"». Pertanto – continua Hammann – il vuoto mariano dei luterani è un’«inescusabile mancanza, anzi un errore della teologia e della prassi protestanti posteriori alla Riforma». Dopo quattro secoli, conclude Hammann, la Riforma fa «una critica alla propria critica della mariologia». Questa critica intanto ha lambito anche i terreni cultuali e pastorali della Chiesa cattolica. Il dogmatico G. Söll nel 1971 scriveva: «Il culto mariano, tipico della fede e della pietà cattolica, si trova oggi nella Chiesa, come altre cose, in crisi... Purtroppo le aspettative dei Padri conciliari non si sono adempiute ovunque, così che qualche fedele o pastore pensa di poter o dover parlare oggi di una "epoca mariana glaciale"».

3. Il volto mariano della liturgia.

S. Marsili nel 1972 rilevava: le devozioni, pur essendo utili, non sono necessarie, anzi tendono a sostituirsi alla liturgia che è necessaria. L’affermazione è vera, ma la matrice del culto mariano è proprio la liturgia: Maria sta nella prima comunità dei credenti che celebra il Signore (cf At 1,13-14; 2,42). La liturgia «è il luogo naturale e più appropriato del culto mariano».

Non invano Paolo VI rilevava: lo sviluppo del culto mariano deve avvenire «nell’alveo dell’unico culto che a buon diritto è chiamato cristiano – perché da Cristo trae origine ed efficacia, in Cristo trova compiuta espressione» (MC, Introduzione). In questo senso il culto mariano è «elemento qualificante» (MC, Introduzione), «elemento intrinseco» (MC 56) e «parte integrante del culto cristiano» (MC 58).

A. Tessuto mariano della liturgia. La celebrazione del Figlio e il culto della Madre si intrecciano tra loro. La Chiesa bizantina prega: «Mentre celebriamo il Figlio, veneriamo la Madre» (inno Akathistos, stanza XXIII). In modo complementare la Chiesa latina prega: «Celebriamo la festa di Maria, inneggiamo al Signore» (antifona all’invitatorio del Comune BVM e memoria di Santa Maria in sabato, in Liturgia delle Ore 3,1545 e 1571). Se per l’Oriente «non è comprensibile una celebrazione del Signore senza la memoria costante della Theotokos, per invocarne la potente e materna intercessione», l’Occidente parla del «volto mariano della liturgia»: riscontra in essa una precisa atmosfera mariana.

B. Continuità tra storia salvifica e azione liturgica. La tradizione patristica e liturgica sostiene: quanto fu compiuto da Gesù nella sua vita storica con la collaborazione della Madre, continua nei riti della Chiesa. Lo attesta un aforisma dell’antica liturgia ispanica: «È concesso alla Chiesa quanto fu concesso alla Madre».

Vari eventi storici di Cristo con accanto la Madre continuano nell’azione rituale della Chiesa. Alcuni esempi: l’Annunciazione è vera Liturgia della Parola; la Presentazione di Gesù al Tempio è autentica prefigurazione della Liturgia eucaristica; la missione mariana nella Visitazione continua nella missione della Chiesa dopo la Messa; la prima comunione eucaristica avviene all’Annunciazione tra Maria e il Verbo di Dio; la prima processione eucaristica ha luogo alla Visitazione: la Vergine, primo tabernacolo eucaristico della storia, reca con sé il Signore verso la Giudea dalla famiglia di Zaccaria.

C. La maternità divina di Maria e il Corpo sacramentale di Cristo. Sant’Ambrogio di Milano (+397), illustrando il miracolo dell’Eucaristia che rende presente Cristo nella celebrazione, affermava: «Quello che noi ripresentiamo è il corpo nato dalla Vergine». Testo ripreso ad litteram da san Tommaso d’Aquino (+ 1274): «Ciò che noi consacriamo è il corpo nato dalla Vergine».

Leone XIII nella Mirae caritatis (1902) presentava l’Eucaristia come il prolungamento sacramentale dell’incarnazione storica del Signore. Il beato I. Schuster (+1954) scriveva: l’Eucaristia ci "imparenta" con Maria; in essa la Madre del Signore «riconosce in noi qualche cosa che è sua e che le appartiene». Alla Madre va reso onore nell’Eucaristia, poiché Cristo sacerdote è figlio del Fiat del Padre celeste e del Fiat della Madre terrena.

D. Tonalità mariana dell’anno liturgico. Considerato quale «spazio sacramentale» per la memoria della Madre del Signore, l’Avvento è celebrato dalla Chiesa di Roma, dai copti alessandrini (mese di Kiahk), caldei (siri orientali), antiocheni (siri occidentali) e maroniti, quale tempo del Subbara o Annunciazione.

La Chiesa latina celebra maggio come mese mariano. La liturgia bizantina il mese di agosto. Ma sia in Occidente che in Oriente l’intero arco dell’anno liturgico rivela una duplice tonalità mariana: la Vergine venerata nelle azioni propriamente liturgiche e nelle forme devozionali inserite armonicamente nel tessuto celebrativo delle rispettive Chiese. - Da un articolo di Sergio Gaspari - Madre di Dio -

 

 
 
 

SAN FILIPPO NERI UN SANTO DELLA GIOIA CRISTIANA. FONDATORE DEGLI ORATORI ED EDUCATORE DEI GIOVANI

Post n°3642 pubblicato il 27 Maggio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

San Filippo Neri è un santo particolare. Se proprio si vuole scegliere un aggettivo, si può dire che la sua fu una santità allegra; nel senso che fu una santità contrassegnata dalla volontà di evidenziare quanto la vita cristiana sia capace di donare vera gioia. Filippo Neri ("Pippo bòno" per gli amici) era brillante, spiritoso, aveva la battuta sempre pronta e pungente (da buon toscano) e tanta bontà, comprensione e disponibilità. "Ritirati, Signore, ritirati. Trattieni l’onda della tua grazia" diceva quando aveva il cuore gonfio di felicità e di riconoscenza. Nello stesso tempo pregava il Signore di tenergli la mano sul capo "…altrimenti – soleva dire – Filippo, senza il tuo aiuto, ne fa qualcuna delle sue".

Una santità come segno provvidenziale

Ma torniamo a san Filippo Neri. Egli nacque a Firenze nel 1515. Figlio di un notaio, rimase presto orfano di madre; ma, nonostante questo, ebbe un’infanzia serena, facilitata dal suo temperamento allegro. Studiò musica e poesia ed era molto sensibile alla bellezza, soprattutto a quella della natura. A diciotto anni fu mandato a Cassino, da uno zio mercante per apprendere il mestiere. Nella cittadina laziale fu, però, subito attratto dalla maestosa abbazia e avvertì una forte spinta verso la vita religiosa, ma il Signore non lo voleva monaco. Per questo gesto (che ripeterà anche in punto di morte bruciando tutti i suoi manoscritti) non si deve pensare che fosse un ignorante. Aveva invece un’ottima cultura e fu consigliere di personaggi come Papa Clemente VIII e san Carlo Borromeo. Il suo non era un rifiuto della cultura in quanto tale, quanto di quell’atteggiamento di puro intellettualismo così alla moda in quei tempi di fascino verso le antiche atmosfere pagane. San Filippo, invece, vedeva nella cultura un mezzo non un fine, vedeva in essa solo un’arma per adempiere a quella missione evangelizzatrice ch’era tipica dell’intellettuale medievale. Fu così che decise di fare il predicatore vagante, frequentando i quartieri più poveri di Roma, gli ospedali più abbandonati, le carceri. E, ovunque andava, portava la Parola di Dio corredata da un evidente ed affascinante buon umore.

Una vita per i ragazzi

Per la salvezza delle loro anime e dei loro corpi, arrivava a mendicare per le strade e alle porte dei più sontuosi palazzi. Si racconta che, un giorno, un signore, ritenendosi infastidito dalle sue richieste, gli diede un ceffone. Filippo non si scompose: "Questo è per me – disse sorridendogli – e ve ne ringrazio. Ora datemi qualcosa per i miei ragazzi". Dopo qualche giorno ritornò da san Filippo, ancora con lo stesso peccato. A che il Santo le disse: "Ti ricordi di quella gallina che spennasti qualche giorno fa per farti un buon brodo?" La donna annuì. "Bene – riprese san Filippo – adesso come penitenza vai a raccogliere tutte le penne di quella gallina che gettasti nell’aria". La contadina protestò: "Ma, padre, come faccio adesso? Le ha portate via il vento!" San Filippo concluse: "Ecco cosa sono le tue chiacchiere cattive. Sono come le penne gettate nell’aria, non possono essere più riprese. Come si fa riparare il danno di parlare male del proprio prossimo?". Un altro episodio racconta di una nobildonna che andava spesso alla Messa celebrata da san Filippo. Dopo aver preso la Comunione, ella se ne andava mancando di fare un adeguato ringraziamento. La cosa si verificava spesso. Un giorno, prima di iniziare la celebrazione della Messa, san Filippo disse a due chierichetti: "Ad un mio cenno seguite con le candele accese una donna che io vi indicherò". Iniziò la Messa, dopo la Comunione, la solita nobildonna, ricevuta l’ostia, lasciò la Chiesa. San Filippo fece cenno ai due chierichetti e questi obbedirono all’istante. I due fanciulli, con due grosse candele accese, seguivano la donna. Questa ovviamente si girò e chiese loro il perché. I fanciulli dissero la verità e la donna, visibilmente innervosita, tornò in chiesa per chiedere spiegazioni al sacerdote. "Come vi siete permesso?" disse a san Filippo, ma questi di rimando: "Signora, mi sono permesso perché stava portando la Santissima Eucaristia in processione per le strade di Roma. Lo sa o non lo sa che ogniqualvolta riceviamo Gesù Sacramentato diventiamo per un po’ di tempo dei tabernacoli viventi?". La nobildonna capì tutto e non osò rispondere. Questo era san Filippo Neri. Morì a ottant’anni, nel 1595. I medici, esaminando la sua salma, trovarono il muscolo cardiaco più grande del normale e trovarono anche due costole inclinate per far spazio ai battiti di quel cuore così pieno di amore per Dio e, attraverso Dio, per gli uomini. Venne canonizzato dopo un processo ricchissimo di testimonianze, nel 1622, da papa Gregorio XV. San Filippo diceva: "È possibile restaurare le umane istituzioni con la santità, non restaurare la santità con le istituzioni". Era, infatti, convinto che qualsiasi riforma fosse possibile solo con la Vita di Grazia, ovvero con la santità personale. Voleva che tutti coloro che venivano a contatto con lui mirassero primariamente alla perfezione cristiana, e lo faceva mettendo tutta la sua arguzia e la sua allegria. Raccontiamo due episodi rimasti famosi. Un giorno andò da lui una contadina che in confessione si accusò di parlare male del prossimo. San Filippo le dette l’assoluzione. La contadina tornò dopo pochi giorni accusandosi dello stesso peccato. San Filippo le dette nuovamente l’assoluzione. Passarono ancora pochi giorni e la donna tornò dal Santo accusandosi dello stesso peccato. Allora san Filippo le disse: "Ti assolvo, ma come penitenza devi fare questo: prendi la gallina più grande che possiedi, spennala, getta le penne nell’aria e poi fatti con essa un buon brodo". La contadina sbalordì per quella penitenza così poco "penitenziale", ma ubbidì. Arrivò al sacerdozio in ritardo: aveva trentasei anni. Subito dopo mise su il primo oratorio, primo nucleo dell’istituzione che verrà definitivamente approvata nel 1575 con il titolo di "Congregazione dell’oratorio". Istituzione che sarebbe dovuta durare nel tempo e che doveva "educare divertendo". San Filippo era già diventato l’idolo dei fanciulli abbandonati delle borgate romane. Li aveva raccolti nell’"Oratorio del Divino Amore" per educarli, tenerli allegri, lontano dalle cattive compagnie e farli crescere da buoni cristiani. Decise quindi di trasferirsi a Roma dove seguì diverse lezioni universitarie a La Sapienza. Avvertì, però, che nemmeno lo studio impegnativo riusciva a colmare il suo cuore e arrivò (aveva ventiquattro anni) a disfarsi di tutti i libri che possedeva (li vendette distribuendo il ricavato ai poveri). Decise di conservare solo la Bibbia e la Summa di san Tommaso: ottima scelta! La santità di san Filippo è un segno provvidenziale in un tempo in cui il Cattolicesimo doveva rispondere alle tristi atmosfere luterane. Va ricordato, infatti, che la teoria protestante della giustificazione, come semplice attestazione da parte di Dio ma non come reale e sostanziale avvenimento nell’anima umana, comportava nella teologia della Riforma una prospettiva dichiaratamente pessimistica, angosciante e triste. Più semplicemente – secondo il Protestantesimo – Dio non riconosce vera la giustificazione del peccatore, ma finge che sia tale anche se non lo è; invece nel Cattolicesimo la giustificazione è reale e sostanziale. - radicicristiane -

 
 
 

MENTRE SI ACCUSA LA CHIESA. LA "LOBBY PEDOFILA" AGISCE INDISTURBATA

Post n°3641 pubblicato il 27 Maggio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Un lettore sul sito Furcisiculo.net commentando il mio articolo "Gli orrori della Odenwaldeschule", un liceo tedesco, laico, della èlite sessantottina dove si sono verificati stupri di gruppo e sevizie sui minori, coinvolti anche docenti che teorizzavano l’abolizione dell’educazione e qualsiasi distinzione tra maestro e allievo. Il lettore tra le righe vedeva una scusante nei confronti della Chiesa, e una certa soddisfazione che non solo i preti si avvalgono di tali pratiche. Forse bisogna essere più chiari, nella Chiesa c’è sporcizia, "e proprio tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui", l’aveva riconosciuto senza mezzi termini, poco prima di essere letto nel 2005, l’allora cardinale Ratzinger. Da papa lo ha ribadito nella Lettera pastorale ai cattolici d’Irlanda, nel suo viaggio a Malta. Benedetto XVI non ha minimizzato, anzi con inusuale durezza, ha scritto ai responsabili degli abusi: dovete rispondere davanti a Dio onnipotente, come pure davanti ai tribunali. Detto questo, sarebbe opportuno però riportare la polemica sui giusti binari scrive Francesco Agnoli nel capitolo II dell’interessante libretto edito da Fede & Cultura di Verona, Indagine sulla pedofilia nella Chiesa. Innanzitutto bisogna evitare di utilizzare l’ennesimo fatto di crinaca per accusare sempre il solito imputato: la Chiesa. O mettere in dubbio il celibato ecclesiastico, dimostrando di non aver capito nulla. La pedofilia è sempre esistita, ma sicuramente nell’ultimo periodo della storia c’è stato un innegabile aumento. In particolare negli ultimi anni. Basta vedere la cronaca dei giornali, i tribunali dei minori. Le violenze sui bambini piccoli, piccolissimi, cioè di pochi mesi, sono sempre più numerose e vengono compiute al 90% e oltre da genitori, zii, amici di famiglia. "La spiegazione di questo aumento, dimostrabile statistiche alla mano, sta certamente in una cultura sempre più decadente, in cui il sesso diventa una mania, una ossessione contiunua: viene trasmesso ogni ora del giorno in tv, sui giornali, entra nelle scuole dove a fanciulli di quarta elementare viene talora spiegato, brutalmente, l’atto sessuale nella sua ‘tecnicità‘. Un grigio diluvio di pornografia inonda le nostre menti, tanto che anche i quotidiani ‘seri’ online, dal ‘Corriere’ a ‘Repubblica’, il posto per le foto porno non omettono mai di riservarlo…un lettore bavoso in più fa sempre comodo". Ora vogliamo credere che tutto questo non abbia i suoi effetti? Vogliamo sempre fingere che la pedofilia sia un problema di alcuni preti, e non della società nel suo insieme? Il Corriere della Sera dell’11 marzo ricorda: "Cinquecento siti web pedofili con violenze sessuali su bambini dai 3 ai 12 anni sono stati segnalati oggi in meno di un’ora e 20 minuti alla Polizia postale dai volantari dell’associazione Meter onlus di don Di Noto: ‘E’ un orrore senza fine, un fenomeno inarrestabile – commenta il sacerdote – che coinvolge milioni di bambini e tutte le classi sociali’". Don Di Noto è un sacerdote, un eroe quasi solitario, la sua battaglia di ogni giorno è importante, ma sicuramente non riesce ad arginare la diffusione sempre maggiore di quel materiale pedopornografico che è sicuramente all’origine di molte azioni criminali, in quanto spinge all’emulazione, e influenza molte menti deboli. Esistono su internet foto di bambini violentati, su cui gli adulti compiono le più svariate efferatezze, immagini che fanno "cultura". Eppure questo non interessa affatto ai nemici della pedofilia a senso unico – scrive Agnoli – non interessa, diciamo, la verità neppure a molti politici e giornalisti, quasi a nessuno. In pratica esiste e non da oggi una forte e ramificata lobby pedofila – scrive Vincenzo Sansonetti su il mensile Il Timone – che da una parte è la prima a compiacersi per gli scandali che colpiscono la Chiesa, dall’altra agisce indisturbata perchè la pedofilia diventi pratica sessuale legittima, persino culturalmente fondata, in nome dei principi di libertà. Esiste un vero e proprio "movimento pedofilo", le sue radici affondano nella "rivoluzione sessuale" del Sessantotto quando si cominciò a rivendicare il diritto degli adulti ad amare i i bambini. Chi è che sa che il 23 giugno, da otto anni, si celebra la Giornata mondiale dell’orgoglio pedofilo, in cui ogni pedofilo accende una candela azzurra? E’ un gesto simbolico per ricordare i loro colleghi incarcerati, "vittime delle discriminazioni, delle leggi ingiustamente restrittive" e per ribadire il loro "amore per i bambini". Come mai nessuno si è veramente indignato quando in Olanda, è nato il partito pedofilo? Eppure la nascita del NVD (Amore del prossimo, libertà, diversità) avrebbe dovuto farci capire molte cose. Questo partito rivendica la diffusione in tv di pornografia (infantile e non) anche durante il giorno, la liceità del sesso con i bambini e con gli animali, come "semplici varianti" dei gusti sessuali. Del resto non è forse lo stesso messaggio veicolato, più o meno, da molti sostenitori, politicamente correttissimi, della teoria del gender? Non è quello che si sente dire sempre più spesso? Cioè che nessuno ha il diritto di affermare cosa sia l’amore vero, cosa sia la famiglia, cosa sia morale e cosa no? Non si dice sempre più spesso che nessuno ha il diritto di limitare la libera sessualità di chicchessia? E’ il trionfo del relativismo più assoluto, spesso contro la "sessuofobia cattolica". Prendiamo i radicali che si indignano per le malvagità dei preti, e che arrivano a manifestare "contro la pedofilia clericale e per sostenere l’istituzione di un’apposita commissione d’inchiesta sui numerosi casi di abuso, perpetrati da ecclesiastici su minori", proprio loro che in un convegno pubblico (http//www.interlex.it/regole/convped.htm) giustificano chi ha relazioni sessuali con bambini in tenera età, si tratta di difendere il ‘buon diritto’ di ciascuno a non essere giudicato e condannato solo sulla base della riprovazione morale suscitata dalle proprie preferenze sessuali. Nello stesso convegno si afferma che c’e una sorta di persecuzione giudiziaria e di criminalizzazione pubblica nei confronti degli individui che hanno sentimenti giudicati anomali, deviati, perversi e patologici. Infine si afferma che in ogni caso in uno Stato di diritto essere pedofili, proclamarsi tali o anche sostenere la legittimità non può essere considerato reato; la pedofilia, come qualsiasi altra preferenza sessuale, diventa reato nel momento in cui danneggia altre persone. Allora possiamo scindere la cultura della pedofilia dalle azioni pedofili? La pedofilia è uguale a "qualsiasi altra preferenza sessuale"? La "libera" diffusione di materiale pedopornagrifico, di fotografie di bambini violentati in tutti i modi, è espressione di libertà, oppure è l’anticamera di concretissime azioni pedofile? - Domenico Bonvegna - miradouro -

 
 
 

SONDAGGIO SUL CORRIERE DELLA SERA SULLA PILLOLA OMICIDA RU-486

Post n°3640 pubblicato il 27 Maggio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Sul Corriere della Sera on line é stato lanciato un sondaggio sulla

pillola RU-486 su questo é il link :

http://www.corriere.it/appsSondaggi/pages/corriere/d_7091.jsp

E' importante fare sentire anche la voce di noi Cristiani e votare NO!!!!

José Aparecido Gonçalves de Almeida - *Io sono Amore*

 
 
 

PANCIA PIENA, TESTA VUOTA

Post n°3639 pubblicato il 27 Maggio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

La crisi oltre che economica e sociale è anche, e forse soprattutto, educativa. È sicuro ormai che quando si potrà tornare a descrivere la ripresa avremo meno imprese, realisticamente in media un po’ più grandi, ma sicuramente meno occupati. Il cambiamento in corso, e che le migliori imprese avevano già intrapreso prima dell’inizio delle ostilità sui mercati internazionali, va certamente in questa direzione. Ciò pone al Paese, e a tutti gli uomini di buona volontà, gravi problemi. Per l’uomo il lavoro è occasione di conseguimento dei necessari mezzi economici di sostentamento, di manifestazione delle proprie capacità, di realizzazione di sé. Dunque è una questione vitale a cui una società sana deve dare risposta: ridurre la disoccupazione è il primo obiettivo sociale ed economico che chiunque abbia a cuore il destino di un popolo debba porsi. Certo non per tutti gli occupati è possibile centrare contemporaneamente questi tre obiettivi: ma a tutti deve essere data la chance di raggiungere almeno il primo. E tuttavia tre domande si impongono: come mai più di novantamila posti di lavoro, secondo Confartigianato, non trovano tuttora risposta nei settori seguiti da quell’associazione? E come mai nel nord industriale, ma anche nel sud agricolo, non cala la domanda di lavoro immigrato? E come mai, infine, la tensione sociale è fortunatamente ai minimi da sempre? La risposta più logica è che anche quando si perde il lavoro si continua a mantenere un livello di vita materiale decente perché c’è la famiglia che fa da vero ammortizzatore sociale, perché c’è il secondo o terzo lavoro in nero e/o part-time o per qualunque altro motivo che rende comunque percorribile l’ipotesi di non adattarsi a lavori umili o da apprendere ex novo. Non si risponda con l’argomento dell’età per cui oltre i quarantacinque anni imparare un lavoro è difficile: migliaia di badanti dell’est Europa abbandonano famiglie e abitudini a età spesso superiori e imparano in fretta lingua, consuetudini e lavoro. È la nostra testa che, anche comprensibilmente, non è disposta a ritararsi sulle eventuali mutate condizioni di contesto e preferisce "tirare a campare", o aspettare la grande occasione, piuttosto che rimettersi in discussione. La pancia è piena, la testa è vuota e i piedi restano fermi. Se così non fosse non si spiegherebbe un altro fenomeno solo apparentemente lontano dal primo: in periodo di passaggio al digitale terrestre i negozi di elettrodomestici sono svuotati degli apparecchi televisivi di ogni tipo e formato, quando basterebbe acquistare il decoder al costo di poche decine di euro. Il Mondiale alle porte motiva più del contributo al risparmio familiare. Lo stesso dicasi per le lotterie e i giochi di ogni ordine e grado. È ovviamente positivo che le persone non cambino sostanzialmente le proprie abitudini materiali di vita, neanche sotto l’urto della crisi. Tuttavia non nascondiamocelo: il momento che viviamo chiede cambiamenti a tutti: imprese, sindacati, singole persone. E tutti dobbiamo impegnarci a ricercare nuovi equilibri che salvaguardino vecchie ricchezze. - Paolo Preti - ilsussidiario -

 
 
 

MESE DI MAGGIO CON MARIA: RENDICI SERVI DI GIUSTIZIA - 27 MAGGIO -

Post n°3638 pubblicato il 27 Maggio 2010 da diglilaverita
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Vergine offerente, rendici servi della giustizia e più ancora della carità. Fa' che si aprano i nostri occhi per vedere i più poveri; fa' che si apra il nostro cuore per amare i più dimenticati; fa' che si aprano le nostre mani per dare ai più bisognosi. Nessuno soffra per causa nostra; tutti trovino in noi dei veri amici. "Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati"(Mt 5,6). La giustizia da sola non basta, ci vuole la carità. Il mio e il tuo sono termini confortati dalla giustizia. Ma fin quando si parlerà di mio e di tuo ci saranno sempre delle ingiustizie. Non basta la giustizia. E’ l'amore che rende più giusto il mondo. C'è gente che sta troppo bene, c'è gente che sta troppo male. Questa somma ingiustizia grida vendetta al cospetto di Dio. Deve essere così vivo nel cristiano il senso della giustizia da trasformare la seconda virtù cardinale nel primo precetto evangelico: l'amore del prossimo. La vera "fame e sete di giustizia" deve portare necessariamente ad essere affamati ed assetati di quella carità autentica con la quale, anche se non si spegnerà completamente, certamente però si placherà la fame e la sete dei nostri fratelli più poveri, più bisognosi. Mettiamoci in ascolto del profeta Isaia: "Prodiga te stesso all'affamato e sazia chi ha fame e brillerà nell'oscurità la tua luce e le tue tenebre saranno come il meriggio". In tal modo chi dona diventa "figlio della luce"perché "figlio dell'amore".

Fioretto: Cerchiamo di fare contenta qualche persona povera con un atto di delicata carità.

Giaculatoria: "Vergine Santa, tu che sei l'unica creatura in cui si specchia la vera giustizia, prega per noi

Dalla rivista mensile religiosa "PAPA GIOVANNI" n. 4, realizzata dai ‘Sacerdoti del S. Cuore’ (Dehoniani)

 
 
 
 
 

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Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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