ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 30/05/2010

SONDAGGI E BIOETICA: I "MAGISTERI PARALLELI" CHE DISTORCONO IL PENSIERO DEL PAPA E L'INSEGNAMENTO DELLA CHIESA

Post n°3661 pubblicato il 30 Maggio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

1. Il fatto che dei cattolici praticanti e non solo anagrafici mostrino una tale distanza dall’insegnamento della Chiesa non è solo il sintomo di una grave approssimazione dottrinale nelle parrocchie, ma peggio ancora è la prova che a livello più alto esistono dei “magisteri paralleli” che consapevolmente censurano o distorcono il magistero del Papa. E’ la conseguenza, secondo me, di aver appiattito per troppi anni la dottrina della Chiesa in una dimensione intramondana dove la solidarietà per gli “ultimi” si colora abbondantemente di sentimentalismo, senza ancorarsi a nessun criterio oggettivo. Che cosa rende cattolico un pensiero o una posizione? La disponibilità a confrontarsi con il Magistero e agire di conseguenza.
2. L’appartenenza ecclesiale genera indubbiamente una posizione originale nei riguardi del “mondo”. Non è scontato, o non è più scontato, ad esempio, prendersi cura di una vita allo stadio terminale. Non è scontato stare di fronte a chi muore o a chi nasce con gravissime malformazioni se non si ha nulla cui fare riferimento. La caratteristica di una posizione di appartenenza dovrebbe essere appunto la capacità di non fuggire di fronte alla realtà.
3. Secondo me il denominatore comune tra ateismo e agnosticismo consiste nella pretesa di autosufficienza. Può variare il grado d’intensità e di militanza, ma la base è comune. Ciò non toglie che alcune posizioni siano più disposte al dialogo di altre.
4. Quali sono le condizioni di un vero dialogo? Non certo la rinuncia alle proprie posizioni ma al contrario la passione per quello che si è incontrato. Questo fa valorizzare ogni spunto di verità e di sincerità presente nell’altro. Mi è capitato di discutere accanitamente via Facebook con un amico molto ateo, e di restare a bocca aperta (letteralmente!) di fronte a una sua affermazione: “Da quando ti ho conosciuto, ho cancellato l’iscrizione a molti gruppi atei e anticlericali perché mi sono accorto di quanto fossero stupidi e volgari”. Era l’ultima cosa che mi sarei aspettato! Noi cristiani non dovremmo mai sottovalutare il tesoro che portiamo nei nostri vasi di creta, guai a noi se lo annacquassimo! Quanto agli “atei devoti” prima di tutto bisognerebbe rifiutare questo termine spregiativo imposto dai media laici. Io parlerei di laici aperti alla fede. Certo c’è il rischio di strumentalizzare la religione, ma la loro posizione è degna della massima attenzione e rispetto. Senz’altro meglio di chi rifiuta la fede in quanto tale e le nega qualsiasi dignità.
5. “L’identità tra atto umano, atto morale e atto ragionevole ha ancora validità?”. Penso di sì, specialmente quando consideriamo che, ad esempio, creare una vita in laboratorio dove nulla è lasciato all’imprevedibile e alla gratuità, completamente finalizzata ai nostri scopi, sarebbe sentita come un atto assolutamente disumano. E’ umano, morale e ragionevole un gesto che lascia spazio a una dimensione oltre l’uomo, un gesto che non appartenga solo a una razionalità puramente strumentale.
6. Sull’intolleranza dell’UAAR non mi pronuncio. Se vogliono vivere sempre nel risentimento e se hanno sempre bisogno di un nemico è un problema loro.
7. “Le ragioni per difendere la vita sono universali?”. Agli occhi delle persone ragionevoli dovrebbero esserlo, pena l’estinzione della società in quanto tale. Ma siamo in una cultura dove l’ideologia è davvero diventata “l’intelligente destituzione del visibile”, come aveva intuito Hannah Arendt.
8. “La ragionevolezza di una posizione è determinata dalla educazione ricevuta e dalla tradizione in cui si è nati e cresciuti?”. Secondo me è un problema di libertà. L’appartenenza a una tradizione – specialmente quando viene assunta in modo acritico, come scriveva don Giussani – non è automaticamente indice di ragionevolezza. Certo una tradizione favorisce, ma in un’epoca che mette tutto in discussione occorre un lavoro per riscoprirne il valore e tornare a farla propria. Ancora Don Giussani citava questa splendida massima di Goethe: “Quel che hai ereditato dai tuoi padri riguadagnatelo per possederlo”.
9. Ai sondaggi, come agli exit-poll, si può far dire tutto e il contrario di tutto, e il modo di porre le domande è anche un modo di manipolare le risposte. Tuttavia credo che stavolta le cifre abbiano ragione. Il mondo cattolico è in una fase di grande confusione e disorientamento. Non è solo e nemmeno principalmente un problema di disciplina quanto di recupero della verità. Se i cattolici, specialmente i sacerdoti e i vescovi, pensassero di rendersi bene accetti al mondo dicendogli quel che gli piace sentirsi dire, tradirebbero non solo la Chiesa ma anche l’umanità, che da loro si aspetta “le risposte che non si trovano su Google”, e si condannerebbero all’irrilevanza e al disprezzo. - Da un articolo di  Romano Giovanni - CulturaCattolica -

 
 
 

CURO I GAY MA NON SONO UNA STREGA

Post n°3660 pubblicato il 30 Maggio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

È stato accolto in Italia come uno psicologo rinnegato che vuole “curare” i gay e farli diventare “normali” a tutti i costi. Hanno cominciato i giornali locali e nazionali, poi si sono messi in mezzo i suoi colleghi italiani, l’Ordine della Lombardia, quello del Lazio e altri. Tutti a decretare che Joseph Nicolosi è fuori dalla “loro” comunità scientifica e offende la “loro” professione perché, praticando la “terapia riparativa”, impedisce agli omosessuali di vivere liberamente la loro condizione. E a furia di veleni e menzogne, Nicolosi è diventato il mostro da tenere a bada coi forconi. Per adesso, fortunatamente, si sono fermati alla vernice rossa con cui nella notte fra il 19 e il 20 maggio sono stati imbrattati il portone e i muri attigui alla sede del Sindacato delle famiglie e del Forum delle associazioni familiari, a Milano, con scritte contro la presenza del “fascista” che nei giorni successivi avrebbe parlato a Brescia. Ma chi è Joseph Nicolosi? E cos’è la terapia riparativa? Perché suscita tanta ostilità? Tempi ha provato a chiederlo direttamente a lui, approfittando del suo passaggio in Lombardia in occasione del convegno sull’omosessualità rivolto a educatori, genitori, psicoterapeuti, dove è stato presentato il suo ultimo libro tradotto in italiano, Identità di genere. Manuale di orientamento (Sugarco, 448 pagine, 25 euro). Americano nato nel 1947, Nicolosi vive ed esercita la terapia riparativa nella sua clinica, la Thomas Aquinas Psychological Clinic, a Encino, California, dove dirige l’Associazione nazionale per la ricerca e la terapia dell’omosessualità (Narth), della quale esiste un piccolo nucleo anche in Italia. È membro dell’American Psychological Association e autore di numerosi libri e articoli scientifici, alcuni dei quali pubblicati anche nella nostra lingua. In un’epoca in cui è vietato considerare l’omosessualità una malattia, non poteva che nascere una leggenda nera intorno alla sua figura e alla sua terapia. Il 30 per cento dei clienti di Nicolosi, infatti, ha abbandonato definitivamente l’omosessualità.

Dottor Nicolosi, omosessuali si nasce?

Non esiste una prova conclusiva che le persone nascano omosessuali, non ci sono dimostrazioni decisive a livello genetico, biologico o di studi sul Dna. Molte persone credono di avere scoperto il “gene gay”, ma questo non è affatto vero. Potrebbe esserci una qualche predisposizione biologica, ma anche se ci fosse, non sarebbe determinante: i bambini nati con questa predisposizione temperamentale hanno comunque bisogno della classica “costellazione familiare” per trasformarla in un orientamento omosessuale. Questa “costellazione familiare” ha uno schema classico, ripetutamente documentato nel corso degli anni: una madre eccessivamente presente, invadente, dominante, e un padre distante, distaccato e/o ostile. Circa 25 anni fa, dopo una lunga attività diciamo ordinaria, come tutti gli psicologi lei “scopre” il dramma esistenziale di molti “omosessuali non gay”, che cioè non accettano la propria condizione. Così nasce e si articola la terapia che lei chiama “riparativa”.

Di cosa si tratta?

La terapia riparativa deve prendere le mosse dalla motivazione al cambiamento da parte del cliente. È lui che desidera risolvere qualcosa nella sua vita che gli causa disagio. Sogna un giorno di sposarsi e avere una famiglia; probabilmente si è dedicato a pratiche o ha assunto comportamenti omosessuali che ha trovato insoddisfacenti; ha vissuto per un po’ nella subcultura gay e ne è stato deluso e sta ora cercando di ridurre qualcosa che trova insoddisfacente, che gli crea infelicità, e desidera aumentare il suo potenziale eterosessuale. Quando il cliente è motivato comincia a comprendere come alcuni eventi della sua infanzia hanno posto le fondamenta per un adattamento omosessuale. Di solito comincia a riconoscere che la sua storia personale si inquadra nella classica triade familiare prima descritta; può darsi che identifichi momenti particolarmente traumatici, momenti di intensa vergogna riguardo la propria autostima, la propria identità di maschio, la formazione della propria identità di genere come maschio. Questi momenti allora diventano il punto focale della terapia. Si tratta di sciogliere i traumi del passato. Un altro fattore importante nella terapia è lo sviluppo di amicizie maschili significative. Il cliente comincia a rendersi conto che ciò che sta dietro la sua attrazione per lo stesso sesso in realtà non ha affatto carattere sessuale, ma è un desiderio di quelle che chiamiamo le tre A: attenzione, affetto, approvazione. Questi sono bisogni affettivi, bisogni di identificazione, e man mano che essi vengono soddisfatti attraverso amicizie profonde, in molti casi il cliente scopre che le sue tendenze omosessuali diminuiscono.

La teoria riparativa è efficace? Secondo i suoi critici sarebbe dannosa…

La terapia è efficace. Faccio questo lavoro da 25 anni e vediamo regolarmente che le persone cambiano. Questo non vuol dire che il cambiamento sia istantaneo o facile. È una terapia molto difficile e lunga, ma ovviamente ogni individuo può decidere quanto vuole restare in terapia, quanto vuole proseguire. Ognuno è libero di sceglierne l’estensione, ma in media la terapia dura due anni, a conclusione dei quali i sentimenti omosessuali residuali del cliente non sono più fonte di disagio per lui, non sono più compulsivi, ma vengono gestiti e congedati consentendo di rifocalizzare l’attenzione sulla propria vita eterosessuale. Per quanto riguarda i possibili danni, il dato di fatto è che non è mai stato sottoposto alla nostra attenzione un solo caso di danno derivante da essa. Come per ogni altro tipo di terapia, procedere rispettando sempre i desideri e i sentimenti del cliente è la garanzia contro il danno. Il cliente non viene mai forzato o spinto a fare o credere qualcosa che non sia vero per lui. Quindi i princìpi di ogni buona terapia, indipendentemente da quale sia il problema, valgono anche per la terapia riparativa.

In Italia il termine “riparativo” accostato al concetto di omosessualità suscita reazioni negative.

Sono stato io a coniare l’espressione “terapia riparativa”. Il concetto di riparativo è di origine psicoanalitica. Esso spiega che il sintomo, di qualsiasi sintomo si tratti, è in realtà un desiderio di autoguarigione. Quindi diciamo “terapia riparativa” perché il cliente prende coscienza che i suoi sentimenti omosessuali, il suo comportamento omosessuale sono in realtà un tentativo di “riparare se stesso”. Egli sta cercando di acquisire qualcosa che manca nel suo passato, cioè la relazione affettiva con altri uomini. Quindi il concetto che l’omosessualità è un impulso riparativo è in realtà confortante e consolante per il cliente, perché comprende che il suo comportamento non dice: “Sei un pervertito, sei uno strano, una persona malata”, ma dice invece: “Il tuo desiderio omosessuale affonda in realtà le sue radici in un desiderio naturale”. Quindi questo è molto confortante per il cliente. Tuttavia i miei critici vogliono intendere la parola “riparare” nel suo aspetto superficiale. Per quanto spesso io chiarisca il termine “riparativo”, ci sono sempre persone che continuano a fraintenderlo di proposito.

Dottor Nicolosi, i suoi critici e alcuni suoi colleghi dicono che lei è al di fuori della comunità scientifica internazionale, che l’American Psychological Association le ha proibito di esercitare la professione.

È falso. Sono membro dell’Apa da più di dieci anni, continuo a esserlo, nessuno mi ha proibito di esercitare la professione. Sono anche membro della Psychoanalytic Division dell’Apa. Credo che noi siamo nel regno della scienza, mentre molte altre associazioni di professionisti sono state trascinate da gruppi rappresentanti interessi particolari fuori dalla scienza e dentro la politica. Se stessimo facendo qualcosa di sbagliato, sarebbe l’Apa ad attivarsi contro di noi. Invece siamo noi a incalzare l’Apa, sfidandola ad essere più scientifica. - Marco Invernizzi - tempi -

 
 
 

E' ORAMAI NECESSARIO CHE IL LEGISLATORE ISTITUISCA IL REATO DI ETEROFOBIA

Post n°3659 pubblicato il 30 Maggio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Come ogni giorno, alle 8 del mattino, accendo il mio pc e consulto i media di interesse nazionale e mondiale e, come per magia, l'attenzione dei maggiori media europei è focalizzata principalmente su questa grave, ma non eclatante, vicenda: <<"Un giovane omosessuale di 24 anni è stato aggredito a Roma da un gruppo di quattro o cinque ragazzi, nella zona di Colle Oppio. L'episodio, denunciato solo oggi, si è verificato nella notte tra martedì e mercoledì a pochi passi dal Colosseo. Il 24enne, insultato e preso a calci e pugni, è stato ricoverato d'urgenza in ospedale, riportando diverse ferite, tagli e contusioni al volto e rischiando di perdere l'occhio.  La denuncia del fatto viene dall'associazione Arcigay che ha spiegato come il giovane, all'uscita dal pub "Coming out" mentre stava passeggiando verso la Stazione Termini, sia stato accerchiato davanti alle scale di accesso a Colle Oppio, è stato accerchiato da quattro/cinque ragazzi tra i 25 e 30 anni che probabilmente lo avevano seguito fin dall'uscita del locale. Poi è seguito il pestaggio. Il legale: "Gli gridavano gay di m..." . "Gay di m..." sarebbe la frase urlata più volte dagli aggressori mentre sferravano i calci alla loro vittima a terra, ferita. Lo riferisce l'avvocato della vittima, Daniele Stoppello e responsabile dell'Ufficio Legale di Gay Help Line. "Gli aggressori - ha aggiunto Stoppello - dopo averlo lasciato privo di sensi per terra, gli hanno poi sottratto il cellulare con il quale, prima di essere colpito era al telefono con un amico al quale è riuscito a chiedere aiuto e che lo ha poi raggiunto sul luogo dell'aggressione. Il ragazzo aggredito è stato ricoverato d'urgenza in ospedale". Il legale denuncia che il giovane ha riportato "lesioni gravissime".
Bene, premesso che all'aggredito va la mia personale solidarietà e preghiera e, premesso che gli aggressori meritano una degna punizione (come prevede il codice legale), sempre se la giustizia farà il suo regolare corso, mi domando e dico: sono le 8 e 30 del mattino, proverò a contattare telefonicamente amici e conoscenti che operano presso svariati 118 italiani, presso sedi ospedaliere, pronti soccorso, assistenze volontarie, ecc...! A seguito di una ventina di telefonate, per altro ben documentate nella mia agenda di blogger, vengo a sapere che le aggressioni avvenute nel week end, solamente quelle testimoniate dai miei contatti, sono circa 60 regolarmente denunciati alle autorità (immagino su tutto il territorio nazionale quante siano state). Pestaggi a donne, uomini, normali risse, botte di piazza, contusioni fuori e dentro i locali da ballo, aggressioni ad extracomunitari in Sicilia e Puglia, ecc... ecc... ecc... ! A seguito di questo reale e documentato stato di fatto, non ho altro da aggiungere: la mia unica considerazione è che in Italia ed in Europa esistono aggressioni di SERIE A e aggressioni di SERIE B .! Della serie che, se io vengo preso a calci e vado al pronto soccorso, se ne preoccupano i miei famigliari ed amici e, al massimo riesco ad ottenere una denuncia (sempre se al comando di Polizia non dormano - come mi è accaduto nel 2007), mentre se viene aggredito un gay è "bufera mediatica". Questa è una vergogna, ricordo i pari diritti che la Costituzione dovrebbe tutelare. Chiedo l'intervento del Legislatore affinché vengano adottate pari misure e venga istituito il reato di ETEROFOBIA, quotidianamente esercitato da lobby gay, giornalisti e movimenti faziosi. Siamo tutti UGUALI ..... CAPITO !!!!!! VERGOGNATEVI !!!!!!!! - Carlo Di Pietro - Pontifex -

Nota aggiuntiva

Per capirci meglio, l'eterofobia s'interpreta come un concetto simmetrico al quello di omofobia (odio degli omosessuali), dunque eterofobia sarebbe odio degli eterosessuali. In questo contesto, chi utilizza il termine eterofobia considera che l'omofobia è un'idea vittimista degli omosessuali e non un atteggiamento reale di discriminazione contro di loro. Si usa anche per segnalare l'atteggiamento dei gruppi omosessuali per discriminare i cattolici e altri gruppi religiosi che si oppongono o non appoggiano le loro cause.

 
 
 

SANTA GIOVANNA D'ARCO VERGINE

Post n°3657 pubblicato il 30 Maggio 2010 da diglilaverita
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Giovanna d'Arco, la figlia più piccola di una famiglia di contadini del villaggio di Domrémy, in Francia, nacque nel 1412, in un periodo in cui la nazione era sotto la dominazione inglese a seguito della sanguinosa Guerra dei Cent'anni. Inoltre, la regione era stravolta da una guerra civile che vedeva gli Armagnacchi, partigiani del re, schierati con gli inglesi contro i Borgognoni. Uno dei fattori decisivi di questo conflitto interno era rappresentato dal controllo della città di Orléans, situata in posizione strategica sulla riva della Loira. Una sola cosa avrebbe potuto salvare la Francia e farle superare il suo periodo più oscuro... un miracolo.

Alla morte dei re Enrico V di Inghilterra e Carlo VI di Francia, avvenute entrambe nel 1422, gli inglesi proclamarono Enrico VI, allora ancora bambino, re di Inghilterra e di Francia. L'erede legittimo al trono francese, Carlo VII, si rifiutò di abdicare ribadendo i suoi diritti di successione al trono, ma non potè far celebrare la sua incoronazione secondo il rito ufficiale che avrebbe dovuto tenersi nella città di Reims, allora sotto il dominio inglese. Nel frattempo, nel villaggio di Domrémy, la tredicenne Giovanna d'Arco trascorreva la sua adolescenza in preghiera. La giovinetta non solo era solita confessarsi più volte al giorno, ma spesso udiva "voci" celesti e aveva strane e sorprendenti visioni. Ella stessa racconta: La voce mi disse che dovevo lasciare il mio paese per recarmi in Francia. E aggiunse che avrei posto in assedio la città di Orléans. Mi ordinò di recarmi a Vaucouleurs, da Robert de Baudricourt, capitano della città, che avrebbe affidato alcuni uomini al mio comando. Risposi di essere una semplice ragazza che non sapeva andare a cavallo e ignorava come si conduce una guerra. Sin dall'inizio le fu comunicata la sua missione: era stata scelta da Dio per salvare la Francia e aiutare il Delfino Carlo VII, erede legittimo al trono. Per portare a compimento quanto le era stato comandato avrebbe dovuto indossare abiti maschili, brandire le armi e condurre un esercito. Un giorno, al suo ritorno dai giochi nei campi, Giovanna scopre che gli inglesi hanno invaso il suo villaggio. Nascosta in una credenza, assiste alla morte della sorella diciottenne, violentata e uccisa da alcuni soldati inglesi. In seguito a questo tragico evento, Giovanna viene mandata a vivere dagli zii in un villaggio vicino. Può sembrare alquanto improbabile che questa giovane ragazza innocente, che non era mai andata a scuola e non sapeva né leggere né scrivere, avrebbe un giorno condotto l'esercito francese alla vittoria sulla grande potenza inglese. Eppure nel maggio del 1428, Giovanna, eliminato ogni dubbio sulla sua chiamata divina in aiuto del re, scende in campo. Dopo aver lasciato per sempre l'unica casa che avesse mai conosciuto, Giovanna si reca a Chinon per incontrare il Delfino. In un primo momento, il re e i suoi sudditi non sanno cosa pensare delle parole di Giovanna. Informato sulle presunte "visioni" della ragazza, ma nutrendo al tempo stesso dei sospetti sulle sue intenzioni, Carlo incarica il suo migliore arciere, Jean D'Aulon, di prendere il suo posto. Arrivata al castello, Giovanna si accorge dello scambio e lo rivela apertamente, suscitando lo stupore del re che le concede un colloquio privato. Queste le sue parole a Carlo: Vi porto notizie dal nostro Dio. Il Signore vi renderà il vostro regno, voi sarete incoronato a Reims e scaccerete i nostri nemici. In questo sono la messaggera di Dio: concedetemi la possibilità e io organizzerò l'assedio della città di Orléans. Persuaso a credere alle parole di Giovanna, Carlo la mette a capo di un esercito con il quale raggiungere la vittoria sugli inglesi e assicurare la città di Reims per l'incoronazione. Nonostante siano molti a ritenere che la ragazza sia, nella migliore delle ipotesi, un'isterica innocua e, nella peggiore, una vera e propria minaccia non solo al trono, ma alla stessa vita del re, tutti percepiscono in lei un'aurea magica e un'irresistibile capacità di persuasione. Giovanna si presenta sul campo di battaglia con indosso un'armatura bianca e con un proprio vessillo. L'apparizione impressiona profondamente entrambi gli eserciti, non abituati a vedere una donna impegnata nei combattimenti. Schierata nelle trincee al fianco dei suoi uomini, la Pulzella d'Orléans conduce alla vittoria i francesi, rinvigoriti e ispirati dal loro nuovo comandante. Ma la battaglia non è ancora finita: Giovanna, determinata a sferrare un altro attacco, raduna nuovamente le truppe per liberare per sempre la città di Orléans dalla dominazione inglese. Nonostante il valore con cui viene condotto l'attacco, gli uomini del suo esercito, già esausti, perdono ogni speranza quando la ragazza viene colpita in pieno petto da una freccia. I francesi si ritirano e si prendono cura della giovane donna ferita. Gli eserciti di Francia continuano a trionfare sugli inglesi, sempre più indeboliti, ma, ben presto, alla vista della carneficina causata dai numerosi scontri, Giovanna inizia a provare un profondo rimorso. Sopraffatta dall'entità del massacro, la Pulzella contatta gli inglesi proponendo loro di ritirarsi. Un estratto della lettera inviata da Giovanna al re d'Inghilterra nel 1429 ce la mostra come una paladina della fede: Sovrano d'Inghilterra, rendete conto delle vostre azioni al Re dei Cieli che vi ha conferito il vostro sangue reale. Restituite le chiavi di tutte quelle care città che avete strappato alla Pulzella. Ella è stata inviata dal Signore per reclamare il sangue reale ed è pronta alla pace se le darete soddisfazione rendendo giustizia e restituendo quanto avete preso. Sovrano d'Inghilterra, se non agirete in siffatta maniera, io mi porrò a capo dell'esercito e, ovunque sul territorio di Francia trovi i vostri uomini, li costringerò a lasciare il paese, anche contro la loro stessa volontà. Se non dovessero obbedire a questo ordine, allora la Pulzella comanderà che vengano uccisi. Ella è inviata dal Signore dei Cieli per scacciarvi dalla Francia e promette solennemente che se non lascerete la Francia, ella, al comando delle truppe, solleverà un clamore quale non si è mai udito in questo paese da mille e mille anni. E confidate che il Re dei Cieli le ha conferito un potere tale da rendervi incapaci di nuocere a lei o al suo coraggioso esercito. Come per miracolo l'esercito inglese si ritira. Si tratta di una vittoria sorprendente che consente l'incoronazione di Carlo a Reims. Una volta incoronato, Carlo VII sembra pienamente soddisfatto. Non altrettanto Giovanna, che decide di continuare a combattere. Le sue truppe, ridottesi ormai da varie migliaia a poche centinaia di uomini, sono stanche e affamate. Aulon la informa che non soltanto Carlo ha abbandonato l'intenzione di fare una guerra, ma sta ordendo dei piani per tradirla. Rinnovando la sua fede in Dio, la giovane si sente obbligata a continuare a combattere con determinazione fino a quando le "voci" non le ordinino altrimenti. Contro ogni parere, la Pulzella fa volta verso Compiègne dove ha luogo una battaglia durante la quale viene fatta prigioniera dai Borgognoni, un gruppo di mercenari che sostengono gli inglesi. Venduta al suo nemico, Giovanna si risveglia in una cella insieme alla sua Coscienza, che le appare nelle vesti di un misterioso uomo incappucciato. L'uomo incrina la volontà ferrea della giovane e le pone delle domande che la spingono a mettere in dubbio la veridicità delle sue visioni. Abbandonata da tutti, Giovanna viene accusata di eresia e di stregoneria. Ha quindi inizio il processo per dimostrare che è una strega. Più e più volte le vengono poste domande sulle sue visioni e sulla sua fede nella Chiesa Cattolica. Fra una seduta e l'altra, la giovane conferisce con la Coscienza, che critica la sua fiducia in lui e la sua ingenuità. Giovanna ne è devastata e comincia a perdere le speranze. Poco prima che il processo si concluda, viene chiesto alla Pulzella di rinunciare ai suoi intenti passati e di giurare di non indossare più armi o abiti maschili, pena la morte sul rogo. Giovanna acconsente e viene condannata alla prigione a vita. All'ultimo momento, però, la giovane donna si rifiuta di sottomettersi al giudizio di una corte inglese. La sua decisione fa di lei un'eretica impenitente e la destina a morte certa. Nel maggio del 1431, Giovanna d'Arco venne bruciata sul rogo nella piazza del Mercato Vecchio di Rouen. Tra il fumo e le faville, mentre già il suo corpo era avvolto dalle fiamme, fu udita gridare con voce forte, per sei volte Gesù!, poi chinò la testa e spirò. Siamo tutti perduti!-gridarono i carnefici-abbiamo bruciato una santa. Diciannove anni dopo, quando Carlo VII rioccupò Rouen, Giovanna fu riabilitata. Canonizzata nel 1920,  eroina tra le più fulgide della storia, Giovanna d'Arco  ha ispirato scrittori e musicisti, come Shakespeare, Schiller, Verdi, Listz e Shaw, perché simbolo di fede, di eroismo e di amore patriottico. Solo nel 1996, nella soffitta di una casa colonica francese, è stata rinvenuta quella che verosimilmente pare essere stata l’armatura di Giovanna, con tanto di segni coincidenti con le ferite che la santa riportò in battaglia. - [idm_buonagiornata] -

 
 
 

LA SANTISSIMA TRINITA'

Post n°3656 pubblicato il 30 Maggio 2010 da diglilaverita
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La solennità della Santissima Trinità è la festa del "Dio unico in Tre Persone". Con questo è già detto tutto, ma tutto resta ancora da capire, accogliere con amore, adorare nella contemplazione. Il tema ha una importanza centrale sul fronte missionario. Si afferma, con facilità, che tutti i popoli - anche i non cristiani - sanno che Dio esiste e che anche i 'pagani' credono in Dio. Questa verità condivisa – pur con alcune differenze, riserve e la necessità di purificare immagini e rapporti - è la base che rende possibile il dialogo fra le religioni, e in particolare il dialogo fra i cristiani e i seguaci di altre religioni. Sulla base di un Dio unico comune a tutti, è possibile tessere un'intesa fra i popoli in vista di azioni concertate a favore della pace, in difesa di diritti umani, per la realizzazione di progetti di sviluppo e crescita umana e sociale. Su questo fronte abbiamo visto gesti coraggiosi e positivi di intesa e collaborazione, promossi anche da grandi Papi, come Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II; ma sempre nella chiara consapevolezza che tutto questo è soltanto una parte dell'azione evangelizzatrice della Chiesa nel mondo. Per un cattolico l'orizzonte di relazioni fondate sull'esistenza di un Dio unico non è sufficiente, e tanto meno lo è per un missionario cosciente della straordinaria rivelazione ricevuta per mezzo di Gesù Cristo, rivelazione che abbraccia tutto il mistero di Dio, nella sua unità e trinità. Il Vangelo che il missionario porta al mondo, oltre a rafforzare e perfezionare la comprensione del monoteismo, apre all'immenso, sorprendente mistero del Dio-comunione di Persone. La parola 'mistero' è da intendersi più per ciò che rivela che per quello che nasconde. In questa materia è meglio lasciare la parola ai mistici. Per S. Giovanni della Croce "c'è ancora molto da approfondire in Cristo. Questi infatti è come una miniera ricca di immense vene di tesori, dei quali, per quanto si vada a fondo, non si trova la fine; anzi in ciascuna cavità si scoprono nuovi filoni di ricchezze". Rivolgendosi alla Trinità, S. Caterina da Siena esclama: "Tu, Trinità eterna, sei come un mare profondo, in cui più cerco e più trovo, e quanto più trovo, più cresce la sete di cercarti. Tu sei insaziabile; e l'anima, saziandosi nel tuo abisso, non si sazia, perché permane nella fame di te, sempre più te brama, o Trinità eterna". La rivelazione cristiana del Dio trino offre parametri nuovi sul mistero di Dio. Sia in se stesso, sia nei suoi rapporti con l'uomo e il creato, come pure per le relazioni fra le persone umane. Un anonimo ha trasmesso il seguente dialogo, scarno ma essenziale, tra un musulmano e un cristiano.

- Diceva un musulmano: "Dio, per noi, è uno; come potrebbe avere un figlio?"
- Rispose un cristiano: "Dio, per noi, è amore; come potrebbe essere solo?"

Si tratta di una forma stilizzata di 'dialogo interreligioso', che manifesta una verità fondamentale del Dio cristiano, capace di arricchire anche il monoteismo ebraico, musulmano e delle altre religioni. Infatti, il Dio rivelato da Gesù (Vangelo) è soprattutto Dio-amore (cf. Gv 3,16; 1Gv 4,8). È un Dio unico, in una piena comunione di Persone. Egli si rivela a noi soprattutto come un "Dio misericordioso e pietoso" (I lettura); "Dio ricco di misericordia" (Ef 2,4). È questo il vero volto di Dio che tutti i popoli hanno il diritto e il bisogno di conoscere * dai missionari della Chiesa. Per questo, afferma il Concilio, "la Chiesa pellegrinante è missionaria per sua natura, in quanto essa trae origine dalla missione del Figlio e dalla missione dello Spirito Santo, secondo il progetto di Dio Padre" (Ad Gentes 2). Nei primi numeri dello stesso Decreto il Concilio spiega l'origine e il fondamento trinitario della missione universale della Chiesa, offrendo, tra l'altro, una delle più alte sintesi teologiche di tutto il Concilio.

PREGHIERA ALLA SANTISSIMA TRINITA’

Trinità Santa,
unico Dio infinito ed eterno,
ti rendiamo grazie per i tuoi mirabili interventi
nella storia della salvezza
e ti lodiamo nel tuo ineffabile mistero.

Nella tua immensa condiscendenza
hai colmato di grazia la Vergine Maria,
figlia di Sion e nostra sorella
rendendola madre e discepola del Figlio,
figlia amata del Padre,
tempio vivo dello Spirito Santo.

Contemplando Maria noi pensiamo a te,
adorabile Trinità,
e ci sentiamo con lei amati dal Padre,
redenti da Cristo e rinnovati dallo Spirito.

Una cosa sola ti chiediamo:
rendi le nostre Chiese tua autentica icona,
una sola comunità nel rispetto delle persone,
e nella ricerca di unità nell'amore.

Tu sei il Dio Uno e Trino,
che vive e regna nei secoli dei secoli.
Amen.

( XX Congresso mariologico Mariano Internazionale 15-24 settembre 2000) -

[idm_buonagiornata] -

 
 
 

MESE DI MAGGIO CON MARIA: PREGA PER NOI ADESSO - 30 MAGGIO -

Post n°3655 pubblicato il 30 Maggio 2010 da diglilaverita
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“Maria, Madre di Dio, prega per noi... adesso. Non vogliamo accumulare, capitalizzare sicurezze. Ci basta sa­pere che "adesso" preghi per noi, ci proteggi. Abbi pietà dei troppi "adesso" trascurati, ignorati, disattesi". (A. Pronzato). Prega per noi, adesso...
   A Maria - la Vergine dell'Avvento - chiediamo di ren­derci vigilanti nell’attesa, così che, finito l'unico corso della nostra vita terrena, possiamo entrare al banchetto nu­ziale ed essere annoverati tra i beati. A lei, da noi con­templata nella gloria della Città di Dio, chiediamo "la vit­toria delle prospettive eterne su quelle temporali, della vi­ta sulla morte"(Paolo VI). A lei, modello compiuto del di­scepolo di Cristo, chiediamo di saper essere "artefici del­la città terrena e temporale, ma pellegrini solerti verso quella celeste ed eterna; promotori della giustizia che li­bera l'oppresso e della carità che soccorre il bisognoso, ma soprattutto testimoni operosi dell'amore che edifica Cristo nei cuori" (Paolo VI).
   "Madre della speranza, cammina con noi! Cammi­na con l'uomo di questo inizio di Terzo Millennio, con l'uomo di ogni razza e cultura, d'ogni età e condizione. Cammina con i popoli verso la solidarietà e l'amore, cam­mina con i giovani, protagonisti di futuri giorni di pace. Hanno bisogno di Te le Nazioni che di recente hanno riac­quistato spazi di libertà ed ora sono impegnate a costrui­re il loro avvenire. Ha bisogno di Te l'Europa che dall'E­st all'Ovest non può ritrovare la sua vera identità senza ri-scoprire le comuni radici cristiane". (Giovanni Paolo Il)

Fioretto: Mi metterò nelle mani della Madonna e farò un atto di carità per perseverare nel cammino della sal­vezza.

Giaculatoria: "Se insorgono i venti delle tentazioni, guarda la stella, invoca Maria".

 Dalla rivista mensile religiosa "PAPA GIOVANNI" n. 4, realizzata dai ‘Sacerdoti del S. Cuore’ (Dehoniani)

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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