ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 31/05/2010

QUESTA MIA CARROZZINA E' LA LIBERTA'

Post n°3668 pubblicato il 31 Maggio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

La straordinaria avventura di Rita Coruzzi, dalla sciagurata operazione che le rovinò l’esistenza alla scoperta che «ci può essere gioia nella sofferenza. Ma occorre guadagnarsela col sudore della fronte»

«Ero condannata a soffrire in eterno». Rita Coruzzi parla raggomitolata in un corpo fragile, segnato da una malattia e da ferri chirurgici che l’hanno resa tetraparetica e quindi «arrabbiata con la vita», racconta a Tempi. «Dopo aver lottato dalla nascita per poter camminare ho visto venir meno in un istante l’unica ragione per cui vivevo». Rita nasce ventitré anni fa con problemi agli arti inferiori. Cammina male, ma può riporre le sue speranze nella fisioterapia, cui si sottopone con tenacia e costanza, e nelle promesse della chirurgia. All’età di dieci anni l’intervento che deve guarirla peggiora le sue condizioni. «Rita – le dicono – non camminerai mai più». A ciò si somma l’addio del padre: non accetta che una figlia tanto bella finisca così. «Lasciò me e mia madre», spiega Rita. «Aggiunsi un’altra cicatrice sul mio cuore». Così la ragazza passa la sua adolescenza «arresa sulle mie membra martoriate». Ma oggi quelle stesse membra lese paiono sprigionare una potenza che non appartiene loro. Rita le agita mentre si racconta nella sua casa a Reggio Emilia. Dice che non vuole più «la commiserazione in cui sono ristagnata per anni» e batte i pugni, ripetendo in continuazione che della vita «c’è da innamorarsi perdutamente». Cosa ha trasformato tanta rabbia in forza? L’esistenza di Rita ha una prima svolta quando a quattordici anni incontra un insegnante che la provoca: «Tutti hanno i loro problemi – le dice –. Alza quegli occhi da terra e inizia a sfruttare la tua intelligenza». Il secondo passo lo fa accettando per la prima volta di andare in gita di classe. Lì, ad Atene, «i compagni da cui meno ce lo si aspetta» la portano, dopo le sue iniziali resistenze, fino in cima all’acropoli, sollevando la carrozzina. Ma la vera rivoluzione, «quella più grande, quella del cuore, ci fu quando accolsi un invito a Lourdes». È lì che tutto cambia. «Se prima mi nascondevo, ora vado a testa alta sfidando tutti a guardarmi: se provano pena me lo dicano, li convincerò che si sbagliano. Se provano ammirazione non la merito, sono solo una persona che ha deciso di affrontare la vita dicendo il suo sì». Oggi Rita guarda davvero le cose diversamente. «Ora vedo che la nostra società ha imboccato una strada sbagliata: se non sei dentro i canoni di perfezione, stabiliti da chissà chi, non vali nulla. Ma la perfezione non esiste, perciò se la rincorri ti rovini. Io lo so bene. Si arriva a nascondere i propri limiti, senza accorgersi che se sono condivisi diventano occasione di sentirsi amati. Io, per esempio, so che la carrozzina è un ostacolo, ma in fondo è una risorsa. Non mi lascia illusioni: chi sta con me non può scherzare, non può che amarmi sul serio». L’unica cosa che questa ragazza umile e decisa non sopporta è che qualche luminare si permetta di definire “ingiusto” far nascere «persone come me», con il rischio che poi soffrano. «Se sono davvero i geni che dicono, provino a dimostrare che sono infelice. Fosse per loro mia madre avrebbe dovuto abortire». Gli uomini, attacca Rita, hanno raggiunto una presunzione senza pari, si mettono al posto di Dio, «con metodi tutt’altro che scientifici. Giustificano aborti ed eugenetica prospettando scenari di vita terribili. Se non basto io a confutare la loro teoria, pensino a Fulvio Frisone, nato spastico. Nessuno gli dava un briciolo di fiducia. Oggi è uno dei fisici nucleari più famosi al mondo: ha scoperto una nuova terapia per il tumore». Rita ricorda quando nemmeno i suoi medici e insegnanti credevano che fosse in grado di affrontare gli studi classici. «Dicevano che non mi sarei mai laureata. Figurarsi scrivere libri». Ma non c’è risentimento nei suoi ricordi, «perché lo so, dolore e sacrificio possono fare paura. Anche io ho paura, anche io fatico. La differenza è che io so. So quello che il nostro mondo si è dimenticato. Che su questa terra bisogna guadagnarsi il pane con il sudore della fronte per raggiungere la vera gioia». Rita non molla nemmeno quando, a due mesi dal conseguimento del praticantato in giornalismo, il direttore del giornale manda tutto all’aria: «Mi sono allora iscritta alla scuola di giornalismo e sto per finirla, mentre pubblico libri e giro l’Italia parlando di me. So, a furia di farla, che questa fatica è poi ripagata da soddisfazioni enormi. È vero, l’uomo è fatto per la gioia, ma se non ti rimbocchi le maniche te la puoi scordare, anzi rammollisci».

«Troppo facile lamentarsi sempre»

Rita ce l’ha soprattutto con «i cattolici che vivono di nascosto la loro fede. Capisco che hanno paura, una paura tremenda, ma finché non ci sarà il grido umano che ho dentro io, il grido di chi vuole vivere per Cristo risorto, il cristianesimo rimarrà debole. Forse quei cattolici saranno apprezzati, ma a quale prezzo? Di perdere Lui. Lui che è andato a Gerusalemme con le sue gambe. E mentre quegli altri, i discepoli, avevano paura, Lui se ne è fregato ed è andato incontro al suo destino di gloria». Rita non cerca commiserazione, «perché nella mia vita mi ha aiutato solo chi non mi ha dato tregua, chi non lasciava che mi lamentassi. Troppo facile scaricare le colpe sugli altri, potrei farlo con chi ha sbagliato ad operarmi, anzi l’ho fatto, ma poi mi sono stufata, perché la lagna non mi ridava l’uso delle gambe e mi lasciava solo più triste. Così ho iniziato a cedere, mi sono fatta aiutare e mi sono messa a combattere per ottenere quello che desideravo». Rita non fa sconti nemmeno a chi usa come alibi ultimo la solitudine, certa che «i buoni samaritani esistono e Dio ti soccorre sempre attraverso qualcuno. Il punto è se noi siamo disposti ad accoglierlo. Quanti aiuti mi passavano davanti e io non li riconoscevo perché diversi da quel che volevo!».
Nel suo libro Rita ha scritto che perfino certe cose brutte, se viste “da una prospettiva divina”, apparirebbero meravigliose. Ma Dio non è un masochista: «Non voglio dire che i mali li dà Dio. Sono conseguenze della ribellione dell’uomo e della natura. Dio lì usa, li trasforma. Qualche volta guarisce per farci capire che c’è, altrimenti ci dà se stesso per accompagnarci. Dio non è un masochista anche se a qualcuno piace tirarlo in ballo solo per incolparlo di ciò che non va. Forse è più comodo, ma non conviene, perché ci lascia mesti e incattiviti». E per capirlo non è necessaria la fede, «non c’è impedimento che tenga. Cosa mi impedisce di studiare, viaggiare, testimoniare, scrivere? Per assurdo la carrozzina mi dà libertà in più: non è lei ad avere potere su di me, ma io su di lei, la conduco io e dimostro al mondo che con dei limiti sono libera. È per questo che non posso giustificare chi ha tutto ma non fa nulla di buono per essere contento».

«Allora Dio, cosa vuoi?»

Certo, però, una cosa per Rita è stata ed è necessaria. E le numerose foto che colorano le pareti del suo studio ne sono la prova. Raccontano di qualcuno «che continuamente ti mostri le possibilità che hai. Sono i veri amici, i genitori, come mia madre, che dopo l’operazione anziché arrabbiarsi mi disse che ero in carrozzina perché Dio aveva grandi progetti per me. Ma ci sono pure le persone incontrate per caso in pochi secondi e che magari ti lanciano delle idee. Bisogna solo vederle, e perciò essere sempre vigili, umili e desiderosi. Il Signore si nasconde in quelle sfumature che consideriamo irrilevanti». Come tutti, anche Rita ha le sue preferenze, volti che contano più di altri. A Lourdes la Madonna le parla: “Ho bisogno di te”. È un miracolo «più grande anche della guarigione fisica», tanto che da allora nemmeno a sua madre Rita sembra più la stessa. «La vita da noiosa e vuota divenne una festa». Certo, restano i drammi, i momenti di sconforto. «Però Dio è venuto quaggiù, smettiamola di metterlo in cielo. Io lo sfido: “Allora, cosa vuoi?”, gli chiedo. Mi ha sempre risposto con fatti che mi hanno aiutato a rialzarmi». Fatti come i rapporti umani attraverso cui il Signore si documenta: «Quei volti sono Lui che mi vuole bene, Lui che mi ama più di tutti loro messi insieme». Dio è per Rita «un rapporto preferenziale», insieme a quello con la Madonna. Ma c’è un terzo volto che ha segnato la sua adolescenza. «Incontrando Giovanni Paolo II malato, ho desiderato di offrirgli tutte le mie fatiche e la mia compagnia». Comincia così una lunga corrispondenza epistolare tra i due. «Lo chiamavo amico, prima che Padre, perché era un confronto allo stesso livello. Ci capivamo, sentivamo il dolore allo stesso modo». Anche per questo, «per prolungare la memoria del mio amico Karol», Rita ha scelto di vivere la malattia «come fece lui, che non si nascondeva, ma andava davanti a tutti. Ragionava così: se io soffro e sono papa, si vede che il mondo deve vedere questo». Ma c’è un’ultima amica che Rita ha ricevuto come «segno della Sua preferenza per me», anche se l’ha capito più tardi. È la sua carrozzina. «So che è un’affermazione forte, ma ci può essere gioia nella sofferenza. Io sono convinta che Cristo non voleva andare in croce, che ha cercato di evitarla chiedendolo al Padre, ma quando ha capito che doveva passare di lì l’ha abbracciata. Se ci pensiamo Pilato gli ha messo in bocca per tre volte la possibilità: “Non vedo colpa, vuoi che ti salvi?”. Lui però non ha risposto e sulla croce ci è andato per amore. Così io, per amore, vado sulla carrozzina convinta. E se con la mia sofferenza posso anche aiutare qualcuno, ben venga. Mi sento così amata che metto tutta la mia vita in quel che vuole Lui, seguendo le cose che fa capitare. Certo, ho i miei desideri, faccio progetti, Gli chiedo favori e sono anche cocciuta, ma è Lui che mi risponde. A volte come voglio, a volte “deviandomi” verso cose che sono anche meglio di quelle che immaginavo io». - Benedetta Frigerio - Tempi -

 
 
 

ISRAELE VERGOGNA!!!!!

Post n°3667 pubblicato il 31 Maggio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Un crimine efferato, indegno, incivile. Un convoglio pacifista, inerme, che portava solo aiuti umanitari a Gaza é stato preso a cannonate dalla marina di Israele con un seguito di molte vittime. Non ci sono parole per definire questo accadimento, solo vergogna o barbarie. Ora i tanti servi sciocchi e acritici di Israle dovranno ricredersi e recitare il mea culpa, inclusi quegli eccesiastici politicamente corretti che quando un rabbino alza la voce, sono pronti a fare retromarcia. Nessuno criminalizza Israele in blocco, o vuole passare sotto silenzio la barbarie della shoa. Ma un sito cattolico ha il dovere, morale e di rispetto della verità, di lanciare un grido: Israele basta, la comunità internazionale, Chiesa cattolica compresa, adotti sanzioni e si faccia rispettare. Costoro continuano a seguire la legge del taglione, sicuri della immunità ed impunità che poteri occulti , presenti nella politica,nella finanza e nei media garantiscono. Chi si indignava per averli definiti storicamente deicidi, ora dovrà ricredersi. Una marina capace di barbarie del genere dimostra platealmente l' arroganza e la mancanza di pietà di parte di un popolo che Cristo non ha conosciuto, non lo vuole conoscere ed anzi lo ha ucciso in Croce.
Se il governo israeliano realmente intende proseguire nel cammino di pace e dialogo, riconosca di aver sbagliato, chieda perdono e paghi il danno. Oggi contiamo un autentico massacro, nel metodo non molto diverso dalla denunciate crudeltà della shoa, perché commesso contro gente inerme. Ripetiamo: Israele, vergogna. Ora verranno fuori i soliti filo Israeliani a difenderli, riconoscendone i fratelli maggiori. Se sono questi i nostri fratelli maggiori, meglio risultare ... figli unici. - Bruno Volpe - Pontifex -

 
 
 

1033 BAMBINI SCOMPARSI IN ITALIA NEL 2009 NEL SILENZIO GENERALE

Post n°3666 pubblicato il 31 Maggio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Sono 1033 i minori scomparsi e ancora non ritrovati in Italia nel 2009. Questo il dato fornito dalla Direzione centrale anticrimine della polizia e diffuso nel corso del convegno ‘La scomparsa e lo sfruttamento sessuale di bambini e adolescenti: quali strategie e interventi?’ organizzato dall’associazione Telefono Azzurro, in occasione della “Giornata internazionale dei bambini scomparsi”. Dal primo gennaio al 4 marzo 2010 le segnalazioni sono state già 222. Il ministero dell’Interno ha calcolato che in Italia i minori scomparsi e ancora da rintracciare dal primo gennaio 1974 al 31 ottobre 2009 sono 10.768, di cui 1.994 italiani e 8.774 stranieri. E dal 2007 al 2009 si è verificato un costante incremento dei casi. Dietro il fenomeno dei minori scomparsi in Italia potrebbe celarsi anche il traffico internazionale di organi, come l’anno scorso aveva denunciato il ministro dell’Interno, Roberto Maroni. Un rischio evidenziato nuovamente anche in questi giorni dal presidente della Commissione parlamentare per l'Infanzia e l'adolescenza. Si tratta di un terribile dramma, ma purtroppo se ne parla un giorno, al massimo due, e poi cala uno strano silenzio…

I trapianti e i mille bimbi scomparsi

Caro Direttore, permettimi di fare una brevissima aggiunta all’articolo sui trapianti che ha suscitato diverse reazioni negative come se il traffico di organi fosse una mia fissazione. Il ministero dell’Interno ha comunicato in questi giorni la cifra dei bambini scomparsi in Italia nel 2009: mille. Mille bambini, caro Direttore, non due o tre o dieci, che possono essere scappati da casa o aver perso la strada; e in Italia, non in qualche landa sperduta del terzo o quarto mondo. Nessuno, però, ha commentato un dato così sconvolgente, né ha fatto ipotesi o si è posto domande, mettendo in atto quell’abituale strategia del silenzio che denunciavo e che rappresenta di per sé una prova che ci troviamo nell’ambito dei trapianti. Perfino i Carabinieri non parlano. Eppure loro sanno. Qualcosa sicuramente sanno. Non possiamo credere che siano tanto bravi a correre dietro ai carichi di droga o alle tangenti degli appaltatori, e che viceversa non siano in grado di trovare neanche il più piccolo indizio sulla scomparsa di mille bambini. Neanche uno straccio di «intercettazione» da fornire a chi, come noi, è angosciato mille volte di più dal traffico di organi che non da quello delle escort. C’è qualcuno che impedisce loro di parlare? Vorrei saperlo. - di Ida Magli - fattisentire -

 
 
 

L'INCONTRO TRA MARIA ED ELISABETTA E' UN MOMENTO DI GRAZIA, RINNOVA L'EFFETTO CARISMATICO DELLA PENTECOSTE

Post n°3665 pubblicato il 31 Maggio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Con grande gioia e la dovuta devozione alla Madonna, che mai va smarrita o attenuata, la Chiesa celebra la bella Festa della Presentazione di Maria alla vecchia Elisabetta, mamma di Giovanni il Battista. Chiediamo al professor e sacerdote Stefano De Fiores, uno dei mariologi sicuramente più accreditati e seri, un breve commento su questa ricorrenza. " Credo che sia una della pagine più intense del Vangelo. Questo incontro tra due future mamme, una giovane e l' altra in età avanzata, é di una umanità sconvolgente e denota il lato misericordioso di Maria da una parte, e la grandezza di Elisabetta che riconosce la Madre del Salvatore. Credo che lo si possa definire un incontro di grazia, tra due beate, ed é profetico, rinnova il carisma della Pentecoste". In che senso?: " Elisabetta loda a gran voce la mamma del Salvatore e di conseguenza lo stesso Cristo che sarebbe venuto alla luce, Maria non si vanta, non si pavoneggia pur sapendo il suo ruolo e va in aiuto, con fretta, di Elisabetta. Emerge la umiltà di Maria che poi é quella che il Figlio predicherà per tutta la sua vita, beati gli ultimi. Maria é la donna del sì incondizionato, ma anche della disponibilità silenziosa che non si vanta o pavoneggia. Ecco la semplice grandezza di Maria". Infine irrompe sulla scena quella lirica stupenda che é il Magnificat: " il Magnificat é un distillato di lode, fede, amore, quanto di più sublime si sia sentito da labbra femminili. Maria esalta la relazione tra lei e il Signore, ma lo fa in senso sostanziale e non di vano saluto. L' anima sua magnifica il Signore nel senso che gli rende onore e gloria, un esempio tangibile e concreto di prima evangelizzazione, una specie di catechismo". Maria in un certo qual modo annuncia quel che avverrà: " infatti nel Magnificat vi é una carica profetica, sa di annuncio e  profezia, sia pur senza trionfalismi. Maria si definisce la serva del Signore e mai la Madre, o Regina. Rivesta con orgoglio e   dignità la qualità di colei che serve e questo é importante. Ma nel Magnificat viene inglobata gran parte della logica cristiana, che non esalta i potenti, i ricchi e i prepotenti, ma li rovescia dai troni. La sua anima magnifica il Signore, colui che é capace di ogni cosa. Maria ha creduto senza vedere e questo oggi, epoca della scienza onnipotente, nella quale si ragiona solo per dimostrazioni, rappresenta una bella lezione. Ma tra Maria ed Elisabetta si riassume il vertice della grazia, tra la mamma del precursore e quella del Figlio e questo incontro é bellissimo, carico di significato". Non a caso la Visitazione conclude il mese di maggio che la pietà popolare dedica a Maria: " si chiude degnamente e sarebbe bene ricordare Maria nel santo Rosario. Ma penso che sia assolutamente riduttivo e semplicistico pensare a Maria solo a Maggio. Lei é la madre nostra, ed un fiore le va dato ogni giorno, lei lo gradisce, non lo pretende. Lei é beata". - Bruno Volpe - Pontifex -

 
 
 

31 MAGGIO - VISITAZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

Post n°3664 pubblicato il 31 Maggio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Dopo l'annuncio dell'Angelo, Maria si mette in viaggio ("frettolosamente" dice S. Luca) per far visita alla cugina Elisabetta e prestarle servizio. Aggregandosi probabilmente ad una carovana di pellegrini che si recano a Gerusalemme, attraversa la Samaria e raggiunge Ain-Karim, in Giudea, dove abita la famiglia di Zaccaria. E’ facile immaginare quali sentimenti pervadano il suo animo alla meditazione del mistero annunciatole dall'angelo. Sono sentimenti di umile riconoscenza verso la grandezza e la bontà di Dio, che Maria esprimerà alla presenza della cugina con l'inno del Magnificat, l'espressione "dell'amore gioioso che canta e loda l'amato" (S. Bernardino da Siena): "La mia anima esalta il Signore, e trasale di gioia il mio spirito...".
La presenza del Verbo incarnato in Maria è causa di grazia per Elisabetta che, ispirata, avverte i grandi misteri operanti nella giovane cugina, la sua dignità di Madre di Dio, la sua fede nella parola divina e la santificazione del precursore, che esulta di gioia nel seno della madre. Maria rimane presso Elisabetta fino alla nascita di Giovanni Battista, attendendo probabilmente altri otto giorni per il rito dell'imposizione del nome. Accettando questo computo del periodo trascorso presso la cugina Elisabetta, la festa della Visitazione, di origine francescana (i frati minori la celebravano già nel 1263), veniva celebrata il 2 luglio, cioè al termine della visita di Maria. Sarebbe stato più logico collocarne la memoria dopo il 25 marzo, festa dell'Annunciazione, ma si volle evitare che cadesse nel periodo quaresimale.
La festa venne poi estesa a tutta la Chiesa latina da papa Urbano VI per propiziare con la intercessione di Maria la pace e l'unità dei cristiani divisi dal grande scisma di Occidente. Il sinodo di Basilea, nella sessione del 10 luglio 1441, confermò la festività della Visitazione, dapprima non accettata dagli Stati che parteggiavano per l'antipapa.
L'attuale calendario liturgico, non tenendo conto della cronologia suggerita dall'episodio evangelico, ha abbandonato la data tradizionale del 2 luglio (anticamente la Visitazione veniva commemorata anche in altre date) per fissarne la memoria all'ultimo giorno di maggio, quale coronamento del mese che la devozione popolare consacra al culto particolare della Vergine.
"Nell'Incarnazione - commentava S. Francesco di Sales - Maria si umilia confessando di essere la serva del Signore... Ma Maria non si indugia ad umiliarsi davanti a Dio perchè sa che carità e umiltà non sono perfette se non passano da Dio al prossimo. Non è possibile amare Dio che non vediamo, se non amiamo gli uomini che vediamo. Questa parte si compie nella Visitazione". [idm_buonagiornata]

 
 
 

GIOVANNI PAOLO II FECE L'ATTO DI AFFIDAMENTO DEL 2000 IN OSSEQUIO ALLE RICHIESTE DELLA MADONNA DI CIVITAVECCHIA

Post n°3663 pubblicato il 31 Maggio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Pubblichiamo l'intervento di S. Ecc.za Mons. Girolamo Grillo, Vescovo emerito di Civitavecchia-Tarquinia, tenuto al termine della processione con la statua della Madonna pellegrina di Fatima, la sera del 21 maggio 2010, in occasione della V edizione de "Il Giorno del Timone".

Mi si permetta, anzitutto, di fare riferimento all’Atto di Affidamento" a Maria Santissima, pronunciato da Giovanni Paolo II l’8 ottobre del 2000, in Piazza San Pietro per il Giubileo dei Vescovi, davanti all’immagine della Beata Vergine di Fatima. Mi soffermo soltanto su qualche espressione che in quella circostanza mi colpì non poco, al fine di fare con voi qualche riflessione.

"La Chiesa oggi - disse allora il Papa - con la voce del Successore di Pietro, a cui si unisce quella di tanti Pastori qui convenuti da ogni parte del mondo, cerca rifugio sotto la tua protezione materna e implora con fiducia la tua intercessione di fronte alle sfide che il futuro nasconde…"Vogliamo oggi affidarti il futuro che ci attende, chiedendoti di accompagnarci nel nostro cammino. Siamo uomini e donne di un’epoca straordinaria, tanto esaltante quanto ricca di contraddizioni. L’umanità possiede oggi strumenti di inaudita potenza: può fare di questo mondo un giardino, o ridurlo a un ammasso di macerie. Ha acquistato straordinarie capacità d’intervento sulle sorgenti stesse della vita: può usarne per il bene, dentro l’alveo della legge morale, o può cedere all’orgoglio miope di una scienza che non accetta confini, fino a calpestare il rispetto dovuto a ogni essere umano…".

Prima di parlare delle motivazioni che allora hanno indotto Giovanni Paolo II a fare questo "Atto di Affidamento", vorrei riflettere sul perché il Papa abbia adoperato alcuni termini che chiaramente lasciavano aperto il significato del messaggio di Fatima. Il Papa, infatti, rivolgendosi alla Madonna, affermava di implorare con fiducia la sua materna intercessione "di fronte alle sfide che il futuro nasconde…". Mi sembra doveroso dire che anche Giovanni Paolo II, come oggi lo stesso Benedetto XVI, era più che convinto dell’apertura al futuro della profezia di Fatima. E con molta probabilità egli, da mistico qual’era, conosceva più di noi il mistero che spesso si para davanti a ciascuno di noi. C’è poi un chiaro riferimento alla nostra epoca "straordinaria, tanto esaltante quanto ricca di contraddizioni", agli "strumenti di inaudita potenza" posseduti oggi dall’umanità, capaci di ridurre questo mondo a un ammasso di macerie, alle capacità di intervento sulle sorgenti stesse della vita, alla scienza che non accetta confini ecc. Ecco, quindi, che cosa si potrebbe profilare nel presente e nel futuro all’orizzonte dell’umanità; e non si tratta, come si può notare, di una prospettiva allettante, tanto più che, nella visuale dei Papi, potrebbe nascondersi ben altro anche per la vita stessa della Chiesa, come attualmente si sta verificando. Ciò premesso, mi si consenta ora di fare un riferimento piuttosto storico, partendo dalla seguente domanda: perché mai Giovanni Paolo II, ha voluto fare questo "Atto di Affidamento", in Piazza San Pietro, alla fine del Giubileo, insieme a circa 1600 fra Cardinali e Vescovi, alla presenza della statua proveniente dalla Cappellina delle Apparizioni di Fatima? Come si vedrà, non è questa una domanda soltanto retorica. Ci si ricorderà, che Giovanni Paolo II, dopo essersi convinto che la mano materna di Maria aveva deviato la pallottola omicida e che taluni passi del terzo segreto si riferivano proprio a questo episodio, il 12 e il 13 maggio 1982 volle recarsi pellegrino a Fatima per ringraziare la Madonna e nella Cova d’Iria consacrò al Cuore Immacolato di Maria la Chiesa, gli uomini e i popoli, con una menzione velata della Russia. Lo stesso Giovanni Paolo II consacrò una seconda volta il mondo al Cuore Immacolato di Maria, in una circostanza storica alquanto delicata. Il 25 marzo 1984 lo fece in Piazza San Pietro dinanzi ad una immagine della Madonna proveniente dalla Cappellina di Fatima, in unione con tutti i vescovi del mondo, i quali erano stati da lui contattati per lettera personale.

Ed allora perché mai il terzo "Atto di Affidamento", di cui è stato detto?

Credo che a questo interrogativo io stesso personalmente possa dare una risposta, che è la seguente. Siamo nel 1995 e cioè dopo il pianto di lacrime di sangue della Madonnina di Civitavecchia, avvenuto anche nelle mie mani. Proprio in quell’anno, la piccola Jessica Gregori che per prima aveva visto piangere la Madonnina, di appena sei anni, venne da me per quattro volte consecutive (settembre, ottobre, novembre e dicembre), dicendomi che ella aveva avuto l’incarico da una ragazza bellissima dell’età di 16 anni, che ella diceva fosse la Madonna, di recarmi alcuni messaggi e che il secondo di questi messaggi avrei potuto farlo conoscere anche al Papa. Naturalmente il sottoscritto non credette affatto ai messaggi suddetti, che definivo "stupidaggini" di una piccola bambina, dei quali qualcuno l’avrebbe imbottita. Dovetti ricredermi, però, circa un anno dopo, quando il primo di quei messaggi di fatto si è verificato. Ma, poiché, il secondo di quei messaggi era legato al primo, cominciai a riflettere. Nel secondo messaggio la Madonna mi chiedeva di fare "Atto di Affidamento" (disse proprio così la bambina, la quale non capiva nulla di questa espressione) di tutti i miei sacerdoti e che altrettanto avrebbe dovuto fare il Papa per tutti i sacerdoti del mondo. Feci conoscere tale richiesta, quindi, anche a Giovanni Paolo II, il quale anch’egli rimase perplesso, ma pensieroso, essendo venuto a conoscenza, per necessità di cose, anche del primo messaggio. Incredibilmente sia il sottoscritto sia il Papa abbiamo fatto questo "Atto di Affidamento" quasi in contemporanea, cioè alla fine del Giubileo (io nella mia diocesi su richiesta di alcuni miei sacerdoti e Giovanni Paolo II in Piazza San Pietro davanti a più di 1600 Vescovi).

Certamente di più non posso dire, perché sono vincolato al secreto voluto dalla Madonna, (a dire della bambina). Ma chi vuol capire, capisca.

Una storia di bambini, come si vede. A Fatima i piccoli pastorelli, ai quali la Madonna ha chiesto soprattutto preghiera e penitenza. A Civitavecchia, alla piccola Jessica di allora, ha domandato altrettanto. Ed ecco il motivo, per cui personalmente ho sempre collegato il pianto di lacrime di sangue al messaggio di Fatima; la qualcosa oggi per la prima volta il sottoscritto svela, in questa bella circostanza dedicata da "il Timone" alla Madonna di Fatima. Raccolti in processione ci siamo rivolti alla Madonna recitando il Rosario, cioè con la scansione di dieci Ave Maria, intercalata dalla contemplazione dei misteri dell’Incarnazione, Passione e Morte di Gesù. E a Maria ci siamo rivolti perché sia Lei a pregare per noi. Non è vero, forse, che anche la Madonna, in quasi tutte le sue apparizioni si presenta sempre con la Corona in mano? Ella, come è ovvio, non può recitare l’Ave, ma segue con molta attenzione il nostro ritmo, accompagnandoci con il suo sguardo materno. A Lei, Regina della pace e Regina della famiglia, domandiamo con tutta l’anima la vera pace, quella promessa da Gesù per il mondo, per le nostre famiglie e per noi stessi. Amen! - Questo discorso di Mons. Gerolamo Grillo è contenuto nell'articolo "Giorno del Timone - intervento mons. Grillo", pubblicato il 27-05-2010 nel sito Web - "Profezie per il Terzo Millennio" -

 

 
 
 

MESE DI MAGGIO CON MARIA: CI CONDURRÀ IN CIELO - 31 MAGGIO -

Post n°3662 pubblicato il 31 Maggio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Tutto l'arco dell'esistenza terrena viene affidato a Maria, perché ella ci insegni a contare i nostri giorni e ci ottenga la sapienza del cuore vigilante. L'ora della morte - come passaggio dal tempo all'eternità della vita - è il momento decisivo d'ogni creatura umana. "Alla morte di un uomo si rivelano le sue opere. Prima della fine non chiamare nessuno beato; un uomo si conosce veramente alla fine"(Sir 11,27-28). Ci rivolgiamo quindi a Maria. A lei affidiamo l'ora, il momento della nostra morte: un momento di cui non sappiamo "né il giorno, né l'ora". E’ bello vedere Maria non solo ricevere le anime come la morte a lei le porta, ma portarle essa stessa a ricevere la corona di gloria meritata con la sua assistenza. "Occorre augurare, specialmente alla gioventù odierna esposta a tanti pericoli, che la devozione a Maria divenga il pensiero dominante di tutta la vita. Con l'assiduità della preghiera si deve fare di Maria la quotidiana mediatrice, la nostra vera avvocata, sicché possiamo sperare che Ella, assunta nella gloria del Cielo, nell'ora del nostro trapasso... possa essere nostra Avvocata presso la divina bontà e misericordia". San Luigi da Montfort pone sulle labbra di Maria questa consolante "promessa": "Felici quelli che, col soccorso della grazia divina, praticano le mie virtù e camminano sulle tracce della mia vita... Felici nella loro morte, che è dolce e tranquilla. E alla quale abitualmente assisto di persona per introdurli io stessa nelle gioie del Cielo".

(Trattato della vera devozione a Maria, n.200).

Fioretto: Faccio un proposito che mi aiuti a vivere ogni giorno la devozione a Maria, in modo che trasformi la mia vita.

Giaculatoria: "Gesù, Giuseppe e Maria - assistetemi nell'ultima mia agonia".

Preghiera a Maria

Madre di misericordia. guarda a noi con intenso amore. Ora più che mai ne abbiamo bisogno. La terra. che tu stessa hai conosciuto. è piena di tristezze. Proteggi quanti, turbati dalle difficoltà o avviliti dalla sofferenza, sono presi da sfiducia e da disperazione. A coloro, a cui sembra che tutto vada male, dona confòrto: suscita in loro lo nostalgia di Dio e lo fede nel suo infinito potere di soccorso. Volgi il tuo sguardo a coloro che non sanno farsi amare e che la gente non ama più. Consola coloro, a cui la morte o l'incomprensione ha strappato gli ultimi amici e si sentono terribilmente soli. Abbi pietà delle mamme che piangono i loro figli perduti o ribelli o infelici. Abbi pietà di quanti non hanno ancora un lavoro e sono nell'impossibilità di dare ai loro figli pane abbondante e serenità. Che la loro umiliazione non li abbatta. Dona loro coraggio e tenacia nel riprendere giorno per giorno la propria avventura, nell'attesa di giorni migliori. Guarda benigna coloro che, illudendosi di aver raggiunto quaggiù lo scopo della vita, ti hanno dimenticata. Sii buona con coloro a cui Dio ha donato bellezza, beni e forti sentimenti, perché non sciupino questi doni in cose inutili e vane, ma con essi focciano felici coloro che ne sono sprovvisti. Ama finalmente coloro che non ci amano più. Maria, madre di tutti noi, donaci speranza, pace, amore. Amen.

(Preghiera trovata nella chiesa di San Giovanni Rotondo).

Dalla rivista mensile religiosa "PAPA GIOVANNI" n. 4, realizzata dai ‘Sacerdoti del S. Cuore’ (Dehoniani)

 

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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