ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 01/06/2010

NOVENA AL SACRO CUORE DI GESU' ( DAL 2 AL 10 GIUGNO)

Post n°3674 pubblicato il 01 Giugno 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Domani 2 giugno inizia la recita della Novena al Sacro Cuore di Gesù, che precede la festa del Sacro Cuore di Gesù dell'11 c.m..
Ecco le preghiere da recitare per 9 giorni.

O Gesù, il cui Cuore divino è simbolo vivente di amore infinito, attira le nostre anime alla tua dolce intimità.
Tu che ti sei consumato per la gloria del Padre e per la salvezza degli uomini, rendi anche la nostra vita una continua testimonianza di amore per te. Ti offriamo i nostri sensi, così pronti alla dissipazione; il nostro cuore, così incostante; la nostra carne, così fragile. Tutto ciò che abbiamo e siamo lo offriamo a te perché diveniamo un gradito olocausto d’amore.

Gloria al Padre…

Dolce Cuor del mio Gesù,
fa che io t’ami sempre più.

Gesù, il cui Cuore divino ha sentito fino all’agonia il peso e la gravità del peccato, rendi il nostro cuore sensibile alla tragedia dell’umanità che resiste al tuo amore.
Per i peccati nostri e per tutti i peccati che si commettono nel mondo, noi vogliamo offrirti la nostra generosa riparazione, unendola al tuo sacrificio redentore. Accettala dalle mani della Vergine riparatrice, come un atto di fede e di amore.

Gloria al Padre…

Dolce Cuor del mio Gesù,
fa che io t’ami sempre più.

O Gesù, il cui Cuore divino arde dal desiderio di portare tutti gli uomini all’amore del Padre, accendi anche in noi la fiamma dell’apostolato.
La nostra vita diventi una testimonianza del Vangelo, con l’ardore della parola e l’efficacia dell’esempio. La tua grazia ci aiuti ad attirare le anime nel regno del tuo amore, dove l’umanità, unificata nel tuo nome, formerà una sola famiglia nell’amplesso eterno del Padre.

Gloria al Padre…

Dolce Cuor del mio Gesù,
fa che io t’ami sempre più.

- IdM-Buona giornata!  -

 
 
 

CERCHI LAVORO? AFFIDATI A UN MESTIERE FANTASMA

Post n°3673 pubblicato il 01 Giugno 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Oggi in Italia oltre il 14 per cento dei posti disponibili per infermieri rimane vacante per mancanza di candidature. Ecco cosa sta andando in crisi

«Lavoro per cinque posti diversi. Lunedì, martedì e mercoledì pomeriggio sto qui nella residenza per anziani. Il resto del tempo lo passo in ambulatori pubblici dove i malati sono moltissimi. Poi, siccome c’è bisogno, mi sono resa disponibile per le visite domiciliari. Le mie pause pranzo le uso per gli spostamenti, mentre la sera e il fine settimana mi prendo cura dei miei genitori ammalati. Se non mi interessasse la persona con i suoi bisogni e non sapessi perché vale la pena fare tutto mi risparmierei, come fanno tanti». Le parole di Angela Perego, medico fisiatra milanese, fanno onore alla tempra di Florence Nightingale, fondatrice della professione infermieristica che unì alla carità lo studio, riducendo la mortalità dei soldati nella guerra di Crimea del 40 per cento e di cui proprio questo mese si festeggia il centenario. Parole che fanno riflettere quando coincidono con la denuncia di un recente rapporto Istat che fotografa la professione infermieristica in Italia. Nel volume si stima la disabilità come una condizione sempre più legata all’invecchiamento della popolazione, che aumenterà nei prossimi 25 anni del 65-75 per cento. Il rapporto denuncia il «perdurare della carenza di servizi da parte del sistema sociale», con il 33 per cento dei nuclei familiari con disabili a carico che non usufruisce dell’aiuto che gli spetterebbe, mentre la grande maggioranza delle famiglie che se ne avvalgono (una su due) riceve prestazioni di tipo gratuito. Ma il problema sta a monte e non è solo politico o sistemico. Basta guardare i dati relativi alla professione infermieristica per capire che «è lì il nodo da sbrogliare. I dati sulla carenza di organico sono noti da anni», spiega a Tempi Cecilia Sironi, supervisore didattico del corso di laurea in Infermieristica presso l’Università degli Studi dell’Insubria. Secondo l’ultimo rapporto Ipavsi (Federazione nazionale infermieri professionali, assistenti sanitari e vigilatrici d’infanzia), l’Italia resta in fondo alle classifiche dei paesi sviluppati. Se il Nord Europa si colloca in testa, con un infermiere professionista attivo ogni 70 abitanti, in Italia il rapporto è di uno a 171. Non solo, secondo lo studio il 14,5 per cento dei posti disponibili per la formazione è rimasto inutilizzato per mancanza di iscrizioni. Inoltre, lo stipendio base di un infermiere italiano è sotto la media europea. Se la paga mensile media in euro (al cambio con il dollaro a parità di potere d’acquisto e di ore lavorative) nel Regno Unito è di 1.963, in Francia di 1.948 e in Germania di 1.700, in Italia scende a 1.235. Bisogna poi contare che mentre negli altri paesi gli straordinari sono adeguatamente pagati, nel nostro sono invece scarsamente retribuiti. Secondo Sironi, diplomata infermiera in Italia, specializzata in Gran Bretagna e laureata in Irlanda, la ragione di una simile differenza e la sottovalutazione della professione hanno radici storiche: «In Italia l’assistenza è nata dalla carità gratuita degli ordini religiosi. Quando sono partita per Londra ho visto un’efficienza e una valorizzazione della professione inesistente in Italia. Il Sessantotto incolpava le origini religiose dell’assistenza, io invece da quel dato recuperavo l’amore per questo lavoro, tanto da fare di tutto per "rubare" ai paesi del Nord la migliore tecnica». Anche secondo Susan Gordon, nota giornalista e femminista americana, che da vent’anni segue le vicende degli infermieri e ne sostiene la causa dopo averne scoperto l’importanza durante il parto in ospedale, spiega a Tempi che «il problema è che nel sentire comune le infermiere sono quelle simpatiche e buone, non intelligenti o competenti». Sia per Sironi sia per Gordon, si investe parecchio sui medici senza rendersi conto che il lavoro dei primi è inutile senza quello degli infermieri. «Ci sono tanti casi di infermieri che hanno salvato i pazienti scontrandosi con i medici: sono loro che stanno con il paziente tutto il giorno. Il medico salva, ma senza l’infermiere non ce la farebbe». È necessario quindi che la politica valorizzi l’accoglienza con salari e formazione adeguati, ma non è sufficiente perché», chiarisce Gordon, «sta a loro non accontentarsi di fare qualche carezza, prepararsi e aggiornarsi». Per Sironi, che ha deciso di «abbandonare il lavoro sul campo proprio per dedicarsi allo studio e alla formazione degli infermieri», occorre far appassionare realmente gli studenti. «Innanzitutto, affianco lo studente a modelli che ritengo positivi, persone che sanno trattare con cura e professionalità il paziente. Poi, cerco di tirare fuori da chi ho davanti la voglia di conoscere e lavorare bene. Perciò non smetto di aggiornarmi, di ricercare e scrivere libri. Più ami in maniera radicale più ti ingegni. Se la mamma vuole bene al figlio che sta male si dà da fare in ogni modo, non si accontenta di fargli un sorriso. È dura perché sempre meno ragazzi crescono con questa consapevolezza, ma di fronte a un modo appassionante di lavorare non si tirano indietro. Ho tanti studenti che lavorano con me per la Consociazione nazionale associazioni infermiere e mi aiutano a diffondere la cultura infermieristica. C’è un rapporto prezioso». Ma da dove nasce questa capacità, quasi smarrita, di accogliere e generare? «Da madri e padri veri. Come quelli che ho avuto io, che hanno puntato su di me, spingendomi avanti in continuazione. Solo essendo continuamente amati si possono affrontare la sofferenza e l’imperfezione, proprie e degli altri». Solo partendo da qui è possibile andare avanti «anche con stipendi bassi e turni duri dovuti alla mancanza di organico», e poi far sì, come ricorda di nuovo Susan Gordon, che «gli infermieri incomincino a farsi pubblicamente avanti per far capire l’utilità sociale che hanno in un mondo che dipende sempre più dalle loro cure». Per Sironi, questa crisi va sfruttata attentamente: «È il momento di puntare sulla capacità di chi è ancora in grado di accogliere, ma faremmo un errore se ci fermassimo a questa senza sostenerne le implicazioni. Si valorizzano le badanti, ma non basta: un malato ha bisogno di cure competenti, perciò falliremmo se non puntassimo anche sull’alta formazione e sugli incentivi a questa professione». - di Benedetta Frigerio - tempi -

 
 
 

DECALOGO DELLA BONTA': 10 PUNTI PER LE REGOLE DEL VIVERE CRISTIANO IN UN EPOCA SEGNATA DA VILENZE E INGIUSTIZIE

Post n°3672 pubblicato il 01 Giugno 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Padre Antonio Rungi (nella foto), teologo morale campano, valorizzando i testi della Sacra Scrittura, ha indicato "le regole fondamentali del vivere cristiano in un mondo segnato da tante forme di violenza e di ingiustizia. Una sorta di decalogo della bontà e della responsabilità al quale ispirarsi avendo come modello di vita la Vergine Santa. A conclusione del mese di maggio, dedicato alla Madonna, credo che sia importante - ha dichiarato Rungi -, per continuare il cammino spirituale intrapreso, fare propri alcuni comportamenti di vita cristiana dai quali non si può prescindere se si vuole essere in linea con il Vangelo e con l'insegnamento della Chiesa". Ma ecco il ‘decalogo della bontà’:

1. La carità non sia ipocrita, falsa e solo formale, ma vada nel profondo e sia sincera ed autentica in tutte le situazioni della vita. Non abbiamo bisogno di salvare la faccia, ma mettere la nostra faccia per esprimere i sentimenti più veri verso gli altri.

2. Detestiamo con veemenza ogni forma di male, senza scendere a compromessi di alcun genere. Il giudizio di una coscienza retta è importante in ogni decisione da assumere.

3. Attacchiamoci al bene, quello che riusciamo a discernere seguendo la legge naturale e quella rivelata. La bontà e la tenerezza fanno parte di ogni essere umano.

4. L'amore sia alla base di ogni vero rapporto umano, dimostrando affetto e gareggiando nello stimarci reciprocamente.

5. Siamo costanti e zelanti nel fare il bene a noi stessi e agli altri. Nessun trascuri l'amore verso la propria persona e verso la persona altrui.

6. Alimentiamo la dimensione spirituale della nostra vita con l'essere ferventi nello spirito, nella preghiera e in tutto ciò che riguarda Dio e i beni superiori.

7. Esprimiamo gioia e speranza in ogni circostanza della vita quotidiana. Il cristiano non è l'uomo del dolore, della noia e della morte, ma della gioia e della vita.

8. Non scoraggiamoci di fronte alle tribolazioni della vita, che spesso sono tante, ricorrenti e di ogni genere; ma la fortezza sia alla base del nostro agire.

9. Siamo premurosi nell’ospitalità. Nessuno vada via dalla nostra casa e dal nostro cuore senza un gesto di accoglienza e d'amore.

10. Con sentimento, umiltà e generosità facciamo tutto quello che è nelle nostre facoltà per il bene nostro e degli altri. - papanews -

 
 
 

SORPRESA A MTV. QUELLE MAMME GIOVANI E DOLCI

Post n°3671 pubblicato il 01 Giugno 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Mtv, la televisione di tendenza liberal seguita dai ragazzi per i video musicali, ma anche trasgressiva e sbarazzina, ha colto di sorpresa, piacevolmente: con il fiorire di telefilm e fiction sulla maternità adolescente. Non si tratta dei possibili scontati discorsi di sapore enciclopedico su pillole e anticoncezionali: c'è anche quello, ma il fatto nuovo è che si raccontano storie di teenager che restano incinte e non abortiscono. Con una varia scelta. Mamme per caso, dove in presa diretta ragazze italiane raccontano la loro gravidanza col bimbo in braccio; Sixteen and Pregnant, a metà strada tra il reality e la fiction, ha come protagoniste giovani adolescenti americane incinte, seguite dai giorni che precedono il parto sino ai mesi successivi alla nascita del figlio. C'è anche il seguito: Teen Mom che fa raccontare dalle ragazze il mondo delle puerpere giovanissime. E nel telefilm Vita segreta di una teenager americana, Amy, una quindicenne intelligente e di talento, rimane incinta dopo una sola notte con Ricky, ragazzo difficile della scuola che, dopo un iniziale rifiuto, decide di aiutare la protagonista. Mamme per caso, special trasmesso il 15 maggio, è forse il più emblematico: l'espressione «per caso» indica forse la superficialità del rapporto sessuale, ma soprattutto la normalità dell'accettazione del bambino «non programmato». E commuove. Una bella diciannovenne dice: «Tra cambiare tutta la tua vita e dire "abortisco" ho scelto la prima strada. Era più semplice: l'aborto è sbagliato, è un trauma. Il panico era dirlo ai miei». Le fa eco un'altra: «Sono un po' più grossa, ma non si vede. E non mi dà problema». E così via, parlando di vita, aborto, anticoncezionali, ginecologi, ecografie: finalmente qualcuno dice che l'arrivo di un figlio non è una tragedia; è un imprevisto, una fatica, un grosso cambiamento, ma è un dato di fatto. Le protagoniste dei programmi di Mtv hanno preso atto di questa realtà e hanno dato una svolta positiva alla loro vita: «Se uno non voleva tenersi il bambino per andare a ballare, è una persona stupida!». Vengono in mente gli spot pubblicitari di automobili con lo slogan: «Tutto il resto può aspettare» riferito alla famiglia, dove una ragazza preferisce un paio di scarpe viste in vetrina all'idea di avere un figlio o dove un uomo abbraccia la maestra, mentre tutti gli altri si sobbarcano i figli all'uscita da scuola: che abisso di prospettiva. E non sono programmi su ragazze religiose: molte di loro restano single o convivono; ma forse è proprio qui la forza: le protagoniste disegnano infatti una normalità — che non è solo quella di chi crede — in cui dicono: «Quanto sono fortunata a non aver interrotto la gravidanza!». Questi programmi intaccano una fobia modernista: la paura di fare figli. Tutto il sesso che si vuole ma niente figli è l'imperativo di oggi: bloccano la carriera, il divertimento. In Italia le ragazze, a detta dell'Istat, progettano una famiglia con tanti figli, ma poi si riducono ad averne uno, massimo due, perché tutto nella società impedisce loro questo sogno. I programmi in questione non invogliano a rapporti precoci, non inducono alla superficialità, anzi spiegano la durezza di diventare mamme a 18 anni, oggi, e di diventarlo senza una famiglia. Ma vedere questi ventenni padri e madri è toccante perché riporta a una normalità che non esiste più: fare figli e mettere su famiglia da giovani, nel tempo dettato dall'orologio biologico, è oggi in Italia, come in altri Paesi, un'eccezione. Anche per la difficoltà a trovare lavoro, certo, ma soprattutto per un motivo culturale che presenta figli e famiglia solo come un ostacolo alla vita «vera». I programmi di Mtv sono fatti bene, mentre il rischio di altri che vogliono essere per forza edificanti è che se ne sente talvolta la forzatura: si cerca il lieto fine a tutti i costi o si evitano certi argomenti, e invece il dramma oggi è che di aborto e maternità non si parla proprio. Si parla di leggi, di «metodi», di diritti, ma nessuno racconta in modo reale cosa sia abortire, cos'è un bimbo, come è dura e bella la famiglia. Racconta una ragazza: «È normale che un bimbo ti cambi la vita. Un giovane si vuole divertire e ora sto più a casa. Certo. Ma ora sono diventata mamma. Sono più dolce, con lui e con gli altri». D'altra parte non si nascondono le difficoltà: «L'azienda non ti prende se sei incinta»; oppure: «Lavoro in un call center, quattro ore al giorno: è tutto quello che ho». Con un forte implicito richiamo alla responsabilità di chi detiene le chiavi del lavoro che, quando manca, non favorisce la famiglia nell'età più propizia. «A questo mondo a tutto c'è rimedio» dice nel programma una neo-nonna. Sarebbe bello che non ci fosse solo «rimedio» ma strade spianate per chi vuole avere figli da giovane, almeno come quelle che si trova davanti chi pensa di abortire; ma la differenza è abissale. Le ragazze che hanno tenuto il bambino sorridono, raccontano, talvolta diventano tristi, ma continuano a raccontare e sembrano guardare i telespettatori come si guarda chi non ha capito un grande segreto. Non si pretende da questi programmi un secco no all'aborto; per creare una cultura diversa è sufficiente mostrare, raccontare: la forza della vita si afferma da sé. Basta non censurarla. - Carlo Bellieni - L’Osservatore Romano - pontifex.-

 
 
 

VIVIAMO GIUGNO COL SACRO CUORE

Post n°3670 pubblicato il 01 Giugno 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

VENITE A ME, VOI TUTTI

La devozione al Sacro Cuore di Gesù in verità è antica quanto la Chiesa che, come ben sappiamo, è "nata dal Cuore trafitto del Redentore" (Haurietis aquas, n. 39). Il Signore per donarci il suo immenso amore, non solo si è fatto uomo, ma ha patito ed è morto per noi sulla croce, versando sangue dalla ferita del suo cuore. Quando i primi cristiani baciavano il costato aperto di Gesù Crocifisso, come potevano non rivolgere un pensiero a quel Cuore che aveva sofferto e donato tutto sino all'ultima stilla del suo sangue per redimere l'umanità? "Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò... Imparate da me, che sono mite ed umile di cuore e troverete ristoro per le vostre anime" (Mt 11, 28-29). Il ricordo vivo dell'amore di Cristo per noi ha trovato un'espressione nella devozione del suo Cuore. Da questo Cuore squarciato viene a noi tutto: l'amore infinito del Padre, la grazia e la salvezza. In tal modo possiamo esclamare con l'apostolo Giovanni: "Abbiamo conosciuto e creduto alla carità che Dio ha per noi". San Giovanni aveva sentito palpitare quel tenero cuore, nell'ultima cena, ma non lo aveva potuto vedere in quanto non si era ancora rivelato.

San Bonaventura da Bagnoregio (1221-1274), cardinale e dottore della Chiesa, con fine dottrina, nell'opera immortale "Vigna mistica" descrive le mirabili sorgenti di grazia che scaturiscono dal cuore adorabile del Salvatore e così annota: "Il ricordo vivo dell'amore di Cristo per noi ha trovato un'espressione nella devozione del suo Cuore. Da questo Cuore squarciato viene a noi tutto: l'amore infinito del Padre, la grazia e la salvezza. Quante consolazioni possiamo provare quando pensiamo che siamo infinitamente amati dal Cuore del Dio Salvatore; che in ogni momento è pronto ad ascoltare le nostre suppliche; che in ogni istante prega per noi; e che ci invita ad andare da lui, a riposare sul suo Cuore! "Venite a me voi tutti che siete stanchi e oppressi: Io vi farò riposare". Apriamo dunque il cuore alla confidenza e alla fiducia, poiché non c'è un bene e una gioia più grande che abitare in questo Cuore". Questa stupenda devozione deve servire a farci conoscere e amare Gesù, a svelarci i misteri della sua misericordia e i sentimenti di amore che nutre per ciascuno di noi. Non può e non deve essere un privilegio esclusivo di alcune anime pie in quanto tutti siamo stati redenti dal suo sangue e colmati dai suoi benefici. Per tutti noi quel Cuore fu aperto sulla croce; tutti noi lo abbiamo ferito con i nostri peccati, tutti e senza distinzioni di razze, siamo l'oggetto della sua carità e delle sue attenzioni ed è per questo che dobbiamo essergli fervidamente devoti e riconoscenti. Sotto tale luce questo Cuore diventa il centro, l'anima, la vita di tutta la Chiesa per cui in terra o in cielo non si forma un santo pensiero, non si compie un atto virtuoso, non si gusta una gioia celeste, di cui non sia esso la vera sorgente ed origine di ogni bene.

Se

Se brami guarire dalle tue ferite, Gesù è il medico

Se il bruciore della febbre ti asseta, Egli è la fonte

Se le colpe ti rimordono, Egli è il perdono

Se hai bisogno di aiuto possente , Egli è la forza

Se la morte ti fà paura, Egli è la vita

Se aneli alla patria Celeste, Egli è la via.

Se le tenebre ti sgomentano, Egli è la luce

Se hai fame di certezza, Egli è la verità

Se ti occorre il cibo che sazia, Egli è il pane che nutre in eterno.

(S.Ambrogio)

AI PIEDI DELLA CROCE - 1 GIUGNO -

Sul Calvario, dopo l'ultimo grido, Gesù aveva reclinato il capo, nell'abbandono completo della morte. Aveva dato tutto, ma non aveva ancora svelato tutto. "Ma uno dei soldati gli colpì il costato con la lancia e subito ne uscì sangue ed acqua" (Gv 19, 34). L'evangelista S. Giovanni contempla quel corpo trafitto, nel commosso silenzio del tramonto, e una acuta sensazione di mistero gli scende nell'anima: Ricordava le parole che Dio aveva fatto pronunciare al profeta Zaccaria: "Riverserò uno spirito di grazia e di consolazione: guarderanno a colui che hanno trafitto" (Zc 12, 10). Dieci giorni dopo quel Venerdì Santo, nel fascino di Gesù risorto, Giovanni parla ancora di quel petto ferito. E questa volta la fede vi scorge orizzonti sconfinati, tanto che l'incredulo Tommaso, cadendo in ginocchio esclama: "Signore mio e Dio mio".

Tutta la tradizione cristiana sosterà ai piedi della croce dalla quale pende Gesù col petto aperto, e cercherà di penetrare in quella sanguinante ferita sulla quale tanto insiste l'apostolo. Sarà proprio questa amorosa attenzione che guiderà le anime alla scoperta del "Cuore amante di Gesù". Nei primi secoli della Chiesa la devozione al Sacro Cuore non è ben distinta dal culto delle Sacratissime Piaghe di Gesù, e specialmente da quello tributato alla ferita del Costato. Soltanto gradualmente venne fatto oggetto di culto speciale il Cuore come immagine dell'Amore del Verbo Incarnato.

Fioretto: Porterò con me l'immagine di Gesù e con affetto dirò: Dolce Cuore di Gesù, guidami tu.

Giaculatoria: "O Cuor dolcissimo, t'amo sì poco ma vorrei struggermi del tuo bel foco".

- preghiereagesuemaria -

*Io sono Amore*

 
 
 

DAVANTI ALLA MADRE SI TORNA A DOMANDARE

Post n°3669 pubblicato il 01 Giugno 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Finisce maggio, quello che una volta era il mese dei Rosari nelle corti della cascine, la sera. Delle processioni dietro alle Madonne di gesso, portate come in trionfo per le strade mentre la gente sulle soglie delle case si segnava. Solo memorie del passato? In un convegno internazionale a Oropa e Crea si è parlato di Madonne nere: quelle icone dal volto negro diffusamente venerate, da Czestochowa a Montserrat. Ben 745 Madonne nere in Europa, o almeno quelle finora censite: una schiera, una costellazione nascosta. Ma, e questa è la notizia che colpisce il profano, le Madonne non erano originariamente negre: lo sono diventate per la lunga esposizione ai fumi delle candele e delle lampade votive. Quel colore bruno, è il deposito di secoli di devozione. Un tempo rosee, le Madonne si sono andate scurendo nella umidità, nella polvere, nel fiato dei fedeli che andavano a implorarle, a carezzarle con la mano; nell’ardere tremolante delle fiamme dei ceri accesi a chiedere una guarigione, o il ritorno di un figlio dal fronte. Nere di preghiere le icone che secondo alcuni studiosi indicavano invece la commistione con antichi culti pagani, o esoterici. Macché, dicono gli esperti convenuti a Oropa e Crea: è stata una secolare, tenace devozione a imbrunire i volti antichi di una donna, e un bambino. E quando quelle immagini venivano copiate, magari per emigrare oltreoceano, venivano dipinte nere: perché quella era il volto stampato nella memoria del popolo, che non poteva essere tradita. È una notizia, la origine di quel colore nero, che commuove. Settecento Madonne nere, dalla Lettonia alla Spagna all’Irlanda; in Francia, numerosissime; più frequenti là dove la Rivoluzione non ha annientato ogni segno cristiano (la mappa delle Madonne nere sopravvissute potrebbe raccontare una sua storia di Francia). E proprio l’ombra scura su quei volti testimonia il pellegrinaggio, una generazione dopo l’altra, di cristiani: il tenace ritorno alla madre. Quanti milioni di mani, di sguardi imploranti si sono posati su quelle Madonne? Nell’ombra dei loro volti, il distillato di una fede popolare. Umile come una mano tesa di mendicante. Già: umile. Da sempre la Madonna è cara ai cristiani semplici, a quelli che non sanno di teologia, che non si vantano di una fede 'raffinata'. Ma vanno a domandare: una speranza, una quiete nel dolore - una misericordia. ('Memorare, o piissima Virgo Maria, a saecula non esse auditum quemquam ad tua currentem praesidia, tua implorantem auxilia, tua petentem suffragia esse derelictum', dice, e quasi intima, la preghiera di san Bernardo: ricordati che non si è mai sentito che qualcuno che ha domandato il tuo aiuto sia stato abbandonato). L’umiltà di secoli di domanda rappresi in una patina nera è un capitolo muto della nostra storia, una radice ignorata ma forte di questa Europa che delle sue radici dubita. Perché proprio l’attitudine semplice del domandare - e non pretendere, manipolare, possedere - è ciò che oggi ci manca. Il disarmato domandare da figli - figli magari anche indegni, disonesti, bugiardi, e però fiduciosi in una madre - è un gesto inammissibile, per chi non riconosce padri. Non è, il domandare, roba da uomini - per chi del mondo si sente padrone. E quindi non ci saranno più Madonne nere di fumo e di carezze. O forse sì: nei santuari, dove sui muri allineano colonne di ex voto con scritto: grazie. Perché nel momento del dolore, ancora, gli uomini 'raffinati' tornano semplici, e vanno a domandare. Dal dolore ricondotti a ciò che sono: figli. Ultimi di quelle schiere infinite passate davanti alle Madonne nere d’Europa. Pezzo di un’altra storia, che sui libri di scuola non è raccontata. - Marina Corradi - miradouro -

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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