ASCOLTA TUA MADRELE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA |
VERGINE MADRE
«Vergine madre, figlia del tuo Figlio, umile e alta più che creatura, termine fisso d'eterno consiglio, tu se' colei che l'umana natura nobilitasti sì, che 'l suo fattore non disdegnò di farsi sua fattura. Nel ventre tuo si raccese l'amore per lo cui caldo ne l'eterna pace così è germinato questo fiore. Qui se' a noi meridïana face di caritate, e giuso, intra i mortali, se' di speranza fontana vivace. Donna, se' tanto grande e tanto vali, che qual vuol grazia ed a te non ricorre, sua disïanza vuol volar sanz'ali. La tua benignità non pur soccorre a chi domanda, ma molte fiate liberamente al dimandar precorre. In te misericordia, in te pietate, in te magnificenza, in te s'aduna quantunque in creatura è di bontate».
TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000
CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
Salve Regina,
Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
Angelo di Dio,
Eterno riposo.
“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)
Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II
O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II
AREA PERSONALE
Messaggi del 18/06/2010
Post n°3775 pubblicato il 18 Giugno 2010 da diglilaverita
Cari figli di Medjugorje, lode a Gesù e Maria! "Cari figli, oggi attraverso il digiuno e la preghiera, vi invito a scoprire il cammino attraverso il quale mio Figlio entrerà nei vostri cuori. Accoglietemi come madre e come messaggera dell'amore di Dio e del suo desiderio della vostra salvezza. Liberatevi da tutto quello che vi pesa del vostro passato, di ciò che vi colpevolizza, di tutto ciò che nella vostra vita passata vi ha portato all'errore- le tenebre. Accogliete la luce! Rinascete nella giustizia di mio Figlio. Vi ringrazio." |
Post n°3774 pubblicato il 18 Giugno 2010 da diglilaverita
È fortemente in dubbio la capacità di rispettare le promesse fatte sulla lotta globale all’Aids. A lanciare l’allarme all’assemblea plenaria della Nazioni Unite è stato lo scorso 9 giugno l’arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa sede presso l’Onu. Più di una le dichiarazioni di impegno sull’Hiv prese da capi di Stato e di governo citate dal presule e che ancora non hanno trovato adeguata applicazione. Qualche cifra del dramma: 7.400 persone vengono ogni giorno contagiate dall’Hiv; 4 milioni sono attualmente in trattamento e per ogni due che lo iniziano cinque vengono infettate; 9,7 milioni stanno aspettando di essere prese in cura. Quali le indicazioni offerte da mons. Migliore per affrontare in modo realistico le cause e assicurare le cure? «Offrire alle persone maggiore conoscenza, capacità, competenza tecnica e strumenti», indica l’inviato della Santa Sede, che continua: «La mia delegazione raccomanda con forza che si dedichino maggiore attenzione e risorse al sostegno di un approccio basato sui valori e sulla dimensione umana della sessualità, ovvero, su un rinnovamento spirituale e umano che conduca a un nuovo modo di comportarsi con gli altri». La preoccupazione «per il divario della disponibilità di fondi per i trattamenti antiretrovirali fra i poveri e nelle popolazioni emarginate» è molto forte. I donatori internazionali hanno comunicato ai fornitori legati alla Chiesa cattolica in Uganda, Sudafrica, Papua Nuova Guinea e Haiti di non inserire nuove persone nei loro programmi e che potrebbero anzi esserci nuovi tagli alle cure per chi già le riceve. Ancora più drammatica la situazione degli interventi sulla popolazione minorile, bisognosa di una diagnosi precoce e di un intervento tempestivo. «Senza questo accesso – sottolinea mons. Migliore – almeno un terzo di questi bambini morirà prima di compiere un anno e almeno metà di essi morirà entro il secondo anno di vita. Questa perdita di future generazioni e di leader non si può più affrontare con il silenzio e l’indifferenza». Forte il richiamo finale ad una «onesta valutazione delle modalità utilizzate in passato, che potrebbero essersi basate più sull’ideologia che sulla scienza e sui valori» e l’invito ad una «azione determinata che rispetti la dignità umana e promuova lo sviluppo integrale di ogni persona e di tutta la società». AFRICA: SULLE ROTTE DELL'AIDS Africa e Aids. Un binomio di morte. Sì, perché oggi in Africa l’Aids uccide più di qualsiasi guerra. I dati parlano chiaro. Su oltre 33 milioni di malati nel mondo, più di 22 milioni si trovano in Africa. Ovvero i due terzi del totale. Così come sono africani i tre-quarti dei decessi causati dalla malattia. Mentre i nuovi contagiati nel 2007 sono circa 2 milioni. Moltissimi sono i bambini: circa 420.000 hanno contratto il virus dell'Hiv e 290.000 sono morti a causa dell’Aids. Il 90 per cento vive in Africa sub-sahariana, dove più di 12 milioni di bambini hanno perso almeno un genitore a causa dell’Aids. Si tratta di cifre spaventose, un’ipoteca sul futuro di interi Paesi, specialmente dell’Africa australe, dove si toccano percentuali altissime di adulti infetti. Nelson Mandela lo ha definito l’«Olocausto dell’Africa» e ha puntato il dito contro una delle facce più odiose della globalizzazione, che sacrifica i popoli africani - e più in generale i poveri del mondo - alle leggi del business mondiale dell’Aids. Un gigantesco affare che, di fatto, impedisce a molti ammalati di curarsi. Un viaggio in Africa australe, lungo le strade funestate dal virus, significa confrontarsi con l’ingiustizia che condanna a morte migliaia di persone, con l’inadeguatezza di certe politiche e con gli interessi di molti profittatori, di chi campa sull’Aids, ma anche di chi combatte una strenua battaglia per porvi rimedio. Da diversi anni, la rivista Mondo e Missione, mensile dell’istituto missionario Pime, sta dedicando una particolare attenzione al dramma dell’Aids in Africa, realizzando dossier, convegni e iniziative di sensibilizzazione. In quest’ottica si inserisce anche la mostra fotografica itinerante - "africAids: i volti del dramma e della speranza" - con scatti in bianco e nero di Alessio Spillari e testi di Anna Pozzi, accompagnata da un video-reportage - "Africa: sulle rotte dell’Aids" - realizzato da Alberto Biondetti e Anna Pozzi in Sudafrica, Zambia, Zimbabwe e Mozambico. Mostra e video affrontano il fenomeno in tutti i suoi aspetti (medico-sanitari, sociali, culturali, valoriali, spirituali…) con l’obiettivo di informare e sensibilizzare; non si tratta dunque di una mera operazione di (legittima) denuncia, ma di un modo per promuovere solidarietà e soprattutto responsabilità. - Mondo e Missione via Mosé Bianchi, 94 - 20149 Milano - |
Post n°3773 pubblicato il 18 Giugno 2010 da diglilaverita
Andrea Bocelli si è stupito quando ha cominciato a ricevere telefonate da tutto il mondo, cioè più telefonate del solito. Volevano sapere di quel messaggio ripreso dai giornali, in cui racconta di sua madre incinta a cui in ospedale era stato consigliato di abortire e che non aveva ascoltato il consiglio. "Ho detto quelle cose un anno e mezzo fa, in un videomessaggio per padre Richard Frechette (padre Rick), un missionario che lavora per i bambini di Haiti e meriterebbe lui solo un romanzo: feci un concerto, per aiutarlo a costruire la Casa degli Angeli, mi chiese di dire due parole di speranza per le madri in difficoltà e io scelsi di raccontare la storia della mia nascita. Lo feci raccontando la vicenda privata di mia madre senza nemmeno chiederle il permesso, ma non mi ha rimproverato, però non ero preparato a tutto questo clamore a scoppio ritardato", dice al Foglio, al telefono, mentre la famiglia Bocelli, a Forte dei Marmi, si prepara a seguire la prima partita dell’Italia ("i miei figli e io siamo molto tifosi, durante l’anno interisti"). "Per quest’occasione ho pensato di raccontarvi una piccola storia, la storia è questa – sorrideva quieto Bocelli suonando il pianoforte – una giovane sposa in stato interessante arrivò in ospedale per un semplice attacco di appendicite, i medici dovettero applicarle del ghiaccio sulla pancia. Alla fine di questi trattamenti i medici le consigliarono di abortire il bambino, perché sarebbe sicuramente nato con qualche infermità, ma la giovane coraggiosa sposa decise di non interrompere la gravidanza e il bambino nacque: quella signora era mia madre e il bambino ero io. Sarò di parte ma credo di poter dire che fu la scelta giusta, e spero che questo possa di essere di incoraggiamento per tante madri che si trovano in momenti complicati ma vogliono salvare la vita del loro bambino. Per salutarci voglio farvi ascoltare una piccola vecchia canzone che ai miei bambini è piaciuta molto". E via: "Voglio vivere così col sole in fronte e felice canto beatamente, voglio vivere e goder l’aria del monte perché quest’incanto non costa niente". Ora si imbarazza a parlarne, per lui non è nulla di straordinario: è la storia della sua vita, non c’è stato un momento preciso in cui sua madre gliel’ha raccontata, l’ha sempre saputa, "sono quelle cose che girano per casa". Ma la consapevolezza dello scampato pericolo e di avere una madre molto coraggiosa avrà influito sui comportamenti di un bambino non esattamente come gli altri (si accorsero presto che al piccolo Andrea, di pochi mesi, dolevano molto gli occhi azzurrissimi e cominciò una lunga consuetudine con gli ospedali, con una biciclettina da usare in corsia per farlo sfogare un po’ e in seguito, per sei anni, un collegio speciale, come racconta Bocelli stesso in una vecchia autobiografia). "Forse sì, forse ho ereditato nel Dna il coraggio di mia madre, ora mi sono calmato, ma da bambino e da ragazzo ero uno spericolato, un’incosciente: amavo la velocità, buttarmi a rotta di collo con la Vespa o a cavallo, lanciarmi col paracadute, nascondermi nei trattori, al paese ancora mi raccontano le mie scorribande notturne". E’ anche per questo che non vuole mai parlare della cecità, "perché davvero nella mia vita ci sono cose molto più importanti da raccontare: la mia vita è una fiaba, la storia di un bambino che non vedeva l’ora di andare a messa la domenica perché alla fine gli avrebbero permesso di suonare un po’ l’organo, che ha seguito un sogno e a un certo punto quel sogno si è realizzato" (Bocelli si corregge, aveva detto: "L’ho realizzato", ma è attento a non lodarsi, a non fare la star, è orgoglioso di uno dei figli che è tornato dal college in Inghilterra senza che nessuno sapesse che è il figlio di Bocelli, il cantante italiano più famoso al mondo, il tenore da settanta milioni di dischi, l’ex ragazzino di Lajatico che si arrampicava sui davanzali a quattro anni). "Una mattina, a Torino, cammino col bimbo per mano lungo un viale del centro alla ricerca di una fermata del tram. Mi fermo alla prima che trovo e mi distraggo un attimo per dare un’occhiata a una vetrina, mi volto e mi sento rimescolare il sangue: il bimbo non c’è più. Disperata, guardo da tutte le parti… non c’è. Lo chiamo: nulla! Non so come alzo gli occhi, non sapendo più dove guardare, e te lo vedo lassù: s’era arrampicato fino in cima al palo della fermata", racconta ancora adesso la madre di Bocelli. "Ricordo bene l’angoscia dei miei genitori, mi ficcavo sempre nei guai, ora che sono un padre apprensivo sono felice che i miei figli siano molto più ragionevoli di me, meno spericolati". Spericolato, incontenibile, ma anche capace di chiudersi ore nella stanza del pianoforte ad ascoltare musica e suonare ("musica classica, niente pop, infatti gli amici mi schernivano, così ho sviluppato, per rabbia, un rapporto conflittuale con la musica moderna: l’ho scoperta solo da grande, quando ho iniziato a suonare nei piano bar per raggranellare un po’ di soldi, ma anche allora preferivo Frank Sinatra, Mina, Ornella Vanoni"). La musica non è stata un innamoramento consapevole, ma una cosa fortissima che aveva nel sangue già da neonato. "Mia madre mi racconta che smettevo di piangere appena sentivo una melodia, anche attraverso il muro nella stanza d’ospedale: mi giravo verso il suono e ascoltavo incantato". Così lo studio, i vinili dei tenori, la vita di campagna con le croste sulle ginocchia e un fratello minore che da piccolo chiamavano "Pace santa" per sottolineare la differenza con lo scalmanato Andrea e che adesso fa l’architetto, la scuola speciale a duecentocinquanta chilometri da casa e il ritorno a Lajatico, in provincia di Pisa, "il mio ombelico, il centro del mondo, il posto dove il 25 luglio ho organizzato un concerto sinfonico e stavolta farò l’attore, leggerò le poesie che ho scritto per il mio paese". Bocelli non vuole che il videomessaggio con la storia avventurosa della sua nascita sia considerato o utilizzato come "un intervento contro l’aborto: a parte le mie convinzioni personali, di fervente cattolico, io non combatto mai contro qualcosa, io combatto per qualcosa e sono a favore della vita, così ho voluto aiutare, confortare, le persone che si trovano in difficoltà e che a volte hanno solo bisogno di non sentirsi abbandonate: la forza della vita è dirompente, ma bisogna mettersi in ascolto, tenderle l’orecchio". Lui, che non ama parlare di sé ("quando i miei bambini erano piccoli e mi chiedevano perché la gente mi salutava per strada rispondevo che non lo sapevo, e ho insegnato loro che la cosa più importante, per diventare uomini liberi nel giudizio, è l’umiltà". Oltre allo studio del pianoforte, che rientra fra i doveri non negoziabili, "un giorno capiranno perché"), quindi svicola, si schermisce, bisogna insistere, ritentare, infine rinunciare, vuole invece raccontare della fede, "che mi ha dato la forza che ho, mi ha fatto trovare la ragione per fare le cose che faccio: se si va avanti per puro scopo egoistico, non funziona. La vita prima o poi ti presenta il conto, ma la fede mi dà la voglia di andare avanti, credo che mi faccia cantare meglio, mi aiuta quando sono stanco, è più efficace del ginseng". Da adolescente si era distratto, racconta, ma poi ha cominciato a leggere: "Le confessioni" di Lev Tolstoj, ‘I pensieri’ di Blaise Pascal sono stati e sono ancora libri fondamentali per me, li ho letti e riletti nel corso della vita, anche nei camerini nelle lunghe attese prima dei concerti, e in aereo dove passo la maggior parte del mio tempo, e ci ho sempre trovato cose nuove". (Anche "Le confessioni" di sant’Agostino, anche la Bibbia e i Vangeli). Tra gli scrittori contemporanei (Bocelli è un appassionato di letteratura russa e francese dell’Ottocento), gli piace molto Niccolò Ammaniti. I figli lo chiamano, manca poco alla partita, col sole in fronte saluta e va. - Annalena Benini - miradouro - |
Post n°3772 pubblicato il 18 Giugno 2010 da diglilaverita
Quarto giorno: Preghiamo per tutti i responsabili nella Chiesa 1. Preghiera alla Regina della Pace 2. Veni Creator Spiritus 3. Misteri gloriosi Testi per la meditazione Di nuovo Gesù parlò loro: "Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita". (Gv 8, 12) "Cari figli! Oggi sono felice di vedervi in così gran numero, che avete risposto e che siete venuti per vivere i miei messaggi. Vi invito, figlioli, ad essere i miei gioiosi portatori di pace in questo mondo inquieto. Pregate per la pace, affinché quanto prima regni un tempo di pace, che il mio cuore attende con impazienza. Io vi sono vicina, figlioli, e intercedo davanti all'altissimo per ognuno di voi e vi benedico tutti con la mia benedizione materna. Grazie per avere risposto alla mia chiamata!" (Messaggio del 25 giugno 1995) Il cuore è la dimora dove sto, dove abito (secondo l’espressione semitica o biblica: dove "discendo"). E’ il nostro centro nascosto, irraggiungibile dalla nostra ragione dagli altri; solo lo Spirito di Dio può scrutarlo e conoscerlo. E’ il luogo della decisione, che sta nel più profondo delle nostre facoltà psichiche. E’ il luogo della verità, là dove scegliamo la vita o la morte. E’ il luogo dell’incontro, poiché, ad immagine di Dio, viviamo in relazione: è il luogo dell’Alleanza. (2563) 4. Le litanie della Madonna Preghiera finale: Grazie Signore perché ci hai dato la Chiesa per Madre e Sposa, affinché, nel nostro cammino terreno verso Te, ci guidi sulla strada della luce. Grazie perché in essa noi siamo tutti fratelli e sorelle e membri dello stesso corpo mistico. Ti preghiamo oggi per tutti quelli che ne sono a capo, affinché possano continuamente rinnovare la loro alleanza con Te, unico e vero Capo, per divenire fedeli e gioiosi portatori di pace e di Verità in questo mondo inquieto. Amen. Preghiera alla Regina della pace Madre di Dio e madre nostra Maria, Regina della Pace! Sei venuta in mezzo a noi per guidarci a Dio. Impetra per noi, da Lui la grazia affinché, sul tuo esempio, anche noi possiamo non solo dire: "Avvenga di me secondo la Tua Parola", ma anche metterla in pratica. Nelle Tue mani mettiamo le nostre mani perché attraverso le nostre miserie e difficoltà ci possa accompagnare fino a Lui. Per Cristo nostro Signore. Amen [idm_buonagiornata] |
Post n°3771 pubblicato il 18 Giugno 2010 da diglilaverita
Per una battaglia politica e culturale che si rispetti, bisogna dichiarare apertamente il proprio obiettivo, con argomentazioni solide a sostegno, ed essere disposti a un confronto franco e aperto con gli interlocutori. Ma non è andata così a chi si è adoperato per introdurre la Ru486, la pillola abortiva, in Italia. Dopo anni di dibattito pubblico, ancora oggi nella gran parte dei cosiddetti grandi media il metodo abortivo farmacologico è spacciato come facile, più sicuro e meno doloroso di quello chirurgico, in barba a tutte le evidenze scientifiche e di pratica clinica. Le morti delle donne dopo l’assunzione dei farmaci abortivi vengono ignorate, sottovalutate o addirittura negate. Continuiamo a sentirci ripetere che altrove la Ru486 si usa tranquillamente da vent’anni, senza però che sia detto che in quegli stessi Paesi dov’è più diffusa – Francia, Gran Bretagna e Svezia, gli unici con percentuale di uso a due cifre – la situazione è di allarme sociale, e non solo per le morti: i numeri degli aborti sono costanti ed elevati, da tempo, o continuano ad aumentare, con un’incidenza sempre più alta fra le minorenni. Non si capisce, francamente, cosa avremmo da imitare, almeno in questo ambito. Dovrebbe accadere piuttosto il contrario (fermo restando che anche un solo aborto è di troppo, e che neppure i nostri numeri, migliori di quelli degli altri Paesi, possono tranquillizzarci). Se ben tre pareri della più autorevole istituzione nazionale in campo sanitario – il Consiglio superiore di sanità – espressi in anni diversi, con componenti e direzioni differenti, arrivano sempre alla stessa conclusione (per chi usa la Ru486 è necessario un ricovero ordinario in ospedale fino a che l’aborto è completato), i paladini della pillola abortiva anziché porsi qualche domanda in merito gridano al «boicottaggio». Non solo: contestando la scelta del governatore del Lazio Renata Polverini – posti letto dedicati a chi abortisce con la pillola – c’è chi ha affermato che sarebbe «un’esagerazione: del resto per i casi di appendicite non è così». E allora, giù la maschera e affrontiamo il vero problema posto dalla Ru486: l’aborto può essere considerato un atto medico come tanti altri, oppure è comunque un grave problema sociale, pure per chi ne condivide la legalizzazione? Anche tra chi ritiene che l’aborto sia sempre e comunque la soppressione di un essere umano (e tale rimane, indipendentemente dal metodo) la risposta che si dà a questa domanda non è indifferente. Se per la nostra società l’aborto è comunque un disvalore, una piaga sociale pure quando se ne ammette la legalizzazione, allora ci sono le condizioni culturali e politiche per combatterlo. Se invece è ridotto a un atto medico, una richiesta privata al servizio sanitario nazionale, allora è un fatto che riguarda solamente chi lo chiede e chi lo esegue. La Ru486 serve a mascherare culturalmente l’aborto, nascondendolo dentro una scatola di pillole, che si possono prendere pure a casa propria, anche quando sarebbe necessario per la salute della donna rimanere in ospedale. È l’aborto a domicilio il vero obiettivo dei sostenitori della Ru486, perché solo in questo modo abortire diventa un fatto esclusivamente privato, una questione di scelta fra tecniche mediche. Allora se ne parli apertamente, senza nascondersi – com’è accaduto ieri, tra manifestazioni pubbliche e articoli di giornale contro la scelta della Regione Lazio – dietro vecchi slogan e inutili pretesti. Ricordandosi però che se questo è lo scopo, bisogna anche dire che la legge 194 non lo prevede affatto, e che non si vuole applicare questa legge ma cambiarla come si è già fatto nella vicina Francia, rendendo così legittimo l’aborto a domicilio. È questa la vera posta in gioco: lo si dica con chiarezza. - di Assuntina Morresi - miradouro - |
Post n°3770 pubblicato il 18 Giugno 2010 da diglilaverita
Nel brano della "lavanda dei piedi" dell'evangelista S. Giovanni leggiamo: "Io vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi" (13, 15). Questo "facciate" si riferisce alla vita, mentre il "fate questo" si riferisce alla memoria del sacrificio, cioè si deve passare dalla memoria alla imitazione, dalla contemplazione eucaristica, alla prassi eucaristica. S. Giovanni, ci presenta Gesù che pur "sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che venuto da Dio a Dio ritornava", si spoglia delle sue vesti, si cinge di un grembiule, (che è la veste del servo!) e si mette a lavare i piedi degli apostoli. Quella lavanda, quel gesto è un "servire gli uomini". Gesù istituisce la diakonia, cioè il servizio elevandolo a legge fondamentale, o, meglio, a stile di vita e a modello di tutti i rapporti della Chiesa. S. Pietro ricorda: "Ciascuno viva la grazia ricevuta, mettendola a servizio degli altri" (1Pt 4,10). Un carisma che non si esercita in servizio è come talento sotterraneo che si trasforma in titolo di condanna. Servire è propriamente - come dice S. Giovanni "amare non a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità" (1Gv 3,18). Il servizio, secondo il Vangelo, è proprio di chi è posto in alto, di chi più ha! Io allora non posso disinteressarmi del fratello, non posso rifiutarlo senza rifiutare Cristo stesso. Non posso adorare Cristo, capo, e disprezzarlo nelle membra, altrimenti Gesù Cristo ci grida: "Tu mi onori a vuoto" (S. Agostino). Fioretto: Signore, fa' che ti possa amare sempre non a parole, ma coi fatti e nella verità. Giaculatoria: Mio Dio, mia gloria, delizia mia è amar con gli angeli Gesù, Giuseppe e Maria. - preghiereagesuemaria -
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INFO
LE LACRIME DI MARIA
MESSAGGIO PER L’ITALIA
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi
SAN GIUSEPPE PROTETTORE
A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione
ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua
santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre
di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne
preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo
sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù
Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che
ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere
delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla
morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa
di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di
noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso,
possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna
beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.
Inviato da: diglilaverita
il 30/12/2016 alle 23:44
Inviato da: PAOLA11O
il 30/12/2016 alle 11:57
Inviato da: PAOLA11O
il 27/12/2016 alle 13:29
Inviato da: gesu_risortoannunz1
il 22/12/2016 alle 18:10
Inviato da: diglilaverita
il 17/10/2016 alle 21:36