ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 25/01/2012

LE FEMMINISTE ALL'ATTACCO DELLA LEGO E LA SAGGEZZA MATERNA DI COSTANZA MARIANO

Post n°6635 pubblicato il 25 Gennaio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

La Lego, l’azienda danese che da decenni produce i noti mattoncini colorati con cui diverse generazioni hanno passato i primi anni di infanzia, ha pensato recentemente di espandere i suoi prodotti anche tra le bambine, lanciando una nuova linea chiamata “Friends”. Non l’avesse mai fatto! Le femministe più integraliste sono scese in battaglia denunciando l’orribile complotto della Lego nel voler distinguere i gusti dei maschietti da quelli delle femminucce. Esse vogliono che le bambine mettano da parte le bambole e si cimentino con ruspe e betoniere, mentre i bambini devono pettinare e cambiare i vestiti di Barbie. Chi non obbliga i loro figli a fare questo allora sta promuovendo una visione sessista.

A queste assurdità ha voluto rispondere la giornalista e scrittrice Costanza Miriano, autrice di un bellissimo libro intitolato “Sposati e sii sottomessa. Pratica estrema per donne senza paura” (Vallecchi 2011). Il volume ha avuto (stranamente, per il tema trattato in modo non “politicamente corretto”) un ampio successo nei media, presentato più volte in televisione (“Invasioni Barbariche”, “Mattina in famiglia”, ecc). Attualmente è il lizza (terzo, per ora) come “migliore libro dell’anno” sul sito del TG1. Anzi, invitiamo tutti a dare il proprio voto quotidiano per la vittoria (anche perché si nota nella classifica la presenza di Dacia Maraini, laicissima valorizzatrice della poligamia perché “è così naturale negli animali”).

La Miriano, nel suo articolo sulla Lego, ha portato candidamente la sua testimonianza di mamma, condita da simpatica ironia: «A casa nostra, per carità, di sacro c’è solo Dio. Molto distanziati, diversi gradini sotto ma sempre in posizione ampiamente sopraelevata sulle cose ordinarie ci sono diversi pilastri della nostra esistenza», e tra questi «la Lego». Continua: «leggendo l’attacco in massa fatto alla Lego dalle femministe inglesi, mi è scattato una sorta di orgoglio familiare [...], le femministe si sono arrabbiate perché le bamboline sarebbero formose (hanno un accenno di seno appena abbozzato), e soprattutto perché hanno accessori femminili, e sono poche le parti da montare». C’è da aggiungere ovviamente che il colore predominante è il rosa, un’onta insopportabile per le femmine, secondo le nuove paladine della donna. La giornalista descrive le abitudini della sua famiglia, e spiega: «Noi non ci abbiamo trovato niente da ridire. Le mie figlie come hanno visto le Lego friends se ne sono innamorate, e contano i giorni che mancano al loro compleanno (purtroppo in agosto) per avere qualche altra scatola della preziosa serie. Ora, o io e mio marito abbiamo diabolicamente plagiato la mia prole, cercando silenziosamente di coltivare in loro discriminazioni di genere, oppure semplicemente ai maschi piacciono giochi da maschi, alle femmine giochi da femmine [...]. Non vedo dunque niente di strano se finalmente sono a nostra disposizione anche piatti, cucinette, cagnolini, cocktail, studi da stilista. Non ci vedo niente di offensivo nei confronti delle donne, non stiamo mica parlando di bamboline accessoriate per il bondage, o siliconate. Anzi, se proprio uno non avesse avuto niente da fare nella vita, ci sarebbe stato da protestare prima, quando gli accessori in vendita erano quasi esclusivamente maschili».

E poi ecco il cuore della questione: «Il problema è che ormai tutto quello che rimanda in qualche modo allo specifico maschile e femminile scatena reazioni scomposte e a volte persino isteriche. Sembra un nervo scoperto, ipersensibile, che in nome della correttezza non si può neanche sfiorare. Non si può dire che uomini e donne sono diversi. Anzi, bisogna dire che sono uguali. E’ obbligatorio. In nome della libertà si diventa tirannici. Non so come altro definire l’atteggiamento di chi si arrabbia perché esiste un gioco che si attaglia a un sesso più che a un altro». Certamente, «lo specifico femminile va oltre i piatti e la cucina e il gusto per i vestiti, ma che volevamo, una pupazzetta di santa Teresa d’Avila? Una Virginia Woolf?». Ma perché tanto livore nel negare lo specifico maschile e femminile? Tutto rimanda inevitabilmente al tentativo di negare Dio, vera ossessione dell’uomo confuso di oggi: «Maschio e femmina li creò, dice la Genesi, a immagine e somiglianza di Dio. Io credo che nella differenza sia celato un grande mistero che dice qualcosa di molto profondo sulla natura dell’uomo. Di profondo e sostanziale. Dice che l’uomo e la donna non possono stare soli, perché c’è un’incompletezza che sarà per sempre la loro qualità distintiva. Dice che l’uomo e la donna esistono in relazione. Dice che questa relazione profonda e vera con una persona dell’altro sesso può anche non esserci, ma allora deve essere Dio che diventa lo sposo o la sposa di quella creatura, che da sola non è piena. Non è bene che l’uomo sia solo. Chi nega la differenza nega che l’uomo è creatura, e quindi figlia di un Padre. Chi nega la differenza nega quindi Dio. E allora la posta in gioco è ben più alta del pupazzetto della Lego. E val bene la raccolta di firme e la campagna sui giornali, che del negare la fragilità, l’incompiutezza, la povertà e il bisogno dell’uomo hanno fatto evidentemente la loro ragione di esistere».

Parole pienamente condivisibili. Sono in molti inoltre, occorre dirlo, gli specialisti (psicoanalisti freudiani, in particolare) che fanno risalire alla parità dei sessi -che poi è naturalmente degenerata trasformandosi in vera e propria confusione esistenziale di ruoli- l’espandersi massiccia dell’omosessualità/bisessualità. Alla faccia dei promotori della bufala del “gene gay”, genitori confusi nei propri ruoli e nella loro identità hanno largamente contribuito (influenza ambientale) all’espandersi di questo comportamento sessuale. Forse è un altro motivo -seppur nascosto- per cui esiste l’interesse violento ad avviare questo tipo di campagne. - uccronline.it -

 
 
 

ESAME DI COSCIENZA SUI VIZI CAPITALI

Post n°6634 pubblicato il 25 Gennaio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Schema tratto dalla penitenziale per i giovani in San Pietro alla presenza di Benedetto XVI

Perdona Signore i nostri peccati di SUPERBIA: le azioni che cercano solo la lode e l'approvazione della gente, l'ambizione, la ricerca di potere e di notorietà.
Perdonaci per quando parliamo, diamo consigli, studiamo, lavoriamo, facciamo il bene solo in funzione di ciò che ne penseranno gli altri e per catturare la stima altrui.
Perdonaci per quando esibiamo con vanità la bellezza fisica e le qualità dateci da Dio.
Perdonaci per l'arroganza che nasce dalla superbia, per il desiderio di non dipendere da nessuno, e nemmeno da Dio, per il vittimismo con cui sappiamo darci sempre una giustificazione.
Rendici umili. L'umiltà è la virtù che elimina tutte le passioni perché in essa noi ci rendiamo disponibili ad essere aiutati da Dio.
 
Perdona Signore i nostri peccati di INVIDIA: l'ostilità, l'odio, l'idea che il male altrui possa essere bene per noi.
Perdona l'egocentrismo che ci impedisce di desiderare il bene per gli altri e ci rende incapaci di amare, il malcontento e i contrasti generati dall'invidia. Liberaci dal rancore, dal tormento interiore, dall'insoddisfazione.
Perdonaci quando vediamo tutto in funzione di noi stessi, quando non sappiamo mettere un freno ai desideri, quando chiamiamo l'invidia "sana competitività".
Perdona i cedimenti a una società che alimenta continuamente l'ambizione, l'avidità e la vuota curiosità.
Perdonaci quando desideriamo la roba d'altri e ci condanniamo all'infelicità.
Aiutaci a contrastare l'invidia con il dono quotidiano di noi stessi per i fratelli.
 
Perdona Signore i nostri peccati d'IRA: i turbamenti del cuore, i sentimenti di avversione verso i fratelli quando sentiamo colpito il nostro io, l'animosità eccitata, l'aggressività del corpo, la sete di vendetta.
Perdonaci quando l'ira soffoca la libertà, ci rende schiavi di noi stessi, toglie la pace interiore ed esteriore.
Perdonaci la tentazione di "farla pagare" a chi ci ha umiliato, il piacere perverso del "far del male a qualcuno", i giudizi taglienti e la gratuita durezza verso gli altri, le mille giustificazioni dell'ira.
Aiutaci a seguire la via suggerita dai padri:"il silenzio delle labbra pur nel turbamento del cuore", dato che "La medicina perfetta… sarà quella di essere prima di tutto ben persuasi che non ci è consentito adirarci mai e in nessun modo".
 
Perdona Signore i nostri peccati di ACCIDIA: il torpore, la pigrizia, l'abbattimento, la tristezza, la dipendenza e le crisi di astinenza da stimoli e piaceri esteriori che ci lasciano sempre tristi e vuoti.
Perdonaci per la noia che a volte proviamo nel pregare e che ci spinge a cercare distrazioni, o ci lascia soli a parlare con noi stessi.
Perdonaci quando l'accidia genera disgusto e noia per ogni attività sana e spirituale, per quando la stessa vita quotidiana si tinge di tristezza, svogliatezza, vittimismo e lagnanza.
Perdonaci per la vita senza scopo, il tempo perso e la fuga dall'impegno quotidiano.
Donaci il desiderio di reagire. Facci trovare una guida spirituale e fa' che accettiamo la disciplina dell'obbedienza, unica via per non essere sballottati come un corpo inerte in balia delle passioni.
 
Perdonaci Signore per i peccati di AVARIZIA: l'avidità, la brama di possedere, la fiducia smodata riposta nel denaro. Perdonaci se per avarizia lavoriamo di domenica, siamo disonesti, non diamo in elemosina, ci circondiamo di cose superflue.
Perdona le conseguenze terribili della fame di soldi: liti familiari, ansie e falsi timori, tradimenti, frodi, inganni, spergiuri, violenza e indurimento del cuore.
Perdonaci l'abitudine a essere insoddisfatti per ciò che abbiamo e bramosi di ciò che non ci è dato. Liberaci da lussi inutili, comodità e abitudini dispendiose.
Perdona le ingiustizie della società, le drammatiche disuguaglianze tra paesi ricchi e poveri, le guerre, i disumani sfruttamenti e l'inganno delle coscienze prodotto da un sistema di accumulo e consumo che fa di tutto per eccitare la brama di possesso.
Aiutaci a sottrarci all'influenza dei media e a fidarci di te, che rivesti i gigli del campo e non abbandoni gli uccelli del cielo.
 
Perdonaci Signore per i peccati di GOLA: il rapporto irrazionale con il cibo, i vizi del fumo, dell'alcool, delle droghe, la dipendenza che ci fa schiavi.
Perdonaci se scambiamo per la libera scelta ciò che è solo condizionamento dell'abitudine, delle mode, della pubblicità.
Perdonaci per la mente ottenebrata che si allontana anche dalla preghiera e dalle sane letture, per gli eccessi che ci rendono meno padroni di noi stessi e affievoliscono la capacità di autocontrollo.
Insegnaci la capacità dell'astinenza, che disintossica il corpo e la mente. Aiutaci a scoprire i piaceri sani della vita, per essere capaci di amare i fratelli con la libertà e la gioia con cui tu hai amato noi.
 
Perdonaci Signore per i peccati di LUSSURIA, che ci fanno schiavi del sesso, e per il disordine morale che mette a rischio persone, famiglie e società.
Perdona il cedimento a immagini proposte ad arte,a voci allusive, alla pornografia in video e in rete. Perdonaci la debolezza di fronte a piaceri tanto intensi quanto effimeri.
Perdona la mentalità diffusa che si spaccia il disordine sessuale per conquista e fa credere che ogni istinto debba trovare immediata soddisfazioni. Facci comprendere che non è libero chi non ha il controllo di se stesso, chi si riduce al doppio gioco e alla menzogna, chi perde l'integrità morale e la pace, chi si chiude in se stesso.
Perdona i danni gravi nella società: per il sesso si litiga, si minaccia, si uccide; la libidine alimenta uno stile di vita fatuo, degenera spesso nella prostituzione, nel ricatto, nella pedofilia...
Aiutaci a custodire la castità nel cuore e nella mente, e a non avere rapporti sessuali prima o fuori del matrimonio, a evitare deviazioni e stravaganze. Insegnaci modestia e dignità nel vestire, custodisci sguardi e fantasie.
Aiutaci a riscoprire la meraviglia della sessualità secondo Dio, nella cornice dell'amore coniugale, nell'atmosfera di famiglia e di tenerezza dove il sesso non è profanato e svenduto ma è sacra partecipazione al dono della vita.
 
Fonte: Libreria Editrice Vaticana, 2007 - Pubblicato su BASTABUGIE n.229 -

 
 
 

NUOVO STUDIO: GLI EUROPEI SONO FELICI SE SONO RELIGIOSI

Post n°6633 pubblicato il 25 Gennaio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Due ricercatori dell’Univeristà di Navarra, Alejo José G. Sison e Juncal Cunado, basandosi sui dati forniti dall’European Social Survey nel 2002/2003, nel 2004 e nel 2006 che hanno coinvolto, complessivamente, 114.019 persone in 24 Paesi diversi, hanno provato a dare una risposta scientifica alla domanda se la fede e la pratica religiosa rendono gli europei felici.(www.thearda.com/asrec/archive/papers/Sison_Religious_Belief.pdf)

Il primo gruppo di domande della ricerca riguardava il tipo di “fede religiosa” professata, mentre il secondo gruppo si concentrava sulla “pratica religiosa”. Infine c’era la domanda “Quanto sei felice?”, a cui si poteva rispondere indicando un numero su una scala da 1 (non felice) a 10 (completamente felice). Il risultato nei 24 paesi europei è stato, mediamente, 7.26. Naturalmente all’interno di questi 24 paesi si sono riscontrate notevoli differenze ed è questo che ha permesso di capire, secondo i ricercatori, l’esistenza di una correlazione fra religione e felicità.

In generale infatti, chi apparteneva ad una religione ha indicato un livello di felicità maggiore degli altri. Tra le varie religioni, inoltre, gli indici non sono risultati tutti uguali: gli ortodossi e chi segue le religioni orientali hanno segnalato indici di felicità più bassi dei fedeli della religione cattolica, protestante e delle altre denominazioni cristiane. Un altro risultato interessante è stato rilevare che più marcata è la religiosità, più ci si dichiara felici, mentre coloro che si sono dichiarati non religiosi hanno segnalato livelli bassi di felicità. Infine, coloro che hanno affermato di frequentare più assiduamente le celebrazioni religiose sono risultati essere più felici di chi non lo fa mai. Risultati dunque perfettamente in linea con tutta la mole di letteratura scientifica precedente.

La psicologia ritiene che questa relazione positiva fra felicità e religione sia dovuta innanzitutto all’appoggio sociale, il far parte di una comunità, cosa assai sperimentata dalle persone religiose. Inoltre, una fede salda offre un senso unitario e un orientamento preciso nella vita e questo rende, indubbiamente, più felici. In realtà queste spiegazioni seppur valide non esauriscono l’argomento sulle motivazioni che legano così strettamente la felicità alla religione, infatti sembra che sia l’apertura stessa al trascendente ad essere sorgente di felicità. La questione è stata spiegata approfonditamente in Ultimissima 8/01/12, anche distinguendo il tutto dall’effetto placebo.

- Davide Galati - www.uccronline.it -


 
 
 

CASTELLUCCI METTE IN SCENA GESU' PER FAR POSTO A SATANA O RIPROPONE IL DILEMMA SHAKESPEARIANO?

Post n°6632 pubblicato il 25 Gennaio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Ieri è andato in scena per la prima volta al teatro Fracno Parenti di Milano lo spettacolo "Sul concetto di volto nel figlio di Dio" del regista Romeo Castellucci. La pièce teatrale, che ha scatenato polemiche su tutti i quotidiani italiani, ha animato anche il direttore di Tempi Luigi Amicone e l'inviato speciale Rodolfo Casadei, di cui riportiamo le argomentazioni rispettivamente a favore e contro l'opera.

IL PENSIERO DI LUIGI AMICONE: Le centinaia di vecchiette che ieri sera hanno contestato davanti al Parenti l’opera teatrale sul volto di Dio, hanno sbagliato bersaglio. E forse abbiamo sbagliato anche noi (ma il nostro autorevole Rodolfo Casadei rimane convinto del contrario e con dense e sofisticate motivazioni, vedi qui sotto), privandoci della diretta conoscenza di una performance teatrale che, erroneamente, anche ai piani alti della gerarchia ecclesiatica è stata bollata di blasfemia. In realtà, in Romeo Castellucci e nel suo Suo concetto di volto nel figlio di Dio non c’è nulla di blasfemo, di dissacrante, di offensivo il comune sentimento religioso. Una pièce tetarale tremenda, sì, e infestata da quell’odore che ricorda l’elemento umano escrementizio, ma niente di più.

Sotto il volto del Cristo di Antonello da Messina si evoca in una sola scena che si ripete tre volte la drammatica consunzione della vita di un vecchio, depresso e incontinente, che nonostante l’amorevole cura del figlio che lo accudisce come una madre accudisce il suo bebè, si disfa e va verso la fine in un crescente di deliquio di disperazione spirituale e materiale. Si può non condividere la scelta di prendere di peso una realtà così quotidiana, così penosa, così reale in tante famiglie, ma non si può negare che lo spettacolo di Castellucci suggerisca solo partecipazione e pietas a un dramma così spesso allontanato e scacciato dal sentimento e dalla rappresentazione della vita moderna. Nel trionfo della società dell’immateriale e delle relazioni umane in remoto, il regista ci ricorda in modo elementare, e assai brutale, questa cosa che si chiama vita nel momento del suo estremo disfacimento. Infine sul volto di Cristo comprare e scompare il tema sottostante al celebre e drammatico dilemma shakeasperiano dell’ essere-non essere.

Ecco, dal suo stato di banalità proverbiale dove è stato ricacciato da una modernità stanca dell’uomo - “questa passione inutile” come direbbe il principe moderno J.P. Sartre - l’interrogativo ritrova un certo chiaro spessore - benché come in un cenno, un’intuizione, un balbettìo (e forse neppure compreso dall’autore, se è vero che una volta dichiarò Lucifero come il padre di ogni espressione teatrale) – nelle scritte “Tu sei il mio pastore”, no, “Tu non sei il mio pastore”, che scorrono infine sul volto del Salvator Mundi dell’artista messinese, e che riecheggiano la drammatica profondità e verità delle parole pronunciate dall’Amleto shakeasperiano. Essere o non essere. Cristo come significato di tutto l’universo e certezza di resurrezione in anima e corpo, come pretende l’avvenimento cristiano. Oppure il niente. Il vivere, godere, fare, accumulare. E infine perdere tutto nel disfacimento e nella nullificazione di tutto ciò che – corpo, bellezza, amore, salute, ricchezza - ahinoi, chiamiamo vita. Ne consigliamo la visione a Militia Christi, in nome del bene dell’intelletto. E a Umberto Eco, nel nome della rosa.


QUELLO DI RODOLFO CASADEI
: Romeo Castellucci è uno gnostico che vede in Dio il colpevole di quell'orrore che è la creazione, e che afferma e rivendica la natura satanica del teatro. Lo ha spiegato nelle sue interviste più leali e lo ha rappresentato nelle sue pièces (per esempio Genesis), ma ancora certi intellettuali cattolici si ostinano a leggere nella sua opera cose che non ci sono, barlumi di speranza dentro alla dolorosa condizione umana, probabilmente sedotti dall'efficacia scenica del suo “teatro della crudeltà” di artaudiana ascendenza. È sorprendente in particolare che considerino espressione di crudo realismo figure come il padre surrealmente incontinente di Sul concetto di volto di Cristo, che è invece un artificio volto a dimostrare la premessa ideologica dell'impossibilità dell'amore in questo mondo e della negatività intrinseca del reale. L'incontinenza del padre castellucciano non ha nulla di realistico, non c'entra nulla con le esperienze concrete di incontinenza di un genitore malato che hanno i figli e le figlie di questo mondo.

È messa lì per imporre un'idea di realtà, non per dare voce alla realtà, sia pure nella forma della rappresentazione. Il fine dello spettacolo di Castellucci è pronunciare e imporre la forza di un doppio “no”: il no del figlio che rinuncia ad amare il padre defecante, e il “no” di Cristo al Padre. Il pastore a cui si allude nella frase finale infatti non è Cristo, il Buon Pastore, ma, come ha spiegato Castellucci stesso, è il Dio Padre al quale Davide si rivolge nel salmo 23: “Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla”. “Tu non sei il mio pastore”, allora, è la risposta di Cristo al Padre che prima ha creato in modo sbagliato il mondo e poi ha mandato lui, figlio, a morire massacrato. I due padri sono in colpa nei confronti dei figli, che finiscono per rigettarli. Il rigetto comporta lo svuotamento e l'annientamento dei due figli così come dei padri, ma lo spazio vuoto che si crea è spazio libero per una nuova creazione, alla quale i figli potranno dedicarsi essendosi emancipati dai padri. Fermo restando che la nuova creazione è, luciferinamente, ribellione a Dio, l'unico autentico creatore, e può solo utilizzare i “materiali” messi a disposizione da Lui medesimo.

Non sto proponendo un'interpretazione capziosa o stravagante, sto semplificando quello che Castellucci in persona ha spiegato in un'intervista: «C'è troppa creazione. La quantità ci travolge. La materia è oscura. (…) Lucifero è il primo ad aver esplorato la sovrabbondanza del linguaggio, avvalendosi del teatro come fonte di energia, dando così origine all'arte stessa. L'arte trova in questo nucleo originante la sua relazione privilegiata col male. Lucifero vive nella sua condanna che è, appunto, la zona del non-essere. Per tornare allo stato di essere, Lucifero è costretto ad assumere le sembianze di qualcun altro, la voce di qualcun altro. (…) L'angelo dell'arte è Lucifero. Egli proviene dalla zona del non-essere. L'unica possibilità per lui di tornare alla zona dell'Essere è farlo con la voce, il corpo, il nome di un altro. A questo serve il teatro. Questa zona del non-essere è la zona genitale di ogni atto creativo. Questo permette la distruzione, che è condizione per scongiurare ogni eventuale superstizione».

Castellucci parte dall'inesorabile negatività del reale per dedicarsi a una luciferina ri-creazione che lui per primo riconosce essere una ribellione e uno scimmiottamento di Dio che ha bisogno anzitutto di distruzione. Come facciano i devoti e i simpatizzanti dell'«inesorabile positività del reale» di don Luigi Giussani a sentirsi interrogati da questo modo di concepire e di fare arte, e come facciano a sottoscrivere lettere di solidarietà con l'autore minacciato da fantomatiche censure, sono loro a doverlo spiegare. Perché coi nostri limitati mezzi noi non riusciremo certo a comprendere i loro pensieri e i loro sentimenti. Mezzi che però ci impongono di rilanciare l'allarme sulla deriva nichilista dell'arte contemporanea (e lo gnosticismo di Castellucci è un'altra forma di nichilismo). Se persino la rappresentazione del Macbeth di Shakespeare, apologo della brama di potere punita, diventa (al Teatro Sala Fontana di Milano) un pretesto per far propaganda al nichilismo, col regista che obbliga il bravissimo interprete (Stefano Braschi) a spogliarsi dei panni di scena e a concludere la recita facendo proprie le terribili parole del nobile assassino nell'atto V, scena V (“La vita non è che un'ombra in cammino; un povero attore che si agita e si pavoneggia per un'ora sul palcoscenico e del quale poi non si sa più nulla. È un racconto narrato da un idiota pieno di strepito e di furore e senza alcun significato”), allora davvero vien voglia di aggrapparsi alla maniglia dell'allarme. Così come vien voglia di abbracciare quegli appestati dei contestatori che prendevano freddo all'aperto poco lontano dal teatro anziché gli intellettuali blasé che occupavano le prime file di poltrone.

Di Rodolfo Casadei, Luigi Amicone - in Cultura -www.tempi.it -

 
 
 

MESSAGGIO DELLA REGINA DELLA PACE DI MEDJUGORJE DEL 25 GENNAIO 2012

Post n°6631 pubblicato il 25 Gennaio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

"Cari figli!


Anche oggi vi invito con gioia ad aprire i vostri cuori
 e ad ascoltare la mia chiamata.

 Io desidero avvicinarvi di nuovo al mio cuore Immacolato
 dove troverete  rifugio e  pace.

Apritevi alla preghiera
affinché  essa  diventi gioia per voi.
 Attraverso la preghiera l’Altissimo vi darà l’abbondanza di grazia
e voi diventerete le mie mani tese
 in questo mondo inquieto che anela alla pace.

 Figlioli,
testimoniate la fede con le vostre vite
 e pregate affinché di giorno in giorno la fede cresca nei vostri cuori.

 Io sono con voi.

Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”



 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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