ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 27/01/2012

SANTO PADRE: "LA FEDE CORRE IL RISCHIO DI SPEGNERSI"

Post n°6645 pubblicato il 27 Gennaio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

"Siamo davanti ad una profonda crisi di fede, ad una perdita del senso religioso che costituisce la più grande sfida per la Chiesa di oggi". Lo ha affermato Benedetto XVI ricevendo in udienza i partecipanti alla plenaria della Congregazione per la Dottrina della Fede. "Il rinnovamento della fede - ha detto il Papa - deve quindi essere la priorità nell'impegno della Chiesa intera ai nostri giorni". A tale fine, il Pontefice ha formulato auspici sul contributo che potrà dare il prossimo Anno della fede.

Sui temi etici i cristiani delle diverse confessioni dovrebbero parlare "con una sola voce", attingendo "al fondamento nella Scrittura e nella viva tradizione della Chiesa". E' il monito lanciato da Benedetto XVI ricevendo questa mattina in udienza i partecipanti alla plenaria della Congregazione per la Dottrina della Fede.

Papa Ratzinger, nel suo discorso, ha spiegato che "la problematica morale costituisce una nuova sfida per il cammino ecumenico". "Nei dialoghi - ha quindi sottolineato - non possiamo ignorare le grandi questioni morali circa la vita umana, la famiglia, la sessualità, la bioetica, la libertà, la giustizia e la pace. Sarebbe importante parlare su questi temi con una sola voce, attingendo al fondamento nella Scrittura e nella viva tradizione della Chiesa". "Difendendo i valori fondamentali della grande tradizione della Chiesa  - ha detto ancora il Pontefice -, difendiamo l'uomo, difendiamo il Creato".

In vaste zone della terra - ha avvertito Benedetto XVI - la fede corre il pericolo di spegnersi come una fiamma che non trova più alimento" Benedetto XVI ha messo in guardia rispetto al "rischio di un falso irenismo e di un indifferentismo, del tutto alieno alla mente del Concilio Vaticano II, che esige la nostra vigilanza». Si tratta, secondo il pontifice di " un indifferentismo causato dalla opinione sempre più diffusa che la verità non sarebbe accessibile all’uomo; sarebbe quindi necessario limitarsi a trovare regole per una prassi in grado di migliorare il mondo. In questo modo la fede sarebbe sostituita da un moralismo senza fondamento profondo".

Il Papa ha elogiato la Congregazione per il lavoro che sta facendo, in collaborazione con il Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, per preparare l'Anno della fede, in programma dal prossimo 11 ottobre, "cogliendo in esso - ha detto - una momento propizio per riproporre a tutti il dono della fede nel Cristo risorto, il luminoso insegnamento del Concilio Vaticano II e la preziosa sintesi dottrinale offerta dal Catechismo della Chiesa cattolica". - vaticaninsider.lastampa.it -

 
 
 

SIAMO PROPRIO MESSI MALE: DOBBIAMO LEGGERE MANCUSO PER SENTIRE UNA CRITICA SULL'OPERA DI CASTELLUCCI

Post n°6644 pubblicato il 27 Gennaio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Marina Corradi, Davide Rondoni su Avvenire, Luca Doninelli su Il Giornale.. (Socci su Libero e il suo Blog)..e altri… i cattolici hanno fatto a gara per difendere Castellucci e le sue blasfemie. Leggiamo invece Mancuso, che alla prima al Parenti c’era, e che certo non è un cattolico (nonostante il suo passato di sacerdote). Dopo il solito pistolotto in cui si attacca la Chiesa (di dovere per chi prende i soldi da De Benedetti), il seguito:

“…Però non posso fare a meno di chiedermi come si reagirebbe se qualcuno mettesse in scena uno spettacolo con tesi negazioniste sulle camere a gas oppure con tesi filo-mafiose di esaltazione degli assassini di Falcone e Borsellino: varrebbe anche allora l’assoluto della libertà di espressione? Davvero non ci sono limiti alla dissacrazione? Per quanto concerne il profilo artistico, si tratta a mio avviso di un’ opera mediocre, con un testo ripetitivo e molto povero, senza movimento né dinamismo. Mi ha impressionato per la sua carica di realismo, ma non mi è piaciuta per l’ assenza di una delle caratteristiche essenziali dell’ arte, cioè la dimensione trasfigurante, quella capacità di riprodurre la realtà senza caderne prigionieri, di servire il vero mantenendo la poesia, come nella grande pittura di Michelangelo o Van Gogh, o nel teatro di Eduardo De Filippo.

Quanta immensa e torrenziale poesia c’ è in Giobbe, quanti colori e quante malinconie, del tutto assenti nel piatto grigiore di Castellucci. Infine il profilo religioso. A mio avviso non si tratta di un’opera blasfema, perché manca il beffardo tono dissacratorio che caratterizza l’ atto blasfemo. Tuttavia c’ è un momento in cui vedendola ho provato disagio, quando l’ attore più giovane bacia a lungo sulla bocca il Gesù di Antonello da Messina con un bacio che fa pensare solo all’ erotismo, per nulla alla devozione. Prima un bacio, poi una serie di pugnalate. Di una cosa sono certo, che non si tratta di un’opera religiosa, come vorrebbe il regista. Perché un’ opera si possa definire religiosa, infatti, non è sufficiente che contenga elementi biblici o religiosi, perché altrimenti nessuna lo sarebbe di più dell’ Anticristo di Nietzsche. La presenza di riferimenti alla religione ne fa piuttosto un’opera anti-religiosa, dove cioè viene negato il movimento in cui consiste essenzialmente la religione, ovvero la relazione di se stessi con tutti i propri problemi (compresa la decadenza fisica e l’ incontinenza) a un senso più ampio e più avvolgente, sentito come salvezza e rifugio rispetto alla disperazione. C’è pietas e tensione etica, ma non c’è religione, né c’è affidamento, e il risultato è solo rabbia e disperazione.

Occorre poi prestare attenzione al titolo, Il concetto di Volto nel Figlio di Dio. Se c’ è un valore che l’Occidente ha espresso nella sua storia millenaria, esso è proprio il volto. Se si considera l’arte non occidentale (araba, cinese, giapponese…) emerge all’istante quanto sia secondaria la presenza del volto umano. Al contrario, se si togliessero dai nostri musei i dipinti e le sculture raffiguranti volti umani, non rimarrebbe quasi nulla. La tradizione occidentale scaturita da Atene+Gerusalemme ha fatto del concetto di volto il cardine della propria concezione etica del mondo, ed è da qui che politicamente sono scaturiti i diritti dell’ uomo. Vedere qui che di fronte al dolore e alla malattia si squarcia il volto del figlio di Dio e del figlio dell’ uomo, il volto di quel Gesù così umano, è assistere al ripudio del valore centrale della nostra tradizione…”. - Da La Repubblica - Autore: Caius - libertaepersona.org -

 
 
 

TESTIMONIANZA DI UNA EX LESBICA: "GESU' MI HA GUARITO"

Post n°6643 pubblicato il 27 Gennaio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Non è vero che gli omosessuali "sono nati così". La società in cui viviamo esorta ad avere relazioni con persone dello stesso sesso soltanto perché "bisogna provare", questo è sbagliato e danneggia le persone.

Prima di venire tacciati di omofobia dai paladini del politically correct precisiamo subito che a parlare è una persona che per molto tempo è stata omosessuale, una donna, che prima era lesbica ed oggi è sposata con un uomo e mamma di cinque bambini.

Dawn Wilde (nome di fantasia), 37 anni, ha raccontato la sua storia in una toccante e schietta testimonianza dal titolo "confessions of a Revovering Lesbian" ovvero "Confessioni di una lesbica guarita".

«La maggior parte dei gay e delle lesbiche raccontano di "sapere" che erano omosessuali fin da giovanissimi, per me non è stato così – racconta. – Avevo le sensazioni che hanno tutte le ragazze quando crescono, mi visualizzavo sposata con un uomo e mamma di tanti bambini. Poi ho incontrato Nora.»
Nora e Dawn si conoscono all’università, frequentano numerose lezioni insieme, dormono nella stessa stanza del college, presto diventano amiche, anzi BBF, "Best friends forever", ovvero "migliori amiche per sempre". Un’amicizia tra ragazze come tante, fino a quando Dawn si accorge che qualcosa era profondamente diverso.

«Dopo qualche mese un pensiero si affaccia all’improvviso nella mia mente: "sono innamorata di Nora". Il pensiero mi ha spaventato tantissimo, ho pianto per ore ed ore cercando di immaginare come avrei potuto vivere innamorata di una donna, eppure c’era tutto: l’attrazione emotiva e quella fisica. Da quel momento comincio ad evitare Nora, non volevo vederla o starle vicino, ma è durato poco perché lei voleva assolutamente sapere quale fosse il problema, così ho detto tutto, ho raccontato quello che provato sperando che lei avrebbe reagito con orrrore, invece con stupore Nora mi ha detto che lei provava le stesse cose».

Nel suo scritto Dawn si mette al riparo anche da chi le può chiedere come sia possibile, svegliarsi d’un tratto e ritrovarsi innamorata di una donna. «Non accade all’improvviso. Oggi posso dirlo guardando la nostra storia passata, Nora da piccola era stata ripetutamente molestata da un cugino, io invece ero stata abbandonata dalla mia mamma naturale e crescita con una madre adottiva mentalmente instabile che mi picchiava, umiliava o chiudeva in camera per giorni. Ora si spiega: per me Nora era il legame unico con una donna che non avevo mai avuto, per Nora invece, io ero assolutamente innocua, non avrei potuto farle male. Nessuna di noi due credeva in Dio, il che ci ha messo più facilmente in grado di ignorare le nostre coscienze».

Quella tra Nora e Dawn non è un’avventura, ma una relazione durata stabile di tre anni. Poi ad un certo punto qualcosa cambia. Succede paradossalmente discutendo di una donna lesbica, apparentemente felice e realizzata. Oggi mamma di quattro figli, Cat Cora, è una famosa conduttrice televisiva dichiaratamente omosessuale che negli anni ha fatto proprie le battaglie della comunità Glbt. «Ci siamo rese conto che nessuna delle due aveva davvero smesso di sognare una famiglia "normale". Nonostante l’attrazione che sentivamo l’una per l’altra c’era qualcosa di più profondo scritto nel nostro cuore che ci faceva sognare l’abito bianco, il matrimonio, i bambini. Forse era per questo che io non volevo rivelare a famigliari e amici la nostra storia».

Questa presa di coscienza non coincide con la fine della storia tra le due ragazze che, nonostante questo, non riescono a separarsi l’una dall’altra. Poi Dawn, a pochi mesi dalla laurea, incontra un uomo, che per la prima volta riesce a trasmetterle il senso di normalità e naturalità che cercava. «Non è stato facile per Nora accettare che io frequentassi un uomo, anzi. E’ stato a quel punto che, forse per senso di rivalsa, ha rivelato a tutti la sua omosessualità e la nostra storia. E’ stato un momento per me molto difficile perché io continuavo a essere attratta, emotivamente e fisicamente, dalle donne».

Due anni dopo, Dawn incontra quello che oggi è suo marito. «Con lui ho provato queste cose e molto di più. L’ho sposato e gli ho promesso amore e fedeltà. Questo non ha completamente cancellato l’attrazione che sentivo per le donne, ma con l’aiuto di Dio sono riuscita a resistere».

«Poi siamo diventati cattolici. Se prima ero obbediente alla Chiesa, e con fatica resistevo, leggendo la Teologia del Corpo di Giovanni Paolo II ho finalmente compreso che il mio corpo è sacro, ho capito perché non mi sentivo soddisfatta con Nora e perché mi sento così profondamente unita a mio marito. Non significa che il passato non lasci tracce, ma sono felice di dire che oggi la battaglia è molto più semplice, ogni giorno lavoro su me stessa per rimanere fedele a Dio e a mio marito. So cosa significa provare attrazione per una donna, una donna per tradire il marito si deve sentire amata, coccolata, cercata, emotivamente coinvolta. Ecco perché in un certo senso per me è più facile cadere, ma quando succede faccio una cosa semplice, chiedo aiuto a Dio. Mi aiuta ricordare che c’è un miracolo unico che io sono riuscita a compiere con mio marito e mai avrei potuto con una donna: cooperare con Dio per creare una persona unica con un’anima immortale. È una grazia incomparabile. Non è più "fare sesso", ma unirsi ad una persona in modo profondo ed eterno.».

«Oggi provo una grande pena per le persone che passano nel mio stesso travaglio. Credo fermamente che non dobbiamo indurre le persone a "provare" relazioni omosessuale. Ma non credo che i gay siano gli unici a lottare. Io da lesbica non ero molto diversa da un uomo che lotta per non considerare la donna un oggetto, o una donna etero che lotta contro la tentazione di fornicare. Siamo tutte persone ferite, ecco perché abbiamo bisogno di Cristo. Nessuno nasce omosessuale, il vuoto che provano le persone gay è una prova di questo, la Chiesa può aiutare ad uscirne. Certamente posso dire che è un grande conforto sapere che lentamente ma sicuramente, Dio sta guarendo dalle ferite della mia anima dal peccato sessuale che l’ha insudiciata. La grazie di un matrimonio casto e felice si può ottenere con tre cose: preghiera, confessione, Eucarestia. Basta solo chiedere.». - di Raffaella Frullone - .labussolaquotidiana.it -

 
 
 

NEL GIORNO DELLA MEMORIA, VOGLIAMO RICORDARE IL SACRIFICIO DI SAN MASSIMILIANO KOLBE

Post n°6642 pubblicato il 27 Gennaio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

AUSCHWITZ - ESTATE 1941

"Stavamo lavorando fuori dal campo con la ghiaia quando improvvisamente, verso le tre del pomeriggio, le sirene cominciarono ad ululare. Era un segno orribile. Significava che c'era stata una fuga. Immediatamente le sentinelle tedesche sollevarono i fucili, ci contarono, ed iniziarono un controllo rigorosissimo. Oltre a sorvegliare ogni nostro movimento, le guardie stavano all'erta per trovare il fuggitivo che, per quanto ne sapessero, poteva essersi nascosto in un campo, un albero, un pavimento, un veicolo, oppure in altri mille posti (...) Tuttavia, i nostri pensieri non erano rivolti a lui, ma a noi stessi, visto che per ogni evaso del nostro blocco, dieci o venti di noi sarebbero stati uccisi per rappresaglia. Quindi pregai, e sono certo che tutti gli altri fecero lo stesso: "Per favore, fa' che lui non sia del mio blocco, fa che sia del blocco 3 o del blocco 8, ma non del blocco 14". Ma quando tornammo al campo, capimmo che ci attendeva il peggio... il prigioniero mancante apparteneva al blocco 14." - Testimonianza di Francis Mleczko, ex deportato

"Rimanemmo al sole sull'attenti - bollendo - dal mattino fino al tardo pomeriggio, con un unico intervallo a mezzogiorno, quando ci fu distribuita la nostra razione di zuppa. Molti si accasciarono, e vennero lasciati giacere ovunque cadessero. Dopo il lavoro, l'intero campo rimase sulll'attenti finchè gli fu permesso di andare a dormire. Nessuno ebbe da mangiare. Ma il mattino seguente, dopo aver ricevuto soltanto caffè, affrontammo un altro duro giorno di lavoro - tranne il blocco 14, a cui apparteneva il prigioniero mancante. Loro furono di nuovo messi sull'attenti, in pieno sole, per tutto il giorno." - Testimonianza di Ladislaus Swies, ex deportato

"Questa selezione avvenne verso la fine di luglio o l'inizio di agosto del 1941. Penso che fosse domenica, ma noi non tenevamo conto delle date. Però ricordo che stava suonando l'orchestra. I musicisti erano autorizzati, anzi incoraggiati, a portare i loro strumenti nel campo ed esercitarsi. Di domenica c'erano i loro concerti, i tedeschi amavano la loro musica. Era l'unica cosa di valore che trovassero in noi". - Testimonianza di Ted Wojtkowski, ex deportato

"L' EVASO NON E' STATO TROVATO. COME RAPPRESAGLIA PER LA FUGA DEL VOSTRO COMPAGNO, DIECI DI VOI MORIRANNO DI FAME.
. . . LA PROSSIMA VOLTA, SARANNO VENTI"

"Mi trovavo all'incirca nella quinta o sesta fila di dietro ed ero il quinto o sesto uomo dall'estremità da cui cominciò Fritsch. Mentre si avvicinava sempre di più, il mio cuore pulsava velocemente. "Fa' che mi superi, fa' che mi superi, oh passa, passa...". Stavo pregando.Ma no. Lui si fermò proprio davanti a me. I suoi occhi mi esaminarono dalla testa ai piedi, e poi di nuovo. Un secondo esame completo dall'alto verso il basso. Vidi il segretario preparare la matita per scrivere il mio numero. Poi Fritsch mi ordina in Polacco, "Apri la bocca." La apro. Lui guarda. Passa oltre. Io respiro di nuovo." - Francis Mleczko

"Mi sembrò che quell'occhiata non finisse mai e che fra un momento sarei stato chiamato... Ma no. Mi sorpassarono e scelsero qualcun altro. Cominciai a tremare per il sollievo..." - Mieczyslaus Koscielniak

"Sto pensando di aver avuto fortuna. Poi improvvisamente lui indica me in fondo alla fila e chiama:"Tu !". Il terrore mi congela e non riesco a muovermi. Visto che non faccio un passo avanti, il mio vicino pensa che Fritsch stia chiamando lui. Insicuro, mette un piede leggermente in fuori... "Non tu, dummkopf (porco polacco)", ringhia Fritsch, ed indica me di nuovo. Poi improvvisamente, in una frazione di secondo, cambia idea e, mentre il mio vicino comincia a indietreggiare, gli ordina di venire avanti e prende lui invece di me... Rimango paralizzato. .." - Ted Wojtkowski

"Dopo la scelta dei dieci prigionieri, padre Massimiliano uscì dalla fila e, togliendosi il berretto, si mise sull'attenti dinanzi al Comandante. Egli, sorpreso, rivolgendosi a padre Massimiliano, disse: "Che vuole questo porco polacco?". Padre Massimiliano, puntando il dito verso Francesco Gajowniczek, già prescelto per la morte, rispose: "Sono un sacerdote cattolico polacco; sono anziano (aveva 47 anni), voglio prendere il suo posto, perchè egli ha moglie e figli". Pare incredibile che il Comandante Fritsch abbia tolto dal gruppo dei condannati il Gajowniczek ed abbia accettata l'offerta di padre Kolbe, e che non abbia piuttosto condannati tutti e due al bunker della fame. Con un mostro come quello, ciò sarebbe stato possibile." - Francis Wlodarski

"Eravamo così stupiti da essere incapaci, almeno in quel momento, di reagire o di afferrare ciò che era successo... Tutto ciò che potevamo fare era rallegrarci dentro di noi per il fatto di non essere fra i condannati. Grazie a Dio non sono stato scelto io, ma qualcun altro! Per quanto sembri un atteggiamento insensibile, questa fu la nostra prima reazione umana." - Mieczyslaus Koscielniak

"CONOBBI PERSONALMENTE PADRE KOLBE SOLTANTO NELL'ESTATE DEL 1941, IL GIORNO CHE OFFRI' LA SUA VITA PER ME.

Il Lagerfuhrer Fritsch, comandante del campo, circondato dalle guardie, si avvicinò e cominciò a scegliere nelle file dieci prigionieri per mandarli a morte. Indicò col dito anche me. Uscii fuori dalla fila e mi sfuggì un grido: avrei desiderato rivedere ancora i miei figli! Dopo un istante, uscì dalla fila un prigioniero, offrendo se stesso in mia vece. Potei solo cercare di esprimere con gli occhi la mia gratitudine. Ero sbalordito ed afferravo a malapena quello che stava accadendo. L'immensità di tutto ciò: io, il condannato, avrei continuato a vivere e qualcun altro offriva volentieri e spontaneamente la sua vita per me... un estraneo. E' sogno o realtà?" - Francis Gajowniczek

"Sentii la sua influenza con assai maggior forza, dopo l'avvenimento che aveva scosso il campo, cioè quando egli offrì la propria vita per un altro prigioniero. La notizia dell'episodio si diffuse nel campo intero la notte stessa. Sono profondamente convinto che il comandante del campo permise che il prigioniero da lui scelto venisse sostituito da padre Kolbe, soltanto perchè padre Kolbe era un sacerdote. Egli gli aveva chiesto chiaramente: "Chi sei?". E, ottenuta la risposta, aveva ripetuto al suo compagno: "E' un Pfaffe (un pretonzolo)" . E fu soltanto allora, che il comandante Fritsch disse: "Accetto". Tale convinzione me la sono formata subito, nel campo, quando mi venne riferito lo svolgersi dell'accaduto. Il sacrificio di padre Kolbe provocò una grande impressione nelle menti dei prigionieri, poichè nel campo non si riscontravano quasi mai manifestazioni di amore verso il prossimo. Un prigioniero si rifiutava di dare ad un altro un pezzo di pane... ed ora era successo che qualcuno aveva offerto la propria vita per un altro prigioniero a lui sconosciuto. Tutti i superstiti di Auschwitz testimoniano all'unanimità che, da allora, il campo divenne un luogo un pò meno infernale." - Joseph Stemler

IL BLOCCO 13 : IL BUNKER DELLA FAME

"Le dieci vittime passarono davanti a me e vidi che Padre Kolbe barcollava sotto il peso di uno degli altri, sorreggendolo, poichè costui non riusciva a camminare con le proprie forze." - Ladislaus Swies

"Il blocco numero 13, era situato nella parte destra del campo, circondato da un muro alto sei metri. Nel sotterraneo (bunker) v'erano delle celle. Ad una di queste celle condussero i dieci prigionieri del blocco n°14. Chiudendo, le guardie gridarono sghignazzando: «Vi seccherete come tulipani». Da quel giorno, gli infelici non ebbero alcun cibo. Ogni giorno le guardie, facendo le visite di controllo, ordinavano di portare via i cadaveri di coloro che erano morti nel corso della notte. Nei momenti di assenza delle guardie, scendevo nel sotterraneo per conversare e consolare i compagni. Le calde preghiere e gli inni alla ss. Vergine si diffondevano per tutto il sotterraneo. Mi sembrava di essere in chiesa: padre Massimiliano Kolbe incominciava, e tutti gli altri rispondevano. Qualche volta erano così immersi nella preghiera, che non si accorgevano della venuta delle guardie per la solita visita. Finalmente, alle grida di queste, le voci si spegnevano. Quale martirio abbiano dovuto sostenere i prigionieri condannati ad una morte così atroce, lo attesti il fatto che i secchi (latrine) erano sempre vuoti e asciutti, dal che conviene arguire che i disgraziati bevevano, per la sete, la propria orina.
Siccome i prigionieri erano già molto indeboliti, ormai le preghiere si recitavano solo sotto voce. Ad ogni ispezione, mentre già quasi tutti giacevano sul pavimento, si vedeva padre Kolbe in piedi o in ginocchio in mezzo a loro: con sguardo sereno fissava coloro che entravano."

Così trascorsero due settimane. I prigionieri erano morti l'uno dopo l'altro, e, dopo tre settimane, ne erano rimasti ancora solo 4, tra cui anche padre Kolbe. Alle autorità sembrava che la cosa si protraesse troppo a lungo: la cella era necessaria per altre vittime. Perciò, il 14 agosto 1941, condussero nel bunker il criminale tedesco Boch, dell'ospedale, che fece a tutti delle iniezioni endovenose di acido fenico nel braccio sinistro. Vidi padre Kolbe, con la preghiera sulle labbra, porgere da sè il braccio al carnefice. Non riuscii a sopportarlo. Con il pretesto di dover lavorare in ufficio, andai fuori. Appena uscirono le SS ed il carnefice, ritornai nella cella. Vi trovai Padre Massimiliano Kolbe seduto, appoggiato al muro, con gli occhi aperti

FESTA DELL'ASSUNZIONE 15 AGOSTO 1941 : Il corpo di padre Kolbe fu bruciato nel forno crematorio e le sue ceneri furono sparse al vento.

O san Massimiliano,
ascolta questa preghiera di lode e di supplica
che ti rivolgo con fiduciosa devozione.
Onoro la santità della tua vita,
guidata da intrepida fede nel mistero di Cristo,
sostenuta da ferma speranza nella potenza della sua grazia,
animata da ardente carità verso Dio e verso il prossimo.
Concedimi di poter vivere costantemente
in fedele corrispondenza alla dignità umana e cristiana.
Esalto la tua attività apostolica,
nella quale t'impegnasti con fervido zelo
a educare il popolo di Dio nella fede in Cristo Signore,
e nella venerazione dell'Immacolata,
Madre sua e Madre nostra, Maria.
Concedimi di poter collaborare con tutte le mie forze,
insieme con l'Immacolata, Regina del mondo e Madre della Chiesa,
per l'avvento nel Regno di Cristo tra gli uomini.
Ammiro il sacrificio eroico con cui offristi la tua vita spontaneamente
per salvare quella di un fratello.
Concedimi di credere fermamente che la fede in Cristo Signore
è l'unica vittoria che vince il male,
e di poter operare con il coraggio dei martiri
per il trionfo della giustizia, della carità e della pace.
Amen.

IdM-Buona giornata

 

 
 
 

27 GENNAIO: LA MEMORIA NON BASTA SE NON TENDE AL FUTURO

Post n°6641 pubblicato il 27 Gennaio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Per il 27 gennaio la Legge 211 del 20 luglio del 2000 ha istituito in Italia, come in molti altri Paesi del mondo, il «Giorno della memoria» per trasmettere alle giovani generazioni la consapevolezza della Shoah, per rendere omaggio alle vittime e a chi si oppose al progetto di sterminio nazista, sacrificando la propria libertà e la propria vita. Come data è stato scelto il 27 gennaio perché proprio questo giorno nel 1945 venivano aperti i cancelli del campo di sterminio nazista di Auschwitz.
A pochi giorni di distanza, il 10 febbraio si celebra il «Giorno del ricordo» istituito con la Legge 92 del 30 marzo 2004, per rinnovare la memoria della tragedia degli Italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.

La prima giornata ha lo scopo di educare i giovani al rispetto reciproco, al rifiuto di qualsiasi manifestazione di razzismo e di antisemitismo, e ai valori fondanti di una moderna società civile.
La seconda giornata ha anche lo scopo di valorizzare il patrimonio culturale, storico, letterario e artistico degli italiani dell’Istria, di Fiume e delle coste dalmate.
Iniziative tutte doverose, caso mai tardive, ma sicuramente purtroppo insufficienti, per il semplice motivo che la memoria del passato non basta. Il ricordo del passato, felice o tragico che sia, se non è accompagnato dalla tensione verso il futuro non solo è vano, ma anzi deprime. Senza la speranza puramente umana, cioè senza l’apertura al futuro, il passato diventa puro archeologismo e anche il presente si inaridisce fatalmente nel momentaneo.
I cristiani dovrebbero essere vaccinati contro questi rischi. Dico dovrebbero perché dipende dal fatto che vivano o meno con consapevolezza la speranza teologale.
Questa è quella virtù teologale che «mette le ali» alla nostra volontà – di fatti così la raffigura Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova –, perché fa tendere la nostra volontà verso la felicità piena e totalmente appagante che è Dio stesso facendo affidamento su Dio che è misericordia onnipotente. Alla luce della speranza teologale i tragici fatti del passato, come le foibe o gli stermini razziali o politici, di cui facciamo memoria per legge dello Stato – mi sembra un po’ una forzatura – sono inseriti nel disegno di salvezza universale che Dio ha per tutte le generazioni umane.
A proposito del peccato più terribile della storia umana Luca negli Atti degli Apostoli 4,27-28 scrive: In questa città si radunarono insieme contro il tuo santo servo Gesù, che hai unto come Cristo, Erode e Ponzio Pilato con le genti e i popoli di Israele, per compiere ciò che la tua mano e la tua volontà avevano preordinato avvenisse. E in Atti 2,23 leggiamo che il Salvatore fu consegnato ai suoi nemici secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio.
Il disegno divino di salvezza contempla il fatto più atroce della storia umana, l’uccisione dell’Unigenito. Nulla, neanche il peccato più orrendo e grave, è estraneo al disegno di Dio. Dire «l’uccisione di Cristo è compresa nel disegno eterno salvifico di Dio» non significa affermare che tale uccisione non sia frutto della perversa volontà di coloro che lo hanno crocifisso. Da un lato costoro hanno tutta la loro responsabilità perché hanno agito liberamente. Dall’altro lato Dio, che essendo eterno è al di là della successione cronologica e quindi è contemporaneo a ciò che per noi si succede nel tempo, conosce questo fatto atroce e non cambia programma, resta fedele al suo disegno di salvezza.
Questo discorso fatto a proposito del peccato in assoluto più grave della storia umana vale anche a proposito di tutti gli altri singoli peccati disseminati nel corso delle generazioni. Vale anche per le foibe e i campi di sterminio. Questi, essendo fatti accaduti, non possono sfuggire al disegno divino: ciò non significa che Dio voglia tali fatti; la volontà di Dio non si porta su tali atrocità. È la libera volontà umana che le vuole. Sono azioni umane, e in quanto tali sono imputabili alla responsabilità umana; sono peccati, cioè atti umani disordinati, e ricevono il disordine dalla non-retta volontà dell’agente. Ma una volta che l’uomo compie tali atrocità, nessuno - neanche Dio - può fare come se non fossero compiute, nessuno può cancellarle. In questo senso Dio, nella sua provvidenza universale, con un unico sguardo insuccessivo di amore ha davanti a sé tutte le azioni umane che si succedono nel corso delle generazioni, ne conosce le intime relazioni e dispone che tutte le azioni e gli eventi, anche i più efferati, concorrano a manifestare la sua misericordia. Proprio come accade sul Calvario: Gesù dalla croce proclama la misericordia, non solo a parole dicendo «perdona, non sanno quello che fanno», ma con i fatti perché per amore verso Padre e verso di noi offre la sua vita per l’intera umanità.
Richard Rubenstein, un rabbino ebreo, di fronte allo scandalo dei campi di concentramento, scrisse che Dio è morto ad Auschwitz: a causa della tragica esperienza di Auschwitz l’umanità ha preso coscienza che un Dio personale non esiste. È la teologia della morte di Dio, divulgata negli anni ’60 del secolo scorso.
Invece, i discepoli di Cristo, che ha vinto la morte ed è Signore dei risorti, approfittano delle giornate della memoria per elevare lo sguardo della loro intelligenza al disegno salvifico unico e universale di Dio, disegno che si compie nella storia e ha come sola causa Dio stesso, Amore oblativo. - di Giorgio Carbone - labussolaquotidiana.it -

 
 
 
 
 

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Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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